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L’Opéra di Parigi di J. L. C. Garnier
Paper Storia
Gruppo 1 - Baccarin Michela 211744, Basso Fiorenza 212032, Camia Francesca 157055
ABSTRACT
L’approfondimento riportato qui di seguito vuole restituire un quadro quanto più completo delle complesse vicende che hanno fatto dell’Opéra di J. L. C. Garnier una vera e propria pietra miliare della
storia architettonica dell’Ottocento.
Si tratta di un’opera a tutto tondo che si lega intrinsecamente, non solo alla personalità eclettica del
suo disegnatore, ma anche alle particolari vicende di rinnovamento urbanistico che vedono Parigi al
centro di trasformazioni radicali. La ricerca di una nuova immagine formale, che possa concretizzarsi in forme architettoniche capaci di rispecchiare i valori sociali della borghesia parigina, è alla base
delle interessanti scelte compositive dell’architetto.
Fig.1 Garnier’s Paris Opéra: the grandest
building of the second empire
1. L’OPÉRA E LE VICENDE URBANISTICHE OTTOCENTESCHE
La realizzazione della “Nouvel Opéra” si inserisce in un “clima del tutto particolare [...] che caratterizza Parigi sotto Napoleone III, il
quale, grazie all’intervento del Barone Georges Eugéne Haussmann, prefetto della Senna in carica dal 1853 al 1870, realizza una
serie di interventi volti al miglioramento delle condizioni [...] della città” (p. 215, 216 - fonte o).
Nel corso dell’Ottocento “l’aumento della produzione industriale” e il conseguente “spostamento della
popolazione attiva dalla campagna alle città fa crescere velocemente la popolazione dei centri urbani” (p.
161 - fonte l ) causando un fenomeno di “forte inurbamento delle principali città europee [...] che porta in
tempi rapidi a condizioni di vita disagevoli e malsane” (p. 218 - fonte o).
In tutte le maggiori città europee si rendono necessari numerosi interventi di riqualificazione urbana che,
spesso, “si concretizzano come prescrizioni di carattere igienico e l’introduzione dell’esproprio per pubbli-
ca utilità” (p. 218 - fonte o). “La città, col carico dei suoi problemi, sta al centro degli avvenimenti” (p.172
Fig.2 Caricatura di Haussmann,
disegno della fine del XIX secolo
- fonte l) e l’urbanistica acquista un ruolo di fondamentale importanza. “Si assiste” dunque “all’ideazione
di una serie di grandi piani urbanistici di sviluppo delle capitali europee, (come ad esempio il Piano di Ildefonso Cerdà, Barcellona
1859 - i Ring di Ludwig von Forster, Vienna, 1857) tra cui Parigi” (p. 218 - fonte o).
Nello specifico caso parigino, la città diventa teatro di considerevoli trasformazioni e sventramenti ad opera del Barone G. E. Haussmann che realizzò un nuovo assetto viario (boulevards e rettifili) in grado di collegare tra loro, fisicamente e formalmente, i principali
luoghi di interesse pubblico e i monumenti.
“Per Napoleone III, il Piano doveva non solo porre rimedio a questioni di traffico, ma contribuire a conferire alla capitale un aspetto
grandioso” (p.140 - fonte f). “Le nuove ampie prospettive che Haussmann vuole dare a Parigi richiedono una solenne monumentalità
e una nuova grandiosità di scala” e “l’architetto che meglio sa rispondere a queste esigenze è Garnier, il quale, nell’Opéra, esprime
l’ostentazione e la potenza del Secondo Impero con tale intensità e candida freschezza che è quasi impossibile non sentirne il fascino.
Quest’opera di Garnier influenza profondamente il corso dell’architettura francese” (p. 242 - fonte g).
2. IL CONCORSO E LE TAPPE FONDAMENTALI DEL PROGETTO
Le vicende relative al concorso, bandito dalla municipalità per la realizzazione dell’Opéra, si legano intrinsecamente alle riforme urbanistiche inerenti alla realizzazione della nuova Place e Avenue de l’Opéra all’incrocio tra Rue Auber, R. Halévy, R. Scribe e R. Gluck.
Fin dal principio l’intenzione era quella di realizzare “un nuovo fulcro per la città, sia dal punto di vista urbanistico (Grand travaux haus-
smaniani) creando un nuovo simbolo capace di dialogare praticamente e formalmente con il contesto circostante e i grandi boulevard
nascenti, sia dal punto di vista sociale, creando un nuovo polo artistico-culturale nella vita mondana parigina, in grado di incrementare
in generale il prestigio della capitale” (p. 24 - fonte g).
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L’Opéra di Parigi di J. L. C. Garnier
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L’edificio dell’Opéra venne realizzato dall’architetto francese J. L. Charles Garnier a seguito
di un “concorso inusualmente aperto” (p.44 - fonte c) articolato in due tappe distinte: la prima fase a cui parteciparono 171 progettisti e la seconda con solo i 5 finalisti (Leon Ginain,
Alphonse Crepinet e Julies Botrel, Antoine Martin Garnaud, Louis Duc e Charles Garnier), a
cui venne fornito un programma di oltre 50 pagine e 107 punti guida da seguire.
L’edificio venne realizzato ancora prima del viale e per questo dovette rispettare rigidi criteri
predefiniti dalla committenza: la municipalità e l’Opéra National de Paris.
“L’opera occupa questo sito dalla forma poligonale insolita con tanta grazia da far sembrare
il poligono conseguenza dell’edificio invece del contrario” (p. 106 - fonte c).
Durante i 14 anni della costruzione dell’Opéra Garnier “rifiutò tutti gli altri lavori, il disegno e
la costruzione dell’edificio gli diedero più che abbastanza da fare” (p.37 - fonte c).
Dovette infatti fronteggiare problemi di varia natura, architettonici, tecnici ed economici, ma
“la vera complessità dell’opera era molto più che pratica, ma soprattutto burocratica. [...]
Dopo il 1870 Garnier dovette convincere l’anti-imperiale Terza Repubblica a completare un
monumento commissionato dal Secondo Impero [...] trasformando l’opera in un simbolo politico” (p. 135 - fonte c). Garnier “come architetto del maggiore monumento dello Stato, [...]
ottenne una posizione di grande influenza e prestigio [...] tra gli intellettuali francesi ” (p.37
Fig.3 Il completamento de l’Opéra: planimetria con gli edifici interessati dalle demolizioni.
- fonte c).
Il progetto richiamò l’attenzione dei parigini che seguirono con fervore il susseguirsi dei lavori
e, sebbene l’inaugurazione risalga al 1875, il cantiere si concluse definitivamente soltanto
nel 1887, regalando alla città un vero e proprio punto di ritrovo e di socializzazione per la
popolazione.
“Garnier aveva creato più che un semplice teatro, era riuscito a dare vita a un’istituzione,
a ideare un’icona, a immaginare una cattedrale: la sua architettura era paragonabile a un
manuale in pietra, da utilizzare per risolvere tanto questioni di composizione e di tecniche,
quanto problemi di distribuzione e di decorazione” (p. 69 - fonte e).
LE TAPPE FONDAMENTALI:
- 4 Nov. 1858: emanato un decreto che dichiara di pubblica utilità la costruzione di una
Fig.4 Il teatro dell’Opéra e l’area attorno costituisce l’episodio di maggior spicco e, al tempo
stesso, più rappresentativo del rinnovamento
operato.
nuova Avenue larga 22 metri e di una piazza (Place de l’Opéra come indicato nella figura 4).
- 29 Set.1860: un decreto imperiale dichiara di utilità collettiva la costruzione di una nuova sala dell’Opera.
- 29 Dic. 1860: indetta la prima fase del concorso architettonico.
- 31 Gen. 1861: pubblicazione dei progetti della prima fase del concorso “Avant project”, esibiti all’interno di “Palais de l’industrie”
e inizio della seconda fase del concorso per i finalisti. Presentazione del “Definitive project” (p.44 - fonte c).
- 29 Mag. 1861: assegnato l’incarico a J. L. C. Garnier con l’unanimità della giuria.
- 2 Giu. 1861: Garnier fonda “The Opéra Agence, un ufficio di assistenti e collaboratori per organizzare i lavori” (p. 137 - fonte c).
- 21 Lug. 1862: inizio dei lavori.
- 15 Gen. 1875: inaugurazione dell’Opéra (sebbene il cantiere non fosse ancora concluso).
- 1877: effettiva conclusione dei cantieri dell’Opéra.
- 1879: terminano i lavori di realizzazione dell’Avenue.
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L’Opéra di Parigi di J. L. C. Garnier
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3. J. L. C. GARNIER: VITA, OPERE E IDEE
Jean Louis Charles Garnier nasce a Parigi il 6 novembre 1825 da una famiglia di modesti artigiani. Fin da bambino mostrò di essere
dotato di un notevole talento come disegnatore e, dopo essere diventato allievo di L.H. Lebas, lavora per Viollet-le-Duc. Tra il 1842
e il 1848 studiò presso l’École de Beaux-Arts, anno in cui vince il Prix de Rome dell’Accademia francese delle scienze, che gli
permette di soggiornare a Roma e di visitare l’Italia. La permanenza in Italia e i viaggi in Grecia e Turchia, studiando i monumenti
antichi, ebbero una forte influenza sulla sua produzione architettonica. Nel 1854 torna a Parigi e lavora con Théodore Ballu e con
Eugène Viollet-le-Duc. Nel 1861 è un architetto ancora sconosciuto quando vince il concorso per l’Opéra di Parigi, a cui lavorerà
per oltre 14 anni, realizzando un vero e proprio “prototipo fondamentale di teatro nuovo, per gene-
razioni di allievi più o meno diretti” (p.11 - fonte e).
Il suo modello eserciterà una notevola “influenza nella realizzazione di successivi teatri [...] come
ad esempio il Teatro municipale di Ginevra di Jacques-Elysè Goss (1872), il Teatro di Copenhagen
di Jean Vilhelm Dahlerup e Ove Petersen (1874), il Teatro di Budapest di Miklós Ybl (1875) e molti
altri ancora ” (p.12 - fonte e). Morì a Parigi il 3 agosto 1898.
Da un punto di vista stilistico, grazie ad un attento studio delle fonti, è interessante notare come
spesso Garnier venga definito un artista “eclettico”, capace di destreggiarsi sia tra elementi compositivi classici, la cui profonda conoscenza gli deriva dagli studi accademici e dai viaggi compiuti,
che tra le tecnologie costruttive più moderne dell’Ottocento (si veda il capitolo “the role of iron”
p.156 - fonte c).
Fig.5 Immagine caricaturale di J.
L. Charles Garnier
In particolare nella realizzazione dell’edificio dell’Opèra, utilizza per “motivi strutturali e presupposte caratteristiche ignifughe” (p.156
- fonte c) uno scheletro strutturale metallico ben distinto dal massiccio apparato decorativo che lo riveste interamente, senza mai
denunciarne la presenza all’esterno.
“Per Garnier l’Architettura è la più importante tra le Arti: e per tale motivo tutte le altre devono sottostare ad essa. L’Architettura ha la
responsabilità di stabilire l’armonia tra le parti, e l’architetto è chiamato a gestire tale armonia. Lo studio attento degli esempi passati
fornisce la chiave per individuare il senso di una modernità di linguaggio. [...] Per tale motivo egli è convinto della necessità di ricorrere
a un vocabolario architettonico costituito, senza alcuna preclusione, da lemmi nuovi e antichi, che tuttavia necessitano a loro volta di
essere reinventati, stravolti, mescolati” (p. 43 - fonte e).
L’Eclettismo è un aspetto fondamentale della cultura architettonica del XIX secolo in Europa, basato “sulla sistematica tendenza ad
accogliere [...] elementi da ricomporre secondo coerenti principi storici [...] o ancora secondo accostamenti bizzarri e stimolanti ” ( p.
211 - fonte b - Roberto Gabetti, Eclettismo ad vocem).
Questo tema riveste un ruolo fondamentale per l’autore, ma qual è la vera risposta alla domanda dell’imperatrice Eugénie “qu’est-ce
que ce style-là ?” (pag. 3 fonte c). Come definire lo stile di Garnier? E’ difficile riassumere in una sola parola lo stile di Garnier, nonostante lui si autodefinisca “creatore di uno stile radicalmente nuovo, lo stile di Napoleone III ” ( p. 247 - fonte g).
Fig.6 Teatro di Ginevra - Jacques
Elysè Goss
Fig. 7 Teatro di Copenhagen - Jean Vilhelm Dahlerup
e Ove Petersen
Fig. 8 Teatro di Budapest - Miklós Ybl
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L’Opéra di Parigi di J. L. C. Garnier
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5. L’OPÉRA: DISPOSIZIONE DEGLI AMBIENTI INTERNI E FUNZIONE
L’ingresso principale dell’Opéra si trova sul fronte sud sull’omonima Place e, una volta varcato l’ingresso, ci si ritrova in un ambiente
“interno che diventa via via sempre più avvolgente: da il peristilio totalmente in minerale si passa al Grand Vestibule in minerale arricchito
da marmi colorati” (p.27 - fonte h).
Come si nota nella fig. 8 ai lati di questo Foyer troviamo due lunghe gallerie porticate: ad est la Galerie de la Queue e ad ovest la Galerie
de la Location con la funzione di biglietteria-reception. Dal Grand Vestibule, attraverso 10 gradini, si passa al Vestibule du Controle che
deve il nome alla funzione che l’architetto gli assegnò inserendo una serie di specchi tra le colonne “in modo che le donne possano
guardarvisi e dare l’ultimo tocco al loro abbigliamento e alla loro espressione, prima di salire la scalinata” (p. 247 - fonte f). Successivamente si giunge alla maestosa scalinata: le Grand Escalier, vero e proprio cuore dei riti sociali
del teatro. Alto ben 30 metri (contro i 25 dell’Auditorium e i 18 del Grand Foyer), lo scalone, in
stile eclettico (che vede una commistione di elementi barocchi e neoclassici), è interamente
rivestito con marmi colorati ed è costituito da una rampa principale che a metà altezza si divide
in due rampe laterali. Per la costruzione di questo elemento Garnier si ispirò alla scalinata del
Grand Theatre di Bordeaux di Victor Louis, “aggiungendo balconi, o loges, su ogni piano cosic-
chè gli spettatori potessero ammirare lo spettacolo dell’alta società, guardare l’arrivo dei nuovi
Fig.9 Le Grand Foyer
arrivati, e mettere anche in scena il loro spettacolo” (p. 54 - fonte h). Questo iconico elemento
ha una particolare importanza dovuta alla sua funzione intrinseca: “qui la società si mostra in
tutto il suo splendore, la gente guarda ed è guardata mentre sale la scalinata” (pag 47 fonte f).
Al primo piano, oltre al Grand Etages, troviamo tre gallerie:
- l’Avant Foyer, noto come il “regno dei mosaici” per via delle sue meravigliose decorazioni a
mosaico che vanno dal pavimento alle volte (p.129 - fonte h);
- il Grand Foyer: ispirata alle gallerie rinascimentali francesi del XVI secolo è “una galleria di
Fig.10 Le Grand Escalier
strabiliante bellezza con una maestosità e uno sfarzo tipici del Barocco” (p. 52 - fonte h);
- il Foyer de la Danse, uno spazio aperto al pubblico dove gli spettatori potevano ammirare e incontrare i loro artisti preferiti. Si giunge
quindi alla parte centrale dell’ Opéra: l’Auditorium, “culmine naturale di questa architettura” (p. 247 - fonte f) capace di accogliere 2200
spettatori. Il colore oro e il rosso sono i veri “leimotiv” di questa sala dalla forma a di ferro di cavallo: “gli spettatori devono essere at-
torniati da un’aura le cui luci producono quell’effetto di freschezza e
N
salute che ho già menzionato. Tenendo questo a mente la soluzione
è ovvia: solo il rosso può produrre un risultato del genere; la luce rosa
sul viso delle donne e sulle loro spalle aumenta la loro giovinezza e la
PALCOSCENICO
loro radiosità” (p. 79 - fonte h).
Il palcoscenico disposto in una posizione inferiore rispetto al resto
della sala permette di godere di un’ottima visuale da ogni zona della
AUDITORIUM
platea. All’epoca della sua realizzazione, il palco era il più grande al
mondo (48x72x50 m) e probabilmente il più avanzato da un punto di
GRAND ESCALIER
GRAND VESTIBULE
INGRESSO PRINCIPALE
Fig.11 Planimetria dell’Opéra
vista tecnologico: era infatti dotato di un sistema rivoluzionario che lo
rendeva totalmente mobile e trasformabile per adattarsi ad ogni sorta
di spettacolo.
La volta del soffitto, inizialmente dipinta da J. E. Lenepveu (fig.11)
e successivamente ri-affrescata dall’artista Marc Chagall nel 1962
(fig.10), è dominata dal grandioso lampadario disegnato da Garnier in
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L’Opéra di Parigi di J. L. C. Garnier
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persona. Tuttavia l’Auditorium “è uno degli elementi meno riusciti di questo notevole edificio”
(p. 247 - fonte b) a detta dell’architetto stesso, poichè “la sala risulta essere in penombra, solo
per periodi brevi illuminata brillantemente” (p. 247 - fonte f).
Proprio per questo l’autore scelse di dare maggior rilievo agli spazi più vissuti dallo spettatore,
come corridoi e foyers, lasciando in secondo piano l’Auditorium.
Per Granier la componente sociale risulta estremamente importante: nel realizzare l’Opéra
non diede vita soltanto ad un teatro ma a un vero e proprio punto di ritrovo e di socializzazione
Fig.12 L’Auditorium e le logge
per la popolazione. Gli ambienti riservati al ritrovo sono numerosi: “stanze per fumatori dedicate agli uomini, salotti-gelaterie per le signore, [...] corridoi molto ampi con zone per sedersi [...] e
toilettes.” (p. 247 - fonte f). Tutti gli interni dell’Opéra sono stati oggetto di un attento studio in modo
che “lo spettacolo, le stoffe, i profumi, i brillanti, siano parte integrante dell’architettura non meno dei
marmi, delle tappezzerie e dei lampadari”.
Come scritto da J.L.C.Garnier in “Le théâtre”: “La luce che scintillerà, le toilettes che figureranno
in tutto il loro splendore, le figure animate e sorridenti, gli incontri che si produrranno, i saluti che
si scambieranno, tutto avrà un’aria di festa e di piacere, e senza rendersi conto della parte dovuta
all’architettura in questo effetto magico, tutti ne godranno; e in questo modo, con la loro espressione
Fig.13 Affresco M. Chagal
felice, renderanno omaggio a questa grande arte, così potente nelle sue manifestazioni, così elevata
nei suoi risultati” (p. 247 - fonte f - citazione da fonte aggiuntiva i).
L’AUDITORIUM E LA VOLTA
“L’Auditorium, ad un primo colpo d’occhio, sembra essere composto interamente da marmo, una
modesta quantità di legno, stucco e soprattutto velluto e oro” (p.75 - fonte h). In realtà però la più
importante componente della sala è il metallo, “il ferro è ovunque, e soprattutto dove meno ce lo si
aspetta” (p.75 - fonte h). Il vero problema dell’Auditorium però riguarda la sua struttura e la sua col-
Fig.14 Affresco J. E. Lenepveu
locazione; infatti al di sotto di esso è collocata la Rotonde des Abbonnés, motivo per cui il suo intero
peso (compreso il soffitto e il lampadario) si appoggia solamente su 12 supporti con un metro di diametro l’uno e alti 25 m.
Garnier per risolvere questa complicazione usò una tecnica di costruzione industrale a diffusione rapida (fast-spreading industrial
building technique) che implica la combinazione di colonne cave in ferro con architravi in metallo.
Anche per la volta dell’Auditorium Garnier utilizzò il metallo: “le ordinanze della polizia [...] per salvaguardare la sala contro gli incendi
dichiarano a tutti gli architetti che costruiscono una sala da spettacolo devono formare una volta con i materiali meno combustibili possibili. [...] L’esame delle diverse qualità dei metalli che potevano essere utilizzati mi ha portato a scegliere, per la cupola, il rame che,
per la sua duttilità, si prestava facilmente a prendere la forma concava
che doveva effettuarsi, e il ferro per le armature, a causa della sua più
grande resistenza alle deformazioni.” (p.150 - fonte a).
Una volta costruita la cupola in metallo, all’interno dell’atelier di MM.
Monduit et Béchet, Garnier si occupò della sua decorazione affidando
l’incarico al pittore Jules Eugène Lenepveu.
L’esecuzione dell’affresco non fu certo facile sia perchè “Lenepveu ac-
cettò dunque di dipingere la volta della sala; ma da questo momento si
presentava un grosso problema: c’era da capire non che cosa avrebbe
dipinto ma su cosa avrebe dipinto” (pag. 150 - fonte a) ed anche perchè
le dimensioni della volta erano notevoli; fu infatti necessario dividere la
Fig.15 Sezione della cupola e della volta
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volta in pezzi sia per il trasporto che per la sua decorazione. Venne dunque adibito ad atelier lo spazio compreso tra la cupola e la volta;
Garnier stesso scrive nel suo libro “Una volta che questa fu terminata, fu trasportata in pezzi dentro in grande atelier, stabilito provviso-
riamente all’Opéra, al di sopra della sala [...]” (p. 151 - fonte a).
6. RILEVANZA
Fin dalle prime fasi del progetto, l’Opéra è sempre stata al centro di dibattiti e critiche contrastanti. Ancora oggi si discute in maniera
contraddittoria, sul ruolo di questo edificio nel panorama architettonico europeo.
Nella seconda metà dell’Ottocento le opinioni erano nettamente contrastanti.
G. E. Haussmann rimase così positivamente impressionato dall’Opéra da modificare parzialmente il progetto per l’Avenue de l’Opéra,
rinunciando “agli alberi previsti sulla strada [...] per facilitarne la vista” (p.248 - fonte g ).
Tuttavia Garnier riporta nel suo libro “Le nouvel Opéra” le numerose critiche ricevute; “Troppo oro! Troppo oro! Ecco quello che si è detto
e ripetuto spesso e sovente dell’ Opéra [...] Troppo oro! Hanno detto i giornalisti! Troppo oro! Hanno detto i finanziari, e la coraggiosa borghesia, e i deputati, e i parigini, e i provinciali! Troppo oro! Questa architettura ci rovina e dilapida le finanze dello stato! “ (p. 45 - fonte a).
Sebbene Napoleone III alla vista del progetto si mostrò “più diplomatico” [...] “l’imperatrice Eugénie andò su tutte le furie. [...] Ella escla-
ma: che roba è questa? Questo non è uno stile: non è nè un Luigi XIV, nè Luigi XV, nè Luigi XVI!” [...] Garnier rispose “Signora, è lo stile
Napoleone III, e voi vi lamentate?” (p.242 - fonte g ).
Nei libri di Storia dell’Architettura si trovano ancora oggi pareri divergenti: “Henry Russel Hitchcok [...] nel libro Modern Architecture”
critica aspramente l’edificio definendolo “un puzzle, una collezione di pezzi presi da esempi qua e là ” mentre Christopher Curtis Mead
afferma invece che “a loro modo Garnier e il suo edificio sono espressioni autentiche del loro tempo e del loro paese. Lui celebra una
società realizzando l’opera come se fosse un palco pubblico dove la borghesia poteva più o meno coscientemente sfilare per se stessa
[...] Garnier ha fatto largo uso del ferro [...] e mostra grande interesse per tecnologie e strutture [...] ma il vero Garnier era un romantico
sognatore” (p. 5 - fonte c).
“La stessa facciata, massiccia e pesantemente decorata e dorata, è monumentale nel senso migliore della parola e, come osserva lo
stesso Garnier, pienamente dignitosa. [...] L’arte non deve macchiarsi di timidezza, bisogna soltanto che la ricchezza abbia dignità,
perchè l’arte se può ballare la gavotta e il minuetto, deve astenersi dal cancan ” (pag. 248 fonte g ).
Ad ogni modo l’Opéra di Parigi rimane una delle opere più significative dell’Ottocento. J. L. C, Garnier stesso “è soddisfatto della sua
opera, che esprime, secondo lui, la sua intera personalità, cosi come dovrebbe succedere per tutta la buona architettura” ( p. 248 - fonte
g). In risposta a tutte le critiche, risponderà: “Non importa! Il primo tentativo è andato; poche persone leggeranno queste righe, e per
molto tempo ancora quelli che vorranno bene occuparsi un po’ dell’Opéra potranno senza dubbio dire sempre “Troppo oro! Troppo oro!”
“Ed ecco come ho scritto la storia!” (pag. 151 - fonte a).
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L’Opéra di Parigi di J. L. C. Garnier
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febbraio 2008, Biblioteca Centrale di Architettura: Tesi di laurea Politecnico di Torino, Facoltà di architettura, AA 2007/2008
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r. Enciclopedia Treccani - www.treccani.it (consultato il 15 dicembre 2015)
s. fonte aggiuntiva: J.L.C. Garnier , Le théâtre, Paris, Hachette,1871 - disponibile testo digitalizzato al seguente link https://archive.
org/details/lethtre00garngoog)).
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Fig.2 www.mrark.com
Fig.3 Guido Zucconi, Gallo Stefano, Miriam Mirolla, Arte del Novecento 1900-2001, Edumond-Divisione Scuola, 2003, p. 99
Fig.4 Guido Zucconi, Gallo Stefano, Miriam Mirolla, Arte del Novecento 1900-2001, Edumond-Divisione Scuola, 2003, p. 99
Fig.5 www.bloomberg.com
Fig.6 http://www.music-opera.com/img/places/1996-home.jpg
Fig.7 http://l7.alamy.com/zooms/6f0adda633af409abe0896985cc37f84/geographytravel-denmark-copenhagen-new-royal-the
atre-built-1872-1874-cp408e.jpg
Fig. 8 https://budapestown.files.wordpress.com/2012/06/buda-giu12-022.jpg
Fig.9 www.guide-paris-france.ru
Fig.10 www.destra.it
Fig.11 http://web.mclink.it/MC9628/GTI/GTIPalermo.html
Fig.12 http://www.idesignarch.com/wp-content/uploads/Palais-Garnier-Paris-Opera-House_1.jpeg
Fig.13 www.liveauctioneers.com
Fig. 14 https://autrecarnetdejimidi.files.wordpress.com/2014/03/plafonds-opc3a9ra-de-paris-lenepveu-1872.jpg
Fig. 15 www.lefantomedelopera.tumblr.com
C O RS O D I L AU R E A I N A RC H IT ET T U R A | A A . 2 015 / 2 016
AT E L I E R C O M P O S I Z I O N E E STO R I A D E L P R O G E TTO | p r o f. A l e s s a n d r o A r m a n d o , p r o f. Fr a n c e s c a F i l i p p i
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