Lezione n.10_16

annuncio pubblicitario
RISONANZA MAGNETICA
GESTIONE DELLA SICUREZZA E DELLA QUALITA’
• Quadro normativo di riferimento
• Agenti di rischio e strategie di sicurezza
QUADRO NORMATIVO di RIFERIMENTO
1. D.M. 1991
- Requisiti tecnici (strumentazione minima che deve essere in dotazione al presidio
per garantire che la RM lavori in modo articolato con gli altri mezzi di diagnostica per
immagini), criteri di idoneità edilizia e CONTROLLI di SICUREZZA
- Procedure di autorizzazione all’installazione
- Comunicazione di avvenuta installazione
2. D.M. 1993
− Aggiornamento di alcune norme sull’autorizzazione all’installazione e
all’uso di apparecchiature a RM (forniti LIMITI in riferimento
all’ESPOSIZIONE a campi e.m. a RF e a campi magnetici variabili per
pazienti, volontari e lavoratori)
3. D.P.R. 1994
- Semplificazione procedure autorizzative.
Da un punto di vista DOCUMENTALE ci sono due momenti significativi
nella «vita» di un’apparecchiatura RM:
1) Iter autorizzativo per l’installazione
2) Comunicazione di avvenuta installazione agli Organi di vigilanza per
la «verifica di conformità agli STANDARD di SICUREZZA»
(ASL, Ministero della Salute, ISS, INAIL)
Vetustà delle norme rispetto all’evoluzione tecnologica, ma i contenuti
informativi della comunicazione di avvenuta installazione indicano comunque le
criticità e le fonti di rischio, nonché le strategie di sicurezza da intraprendere.
GESTIONE della SICUREZZA in RM
CONOSCERE e VALUTARE
• Caratteristiche dell’impianto
• Effetti sanitari sulle persone
• Guasti o malfunzionamenti dei DISPOSITIVI di ALLARME e
SICUREZZA o delle apparecchiature medicali all’interno del sito
I fenomeni fisici su cui si basa il funzionamento
di un’apparecchiatura RM sono:
• campo magnetico statico (T=tesla)
prodotto da un MAGNETE
• gradienti di campo magnetico (mT/m)
prodotti da BOBINE di GRADIENTE
• campo elettromagnetico a RF
trasmesso da una BOBINA TRASMITTENTE
Elementi fondamentali di un’apparecchiatura RM
MAGNETE
BOBINE di
GRADIENTE
BOBINA RF
TRASMITTENTE
BOBINA RF
RICEVENTE
FONTI di RISCHIO
SEMPRE PRESENTI
• Campo magnetico statico (B0)
• Liquidi criogenici (He)
PRESENTI SOLO DURANTE
L’ESECUZIONE DELL’ESAME
• Campi magnetici variabili nel
tempo (dB/dt) generati dai
gradienti
• Campi e.m. a RF
campo magnetico
statico
operatori
gradienti di
campo
RISCHIO
campo RF
pazienti
visitatori
ambiente
liquidi criogenici
Campo magnetico
INTERAZIONE campo magnetico statico B0
e tessuti biologici e altro…
• Non esistono evidenze significative di effetti dannosi o irreversibili nel caso di
PERMANENZA in campi <= 2 T (interazioni elettrodinamiche ed magnetoidrodinamiche)
•
Possibili INTERFERENZE con dispositivi elettronici (PACEMAKER o DEFIBRILLATORE)
impiantati nel pz per B0 > 0,5T
•
Movimenti di TRASLAZIONE e ROTAZIONE di materiali ferromagnetici presenti nel pz:
diventano ancora più rilevanti nel caso di presenza di impianti metallici nelle vicinanze
di vasi sanguigni o tessuti delicati:
CLIPS INTRACRANICHE – PROTESI ORTOPEDICHE – VALVOLE CARDIACHE –
APPARECCHI DENTALI – IMPIANTI OTOACUSTICI e OCULARI - SCHEGGE e PROIETTILI
Campo magnetico
Altri RISCHI legati a B0…….
Effetto MISSILE: capacità del campo magnetico statico di attrarre
oggetti ferromagnetici in direzione delle linee di campo verso il centro del
magnete
La forza di ATTRAZIONE / TORSIONE dipende da:
• proprietà magnetiche del materiale
• intensità del campo
• gradiente di campo (attrazione)
• allineamento dell’oggetto (torsione)
• massa e forma dell’oggetto
RISCHIO per CHIUNQUE SI TROVI LUNGO LA TRAIETTORIA DELL’OGGETTO
Campo magnetico
EFFETTO MISSILE
ATTREZZATURE IN MATERIALE AMAGNETICO
Campo magnetico
STRUMENTI PER LA GESTIONE DELLA
SICUREZZA IN UN SITO RM
• Classificazione aree di lavoro, individuazione e delimitazione delle aree di
rischio
• Segnaletica
• Dispositivi di monitoraggio dell’intensità dei campi magnetici
• Impianto di climatizzazione e di ventilazione
• Dispositivi per il monitoraggio dell’ossigeno
• Gabbia di Faraday
• Regolamento di Sicurezza
• Formazione del personale
• Verifiche periodiche dei sistemi di sicurezza
e anche CONTROLLI di QUALITA’
Campo magnetico
Classificazione delle aree di lavoro:
DELIMITAZIONE e DESTINAZIONE D'USO
In fase di progetto prima e poi in fase di collaudo sono individuate:
1) Zona Controllata (ZC): area in cui B0 ≥ 0,5 mT (5 Gauss)
2) Zona ad Accesso Controllato (ZAC): comprende la ZC e tutti i locali e zone dedicate
all’attività diagnostica con RM a cui si accede attraverso un UNICO ACCESSO CONTROLLATO
3) Zona di Rispetto (ZR): area in cui 0,1mT ≤ B0 ≤ 0,5mT
4) Zona Libera (ZL): area in cui B0 ≤ 0,1 mT
Campo magnetico
ZAC
• Accesso, rigorosamente controllato da personale
addestrato, limitato a:
- personale autorizzato
- pazienti, volontari e accompagnatori IN ASSENZA di
controindicazioni (portatori di: pace-maker cardiaco, clip
ferromagnetiche vascolari, protesi metalliche, preparati
metallici intracranici , etc)
uso di METAL DETECTOR e, se necessari, esami radiologici per il controllo
• Vietata l’introduzione di materiale ferromagnetico
(bombole di gas, estintori, barelle ferromagnetiche, monete,
forbici, spille, etc)
• All’ingresso apposta idonea segnaletica
• Vietata la presenza nelle vicinanze di grandi masse
ferrose in movimento (automobili, ascensori, ecc.):
possibile interferenza su omogeneità di campo
Campo magnetico
ZC
• Generalmente situata all’interno della sala magnete, talvolta interessa una parte del
locale tecnico (sistemi di controcampo e/o schermature magnetiche per il
contenimento di B0). La porta della sala magnete generalmente si apre verso l’interno
per favorire l’assistenza al paziente e l’eventuale evacuazione
• All’ingresso della sala magnete apposta idonea segnaletica
ZR
• In fase progettuale effettuare analisi
della destinazione d’uso dei locali
all’interno del sito per valutare possibili
problemi di compatibilità
elettromagnetica
Campo magnetico
MISURA CAMPI MAGNETICI
T
E
S
L
A
M
E
T
R
O
Campo magnetico
Distribuzione campo
magnetico disperso
RM 1.5T Ge
Linea isomagnetica
5 gauss
schermatura
Campo magnetico
Il sistema di confinamento magnetico mira a contenere il campo magnetico disperso. I
materiali principalmente utilizzati sono quelli ad elevata permeabilità magnetica (indice
fisico che descrive l’attitudine di un materiale a presentare una bassa resistenza
all’attraversamento delle linee di campo magnetico) e a basso costo (tipicamente lamiere di
ferro o lamierini di ferro al silicio)
Campo magnetico
CAMPO APERTO
CAMPO CONFINATO
Campo magnetico
LIMITI DI ESPOSIZIONE per LAVORATORI
a CAMPO MAGNETICO STATICO
Campo magnetico
Valori di B0 - sala magnete RM Achieva Philips 1.5T
(attorno al lettino portapaziente- ad 1 mt da terra)
950 mT : ingresso gantry
Pannello comandi: 240 mT
150 mT
POSIZIONE
OPERATORE
50 cm
150 mT
28 mT
1.2 mT
100 cm
Campi magnetici
variabili
INTERAZIONE gradienti di campo magnetico dB/dt
e tessuti biologici
• Produzione di campi elettrici indotti e correnti indotte nei tessuti
conduttivi o altri conduttori all’interno del corpo.
Dipende da (dB/dt) e dalla conducibilità elettrica dei tessuti.
Campi magnetici
variabili
• STIMOLAZIONE NERVOSA PERIFERICA
non è rischiosa, ma fastidiosa e può comportare l’interruzione dell’esame
(effetti a soglia e prevalenti alle basse frequenze)
• STIMOLAZIONE CARDIACA fibrillazione ventricolare (induzione di un
battito ectopico o di un’altra aritmia cardiaca)
molto pericolosa, ma la soglia è superiore rispetto a quella relativa alla
stimolazione nervosa che viene quindi usata come parametro fisiologico
di sicurezza
Fibrillazione ventricolare
Stimolazione dei nervi periferici
J > 1000 mA/m2 (4-1000 Hz)
J > 100 mA/m2 (4-1000 Hz)
• RISCALDAMENTO del TESSUTO
trascurabile e quindi clinicamente non significativo
Campi magnetici
variabili
LIMITI DI ESPOSIZIONE
a CAMPI MAGNETICI VARIABILI
I limiti vigenti sono definiti dal D.M. 1993, in particolare:
• si ritiene che valori di dB/dt inferiori a 6T/s non rappresentino rischi per la salute
del paziente
• previo controllo della funzionalità cardiaca, cardiocircolatoria e della
stimolazione periferica è possibile estendere l’esposizione fino ad una variazione
massima di 2400 T su un intervallo di 120 secondi, rispettando comunque un
massimo di 200T/s
Campi e.m. a RF
INTERAZIONE campo e.m. a RF e tessuti biologici
riscaldamento
Effetti biologici associati al riscaldamento dei tessuti
Affinché la temperatura dei tessuti aumenti significativamente, il calore generato per
assorbimento di energia e.m. deve essere tale da non riuscire ad essere smaltito dal sistema.
Carico termico totale del corpo
RATEO DI ASSORBIMENTO SPECIFICO MEDIO
SAR
Campi e.m. a RF
Il SAR è la grandezza dosimetrica più appropriata in relazione agli effetti termici connessi
all’assorbimento dell’energia e.m. nei tessuti. L’unità di misura è (W/kg).
L’espressione SAR locale è riferito ad 1grammo di tessuto.
L’aumento della temperatura dipende da:
• SAR
• sistema di termoregolazione
• condizioni ambientali (temperatura, umidità, ventilazione)
• stato fisiologico.
Il calcolo del SAR è molto complesso dato che dipende da molti fattori (frequenza, intensità,
forma d’onda e polarizzazione del campo RF, nonché dalle caratteristiche elettriche del
tessuto e dalla configurazione geometrica della regione anatomica interessata).
Studi sperimentali su animali hanno mostrato effetti sul comportamento per SAR > 4 W/kg.
Questo valore di SAR corrisponde ad un aumento della temperatura corporea dell’uomo
non superiore a 1°C, innalzamento ben tollerato da un adulto.
Campi e.m. a RF
LIMITI DI ESPOSIZIONE a CAMPI E.M. a RF
per PAZIENTI, LAVORATORI, VOLONTARI, ACCOMPAGNATORI
I limiti vigenti sono definiti dal D.M. 1993, in particolare:
• innalzamento della temperatura < 0,5°C
(tollerabile anche da pz particolari: bambini, donne gravide, soggetti obesi o affetti da patologie )
• è accettabile un innalzamento massimo al corpo intero <1°C tenendo presente
che il riscaldamento localizzato soddisfi i seguenti limiti:
Testa < 38°C
Tronco < 39°C
Arti inferiori < 40°C
Tempo medio
SAR di breve termine
6 minuti
SAR corpo (intero)
SAR corpo
(parziale)
SAR solo testa
Regione del corpo:
corpo intero
parte del corpo
esposta
testa
testa
tronco
estremità
Modalità operativa
↓
(W/kg)
(W/kg)
(W/kg)
(W/kg)
(W/kg)
(W/kg)
Normale
2
2 - 10 (b)
3.2
10 (c)
10
20
1º Livello
controllato
4
4 - 10 (b)
3.2
10 (c)
10
20
2º Livello
controllato
>4
>(4 - 10) (b)
>3.2
>10 (c)
>10
>20
SAR locale (a)
Il limite SAR ogni intervallo di 10s non deve eccedere 3 volte i valori determinati
Note:
(a) Il SAR locale è determinato rispetto ad una massa di 10 g.
(b) Il limite varia dinamicamente in relazione al rapporto "massa del paziente esposta / massa del paziente":
MODALITÀ OPERATIVA NORMALE: SAR corpo (parziale)= 10 W/kg – (8 W/kg * massa del paziente esposta / massa del paziente) MODALITÀ OPERATIVA CONTROLLATA DI
1° LIVELLO: SAR corpo (parziale) = 10 W/kg – (6 W/kg * massa del paziente esposta / massa del paziente) (c) Nel caso in cui l'orbita si trova nel campo emesso da una
piccola bobina trasmittente (RF) locale, occorre fare molta attenzione affinché l'aumento di temperatura sia limitato a 1 °C.
Campi e.m. a RF
Il D.M. del 1993 raccomanda che,
nel caso l’utente non possegga mezzi
adeguati per la determinazione dei
valori di SAR e dB/dt, richieda alla
casa costruttrice la
CERTIFICAZIONE di CONFORMITA’
ai limiti di esposizione vigenti.
Liquidi criogenici
LIQUIDI CRIOGENICI: ELIO e AZOTO
Caratteristiche:
•
•
•
•
•
•
•
•
INODORE
NON INFIAMMABILE
NON TOSSICO
evaporando produce VAPORI FREDDI che si diffondo : NUBE BIANCA (a
20°C 1 litro di elio liquido produce ca. 750 litri di elio gassoso)
rischio di SOFFOCAMENTO
I vapori di elio si accumulano verso il soffitto
I vapori di azoto si accumulano verso il pavimento
Danni da GELO: a contatto con la pelle provoca danni simili ad ustioni
Condensazione dell’ossigeno: aumento del rischio di incendio
Liquidi criogenici
OPERAZIONI DI RABBOCCO DEI GAS CRIOGENICI
Spruzzi di liquido sulla pelle provocano lesioni simili a bruciature
Liquidi criogenici
“E’ la transizione non controllata
della conducibilità elettrica di una
bobina superconduttiva percorsa
da corrente, da uno stato
superconduttivo alla normale
conducibilità, con la conseguente
ebollizione del liquido criogenico.”
QUENCH
Liquidi criogenici
ATTENZIONE !!!!
A temperatura ambiente (20 ° C) …..
750 litri di
elio gassoso
700 litri di
azoto
gassoso
1 litro di elio
liquido
1 litro di azoto
liquido
Liquidi criogenici
STRUMENTI PER LA GESTIONE DELLA
SICUREZZA IN UN SITO RM
• Classificazione aree di lavoro, individuazione e delimitazione delle aree di
rischio
• Segnaletica
• Dispositivi di monitoraggio dell’intensità dei campi magnetici
• Impianto di climatizzazione e di ventilazione
• Dispositivi per il monitoraggio dell’ossigeno
• Gabbia di Faraday
• Regolamento di Sicurezza
• Formazione del personale
• Verifiche periodiche dei sistemi di sicurezza
e anche CONTROLLI di QUALITA’
Liquidi criogenici
PERICOLI IN CASO DI QUENCH
•
Raffreddamento degli oggetti con cui l’elio gassoso viene in contatto
Esplosione del sistema di espulsione
Produzione di una nube di colore bianco, per raffreddamento
molecole di acqua presenti nella zona posta nelle vicinanze del
magnete
Possibili danni al magnete
•
Carenza di O2 nella sala rischio SOFFOCAMENTO
•
•
•
PREVENZIONE
• Canalizzazione dedicata all’evacuazione dei gas
criogeni
• Impianto di ventilazione
• Dispostivi di monitoraggio della concentrazione
di O2 nella sala magnete
Liquidi criogenici
Canalizzazione QUENCH
Liquidi criogenici
IMPIANTO di VENTILAZIONE
L’impianto di distribuzione prevede la mandata nella parte anteriore della
stanza (zona lettino), mentre la ripresa nella parte posteriore della stanza
affinché il pz venga sempre raggiunto da «aria pulita».
Il sistema di emergenza può prevedere l’impiego di una ripresa e di una
mandata SPECIFICHE per l’emergenza e che tuttavia sono posizionate, come le
altre, rispettivamente nella zona posteriore e in quella anteriore della sala
esame.
Liquidi criogenici
Ci sono due regimi di funzionamento dell’impianto.
In CONDIZIONI NORMALI la stanza deve essere in leggera sovrapressione rispetto
agli ambienti esterni e con un ricambio dell’aria pari a (6-8) Vol/h.
In CONDIZIONI di EMERGENZA la stanza deve essere in leggera depressione con un
ricambio dell’aria ≥ 18 Vol/h (tipicamente compreso tra (18-22)Vol/h).
Liquidi criogenici
Quando si verifica l’EMERGENZA?
Quando il magnete va in “quench” e la tubazione di estrazione è
recisa in parte o totalmente, CON FUORIUSCITA DI ELIO ALL’INTERNO
DELLA SALA ESAME.
La ventilazione di emergenza può essere attivata MANUALMENTE
anche dall’operatore tramite apposito FUNGO ROSSO.
Liquidi criogenici
SISTEMA di MONITORAGGIO O2
Costituito da:
• una cella elettrochimica posta al di
sopra della torretta del tomografo, in
prossimità o al di sopra della prima
flangia di raccordo del tubo del quench
• una centralina posta in sala comandi
che consenta la visualizzazione della
percentuale di ossigeno rilevata e la
programmazione di 2 soglie:
1. PREALLARME: 19% di O2
Segnalazione acustica e luminosa
2. ALLARME: 18% di O2
Segnalazione acustica, luminosa e
avvio automatico della
VENTILAZIONE FORZATA
IMPIANTO di CLIMATIZZAZIONE
Le caratteristiche termoigrometriche
richieste sono:
Temperatura: (22±2)°C
Umidità: (40-60)%
N.B: attenzione alle scariche elettrostatiche, in
presenza di aria molto secca si ha formazione di
cariche elettrostatiche, in presenza di elevata
umidità, un aumento della conducibilità
STRUMENTI PER LA GESTIONE DELLA
SICUREZZA IN UN SITO RM
• Classificazione aree di lavoro, individuazione e delimitazione delle aree di
rischio
• Segnaletica
• Dispositivi di monitoraggio dell’intensità dei campi magnetici
• Impianto di climatizzazione e di ventilazione
• Dispositivi per il monitoraggio dell’ossigeno
• Gabbia di Faraday
• Regolamento di Sicurezza
• Formazione del personale
• Verifiche periodiche dei sistemi di sicurezza
e anche CONTROLLI di QUALITA’
Gabbia di Faraday
GABBIA di FARADAY
Schermo elettromagnetico realizzabile con 3 possibili tipologie costruttive:
• cabina in RAME (pannelli in rame con telai in legno)
• cabina in ACCIAIO (pannelli in acciaio)
• pannelli a sandwich (pannelli in rame – schiuma –acciaio)
L’obiettivo è quello di ottenere un’attenuazione del segnale RF (in entrambe le
direzioni: esterno → sala magnete; sala magnete → esterno) di almeno 80dB
in una banda di frequenze attorno a quella di lavoro della RM.
(RM 1.0 T : frequenza di lavoro : 42,6 MHz ; RM 1.5 T : frequenza di lavoro : 63,9 MHz)
Gabbia di Faraday
Gabbia di Faraday RM Achieva Philips 2010
Gabbia di Faraday
Componenti speciali delle gabbie di Faraday:
• porta (contatti striscianti: FINGERS)
• visiva (doppio vetro con intelaiatura in rame e rete schermante tra i vetri)
• filtri aria (guide d’onda a nido d’ape)
• filtri elettrici
• penetrazione gas medicali
Gabbia di Faraday
Come ASSICURARE l’efficienza?
• Minimizzando il numero di APERTURE
• Garantendo CONTINUITA’ ELETTRICA alla schermatura
Strumentazione:
Come VERIFICARE l’efficienza?
1. CATENA di TRASMISSIONE RF (Generatore RF, Antenna TX)
Generatori a radiofrequenza: range di
frequenza, potenza di emissione
2. CATENA di RICEZIONE RF (Antenna RX, attenuatori, Ricevitore selettivo)
Ricevitore selettivo (analizzatore di
spettro) con una dinamica > 130dB
NB: normativa di riferimento: IEEE Std 299-1997
Gabbia di Faraday
Gabbia di Faraday
Fase di calibrazione: si posiziona il generatore RF all’esterno della gabbia e si collega ad
un’antenna trasmittente: si genera un segnale RF di una data potenza ad una data
frequenza. Un’antenna ricevente collegata ad un misuratore selettivo, posta ad una data
distanza dipendente anche dalla frequenza di misura, rileva il segnale
Fase di misura: si ripete la misura di cui sopra interponendo la gabbia tra le due antenne. La
differenza tra i due valori letti nella fase di calibrazione e in quella di misura, espressa in dB,
rappresenta l’efficienza di schermaggio “SE”.
SE netta= SE(dB)(senza schermo) – SE(dB)(con schermo)
SICUREZZA IN UN IMPIANTO RM
A quali figure è affidata la
GESTIONE della SICUREZZA
in RM??
RESPONSABILI DELLA SICUREZZA
MEDICO RESPONSABILE
ESPERTO RESPONSABILE
Competenze prevalentemente cliniche:
sicurezza dell’esame diagnostico
Competenze prevalentemente tecniche :
aspetti prevenzionistici e protezionistici legati
al funzionamento della RM e degli impianti ad
essa dedicati
• Stesura di protocolli per la corretta
esecuzione degli esami e per il
pronto intervento su pazienti nei casi
di emergenza
• Validazione del progetto esecutivo
• Stesura delle REGOLE da seguire in caso di
emergenza nel sito
• SORVEGLIANZA FISICA dell’ambiente
• CONTROLLI PERIODICI del perdurare
delle caratteristiche tecniche dell’impianto
CONGIUNTAMENTE
• Elaborare e portare a conoscenza di tutte le persone che hanno accesso al
sito e far rispettare, tramite tutte le misure necessarie, un Regolamento che
contenga tutte le norme interne di sicurezza
• Eseguire i Controlli di Qualità
STRUMENTI PER LA GESTIONE DELLA
SICUREZZA IN UN SITO RM
• Classificazione aree di lavoro, individuazione e delimitazione delle aree di
rischio
• Segnaletica
• Dispositivi di monitoraggio dell’intensità dei campi magnetici
• Impianto di climatizzazione e di ventilazione
• Dispositivi per il monitoraggio dell’ossigeno
• Gabbia di Faraday
• Regolamento di Sicurezza
• Formazione del personale
• Verifiche periodiche dei sistemi di sicurezza
e anche CONTROLLI di QUALITA’
RdS
REGOLAMENTO di SICUREZZA
RdS
AREE di RISCHIO…prima di marzo 2015
RM 1.5T Philips
RM 1T Ge
RM 1.5T Ge
RdS
AREE di RISCHIO… dopo marzo 2015
RM 1.5T Philips
4
6
2
5
3
RM 1.5T Philips
Zona
controllata
1
3
2
1
7
7
7
Zona
RM 1.5T Ge
controllata
RdS
VALUTAZIONE DEL RISCHIO
DEGLI OPERATORI
RdS
NORME PER LAVORATORI ADDETTI AD ATTIVITA’ SPECIALI
RdS
SISTEMI di MONITORAGGIO
In sala comandi son presenti i dati relativi al monitoraggio di:
• Percentuale di O2 in aria
• Temperatura in sala magnete
• Umidità relativa in sala magnete
RdS
SITUAZIONI DI EMERGENZA
In sala comandi, e nelle installazioni più recenti anche all’interno
della sala magnete, sono presenti 3 pulsanti di emergenza A
FUNGO che azionano rispettivamente:
VENTILAZIONE
FORZATA
QUENCH
PILOTATO
INTERRUZIONE
ALIMENTAZIONE
(sgancio elettrico)
Nella situazione di emergenza la successione degli interventi deve essere:
1. agire IMMEDIATAMENTE sui DISPOSITIVI di SICUREZZA
2. SUCCESSIVAMENTE mettere in sicurezza il PAZIENTE
RdS
SITUAZIONI DI EMERGENZA : QUENCH
V
RdS
SITUAZIONI DI EMERGENZA : ALLARME SENSORE O2
RdS
SITUAZIONI DI EMERGENZA : INCENDIO
RdS
SITUAZIONI DI EMERGENZA :
INTRODUZIONE DI OGGETTI FERROMAGNETICI
RdS
VERIFICHE PERIODICHE
Controllo
Periodicità
CONTROLLI di QUALITA’
semestrale
Funzionalità e/o taratura SENSORE O2
semestrale
Funzionalità IMPIANTO di VENTILAZIONE
semestrale
Efficienza GABBIA di FARADAY
annuale
CAMPO MAGNETICO DISPERSO
annuale
Presenza/funzionalità di altri dispositivi di sicurezza
annuale
(metal detector, dispositivo per quench pilotato, etc…)
Impianto evacuazione GAS CRIOGENICI
……
N.B. ovviamente ciascun controllo viene eseguito anche più frequentemente quando
interventi sulla macchina e/o sugli impianti lo rendano necessario
TELEFONATE ALLA FISICA perché…..
• Il valore di UMIDITA’ supera la tolleranza (pericolo di scariche sul pz)
(interfacciarsi con Ufficio Tecnico…)
• Pazienti con dispositivi e/o protesi o in condizioni particolari per cui
non c’è evidenza di COMPATIBILITA’ all’esame RM
• Controllare la qualità dell’immagine
Scarica