APERITIVI FILOSOFICI 2016

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APERITIVI FILOSOFICI 2016
Sabato 22.10
ore 17.30
Igor Cannonieri
Toccare l’inesistente: l’inconfessabile desiderio della filosofia
Pensandosi come teoria, come attività dello spirito, speculativa, la filosofia si è generalmente rappresentata
disincarnata, e dunque estranea al desiderio, che invece ha sempre a che fare coi corpi. Eppure, poche altre
discipline conoscono tanta forza e perseveranza nel cercare di attingere il proprio oggetto che, in questo caso,
oltretutto, è inattingibile (metafisico) per definizione. E se dovesse riuscire a ‘toccarlo’? Cosa succederebbe? Il
desiderio, che dà forma a qualcosa che ancora manca, in che rapporto sta con l’origine immemoriale della filosofia?
Dove cercare il senso dei gesti (tocchi) che essa compie lungo la sua storia plurimillenaria?
Venerdì 11.11
ore 20.30
LeviAlumni
Igor Cannonieri
Quando la scrittura ferma il tempo
I LeviAlumni discutono con Igor Cannonieri, autore di Doppio Invio e L’orologio americano e altri racconti.
Intervengono Chiara Fedato e Mattia Filippetto.
Quali risorse per il pensiero nella scrittura narrativa? Quali esperienze si schiudono quando vita e
concetti trovano di che alimentarsi reciprocamente? A cavallo della frontiera che separa e congiunge
filosofia e letteratura, c’è un territorio, e dunque uno stile, in cui la prosa possa essere la custode di ciò
che ci costituisce, cioè del tempo?
Sabato 17.12
ore 17.30
Antonio Sansone
La Felicità, il piacere ed il bene in Epicuro
“Il piacere è principio e termine estremo della vita felice. Esso noi sappiamo che è il bene primo e a noi
connaturato”. Da questa citazione, tratta dalla Epistola a Meneceo di Epicuro, si può già intravedere che la vita
felice è tale se e solo se trova la sua attuazione nel piacere; del resto, che vita felice è mai quella in cui non vi sia
piacere nel viverla? Esso dunque è il bene che cerchiamo e ciò che fa sì che la felicità sia perfetta, ossia compiuta
fino in fondo. Ma la felicità non consisterà in un banale soddisfacimento di tutti i desideri possibili che realizzino
un piacere corporeo ed ordinario, bensì nel ridurre al massimo quei desideri. Di qui una concezione della felicità
come bene sommo alla portata degli uomini, che si risolve in una visione laica ed ascetica della vita.
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