EFFETTO FOTOELETTRICO Cosa successe poco prima… Max Planck, nel 1900, avanzò un’ipotesi rivoluzionaria, secondo la quale un atomo e un’onda elettromagnetica di frequenza f si scambiano energia non in modo continuo, ma attraverso quantità discrete, multiple di “pacchetti” di energia elementare, chiamati quanti. E = hf con h = 6,626 x 10-34 Js (costante di Plank). Che cos’è la luce? La luce è un’onda elettromagnetica. Per il principio di elettrizzazione per induzione, con un elettroscopio abbiamo creato un eccesso di cariche negative sulla spirale metallica esterna. La particolarità di un metallo è di avere gli elettroni di valenza disposti in una nube attorno al metallo stesso, legati ai nuclei per attrazione. Illuminata dalla luce della stanza, la piastra metallica non rilasciava elettroni. Ciò non avvenne nemmeno dopo l’illuminazione con una torcia, né tantomeno con una lampada di intensità maggiore Illuminate da luce ultravioletta, le cariche negative situate sulla piastra metallica acquistano velocità, liberando l’elettroscopio da quello scompenso di cariche che causava la repulsione reciproca fra le foglioline. Intuiamo allora che - Vengono emessi elettroni - L’emissione non dipende dall’intensità dell’onda elettromagnetica, ma dalla sua frequenza - Il risultato si verifica con effetto immediato Il nostro scopo è ora quello di scoprire quanti elettroni vengono emessi per una certa frequenza, e con quale velocità. L’effetto fotoelettrico è il fenomeno fisico caratterizzato dall’emissione di elettroni da una superficie metallica quando questa viene colpita una una radiazione elettromagnetica, ovvero da fotoni aventi una certa lunghezza d’onda. EFFETTO FOTOELETTRICO Fotocellula: dispositivo composto da un tubo a vuoto, con un elettrodo di metallo (Cesio) detto catodo, e un elettrodo collettore, detto anodo che raccoglie i fotoelettroni emessi dal catodo. LED: disponiamo di 5 led a diverse λ che si collegano alla fotocellula illuminando il catodo Intensità di corrente I = Δq/Δt Energia cinetica Ek = ½mv2 Definiamo Potenziale d’arresto V0 il valore del potenziale elettrico tra catodo e anodo per cui la fotocorrente nel circuito si interrompe completamente 1) Vogliamo verificare come varia l’energia cinetica degli elettroni al variare dell’intensità della luce incidente 2) Vogliamo verificare come varia l’energia cinetica degli elettroni al variare della frequenza della luce incidente - Ogni LED di lunghezza d’onda differente ha un potenziale d’arresto differente - Abbiamo selezionato un LED alla volta, e calcolato per esso la frequenza corrispondente - Abbiamo annotato il valore di tensione V0 corrispondente al LED selezionato, segnato dal voltmetro - Abbiamo calcolato l’energia cinetica massima degli elettroni emessi: Ek max = eV0 Ek max è l’energia necessaria agli elettroni per contrastare la forza controelettromotrice, che si oppone al loro moto impedendo loro di raggiungere l’anodo e chiudere il circuito. 2) Vogliamo verificare come varia l’energia cinetica degli elettroni al variare della frequenza della luce incidente 2 PROBLEMI 1) L’energia massima dei fotoelettroni non dipende dall’intensità della radiazione incidente sul metallo 2) L’energia dei fotoelettroni aumenta con l’aumentare della frequenza della radiazione incidente Einstein formulò l’ipotesi per cui un fotone viene assorbito da un elettrone e la sua energia hf si trasforma in energia cinetica dell’elettrone. Per lasciare l’atomo un elettrone deve avere energia uguale al lavoro di estrazione del metallo. hfmin = Lestr quindi fmin = Lestr / h se f > fmin allora hfmin = Lestr + Ek