Sette, allegato del Corriere della Sera di Giovedì 5 Maggio 2011 NUMERI? DA NOI, OPINIONI E’ l’effetto della deformazione culturale che trascina la matematica. E produce approssimazione e ideologia Nell'inserto culturale del Sole 24 ore del 17 aprile Armando Massarenti e Gilberto Corbellini, hanno affrontato un tema, la tradizionale marginalità della scienza e dei suoi metodi nei programmi scolastici, che è cruciale per comprendere alcune ragioni del malfunzionamento della nostra democrazia. Massarenti ha rievocato lo scontro del 1911 fra il matematico e divulgatore scientifico Federico Enriques e i padri dell'idealismo filosofico Benedetto Croce e Giovanni Gentile. La vittoria andò agli idealisti, alla loro radicale svalutazione della scienza, al divorzio che essi peroravano fra scienza e filosofia (e studi umanistici). L'esito di quel confronto ebbe conseguenze durature: portò, con la riforma gentiliana, all'organizzazione di un sistema educativo di alto livello ma anche di impronta antiscientifica. L'ignoranza delle questioni scientifiche, tipica delle elites colte italiane, trova lì la sua origine. Corbellini, a sua volta, ha messo in relazione fra loro dati statistici diversi. Risulta, per esempio, che in Italia solo il 25% degli adulti (ma, secondo Corbellini, il dato pecca di ottimismo) sia in grado di capire cosa sia e come funzioni il metodo scientifico. Contro, per esempio, il 50% degli adulti in Svezia, Danimarca, Olanda e altri Paesi. Anche per le conoscenze matematiche , come è noto, l'Italia è in fondo alle classifiche. C'è forse una connessione, osserva Corbellini, fra questi dati e il fatto che l'Italia sia agli ultimi posti, fra i paesi del mondo industrialmente avanzato, anche per quanto riguarda i livelli di libertà economiche, libertà civili, e performance delle istituzioni democratiche. Concordo con lui: un legame c'è. Esso si manifesta in tanti ambiti. Si guardi al modo, per lo più ideologico, con cui discutiamo di problemi energetici. O si guardi all'approssimazione dei nostri dibattiti politici sui temi economici. A causa dell'inesistenza di un folto pubblico colto capace di riflettere sul valore dei numeri, chiunque, al governo o all'opposizione, può sparare i numeri che vuole. In Italia, infatti, per effetto principalmente della formazione culturale prevalente fra gli italiani, i numeri sono solo opinioni, manipolabili a piacere, piegabili secondo le esigenze partigiane e ideologiche. Manca, quasi del tutto, quel pubblico, presente in altre democrazie, in grado di capire e di fare le bucce a chi bara.