Eugenio Montale «Non recidere, forbice, quel volto

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PARTE TREDICESIMA
CAPITOLO VI
CD297
[Le occasioni]
Il fascismo, la guerra e la ricostruzione: dall’Ermetismo al Neorealismo (1925-1956)
Eugenio Montale, § 4
1
Eugenio Montale
«Non recidere, forbice, quel volto»
Scritto nel novembre 1937, è questo il diciottesimo mottetto. Il pericolo che il ricordo di Clizia, la donna
amata, si dilegui è accostato all’immagine di un giardiniere che, in novembre, pota le piante e a un guscio di cicala morta che cade dai rami di un’acacia nel fango. Il ricordo non è un possesso sicuro: continuamente minacciato, rischia di cancellarsi lasciando il poeta solo, in un’attonita assenza di vita.
Non recidere,forbice,quel volto,
solo nella memoria che si sfolla,
non far del suo grande viso in ascolto
la mia nebbia di sempre.
da E. Montale, L’opera in versi,
a cura di R. Bettarini e G. Contini,
Einaudi, Torino 1980.
5
metrica Due quartine di endecasillabi e settenari (i vv. 4 e 7).
Rime ai vv. 1: 3, 2: 6, 4: 8 (imperfetta).
1-4 [O] forbice, non tagliare (recidere) [l’immagine e il ricordo di] quel volto [: quello di Clizia, la donna amata],
[rimasto] solo nella [mia] memoria che si svuota (sfolla), non trasformare il (non far del) suo grande volto in
ascolto [nel] la mia confusa indifferenza (nebbia; *metafora) di sempre. La forbice è quella di un giardiniere
che pota le piante (cfr. la quartina successiva): il suo
gesto deciso è accostato al venir meno dei ricordi, cancellati dal tempo e dalla distanza fra Montale e Clizia,
Un freddo cala… Duro il colpo svetta.
E l’acacia ferita da sé scrolla
il guscio di cicala
nella prima belletta di Novembre.
la donna amata. La memoria è vista infatti come precaria: essa si svuota progressivamente, lasciando il poeta in una nebbia che metaforicamente indica un’assenza
di vitalità. Il viso della donna è grande per la sua importanza affettiva e perché si accampa da solo nel ricordo; è in ascolto perché, al di là della lontananza fisica, il poeta continua a rivolgersi a lei e la comunicazione fra i due sembra perdurare.
5-8 Cala il freddo… Il colpo [della lama] taglia (svetta) duramente (duro) [i rami dell’acacia]. E l’acacia colpita (ferita) scrolla da sé [: fa cadere da sé] il guscio di cicala
nel primo fango (belletta) di novembre. La quartina è de-
scrittiva, ma si carica di significati psicologici. Il freddo è
quello dell’autunno; il colpo quello del giardiniere che
pota le piante. Svetta ha un significato duplice: “taglia la
cima (o vetta) della pianta” e “guizza, balena, cala improvviso”. La cicala è tradizionalmente, per il suo canto,
un emblema della poesia: ormai morta e ridotta a un guscio vuoto, è una metafora della fine di un passato felice (quello dell’unione fra il poeta e la donna). Prima belletta: prima perché il maltempo autunnale ha iniziato a
manifestarsi da poco; belletta è termine dantesco; Novembre è un mese funebre (si apre infatti con il giorno
dei morti): sottolinea quindi il dolore della separazione.
guida alla lettura
La costruzione del mottetto
La partizione metrica sottolinea la divisione in due del mottetto. Eppure,
questa semplicità nasconde un’inversione. Il poeta, infatti, prima descrive il proprio stato d’animo (il timore dello svanire del ricordo di Clizia), grazie alla metafora della «forbice», e poi l’immagine realistica
che spiega la presenza di quella metafora (il taglio dei rami dell’aca-
cia in novembre). Il dato soggettivo precede dunque quello oggettivo
e realistico, che serve in qualche modo a spiegarlo (ma va anche notato che l’“oggettività” della seconda strofe è soggettivizzata da molti
elementi psicologici). Questa inversione spiazzante crea un effetto di
poesia e dà alle immagini una forza altrimenti impossibile.
La «memoria che si sfolla»
La memoria è tradizionalmente una parte fondamentale dell’identità:
noi siamo noi stessi anche grazie ai nostri ricordi, considerati come
un possesso stabile e duraturo. Per Montale, invece, i ricordi hanno
un carattere precario, labile (cfr. T5, La casa dei doganieri): cosa che
colpisce tanto più, se si pensa che in questo mottetto si sta parlando
della persona amata. La memoria tende a cancellarsi progressiva-
mente, lasciando l’uomo nella «nebbia» di un’esistenza vuota e di un’identità debole e incerta. Questo senso di smarrimento non deriva solo dall’assenza della donna amata, che in quanto donna-angelo è la
sola in grado di dare valore all’esistenza riscattandola dall’insensatezza, ma rivela una condizione generale di alienazione, tipica dell’uomo moderno.
Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese Manuale di letteratura
[G. B. PALUMBO EDITORE]
PARTE TREDICESIMA
CAPITOLO VI
Il fascismo, la guerra e la ricostruzione: dall’Ermetismo al Neorealismo (1925-1956)
Eugenio Montale, § 4
CD297
Eugenio Montale ~ «Non recidere, forbice, quel volto»
esercizi
Comprendere
1
2
Analizzare e interpretare
Da quale situazione narrativa trae spunto questa lirica?
a) da un incontro fra il poeta e la donna amata
b) dalla lontananza fra il poeta e la donna amata
c) dal rifiuto opposto dalla donna amata al poeta
d) dalla richiesta della donna amata al poeta di renderle le
sue foto
Cosa significa «svetta» al v. 5? Puoi indicare due significati.
a) taglia la cima
b) si staglia
c) si innalza
d) cala rapido
e) sventola
3
Spiega com’è costruita questa poesia: che rapporto c’è fra
la prima e la seconda quartina? Il loro ordine è naturale o
contiene un artificio?
4
Quali significati ha, secondo te, l’immagine della cicala nella seconda quartina?
Approfondire
5
Il tema della memoria assume in Montale caratteristiche
nuove. Essa non è più il saldo possesso che conferma l’identità del soggetto, ma qualcosa di labile e incerto. Spiegane le caratteristiche facendo riferimento anche ad altri testi analoghi a questo (p. es. T5, La casa dei doganieri).
Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese Manuale di letteratura
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