Mononucleosi

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Circolare n° 129
Manfredonia, 5 maggio 2016
INFORMATIVA SULLA MONONUCLEOSI: APPROFONDIMENTO
La mononucleosi infettiva
Nota nel gergo come malattia del bacio, la mononucleosi – scientificamente denominata
mononucleosi infettiva – è una malattia molto comune, soprattutto tra giovani e adolescenti: proprio
per la sua facile trasmissione tra i giovani, e per la sua particolare modalità di contagio (la
mononucleosi, infatti, si contrae attraverso lo scambio di saliva infetta), viene chiamata
comunemente malattia del bacio, anche se in effetti non è così scontato che essa si debba contrarre
necessariamente con questa modalità.
Infatti, le modalità di trasmissione della malattia sono diverse a seconda che il contatto sia diretto o
indiretto: attraverso un bacio, oppure un rapporto sessuale, in maniera quindi diretta, oppure per
mezzo dell’uso di oggetti contaminati, quindi, con contatto indiretto.
La mononucleosi non è una malattia pericolosa, salvo rari casi di particolari complicazioni, una tra
le quali è la rottura della milza causata dalla splenomegalia, ovvero ingrossamento dell’organo
interessato, che può essere provocata anche da attività fisica pesante o da traumi addominali, anche
molto tempo dopo il contagio.
Tuttavia, nella maggior parte dei casi, la malattia è risolvibile con una decina di giorni a riposo, e con
una terapia di supporto farmacologica o naturale: il riposo, il calore, una buona alimentazione a
base di frutta e verdura ed una buona idratazione contribuiscono, nella maggior parte dei casi, a
rendere più veloce il processo di guarigione.
Cos’è la mononucleosi
La mononucleosi è una malattia, contagiosa, acuta ed infettiva, che colpisce l’organismo in seguito
alla trasmissione di un virus: il responsabile della mononucleosi è infatti il virus di Epstein-Barr
(EBV) scientificamente noto come Human herpesvirus 4 (HHV-4), un virus a DNA appartenente alla
famiglia degli herpesvirus. Il virus di Epstein-Barr è, tra l’altro, responsabile non solo della malattia del
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bacio, ma anche della genesi di alcuni tumori epiteliali, nonché di alcuni tipi di linfoma, come
il Linfoma di Hodgkin e il carcinoma del rinofaringe.
Niente paura, però: di mononucleosi si guarisce, nella maggior parte dei casi, senza troppe
complicazioni.
Tra gli altri nomi della mononucleosi, vi sono: malattia del bacio, adenite acuta infettiva, linfoadenosi
acuta epidemica, febbre ghiandolare di Pfeiffer, dal nome del medico che la descrisse nel 1887.
Mononucleosi: chi colpisce
Sebbene nel gergo popolare questa patologia infettiva prenda il nome di malattia del bacio, e
nonostante sia noto che la mononucleosi colpisca principalmente i giovani, adolescenti e giovanissimi,
in realtà questa patologia può colpire chiunque: il punto è che, molto spesso, la malattia è
asintomatica, ovvero non presenta sintomi, e non è detto che una persona che non ha mai presentato
i sintomi tipici della mononucleosi, non abbia contratto il virus in passato, specialmente da giovane o
da ragazzino.
Tuttavia, è noto che i soggetti più colpiti da mononucleosi siano i giovani: questa patologia è
anche chiamata malattia del bacio perché il contagio avviene sostanzialmente con lo scambio di
saliva, ma questo scambio può avvenire anche con la condivisione di oggetti di uso personale, come
spazzolini, bicchieri, posate ed altri oggetti contaminati e già utilizzati da persone infette.
Secondo alcune stime, la mononucleosi colpisce per lo più persone di età compresa tra i 15 ed i
35 anni, tanto che nei paesi industrializzati almeno il 50% degli individui colpiti da questa patologia
sono adolescenti: tuttavia, la maggior parte delle persone colpite dalla mononucleosi infettiva non ha
mai accusato i segni di infezione, sviluppando invece anticorpi specifici. Questo significa che la
malattia del bacio dà segni della sua esistenza solo nei soggetti particolarmente debilitati, con
un sistema immunitario delicato e già compromesso: nella maggior parte dei casi, la malattia procede
senza particolari sintomi e soprattutto si risolve senza troppe complicanze.
Infatti, non sono rari i casi di persone che scoprono, dopo moltissimi anni e quasi per caso, di aver già
contratto il virus responsabile della mononucleosi: queste persone sono sostanzialmente immuni da
ulteriori attacchi futuri, ma è dimostrata una certa riattivazione del virus, che provoca per lo più
astenia e stanchezza generale ma non è da considerarsi in alcun modo pericolosa.
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Mononucleosi, una malattia contagiosa
Come abbiamo anticipato, la mononucleosi è una malattia acuta, infettiva e contagiosa; ciò
significa che, entrando in contatto con una persona affetta da mononucleosi, abbiamo grosse
probabilità di ammalarci di questa patologia, ma non è così scontato che mostreremo i tipici segni
dell’infezione in atto.
I particolari segni di infezione e sintomi della malattia si notano soprattutto in soggetti
immunodepressi e debilitati, e molto spesso essi non sono riscontrabili nelle persone dal sistema
immunitario forte, che generalmente vengono contagiate senza saperlo. È noto che questi soggetti
siano portatori sani, e possano a loro volta contagiare altre persone durante il periodo di riattivazione
del virus.
Il contagio avviene sostanzialmente attraverso la saliva: un bacio, l’uso di spazzolini, posate e
bicchieri infetti, ed altri oggetti contaminati e utilizzati da portatori del virus, possono essere tutte
modalità di contagio. Bisogna anche ricordare che le persone che hanno contratto il virus sono da
considerarsi portatori e quindi a rischio di contagio per almeno sei mesi, un periodo finestra nel corso
del quale attraverso il contatto, diretto o indiretto, essi possono contagiare altre persone.
Nel caso della mononucleosi infettiva, si parla di due diverse modalità di infezione: il contagio
diretto, è quello che interessa il contatto diretto con il virus, che può essere contratto per mezzo di un
bacio, di trasfusioni di sangue o di un rapporto sessuale non protetto; il contagio si
dice indiretto quando esso avviene per mezzo di oggetti contaminati, come posate, spazzolini, e
bicchieri infetti. E’ una malattia per cui NON è previsto l’isolamento e che nella maggior parte delle
persone non causa sintomi (a volte si scopre per caso in occasione di un prelievo: anticorpi contro il virus
senza alcuna storia di malattia).
Sintomi della mononucleosi infettiva
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Nella maggior parte dei casi la mononucleosi è asintomatica; ciò significa che la maggior parte
delle persone che sono state colpite dal virus, spesso non ne sono a conoscenza e rimangono
all’oscuro del fatto di aver contratto il virus responsabile della mononucleosi per lungo tempo.
Laddove però il soggetto che entra in contatto con il virus sia un soggetto debilitato o
immunodepresso, i sintomi della mononucleosi sono piuttosto evidenti: linfoadenopatia – ovvero
ghiandole del collo particolarmente gonfie – febbre, ingrossamento della milza (detto anche
splenomegalia), rash cutaneo, faringite, ittero, ed in molti casi anche mal di gola, mal di testa,
sudorazioni intense specialmente di notte, stanchezza frequente, e perdita di peso.
Questi sono i sintomi più comuni, comunque quasi sempre risolvibili e senza troppe complicanze.
Poiché il decorso è spesso asintomatico, è comunque molto difficile che questi sintomi si presentino,
ed anche quando la persona colpita da mononucleosi percepisce la presenza di questi sintomi, è raro
che essi si presentino tutti insieme.
Generalmente, il quadro clinico più comune di una persona affetta da mononucleosi è molto
simile a quello di una qualunque persona affetta da faringite o sindrome influenzale: è stato
infatti riscontrato come la febbre, e l’ingrossamento dei linfonodi (principalmente quelli dell’inguine,
del collo, e delle ascelle) siano i sintomi più diffusi.
Complicanze della mononucleosi infettiva
È molto raro che la mononucleosi infettiva presenti delle complicanze: ciò può avvenire, in casi
davvero estremi, con problematiche a carico del sistema nervoso centrale, periferico e vascolare, con
possibile edema e degenerazione mielinica dei fasci nervosi centrali.
In questi casi, è opportuno essere seguiti adeguatamente da personale medico qualificato, ma per
fortuna nella maggior parte delle persone colpite da mononucleosi la situazione ritorna alla normalità
nel giro di poco tempo.
Tra le complicanze più comuni e diffuse, bisogna ricordare:
1. Rottura della milza. Si tratta della complicanza più rara, ma anche più grave: è opportuno
tenere sotto osservazione la splenomegalia (ovvero l’ingrossamento della milza) ed evitare
attività fisiche troppo traumatiche e pesanti. Bisogna prestare particolare attenzione a questo
evento, perché la splenomegalia non curata può portare a rottura dell’organo interessato, e
quest’ultima può portare addirittura alla morte;
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2. Sovrainfezione batterica faringo-tonsillare. Si tratta di una complicanza non troppo grave,
ma da tenere sotto osservazione e sotto controllo con un ciclo di antibiotici (benché gli
antibiotici non siano consigliati nella cura della mononucleosi, lo sono quando si associa ad
essa questo tipo di infezione, che può rendere il quadro molto più complicato). È da evitare
l’uso di penicilline, che può essere responsabile di fenomeni esantematici-urticarioidi;
3. Encefalite ed epatite fulminante. Sono complicazioni da considerarsi piuttosto rare, ma
possibili, dovute sostanzialmente ad immunodeficienze del soggetto, in questi casi sicuramente
immunodepresso e particolarmente debole;
4. Orchite, miocardite, pericardite, ulcere genitali, neutropenia e polmonite interstiziale.
Tutte situazioni meno comuni, che si verificano quando il soggetto è immunodepresso. Da
tenere quindi sotto controllo la sintomatologia ed il decorso della malattia.
Riassumendo, si può affermare che:

Nella maggior parte dei casi, la mononucleosi infettiva non presenta particolari
complicanze, ma è anzi risolvibile nel giro di qualche settimana;

Nei casi in cui vi siano delle complicanze, ciò avviene in particolare al sistema nervoso centrale,
con possibile edema. Un’altra potenziale complicanza è la rottura della milza, a causa del suo
ingrossamento: bisogna pertanto prestare attenzione all’eventuale peggioramento dei sintomi,
e tenere sotto controllo il decorso della malattia assicurandosi di seguire i consigli del medico;

In caso di gravidanza, la mononucleosi non è problematica. Niente paura, pertanto, per le
gestanti: ad oggi non è stato rilevato alcun particolare legame tra l’infezione da mononucleosi e
la presenza di malformazioni o aborti. La prevenzione, comunque, è sempre consigliata.
Diagnosi
La diagnosi della mononucleosi infettiva può avvenire a livello clinico e temporaneo oppure a
livello definitivo: nel primo caso, la diagnosi è associata alla manifestazione dei sintomi tipici di
mononucleosi, che però possono essere riconducibili anche ad altre patologie. Pertanto, l’unica
modalità sicura per stabilire la presenza di malattia è quella di eseguire analisi del sangue specifiche,
con la constatazione di presenza di linfociti nel sangue e, qualora neanche questa valutazione sia
certa, attraverso specifici esami immunologici.
Riassumendo, la diagnosi di mononucleosi avviene per mezzo di:

Visita medica, con diagnosi clinica. In questo caso la mononucleosi è particolarmente visibile
a carico dei linfonodi, che risultano ingrossati, in particolare quelli dell’inguine, delle ascelle e
del collo. Il medico potrà constatare anche un eventuale ingrossamento della milza
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(splenomegalia) che è uno dei segnali di mononucleosi in corso, insieme a febbre, astenia,
sudorazione intensa, specialmente notturna, e perdita di peso;

Diagnosi con esami del sangue. In questo caso, si effettua la conta dei linfociti presenti nel
sangue. Questo esame può essere tuttavia fuorviante, perché i linfociti caratteristici possono
essere riscontrati anche in presenza di altre patologie, come ad esempio la rosolia, la malattia
da citomegalovirus, oppure l’epatite virale. Bisogna tuttavia ricordare che, a differenza di
quanto avviene per queste malattie, la presenza di linfociti anomali nel sangue in caso di
mononucleosi non scende mai al di sotto del 10%;

Diagnosi con valutazione specifica. Quando la prima diagnosi medica e la seconda per mezzo
della conta dei linfociti non bastano a determinare la presenza o meno di mononucleosi, è
necessario eseguire altri test, come ad esempio la ricerca di anticorpi specificamente rivolti
contro alcune proteine (antigeni) dell’EBV.
Cura e terapie della mononucleosi infettiva
Le cure contro la mononucleosi sono diverse a seconda dei casi. Non si può pertanto stabilire una
cura universale, perché come è stato anticipato, in moltissimi casi la patologia si risolve nel giro di
poche settimane, senza particolari complicazioni.
In generale, alle persone affette da mononucleosi, si consiglia un decorso tranquillo, possibilmente a
riposo ed al coperto: una settimana o dieci giorni da trascorrere sotto le coperte sono senza dubbio la
cura più efficace, perché l’assoluto riposo è una condizione necessaria non solo per rendere possibile
la guarigione in tempi normali, ma anche per evitare che si verifichi una delle complicanze più temute
e problematiche della mononucleosi, che è la rottura della milza.
A questo proposito, bisogna anche evitare le attività fisiche pesanti, non solo nel corso della malattia
ma anche dopo la fase più critica: agli sportivi è consigliato evitare attività fisica per almeno due mesi,
onde evitare traumi addominali e nello specifico la rottura dell’organo interessato, possibile a causa
del suo ingrossamento nella fase acuta della malattia.
In generale, tuttavia, il riposo sembra essere lo strumento più importante per combattere la
mononucleosi.
Al riposo assoluto si possono associare terapie di supporto, a discrezione del medico che potrà
stabilire la cura da utilizzare nel caso specifico, a seconda di alcuni fattori e del caso clinico nello
specifico. Ovvero:
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
Alimentazione equilibrata e buona idratazione: si tratta di una cura molto importante,
perché assieme al riposo rappresenta la cura meno invasiva e problematica, consigliata
soprattutto per rendere efficace il trattamento ed eventualmente meno invasivo;

Uso di farmaci antinfiammatori ed analgesici (acetaminofene, ibuprofene);

Uso di FANS (farmaci anti infiammatori non steroidei);

Uso di antipiretici, escluso l’acido acetilsalicilico che può causare una grave complicanza
chiamata sindrome di Reye.
Gli antibiotici sono generalmente sconsigliati in quanto, oltre ad essere inutili per il trattamento
della patologia, possono addirittura essere nocivi, portando a reazioni allergiche: l’uso dell’antibiotico
è indicato solo in una bassa percentuale di casi, ovvero quando si associa alla mononucleosi anche una
sovrainfezione faringotonsillare batterica.
Nei casi più gravi, come ad esempio nel caso in cui si verifichino anche problemi di respirazione,
piastrinopenia o soppressione midollare, si possono assumere i farmaci corticosteroidei, oppure
Aciclovir, un farmaco la cui efficacia è tuttavia ancora indubbia.
Prevenzione
Come avviene per tutte le malattie infettive e contagiose, anche per la mononucleosi la prevenzione
è fondamentale per evitare il contagio.
In particolare, bisogna evitare il contatto diretto e indiretto con persone la cui patologia sia
conclamata, non solo durante il periodo della malattia, ma anche nei giorni successivi al termine delle
manifestazioni cliniche e sintomatiche.
Poiché la malattia si può contrarre per mezzo del contatto diretto con la saliva o con le mucose –
quindi, non solo attraverso il bacio, ma anche per mezzo di un rapporto sessuale completo e non
protetto – è opportuno e molto importante evitare il contatto quando la malattia è conclamata, ma
anche il contatto indiretto, ovvero l’uso di stoviglie, bicchieri, spazzolini ed altri oggetti di uso
personale che potrebbero essere contaminati.
La prevenzione più importante e primaria, però, passa attraverso la persona: quindi,un sistema molto
efficace per evitare di contrarre la mononucleosi ed altre malattie infettive contagiose, consiste
nel rafforzare il proprio sistema immunitario, con una alimentazione sana ed equilibrata, e
possibilmente anche con l’integrazione minerale e vitaminica adeguata.
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Come si presenta la mononucleosi? Quali sono i sintomi nei bambini?
Nei bambini la mononucleosi infettiva ha un esordio generalmente brusco e improvviso presentandosi con
febbre elevata, mal di testa e malessere generale.
Qui di seguito sono elencati alcuni dei principali sintomi:

Febbre elevata o talvolta febbricola persistente

Debolezza, malessere generale, mal di testa.

Faringite (mal di gola, difficoltà ad ingoiare il cibo, gola arrossata talvolta con “pus” a livello delle
tonsille).

Ingrossamento dei linfonodi (linfoadenopatia), che così come la febbre alta e persistente è il
principale motivo di allerta dei genitori

Gola arrossata con placche bianche

Bollicine alla schiena senza prurito.

I linfonodi sono spesso dolenti – soprattutto se toccati - e possono raggiungere le dimensioni di una
noce. Sono interessati in particolare quelli della regione del collo (sia lateralmente che
posteriormente) ma è possibile un interessamento di altre regioni corporee (inguine, ascelle).

Rash cutaneo. Può essere del tutto simile a quello della rosolia e del morbillo. In alcuni casi può
comparire dopo la somministrazione di un antibiotico (generalmente amoxicillina)

Ingrandimento di milza (splenomegalia) e fegato (epatomegalia). L’interessamento di fegato e
milza è tipico della mononucleosi e pertanto non indica che la malattia si sta aggravando. Anche
l’aumento (di grado variabile) delle transaminasi e della bilirubina e una riduzione delle piastrine
(molto frequente) non deve preoccupare i genitori poiché gli esami di laboratorio si
normalizzeranno con il passare dei giorni.
Quanto dura la mononucleosi infettiva nei bambini? È una malattia grave?
La mononucleosi infettiva è una malattia con esito benigno e nella quasi totalità dei bambini affetti la
guarigione completa è la regola. La febbre e la faringotonsillite persistono generalmente per circa dieci
giorni; i linfonodi tornano alla normalità in un tempo leggermente più lungo (anche fino a 3 settimane). Al
di sotto dei 5 anni i sintomi possono essere più lievi e avere una minore durata.
La mononucleosi infettiva può interessare il sistema nervoso e altri
organi?
È possibile sia l’interessamento del sistema nervoso centrale (meningite, encefalite) e periferico (sindrome
di Guillan-Barrè) che di altri organi (cuore, polmoni, fegato come già detto) ma tali complicanze (fatta
eccezione per il fegato, coinvolto nel 10% dei casi) sono davvero rare (in meno di un bambino su 100
affetti da mononucleosi) e hanno un decorso generalmente favorevole se prontamente diagnosticate (in
questo caso il ruolo del vostro pediatra è fondamentale).
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Esiste una terapia specifica?
Come per la stragrande maggioranza delle malattie virali, non esiste una terapia specifica contro l’EBV. È
utile l’impiego di farmaci antipiretici (paracetamolo, il cui ruolo è di “abbassare la febbre”, vedi articoli
correlati), il riposo a letto e le cure affettuose di genitori premurosi. Nei casi particolarmente severi
(abbondante pus a livello tonsillare, linfonodi molto voluminosi, febbre molto elevata), il pediatra potrebbe
prescrivere al vostro bambino un farmaco a base di cortisone (ad esempio Bentelan) per lo spiccato potere
antinfiammatorio che è in grado di esercitare.
Inoltre il vostro piccolo potrà continuare una normale alimentazione, senza alcuna necessità di strane e
deleterie diete in bianco.
Come si fa la diagnosi? Bisogna fare il prelievo di sangue?
La diagnosi è ovviamente compito del medico che riconoscerà la mononucleosi infettiva in base ai sintomi
del bambino. Dovete sapere però che, nei casi dubbi, il pediatra potrebbe richiedere alcuni esami di
laboratorio che confermeranno/escluderanno il sospetto di malattia da EBV:
- emocromo con formula leucocitaria
- transaminasi (AST, ALT), GGT, bilirubina diretta e indiretta,
- anticorpi anti EBV (per i più curiosi la tabella 1 e la figura 1 riportano informazioni più dettagliate)
La mononucleosi infettiva determina una condizione di estrema stanchezza che
persiste per mesi? È vero?
Una volta si credeva che la “sindrome da affaticamento cronico” caratterizzata da spiccata stanchezza,
dolori muscolari e articolari, febbricola e mal di testa fosse causata da un’infezione cronica da EBV. Oggi si
ritiene che l’ EBV non abbia alcuno ruolo nel determinare la comparsa di questa particolare condizione
clinica.
Diverso è invece il discorso dei giorni immediatamente successivi alla guarigione che possono essere sì
segnati dalla persistenza di debolezza e dolori muscolo-articolari che tenderanno ad attenuarsi con il
passare del tempo fino a scomparire nel giro di 10-15 giorni.
Come e quando abbassare la febbre nei bambini?
Cosa fare se la temperatura non scende? Tutto ciò che i genitori dovrebbero
conoscere...
La maggior parte dei genitori è ansiosa di conoscere i rimedi rapidi per abbassare la febbre nel
bambino, non sapendo che in molti casi la temperatura andrebbe semplicemente osservata e, per cosi
dire, "lasciata allo sfogo".
Per febbre infatti si definisce un innalzamento della temperatura corporea “deciso” e "voluto" a livello
centrale (per la precisione a livello dell'ipotalamo, una zona del nostro cervello). Tale aumento della
temperatura è finalizzato ad aiutare il sistema immunitario nella lotta contro agenti infettivi ed è
spesso ottenuto mettendo in opera meccanismi di produzione di calore, che tutti noi ben conosciamo:
- brividi: attraverso la contrazione ritmica della muscolatura si produce calore permettendo al
nostro organismo di raggiungere il nuovo set-point di temperatura deciso a livello cerebrale
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- mani e piedi freddi: attraverso la vasocostrizione periferica il “calore veicolato dal flusso
sanguigno” viene accentrato nel tronco e nella testa affinchè la temperatura si innalzi. Di
conseguenza le estremità, come mani e piedi, diverranno più fredde in fase di ascesa febbrile.
Qualora invece l'aumento della temperatura "non venga deciso” a livello del cervello ma dipenda
piuttosto da circostanze ambientali sfavorevoli (forte e incontrollata esposizione a calore come ad es.
bambino lasciato in macchina al sole...) allora non si parla di febbre, ma piuttosto di ipertermia...
condizione abbastanza grave, specie se associata a perdita di coscienza!
Ma torniamo alla febbre: quale termometro usare e dove misurare? quando intervenire con
tachipirina? quando invece con nurofen? E soprattutto... febbre alta vuol dire sempre situazione
grave? è davvero sempre necessario abbassarla ad ogni costo? E ancora... quando allarmarsi e far
visitare immediatamente il piccolo? come gestire una convulsione febbrile?
Mononucleosi: per quanto tempo si è contagiosi?
Come evitare la diffusione delle mononucleosi in famiglia o a scuola?
La mononucleosi infettiva è una malattia contagiosa causata dall' Epstein Barr Virus (EBV) molto
diffusa in ogni fascia di età e che rendendosi talora responsabile di febbri più aggressive e intense del
solito finisce col causare molta apprensione nei genitori.
Nel 50% dei casi la mononucleosi si presenta in forma totalmente ASINTOMATICA cioè la
contraiamo e possiamo diffonderla ma non ce ne accorgiamo! Nell'altro 50% dei casi invece la
mononucleosi può presentarsi con un CORTEO DI SINTOMI che può andare dalla febbre elevata (che
talora dura pochi giorni ma altre volte può durare anche oltre una settimana), faringotonsillite con
placche di pus, linfonodi rigonfi su tutto il corpo, milza ingrossata (splenomegalia), fegato
ingrossato (epatomegalia).
Mononucleosi: quali esami di laboratorio eseguire?
Come interpretare gli esami di laboratorio della mononucleosi?
La mononucleosi infettiva è una malattia contagiosa causata dall' Epstein Barr Virus (EBV) molto
diffusa in ogni fascia di età e che spesso causa tanta apprensione nei genitori rendendosi responsabile
di febbri più aggressive e intense del solito.
Nel 50% dei casi la mononucleosi si presenta in forma totalmente ASINTOMATICA cioè la
contraiamo e possiamo diffonderla ma non ce ne accorgiamo! Nell'altro 50% dei casi invece la
mononucleosi può presentarsi con un CORTEO DI SINTOMI che può andare dalla febbre elevata (che
talora dura pochi giorni ma altre volte può durare anche oltre una settimana), faringotonsillite con
placche di pus, linfonodi rigonfi su tutto il corpo, milza ingrossata (splenomegalia), fegato
ingrossato (epatomegalia).
Per accertare la presenza di mononucleosi, qualora ritenuto necessario dal proprio pediatra, è utile
praticare i seguenti esami:
Anticorpi EBV-VCA di tipo IgM
Anticorpi EBV-VCA di tipo IgG
Per tentare di "datare" un'infezione da EBV e capire quindi quando si è verificata può essere utile inoltre
dosare:
Anticorpi EBV-EA
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Anticorpi EBV-EBNA
Per valutare il coinvolgimento d'organo dell'infezione e l'instaurarsi di possibili complicanze: emocromo,
transaminasi, bilirubina totale e frazionata, LDH
Per differenziarla da altre infezioni clinicamente simili è utile dosare anche:
Anticorpi anti-CMV di tipo IgM
Anticorpi anti-CMV di tipo IgG
Anticorpi anti-Toxoplasma di tipo IgM
Anticorpi anti-Toxoplasma di tipo IgG
Come interpretare gli esami di laboratorio della mononucleosi?
Tabella1. Gli anticorpi anti EBV
Anti EBV-VCA IgM
Segnalano che c'è un infezione da EBV in atto: compaiono infatti
subito e si negativizzano dopo 1-2 mesi
Anti EBV-VCA IgG
Segnalano che vi è stata infezione da EBV senza però consentire
di capire quando: compaiono infatti precocemente e persistono per
tutta la vita
Anti EBV-EA
Segnalano che vi è stata infezione da EBV nei 3-6 mesi
precedenti: compaiono infatti dopo 1 mese dall'infezione e si
negativizzano dopo 3-6 mesi
Anti EBNA
Segnalano che vi è stata infezione da EBV passata: si
positivizzano infatti dopo 1-2 mesi e persistono poi per tutta la vita
IL DIRIGENTE SCOLASTICO
F.to Filippo Quitadamo
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