ALLEVAMENTI: ASPETTI AMBIENTALI E ZOOTECNICI Verona 12-14 marzo 2013 Allevamenti come industrie insalubri: aspetti generali e valutazioni del Servizio Igiene e Sanità Pubblica Dr.ssa Silvana Manservisi Dipartimento di Prevenzione ULSS 20 Verona Industrie Insalubri Art. 216 Testo Unico Leggi Sanitarie 1934 Art. 216 Le manifatture o le fabbriche che producono vapori, gas o altre esalazioni insalubri o che sono pericolose per la salute degli abitanti sono indicate in un elenco* diviso in due classi: la prima classe comprende quelle che devono essere isolate nelle campagne e tenute lontane dalle abitazioni la seconda classe quelle che richiedono speciali cautele per l’incolumità del vicinato. NB. Una industria o manifattura inscritta nella prima classe viene autorizzata nell'abitato, se l'industriale responsabile prova che, per l'introduzione di nuovi metodi o speciali cautele, il suo esercizio non reca danno alla salute del vicinato. Chiunque intende attivare una fabbrica o una manifattura con queste caratteristiche deve, entro i quindici giorni precedenti, avvisare per iscritto il Comune. L’Amministrazione Comunale ha la facoltà, nell'interesse della salute pubblica, di vietarne l'attivazione o di subordinarla a determinate cautele. *Elenco Industrie Insalubri (Decreto Ministeriale 5 settembre 1994) “pericoli per la salute del vicinato” DIRETTI Emissioni in atmosfera Odori Rumore Infestanti Agenti zoonosici/infettivi “pericoli per la salute del vicinato” INDIRETTI Alterazione delle matrici ambientali Emissioni in atmosfera Inquinamento suolo, acque superficiali e profonde “pericoli per la salute del vicinato” DIRETTI Emissioni in atmosfera Odori Rumore Infestanti Agenti zoonosici/infettivi emissioni 1. gas semplici: protossido d’azoto (N2O) metano (CH4) idrogeno solforato (H2S) ammoniaca(NH3) 2. polveri ed altri composti volatili (PM10, COV) emissioni Il protossido d’azoto (N2O) Il metano (CH4 ) sono emissioni tipiche prodotte dai liquami zootecnici e sono riconosciuti come gas serra. Il metano (CH4 ) è uno dei “gas serra” più significativi, avendo un impatto specifico 21 volte più elevato della stessa anidride carbonica (rispetto alla quale però è presente in atmosfera in minore quantità). Le emissioni di metano in atmosfera contribuiscono al riscaldamento terrestre Idrogeno solforato H2S acido debole, gas incolore, infiammabile, fortemente tossico a concentrazioni di 100 ppm (altri autori indicano anche una concentrazione di 50 ppm) causa perdita dell’olfatto (paralisi olfattoria) impedendo la percezione del suo tipico odore di uova marce • prodotto in ambiente anaerobico dalla riduzione microbica di composti organici contenenti zolfo • negli allevamenti si origina dalla decomposizione delle deiezioni animali (dispersioni da ricoveri, stoccaggi e spandimenti). Contribuisce alla formazione di particolato atmosferico secondario. formazione dell’idrogeno solforato negli allevamenti FATTORI CHE NE INFLUENZANO LA PRODUZIONE: la popolazione di batteri solfato riduttori la quantità di zolfo nelle deiezioni le caratteristiche delle deiezioni quali contenuto di acqua, ossigeno e pH Concentrazione media di H2S nell’aria: tra 0,11 e 0,33 ppb (0,00011 e 0,0003 ppm) Concentrazioni solitamente presenti negli allevamenti di maiali: ≤ 2-3 ppm Casi particolari, ad es. agitazione dei liquami: fino a 80 -800 ppm Effetti dell’H2S a varie concentrazioni nell’aria Esposizioni all’H2S Causa di infortuni mortali che si verificano in ambienti confinati Oltre al problema delle esposizioni acute ad elevate concentrazioni, effetti sulla salute possono anche essere provocati da esposizioni a dosi inferiori prolungate e ripetute: a basse concentrazioni si può verificare irritazione delle mucose oculari con cheratocongiuntivite Esposizioni prolungate all’H2S studi scientifici condotti sullo stato di salute degli abitanti in prossimità di sorgenti costanti di H2S a bassa concentrazione hanno concluso che la costante puzza di uova marce causa tensione, depressione, stanchezza, confusione ed un generale stato di debolezza rispetto alle persone che vivevano in zone non esposte ad H2S Shiffman 1995 – studio delle emissioni di H2S dagli allevamenti suini ammoniaca • una delle sostanze che contraddistinguono maggiormente gli allevamenti zootecnici dal punto di vista olfattivo • caratterizzata da una bassa soglia di percezione olfattiva • tossica sia per l’uomo che per gli animali • corrosiva nei confronti di molti materiali. L’ammoniaca deriva dalla fermentazione dell’urea e, in ambienti chiusi quali gli allevamenti avicoli, la sua concentrazione aumenta progressivamente fino a raggiungere anche livelli superiori a 60 ppm. ammoniaca: effetti sulla salute umana - Tossica per uomo e animali: nell’uomo esposizioni a livelli > 50 ppm provocano immediata irritazione di naso e gola - Esposizione a concentrazioni elevate: ustioni chimiche dell’apparato respiratorio, della pelle e degli occhi. Esposizioni da 5.000 ppm in su possono essere fatali. ATSDR, Agency for Toxic Substances and Disease Registry. Toxicological profile for Ammonia. 2004 Ammoniaca: ambienti di lavoro Per quanto riguarda il termine limite di esposizione in ambiente lavorativo l'ammoniaca ha un valore di circa 35 ppm per 15 minuti (STEL Short-Term Exposure Limit) un valore 25 ppm per circa 8 ore (TWA, Time Weighted Average) ammoniaca: come inquinante ambientale • • • attraverso una serie di reazioni chimiche, può essere trasformata in ossidi di azoto (NOX) e contribuire al fenomeno delle piogge acide contribuisce alla formazione di particolato atmosferico secondario (PM 2,5). provoca fenomeni di eutrofizzazione delle acque (apportando azoto) Si stima che circa il 20% dell’azoto contenuto nei liquami ogni anno sia disperso in atmosfera sotto forma di ammoniaca • Concentrazione media di ammoniaca nell’aria: tra 0,3 e 6 ppb (0,0003 e 0,006 ppm) • Concentrazione nei pressi di allevamenti di bestiame: tra 0,280 e 80 ppm De Leeuw, Frank, ETC-AQ, A set of emission indicators for long-range transboundary air pollution,EEA/ETC-AQ 2000 dispersione di ammoniaca negli allevamenti A LIVELLO DI: • emissioni dai ricoveri, dovute alla permanenza delle deiezioni nei locali di stabulazione degli animali • emissioni dallo stoccaggio degli effluenti • emissioni dallo spandimento agronomico Emissioni in Veneto ripartite per macrosettore ARPA - Regione Veneto 2005 SO2 NOx COV CH4 CO CO2 N2O NH3 PM2.5 PM10 PTS t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno kt/anno t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno 1-Produzione energia e trasform. combustibili 22.180 15.946 2-Combustione non industriale 1.798 3-Combustione nell'industria 5.431 15.893 4-Processi produttivi 3.756 7-Trasporto su strada 8-Altre sorgenti mobili e macchinari 2.333 20 254 374 472 1.049 255 5.143 5.530 5.539 827 228 8.574 6.212 396 5 249 507 781 5.122 40 6.830 2.893 14 22 240 637 787 30 66 84 4.497 39.064 4 199 19 70.641 49.735 27.972 1.519 132.768 9.483 4.327 16.119 3.656 9-Trattamento e smaltimento rifiuti 10 538 10-Agricoltura 5 11-Altre sorgenti e assorbimenti 2 Totale 1.061 12.236 9.522 29.140 8.655 129.141 8.716 5-Estrazione e distribuzione combustibili 6-Uso di solventi 257 38 79 11.200 1.308 54.820 291 812 38.250 86.173 248 7 23.247 5.707 571 156 325 1.486 3.054 3.427 3.427 339 2 2.142 2.210 2.306 193 77 13 14 16 382 797 1.292 143 144 144 8.191 62.199 -2.858 582 2 37.710 110.923 203.646 196.285 290.684 38.147 11.108 64.048 11.651 13.707 14.849 Emissioni in Veneto ripartite per macrosettore ARPA - Regione Veneto 2005 Emissioni in provincia di Verona ripartite per macrosettore ARPA - Regione Veneto 2005 SO2 NOx COV CH4 CO CO2 N2O NH3 PM2.5 PM10 PTS t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno kt/anno t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno 1-Produzione energia e 1 trasform. combustibili 2-Combustione non 194 industriale 3-Combustione 1.012 nell'industria 4-Processi produttivi 21 5-Estrazione e distribuzione combustibili 6-Uso di solventi 1 7-Trasporto su strada 8-Altre sorgenti mobili e macchinari 9-Trattamento e smaltimento rifiuti 10-Agricoltura 11-Altre sorgenti e assorbimenti Totale 267 38 1.745 2.982 900 13.217 1.760 158 2.720 181 79 1.345 949 53 320 1.226 18 616 531 5 890 8.453 1 87 183 0 0 0 1 25 512 550 551 4 23 44 68 23 82 81 16 44 52 9.757 40 10.119 5.253 288 25.511 1.892 63 289 608 679 679 51 2.843 542 12 1.508 252 84 0 378 397 420 3 244 7 11.683 31 23 23 27 3 3 3 152 322 508 29 29 30 2.150 2.393 173 1 3 6.613 25.306 2.250 1.393 2.405 17.747 160 -427 1.323 18.436 29.740 48.131 42.475 5.162 1 2.792 18.093 1.744 Emissioni in provincia di Verona ripartite per macrosettore ARPA - Regione Veneto 2005 1-Produzione energia e trasform. combustibili 2-Combustione non industriale 3-Combustione nell'industria 4-Processi produttivi 5-Estrazione e distribuzione combustibili 6-Uso di solventi 7-Trasporto su strada 8-Altre sorgenti mobili e macchinari 9-Trattamento e smaltimento rifiuti 10-Agricoltura 11-Altre sorgenti e assorbimenti Totale SO2 NOx COV 0% 1% 0% 15 % 9% 10 % 76 % 15 % 2% 2% CH4 CO CO2 N2O 0% 4% 0% 2% 31 % 34 % 6% 1% 0% 3% 18 % 2% 4% 0% 1% 10 % 3% 18 % NH3 PM2.5 PM10 PTS 0% 0% 0% 0% 29 % 26 % 23 % 0% 1% 2% 3% 0% 1% 4% 3% 2% 32 % 2% 28 % 0% 3% 0% 55 % 33 % 18 % 1% 60 % 37 % 2% 2% 1% 35 % 4% 15 % 2% 0% 4% 5% 3% 0% 22 % 18 % 18 % 0% 1% 0% 24 % 0% 0% 1% 0% 0% 0% 0% 1% 22 % 53 % 86 % 98 % 9% 15 % 21 % 0% 0% 8% 3% 0% -8 % 0% 2% 1% 1% 100 % 100 % 100 % 100 % 100 % 100 % 100 % 100 % 100 % 100 % 100 % “pericoli per la salute del vicinato” DIRETTI Emissioni in atmosfera Odori Rumore Infestanti Agenti zoonosici/infettivi Origine degli odori Le emissioni di odori negli allevamenti derivano • metabolismo animale • dai processi di degradazione biologica delle sostanze organiche contenute nelle deiezioni • sono generalmente maggiori nei mesi più caldi, nei quali le temperature elevate favoriscono sia i processi di degradazione che la volatilizzazione dei composti. sostanze odorigene associate alla zootecnia acidi grassi volatili composti dell’azoto composti dello zolfo organici ed inorganici composti aromatici aldeidi La concentrazione rilevata nell’aria è per la maggior parte di queste sostanze è molto bassa, nell’ordine dei μg/m3, con l’esclusione dell’ammoniaca per la quale le concentrazioni risultano nell’ordine delle unità o decine di mg/m3 l’impatto olfattivo quasi mai è associato ad un reale rischio tossicologico-sanitario: • natura raramente pericolosa degli odoranti odoranti • concentrazioni generalmente molto basse tuttavia ai cattivi odori vengono associati associati spesso aa condizioni condizioni di di “non “non salubrità” dell’aria con una valenza valenza superiore superiore rispetto rispetto aa quella quella di di inquinanti più pericolosi, ma non direttamente percepiti dai nostri nostri sensi. sensi. • l’imprevedibilità del disturbo • la sua presenza continuata nel tempo • l’impossibilità di difendersi da esso rappresentano causa di indubbio e persistente persistente fastidio fastidio per per la la popolazione popolazione residente, generano tensione e stati stati d’ansia, d’ansia, con con conseguenti conseguentiproteste protesteda da parte dei cittadini. Sintomatologie in aumento nelle popolazioni residenti in aree limitrofe ad insediamenti zootecnici: SINTOMI PSICOLOGICI • Alternanza dell’umore • Depressione • Tensione • Confusione • Disturbi del sonno LIMITI DEGLI STUDI: •Scarsa o assente correlazione tra livelli di esposizione e sintomi •Campioni esigui di popolazione •Influenze soggettive SINTOMI FISICI •Irritazione di naso, occhi, gola •Irritazioni cutanee •Tosse •Respiro corto •Raucedine •Congestione nasale •Mal di testa •Nausea •Dissenteria •Palpitazioni •Stanchezza Nimmermark S. Odour influence on well-being and health with specific focus on animal production emission. Ann Agric Environ Med. 2004. 11, 163-173. Cole D, Todd L, Wing S. Concentrated swine feeding operations and public health: a review of occupational and community health effects. Environmental Health Perspectives. 108(8): 685-699. Odori AIA Identifica eventuali sorgenti di odori e la loro intensità indicando: • • • la “sorgente” (es. capannone di allevamento) la “localizzazione”(rif. a planimetria) la “tipologia” (es. ammoniaca, acido urico, solfidrico e polveri che veicolano ammine) • la “persistenza” • “l’intensità” (es. moderatamente percepibile), • “estensione della percettibilità” (es. 10 m o 50 m) • i “sistemi di contenimento”(es. enzimi che pilotano la fermentazione, solfato di calcio, copertura degli stoccaggi ecc.). La compilazione non richiede alcuna analisi olfattometrica. Solo in caso di ripetute segnalazioni e in presenza di punti critici si valuterà la necessità di prescrivere un miglioramento “gestionale” (es. maggiore attenzione nella movimentazione dei liquami, uso di correttivi, chiusura dei pozzetti dopo il prelievo, ecc.). impatti delle emissioni su diverse scale spaziali “pericoli per la salute del vicinato” DIRETTI Emissioni in atmosfera Odori Rumore Infestanti Agenti zoonosici/infettivi rumore Definizione di inquinamento acustico: “l'introduzione di rumore nell'ambiente abitativo o nell'ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo e alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell'ambiente abitativo o dell'ambiente esterno o tale da interferire con le normali funzioni degli ambienti stessi” (L. 447/95 art. 2) sorgenti sonore presenti negli allevamenti Le sorgenti sonore presenti nell’allevamento possono essere: •i locali di stabulazione (in particolare durante le fasi di movimentazione dei capi ed in occasione dei pasti) •gli impianti di miscelazione e distribuzione degli alimenti •gli impianti di ventilazione forzata •la cella frigorifera •gli automezzi in transito nell’allevamento in occasione del trasporto degli animali, del rifornimento di mangimi, del prelievo delle carcasse e dei liquami rumore e salute Elevati livelli sonori possono causare danni permanenti all’udito. I rumori prodotti generalmente non sono tali da determinare un danno diretto all’udito ma possono compromettere il benessere fisico e psichico anche a livelli bassi. Sono determinanti numerosi fattori come • il tipo di rumore • l'orario • Impossibilità di agire sul rumore • rumore necessario/inutile rumore e salute Lo studio dell'O.M.S. del 2010 "Community Noise - Environmental Health Criteria«evidenzia che l'esposizione al rumore può provocare una serie di effetti negativi diretti quali insonnia: i disturbi del sonno possono manifestarsi già a livelli relativamente contenuti (attorno ai 30 dB(A)), specie in presenza di rumori stazionari continui. extrauditivi: tali effetti del rumore sono per lo più di tipo psicofisiologico. I più importanti, si manifestano sotto forma di stress (malumore, stanchezza, mal di testa e ansia) e reazioni cardio-vascolari a livelli più elevati disturbi della comunicazione sensibilità individuale verso i rumori Le persone reagiscono al rumore in modo diverso. “pericoli per la salute del vicinato” DIRETTI Emissioni in atmosfera Odori Rumore Infestanti Agenti zoonosici/infettivi infestanti Blatte (Blatta orientalis), insetti onnivori che infestano gli allevamenti, in particolare suinicoli ed avicoli le infestazioni possono estendersi anche alle abitazioni vicine ai siti di allevamento sono vettori meccanici di agenti patogeni, oltre ad essere una fonte di insudiciamento e contaminazione delle derrate alimentari destinate all'alimentazione animale infestanti Mosche (Musca domestica) si sviluppano sulle sostanze organiche in decomposizione (deiezioni, residui alimentari…) sono fonte di disturbo sia per la popolazione che risiede nelle vicinanze delle aziende agricole, sia per gli animali stessi sono importanti vettori meccanici in grado di diffondere microrganismi patogeni attraverso l’adesione alla superficie del corpo, in particolare alle zampe, o attraverso l’ingestione, seguita da rigurgito o defecazione. “pericoli per la salute del vicinato” DIRETTI Emissioni in atmosfera Odori Rumore Infestanti Agenti zoonosici/infettivi agenti infettivi e zoonosi ZOONOSI, definite dalla Direttiva 2003/99/CE come “qualsiasi malattia e/o infezione che possa essere trasmessa naturalmente, direttamente o indirettamente, tra gli animali e l’uomo”. sono soggetti particolarmente a rischio di zoonosi: i lavoratori del settore zootecnico che operano a stretto contatto con gli animali • allevatori • macellatori • macellai • veterinari agenti infettivi e zoonosi insorgenza di nuove malattie umane soprattutto virali: es. pandemie influenzali Virus influenzali • • • • nel 1933 identificazione del virus influenzale il virus infetta sia gli uomini che una larga fascia di uccelli e mammiferi I virus influenzali umani sono raggruppati in tre tipi: A, B e C Il virus influenzale di tipo A è quello maggiormente diffuso, causa generalmente malattie più gravi rispetto agli altri due, è la causa della maggior parte delle epidemie stagionali ed è l’unico che abbia generato pandemie. Alla base della epidemiologia dell'influenza vi è la marcata tendenza di tutti i virus influenzali a variare, cioè ad acquisire cambiamenti nelle proteine di superficie che permettono loro di aggirare la barriera immunitaria presente nella popolazione che ha contratto l’infezione negli anni precedenti. Virus influenzali I cambiamenti possono avvenire secondo due meccanismi distinti 1. Deriva antigenica (antigenic drift). Si tratta di una modifica minore delle proteine di superficie del virus. Questo fenomeno riguarda sia i virus A che i B (ma negli A avviene in modo più marcato e frequente) ed è responsabile delle epidemie stagionali. Infatti le nuove varianti non sono riconosciute dal sistema immunitario della maggior parte delle popolazione, così che un ampio numero di individui risulta suscettibile al nuovo ceppo. Virus influenzali - pandemia 2. Spostamento antigenico (antigenic shift). È un fenomeno che riguarda solo i virus influenzali di tipo A e consiste nella comparsa nell'uomo di un nuovo ceppo virale, completamente diverso da quelli precedentemente circolanti nell'uomo. Gli shift antigenici sono dovuti o a riassortimenti tra virus umani e animali (aviari o suini) oppure alla trasmissione diretta di virus nonumani all'uomo. Quindi la fonte dei nuovi sottotipi sono sempre virus animali. Poiché la popolazione non ha mai incontrato prima questi antigeni, questi cambiamenti di maggiore entità possono provocare una infezione improvvisa e invasiva in tutti i gruppi di età, su scala mondiale, che prende il nome di "pandemia". La comparsa di un nuovo ceppo virale non è di per sé sufficiente a causare una pandemia, occorre infatti anche che il nuovo virus sia capace di trasmettersi da uomo a uomo in modo efficace. Influenza aviaria Influenza aviaria Gli uccelli migratori sono la riserva naturale dei virus dell’influenza aviaria, di cui sono noti diversi tipi. Il virus H5N1 è uno di questi e può talvolta causare infezione nell’uomo. Nei volatili questo virus causa un’infezione grave, che rappresenta una minaccia oltre che per gli uccelli anche per gli allevamenti avicoli. Dalla fine del 2003 i focolai di influenza aviaria da virus A/H5N1 sono endemici nei volatili nell’area estremo orientale, ed il virus ha causato infezioni gravi anche negli uomini. Dal 2005, inoltre, focolai di influenza aviaria sono stati documentati anche in Europa, e nel 2006, vi sono stati casi di trasmissione all’uomo in Turchia. Questo fenomeno può rappresentare un rischio concreto e persistente di una pandemia influenzale. Influenza aviaria Finora, non ci sono evidenze che il virus H5N1 abbia la capacità di trasmettersi da uomo a uomo Il rischio per la salute dell’uomo è per ora basso e non riguarda la popolazione generale. Infatti, finora la trasmissione all’uomo è avvenuta in pochi casi e in condizioni di stretto contatto con gli animali malati. In Asia circa 150 milioni uccelli sono morti o sono stati abbattuti a causa dell’infezione da virus H5N1. Centinaia di migliaia (se non milioni) di persone sono state probabilmente esposte al virus, mentre finora sono stati identificate solo un centinaio o poco più di persone malate, tutte coinvolte nell’allevamento o nella macellazione di pollame infetto. Influenza aviaria in caso di emergenza di un nuovo virus influenzale in grado di trasmettersi da uomo a uomo • la maggiore mobilità della popolazione a livello mondiale • la maggior velocità dei mezzi di trasporto renderebbero particolarmente problematico il controllo della diffusione dell’infezione. agenti infettivi: influenza aviaria e influenza suina • si solleva preoccupazione per la vicinanza tra molti allevamenti di suini ed allevamenti di avicoli • i maiali infatti possiedono i recettori sia per i virus influenzali aviari che per quelli umani e potrebbero costituire un vaso di rimescolamento • grazie infatti all’eventuale riassortimento genetico tra questi virus, potrebbero emergere nuovi ceppi umani pandemici Gilchrist MJ, Greko C, Wallinga DB, Beran GW, Riley DG, Thorne PS. The potential role of concentrated animal feeding operations in infectious disease epidemics and antibiotic resistance. Environ Health Perspect. 2007. 115(2):313-316; “pericoli per la salute del vicinato” INDIRETTI Alterazione delle matrici ambientali Emissioni in atmosfera Inquinamento suolo, acque superficiali e profonde Ambiente: contaminazione suolo e acque Problematiche legate alla gestione degli effluenti Immissione sul suolo e nelle acque superficiali e sotterranee di Nutrienti (nitrati, fosfati) Agenti patogeni Metalli pesanti (rame e zinco) A causa di 1. applicazione agronomica non adeguata: • terreni in pendenza, innevati • quantità eccessive rispetto alla capacità di assimilazione delle colture con fenomeni di ruscellamento o di percolazione 2. fuoriuscite di reflui da strutture di stoccaggio 3. accumuli di letame sul terreno 4. dispersione di agenti patogeni da carcasse seppellite contaminazione suolo e acque effetti sulla salute umana EFFETTI DEI NITRATI Il consumo di acqua contente elevati livelli di nitrati è associato a: -Rischio di sviluppare metaemoglobinemia; -Aumento del rischio di sviluppare ipertiroidismo; -Effetti negativi sulla riproduzione (malformazioni del SNC). Studi epidemiologici e tossicologici non hanno dimostrato una relazione tra assunzione di nitrati e rischio di cancro: i nitrati possono determinare la formazione di nitrosammine cancerogene a livello dello stomaco. Burkholder J et al. Impacts of waste from Concentrated Animal Feeding Operations on Water Quality. Environ Health Perspect 2007. 115:2, 308-312. Interventi di prevenzione Attività preventive SISP Prevenzione primaria • Valutazione degli strumenti urbanistici • Proposta di classificazione industria insalubre Valutazioni del SISP Prevenzione primaria Pareri preventivi sui progetti: nuovi insediamenti zootecnici ampliamenti/modifiche/adeguamenti Parere congiunto con il Servizio Veterinario (scheda, distanze, caratteristiche e gestione allevamento) distanze tre classi dimensionali: • carico zootecnico • specie allevata confini di proprietà dalle civili abitazioni non funzionali all’azienda dai limiti della zona agricola residenze civili sparse residenze civili concentrate (centri abitati) Valutazioni del SISP Autorizzazione integrata ambientale (AIA) Prevenzione secondaria ai fini della prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento, gli impianti adibiti allo svolgimento di determinate attività (individuate nell’allegato I), vengano sottoposti ad un’unica autorizzazione integrata ambientale o AIA In tale sede sono acquisite le prescrizioni del sindaco di cui agli articoli 216 e 217 del regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265 (relativi alle industrie insalubri) Valutazioni del SISP Prevenzione terziaria esposti Loc. Calcari Grezzana Monte di Sotto Roverè Industrie Insalubri Art. 217 Testo Unico Leggi Sanitarie 1934 Art. 217 Quando vapori, gas o altre esalazioni, scoli di acque, rifiuti solidi o liquidi provenienti da manifatture o fabbriche, possono riuscire di pericolo o di danno per la salute pubblica, il podestà prescrive le norme da applicare per prevenire o impedire il danno o il pericolo e si assicura della loro esecuzione ed efficienza. Nel caso di inadempimento il podestà può provvedere di ufficio nei modi e termini stabiliti nel testo unico della legge comunale e provinciale. Grazie per l’attenzione