Pubblicazione “In-depth review” della Commissione Europea sui Paesi Bassi (Redazione: S. Negro, aprile 2013) 1. La “In-depth review” della Commissione Europea, per la prima volta dedicata ai Paesi Bassi, pubblicata il 10 aprile 2013, offre interessanti spunti su alcune delle piu’ attuali problematiche dell’economia olandese. Si tratta in particolare della bilancia dei pagamenti (soprattutto per la componente partite correnti) e dell’indebitamento privato, collegato alla situazione dei mutui ed a quella bancaria. 2. Per quanto riguarda il primo punto, i Paesi Bassi presentano una bilancia delle partite correnti in forte attivo (dalla crisi del 2009): nel 2011 secondo la Banca Centrale Olandese si e’ registrato un surplus di circa 58 miliardi di euro, mentre gli ultimi dati disponibili per il 2012 (aggiornati a settembre) indicano un attivo di circa 41 miliardi di euro per i primi nove mesi. Tale attivo costituisce una “macroeconomic imbalance” sulla base dello “Scoreboard” della Commissione Europea. Quest’ultimo posiziona i Paesi Bassi al primo posto nell’Unione Europea per surplus della bilancia delle partite correnti, calcolato sulla media sugli ultimi tre anni per i quali sono disponibili dati definitivi (2010-2012): esso ammonta al 7,5% del PIL (dati paragonabilmente alti sono solo quelli del Lussemburgo, 7,5%, e della Svezia, 6,9%). Come delineato nella “In-depth review”, un attivo eccessivo delle partite correnti presenta rischi inferiori rispetto ad un passivo eccessivo, ma e’ una spia di uno squilibrio in altri settori. Per questa ragione e’ interessante fare alcune valutazioni aggiuntive, anche sulla scorta degli elementi contenuti della “In-depth review”. Vale innanzitutto considerare che i quattro quinti del surplus commerciale sono determinati dall’export di beni (tra cui non si deve sottovalutare anche l’1% di esportazione di gas naturale dell’area di Groningen). Anche le riesportazioni (collegate principalmente alla presenza del porto internazionale di Rotterdam, il quinto al mondo ed il primo in Europa, ove il valore aggiunto della trasformazione su territorio olandese e‘ pressoche’ inesistente) sono in crescita: contano oggi per circa il 50% del totale, mentre nel 1995 erano solo un terzo. La Commissione Europea argomenta, conseguentemente, che il surplus e’ in primo luogo il riflesso della competitivita’ dell’economia olandese, risultante dalla ripresa della crescita della produttivita’ nel biennio 2010-2011 ed da altri fattori, sintetizzati dal posizionamento al quinto posto su scala mondiale nel World Economic Forum “Global Competitiveness Index” (tra cui qualita’ di istituzioni ed infrastrutture, livello di istruzione, efficienza dei meccanismi di mercato, tecnologie). L’elemento negativo, implicito, di un cosi’ marcato surplus dell’export e’ tuttavia il parallelo calo dei consumi privati: essi sono in riduzione costante dalla crisi del 2009 (con la parziale eccezione del 2010) e riflettono un andamento negativo del potere di acquisto. L’andamento dei consumi privati, accompagnato ad aspettative molto negative dei consumatori e delle imprese, e’ la prima spiegazione del perdurare della recessione in corso. 3. Il surplus commerciale si accompagna ad un conto capitale fortemente in attivo, frutto dell’accumulo di capitali presso le aziende (non financial institutions), considerevoli flussi di investimento in ingresso sotto forma di Investimenti Diretti Esteri e flussi finanziari in entrata derivanti da profitti in imprese estere. Anche questo elemento potrebbe, come il surplus commerciale, essere letto in senso positivo, in primo luogo in termini di attrattivita’ del sistema Paese. Esso nasconde tuttavia una realta’ piu’ complessa. Il rapporto della Commissione evidenzia, infatti, che una parte sostanziale di questi flussi rappresentano “round-tripping” di capitali, ovvero la creazione di cosiddette “letterbox companies”, localizzate nei Paesi Bassi per beneficiare dell’attraente regime fiscale nazionale. Il tema e’ oggetto di un vivace dibattito sull’evasione fiscale, di grande attualita’, sia a livello nazionale che nei fora internazionali. 4. Venendo al secondo squilibrio dell’economia olandese, ovvero quello dell’indebitamento privato, il rapporto della Commissione Europea traccia un quadro preciso e dai toni piu’ pessimistici. Innanzitutto i dati di fondo: il debito delle famiglie e’ in crescita costante nell’ultimo decennio ed ha raggiunto, secondo quanto riportato nella “In-depth review”, un massimo storico nel 2010, pari al 128,5% del PIL ad al 166% del reddito disponibile. Tali dati sono coerenti con quanto indicato dal CPB (Ente di programmazione economica olandese) che per il 2010 ha calcolato un valore pari al 269% del reddito disponibile. Il debito privato e’ principalmente costituito da mutui, che valgono complessivamente circa 640 miliardi di euro nel 2011 (ovvero piu’ del PIL olandese). Quali le cause di questo altissimo ammontare di mutui? In primo luogo, la legislazione nazionale, che consente la deducibilita’ delle rate mensili e quindi incentiva periodi di ammortamento molto lunghi. Secondo la Commissione, circa il 60% dei mutui sono “costruiti” in modo da sfruttare al massimo gli incentivi fiscali. Come noto, il Governo olandese ha approvato nei mesi scorsi una prima modifica normativa, tesa a limitare queste possibilita’, ma essa avra’ effetti positivi, secondo stime disponibili, non prima di 5 anni. Secondariamente, a causare l’ammontare esorbitante dei mutui, e’ la possibilita’ che essi coprano importi anche maggiori del valore sottostante dell’immobile: l’indice LTV (ovvero il valore del prestito sul prezzo dell’immobile) e’ cresciuto nei Paesi Bassi dal 79% nel 1970 al 120% nel 2009 ed e’ tra i piu’ alti al mondo. 5. Quali sono i rischi dell’esposizione debitoria dei privati? Innanzitutto le famiglie sono maggiormente esposte a shock esogeni. Tra questi, ovviamente, l’andamento negativo dell’economia che, con l’aumento della disoccupazione, puo’ mettere a dura prova la sostenibilita’ dei bilanci familiari. Tuttavia, la Commissione ritiene che non vi siano segnali molto preoccupanti in questo senso: si e’ registrato un aumento dei ritardi nei pagamenti, ma gli indicatori rimangono bassi rispetto agli standard internazionali. La situazione e’ resa tuttavia piu’ instabile dalla contrazione dei prezzi degli immobili. Questo e’ un tema molto sentito nei Paesi Bassi, che fa spesso i titoli dei mezzi di informazione. Rispetto al picco raggiunto nel 2008 i prezzi si sono ridotti in media di circa il 20%. La Commissione non ritiene tuttavia che questo aggiustamento sia troppo accentuato o troppo veloce ed esso e’ in parte compensato dalla ricchezza delle famiglie che vantano anche asset finanziari importanti, pari a circa il 300% del PIL, cosicche’ la loro situazione netta non e’ peggiorata. L’elemento che rende effettivamente preoccupante l’indebitamento privato e’ il fatto che i mutui sono posseduti principalmente dagli istituti di credito nazionali. Questi ultimi gestiscono circa il 70% dei mutui totali accesi dalle famiglie olandesi e hanno, in questa fase, scarsa capacita‘ di raccolta di capitali. Si crea in tal modo un “funding gap”, il cui valore stimato dalla Commissione Europea e’ di 454 miliardi di euro (equivalenti al 75% del PIL). Si potrebbe presumere che il “funding gap” possa essere coperto dagli asset finanziari delle famiglie (che, come evidenziato, sarebbero piu’ che sufficienti). Tuttavia, cio’ non e’ possibile perche’ gli investimenti delle famiglie sono diretti ai fondi pensione, secondo meccanismi parzialmente analoghi a quelli USA. I fondi pensione, il cui valore e’ stimato dalla Commissione al 142% del PIL olandese, investono prevalentemente all’estero ed hanno subito un considerevole peggioramento del tasso di copertura per effetto dell’andamento negativo dei principali mercati borsistici internazionali. In ogni caso, essi non contribuiscono ad iniettare fondi nel circolo (vizioso) indebitamento privato - capacita’ di raccolta bancaria, lasciando gli istituti di credito esposti. Recentemente nel dibattito pubblico si e’ iniziato a discutere di incentivi per far si’ che i fondi pensione “rientrino” a fare investimenti nei Paesi Bassi, proprio nel settore mutui, avvalendosi di uno speciale fondo di garanzia statale. Prime fughe di notizie in questo senso sono state riportate dal Financieele Dagblad (quotidiano finanziario equivalente de Il Sole 24 Ore) nello scorso mese di marzo. Qualora tale meccanismo funzionasse, potrebbe alleviare il rischio del circolo vizioso tra debiti privati ed esposizione bancaria. Tuttavia, si potrebbe appesantire la posizione dello Stato quale garante: non si deve dimenticare che esso garantisce gia’ circa il 20% dei mutui, sulla base di una legge del 1993 per favorire l’acquisto della prima casa. 6. Nel valutare il peso delle considerazioni della Commissione Europea, che dovranno ricevere seguito nella predisposizione del Piano nazionale di riforme che L’Aja dovra’ presentare entro la scadenza del 30 aprile p.v., non si puo’ dimenticare che il sistema bancario olandese ha gia’ dimostrato le sue fragilita’. Dapprima, all’apice della crisi finanziaria mondiale del 2009, con il salvataggio operato dallo Stato di Abn Amro, la piu’ grande istituzione bancaria nazionale, e l’iniezione di capitali pubblici in altri 4 istituti assicurativo-creditizi. Piu’ recentemente con il fallimento della banca SNS.