La valutazione delle capacità genitoriali nei procedimenti giudiziari in materia di affidamento Assessment of parental skills in judicial proceedings in matters of custody of the children Anna Maria Maniconei Riassunto La separazione coniugale può pregiudicare la capacità dei genitori di tutelare gli interessi dei figli, i cui bisogni non vengono adeguatamente ascoltati e spesso si confondono con quelli degli adulti. Al fine di tutelare gli interessi dei minori, nei procedimenti per l’affidamento viene richiesta al consulente tecnico d’ufficio una valutazione attenta ed accurata delle capacità genitoriali e delle dinamiche relazionali all'interno del nucleo familiare. Il presente articolo illustra alcuni strumenti psicologici idonei a tal fine. Parole chiave Genitori, capacità genitoriali, affidamento, minori Abstract Conjugal separation can affect parents’ ability to protect the interests of children, whose needs are not adequately listened and are often confused with those of the adults. With the purpose to protect children’s interests, in judicial proceedings in matters of custody a careful and accurate evaluation of parental skills and of the dynamics inside the family is required to technical consultant. This article illustrate some appropriate for this purpose psychological tools. Keywords Parents, parental skills, custody, children Quando la coppia scoppia: i figli in mezzo alla frattura Negli ultimi decenni si è registrato un consistente incremento del numero delle separazioni e dei divorzi in concomitanza a profondi cambiamenti di tipo socio - culturale; è l'identità stessa della famiglia ad essere mutata, tanto da far parlare non più di “famiglia” (patriarcale, come avveniva agli inizi del XX secolo o nucleare come si faceva fino agli anni ’70), ma di famiglie. Si può affermare che, in base alle esigenze storiche, culturali, sociali, la famiglia ha assunto di volta in volta una struttura e delle funzioni particolari. Nel tempo è mutata anche la posizione assunta dai giudici rispetto alla questione dell'affidamento dei minori in caso di separazione o divorzio. Fino ai primi anni Settanta è prevalsa la tendenza ad affidare i minori alla figura materna; a partire dal 1975, invece, con la riforma del diritto di famiglia, i giudici hanno manifestato una maggiore attenzione verso la valutazione di entrambi i 15 genitori ai fini dell'affidamento dei minori in maniera tale da individuare il genitore più idoneo, ossia il genitore con il quale il minore aveva sviluppato un rapporto affettivo più significativo. Il percorso lungo e doloroso che porta gli ex coniugi al cosiddetto “divorzio psichico” per i figli si conclude spesso amaramente con la percezione della vittoria di un genitore sull’altro. Durante il procedimento giudiziario i minori diventano non di rado oggetto di contesa o di ricatto psicologico tra i coniugi; essi rappresentano un elemento attraverso il quale è ancora possibile confliggere, mantenendo una relazione basata sull’ambivalenza tra bisogni di dipendenza ed autonomia. Dopo la separazione, infatti, i legami psicologici continuano a tenere uniti i membri della famiglia; emozioni quali il risentimento, la rabbia e il senso di deprivazione che i bambini provano confermano la presenza di un legame emotivo che persiste al di là della disgregazione della famiglia (Mion et al., 1985). La separazione coniugale rappresenta un momento fortemente traumatico che può pregiudicare la capacità dei genitori di tutelare gli interessi dei figli, i cui bisogni non vengono adeguatamente ascoltati e spesso si confondono con quelli degli adulti (Saposnek, 1983). Questi mostrano una mancanza di consapevolezza rispetto all’impatto che il loro disaccordo ha sui figli (Grych, 2005). La presenza del conflitto durante e dopo la separazione risulta uno dei fattori maggiormente in grado di incidere sull’adattamento dei figli (Sbarra, Emery, 2005). Da alcune ricerche condotte da J. Wallerstein e J. Kelly (1977, 1980) si è rilevato che la salute psichica ed il processo di sviluppo dei bambini a seguito della separazione dei genitori è strettamente connesso al mantenimento di una continuità nel rapporto con il genitore non affidatario. Ciò mette in evidenza quanto sia importante per il bambino continuare a vedere e frequentare in maniera costante il genitore non affidatario in maniera tale da evitare un vissuto di abbandono, come spesso accade. L’adattamento del minore alla separazione è legata all’interazione tra fattori protettivi e fattori di stress che interagiscono con le caratteristiche individuali del figlio e il supporto familiare e extrafamiliare. Per valutare l’effetto - positivo o negativo - della separazione, occorre valutare se essa riduce o incrementa la percentuale di stress cui sono esposti i figli. I fattori di stress che amplificano il rischio sono: basso livello di scolarità, povertà, problemi di salute mentale dei genitori. Inoltre si riscontrano problematiche emotive importanti nei bambini allorché il livello di conflitto tra i genitori prima del divorzio è elevato ed il minore non ha comprensione dei motivi della separazione. I fattori protettivi che rappresentano invece delle risorse sono: buon temperamento del bambino, adeguata disciplina genitoriale, calore e accettazione da parte dei genitori, mantenimento delle abitudini quotidiane (Cohen, 2002). Le capacità genitoriali Nei procedimenti di separazione e divorzio una delle richieste che il giudice pone al consulente tecnico d’ufficio, al fine di prendere una decisione in merito all'affidamento dei figli, è quella di valutare il rapporto dei minori con entrambi i genitori. Ciò rende necessaria una valutazione attenta ed accurata delle capacità genitoriali e delle dinamiche relazionali all'interno del nucleo familiare. Il compito primario dei genitori è quello di accogliere i bisogni dei figli, essere sensibili alle fasi di sviluppo del loro ciclo di vita, mettere in atto comportamenti e richieste adeguate rispetto alla fase di sviluppo dei figli; nei casi di separazione e divorzio tali compiti basilari vengono spesso inconsapevolmente disattesi. La scelta del genitore a cui affidare la prole non può prescindere dalla valutazione delle capacità genitoriali. La competenza genitoriale e la competenza coniugale sono due costrutti fra loro indipendenti: un "cattivo coniuge" può essere un "buon genitore" così come, viceversa, un "buon coniuge" può 16 essere non adeguato nello svolgimento della funzione genitoriale. Effettivamente ai bambini interessa poco che la mamma sia o meno una buona moglie o che il papà sia o meno un buon marito, a loro interessa che siano genitori e che facciano entrambi parte della loro vita. Con la separazione la competenza genitoriale dovrebbe rafforzarsi diventando prioritaria rispetto a quella coniugale. Talvolta invece i figli crescono in un ambiente in cui è debole o del tutto assente la potestà di un genitore, generalmente quello non affidatario. Sul tema dell’idoneità genitoriale e dei criteri di affidamento del figlio c’è una vastissima letteratura straniera e italiana. I primi studi sul “parenting”, ossia lo “stile genitoriale”, risalenti agli anni Cinquanta - Settanta, si proponevano di delineare uno stile ideale proprio del “buon genitore” per eccellenza in grado di favorire uno sviluppo sano ed un buon adattamento dei bambini. Ciò permetteva di definire un continuum di diversi stili genitoriali, dai più ai meno idonei. Tale modello è oggi ampiamente superato. Uno dei contributi tuttora più significativi sul tema del parenting è quello di Bornstein (1991). Egli sostiene che la capacità genitoriale è un costrutto articolato che non può essere ridotto alla somma delle qualità personali del genitore ma fa riferimento anche alla presenza di adeguate competenze relazionali e sociali. L’idoneità genitoriale è tale in relazione ai bisogni dei figli, in base ai quali il genitore deve attivare le proprie qualità personali in maniera da garantirne lo sviluppo psichico, affettivo, sociale e fisico. Bornstein individua quattro livelli del parenting: 1. il nurturant caregiving, che fa riferimento alla dimensione dell’accoglimento e della comprensione dei bisogni primari del bambino, ossia quelli di cura e nutrimento; 2. il material cargiving, che fa riferimento al modo in cui i genitori organizzano e predispongono il mondo fisico in cui si sviluppa il bambino; 3. il social caregiving, ossia i comportamenti che i genitori mettono in atto al fine di stimolare emotivamente i bambini coinvolgendoli in attività interpersonali; 4. il didactic caregiving, che comprende l’insieme delle strategie che i genitori utilizzano per favorire la comprensione dell’ambiente circostante da parte del bambino. L’idoneità genitoriale è quindi un costrutto complesso che fa riferimento alle caratteristiche personali del genitore, alle sue competenze relazionali e sociali, alla sua capacità di rispondere ai bisogni del figlio in modo da garantirne lo sviluppo psichico, fisico, affettivo e sociale. Visentin (2006) ha individuato, attraverso una meta-analisi della letteratura scientifica, 12 funzioni genitoriali, ossia: 1. funzione protettiva: fa riferimento alla presenza del genitore con il bambino (Brazelton, Greenspan, 2001) ed è costituito a sua volta da cinque dimensioni: presenza nella stessa casa, presenza che il bambino osserva e vede, presenza che facilita l'interazione con l'ambiente, presenza che interagisce con il bambino, presenza per la protezione fisica e la sicurezza; 2. funzione affettiva: consiste nella capacità di entrare in sintonia con la sfera emotiva del bambino, di coinvolgerlo favorendo la comprensione dei suoi bisogni e del suo stato d'animo; 3. funzione regolativa: consiste nel favorire lo sviluppo nel bambino della capacità di regolare i propri stati emotivi e fornire risposte comportamentali adeguate. Tale funzione genitoriale può essere: - iperattivata, allorché i genitori forniscono risposte intrusive che non consentono al bambino di esprimere i propri bisogni; - ipoattivata, quando le risposte fornite dai genitori sono scarse o completamente assenti; - inappropriata, quando i tempi dei genitori non sono sincronizzati con quelli del bambino; 4. funzione normativa: è la capacità dei genitori di fornire delle regole, offrire dei confini che creano per il bambino e per l'adolescente le basi per la propria autonomia; 5. funzione predittiva: è la capacità del genitore di modificare le proprie modalità relazionali in maniera adeguata alle diverse fasi del ciclo di vita del bambino riuscendo a predire di volta in volta la tappa evolutiva successiva; 17 6. funzione significante: consiste nella capacità di decodificare i bisogni del bambino attribuendo alle sue richieste un significato. Tale processo aiuta il bambino, a sua volta, al leggere e decodificare i propri bisogni. 7. funzione fantasmatica: fa riferimento alla capacità dei genitori di vivere in modo sano la propria ricca “vita fantasmatica” raggiungendo un equilibrio tra fantasia e realtà che favorisce il passaggio ad un nuovo stato, con la nascita del bambino. La vita fantasmatica viene definita come il “gioco di specchi tra quello che i genitori sono stati come bambini, quello che avrebbero voluto essere, quello che i loro genitori sono stati, quello che vorrebbero che fossero stati, quello che è il bambino reale, quello che è il bambino desiderato e fantasticato”; 8. funzione proiettiva: è la capacità dei genitori di considerare il figlio come “altro da sé” e di tollerare la separazione, l’indipendenza, l’autonomia del figlio; 9. funzione rappresentativa: è la capacità del genitore di modificare continuamente le proprie rappresentazioni in base al processo di crescita del bambino, proponendo per esempio nuovi schemi di interazione o cogliendo nel bambino nuovi segnali evolutivi; 10. funzione triadica: è la capacità dei genitori di sviluppare un'alleanza fondata sulla cooperazione e sul sostegno reciproco che consente di dare spazio all'ingresso dell'altro, di un terzo, ossia il bambino. 11. funzione differenziale: fa riferimento alla presenza nella coppia genitoriale sia della funzione materna che di quella paterna in maniera tale da permettere un gioco relazionale sano. Entrambe le funzioni sono presenti in ciascun genitore; 12. funzione trans generazionale: fa riferimento all’inserimento del bambino all’interno della storia generazionale ovvero alla capacità dei genitori di promuovere la sua appartenenza alla storia familiare. Non c’è un modo universalmente valido per essere un "buon genitore" ma ogni genitore costruisce con il figlio un tipo di relazione specifica sulla base non solo del significato personale che attribuisce all’essere genitore ma anche in base alla modulazione del legame di attaccamento che si sviluppa sin dai primi momenti della sua vita. Guttentag et al. (2006) individuano quattro componenti correlate ad uno stile parentale comprensivo e responsivo, cioè: a) la capacità di rispondere alle richieste; b) la capacità di mantenere un’attenzione focalizzata; c) la ricchezza del linguaggio; d) il calore affettivo. Camerini (2006) propone di utilizzare i seguenti criteri per definire uno stile genitoriale sano: a) il criterio dell’accesso, cioè la capacità di favorire l’accesso del bambino all’altro genitore, mostrando disponibilità e capacità di collaborare, oppure, al contrario, la difficoltà nel coinvolgere l’altro genitore nel processo di crescita ed educazione dei figli e nel riconoscergli il diritto - dovere di partecipare alla loro vita; b) la competenza genitoriale dei due coniugi intesa come qualità della relazione di attaccamento in base al concetto di “genitore psicologico”; c) l’attenzione ai bisogni reali dei figli; d) la capacità di attivare la cosiddetta “funzione riflessiva” consistente nella capacità dei genitori di riflettere ed elaborare significati relativi agli stati mentali dei figli ed alle loro esigenze evolutive. Strumenti di valutazione delle capacità genitoriali Il colloquio Nella valutazione dell'idoneità genitoriale occorre mantenere un equilibrio tra il bisogno di informazioni approfondite e la necessità di non sottoporre a stress inutili i bambini e le famiglie. Il colloquio è lo strumento privilegiato per la valutazione delle capacità genitoriali. 18 Il colloquio che si svolge nell'ambito di una perizia psicologica per l'affidamento dei minori presenta delle peculiarità che lo contraddistinguono rispetto a quello che si svolge in contesti diversi, come quello clinico o aziendale. Come già specificato, la metodologia della consulenza tecnica in materia di affidamento dei minori richiede che l'esperto effettui colloqui singoli o congiunti sia con i genitori che con i figli nonché con le figure di attaccamento più significative per i bambini. Il colloquio individuale con i minori in ambito peritale è finalizzato essenzialmente a conoscere i bisogni dei bambini e cogliere la qualità del legame affettivo fra i figli e i loro genitori in maniera tale da individuare quale dei due genitori venga vissuto dai bambini come "figura primaria" (Cigoli et al., 2007). Attraverso il colloquio il consulente ha modo di entrare n relazione con la famiglia e conoscere le problematiche interne ad essa. "L'obiettivo diagnostico sarà quello di inferire la struttura iniziale delle relazioni familiari, la loro evoluzione, la dinamica del processo di sfaldamento del nucleo familiare ed anche di prevedere la strutturazione che le relazioni interpersonali assumeranno, una volta stabilito un nuovo equilibrio con lo scioglimento del nucleo familiare e l'affidamento dei figli." (Verrastro, 2009). Quali sono gli aspetti su cui concentrarsi per valutare le capacità genitoriali? Attraverso il colloquio l’esperto dovrà indagare le capacità affettive, relazionali e meta-osservative dei genitori. Nicolini (2009) individua le seguenti aree del colloquio di valutazione dell'adeguatezza genitoriale: a) adattamento al ruolo di genitore: occorre esplorare la capacità di ciascun genitore di svolgere adeguatamente il suo ruolo, assumendosene le responsabilità, rispondendo ai bisogni legati alla specifica fase del ciclo di vita che il figlio sta attraversando, favorendo lo sviluppo di un buon legame di attaccamento e mostrando capacità di problem solving; b) la relazione con i figli: l'esperto deve cogliere gli aspetti emotivi e affettivi nel rapporto genitore-figlio, rilevare se ci sia un ricorso eccessivo alla svalutazione o un atteggiamento di rifiuto nei confronti del bambino, valutare la capacità del genitore di entrare in empatia con il bambino ed il livello di differenziazione genitore-figlio; c) influenze della famiglia: viene valutata la tendenza dei genitori a riproporre nella relazione con il figlio eventuali pattern disfunzionali appresi in età infantile nella propria famiglia di origine o, al contrario, la capacità di ciascun genitore di rielaborare esperienze passate connotate negativamente in maniera tale da poter costruire al momento attuale un ambiente relazionale positivo. In quest'area viene valutata anche la capacità di ciascun genitore di mantenere un rapporto di collaborazione con l'altro tale da ridurre i conflitti in corso; d) l’interazione con il mondo esterno: è bene che il consulente tecnico d'ufficio valuti le risorse presenti nell'ambiente allargato, sia di tipo formale, come la presenza di servizi rivolti alle famiglie, sia di tipo informale, come la presenza di figure significative nella famiglia allargata, nel vicinato, nel volontariato, ecc.… e) le potenzialità di cambiamento: quest'area fa riferimento alla capacità dei genitori di farsi aiutare ovvero di trarre giovamento rispetto alla situazione problematica attraverso un supporto esterno; tale capacità è presente allorché i genitori mostrano di riconoscere il problema e volersi impegnare nella risoluzione dello stesso. L'intervista strutturata di Watzlawick Una tecnica che trova applicazione nella consulenza tecnica d’ufficio in materia di affidamento dei minori è l'intervista strutturata di Watzlawick (1966) che consente di analizzare i diversi ruoli familiari, individuare la presenza di relazioni asimmetriche, di conflitti, di alleanze offrendo una visione complessiva delle dinamiche interne alla famiglia. Articolata in cinque item, essa si rivela molto utile in quanto consente di individuare gli schemi alla base dell'interazione della famiglia. 19 La prima domanda, posta a ciascun membro della famiglia individualmente all'inizio dell'intervista, è: "Quale crede siano i problemi principali della sua famiglia?". La risposta, come viene comunicato all'intervistato, non verrà divulgata agli altri membri della famiglia. Dopo che ciascuno ha risposto alla prima domanda viene ricostituito il gruppo. Alla famiglia viene quindi affidato il compito di giungere ad una conclusione relativamente ai principali problemi presenti al suo interno, dopodiché l'intervistatore lascia la stanza facendo presente che seguirà la discussione attraverso uno specchio unidirezionale e provvederà anche a registrarla. Il secondo item, presentato a tutta la famiglia riunita, consiste nella seguente istruzione: "Adesso vorrei che progettaste qualcosa insieme, qualcosa che potreste fare tutti insieme, come famiglia. Vi lascerò ancora da soli per cinque minuti circa e quando tornerò voglio mi indichiate quel che avete progettato". Lo scopo è comprendere le dinamiche d’interazione tra i membri familiari e se e in che modo riescono a svolgere il compito. La terza domanda, rivolta ai soli genitori mentre i figli attendono fuori, è la seguente: "Com'è che di tutti i milioni di persone che ci sono al mondo, vi siete messi insieme proprio voi due?". Lo scopo di questo item è quello di individuare e mettere in evidenza gli schemi di interazione coniugale. Anche il quarto item richiede che i figli restino fuori ad aspettare mentre l'intervistatore impartisce le seguenti istruzioni alla coppia: "Ho qui (su apposite schede) un proverbio che sono certo voi conoscete. Vorrei che discuteste il significato di questo proverbio per non più di cinque minuti, mentre vi lascerò soli. Non appena ne avete discusso il significato, vogliate chiamar dentro i figli ed insegnar loro il significato del medesimo". Non viene richiesto di trovare un accordo onde evitare che l'intervista si blocchi di fronte al disaccordo, l'obiettivo infatti è quello di far emergere il modo in cui la coppia tratta il disaccordo. Il proverbio è "Una pietra che rotola non raccoglie muschio". Si tratta di un proverbio che si apre sia ad un'interpretazione di tipo letterale che di tipo metaforico il quale presenta la caratteristica di non connotare positivamente o negativamente ciò che nomina (il muschio e il rotolare). Avendo il compito di insegnare ai figli il significato del proverbio, i genitori possono ricorrere a particolari manovre, definite di "squalificazione", per mascherare il disaccordo. Qualora vi sia disaccordo nella coppia in merito al significato del proverbio essi decidono, violando le istruzioni, di far entrare i figli in maniera tale da chiedere cosa il proverbio significa per loro. Tale operazione rende palesi le coalizioni genitore-figlio mettendo in evidenza quanto i figli vengano investiti del compito di prendere decisioni che i genitori non sono in grado di prendere. Grazie all'intervista strutturata è possibile indagare i punti di vista che ciascuno assume rispetto ai problemi familiari, la capacità della coppia di prendere decisioni condivise in vista del benessere dei bambini superando i conflitti, il modo in cui la coppia sta affrontando il divorzio psichico e la sua capacità di mantenere distinte e non sovrapporre l'area della genitorialità e quella della coppia che sta attraversando la crisi. Tale metodologia consente al consulente tecnico d’ufficio di cogliere una serie di elementi del funzionamento familiare importanti ai fini della decisione relativa all'affidamento della prole, ossia l'organizzazione dei ruoli in famiglia, l'individuazione di chi assume la posizione di leader nelle decisioni, la presenza di rapporti caratterizzati da una forte simmetria in senso antagonistico, la presenza di eventuali squalificazioni, i livelli a cui si attua la disgregazione (il sistema coppia oppure il sottosistema genitori-figli), la presenza eventuale di coalizioni tra un coniuge ed i figli contro l'altro (Cigoli et al., 2007). Tale metodologia pone l'attenzione sulla valutazione della situazione interpersonale tra i coniugi e sull’attribuzione delle varie responsabilità del disaccordo piuttosto che sulla singola opinione di ciascuno di loro in merito alle cause del conflitto. L'intervista familiare strutturata infatti si pone in un'ottica sistemica, partendo dal presupposto che le situazioni interpersonali si alimentano reciprocamente e non è possibile, né utile, individuare chi dei due coniugi abbia causato il conflitto in quanto, come afferma il terzo assioma della pragmatica della comunicazione, "la natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti" (Watzlawick et al., cit. in Cigoli et al., 2007). 20 APS-I: Assessment of Parental Skills Interview Una metodologia elaborata più di recente è l'APS-I (Camerini et al., 2011), un protocollo di valutazione delle funzioni e delle capacità genitoriali che è possibile applicare ai genitori di figli di età compresa fra i 4 ed i 14 anni. Lo strumento mira a valutare non tanto il profilo di personalità dei genitori o le loro capacità generiche bensì i comportamenti specifici, osservabili che costituiscono le "funzioni base" dell'esercizio della genitorialità. Esso fa una valutazione funzionale del genitore, definendone in senso qualitativo il “livello di funzionamento”. L'APS-I trova applicazione in diversi contesti tra cui quello peritale allorché è richiesto di valutare i criteri di affidamento nei casi di separazione e divorzio. Esso viene utilizzato anche nelle situazioni di abbandono di minori in cui occorre prendere decisioni in merito alla perdita della potestà genitoriale ed alla messa in adozione nonché nelle situazioni di pregiudizio rispetto al benessere psicofisico di minori. Lo strumento prevede la somministrazione a ciascun genitore di una serie di 24 domande che esplorano capacità relative a tre aree di funzionamento: 1. supporto sociale e capacità organizzativa: capacità di promuovere, accompagnare e sostenere i processi di sviluppo, di socializzazione e di adattamento all’ambiente esterno (coping); 2. protezione: capacità di proteggere e di tutelare il bambino nell’ambiente familiare, scolastico e sociale; 3. calore ed empatia: capacità di riconoscere i bisogni emotivi ed affettivi del figlio e di rispondervi in maniera adeguata. Il criterio di valutazione è il comportamento che il genitore ha avuto con ciascun figlio nei 12 mesi antecedenti al momento cui si effettua la valutazione stessa. Le domande si presentano in maniera conversazionale cosicché l'argomento viene introdotto attraverso un discorso generale sull'area che si vuole esplorare. Le aree di indagine sono tre: l’area della riflessione personale, l’area della riflessione relativa al rapporto di coppia e l’area della riflessione identificatoria sui figli. Nell'analizzare le risposte si prendono in considerazione due elementi, ossia, da un lato, i comportamenti che il genitore dice di aver messo in atto nell'area indagata e, dall'altro lato, il livello di comprensione che il genitore mostra rispetto all'importanza dell'area indagata nonché la sua "consapevolezza riflessiva" consistente nella capacità di elaborare una risposta a partire da riflessioni critiche legate al significato dell’area di funzionamento indagata. A ciascuna risposta si attribuisce un punteggio che va da 1 a 5 secondo la seguente scala: 1. capacità esercitata in quantità/in maniera ottimale; indica che le competenze sono adeguate. 2. capacità esercitata in quantità/in maniera mediamente adeguata; indica che le competenze sono generalmente soddisfacenti; 3. capacità esercitata in quantità/in maniera appena sufficiente ed incostante; indica che le competenze sono moderate; 4: capacità esercitata raramente e inadeguatamente; indica la presenza di una condizione di lieve trascuratezza/abuso; 5: capacità non esercitata o esercitata scorrettamente; tale punteggio indica la presenza di una condizione di grave trascuratezza/abuso psicologico. Nei casi di separazione divorzio gli item significativi sono i seguenti: B. 3.2. C. - Collabora con l’altro genitore nella gestione educativa del figlio? B.4.1. - C. Cerca di evitare che il figlio assista a liti/scene di violenza in famiglia? B.4.2. - Coinvolge il figlio come alleato/come spettatore nei conflitti relazionali intrafamiliari? Camerini (ibidem) sottolinea che quando lo strumento viene utilizzato ai fini dell'affidamento dei figli è importante considerare due criteri nella valutazione delle capacità genitoriali: il criterio 21 dell'accesso ed il criterio del desiderio autentico del figlio. Il criterio dell'accesso fa riferimento alla capacità di ciascun genitore di favorire l’accesso all’altro genitore, collaborando e cooperando insieme; seguire questo criterio vuol dire individuare la presenza di indicatori di cooperazione e di disponibilità verso l'altro genitore o, al contrario, indicatori di una difficoltà nel riconoscere all'ex coniuge il diritto-dovere di partecipare al processo di crescita e di educazione dei figli, riconoscendo a questi ultimi, a loro volta, il bisogno di avere accesso all'altro genitore. Dare la possibilità ai minori di "accedere" all'altro genitore vuol dire consentire loro di avere relazioni significative anche con la famiglia di origine dell'altro genitore, rispettando il suo ruolo e le sue funzioni. Il criterio del desiderio autentico del figlio fa riferimento invece alla qualità del legame di attaccamento del bambino verso ciascun genitore ed alla sua disponibilità nel relazionarsi con lui. Lausanne Triadic Play Il Lausanne Triadic Play consiste in una procedura semi-standardizzata di gioco che coinvolge la triade madre-padre-figlio attraverso momenti diversi (Simonelli et al., 2012). Messo a punto dal Centro di Studi e Ricerche sulla Famiglia del Gruppo di Losanna, coordinato da Elizabeth FivazDepeursinge, il gioco si articola in quattro fasi in ciascuna delle quali viene richiesto alla triade di svolgere un compito: 1. CONFIGURAZIONE 2 + 1: un genitore gioca con il figlio e l’altro resta in posizione periferica; 2. CONFIGURAZIONE 2 + 1: i genitori si scambiano i ruoli; 3. CONFIGURAZIONE a 3: i genitori interagiscono insieme con il figlio; 4. CONFIGURAZIONE 2 + 1: i genitori parlano fra loro mentre il figlio è in disparte. Le quattro situazioni proposte, che vengono videoregistrate, sono oggetto di osservazione al fine di leggere le diverse dinamiche relazionali della triade. È possibile analizzare quanto osservato secondo quattro tipi di letture: funzionale e clinica, strutturale, di processo, evolutiva. Tra queste, la lettura che più si presta all'applicazione dello strumento in ambito peritale è quella strutturale che verte sull'osservazione di quattro livelli: 1. partecipazione: si valuta se ogni componente è incluso nell'interazione ed in che misura; 2. organizzazione: si valuta se ognuno svolge il ruolo assegnato durante la realizzazione delle attività partendo dall'osservazione della posizione del busto rispetto al campo interattivo; 3. attenzione focale: oggetto di valutazione è il livello di attenzione che ciascuno presta all'interazione ed ai contributi degli altri partecipanti partendo dall'osservazione dell'orientamento dello sguardo di ciascuno; 4. contatto affettivo: si rileva il livello di intimità emotiva che ciascun componente della triade mostra verso gli altri due osservando le espressioni facciali di ciascuno ed il tono emotivo delle verbalizzazioni. Nei contesti giudiziari viene utilizzato il Lausanne Triadic Play Clinico (Malagoli et al., 2006) che è applicabile per l'osservazione dell'interazione genitori-figli di età compresa fra i 2 e i 16 anni. Esso rappresenta un adattamento del Triadic Play elaborato dal gruppo di Losanna, rispetto al quale presenta delle differenze nel sistema di codifica; inoltre vengono individuati specifici indicatori comportamentali relativi alle quattro aree funzionali osservate, ossia partecipazione, organizzazione, attenzione focale e contatto affettivo. L'alternarsi delle quattro configurazioni è la stessa prevista dallo strumento originario. A seconda dell'età dei figli, sono previsti compiti diversi. In presenza di minori di età compresa tra i 2 e i 10 anni la consegna consiste in un'attività di costruzione con dei blocchi mentre in presenza di minori di età compresa tra gli 11 ed i 16 anni si utilizza un compito di tipo narrativo consistente nello scrivere una storia relativa ad un fine settimana immaginario che il figlio si ritrova trascorrere da solo, poiché i genitori si sono allontanati da casa, dovendosi così organizzare in maniera autonoma. 22 Tale strumento presenta il vantaggio di poter essere somministrato in tempi brevi; si tratta inoltre di uno strumento semplice che consente un buon livello di chiarezza e precisione delle valutazioni. Il Lausanne Triadic Play Clinico risulta essere molto utile nei casi in cui i genitori presentano delle resistenze rispetto alla valutazione della coppia in quanto focalizza l'attenzione sulla triade madrepadre-figlio. Esso consente di individuare le regole dell'interazione all'interno del nucleo familiare (i cosiddetti “pattern interattivi”) e fare luce sulle risorse della famiglia da attivare, favorendo una buona integrazione fra finalità giuridiche e finalità psicologiche. Nel caso specifico delle consulenze tecniche d’ufficio, Malagoli et al. (ibidem) propongono di utilizzare il Lausanne Triadic Play Clinico all'interno di una procedura per la valutazione delle capacità genitoriali che si articola in 7 fasi: 1. colloquio congiunto con gli ex-coniugi: vengono indagate le rappresentazioni della storia della coppia che ciascun genitore ha, il vissuto di ognuno rispetto alla separazione, il tipo di relazione all'interno della coppia; 2. colloqui individuali con i genitori: si svolgono uno o più colloqui con i genitori in maniera tale da fornire a ciascuno la possibilità di esprimersi in un contesto libero dalla conflittualità ed al tempo stesso analizzare le caratteristiche della loro personalità in maniera tale da valutare la loro idoneità genitoriale; 3. incontro con il minore: in presenza di minori fino a 5 anni di età nell'incontro individuale vengono utilizzati strumenti quali il disegno o il gioco mentre con minori di età maggiore ai sei anni si può utilizzare il colloquio clinico al fine di conoscerne i bisogni, gli stati emotivi, i timori ed i desideri; 4. osservazione della famiglia mediante il Lausanne Triadic Play Clinico: viene somministrato l'LTPc secondo le modalità sopra indicate al fine di valutare le competenze genitoriali di collaborazione nello svolgimento di compiti e di individuare la configurazione delle alleanze familiari; 5. indagine relazionale ambientale: questa fase consente di raccogliere informazioni sul clima affettivo presente nei diversi ambienti frequentati dai minori incontrando le persone significative per i bambini, sia dell'ambiente paterno che dell'ambiente materno, come i nonni, eventuali nuovi partner dei genitori e tutti coloro con cui i minori hanno sviluppato un legame significativo nei diversi contesti di vita (palestra, parrocchia, scuola,.); 6. batteria di test psicodiagnostici: a seconda della finalità della perizia il consulente può adoperare diversi tipi di test di personalità, proiettivi o di intelligenza. La somministrazione di una batteria di test psicodiagnostici è finalizzata più che altro a confermare ipotesi cliniche elaborate nelle fasi precedenti; 7. colloqui congiunti: nella fase finale vengono condotti uno o più colloqui congiunti con i genitori al fine di analizzare le ipotesi di organizzazione futura della famiglia; ciò dà loro modo di intervenire attivamente nel processo decisionale relativo alla gestione dei figli. Disegno congiunto Un'altra tecnica in grado di mettere in luce le dinamiche interpersonali all'interno del nucleo familiare e le competenze genitoriali è il Disegno congiunto (Cigoli et al., 1988), un reattivo che mette a confronto genitori e figli nello svolgimento di un compito comune. Alla famiglia viene fornita la seguente consegna: "Oggi vi chiediamo di fare un disegno insieme, di rappresentarvi come genitori e figli come siete ora, mentre state facendo qualcosa. Ognuno di voi può disegnare se stesso o gli altri, come preferisce. Potete disegnare le persone in qualsiasi posizione del foglio. Adesso ognuno di voi prende un pennarello per disegnare e tiene lo stesso colore fino alla fine del disegno". Le istruzioni fornite sono poco vincolanti, fatta eccezione della necessità di tenere lo stesso pennarello dall'inizio alla fine dell’attività, cosicché vengono lasciate ampie possibilità alla famiglia 23 riguardo al procedimento da adottare, in maniera tale da porre tutta la famiglia nella condizione di dover prendere necessariamente delle decisioni per organizzarsi. Il consulente lascia la stanza e segue lo svolgimento del compito attraverso uno specchio unidirezionale. Il tutto viene anche videoregistrato in maniera tale da poter analizzare quanto osservato in un secondo momento in modo approfondito. A conclusione dello svolgimento della consegna si tiene un colloquio finalizzato a far emergere i vissuti emotivi di ciascuno e dare modo ai partecipanti di esprimere a livello verbale ciò che hanno espresso graficamente. Il modo in cui viene svolto il compito consente al consulente tecnico d’ufficio di raccogliere informazioni sul funzionamento familiare. In particolare, il consulente presta attenzione ai seguenti aspetti relativi sia al modo in cui la famiglia si organizza per rispondere alla consegna sia al contenuto del disegno: - I ruoli: chi ha il ruolo di organizzatore e chi il ruolo di gregario; - l'ordine secondo il quale vengono disegnati i personaggi; - la dimensione di ogni figura; - la scelta della persona da disegnare; - l'isolamento della figura - lo specifico contenuto e i temi insoliti del disegno Gennari e Tamanza (2012) propongono una griglia di lettura costituita da indicatori di prodotto, che fanno riferimento alle qualità grafiche del disegno ed indicatori di processo. Gli indicatori di prodotto sono i seguenti: - adesione al compito; - occupazione dello spazio; - realismo del disegno; - qualità della rappresentazione globale; - temi della rappresentazione; - integrazione e compartecipazione nel disegno; - persone raffigurate nel disegno; - realismo dei soggetti disegnati; - caratterizzazione dei soggetti rappresentati; - qualità dei simboli utilizzati; - cancellature e correzioni significative. Quali indicatori di processo vengono proposti i seguenti: - ingaggio al compito; - tempo di decisione; - modalità di decisione; - clima emotivo; - movimento familiare; - genitorialità; - differenza intragenerazionale relativa alla fratria; - differenza intragenerazionale inerente la valorizzazione genitoriale. Grazie al disegno congiunto emergono le rappresentazioni dei bambini rispetto alla separazione dei genitori acquisiscono consapevolezza delle ripercussioni che la situazione conflittuale ha sui figli; esso infatti consente di raccogliere del materiale familiare che stimoli i genitori ad interrogarsi sui reali bisogni dei figli (Mazzei, 2002). Parenting Stress Index 24 Il Parenting Stress Index - short form (Abidin, 1995; adattamento italiano di Guarino et al., 2008) è un test che valuta il tipo ed il livello di stress associato al ruolo genitoriale. Trattasi di un questionario auto-somministrato rivolto ai genitori di bambini di età compresa tra 1 e 12 anni. Di rapida somministrazione (sono richiesti circa 10 minuti per la compilazione), esso trova applicazione nell'ambito forense laddove ci si occupa di procedimenti per l'affidamento dei minori; viene utilizzato anche nei casi in cui ci si prende cura di "bambini difficili" e nella terapia familiare; un altro ambito applicativo è quello della valutazione del rischio di abuso su minori. Lo strumento consente l’identificazione precoce di elementi che possono compromettere il normale sviluppo e funzionamento del bambino, consentendo di individuare bambini con disturbi emotivi e comportamentali e genitori che rischiano di vivere in modo disfunzionale il proprio ruolo genitoriale. Esso si basa sull’assunto secondo cui lo stress che un genitore sperimenta è frutto dell’iterazione fra caratteristiche del bambino, caratteristiche del genitore stesso e situazioni legate al ruolo di genitore. Il PSI valuta solo lo stress del genitore, non la sua personalità. Il questionario presenta una parte dedicata alle informazioni sociodemografiche. La forma breve è costituita da e 36 item articolati in 3 sottoscale: - Distress genitoriale (12 item): definisce il livello di distress che un genitore sta sperimentando nel suo ruolo genitoriale, derivante da fattori collegati a tale ruolo. - Interazione genitore-bambino disfunzionale (12 item): è focalizzata sulla percezione del figlio come non rispondente alle aspettative genitoriali. - Bambino difficile (12 item): è focalizzata su alcune caratteristiche fondamentali del comportamento del bambino che lo rendono facile o difficile da gestire e che hanno spesso origine nel suo temperamento. Oltre alle tre sottoscale è presente una scala di controllo che misura la risposta difensiva, ossia la tendenza del soggetto a rispondere al questionario in maniera tale da fornire un'immagine di sé distorta, eccessivamente positiva (Defensive Responding Score ), di cui è necessario tenere conto nel momento dell'interpretazione dei risultati. Il soggetto può rispondere a ciascuna domanda scegliendo fra le seguenti opzioni: 1.FA (fortemente d’accordo), 2.A (d’accordo); 3.I (non sicuro/a); 4.D (disaccordo); 5.FD (fortemente in disaccordo). Sommando i punteggi ottenuti rispetto alle tre sottoscale è possibile ottenere un punteggio di “stress nella relazione" che indica il livello complessivo di stress che il genitore sta sperimentando. Conclusioni La valutazione delle capacità genitoriali nei procedimenti per l’affidamento di minori è un’attività complessa che richiede di prendere in considerazione variabili diverse relative sia alla personalità dei genitori che alla qualità della relazione genitori – figli. Non esistono criteri universalmente validi per definire l’identikit del “genitore perfetto” ma occorre valutare ogni caso specifico. Al di là della valutazione delle capacità genitoriali, è ad ogni modo fondamentale che i due genitori si impegnino reciprocamente per garantire la continuità dell’esercizio delle funzioni genitoriali, in particolare l’accesso del bambino all’altro genitore. Un genitore viene valutato idoneo specialmente se rinforza nei figli l’immagine positiva dell’altro genitore, risponde ai loro bisogni di cura, nutrizione, protezione, sicurezza generando un senso di fiducia in se stessi. Si può affermare che ai genitori viene richiesta la capacità di favorire nei figli lo sviluppo di una buona rappresentazione di entrambi come capaci di offrire sicurezza e protezione, alla quale corrisponderà una rappresentazione di sé persona degna di amore. 25 È importante che il c.t.u. nello svolgimento del suo mandato utilizzi, oltre al colloquio, strumenti di indagine e di valutazione standardizzati e condivisi dalla comunità scientifica nella consapevolezza del suo ruolo di ausiliario del giudice che opera nell’interesse dei minori; essi sono infatti la “parte debole” nel processo di separazione dei genitori in quanto subiscono l’impatto della disgregazione familiare e spesso non ricevono all’interno del contesto familiare un supporto adeguato da parte delle figure significative, spesso troppo coinvolte nel conflitto da perdere la capacità di leggere adeguatamente i reali bisogni dei più piccoli. Bibliografia Abidin, R. R., (1995). 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