CAPITOLO 8 Le leggi della termodinamica Il primo principio della termodinamica è fondamentalmente un’affermazione della conservazione dell’energia, che include in modo specifico anche il calore. In un sistema con energia interna (somma di tutte le energie potenziali e cinetiche) Ui se aggiungiamo calore Q avremo alla fine energia interna Uf seguendo la formula: Uf = Ui + Q scritta anche come ΔU = Uf – Ui = Q. Q ha valore positivo quando il sistema acquista calore e valore negativo quando lo cede. Analogamente se un sistema compie un lavoro W sull’ambiente esterno avremo una variazione di energia interna pari a Uf = Ui – W scritto anche come ΔU = Uf – Ui = – W. Il lavoro W ha valore positivo quando viene eseguito dal sistema e valore negativo se il lavoro viene fatto sul sistema. Combinando i risultati otteniamo il primo principio della termodinamica: ΔU = Q – W (variazione di energia interna = calore – lavoro). L’energia interna dipende soltanto dallo stato del sistema e non da come il sistema è stato portato il quello stato: per questo viene chiamata funzione di stato. Al contrario Q e W non sono funzioni di stato, ma se in un sistema abbiamo una variazione di Q e di W la variazione di energia interna sarà sempre la stessa. ΔU = Q1 – W1 = Q2 – W2. Esaminando le trasformazioni termodinamiche dobbiamo supporre che esse siano processi quasi-statici, cioè avvengono cosi lentamente che in ogni istante il sistema e l’ambiente circostante sono in equilibrio. La pressione e la temperatura sono uniformi in tutto il sistema e non ci sono forze dissipative. I processi di questo tipo sono detti reversibili: ovvero deve essere possibile sia per il sistema che per l’ambiente circostante ritornare esattamente nello stesso stato in cui erano prima che la trasformazione iniziasse. I processi reali sono quasi tutti irreversibili poiché è quasi impossibile eliminare tutte le forze di attrito. Esaminando una trasformazione a pressione costante detta isobara, supponiamo che un gas sia contenuto in un cilindro e il gas espandendosi compie lavoro sul pistone. Sapendo che il lavoro è F · s e la forza è la pressione per l’area del pistone e lo spostamento è l’altezza dello spostamento del pistone possiamo dire che W = F(h) = PA(h). Sapendo che l’altezza per l’area è il volume dello spostamento, ovvero la variazione di volume del cilindro, possiamo scrivere W = PΔV. Da ciò deriva ΔU = Q – PΔV. In un grafico pressione-volume si formerà un linea orizzontale che proiettata sull’asse delle ascisse formerà un’area che rappresenta il lavoro. In una trasformazione a volume costante detta isocora il lavoro è pari a zero percui la variazione di energia interna e uguale al calore ΔU = Q. In un grafico pressione-volume si formerà un linea verticale che non formerà l’area che rappresenta il lavoro poiché non c’è lavoro. In una trasformazione a temperatura costante detta isoterma il lavoro è pari alla formula W = NkT ln(Vf/Vi) o nRT ln(Vf/Vi). Il lavoro è uguale a numero di molecole per costante di Boltzmann per temperatura per logaritmo naturale del rapporto tra volume finale e iniziale oppure il lavoro è uguale a numero di moli per costante universale dei gas per temperatura per logaritmo naturale del rapporto tra volume finale e iniziale. Nel grafico pressione e volume si forma un arco di iperbole equilatera. In una isoterma il prodotto tra P e V è costante; PV = costante. In una trasformazione isoterma ΔU = 0 e Q = W. In una trasformazione adiabatica ovvero dove non c’è scambio di calore, perciò Q = 0 e ΔU = - W. La curva nel grafico assomiglia ad un isoterma, ma è una curva più ripida. Una trasformazione adiabatica avviene solo quando il sistema isolato oppure la variazione di volume è cosi rapida che il calore non viene ne assorbito ne ceduto. In una trasformazione adiabatica vale il rapporto PVγ = costante. In una compressione adiabatica, ovvero quando c’è diminuzione di volume, la pressione e la temperatura aumenteranno. In una espansione adiabatica, ovvero quando c’è aumento di volume, la pressione e la temperatura diminuiscono. Il calore specifico a volume costante segue la formula Q = m · c · ΔT (calore = massa per calore specifico per variazione di temperatura). Utilizzando il calore specifico molare, indicato con la lettera maiuscola C, che è definito utilizzando le moli di una determinata sostanza più che la massa, avremo la formula: Q = n · C · ΔT ( calore = numero moli per calore specifico molare per variazione di temperatura). La stessa relazione può essere usata in una trasformazione a pressione costante. I calori specifici delle due relazioni possono essere messi in relazione: attraverso la formula dell’energia interna troviamo che il calore specifico molare a volume costante è Cv = 3/2R, mentre quello a pressione costante è Cp = 5/2R. DA ciò possiamo individuare che Cp – Cv = R. Tutto ciò ci serve per ricavare la γ della relazione delle trasformazioni adiabatiche: γ =Cp/Cv= 5/3. Questo valore di γ vale per i gas ideali e reali monoatomici, ma non per quelli non monoatomici. © Federico Ferranti S.T.A. www.quartof.com