Pace in terra C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. 9Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, 10ma l’angelo disse loro: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. 12Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”. 13E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: 14 “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. 8 Il brano proposto ci da la possibilità di approfondire il concetto di Pace, quella promessa agli uomini che egli ama e che solo Lui può donare (cf Gv 14,27). Il termine ebraico per dire pace, è “shalom”. Le lettere consonanti shin+lamed+mem, che compongono la radice della parola “shalom”, rendono il significato di “essere completo, non frazionato, perfetto”. Chi dice di essere “uscito shalem” da un incidente della strada dice di esserne “uscito sano e salvo”. Il “Berith-shalom” è un trattato di pace, cioè un patto che non deve portare a frazionamenti, a distruzione e morte, ma tendente a realizzare la perfezione dell’umano convivere. In questo senso, la pace che Dio annunzia, e vuole donare all’uomo di ogni tempo e di ogni luogo, può essere accolta a partire da ciò che suggerisce il Salmo 84, dove si legge: “Ascolterò cosa dice Dio, il Signore: Egli annunzia la pace … per chi ritorna a Lui con tutto il cuore” (Sal 84,9). Ecco le condizioni perché Dio elargisca la Pace: ascoltare cosa dice il Signore; ritornare a Lui con tutto il cuore. Questa pace, gratuitamente ricevuta e profondamente gustata, siamo chiamati a diffondere: “In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui” (Lc 10,5-6). Un elemento molto importante, che facilita la missione, è la presenza di un’autentica nostalgia di riconciliazione da parte dell’uomo. Nell’uomo, infatti, alberga realmente il desiderio di ricomporre le fratture, di rimarginare le lacerazioni, di instaurare, a tutti i livelli, un’essenziale unità. Tuttavia, tale riconciliazione è piena ed efficace nella misura in cui viene debellato il peccato, la causa prima di una pace compromessa (cf Es. ap. Reconciliatio et Paenitentia, 10). Questa riconciliazione, il cui frutto è la Pace, è innanzitutto un dono misericordioso di Dio all’uomo, un dono che si concretizza in prima istanza attraverso il sacrificio redentivo del Figlio fatto uomo: “Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi»” (Lc 19,41-42). Al rifiuto dell’uomo Gesù ha risposto mostrando la via, la “giusta” relazione con il Padre: l’abbandono filiale, fiducioso, alla Sua volontà. In questo modo Egli è diventato la nostra pace (cf Ef 2,14). Maria, nella Chiesa e con la Chiesa, assume la missione di riconciliazione e di pace, come sottolineato da Giovanni Paolo II a Mbabane (Swaziland) il 16 settembre 1988, durante l’Omelia: “La Regina della pace è colei che desidera servire, che desidera soprattutto essere al servizio della missione di riconciliazione e di pace che Gesù suo Figlio ha portato nel mondo. Lei, la Madre del Re della pace, desidera soprattutto servire ed intercedere in modo tale che «la nostra terra darà il suo frutto», il frutto della pace con Dio e tra tutti i popoli”. Con Lei, anche noi, operatori di pace (cf Mt 5,9) del terzo millennio, siamo chiamati a far risuonare nel mondo, con nuova forza, l’invito alla riconciliazione perché la pace di Cristo alberghi nel cuore di ogni uomo. Fr. Cristoforo Amanzi