Storia della dinamica Prof. Daniele Ippolito Liceo Scientifico “Amedeo di Savoia” di Pistoia Lo studio del movimento e delle sue cause è stato oggetto di analisi da parte dei primi filosofi greci. Aristotele è giunto ad elaborare una teoria organica del movimento, che non rappresenta una teoria scientifica ma una “filosofia della natura”. Archimede è stato il primo fisico, nel senso moderno del termine, e si è occupato prevalentemente dell'equilibrio dei corpi. Nel Rinascimento nuovi fisici hanno ripreso ed approfondito lo studio del movimento, per giungere con Newton ad un modello organico. Nel Novecento sono state elaborate teorie che hanno rivoluzionato la concezione di Newton. IV secolo a.C. Aristotele scrive la “Fisica”: uno studio filosofico sulla natura. Sostiene che il movimento sia concepibile soltanto in relazione alla posizione e al tempo. Il movimento è sempre dovuto ad un contatto tra un agente, detto “motore” ed un corpo in movimento. Secondo Aristotele, un corpo è in movimento fintanto che su di esso agisce una forza. Esso si muove tanto più rapidamente quanto più è elevata la forza applicata. Il moto non è possibile nel vuoto, che quindi non esiste. III secolo a.C. Archimede scrive due libri “Sull'equilibrio delle figure piane” e “Sui galleggianti”. Elabora una teoria scientifica vera e propria ancora oggi accettata per la descrizione dell'equilibrio dei punti materiali, dei corpi rigidi e dei fluidi. I suoi studi sono finalizzati alla costruzione di macchine (da cui il termine “meccanica”) e si occupano prevalentemente dell'analisi delle cause dell'equilibrio più che della descrizione del movimento. VI secolo d.C. Il filosofo bizantino Giovanni Filopono Commentario alla “Fisica” di Aristotele. scrive un Confuta la tesi secondo cui un corpo resterebbe in movimento solo sotto l'azione di una forza: infatti, una freccia continua a muoversi anche dopo essere stata scoccata dall'arco. Attribuisce la causa del movimento ad una vis cinetica della freccia al momento del lancio. XII secolo d.C. Il filosofo arabo andaluso Avempace, commentando la “Fisica” di Aristotele, riprende la teoria di Filopono. Sostiene che il movimento possa avvenire anche in assenza di un mezzo materiale, cioè anche nel vuoto. XIV secolo d.C. Il filosofo francese Giovanni Buridano, propone la teoria dell'impetus. Sostiene che un corpo in movimento possiede un impeto proporzionale alla sua massa e alla sua velocità. Il corpo quindi prosegue nel suo moto anche in assenza di forze esterne per via del suo impeto. 1638 Galileo Galilei, scrive i “Discorsi intorno a due nuove scienze”. Comprende il “principio di inerzia”, anche se non lo enuncia come tale. Un corpo non soggetto a forze esterne persevera nel suo stato di moto orizzontale uniforme o di quiete, che, dinamicamente, sono due stati equivalenti. Per Galileo, il moto perpetuo può avvenire solo su una superficie equidistante da un centro di gravità, ad esempio sulla superficie terrestre. Secondo Galileo, quindi, il moto inerziale è un moto circolare uniforme. 1687 Isaac Newton scrive i “Principia Mathematica phylosophiae naturalis”, in cui pone le basi della dinamica, enunciate in tre principi fondamentali. Primo principio della dinamica (o principio di inerzia): «Ciascun corpo persevera nel proprio stato di quiete o di moto rettilineo uniforme, eccetto che sia costretto a mutare quello stato da forze impresse». Secondo principio della dinamica: «Il cambiamento di moto è proporzionale alla forza motrice impressa e avviene lungo la linea retta secondo la quale la forza è impressa». In termini moderni, diciamo che: Ftot = m a I primi due principi di Newton valgono soltanto in alcuni sistemi di riferimento, detti sistemi inerziali. Per Newton il sistema inerziale assoluto è quello delle “stelle fisse”. Ogni altro sistema di riferimento in moto rettilineo uniforme rispetto alle stelle fisse è inerziale. Terzo principio della dinamica (o principio di azione e reazione): «A ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria: ossia le azioni di due corpi sono sempre uguali tra loro e dirette verso parti opposte». Occorre aggiungere che le forze (attrattive o repulsive) con cui interagiscono i due corpi sono sempre dirette lungo la loro congiungente. 1905 Albert Einstein elabora una nuova teoria, detta relatività ristretta, che rivoluziona il modello di Newton, quando si studiano sistemi a velocità vicine a quelle della luce. Negli anni successivi, in seguito agli studi di altri fisici, si impone un nuovo modello per lo studio dei sistemi microscopici: la meccanica quantistica. La dinamica di Newton, tuttavia, resta una teoria adatta a descrivere sistemi fisici che si muovono a livello macroscopico e con velocità molto minori di quella della luce.