COOPERAZIONE Cooperativa La Fraternità: una realtà sociale da vent’anni al servizio dei più bisognosi “Insieme scendiamo nel fondo e insieme risaliamo” “Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso” recitava il poeta inglese John Donne, e questo perché ogni gesto, ogni parola finiscono sempre per confluire in un progetto più ampio, in una “parte del tutto”. Un “tutto” dove le singole individualità confluiscono in un cammino comune. Un viaggio verso la dignità e l’integrazione a cui ogni giorno si ispira una delle più grandi cooperative presenti sul territorio: La Fraternità. Ne parliamo con il presidente, Valerio Giorgis. Giorgis, ripercorriamo i primi passi della Cooperativa La Fraternità. La nostra realtà è cresciuta all’interno della Comunità Papa Giovanni XXIII nel lontano 1992. All’inizio la connotazione era di tipo prettamente educativa e questo perché si cercava di dare una risposta positiva alle numerose richieste di collocazione provenienti dal Servizio Sanitario Nazionale. Per dare impulso ai sempre crescenti bisogni provenienti dalla società, negli anni, abbiamo dovuto cambiare, o meglio ampliare, le nostre aree di intervento, arrivando ad abbracciare una molteplicità di altri settori occupazionali e di integrazione sociale. E così, dai centri diurni per disabili, siamo giunti ad occuparci dei servizi ambientali, degli asili, dell’agricoltura biologica e altro. Oggi forniamo servizi in ben quattro regioni d’Italia (EmiliaRomagna, Veneto, Marche e Umbria) con circa una ventina di centri distribuiti sul territorio e 220 dipendenti attivi in ogni settore. Nel settore dell’agricoltura biologica, importante è il vostro laboratorio La Pietra Scartata. Può parlarcene? Nei nostri laboratori, produciamo e trasformiamo prodotti biologici che poi commercializziamo col noto marchio La madre terra. Marmellate, miele, creme vegetali, olio, pasta e tante altre leccornie sono frutto di un lavoro fatto con amore dai nostri ragazzi. Altri progetti interessanti? Sicuramente quello delle reti ovvero le infinite possibilità di comunicazione offerte dal computer. Grazie a questo progetto, ci sono ragazzi con difficoltà di linguaggio che sono arrivati addirittura a cantare in inglese. Come avvengono gli inserimenti nelle vostre strutture? Gli inserimenti passano attraverso il Servizio Sanitario Nazionale o i Comuni. A monte, c’è una normativa dell’accreditamento che si avvale, in concreto, della professionalità delle assistenti sociali. La Fraternità ha sempre gestito situazioni di disagio, emarginazione e povertà. Com’ è cambiata nel corso del tempo la cooperativa? All’inizio ci occupavamo principalmente di disabilità. Per questo tipo di problematica servono figure con una certa professionalità come psicologi, infermieri, assistenti sociali e figure analoghe. Allargando la sfera dei servizi, abbiamo avuto l’opportunità di dare occupazione a tante altre figure bisognose di assistenza come ex detenuti e tossicodipendenti, donne provenienti dalla strada, persone in cerca di lavoro e tanto altro. Si tratta di lavori che spesso non richiedono particolari titoli ma 18 solo ed esclusivamente la voglia di condividere un impegno nel segno della misericordia e della pazienza reciproca. Aiutare le persone bisognose è, ed è sempre stata, la missione della sua vita. Un’ispirazione partita da lontano, grazie a un evento, una persona? In effetti, siamo stati tutti contagiati dalla carica di Don Oreste Benzi. La nostra non è una scelta solo professionale bensì di fede, di vita. Noi non accogliamo i nostri ragazzi per guarirli, noi condividiamo con loro la vita, facciamo un pezzo di strada fianco a fianco. Insieme scendiamo nel fondo e insieme risaliamo. Solo così, a nostro modesto parere, possiamo diventare soggetti attivi di quella società del gratuito dove finalmente gli uomini non vengono più considerati per ciò che hanno ma semplicemente per quello che sono veramente in quanto essere umani. Siamo stati tutti contagiati dalla carica di Don Oreste Benzi. La nostra non è una scelta solo professionale bensì di fede, di vita. Noi non accogliamo i nostri ragazzi per guarirli, noi condividiamo con loro la vita, facciamo un pezzo di strada fianco a fianco