150 anni di Italia unita • Prof. Stefano Maggi • Corso Territorio Grosseto, evoluzione della città e del territorio 1° e 2° guerra d’indipendenza • 1848-49. 1° guerra d’indipendenza. • 1859. Seconda guerra d’indipendenza. • • • • Carlo Alberto di Savoia con l’Impero austriaco. Inizia il 23 marzo 1848 in seguito alle insurrezioni di Milano e Venezia. Inviano truppe il Granducato, lo Stato della Chiesa, il Regno delle Due Sicilie. A Custoza, 23-25 luglio il Regno di Sardegna viene sconfitto. Il 20 marzo 1849 Carlo Alberto riprende le ostilità ma viene sconfitto a Novara e abdica a favore di Vittorio Emanuele II. • • • Il Piemonte dava asilo agli esuli del Lombardo-Veneto, l’ultimatum dell’Austria fa scattare l’alleanza con la Francia. Il 4 giugno i franco-piemontesi vincono a Magenta ed entrano a Milano. Il 24 giugno trionfano a Solferino e San Martino. Napoleone III firma l’armistizio di Villafranca con l’Austria. Il Regno di Sardegna annette la Lombardia. Garibaldi e il Regno d’Italia • Nel maggio 1860 la spedizione dei Mille di Garibaldi libera la Sicilia. • Garibaldi si scontra con le truppe dei Borbone a Calatafimi il 15 maggio. • Vince poi a Palermo il 30 maggio 1860 e a Milazzo il 20 giugno. Il 7 settembre entra a Napoli. • Il 26 ottobre 1860 a Teano Garibaldi consegna a Vittorio Emanuele il Regno delle Due Sicilie che aveva conquistato. • A Torino, il 17 marzo 1861, il primo Parlamento italiano proclama il Regno d’Italia. • Vittorio Emanuele II assume il titolo di Re d’Italia. • Il 6 giugno 1861 muore il conte di Cavour, a 51 anni. • Garibaldi si ritira a Caprera, portando con sé un sacco di sementi e legumi e pochi denari. Morirà nel 1882, a 75 anni. 3° guerra d’indipendenza e annessione del Lazio • 1866. Terza guerra d’indipendenza. Viene conquistato il Veneto. • L’occasione è la guerra austro-prussiana, con la sconfitta dell’Impero austriaco (dal 1867 Impero austro-ungarico) • 1870. Viene conquistata Roma. • L’occasione è la guerra franco-prussiana, con la sconfitta dell’Impero francese di Napoleone III contro la Prussia di Bismarck. • Nel 1871 si forma la Germania unita La prima guerra mondiale • Combattuta dall’Italia fra il maggio 1915 e il novembre 1918, portò a conquistare le “terre irredente”, Trento (poi concesso anche Bolzano fino allo spartiacque del Brennero), e Trieste con l’Istria. • Fu anche detta “quarta guerra d’indipendenza”. • Alla fine della guerra vi fu un periodo di confusione, il cosiddetto “biennio rosso” 1919-20, seguito dal “biennio nero” 1921-22. • Il 28 ottobre 1922 si tenne la “marcia su Roma”. • Mussolini ricevette da Vittorio Emanuele III l’incarico di formare il nuovo governo. Il territorio dell’Italia Anno Superficie Variazione kmq. Territorio perduto 1861 248.032 1866 aggiunto o 273.290 +25.258 Veneto e Friuli 1870 285.930 +12.640 Lazio 1919 310.144 +24.214 1924 310.190 +46 1941 321.373 +11.183 1947 301.023 –20.350 1975 301.278 +255 Trentino Alto Adige e Venezia Giulia Città di Fiume e isole del Quarnero Province di Lubiana, Zara?, Spalato e Cattaro Province di Fiume, Pola, Dalmazia, parte delle province di Trieste e Gorizia Zona A dell’ex territorio libero di Trieste Inizia la scolarizzazione • La storia dell’istruzione nell’Italia unificata coincise con l’avvio del grande processo di scolarizzazione che, a partire dalla metà del XIX secolo, rappresentò una delle più profonde modifiche strutturali delle società moderne. • Fino allora prevaleva l’analfabetismo, e vi era un ruolo dominante della chiesa nella trasmissione dell’istruzione. L’analfabetismo • Intorno al 1850, il 60% della popolazione adulta europea era analfabeta e un altro 2530% leggeva a malapena, senza essere in grado di scrivere. • La situazione non era uniforme, vi erano regioni più avanzate e altre rimaste indietro: nel sud Italia il tasso di analfabetismo era appena sotto il 100%, mentre le condizioni erano migliori in Piemonte e Lombardia. La lingua italiana • La media nazionale era di 3 analfabeti su 4 persone adulte. • L’uso della lingua italiana era ridotto, circa mezzo milione di persone la usavano e la comprendevano, su oltre 25 milioni. • Il re Vittorio Emanuele II si esprimeva in un ibrido dialetto franco-piemontese, il conte di Cavour parlava e scriveva più volentieri in francese. La scuola secondo la Legge Casati • La legge del ‘59, che prese il nome dal ministro della Pubblica Istruzione Gabrio Casati, era divisa in 5 titoli: • amministrazione centrale • università • istruzione secondaria classica • istruzione tecnica (ebbe scarsa attenzione) • istruzione elementare Istruzione classica e scuola elementare • Capisaldi della legge furono due: • l’istruzione secondaria classica e l’università, destinate alle future classi dirigenti; • la scuola elementare, che si rivolgeva al popolo delle varie regioni, al fine di farne un “popolo italiano”. L’Università • L’università si articolava in pochi indirizzi: Teologia (poi soppressa), Giurisprudenza, Medicina, Scienze fisiche, Filosofia e lettere. • Scarsa attenzione per l’istruzione tecnica: i futuri ingegneri dovevano frequentare un biennio di scienze fisiche e completare la loro preparazione in scuole di applicazione di rango inferiore rispetto alle facoltà universitarie. • Nel 1861 gli studenti universitari erano circa 6.000. I problemi della scuola • La legge Casati prevede l’obbligo scolastico dai 6 ai 12 anni. • La scuola elementare sarebbe era gratuita e unica (cioè la stessa per tutti anche per quelli destinati a raggiungere i più alti gradini degli studi). • Si era delegato a Province e Comuni l’onere finanziario del mantenimento delle scuole, compreso lo stipendio ai maestri. • L’obbligo scolastico era largamente disatteso, a causa della scarsa sensibilità familiare, del contesto di miseria nell’Italia rurale, della diffusione del lavoro minorile e infine della difficoltà di realizzare scuole in ogni Comune. La legge Coppino • La legge del luglio 1877, promossa dal ministro Michele Coppino, garantì maggiori aiuti statali per l’edilizia scolastica e per la formazione di un corpo di insegnanti; • l’obbligo scolastico venne ridotto a 3 anni, andando a da 6 a 9 anni di età. Vennero esentati dall’obbligo quanti si trovavano a oltre 2 km da una sede scolastica (circa il 9% dei bambini). La scuola tecnica • Con la legge Coppino fu promossa l’istruzione tecnica, che la precedente legge Casati aveva delegato al Ministero di agricoltura, industria e commercio. • La scuola tecnica venne riordinata, con la sezione fisicomatematica (dalla quale sarebbe poi derivato il liceo scientifico), affiancata dalle sezioni di ragioneria, industriale, commerciale e agronomica. • Vi era abbozzata l’orditura del sistema scolastico arrivato fino a noi. L’istruzione a inizio ‘900 • Nel 1901, 88.000 studenti frequentavano il ginnasio-liceo, 61.000 gli istituti tecnici. • Gli studenti universitari erano 27.000, quasi un terzo dei quali era rappresentato dai giuristi. • Circa 2.700.000 erano gli alunni delle elementari. L’alfabetizzazione • Nel 1864 un’inchiesta parlamentare mise in luce che in media soltanto il 43% degli obbligati alla frequenza si erano effettivamente iscritti alla scuola. • La situazione migliorò lentamente e, nel 1901, il 64% dei bambini in età scolare frequentava i corsi, guidati da 66.000 maestri o maestre. • La legge detta Daneo-Credaro, promulgata nel giugno 1911, prevedeva gli insegnanti sotto lo Stato: a Comuni e Province rimaneva il compito di provvedere alle strutture scolastiche, con gli edifici e gli impiegati e bidelli. La riforma Gentile • Tra il maggio e l’ottobre 1923, in regime di “pieni poteri” Giovanni Gentile rimodellò la scuola italiana, dandole i caratteri che avrebbe poi conservato nei decenni a venire. • Nella scuola elementare si introdussero modifiche sui programmi, volti a dare agli alunni contenuti educativi e non puramente informativi, come si riteneva avesse fatto la scuola dell’Età liberale. • Questo principio portò a introdurre l’insegnamento della religione e programmi volti a “fascistizzare” le masse. Il percorso scolastico • Dopo le elementari, si poteva prendere il ginnasio di 5 anni, seguito dal liceo classico di 3. Libero accesso a tutte le facoltà universitarie. • Altro percorso dopo l’istruzione primaria conduceva attraverso un corso inferiore di scuola tecnica di 4 anni al liceo scientifico (4 anni). Agli allievi del liceo scientifico erano precluse le facoltà di Lettere e di Giurisprudenza. • Inoltre vi erano, dopo la scuola tecnica inferiore, gli istituti tecnici superiori, dai quali si accedeva in pratica solo agli studi economici universitari (Scuole superiori di commercio). • 7 anni di istruzione magistrale preparavano gli insegnanti delle elementari. L’avviamento professionale • Per coloro che non accedevano all’istruzione superiore, che erano la grande maggioranza, rimaneva soltanto la strada dell’avviamento professionale. • Questo fatto diede luogo nel secondo dopoguerra a un importante dibattito sull’istituzione della cosiddetta “scuola media” unica. • La scuola media unica fu istituita nel 1962. L’amministrazione centrale • Si ebbe una “piemontizzazione” delle strutture amministrative, basandosi sull’esperienza compiuta dal Regno di Sardegna nel decennio precedente il 1861. • Nel 1865 fu emanata la “legge per l’unificazione amministrativa del Regno d’Italia” (legge 2.248/1865). • L’amministrazione centrale fu articolata per Ministeri, alcuni decentrati sul territorio, dove la figura cardine fu stabilita nel prefetto. I ministeri nel 1861 • • • • • • • • • Interno Affari Esteri Grazia e Giustizia e Affari Ecclesiastici Finanze Agricoltura Industria e Commercio Pubblica Istruzione Lavori Pubblici Guerra Marina I codici legislativi • I codici civile, di procedura civile, di commercio, della marina mercantile furono unificati, estendo quelli sardi al resto d’Italia; • faceva eccezione il codice penale, perché la Toscana conservò quello granducale, che non comprendeva la pena di morte: sarebbe stato infatti difficile un ritorno indietro in questo senso. Le riforme del 1889 • Nel 1889 venne istituito il secondo ministero di carattere tecnico (in precedenza vi era solo quello dei Lavori Pubblici). Si tratta del Ministero delle Poste e Telegrafi. • Dello stesso periodo è l’inizio di un ruolo attivo dello Stato nei confronti della salute, con l’istituzione della Direzione generale di sanità presso il ministero dell’Interno. Il Codice penale Zanardelli • Il Codice penale Zanardelli (dal nome dell’allora ministro della Giustizia) nel 1889 realizzò l’unificazione penale dell’Italia. • Abolì la pena di morte e riconobbe in linea di principio il diritto di sciopero in agricoltura e nell’industria, purché condotto senza abusi, cioè “senza violenza o minaccia”. Da questa norma erano però esclusi i dipendenti pubblici. Lo sciopero dei dipendenti pubblici • L’articolo 181 puniva: “i pubblici ufficiali, che, in numero di tre o più, e previo concerto, abbandonano indebitamente il proprio ufficio con la multa da lire 500 a lire 3.000 e con l’interdizione temporanea dall’ufficio”. • Nel frattempo cresceva il movimento sindacale con le Federazioni di mestiere e le Camere del lavoro, nascevano i primi partiti di massa con il partito socialista del 1892. Il diritto di voto • Nel 1861 votava il 2% della popolazione, nel 1882 il 7% secondo i principi del censo e dell’istruzione. • Nel 1912 si ebbe il suffragio “quasi universale maschile”, che consentiva di votare a tutti gli uomini che avessero raggiunto i 30 di età. Gli alfabetizzati e coloro che avevano prestato servizio militare votavano già a 21 anni. • Nel 1919 arrivò il suffragio universale maschile. Lo Stato e i servizi • Lo Stato diventò erogatore di servizi, con la nazionalizzazione delle ferrovie nel 1905 e poi dei telefoni nel 1907. • Si registrò una forte crescita numerica del corpo burocratico. Tra il 1891 e il 1910, triplicò il numero dei dipendenti pubblici, che arrivarono a 377.000. Di questi oltre 100.000 erano i soli ferrovieri. Le autonomie locali • Al momento dell’unità d’Italia venne scelta per le autonomie locali una duplice formula, caratterizzata dal decentramento burocratico, cioè dagli organi periferici dei ministeri, accompagnati dal decentramento autarchico incentrato su Comuni e Province. • Non ebbe invece applicazione l’ordinamento regionale, per il timore che introdurre un potere decentrato forte potesse portare a dissolvere quanto si era a fatica unificato. Comuni e Province • L’elettività dei consigli comunali e provinciali (a suffragio molto ristretto) era temperata dalla nomina regia del sindaco, scelto su indicazione del prefetto tra gli eletti al consiglio comunale. • La deputazione provinciale (cioè l’organo esecutivo della Provincia) era invece presieduta dal prefetto e aveva anche compiti di stretto controllo sugli atti dei Comuni. Le riforme del 1888-89 • Con le riforme del 1888-89 furono introdotte modifiche negli enti locali. • L’estensione del suffragio amministrativo e l’elettività dei sindaci nei Comuni con più di 10.000 abitanti nonché dei presidenti delle Province, venne temperata dalla creazione della Giunta provinciale amministrativa presieduta dal prefetto, per il controllo sugli enti locali. • La GPA rimarrà in sostanza immutata fino alla realizzazione degli organi regionali di controllo, i cosiddetti CORECO dopo l’istituzione delle Regioni. La municipalizzazione dei servizi • Una legge del 1903 diede la possibilità di gestire ai Comuni i nuovi servizi pubblici che stavano emergendo anche come effetto dei mutamenti tecnologici in atto: per esempio le reti idriche, quelle del gas cittadino e i trasporti pubblici urbani. • La municipalizzazione dei servizi pubblici ebbe un rilevante sviluppo nelle città medio grandi del centro-nord. Piemonte e Liguria nel 1915 Toscana e Umbria 1915 Puglia, Basilicata Calabria 1915 Le riforme del fascismo • Nel 1926 fu soppressa l’elettività dei sindaci, dapprima nei Comuni più piccoli poi in tutti gli altri; al primo cittadino fu sostituito un podestà di nomina regia che anche assunse le funzioni prima ricoperte dalla giunta e dal consiglio comunale. • Anche nella Provincia furono abolite le cariche elettive, sostituendo alla deputazione provinciale e al suo presidente un preside e al consiglio provinciale un rettorato, entrambi di nomina regia. • I segretari comunali furono posti alle dipendenze del Ministero dell’Interno. L’evoluzione dello Stato • Al momento dell’unità d’Italia le funzioni dello Stato si limitavano a pochi compiti irrinunciabili, tipici dell’età moderna (secoli XV-XVIII): difesa, giustizia, politica estera, riscossione di tasse. • Da allora, si è passati per gradi a compiti molteplici di regolazione della vita economica e sociale tipici dello Stato novecentesco. • Lo Stato, a partire dalla creazione dell’IRI nel 1933, cominciò anche a fare l’imprenditore, creando un originale sistema misto pubblico/privato. SINTESI Accentramento e decentramento • La scelta accentratrice condotta dai primi governi unitari, che ben poco spazio lasciarono alle autonomie locali, subì un ripensamento durante i lavori dell’assemblea costituente, che si conclusero con la scelta di attuare un ordinamento regionale; SINTESI • Nel clima della “guerra fredda”, l’ordinamento regionale venne ritardato dal timore di vedere le Regioni in mano alle sinistre. • Le amministrazioni regionali furono attivate nel 1970, da allora la scelta autonomista ha preso il sopravvento. Scuola e scolarizzazione • A partire dall’unità d’Italia la crescita è stata continua, con un graduale calo dell’analfabetismo, decisamente dominante nel 1861, ma ridotto al 50% già nei primi del Novecento. • La grande corsa alla scolarizzazione di massa è iniziato però nel secondo dopoguerra con il “miracolo economico” (1955-1963). SINTESI