16-17 Euro Jackson_Layout 1 10/12/13 15:27 Pagina 16 EURO L’euro senza Europa Nei Balcani le banche centrali fanno da sé: il Kosovo e il Montenegro hanno adottato l’euro senza aderire all’Unione europea di Andrew Jackson 16 M entre i regolatori dell’Unione europea riesaminano l’architettura di base dell’euro, la valuta sembra seguire invece l’obiettivo imperiale di diffondersi nel mondo. Tutti i membri della Ue, eccetto il Regno Unito (e la Danimarca) che ha(nno) negoziato una clausola d’esenzione, sono obbligati a introdurre la moneta comune nel momento in cui soddisfano i criteri di convergenza. Tanto che certi Paesi membri, come la Svezia e la Repubblica Ceca, fanno molta attenzione a non ottemperarli per poter conservare come moneta la corona svedese e quella ceca. Altri, come l’Estonia, si sottopongono invece a una drastica austerità per adottare l’euro, come faranno gli Estoni nel 2014. Forse però c’è un’altra strada, quella del Kosovo e del Montenegro che lo hanno adottato unilateralmente. Anche se è stato in parte uno sviluppo naturale, poiché già prima dell’Unione monetaria i loro cittadini usavano il marco tedesco, essa configura comunque un meccanismo inusuale tramite il quale un Paese delega lo strumento di scambio a un altro economicamente più forte. E non a seguito di trattative di una commissione valutaria: i due Paesi hanno semplicemente abolito le valute. L’ex governatore della Banca centrale del Montenegro ricorda che il suo Paese ha preso la decisione prima che l’euro entrasse in circolazione, per evitare che lo smembramento della Jugoslavia innescasse nel Paese un ciclo di iperinflazione. L’approccio tuttavia potrebbe impedire ai due Paesi di accedere alla Ue. Le regole per l’adesione alla Ue prevedono, infatti, prima l’avvio della regolare procedura e solo in seguito la verifica e l’autorizzazione ad adottare l’euro. I requisiti fiscali, d’inflazione e di tassi d’interesse, difficilmente sono assolti da Paesi che devono ancora percorrere una lunga strada economica o nei quali i salari crescono a un ritmo molto più serrato che nella potente Germania. D’altronde, mentre le banche dell’eurozona subivano gli scossoni della crisi finanziaria globale, costringendo le loro banche centrali a garantire innanzitutto la stabilità finanziaria, quelle del Kosovo “superavano la crisi quasi del tutto indenni”, come spiega Bostjan Jazbec, oggi governatore della Banca centrale della Slovenia e membro del Consiglio direttivo della Bce, ed ex consulente della Banka Qendrore e Republikës së Kosovës, fondata con l’indipendenza kosovara. Uno dei motivi è stato il livello quasi elementare del comparto bancario commerciale in un Paese nato solo nel 2008, con uno status geopolitico ancora da definire e con garanzie sulla proprietà privata incerte. “Per precauzione, abbiamo trasformato i depositi in prestiti a lungo termine, ovvero il cuore dell’attività bancaria”, dice Jazbec, “e non avevamo gli strumenti ipersofisticati”, come i derivati, le cartolarizzazioni o altri veicoli finanziari complessi usati dalle banche. Diversamente che nel Kosovo, “dove la proprietà dei terreni era poco regolamentata e pertanto inutile come garanzia di partenza per le folli catene del credito immobiliare che si sono viste altrove”, continua Jazbec, “altri paesi dell’Est della Ue, quali Romania e Ungheria, hanno invece risentito pesantemente dello scoppio di una enorme bolla del credito immobiliare.” “Nei Paesi nei quali il sistema giudiziario è debole e il capitale umano non ha ancora un riconoscimento legale pieno, le banche incanalano la liquidità in eccesso verso i settori che offrono garanzie reali: quello immobiliare east global geopolitics 16-17 Euro Jackson_Layout 1 10/12/13 15:27 Pagina 17 REUTERS/CONTRASTO/HAZIR REKA EURO \ Anche i cambiavalute per le strade di Pristina si sono adeguati all’introduzione dell’euro. e del credito commerciale”, aggiunge Jazbec. Ciò spiega in parte la geografia della crisi bancaria europea, particolarmente critica lungo il Mediterraneo, dove gli ingranaggi della giustizia tendono a girare lentamente, la proprietà intellettuale non è una priorità e le Costituzioni danno un contributo più agli ideali utopici, che ai princìpi operativi. Prima dell’euro, in Kosovo circolava formalmente il dinaro jugoslavo, ma i cittadini preferivano i contanti, se possibile marchi tedeschi, dollari Usa o franchi svizzeri. La bellezza dell’euro è che consente al sistema di disporre di un’unità valutaria contabile, che crea mercati del credito e alimenta la crescita economica. Dopotutto, non è semplice rendere operativa una banca se nessuno riconosce il valore della sua valuta. Un altro vantaggio dell’importare una valuta in toto dall’estero è che i politici locali non pos- numero 51 gennaio/febbraio 2014 sono sbizzarrirsi nelle politiche per il controllo dell’inflazione. L’Argentina ricorda che i sistemi concepiti dalle commissioni valutarie non sempre sono a prova di bancarotta. Per le autorità europee, le adozioni unilaterali dell’euro sono un bel rebus. Bruxelles e Francoforte hanno già detto che “non sono compatibili” con il Trattato che governa la Ue e che “riguardano un ambito totalmente distinto dall’appartenenza all’area euro”, precisando, tuttavia, che l’euro si scambia liberamente e tutti possono comprarlo o venderlo. Ottenere un pieno diritto di voto presso la Bce non è peraltro una priorità a Pristina o a Podgorica: i loro Pil sono inferiori a quello di Malta, il membro dell’eurozona più piccolo per economia. Resta aperta la domanda su che cosa faranno le banche centrali dei due Paesi balcani, per esempio, rispetto al rischio di riciclaggio o di altre operazioni fraudolente, o alla necessità di collaborare con la Bce per scambiare le banconote consumate. Ecco qui il problema. L’adozione unilaterale dell’euro è una soluzione per la liquidità: offre un mezzo di scambio, ma non vero denaro, e meno ancora uno strumento politico. Andrew Jackson è un noto analista macroeconomico e appare anche, egli ricorda, sulla banconota da 20 dollari Usa. 17