Trappole e trabocchetti nei challenges dell’allergia alimentare Tra le poche certezze della medicina, fino a qualche giorno fa, c’era quella riguardante l’allergia alimentare: la dieta di eliminazione ed i test di scatenamento a doppio cieco rappresentano il gold standard per una corretta diagnosi di allergia alimentare. Questo rappresenta il metodo diagnostico migliore che evita (di fronte alla miriade di ciarlatani che ruotano intorno all’allergia alimentare) inutili privazioni dietetiche, stress psicologici, spese inutili per le famiglie. Ma….. Di recente abbiamo ascoltato una relazione del Prof Lucio Armenio, Direttore della Clinica pediatrica di Bari, che, a Fasano, ha segnalato questo lavoro. Certo pone molti dubbi ma puntualizza una tecnologia ed evidenzia le insidie che si nascondono nella esecuzione di un test che ormai è diventato di uso routinario (in mani esperte). Noi eseguiamo questo test in Ospedale, presso la Divisione di Pediatria dell’Ospedale A.Perrino di Brindisi. Fulvio Moramarco Pitfalls in double-blind, placebo-controlled oral food challenges Trappole e trabocchetti nei challenges dell’allergia alimentare B. Niggemann, K. Beyer Department of Pediatric Pneumology and Immunology, University Children_s Hospital Charit_, Berlin, Germany Ci sono parecchi insidie potenziali nella procedure diagnostiche dell'allergia alimentare. Anche se il challenge orale controllato viene considerato il gold-standard nella diagnosi di sintomi da allergia agli alimenti, specie se effettuato in un modo double-blind (doppio cieco) e placebo-controllato, ci sono ancora molte domande senza risposta. Prendiamo in considerazione gli aspetti più nuovi, che possono spiegare alcune insidie incontrate durante il challenge orale. Insidie riguardanti il risultato del challenge orale. Solitamente, lo scopo di tutto il challenge è una risposta ‘si’ ‘no’ per decidere se il paziente deve eliminare dalla dieta un alimento. Tuttavia, in molti casi l'osservatore ed il medico responsabile sono tentati di valutare un challenge come verosimilmente (questionable) positivo o verosimilmente (questionable) negativo. Di conseguenza, può essere importante proporre dei criteri per stabilire quando arrestare un challenge e dichiararlo positivo o negativo. Una chiara e obiettiva reazione clinica - particolarmente se l'intervallo di tempo fra ingestione e reazione clinica è breve - può condurre facilmente a dichiarare che il test è positivo. Ciò avviene in caso di orticaria generalizzata o anafilassi. Tuttavia, i sintomi clinici devono essere misurabili o persino quantificabili per essere obbiettivi. Che cosa è il vomito? Il vomito è un segno chiaro e visibile, ma naturalmente può essere di origine psicologica, per esempio se il paziente ha un'avversione contro l'alimento o si ricorda delle reazioni cliniche del passato. Ciò può accadere anche se il challenge viene effettuato in modo double-blind e placebo-controllato. Per questi motivi, un episodio di vomito non dovrebbe condurre ad arrestare un challenge alimentare; il vomito dovrebbe essere severo e/o ripetuto. Un sintomo, che si ripete una seconda o terza volta, è più probabile possa essere determinato da una risposta positiva ad un dato alimento. Un'altra situazione è il caso dell’orticaria. Mentre una o due macchie intorno alla bocca possono riflettere semplicemente orticaria da contatto e l'alimento può essere tollerato se somministrato per via orale, l’orticaria o il rossore generalizzati. possono essere una chiara ed obiettiva reazione positiva (in assenza di orticaria cronica o di orticaria factitia). Certamente, sintomi soggettivi quali le palpitazioni, il bruciore della lingua, il dolore addominale non sono sufficienti per valutare come positivo un challenge all'alimento. La situazione diviene difficile se viene segnalato prurito nella bocca o sulla pelle senza altri sintomi visibili. Anche se questo può rappresentare l'inizio di una reazione allergica, dovrebbe essere indotta una reazione più chiara ed obbiettiva, per esempio somministrando una dose elevata. Ci sono meno spazi per il dubbio se due o più organi sono implicati, per esempio pelle più tratto gastrointestinale o pelle più apparato respiratorio. I sintomi dalle alte o basse vie aeree sempre un segno chiaro e dovrebbero essere presi seriamente in considerazione, anche se viene coinvolto solo il naso. L'intervallo di tempo fra la somministrazione dell'alimento e l'osservazione della reazione clinica è un fattore ambivalente. Certamente, più precocemente il sintomo sarà osservato, più probabile sarà che si tratti di una reazione vera. Sintomi clinici che compaiono 48 h dopo il challenge possono essere presi in considerazione solo in casi speciali. Al contrario, molti autori non considerano le reazioni cliniche che compaiono dopo più di 2 h (fase tardiva), che non permetterebbero una diagnosi di esacerbazione eczematosa, per esempio, come sintomo alimento-correlato. Poichè l'esacerbazione eczematosa è particolarmente difficile da misurare, dovrebbe essere usato un sistema di punteggio della severità quale l'indice SCORAD. Per una reazione positiva sembra realistico richiedere una differenza di almeno 10 punti. Se una decisione non è possibile in base ad una reazione clinica poco chiara, ma si temono danni al paziente in caso di somministrazione di una dose più elevata, ci sono due possibilità: aspettare altri 15 minuti, o ripetere ancora la stessa dose. Challenge falsi positivi e falsi negativi Possibili cause di falsi negativi L’uso di farmaci durante il challenge per colpa dei medici (per esempio che non ritirano un farmaco potenzialmente interferente in tempo utile prima del test) o dei genitori (per esempio una madre che ignora gli effetti interferenti e somministra un antistaminico senza informare il medico). Un'ipotesi è che una tolleranza specifica di breve durata (SOTI) possa essere indotta aumentando la quantità di alimento offendente, somministrato a dosi crescenti: ciò conduce ad una tolleranza clinica. Possibili cause di falsi positivi Può essere praticamente difficile da effettuare una dieta rigorosa durante il challenge, per esempio se il personale delle cucine ospedaliere non rispetta le richieste o semplicemente viene commesso un errore. Ci sono spesso nel reparto molti altri bambini e/o ospiti: questi possono involontariamente dare al bambino un alimento, che determina una reazione clinica positiva che può allora essere attribuita ad uno degli altri alimenti in questione o al placebo, con conseguente valutazione falsamente positiva del challenge. La dieta di eliminazione effettuata prima del challenge in bambini con eczema atopico può essere responsabile di reazioni di tipo immediato non segnalate precedentemente dai genitori. Possibili cause di reazioni false positive o false negative La presenza di fattori favorenti è tra le spiegazioni più plausibili della inadeguata riproducibilità di un challenge. Ciò è vero sia per le reazioni cliniche negative che per quelle positive. Il fattore favorente più noto è l’esercizio fisico. Con l’ anafilassi a esercizio fisico, indotta da alimenti (FDEIA) e l’orticaria da esercizio fisico indotta da alimenti (FDEIU) l'alimento da solo o l'attività fisica da sola sono ben tollerate. Invece il consumo di un alimento dopo 30 - 45 minuti dall’esercizio fisico può produrre una chiara e possibilmente grave ed immediata comparsa di sintomi allergici. Altri fattori favorenti sono i farmaci (per esempio aspirina), alcool, un bagno o un sauna caldo, fattori ormonali (per esempio periodo mestruale), infezioni respiratorie o gastrointestinali, mastocitosi sistemica o fattori psicogeni (per esempio stress). Una combinazione di questi fattori favorenti può avere affetti avversi in fase diagnostica o ridurre la riproducibilità di un challenge. In conclusione, se i fattori favorenti influenzano una reazione, questa non può essere riproducibile nel test a doppio cieco e placebo-controllate (DBPCFC) dove questi fattori non sono influenti. Per contro, i fattori favorenti possono determinare reazioni positive durante il challenge che non si erano mai manifestate in passato. Conseguenze possibili della decisione di interrompere un challenge La durata di un challenge può influenzare la sintomatologia segnalata. Talvolta la sintomatologia immediata può essere osservata più spesso durante il challenge perché gli autori non continuano a somministrare una quantità di alimento sufficientemente grande per determinare eczemi - anche se aspettano per osservare le reazioni della fase tardiva. La stessa cosa può avvenire per l’anafilassi. Solitamente, i challenges non determinano grandi rischi di reazione anafilattica severa, ma sono destinati a stabilire il dosaggio minimo che fornisca una risposta ‘Si – No’ per decidere di una dieta. Di conseguenza sono osservati e segnalati soltanto i sintomi minori ed il pericolo insito nell’alimento può essere sottovalutato. Challenge orali e induzione di tolleranza specifica Può una dieta di eliminazione precedente indurre sintomi allergici di tipo immediato in un challenge? In bambini con eczema atopico, i genitori, senza alcun test di conferma, spesso eliminano dalla dieta il latte vaccino. In questo caso una ulteriore dieta di eliminazione, prima del challenge, non cambierà la situazione e il challenge dimostrerà o escluderà un'allergia clinicamente rilevante senza segnalare nuovi sintomi. Tuttavia, una dieta di eliminazione prima del challenge in bambini con eczema atopico indotto da alimenti potrebbe essere responsabile di sintomi clinici di tipo immediato, che non erano stato segnalati dai genitori. Questa osservazione può essere spiegata come effetto del `SOTI invertito'. L'arresto della somministrazione quotidiana dell'alimento durante la fase di eliminazione può condurre alla perdita di tolleranza orale specifica con la conseguenza di `nuovi', sintomi di tipo immediato che i pazienti non avevano presentato quando l'alimento veniva ingerito quotidianamente. Il substrato immunologico del fenomeno di manifestazioni cliniche di tipo immediato, durante il challenge, precedentemente non osservate, non è noto. E’ possibile che alcune persone possano ignorare la loro allergia all’alimento; essi sono asintomatici soltanto perché sono quotidianamente SOTI (Specific Oral Tollerance Induction). Al contrario, un numero considerevole di pazienti con una storia di allergia alimentare non reintroduce l'alimento corrispondente dopo un challenge negativo. Quindi bisogna sempre tenere in conto che evitare un allergene può condurre ad induzione dei sintomi allergici. Il Challenge orale titolato può determinare una induzione alla tolleranza specifica? Con il SOTI si realizza una tolleranza all'alimento offendente somministrato per via orale, cominciando dai dosaggi molto bassi, che giornalmente vengono aumentati fino alla quantità assunta giornlmente. Quindi l’alimento viene somministrato quotidianamente in una quantità di mantenimento. L'induzione specifica di tolleranza orale (SOTI) sembra essere un processo specifico (l'induzione di tolleranza con il latte vaccino sembra non indurre la tolleranza all'uovo di gallina) e finora, almeno in un sottogruppo di pazienti, non sembra avere un effetto di lunga durata al termine della somministrazione in quantità regolari. Ciò è illustrato da un caso clinico: Una ragazza di 3 anni (E.Y.) ha sofferto di eczema atopico e la mamma sospetta un peggioramento legato ad alimenti. Test allergologici confermano sensibilizzazione al latte vaccino, all'uovo della gallina, all'arachide, al frumento ed alla soia. Viene iniziato un DBPCFC (test a doppio cieco) con il latte vaccino, uovo di gallina e placebo. Al secondo punto di titolazione il bambino presenta nausea e sviluppa un rush cutaneo alla faccia (ma non vomito, né orticaria). È stato deciso procedere con il challenge alle dosi successive (compresa la ripetizione della dose completa nel giorno successivo). Il test fu completamente tranquillo. Il latte vaccino(responsabile della sintomatologia con doppio cieco) fu escluso dalla dieta, ma 7 giorni dopo la madre ha somministrato al bambino due cucchiaini da tè di yogurt. Venti minuti più tardi la ragazza ha vomito due volte, ha presentato orticaria nella zona del collo, tosse e wheezing. Fu suggerita una dieta completamente priva di latte vaccino. Un'ipotesi intrigante è quindi che durante il challenge può essere indotta una tolleranza orale specifica di breve durata. Questa tolleranza clinica all'alimento, tuttavia, può essere transitoria. Vi è evidenza che persino evitare l’alimeto per qualche giorno possa essere sufficiente per perdere la tolleranza acquistata. Conclusioni Le sfide a doppio cieco e placebo-controllate agli alimenti ancora rappresentano il gold standard per l’allergia alimentare ed evitare diete ingiustificate, che possono alterare severamente lo sviluppo del bambino ed avere anche conseguenze relative a non corretta identificazione dell’allergene offendete e dei sintomi. Tuttavia, devono essere considerati molti aspetti per evitare le insidie insite nel tes. Anche se una standardizzazione al 100% della procedura di challenge non sembra realistica, dovemo impegnarci a migliorare la metodologia usata finora. Al contrario, il rapporto possibile di DBPCFC e SOTI possono offrire i vantaggi potenziali per approcci terapeutici futuri dell'allergia alimentare