Su e giù per le scale dimensionali Modelli Immaginare significa costruirsi modelli in grado di illustrare come le cose possono essere e possono funzionare. Naturalmente un modello può rappresentare solo alcuni degli aspetti degli oggetti e dei fenomeni osservati, quindi è sempre parziale e non va considerato un’immagine fedele della realtà. Come diceva Bloch “Confondere un modello con la realtà è come andare al ristorante e mangiare il menu” (1990). Molti scienziati hanno sostenuto l’importanza di costruire modelli concreti per visualizzare cose “osservabili solo con gli occhi della mente”. Recentemente, sia nella ricerca sia nella didattica, programmi di visualizzazione in 3D di modelli molecolari al calcolatore si sono affiancati ai più tradizionali modelli “materiali”. Nella fisica moderna così come in quella classica a questi si aggiungono modelli matematici formulati in linguaggio geometrico, algebrico o analitico che purtroppo spesso scoraggiano chi si avvicina alla scienza da studente o cittadino interessato Il percorso della mostra vuole aiutare a raggiungere attraverso modelli, concreti e di simulazione, livelli intermedi di comprensione dei fatti osservati lasciando sullo sfondo la parte formale più avanzata. Proseguendo sul lato destro della mostra si trovano diversi modelli che possono essere confrontati con quanto immaginato dal pubblico e che dovrebbero aiutare a interpretare alcune delle proprietà degli oggetti microscopici visibili attraverso gli strumenti che sono sul lato sinistro del corridoio. Modelli statici I modelli statici, fermi, sono fatti di palline e bastoncini cercano di rappresentare alcune delle proprietà dei solidi cristallini: la loro forma regolare, il loro modo di accrescersi (come i cristalli di sale o di solfato di rame), il loro modo di rompersi (come lo sfaldarsi della mica). Le palline rappresentano le particelle (molecole o atomi o ioni) di cui i materiali si immaginano (e si “vedono” con i nuovi microscopi) costituiti. I bastoncini, pur essendo “materiali”, rappresentano le forze che tengono unite le particelle tra loro. Essi visualizzano dunque solo forze attrattive. Modelli dinamici I modelli dinamici, sono costituiti da oggetti in movimento. Le palline autoalimentate (una volta “accese”) rappresentano movimenti microscopici di molecole o atomi che in natura avvengono spontaneamente. Su e giù per le scale dimensionali La pallina circondata dal supporto rappresenta un singolo atomo o molecola in incessante movimento e il pennarello legato al supporto disegna la sua traiettoria casuale: i fisici chiamano questo movimento “random walk” o “la passeggiata dell’ubriaco”. Le palline grigie nel recinto danno l’idea di cosa accade quando più particelle si muovono interagendo tra loro e con le pareti solo in seguito a urti. Questo modello può rappresentare le caratteristiche dinamiche delle particelle di un gas a bassa pressione, pur di estendere il movimento osservato sul piano a un movimento nello spazio. Si può legare l’energia media di moto delle particelle alla temperatura media del gas. Per rappresentare un gas che viene riscaldato bisognerebbe poter aumentare la velocità di movimento delle palline e per rappresentare il raffreddamento si dovrebbe diminuire la velocità delle palline. Alcune variazioni di velocità si possono ottenere variando la superficie d’appoggio e quindi l’attrito, ma questo spesso influisce anche sul tipo di moto non rispettandone la casualità. Non è rappresentato il liquido in cui le molecole sono legate alle molecole vicine ma non sempre alle stesse, vista la loro capacità di movimento “termico” - da deboli forze attrattive dette “forze di Van der Waals”. Nei gas a temperatura ambiente non si notano gli effetti delle forze attrattive tra molecole poiché il moto di agitazione termica impedisce alle molecole di stare molto vicine tra loro. Quando la temperatura scende i gas si raffreddano e passano allo stato liquido. A livello microscopico le forze attrattive hanno il sopravvento e fanno aggregare le molecole. Per focalizzare l’attenzione sulle forze che tengono unite le molecole tra loro si possono utilizzare palline di acciaio e barrette magnetiche per costruire strutture di varia forma e stabilità. Modelli col corpo, in cui i ragazzi si muovono stando legati tra loro come particelle in un solido o in liquido, possono arricchire la gamma dei modelli interpretativi proposti. Su e giù per le scale dimensionali Moto browniano Se tra le palline grigie è inserita la pallina bianca di polistirolo, si osserva il moto indiretto, ancora casuale, di un oggetto più grande, che macroscopicamente non presenta nessun movimento spontaneo. In prima approssimazione (mancano infatti, come abbiamo detto, i legami tra le particelle che costituiscono un liquido) questa situazione rappresenta il meccanismo che sottostà al movimento della goccia di grasso nell’acqua e latte osservabile al microscopio ottico al massimo degli ingrandimenti. I fisici lo chiamano “moto browniano” dal nome di Robert Brown che osservò tale moto di piccoli oggetti non viventi, in liquidi e gas, alla fine dell’ ‘800. Alle osservazioni seguì l’interpretazione microscopica ad opera di Albert Einstein nel 1905. Il moto browniano costituisce uno dei caposaldi della fisica e la sua osservazione/interpretazione fornì una conferma dell’esistenza degli atomi considerati da molti, ancora alla fine del diciannovesimo secolo, un puro artificio interpretativo. Con esso si apre il ventesimo secolo, nel quale si scopriranno le straordinarie proprietà della materia a livello microscopico. Perché gli atomi si muovono? perché gli elettroni non cadono sul nucleo da cui sono attratti elettricamente? cosa c’è tra un atomo e l’altro? che differenza c’è a livello molecolare tra acqua allo stato solido e liquido? Modelli formali Molte risposte a queste domande fanno parte della teoria nota come “Meccanica quantistica” che presenta idee e principi spesso molto lontani dalla nostra intuizione ed immaginazione formatasi in base all’esperienza nel mondo macroscopico. Uno di questi è il principio di indeterminazione di Heisenberg che rende appunto conto dell’incessante moto degli atomi. Lo potremmo parafrasare così: di una particella microscopica con più precisione è nota la posizione meno si conosce la velocità (meglio la quantità di moto) e viceversa. Questo, affermava il noto fisico R. Feynman, è il motivo per cui gli atomi si muovono: se fossero fermi si conoscerebbe contemporaneamente sia la loro posizione che la velocità. Quando si sa dove sono devono quindi avere una quantità di moto non nulla. Per ascoltare la voce di Feynman andare al sito: http://www-scf.usc.edu/~kallos/Files/Feynman-Atoms.mp3 Su e giù per le scale dimensionali Per comprendere perché in un atomo gli elettroni intorno al nucleo non si possono rappresentare come palline orbitanti e perché questi non collassano sul nucleo o cosa tiene uniti gli atomi tra loro occorrono complessi calcoli di meccanica quantistica. Una descrizione semplificata, ma sostanzialmente corretta dal punto di vista dei risultati, si ottiene immaginando gli atomi come punti nello spazio che interagiscono attraverso forze (descritte da potenziali) che hanno sia una componente repulsiva che una attrattiva. Gli atomi si muovono in base alle forze esercitate dagli atomi vicini, analoghe a forze gravitazionali. E su ciascuno di essi può prevalere, a seconda delle posizioni reciproche, la parte attrattiva o repulsiva delle forze, cosa che rende impredicibile il loro moto a differenza del moto planetario. Questo tra l’altro rende conto della esistenza a livello microscopico di molto spazio “vuoto”, sia all’interno di un atomo sia tra un atomo e l’altro. Un modo per comprendere a livello intuitivo questi modelli matematici avanzati è quello di utilizzare una rappresentazione grafica delle forze che tengono uniti gli atomi tra loro nei vari stati della materia. Tenendo conto delle forze attrattive e repulsive si costruisce una funzione detta di distribuzione radiale che descrive come varia la densità di materia intorno ad un punto in funzione della distanza. La funzione dà un’idea della forza tra due molecole o atomi che costituiscono una sostanza nei diversi stati e si può rappresentare con i seguenti grafici: In ascissa è riportata la distanza radiale dal centro di una molecola(atomo) e in ordinata la funzione di correlazione che visualizza la differenza strutturale di un gas (1 picco, nessun ordine), di un liquido (2 picchi, ordine a corto raggio) e di un solido (più picchi, ordine a lungo raggio). [Da Molecular Workbench del Concord Consortium: www.concord.org]