ALLEVAMENTI:
ASPETTI AMBIENTALI E ZOOTECNICI
Verona 12-14 marzo 2013
Allevamenti come industrie insalubri:
aspetti generali e valutazioni del Servizio
Igiene e Sanità Pubblica
Dr.ssa Silvana Manservisi
Dipartimento di Prevenzione ULSS 20 Verona
Industrie Insalubri
Art. 216 Testo Unico Leggi Sanitarie 1934
Art. 216 Le manifatture o le fabbriche che producono vapori, gas o altre
esalazioni insalubri o che sono pericolose per la salute degli abitanti sono
indicate in un elenco* diviso in due classi:
la prima classe comprende quelle che devono essere isolate nelle campagne
e tenute lontane dalle abitazioni
la seconda classe quelle che richiedono speciali cautele per l’incolumità del
vicinato.
NB. Una industria o manifattura inscritta nella prima classe viene autorizzata
nell'abitato, se l'industriale responsabile prova che, per l'introduzione di nuovi
metodi o speciali cautele, il suo esercizio non reca danno alla salute del
vicinato.
Chiunque intende attivare una fabbrica o una manifattura con queste
caratteristiche deve, entro i quindici giorni precedenti, avvisare per iscritto il
Comune. L’Amministrazione Comunale ha la facoltà, nell'interesse della salute
pubblica, di vietarne l'attivazione o di subordinarla a determinate cautele.
*Elenco Industrie Insalubri (Decreto Ministeriale 5 settembre 1994)
“pericoli per la salute del vicinato”





DIRETTI
Emissioni in atmosfera
Odori
Rumore
Infestanti
Agenti zoonosici/infettivi
“pericoli per la salute del vicinato”
INDIRETTI
Alterazione delle matrici ambientali
 Emissioni in atmosfera
 Inquinamento suolo, acque superficiali
e profonde
“pericoli per la salute del vicinato”





DIRETTI
Emissioni in atmosfera
Odori
Rumore
Infestanti
Agenti zoonosici/infettivi
emissioni
1. gas semplici:
protossido d’azoto (N2O)
metano (CH4)
idrogeno solforato (H2S)
ammoniaca(NH3)
2. polveri ed altri composti volatili (PM10, COV)
emissioni
Il protossido d’azoto (N2O) Il metano
(CH4 ) sono emissioni tipiche
prodotte dai liquami zootecnici e
sono riconosciuti come gas serra.
Il metano (CH4 ) è uno dei “gas serra”
più significativi, avendo un impatto
specifico 21 volte più elevato della
stessa anidride carbonica (rispetto
alla quale però è presente in
atmosfera in minore quantità). Le
emissioni di metano in atmosfera
contribuiscono al riscaldamento
terrestre
Idrogeno solforato H2S
 acido debole, gas incolore, infiammabile, fortemente
tossico
 a concentrazioni di 100 ppm (altri autori indicano anche
una concentrazione di 50 ppm) causa perdita dell’olfatto
(paralisi olfattoria) impedendo la percezione del suo
tipico odore di uova marce
• prodotto in ambiente anaerobico dalla riduzione
microbica di composti organici contenenti zolfo
• negli allevamenti si origina dalla decomposizione delle
deiezioni animali (dispersioni da ricoveri, stoccaggi e
spandimenti).
Contribuisce alla formazione di particolato atmosferico
secondario.
formazione dell’idrogeno solforato negli
allevamenti
FATTORI CHE NE INFLUENZANO LA PRODUZIONE:
 la popolazione di batteri solfato riduttori
 la quantità di zolfo nelle deiezioni
 le caratteristiche delle deiezioni quali contenuto di acqua,
ossigeno e pH
Concentrazione media di H2S nell’aria:
tra 0,11 e 0,33 ppb (0,00011 e 0,0003 ppm)
Concentrazioni solitamente presenti negli allevamenti di maiali:
≤ 2-3 ppm
Casi particolari, ad es. agitazione dei liquami: fino a 80 -800 ppm
Effetti dell’H2S a varie concentrazioni nell’aria
Esposizioni all’H2S
Causa di infortuni mortali che si verificano in ambienti
confinati
Oltre al problema delle esposizioni acute ad elevate
concentrazioni, effetti sulla salute possono anche essere
provocati da esposizioni a dosi inferiori prolungate e
ripetute:
a basse concentrazioni si può verificare irritazione delle
mucose oculari con cheratocongiuntivite
Esposizioni prolungate all’H2S
studi scientifici condotti sullo stato di salute degli abitanti in
prossimità di sorgenti costanti di H2S a bassa concentrazione
hanno concluso che la costante puzza di uova marce causa
tensione, depressione, stanchezza, confusione ed un generale
stato di debolezza rispetto alle persone che vivevano in zone
non esposte ad H2S
Shiffman 1995 – studio delle emissioni di H2S dagli allevamenti suini
ammoniaca
• una delle sostanze che contraddistinguono maggiormente gli
allevamenti zootecnici dal punto di vista olfattivo
• caratterizzata da una bassa soglia di percezione olfattiva
• tossica sia per l’uomo che per gli animali
• corrosiva nei confronti di molti materiali.
L’ammoniaca deriva dalla fermentazione dell’urea e, in ambienti
chiusi quali gli allevamenti avicoli, la sua concentrazione
aumenta progressivamente fino a raggiungere anche livelli
superiori a 60 ppm.
ammoniaca: effetti sulla salute umana
- Tossica per uomo e animali: nell’uomo esposizioni a
livelli > 50 ppm provocano immediata irritazione di
naso e gola
- Esposizione a concentrazioni elevate: ustioni
chimiche dell’apparato respiratorio, della pelle e
degli occhi. Esposizioni da 5.000 ppm in su possono
essere fatali.
ATSDR, Agency for Toxic Substances and Disease Registry. Toxicological profile for Ammonia.
2004
Ammoniaca: ambienti di lavoro
Per quanto riguarda il termine limite di esposizione in
ambiente lavorativo l'ammoniaca ha
un valore di circa 35 ppm per 15 minuti (STEL Short-Term
Exposure Limit)
un valore 25 ppm per circa 8 ore (TWA, Time Weighted
Average)
ammoniaca: come inquinante ambientale
•
•
•
attraverso una serie di reazioni chimiche, può essere
trasformata in ossidi di azoto (NOX) e contribuire al
fenomeno delle piogge acide
contribuisce alla formazione di particolato atmosferico
secondario (PM 2,5).
provoca fenomeni di eutrofizzazione delle acque
(apportando azoto)
Si stima che circa il 20% dell’azoto contenuto nei liquami ogni
anno sia disperso in atmosfera sotto forma di ammoniaca
• Concentrazione media di ammoniaca nell’aria:
tra 0,3 e 6 ppb (0,0003 e 0,006 ppm)
• Concentrazione nei pressi di allevamenti di bestiame:
tra 0,280 e 80 ppm
De Leeuw, Frank, ETC-AQ, A set of emission indicators for long-range transboundary air
pollution,EEA/ETC-AQ 2000
dispersione di ammoniaca negli allevamenti
A LIVELLO DI:
• emissioni dai ricoveri, dovute alla permanenza delle
deiezioni nei locali di stabulazione degli animali
• emissioni dallo stoccaggio degli effluenti
• emissioni dallo spandimento agronomico
Emissioni in Veneto ripartite per macrosettore
ARPA - Regione Veneto 2005
SO2
NOx
COV
CH4
CO
CO2
N2O
NH3 PM2.5 PM10
PTS
t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno kt/anno t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno
1-Produzione energia e trasform.
combustibili
22.180 15.946
2-Combustione non industriale
1.798
3-Combustione nell'industria
5.431 15.893
4-Processi produttivi
3.756
7-Trasporto su strada
8-Altre sorgenti mobili e macchinari
2.333
20
254
374
472
1.049
255
5.143
5.530
5.539
827
228
8.574
6.212
396
5
249
507
781
5.122
40
6.830
2.893
14
22
240
637
787
30
66
84
4.497 39.064
4
199
19
70.641
49.735 27.972 1.519 132.768 9.483
4.327 16.119 3.656
9-Trattamento e smaltimento rifiuti
10
538
10-Agricoltura
5
11-Altre sorgenti e assorbimenti
2
Totale
1.061 12.236
9.522 29.140 8.655 129.141 8.716
5-Estrazione e distribuzione
combustibili
6-Uso di solventi
257
38
79
11.200 1.308
54.820
291
812
38.250 86.173
248
7
23.247 5.707
571
156
325
1.486
3.054
3.427
3.427
339
2
2.142
2.210
2.306
193
77
13
14
16
382
797
1.292
143
144
144
8.191 62.199
-2.858
582
2
37.710 110.923 203.646 196.285 290.684 38.147 11.108 64.048 11.651 13.707 14.849
Emissioni in Veneto ripartite per macrosettore
ARPA - Regione Veneto 2005
Emissioni in provincia di Verona ripartite per macrosettore
ARPA - Regione Veneto 2005
SO2
NOx
COV
CH4
CO
CO2
N2O
NH3 PM2.5 PM10
PTS
t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno kt/anno t/anno t/anno t/anno t/anno t/anno
1-Produzione energia e
1
trasform. combustibili
2-Combustione non
194
industriale
3-Combustione
1.012
nell'industria
4-Processi produttivi
21
5-Estrazione e distribuzione
combustibili
6-Uso di solventi
1
7-Trasporto su strada
8-Altre sorgenti mobili e
macchinari
9-Trattamento e
smaltimento rifiuti
10-Agricoltura
11-Altre sorgenti e
assorbimenti
Totale
267
38
1.745
2.982
900
13.217 1.760
158
2.720
181
79
1.345
949
53
320
1.226
18
616
531
5
890
8.453
1
87
183
0
0
0
1
25
512
550
551
4
23
44
68
23
82
81
16
44
52
9.757
40
10.119 5.253
288
25.511 1.892
63
289
608
679
679
51
2.843
542
12
1.508
252
84
0
378
397
420
3
244
7
11.683
31
23
23
27
3
3
3
152
322
508
29
29
30
2.150
2.393
173
1
3
6.613 25.306
2.250
1.393
2.405 17.747
160
-427
1.323 18.436 29.740 48.131 42.475 5.162
1
2.792 18.093 1.744
Emissioni in provincia di Verona ripartite per macrosettore
ARPA - Regione Veneto 2005
1-Produzione energia e
trasform. combustibili
2-Combustione non
industriale
3-Combustione
nell'industria
4-Processi produttivi
5-Estrazione e distribuzione
combustibili
6-Uso di solventi
7-Trasporto su strada
8-Altre sorgenti mobili e
macchinari
9-Trattamento e
smaltimento rifiuti
10-Agricoltura
11-Altre sorgenti e
assorbimenti
Totale
SO2
NOx
COV
0%
1%
0%
15 %
9%
10 %
76 %
15 %
2%
2%
CH4
CO
CO2
N2O
0%
4%
0%
2%
31 %
34 %
6%
1%
0%
3%
18 %
2%
4%
0%
1%
10 %
3%
18 %
NH3
PM2.5 PM10
PTS
0%
0%
0%
0%
29 %
26 %
23 %
0%
1%
2%
3%
0%
1%
4%
3%
2%
32 %
2%
28 %
0%
3%
0%
55 %
33 %
18 %
1%
60 %
37 %
2%
2%
1%
35 %
4%
15 %
2%
0%
4%
5%
3%
0%
22 %
18 %
18 %
0%
1%
0%
24 %
0%
0%
1%
0%
0%
0%
0%
1%
22 %
53 %
86 %
98 %
9%
15 %
21 %
0%
0%
8%
3%
0%
-8 %
0%
2%
1%
1%
100 %
100 %
100 %
100 %
100 %
100 %
100 %
100 %
100 %
100 %
100 %
“pericoli per la salute del vicinato”





DIRETTI
Emissioni in atmosfera
Odori
Rumore
Infestanti
Agenti zoonosici/infettivi
Origine degli odori
Le emissioni di odori negli allevamenti derivano
• metabolismo animale
• dai processi di degradazione biologica delle sostanze
organiche contenute nelle deiezioni
• sono generalmente maggiori nei mesi più caldi, nei quali le
temperature elevate favoriscono sia i processi di
degradazione che la volatilizzazione dei composti.
sostanze odorigene associate alla
zootecnia
acidi grassi volatili
composti dell’azoto
composti dello zolfo organici ed inorganici
composti aromatici
aldeidi
La concentrazione rilevata nell’aria è per la maggior parte di queste sostanze è molto
bassa, nell’ordine dei μg/m3, con l’esclusione dell’ammoniaca per la quale le
concentrazioni risultano nell’ordine delle unità o decine di mg/m3
l’impatto olfattivo
quasi mai è associato ad un reale rischio tossicologico-sanitario:
• natura raramente pericolosa degli odoranti
odoranti
• concentrazioni generalmente molto basse
tuttavia ai cattivi odori vengono associati
associati spesso aa condizioni
condizioni di
di “non
“non
salubrità” dell’aria con una valenza
valenza superiore
superiore rispetto
rispetto aa quella
quella di
di
inquinanti più pericolosi, ma non direttamente percepiti dai nostri
nostri sensi.
sensi.
• l’imprevedibilità del disturbo
• la sua presenza continuata nel tempo
• l’impossibilità di difendersi da esso
rappresentano causa di indubbio e persistente
persistente fastidio
fastidio per
per la
la popolazione
popolazione
residente, generano tensione e stati
stati d’ansia,
d’ansia, con
con conseguenti
conseguentiproteste
protesteda
da
parte dei cittadini.
Sintomatologie in aumento nelle popolazioni residenti in
aree limitrofe ad insediamenti zootecnici:
SINTOMI PSICOLOGICI
• Alternanza dell’umore
• Depressione
• Tensione
• Confusione
• Disturbi del sonno
LIMITI DEGLI STUDI:
•Scarsa o assente correlazione tra livelli di
esposizione e sintomi
•Campioni esigui di popolazione
•Influenze soggettive
SINTOMI FISICI
•Irritazione di naso, occhi, gola
•Irritazioni cutanee
•Tosse
•Respiro corto
•Raucedine
•Congestione nasale
•Mal di testa
•Nausea
•Dissenteria
•Palpitazioni
•Stanchezza
Nimmermark S. Odour influence on well-being and health with specific focus on animal production emission. Ann Agric
Environ Med. 2004. 11, 163-173. Cole D, Todd L, Wing S. Concentrated swine feeding operations and public health: a
review of occupational and community health effects. Environmental Health Perspectives. 108(8): 685-699.
Odori AIA
Identifica eventuali sorgenti di odori e la loro intensità indicando:
•
•
•
la “sorgente” (es. capannone di allevamento)
la “localizzazione”(rif. a planimetria)
la “tipologia” (es. ammoniaca, acido urico, solfidrico e polveri che
veicolano ammine)
• la “persistenza”
• “l’intensità” (es. moderatamente percepibile),
• “estensione della percettibilità” (es. 10 m o 50 m)
• i “sistemi di contenimento”(es. enzimi che pilotano la fermentazione, solfato di
calcio, copertura degli stoccaggi ecc.). La compilazione non richiede alcuna analisi
olfattometrica.
Solo in caso di ripetute segnalazioni e in presenza di punti critici si valuterà
la necessità di prescrivere un miglioramento “gestionale” (es. maggiore attenzione
nella movimentazione dei liquami, uso di correttivi, chiusura dei pozzetti
dopo il prelievo, ecc.).
impatti delle emissioni su
diverse scale spaziali
“pericoli per la salute del vicinato”





DIRETTI
Emissioni in atmosfera
Odori
Rumore
Infestanti
Agenti zoonosici/infettivi
rumore
Definizione di inquinamento acustico: “l'introduzione
di rumore nell'ambiente abitativo o nell'ambiente
esterno tale da provocare fastidio o disturbo al
riposo e alle attività umane, pericolo per la salute
umana, deterioramento degli ecosistemi, dei beni
materiali, dei monumenti, dell'ambiente abitativo o
dell'ambiente esterno o tale da interferire con le
normali funzioni degli ambienti stessi” (L. 447/95 art. 2)
sorgenti sonore presenti negli allevamenti
Le sorgenti sonore presenti nell’allevamento possono essere:
•i locali di stabulazione (in particolare durante le fasi di
movimentazione dei capi ed in occasione dei pasti)
•gli impianti di miscelazione e distribuzione degli alimenti
•gli impianti di ventilazione forzata
•la cella frigorifera
•gli automezzi in transito nell’allevamento in occasione del
trasporto degli animali, del rifornimento di mangimi, del
prelievo delle carcasse e dei liquami
rumore e salute
Elevati livelli sonori possono causare danni permanenti all’udito.
I rumori prodotti generalmente non sono tali da determinare un danno
diretto all’udito ma possono compromettere il benessere fisico e psichico
anche a livelli bassi.
Sono determinanti numerosi fattori come
• il tipo di rumore
• l'orario
• Impossibilità di agire sul rumore
• rumore necessario/inutile
rumore e salute
Lo studio dell'O.M.S. del 2010 "Community Noise - Environmental Health
Criteria«evidenzia che l'esposizione al rumore può provocare una serie di effetti
negativi diretti quali
insonnia: i disturbi del sonno possono manifestarsi già a livelli relativamente
contenuti (attorno ai 30 dB(A)), specie in presenza di rumori stazionari continui.
extrauditivi: tali effetti del rumore sono per lo più di tipo psicofisiologico. I più
importanti, si manifestano sotto forma di stress (malumore, stanchezza, mal di
testa e ansia) e reazioni cardio-vascolari a livelli più elevati
disturbi della comunicazione
sensibilità individuale verso i rumori
Le persone reagiscono al rumore in modo diverso.
“pericoli per la salute del vicinato”





DIRETTI
Emissioni in atmosfera
Odori
Rumore
Infestanti
Agenti zoonosici/infettivi
infestanti
 Blatte (Blatta orientalis), insetti
onnivori che infestano gli
allevamenti, in particolare suinicoli
ed avicoli
 le infestazioni possono estendersi
anche alle abitazioni vicine ai siti di
allevamento
 sono vettori meccanici di agenti
patogeni, oltre ad essere una fonte
di insudiciamento e contaminazione
delle derrate alimentari destinate
all'alimentazione animale
infestanti
Mosche (Musca domestica) si sviluppano sulle
sostanze organiche in decomposizione (deiezioni,
residui alimentari…)
 sono fonte di disturbo sia per la popolazione che
risiede nelle vicinanze delle aziende agricole, sia per
gli animali stessi
 sono importanti vettori meccanici in grado di
diffondere microrganismi patogeni attraverso
l’adesione alla superficie del corpo, in particolare
alle zampe, o attraverso l’ingestione, seguita da
rigurgito o defecazione.
“pericoli per la salute del vicinato”





DIRETTI
Emissioni in atmosfera
Odori
Rumore
Infestanti
Agenti zoonosici/infettivi
agenti infettivi e zoonosi
ZOONOSI, definite dalla Direttiva 2003/99/CE come
“qualsiasi malattia e/o infezione che possa essere
trasmessa naturalmente, direttamente o
indirettamente, tra gli animali e l’uomo”.
sono soggetti particolarmente a rischio di zoonosi:
i lavoratori del settore zootecnico che operano a stretto
contatto con gli animali
• allevatori
• macellatori
• macellai
• veterinari
agenti infettivi e zoonosi
insorgenza di nuove malattie umane
soprattutto virali:
es. pandemie influenzali
Virus influenzali
•
•
•
•
nel 1933 identificazione del virus influenzale
il virus infetta sia gli uomini che una larga fascia di uccelli e mammiferi
I virus influenzali umani sono raggruppati in tre tipi: A, B e C
Il virus influenzale di tipo A è quello maggiormente diffuso, causa
generalmente malattie più gravi rispetto agli altri due, è la causa della maggior
parte delle epidemie stagionali ed è l’unico che abbia generato pandemie.
Alla base della epidemiologia dell'influenza vi è la marcata tendenza di tutti i virus
influenzali a variare, cioè ad acquisire cambiamenti nelle proteine di superficie che
permettono loro di aggirare la barriera immunitaria presente nella popolazione che ha
contratto l’infezione negli anni precedenti.
Virus influenzali
I cambiamenti possono avvenire secondo due
meccanismi distinti
1. Deriva antigenica (antigenic drift). Si tratta di una modifica
minore delle proteine di superficie del virus. Questo
fenomeno riguarda sia i virus A che i B (ma negli A avviene in
modo più marcato e frequente) ed è responsabile delle
epidemie stagionali.
Infatti le nuove varianti non sono riconosciute dal sistema
immunitario della maggior parte delle popolazione, così che
un ampio numero di individui risulta suscettibile al nuovo
ceppo.
Virus influenzali - pandemia
2. Spostamento antigenico (antigenic shift). È un fenomeno che
riguarda solo i virus influenzali di tipo A e consiste nella comparsa
nell'uomo di un nuovo ceppo virale, completamente diverso da
quelli precedentemente circolanti nell'uomo.
Gli shift antigenici sono dovuti o a riassortimenti tra virus umani e
animali (aviari o suini) oppure alla trasmissione diretta di virus nonumani all'uomo.
Quindi la fonte dei nuovi sottotipi sono sempre virus animali. Poiché la
popolazione non ha mai incontrato prima questi antigeni, questi
cambiamenti di maggiore entità possono provocare una infezione
improvvisa e invasiva in tutti i gruppi di età, su scala mondiale, che
prende il nome di "pandemia".
La comparsa di un nuovo ceppo virale non è di per sé sufficiente a
causare una pandemia, occorre infatti anche che il nuovo virus sia
capace di trasmettersi da uomo a uomo in modo efficace.
Influenza aviaria
Influenza aviaria
Gli uccelli migratori sono la riserva naturale dei virus dell’influenza aviaria, di
cui sono noti diversi tipi. Il virus H5N1 è uno di questi e può talvolta
causare infezione nell’uomo. Nei volatili questo virus causa un’infezione
grave, che rappresenta una minaccia oltre che per gli uccelli anche per gli
allevamenti avicoli.
Dalla fine del 2003 i focolai di influenza aviaria da virus A/H5N1 sono
endemici nei volatili nell’area estremo orientale, ed il virus ha causato
infezioni gravi anche negli uomini.
Dal 2005, inoltre, focolai di influenza aviaria sono stati documentati anche in
Europa, e nel 2006, vi sono stati casi di trasmissione all’uomo in Turchia.
Questo fenomeno può rappresentare un rischio concreto e persistente di
una pandemia influenzale.
Influenza aviaria
Finora, non ci sono evidenze che il virus H5N1 abbia la capacità
di trasmettersi da uomo a uomo
Il rischio per la salute dell’uomo è per ora basso e non riguarda
la popolazione generale. Infatti, finora la trasmissione
all’uomo è avvenuta in pochi casi e in condizioni di stretto
contatto con gli animali malati.
In Asia circa 150 milioni uccelli sono morti o sono stati abbattuti
a causa dell’infezione da virus H5N1. Centinaia di migliaia (se
non milioni) di persone sono state probabilmente esposte al
virus, mentre finora sono stati identificate solo un centinaio o
poco più di persone malate, tutte coinvolte nell’allevamento
o nella macellazione di pollame infetto.
Influenza aviaria
in caso di emergenza di un nuovo virus
influenzale in grado di trasmettersi da uomo a
uomo
• la maggiore mobilità della popolazione a
livello mondiale
• la maggior velocità dei mezzi di trasporto
renderebbero particolarmente problematico il
controllo della diffusione dell’infezione.
agenti infettivi:
influenza aviaria e influenza suina
• si solleva preoccupazione per la vicinanza tra molti
allevamenti di suini ed allevamenti di avicoli
• i maiali infatti possiedono i recettori sia per i virus
influenzali aviari che per quelli umani e potrebbero
costituire un vaso di rimescolamento
• grazie infatti all’eventuale riassortimento genetico
tra questi virus, potrebbero emergere nuovi ceppi
umani pandemici
Gilchrist MJ, Greko C, Wallinga DB, Beran GW, Riley DG, Thorne PS. The potential role of concentrated
animal feeding operations in infectious disease epidemics and antibiotic resistance. Environ
Health Perspect. 2007. 115(2):313-316;
“pericoli per la salute del vicinato”
INDIRETTI
Alterazione delle matrici ambientali
Emissioni in atmosfera
Inquinamento suolo, acque superficiali e
profonde
Ambiente: contaminazione suolo e acque
Problematiche legate alla gestione degli effluenti
Immissione sul suolo e nelle acque superficiali e sotterranee di
Nutrienti (nitrati, fosfati)
Agenti patogeni
Metalli pesanti (rame e zinco)
A causa di
1. applicazione agronomica non adeguata:
• terreni in pendenza, innevati
• quantità eccessive rispetto alla capacità di assimilazione delle
colture con fenomeni di ruscellamento o di percolazione
2. fuoriuscite di reflui da strutture di stoccaggio
3. accumuli di letame sul terreno
4. dispersione di agenti patogeni da carcasse seppellite
contaminazione suolo e acque effetti sulla
salute umana
EFFETTI DEI NITRATI Il consumo di acqua contente elevati livelli
di nitrati è associato a:
-Rischio di sviluppare metaemoglobinemia;
-Aumento del rischio di sviluppare ipertiroidismo;
-Effetti negativi sulla riproduzione (malformazioni del SNC).
Studi epidemiologici e tossicologici non hanno dimostrato una
relazione tra assunzione di nitrati e rischio di cancro: i nitrati
possono determinare la formazione di nitrosammine
cancerogene a livello dello stomaco.
Burkholder J et al. Impacts of waste from Concentrated Animal Feeding Operations on
Water Quality. Environ Health Perspect 2007. 115:2, 308-312.
Interventi di prevenzione
Attività preventive SISP
Prevenzione primaria
• Valutazione degli strumenti urbanistici
• Proposta di classificazione industria insalubre
Valutazioni del SISP
Prevenzione primaria
Pareri preventivi sui progetti:
nuovi insediamenti zootecnici
ampliamenti/modifiche/adeguamenti
Parere congiunto con il Servizio Veterinario
(scheda, distanze, caratteristiche e gestione
allevamento)
distanze
tre classi dimensionali:
• carico zootecnico
• specie allevata
 confini di proprietà
 dalle civili abitazioni non funzionali all’azienda
 dai limiti della zona agricola
 residenze civili sparse
 residenze civili
 concentrate (centri abitati)
Valutazioni del SISP
Autorizzazione integrata ambientale (AIA)
Prevenzione secondaria
ai fini della prevenzione e riduzione integrate dell’inquinamento,
gli impianti adibiti allo svolgimento di determinate attività (individuate
nell’allegato I), vengano sottoposti ad un’unica autorizzazione integrata
ambientale o AIA
In tale sede sono acquisite le prescrizioni del sindaco di cui agli articoli 216 e
217 del regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265 (relativi alle industrie
insalubri)
Valutazioni del SISP
Prevenzione terziaria
esposti
Loc. Calcari
Grezzana
Monte di
Sotto
Roverè
Industrie Insalubri
Art. 217 Testo Unico Leggi Sanitarie 1934
Art. 217
Quando vapori, gas o altre esalazioni, scoli di acque,
rifiuti solidi o liquidi provenienti da manifatture o
fabbriche, possono riuscire di pericolo o di danno per
la salute pubblica, il podestà prescrive le norme da
applicare per prevenire o impedire il danno o il
pericolo e si assicura della loro esecuzione ed
efficienza.
Nel caso di inadempimento il podestà può provvedere
di ufficio nei modi e termini stabiliti nel testo unico
della legge comunale e provinciale.
Grazie per l’attenzione