LA SESSUALITA’ UMANA
E’ uno dei possibili modi di fare esperienza di sé e del mondo. Una modalità incarnata per
conoscersi e riconoscersi con l’altro.
Come tutte le esperienze prevede l’attivarsi dei sistemi cognitivo (intellettivo-razionale),
emozionale e comportamentale, ma con una maggior incidenza dei sistemi somatici ed
emozionali.
Il sesso, se ben usato, permette di incontrarsi con un’altra persona, farne la conoscenza,
confermare o meno le teorie su di essa e prevederne il comportamento.
Il sesso, dunque, può anche essere descritto come una modalità di conoscenza.
La costruzione dei significati della sessualità è strettamente collegata alle teorie su di sé e
sul mondo utilizzate per sviluppare la conoscenza.
E’ possibile conoscere il significato del disturbo sessuale di ogni singolo paziente soltanto
attraverso la trascrizione della sua storia personale.
L’oggetto da conoscere sarà sempre la specifica sessualità di ogni singolo individuo.
Abbiamo tutti bisogno:
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di ricevere amore e sentirci amabili
di ottenere segnali di stima e sapere di avere valore
di sentirci protetti e rassicurati
di poter contare su noi stessi
di prevedere e controllare gli altri e gli eventi interni
di avere il senso della continuità dell’esperienza personale e di poterle attribuire dei
significati coerenti con le teorie che ci siamo costruiti
Accadono però incidenti di percorso; la mente cerca di riparare gli errori e compensare le
perdite attraverso strategie immediatamente utili, ma col tempo troppo costose.
Ne sono esempi: evitare costantemente i pericoli invece che esplorare il mondo, il fare
sempre da soli anziché chiedere aiuto, il voler essere perfetti anziché provare ad essere
se stessi, il controllare ogni evento invece che fidarsi di sé e degli altri.
Ognuno di noi possiede diverse teorie e conoscenze su di sé, sul piacere, sulla
sofferenza, sull’amore, sul sesso, sugli altri, sull’intimità, sul corpo. Alcune sono formulate
con parole, altre non si possono descrivere se non facendo ricorso ad analogie e
metafore: sono teorie tacite (inconsce), connesse con sensazioni interne, capacità
acquisite, emozioni.
E’ necessario esplorare questi temi, operando la necessaria traduzione da inconscio a
conscio.
E’ ovvio che c’è più corpo nel vivere il sesso che nel leggere un libro, ma fare l’amore
mettendo in gioco soltanto le emozioni o gli organi genitali, vuol dire rischiare di vivere
un’esperienza parziale ed insoddisfacente.
Pensiamo alla sessualità come ad un modo di fare esperienza che coinvolge la persona
nella sua interezza, all’interno di una relazione interpersonale, in accordo con i programmi
biologici e con i sistemi di valori e convinzioni, ma con l’immediatezza che corregge
l’eccessivo controllo su ciò che si sta provando, facendo, ricevendo.
Se l’esperienza della sessualità viene vissuta in una relazione di coppia in cui sono
soprattutto attivi i sistemi dell’attaccamento (chiedere cure) e dell’accudimento (fornire
cure), ne patisce gravemente la reciproca attrazione erotica, esponendo uno o entrambi i
partner a disturbi del desiderio.
Se, invece, il tentativo dell’uno di chiedere accudimento è sempre seguito da squalifica o
umiliazione da parte dell’altro, s’incrina la possibilità di fidarsi di sé e del partner, e ci si
espone al rischio di disturbi dell’eccitazione e dell’orgasmo, collegati all’eccessivo bisogno
di controllo.
O ancora, se viene vissuto con un eccesso di agonismo, il sesso diventa un campo di
battaglia all’interno del quale chi si descrive come perdente sviluppa ansia e depressione
legate all’esito incerto della propria prestazione o al senso di vulnerabilità sperimentato di
fronte all’”aggressore”.
In troppi casi ciò che viene agito tra i corpi è soltanto un pretesto per giocare altri “giochi”,
fino al paradosso di fare sesso senza che sia attivo il sistema motivazionale della
sessualità, totalmente sovrastato dal bisogno di vincere, di accudire o di chiedere in
qualche modo aiuto.
Il sistema che meglio s’accompagna alla sessualità è quello della cooperazione.
La fase del desiderio
L’atto del desiderare il sesso è funzione di diversi segnali interni ed esterni. In parte
l’appetito sessuale è attivato da un programma neuroendocrino; si trattà però di un
segnale intermittente, non sufficiente, da solo, a modulare l’incontro tra due persone.
Superata l’adolescenza e la prima età adulta, la probabilità che un maschio ed una
femmina abbiano voglia di sesso proprio nello stesso momento non è molto elevata.
Il desiderio è anche frutto di pensieri ed emozioni che la mente produce in modo
spontaneo, rielaborando eventi, immagini, sensazioni, aspettative, significati e tutto ciò
che per associazione collega al tema della sessualità.
Il cervello è in grado di produrre e modulare in proprio importanti quote di desiderio anche
in assenza di un forte input ormonale.
Sembrano essere determinanti gli stimoli ambientali, i segnali visivi, utitivi, tattili e olfattivi,
come potenti attivatori del desiderio sessuale, proprio perché collocabili in un preciso
sitema di significati.
Ciò implica che ciascuno può tentare di far nascere il desiderio in un’altra persona sia
affidandosi a segnali universali, sia a codici più specifici, tipici della propria storia
relazionale.
La fase dell’eccitazione
E’ difficile distinguere la fase del desiderio da quella dell’eccitazione, che sovente già
compare durante le fantasie sessuali.
Alcuni pazienti maschi, però, riportano con sofferenza la sensazione di provare un grande
desiderio sessuale senza riuscire ad eccitarsi. Nella maggior parte di questi casi, non
essere eccitati significa semplicemente non avere l’erezione.
In assenza di patologie organiche, non avere l’erezione equivale a non avere la
lubrificazione della vagina.
Giustamente, molti pensano che sia normale, per una donna non ancora eccitata chiedere
altri stimoli ed attendere ad usare la vagina fin quando non sia lubrificata.
Per molti uomini, invece, utilizzare lo stesso atteggiamento verso il proprio pene sarebbe
insostenibile: in realtà la sola differenza tra le due risposte è la maggior visibilità
dell’erezione.
L’eccitazione non presenta un andamento lineare in nessuna fase del ciclo di vita, ma le
sue oscillazioni divengono evidenti con il progredire dell’età.
Non essere eccitati prima di far l’amore o esserlo poco mentre lo si sta facendo non
significa affatto non essere più attratti dal proprio partner, né ancor meno essere troppo
vecchi per avere una vita sessuale.
Con il passare degli anni è necessario aspettarsi una maggior lentezza nel rispondere agli
stimoli e una maggior instabilità dell’erezione e della lubrificazione vaginale.
L’eccitazione è funzione sia dell’adeguatezza degli stimoli ricevuti dagli organi genitali in
termini di modalità, intensità e durata (eccitazione riflessa) sia del piacere che si
sperimenta emotivamente nel qui ed ora dell’attività intrapresa (eccitazione psicogena).
In giovane età si può osservare che l’eccitazione psicogena precede quasi sempre quella
riflessa.
Difficilmente un ragazzo, per avere l’erezione, dovrà attendere che la sua ragazza finisca
di spogliarsi e gli tocchi il pene: più spesso gli basterà vederla mentre si toglie il vestito o
anche solo sapere che sta per farlo. Con il passare degli anni, invece, sarà la risposta
riflessa ad avere il sopravvento: ogni coppia dovrà imparare a sostenere la pur sempre
presente eccitazione mentale con una stimolazione più diretta e prolungata degli organi
genitali.
Da un punto di vista evoutivo, inibire il comportamento sessuale in presenza di un pericolo
è un ottimo sistema per garantire la sopravvivenza dell’individuo: essere distratti dagli
stimoli erotici e “sciupare” sangue nei genitali quando risulta prezioso nei muscoli per
meglio combattere o scappare, sarebbe davvero insensato. Il problema degli esseri umani
è che sono ancora dotati di quegli antichissimi meccanismi di difesa, ma sono diventati
anche capaci di costruirsi teorie molto personali sulla pericolosità degli eventi.
Ne deriva che possa mancare l’erezione semplicemente perché è “pericoloso” non averla
al momento giusto.
Così, l’ansia da prestazione, l’atteggiamento dello spettatore, la difficoltà ad abbandonarsi
al piacere, ma anche la vergogna, il senso di colpa, la paura di perdere il controllo, la
rabbia, entrano nel circuito dell’allarme e lo alimentano.
La fase dell’orgasmo
L’eccitazione tende via via ad aumentare, producendo una sensazione di tensione fisica
ed emotiva verso il suo culmine, verso un evento interno che sta per accadere (da qui il
pregnante “venire” del lessico familiare) e che si profila come altamente desiderabile.
La fase eiaculatoria è preceduta dalla fase di emissione, durante la quale lo sperma si
raccoglie nel bulbo uretrale producendo la sensazione di inevitabilità dell’eiaculazione.
Molti uomini trovano insopportabile che il merito dell’orgasmo della lora compagna non
venga attribuito esclusivamente alle prestrazioni del loro pene, sentendosi in qualche
modo svalutati dalla necessità di ricorrere a manovre manuali.
E’ possibile esercitare un discreto controllo cosciente sull’orgasmo, per decidere quando
avere l’eiaculazione. Dopo l’emissione, invece, diventa inevitabile. Tale controllo è una
competenza che viene appresa gradualmente attraverso l’esperienza. Per esempio, è utile
ascoltare le sensazioni in arrivo dal corpo piuttosto che distrarsi nella convinzione che non
“sentire” permetta di migliorare il controllo.
L’esperienza del piacere legata all’orgasmo è estremamente variabile. Dipende dai
significati attribuiti al contesto relazionale e dalle tonalità emotive del momento, pur
restando identico il meccanismo neuromotorio.
La fase di risoluzione
Comporta la rapida decongestione dei tessuti genitali, e specialmente nel maschio la
temporanea impossibilità ad intraprendere una nuova fase di eccitazione.
Con l’età, il periodo tra un’eiaculazione e l’altra tende ad aumentare progressivamente.
Sovente, in questi casi, l’uomo, spaventato dall’idea di non essere ancora pronto, si sforza
per avere nuovamente l’erezione, attivando così la componente simpatica del sistema
nervoso neurovegetativo, che invece la inibisce, anche quando il tempo ormai la
consentirebbe.
IL PROBLEMA DEL CONTROLLO
Nella sessualità il problema del controllo è cruciale.
Alcuni disturbi dell’erezione sono dovuti allo spectatoring (guardarsi dall’esteno) usato per
controllare l’efficacia.
Così come spesso l’anorgasmia femminile è dovuta alla paura di perdere il controllo di sé,
mostrandosi vulnerabile, o vergognandosi.
D’altra parte l’eiaculazione precoce è, in fondo, l’effetto di strategie fallimentari utilizzate
nella speranza di riuscire a controllare una funzione altrimenti autonoma.
Però nei nostri letti non dovrebbero alloggiare predatori, per cui il segnale d’allarme,
rispetto al pericolo di perdere il controllo, deriva in modo molto più specifico dal significato
che diamo a ciò che sta accadendo, alla persona che teniamo tra le braccia, ai suoi gesti o
agli innumerevoli eventi interni, che per mille ragioni ci possono inquietare.
Si diventa vittime di un terribile circolo vizioso secondo il quale, la paura di non riuscire,
per esempio ad eccitarsi, genera allarme, che inibisce la possibilità di eccitarsi che,
registrato in memoria, incrementa la paura di non riuscire ad eccitarsi, che incrementa
l’allarme che,…
E’ importante comprendere le ragioni di crisi dei sistemi di controllo, ragioni che affondano
le loro radici nei significati che vengono attribuiti all’esperienza sessuale, utilizzando le
teorie su di sé ed il mondo, apprese nel corso della propria storia.
PROPOSTA DI UNA TEORIA SULLA SESSUALITA’
Cercare “soltanto esperienze di piacere condiviso nell’intimità”.
Un’idea di piacere vissuto come esperienza integrata, tanto più soddisfaciente quanto più
vede coinvolte, in modo cosciente, tutte le dimensioni della persona e della relazione con
l’altro.
Non è sufficiente cercare un piacere soltanto genitale.
Già più ricca sarebbe l’esperienza del sesso che vede coinvolti i cinque sensi ed è volta
ad esplorare tutto il corpo. In ogni “carezza” (gesto dell’incontro) c’è assai più di una
raffinata attività neuromuscolare o di un contatto tra due corpi che si scambiano
sensazioni.
Con una carezza si cerca e si trasmette un’emozione che non è quasi mai soltanto
eccitazione: qualche volta sono la passione, la tenerezza, lo stupore, qualche volta
l’allegria, la curiosità, la malizia o quant’altro ancora che, vissute nella dimensione erotica,
meglio descrivono ogni persona a se stessa e meglio la svelano all’altro.
E l’emozione porta nella carezza i pensieri su di sé, sull’altro, sul legame, sull’attimo che è,
sul progetto, e porta i significati, i valori, la storia di ognuno che in quel gesto s’incarna,
unica ed irripetibile.
Con le carezze si dichiarano il possesso, la protezione, il diritto, si concordano le tregue, si
concede il perdono, si provoca, si attacca, si dà, si prende, si condivide… non attraverso
un ragionamento che guida dei muscoli, ma attraverso un vissuto cosciente che nella
mano si realizza.
L’obiettivo di una buona vita sessuale resta, dunque, provare soltanto piacere pur se con
tempi e modi diversi per ognuno.
Non è accettabile una vita sessuale connotata dalla paura, dalla rabbia, dalla tristezza, dal
disgusto o dalla vergogna: quando queste emozioni compaiono, piuttosto che subirle con
rassegnazione bisogna accoglierne il messaggio e cercare di riparare il danno. Così come
i pensieri legati ai sensi di colpa, hai doveri sessuali, al bisogni di fornire prestazioni
elevate, ai ruoli rigidi e stereotipati, agli obiettivi obbligati, a pericoli inesistenti, sono
insopportabili intrusi nell’esperienza del piacere, ed è utile ridiscuterli.
Possibili riformulazioni:
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dallo scontro, attraverso il confronto, verso la complicità
dalle richieste sessuali verso le proposte
dal prendere piacere verso il saperlo condividere
dal dare piacere verso il saperlo ricevere
dal credere di sapere verso il comunicare per sapersi conoscere
Il tentativo di raggiungere o far raggiungere l’orgasmo mediante il coito viene sovente
frustrato dalla necessità di esercitare un buon controllo sull’eiaculazione in una condizione
di stress.
Lo sforzo mentale impiegato per lasciarsi andare sortisce l’effetto opposto nei casi di
eiaculazione ritardata.
Per ovviare a questi inconvenienti e permettere ai pazienti di apprezzare le sensazioni
reciprocamente generate si proibisce l’orgasmo coitale maschile (esercizio della
focalizzazione sensoriale), creando uno spazio mentale sufficientemente ampio perché
essi possano fare conoscenza dell’intimità genitale senza fretta e senza alcun obiettivo da
raggiungere o compito da svolgere.