tokyo e khabarovsk

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TOKYO E KHABAROVSK
Attualità di due processi (3 maggio 1946 / 4 novembre 1948 e 25-30 dicembre 1949)
http://www.homolaicus.com/storia/contemporanea/norimberga/2.htm
La consegna alla giustizia dei criminali di guerra era stata una delle condizioni della capitolazione
del Giappone, derivante dalla dichiarazione di Postdam, firmata da Usa, Urss, Inghilterra e Cina.
Tuttavia negli Usa si erano palesate tendenze a rifiutare gli accordi firmati durante la guerra: si
voleva trasformare il Giappone in un avamposto dell'imperialismo americano nel Pacifico.
Ciononostante non si poté evitare, sopratutto dopo Norimberga, la costituzione a Tokyo del
Tribunale militare internazionale per l'Estremo Oriente, tanto più che il Giappone militarista s'era
comportato in Asia e nel Pacifico con non meno crudeltà dei nazisti in Europa.
Una differenza però tra i due tribunali s'impose subito: a Tokyo il tribunale era costituito dai
rappresentanti di 11 paesi vittime dell'aggressione nipponica (Usa, Urss, Cina, Inghilterra, Francia,
Unione Australiana, Olanda, India, Canada, Nuova Zelanda, Filippine). La Mongolia non venne
presa in considerazione, pur essendo stata anch'essa aggredita dall'armata del Kwantung; del resto
non furono rappresentate neppure l'Indonesia, la Birmania, la Thailandia, ecc.
Proprio a motivo di questa larga rappresentanza di popoli e Stati offesi, che avrebbe potuto
inchiodare alle proprie responsabilità un notevole numero di politici, statisti e militari giapponesi, il
comandante delle truppe d'occupazione americane, Douglas Mac Arthur, decise di nominare
unilateralmente il presidente nel tribunale nella persona del giudice australiano William Webb.
Lo stesso Mac Arthur decise, motu proprio, lo statuto del tribunale, contraddicendo la prassi
collegiale di Norimberga.
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Al tribunale furono deferiti solo 28 criminali di guerra. Durante il processo morirono Matsuoka, ex
ministro degli Esteri, e Nagano, ex ministro della Marina militare. Okawa, uno degli ideologi del
fascismo e del razzismo nipponico, fu considerato non imputabile perché sofferente di encefalite
sifilitica. Al principe Konoe, che in qualità di premier aveva portato il paese alla guerra nel Pacifico,
fu consentito di suicidarsi poco prima dell'arresto.
Sul banco degli accusati si trovavano praticamente solo i personaggi più screditati, con l’esclusione
dell'imperatore, benché nessuna prova fosse stata prodotta per esonerarlo dalla responsabilità di ciò
che veniva contestato agli altri accusati.
Lo stesso Mac Arthur, pur avendo arrestato molti criminali di guerra nipponici, deciderà di liberarli
dopo la capitolazione, scagionando anche molti politici promotori dell'aggressione nel Pacifico. Né
mai si prenderà alcun provvedimento a carico degli industriali e dei circoli finanziari e bancari che
avevano sostenuto ampiamente la guerra.
La prima seduta del tribunale si tenne il 3 maggio 1946; il verdetto fu emanato il 4 novembre 1948.
Ogni accusato era difeso da un avvocato americano e da uno giapponese: in tutto 90 avvocati.
Furono svolte 818 udienze aperte, studiate 4.356 prove documentate e 1.194 deposizioni;
intervennero 419 testimoni.
Al processo non fu possibile dar valida prova alle accuse relative all’intenzione giapponese di
sterminare un determinato gruppo etnico: gli omicidi di massa, l'impiego di gas tossici nelle stragi,
la riduzione in schiavitù e la deportazione di migliaia di cinesi furono dettati - si disse - da ragioni
militari.
Eppure il militarismo giapponese causò 10 milioni di morti in Cina, 2 milioni in Indonesia, 1,1
milioni nelle Filippine e innumerevoli perdite in vite umane provocò agli Usa, all'Urss, alla
Mongolia, alla Birmania, alla Thailandia, a Hong Kong e Singapore ecc.
Sul fronte morirono anche 2,5 milioni di giapponesi, mentre tra i civili i morti furono 668.000.
Dopo l'occupazione di Singapore il Giappone avrebbe voluto attaccare l'India da est, mentre la
Germania l'avrebbe fatto in contemporanea da ovest. Calcutta infatti fu bombardata.
L'esercito nipponico operava con estrema crudeltà e non aveva alcun riguardo per i prigionieri. In
questo non erano meno sanguinari dei nazisti. Le stragi venivano perpetrate con l'avallo dello Stato
maggiore dell'esercito e del comando militare.
Eppure ancora oggi vi sono storici che negano gli eccidi di massa: p.es. sostengono che nella città
cinese di Nanchino non vi sarebbe stata alcuna strage. Come noto, le truppe nipponiche nella parte
centrale della Cina erano comandate dal generale Iwane Matsui, appartenente al Consiglio supremo
militare. Ebbene, costui fu autore di un eccidio senza precedenti nella storia mondiale: trucidò
200.000 persone proprio a Nanchino. Durante il processo cercò di sostenere che non ne era al
corrente...
Episodi di violenza gratuita e inaudita si verificarono anche nelle Filippine, a Hong Kong, a Hailar,
dove fu sterminato un gruppo di civili sovietici.
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Peraltro proprio il Giappone aveva preso a sperimentare sui prigionieri cinesi gli effetti dell'arma
batteriologica.
Questa nuova arma interessò così tanto gli americani che decisero di nascondere i materiali in loro
possesso relativi alla cosiddetta "Formazione 731", capeggiata dal generale Shiro Ishii (cfr Seiichi
Morimura, L'avidità del diavolo, 1981).
La Formazione compì esperimenti d’ogni sorta, tra cui anche la vivisezione, su più di 300
prigionieri, ma ogni richiesta sovietica di procedere ad un’indagine investigativa sulle atrocità
commesse da quest’unità venne respinta.
Proprio per punire questo gruppo di criminali, il governo sovietico imbastì un apposito processo a
Khabarovsk il 25-30 dicembre 1949, ove furono giudicati 12 ex militari del comando dell'Armata
del Kwantung e della "Formazione 731".
Fra il 1946 ed il 1948 le autorità americane di occupazione processarono in Giappone soltanto 1.288
persone, di cui solo 28 furono processate dal tribunale militare internazionale di Tokyo; tutti i 28
imputati del Tribunale furono giudicati colpevoli: 7 furono giustiziati e 16 mandati all’ergastolo.
Alla fine del dicembre 1948 McArthur fece liberare dal carcere tutti i giapponesi accusati di crimini
contro la pace. Alla fine del 1949 erano stati liberati anche 45 criminali di guerra e il 7 marzo 1950
tutti i criminali di guerra.
La riabilitazione di molti di loro cominciò ad avvenire alla fine degli anni Sessanta. Nel solo 1970
furono decorati post-mortem 12.674 ex militari (a 381 dei quali furono addirittura conferiti titoli
dignitari). La riabilitazione del generale Hideki Tojo è ben visibile anche nel film Il grande impero
giapponese, per non parlare del fatto che nel film La flotta riunita non si nasconde l'ammirazione
per la flotta che aggredì gli americani a Pearl Harbor.
A Tokyo, nel 1982, una circolare del Ministero della Pubblica Istruzione impose di riportare la
seguente dicitura nei manuali scolastici di storia: "i 200.000 abitanti di Nanchino uccisi dai
nipponici nel 1937 furono la conseguenza della resistenza ostinata dell'esercito cinese e delle
perdite assai grandi subite dall'esercito giapponese". Inoltre che i coreani "avevano spalancato le
porte ai giapponesi".
Solo dopo ampie proteste dei paesi asiatici un tempo aggrediti e dopo l'opposizione delle sinistre nel
parlamento di Tokyo, furono apportate delle modifiche alle "raccomandazioni" rivolte agli editori.
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