brevi cenni sul fenomeno - Università degli Studi della Tuscia

BREVI CENNI SUL FENOMENO
GLOBALIZZAZIONE
Chiara Oldani
Università della Tuscia di Viterbo
Corso di Politica Economica,
A.A. 2010-2011
1. La definizione del fenomeno (WB)
2. Alcuni dati sulle macro-aree coinvolte
3. Un po’ di letteratura sul fenomeno
4. La cooperazione internazionale come mezzo per migliorare
la qualità del processo di crescita
5. Prospettive future
6. La globalizzazione finanziaria
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1. La definizione del fenomeno
La World Bank definisce la globalizzazione attraverso l’apertura di
un’economia di un paese agli scambi internazionali; la misura della
globalizzazione è quindi la diminuzione delle tariffe all’importazione e
all’esportazione e l’aumento del commercio estero in beni e servizi.
I movimenti di capitale sono un secondo passo verso l’apertura, poiché
prima di liberalizzare i movimenti di capitale serve una solida
regolamentazione domestica sul settore bancario e finanziario, anche
attraverso l’aiuto del Fondo Monetario Internazionale.
I Paesi che hanno aperto le loro economie negli anni ’90 sono:
Based on increases in trade volumes
• Argentina
• Bangladesh
• Brazil
• China
• Colombia
• Costa Rica
• Dominican Republic
• Haiti
• Hungary
• India
• Ivory Coast
• Jamaica
• Jordan
• Malaysia
• Mali
• Mexico
• Nepal
• Nicaragua
• Paraguay
• Philippines
• Rwanda
• Thailand
• Uruguay
• Zimbabwe
Based on reductions in tariffs
• Argentina
• Bangladesh
• Benin
• Brazil
• Burkina Faso
• Cameroon
• Central African Republic
• China
• Colombia
• Dominican Republic
• Ecuador
• Egypt
• Ethiopia
• India
• Indonesia
• Kenya
• Nicaragua
• Pakistan
• Peru
• Thailand
• Uganda
• Uruguay
• Venezuela
• Zambia
Fonte: Dollar e Kraay, 2002
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2. Alcuni dati sulle macro-aree coinvolte
Le macro-aree coinvolte dal fenomeno possono essere analizzate in base
all’andamento delle loro economie (scambi, crescita, investimenti esteri e
formazione capitale).
Le barriere alla crescita futura di queste aree sono però:
a. Protezionismo dei Paesi sviluppati (USA, Giappone ed
Europa)
b. Epidemie che minano la crescita omogenea della popolazione
Per diminuire la prima, la Doha Development Agenda (WTO) ha in
programma una diminuzione coordinata della tariffe dei paesi industrializzati
(come la tariffa esterna comune dell’UE), oltre all’incentivo all’introduzione
di tutele sociali nei paesi globalizzati. Le tutele sociali non possono essere
imposte dall’esterno. La UE e gli USA hanno approvato un piano di
diminuzione graduale nel tempo delle tariffe, ma alcuni grandi paesi
emergenti (Cina, Brasile, Argentina) non vogliono cedere sulle tutele sociali.
Inoltre, la Doha Development Agenda prevede una più forte tutela del
diritto allo sfruttamento delle opere d’ingegno (brevetti e altro), con la
possibilità per i paesi colpiti da epidemia di importare i medicinali senza
pagare le royalties (es. India produce a basso costo i retro-virali e li vende al
Sud Africa). Il maggior costo sarà a carico dei paesi sviluppati per rendere
possibile la ricerca da parte delle aziende farmaceutiche.
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3. La letteratura recente riguardo il fenomeno
Libri
Fukuyama F. (2002) L’uomo oltre l’uomo, Mondadori.
Hardt M. e Negri A. (2001) Impero: il nuovo ordine della globalizzazione,
Rizzoli.
Krugman (2001) Meno tasse per tutti?, Garzanti.
Krugman (1994) L’incanto del benessere, Garzanti.
Pelanda C. e Savona P. (2001) Sovranità e ricchezza: come riempire i vuoto
politico della globalizzazione, Sperling & Kupfer.
Rampini F. (2007) La speranza indiana, Mondadori.
Rampini F. (2006) L’impero di Cindia, Mondadori.
Rifkin J. (2005) Il miracolo europeo, Mondadori.
Rifkin J. (2003) La fine del lavoro, Mondadori.
Rifkin J. (2002) L’era dell’accesso, Mondadori.
Savona P. and Oldani C. (2003) Globalisation, Growth and Health: the Private
Sector Perspective, in Savona P., Fratianni M., Kirton J. (eds.) Sustaining Global
Growth and Developments, Ashgate Publishers, London.
Savona P. (2004) Geopolitica economica, Sperling & Kupfer.
Sen A. (2005) L’altra India, Mondadori.
Scisci F. (2006) Chi ha paura della Cina?, Ponte alle grazie.
Soros G. (2002) Globalizzazione: responsabilità morali dopo l’11 settembre,
Ponte alle Grazie.
Stiglitz J. (2002) La globalizzazione e i suoi oppositori, Einaudi.
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Giornali e Studi
The Economist
Business Week
Il Sole 24 Ore
UNAIDS Epidemics Update,
www.unaids.org/worldaidsday/2001/Epiupdate2001/Epiupdate2001_en.pdf
World Bank (Trade, Growth and Poverty, Dollars e Kraay, 2002)
IMF
UNCTAD
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4. La cooperazione internazionale come mezzo per migliorare la qualità del processo
di crescita
La cooperazione economica, politica e sociale è il mezzo attraverso il
quale si può colmare il vuoto di legittimità che caratterizza il sistema
odierno (Pelanda e Savona) ed indurre la crescita.
Il Prigioniero Globalizzato: cooperare o non cooperare?
Developed Countries
Developing
Countries
C
NC 4,1
C
NC
5,5
3,2
3,1
I pay off della casella NC-NC si riferiscono ai livelli di crescita del GDP
totale per i Paesi developed e GDP per capita per quelli developing; la
situazione odierna è rappresentata dalla strategia NC-NC.
La soluzione Pareto efficiente è C-C.
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5. Prospettive
future
La cooperazione internazionale si manifesta in diverse forme a partire
dalle decisioni dei singoli stati (come il Debt Relief Programme in base al
quale l’Italia e altri Paesi hanno cancellato il debito di moltissimi paesi
gravemente indebitati, che in gran parte si trovano nelle aree
globalizzate).
La Doha Development Agenda (WTO) dovrebbe portare ad un minimo
bilanciamento nei rapporti economici internazionali nel prossimo futuro,
ma è in stallo.
Il G7+1, attraverso il dialogo e la concertazione tra i Paesi
industrializzati, potrebbe migliorare il processo di cooperazione
internazionale.
L’Europa allargata ad est deve diminuire le proprie tariffe esterne,
aumentando i traffici con i Paesi del bacino del Mediterraneo e dell’ex
Unione Sovietica, creando ricchezza e stabilità (es. Piano per la
ricostruzione della Palestina, progetto del oleodotto russo).
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6. La globalizzazione finanziaria
Il mercato finanziario globale è un campo di analisi complicato poiché la
speculazione ed il profitto dominano spesso sulle altre variabili che
orientano le scelte economiche, operando in contesti instabili.
Il
miglioramento
della
regolamentazione
e
della
concorrenza
internazionale, la prevenzione delle crisi e le politiche di cooperazione
allo sviluppo dovrebbero diminuire le crisi finanziarie… ma gli
economisti sono bravissimi a discernere sul passato dei mercati, più che
sul futuro!
L’enorme aumento degli investimenti finanziari esteri fa gola a molti
paesi e questo potrebbe generare un aumento del moral hazard (es.
Argentina). La recente posizione passiva del FMI nei riguardi dei
fallimenti delle aziende USA e della crisi argentina e brasiliana è volta a
diminuire tale azzardo degli investitori, ma è senz’altro doloroso da
accettare.
L’innovazione finanziaria domina nel processo di globalizzazione
attraverso la Internet economy, in totale assenza di regolamentazione,
controllo e misurazione periodica.
Anche in quest’ambito quindi la cooperazione, forza spontanea di un
sistema economico democratico, è la risorsa da sfruttare appieno per
ottenere un miglioramento internazionale.
Alan Greenspan (2007) The age of turbulence: adventures in a new world.
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