Nostalgia di riconciliazione estratto da “Maria, segno e strumento di Riconciliazione e di Pace nel magistero di Giovanni Paolo II” di fr. Cristoforo Amanzi L’uomo, affaticato ed oppresso, cerca da sempre, in modo particolare oggi, la fonte di quella pace interiore che, vissuta, si diffonde e muta i rapporti sociali, realizzando la fraternità universale. Nel momento storico attuale tale anelito trova grandi e tali difficoltà da porre l’uomo, sia nella sfera socio-culturale che in quella religiosa, in una condizione di inquietudine e di angoscia tale da rendere estremamente urgente una risposta adeguata alle molteplici domande che lo interpellano. Egli vive il suo travaglio a motivo di molteplici ragioni che ne attraversano il vissuto toccando e interessando sia la sfera personale (nella triplice dimensione fisica, psichica e spirituale) che quella sociale: all’interno dell’uomo, nel suo cuore, molti elementi si contrastano a vicenda determinando stati di inquietudine e di angoscia insopportabili e distruttivi. L’uomo, afferma la Gaudium et spes (cfr. GS 10), sperimenta i suoi limiti e nel contempo si accorge di avere aspirazioni senza confini, fino a sentirsi chiamato ad una vita superiore. Inoltre è fatto oggetto di molte attrattive potendo sceglierne solo alcune e dovendone tralasciare altre. Di fronte a tale scenario, debole e peccatore, soffre in se stesso una divisione che spesso produce anche gravi discordie nella società. Giovanni Paolo II individua le cause prime che lacerano l’umanità in una ferita nell’intimo dell’uomo che, alla luce della fede, chiamiamo peccato. Il Papa afferma che la riconciliazione suppone che si sconfigga la rottura radicale, che è il peccato, il quale è all’origine della divisione con Dio e con se stessi, all’origine dell’inquietudine e dell’angoscia di ogni uomo, producendo una lacerazione sociale densa di profonde e dolorose divisioni (cfr. RP 4). La Chiesa, in qualità di madre, svolge la sua missione riconciliatrice “nell’opera di conversione dei cuori per il rinnovato abbraccio fra l’uomo e Dio, fra l’uomo e il suo fratello, fra l’uomo e tutto il creato” (RP 4). In forza di questa missione approfondisce e detta ad ogni uomo le vie della riconciliazione. Un elemento molto positivo, che facilita il compito della Chiesa nella sua missione riconciliatrice, è la presenza di un’autentica nostalgia di riconciliazione da parte dell’uomo e da parte di Dio. Nell’uomo, afferma il Papa, si manifesta concretamente il desiderio di “ricomporre le fratture, di rimarginare le lacerazioni, di instaurare, a tutti i livelli, un’essenziale unità” (RP 3). Quindi, da una parte l’uomo, ferito e lacerato dal peccato ma anche desideroso di riconciliazione, dall’altra Dio, che è amore e che per amore ha creato gli uomini: “Dio è fedele al suo disegno eterno anche quando l’uomo, spinto dal maligno e trascinato dal suo orgoglio, abusa della libertà, datagli per amare e cercare generosamente il bene, rifiutando l’obbedienza al suo Signore e Padre; anche quando l’uomo, invece di rispondere con amore all’amore di Dio, gli si oppone come ad un suo rivale, illudendosi e presumendo delle sue forze [...] Nonostante questa prevaricazione dell’uomo, Dio rimane fedele nell’amore” (RP 10). Possiamo affermare, di conseguenza, che anche in Dio vi è una profonda nostalgia di riconciliazione: non soltanto Dio è amore ma è anche fedele al suo disegno eterno di attrarre tutti a sé. Infatti, è la fedeltà di Dio al suo disegno d’amore sull’uomo che segna la storia dell’umanità, la storia della salvezza: Dio non abbandona l’uomo ma lo chiama continuamente alla riconciliazione. La riconciliazione è innanzitutto un dono misericordioso di Dio all’uomo, un dono che si concretizza in prima istanza attraverso il sacrificio redentivo del Figlio fatto uomo: “Di questa riconciliazione parla la Sacra Scrittura, invitandoci a fare per essa tutti gli sforzi; ma dice, altresì, che essa è, anzitutto, un dono misericordioso di Dio all’uomo. La storia della salvezza, quella dell’intera umanità, come quella di ciascun uomo, in qualsiasi tempo, è la storia mirabile di una riconciliazione: quella per cui Dio, che è Padre, nel sangue e nella croce del suo Figlio fatto uomo ha riconciliato con sé il mondo, facendo nascere così una nuova famiglia di riconciliati” (RP 4). Tutta la vita di Cristo è stata orientata alla volontà del Padre ma nella croce vediamo il culmine di tale adesione, la fiducia piena nel momento estremo dove, piegata la natura umana alla volontà divina, al dolore fisico si aggiungono, nella sfera degli affetti, le lacerazioni più profonde. Al rifiuto dell’uomo Gesù ha risposto vivendo e mostrando la giusta relazione con il Padre: l’abbandono filiale, fiducioso, alla Sua volontà. Così, Cristo, nuovo Adamo, ha realizzato il desiderio di riconciliazione del Padre, e dalla croce continua ad invitare tutti gli uomini, di tutti i tempi, a seguirlo: chi accetta l’appello a lasciarsi riconciliare con Dio “entra nell’economia della riconciliazione” e fa l’esperienza del Cristo nostra pace. In questa stessa economia svolge un ruolo importante lo Spirito Santo, che è Signore e dà la vita. Egli è il dono del Padre e del Figlio che attualizza nei cuori degli uomini la riconciliazione, perché sorgente di unità e di pace ed è Colui che vivifica la Chiesa perché diventi la Chiesa dei viventi, «segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» (LG 1). E’ proprio la Chiesa, vivificata dallo Spirito, che opera perché si realizzi la comunione con Dio e l’unità di tutti gli uomini. E ciò in Cristo il quale con il suo sacrificio è divenuto nostra Riconciliazione e nostra Pace (cf Ef 2,14-16): “Nelle mani e sulla bocca degli apostoli, suoi messaggeri, il Padre ha posto misericordiosamente un ministero di riconciliazione, che essi adempiono in maniera singolare, in virtù del potere di agire «in persona Christi». Ma anche a tutta la comunità dei credenti, all’intera compagine della Chiesa è affidata la parola di riconciliazione, il compito cioè di fare quanto è possibile per testimoniare la riconciliazione e per attuarla nel mondo” (RP 8). All’interno della Chiesa troviamo Maria. Ella come ogni credente ha assunto e assume la missione di riconciliazione propria della Chiesa e, in quanto figura eccelsa della stessa Chiesa, oltre che Madre, si erge, come nessun altro, quale modello da imitare, perché cresca la comunione e la pace, in particolare lungo la via dell’esemplarità e dell’intercessione: “La missione riconciliatrice è propria di tutta la Chiesa, anche e soprattutto di quella già ammessa alla piena partecipazione della gloria divina con Maria Vergine […] Chiesa del cielo, Chiesa della terra, Chiesa del purgatorio sono misteriosamente unite in questa cooperazione con Cristo nel riconciliare il mondo con Dio. “La prima via di questa azione salvifica è quella della preghiera. Senza dubbio la Vergine, Madre di Cristo e della Chiesa, ed i Santi, giunti ormai alla fine del cammino terreno e in possesso della gloria di Dio, con la loro intercessione sostengono i loro fratelli pellegrini nel mondo, nell’impegno di conversione, di fede, di ripresa dopo ogni caduta, di azione per far crescere la comunione e la pace nella Chiesa e nel mondo” (RP 12). E’ lei che la Chiesa guarda ed imita quale Madre dal Cuore immacolato, alleata di Dio nell’opera di Riconciliazione in virtù della sua docilità allo Spirito Santo, Ospite dolce dell’anima che abitando nel suo cuore purissimo l’ha resa capace di accogliere il Verbo di Dio e di aderire con tutta se stessa alla Sua persona e alla Sua opera. Fr. Cristoforo Amanzi LG: RP: Costituzione dogmatica Lumen Gentium, Concilio Vaticano II Esortazione apostolica Reconciliatio et Paenitentia, Giovanni Paolo II