Esegesi: Fil 4,4-7 Introduzione: La grazia da accogliere e da vivere

Esegesi: Fil 4,4-7
I. Introduzione: La grazia da accogliere e da vivere!!!
Se si vuole parlare della grazia non possiamo non dire il fatto che non dipende da
noi ne pretendere la propria sussistenza per garantire la sua presenza, ma un dono che
parte sempre dall’iniziativa di Dio. Per questa ragione c’è tanto da ringraziare Dio per
questo grande interesse da parte sua a noi uomini. Inoltre Dio non conceda questa grazia
solo così per soddisfare se stesso ma a nostro vantaggio perché ogni uomo possa scoprire la
pienezza della propria vita. Dio ci offre una strada concreta per mezzo della fede in Gesù, il
quale ha saputo indirizzare la propria vita alla volontà del Padre, fonte di vita e di amore.
entrando in questa dinamica di Dio con libertà, Paolo si è arrivato alla maturità della
rivelazione fino a dire “non sono più io che vive, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20). Per
questo Cristo diventa sempre l’unico desiderio che poi la propria vita rientra in sintonia a
questo “essere con Cristo” ossia “vita in Cristo.” C’è però da precisare che Dio non impone
mai all’uomo ma chiama con libertà e responsabilità alla vita di comunione con lui. E così
l’uomo si lascia trasformare la sua vita realizzandosi il senso della propria vita in Cristo.
1. Dio che si rivela se stesso
a. Parola
b. Promessa - alleanza
c. legge – profeti
d. carne - incarnazione
e. pane-corpo
2. Dio che rivela chi è l’uomo ma soprattutto a chi apparteniamo
a. Predestinati
b. Amati
c. Chiamati
d. Scelti
e. mandati
II. Il contesto del brano: Fil 4,4-7
A. Una visione globale del testo cap. 4 – conflitto fra i collaboratori del vangelo di cui
Paolo fa una lettera di esortazione alla gioia.
B. La struttura del testo Fil4, 4-7
III. L’esegesi del testo e il contenuto
A. Punto centrale: “il Signore è vicino!”
Per poter capire il senso di questa convinzione di Paolo non si può tralasciare
questa formula molto frequente nei suoi scritti “nel Signore”. Possiamo dire che ciò che
caratterizza la sua vita. E lui vuole trasmettere agli altri è una relazione intima al suo
Signore Gesù Cristo. Possiamo così individuare dall’evento di Damasco fino alla sua
decapitazione a Tre Fontane (secondo la tradizione).
Questa piccola indicazione di paolo ci da’ il tutto della sua vita in quanto chiamato
da Dio per testimoniare la buona notizia che è Gesù, il Cristo ma soprattutto ci offre questa
sua filiale relazione fino a dire “per me morire è un guadagno” proprio perché solo un
desiderio continuo “SEMPRE” permette a vincere la seduzione del peccato e della morte e a
vivere una speranza viva nell’incontro a questo Signore che è la Via, la Verità e la Vita. Per
questa ragione possiamo dire che Paolo ebbe una convinzione forte che l’unico Signore
della sua vita è il Cristo che è stato crocifisso ed è risorto, Gesù di Nazaret.
Questa formula “nel Signore o in Cristo (Gesù)” tipicamente paolina indica lo stile
di vita che si comprende solo in riferimento a Cristo. In altre parole, non dice solo un
semplice affidamento di sé ma significa una fiducia fiduciante in Cristo che ha una
prospettiva oltre il confine del tempo. In più si può dire che questa formula significa anche
conformarsi a Cristo fino alla sofferenza o al dono totale di sé. Questa formula è un discorso
escatologico che non rientra nella logica della visione apocalittica ma vuole avvicinare di più
all’uomo che significa comunione con Cristo cioè inserire nella morte e risurrezione di
Cristo
IL SIGNORE È VICINO, il punto centrale di questo brano oltre questo tema
dominante sulla gioia, mette in rilievo l’importanza di questa piccola frase ma vale la pena
approfondirla. Questa vicinanza significherebbe il valore spaziale ossia attinge al senso
della persona di Gesù. Ma preferisco leggere questa frase in un altro occhio che è quella in
paragone ai sinottici (vado unpo fuori dallo schema degli esegeti che bisognerebbe leggere
paolo per paolo ma sembra merita anche dare un’altra occhiata al possibile significato). Mi
riferisco ai racconti sinottici della proclamazione del regno: il regno è vicino! Il nostro testo
sembra in assonanza a questa vicinanza di cui i sinottici parlano ma che si riferiscono già a
Gesù anche se per linguaggio utilizzavano appropriandosi con la loro sensibilità. Questa
vicinanza del regno non indica tanto il valore temporale cioè l’attesa della fine come
credono gli ebrei. Per Luca infatti il regno è una persona: Gesù, quando intuiva sulla croce la
risposta di Gesù verso il malfattore: “oggi sarai con me nel paradiso” (Lc 23,43). Per questo
motivo Gesù è il regno! È il paradiso! di cui forse anche Paolo si farebbe riferimento. Ho
voluto leggere in questa prospettiva proprio perché Cristo è il tutto per Paolo.
1. Essere in Cristo
2. stare in Cristo
3. Seguire Cristo
4. Vivere in Cristo
B. Gioia – Speranza viva – Vita
In Cristo, fonte di ogni gioia! Dal testo Paolo offre non un semplice accordo tra i
suoi collaboratori in particolare attenzione a Evòdia e Sìntiche per la diffusione del vangelo
ma va’ in fondo della realtà ammirata della fede. E comincia con questo tono esortativo e
invito a rallegrare non solo perché si scioglie ogni tipo di conflitto ma aggiunge questa “nel
Signore” per gioire che è fonte, fondamento e motivo di gioia. Paolo non rimane
all’apparenza di un possibile male ma guarda quella più grande che sarebbe la divisione
nella comunità. Egli va all’origine per cui si diventa operatore del vangelo: Gesù Cristo.
Questa divisione che non inquadro una comprensione della diversità con chiara indicazione
del rispetto all’altro (pur molte membra, siamo in un solo corpo, quello di Cristo!) ma solo
esaltare il proprio egoismo e individualismo all’interno della comunità e non crea
comunione ma solo scandalo per gli altri. E così Paolo raccomanda: “la vostra affabilità
(amabilità) sia nota a tutti gli uomini” proprio perché tutta la comunità è chiamata ad essere
strumento (o meglio segno) della salvezza di Cristo.
La gioia che Paolo parla non è un semplice stato d’animo ossia diversi livelli
psichici di soddisfazione come parlano alcuni psicologi. Non è neanche esplosione del
proprio immediato sentimento. Infine non si coglie nell’attimo del presente come si dice
oggi di alcuni “ carpe diem”. Insomma non è un puro sentimentalismo! Inoltre non rimane
sia nella conoscenza sia nel desiderio ma questa gioia si coglie nel concreto cioè secondo la
propria condizione e nel proprio contesto. Per questo vorrei riecheggiare la parola di Gesù
quando dice: “chi ha orecchi ascolta!” (Mt 13,9) oppure quando dice “chi mette in pratica
la volontà di Dio, sono loro i miei fratelli, sorelle, e madre…” (Mc 3, 31-34; Mt 12, 46-50;
Lc 8, 19-21). Infine questa gioia scaturisce così nel profondo del cuore una stabilità,
serenità ma soprattutto una vita sempre in relazione con/in Cristo che garantisce l’integrità
della propria persona, e quindi, della propria coscienza nella libertà e nella responsabilità di
cui siamo figli di Dio che è Amore.
Non posso non concludere queste indicazioni sulla gioia senza collegare il tema
della speranza proprio perché questo incontro con Gesù per mezzo della fede spinge l’uomo
a sperare. E questa speranza viva diventa sempre di più come motivo di desiderare la vera
Vita che è Gesù Cristo.
Se siamo allora convinti che la gioia scaturisce dalla fede in Gesù Cristo e di
conseguenza Paolo la garantisce con la pace di Dio. Possiamo vivere nella Pace che per
mezzo di Cristo, Dio stesso ce la conceda.
C. Pace – Cristificazione: garantire una vita nel nome dell’ amore secondo le orme
di Cristo e fondare la vita nella giustizia (misericordia) di Dio
In Cristo, la Pace di Dio! Con molta insistenza Paolo esorta i suoi collaboratori
ad una vita beata che garantisce questa unione con Cristo e la pace di cui lui stesso la da’. C’è
da scoprire ed approfondire il tema della pace nel linguaggio biblico ma il tempo non lo
permette. Per questo motivo vorrei partire dalla parola stessa di Gesù per poter fondare la
nostra affermazione su questo grande dono di Dio – la Pace.
 “vi lascio la mia pace, vi do la mia pace. Non come la da’ il mondo ma come
la do io.” (Gv 14, 27)
 “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati” (Gv 15, 9-17)
 “Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Mt 22, 34-40)
 “Amate i vostri nemici” (Mt 5,44) – la pace no è solo un’assenza di guerra e
ogni tipo di oppressione ma Gesù chiede ancora una profonda ragione per
cui avere la pace cioè nel amare.
La pace non è altro che Cristo stesso (cfr. Ef 2, 14-17) nella nostra vita e che garantisce
questa integrità di sé in cui trova il vero senso dell’essere uomo e uomo per gli altri.
IV. Attualizzazione del testo
A. Paolo esorta tutti e invita a questa chiamata più radicale di essere figli nella
figliolanza di Gesù al Padre.
 Proprio perché siamo tutti predestinati ad essere
 Amati come Gesù ci ha amato
 Scelti per essere suo testimone
 Chiamati per essere santi ed immacolati nell’amore
 Mandati per essere davvero immagine sua per gli altri.
B. La grazia di cui siamo partiti a riflettere è motivo di gioia e profonda serenità sia
per il nostro cuore che la mente.
C. La grazia si vuole così accoglierla e viverla perché ognuno di noi possa essere
dono che sia conosciuta a tutti gli uomini
D. La grazia non è altro che essere e vivere come dono per gli altri. QUESTA È LA
CHIAMATA E SFIDA DELLA VITA CRISTIANA!!! “…se il chicco di grado cade e
muore, porta molto frutto”