La PROTEOMICA studia tutti i complementi proteici, i proteomi, che derivano dai vari tessuti o tipi cellulari. Al giorno d’oggi, la proteomica può essere divisa in proteomica classica (sistematica e differenziale) e proteomica funzionale. La Proteomica classica concentra il suo interesse sullo studio dei proteomi completi Quali proteine sono presenti in una cellula o in un tessuto? mentre la proteomica funzionale studia gruppi più limitati di proteine Come appare una particolare proteina? (struttura, modificazioni…) Con quali altre proteine interagisce la mia proteina di interesse? (network, interazioni….) Caratterizzazione dei complessi : ¾ Natura delle molecole presenti nei complessi ¾ Stabilità, cinetica di formazione-dissociazione dei complessi, variazione della loro composizione ¾ Proprietà funzionali dei complessi ¾ Interazioni proteiche dirette e indirette all’interno dei complessi Lo studio dell’ INTERACTOMA Conoscere i DETTAGLI delle interazioni all’interno di network e della loro DINAMICA: - Stabilire QUALI proteine interagiscono - Stabilire COME varia la composizione dei complessi proteici in funzione delle condizioni (Es. Risposta a specifici segnali cellulari) - Confermare l’esistenza di proteine che non sono state predette e attribuire loro un “ruolo potenziale”. - Stabilire i siti molecolari di interazione - Determinare i parametri cinetici di interazione ANALISI DELLE INTERAZIONI PROTEINA-PROTEINA Tecniche di determinazione diretta delle interazioni: - analisi in vitro : es. co-purificazione / spettrometria di massa (gel-filtrazione, ultracentrifugazione, coimmunprecipitazione…) - analisi in vivo : es. Two Hybrid System, FRET… Tecniche per la caratterizzazione delle interazioni: - protein-array spettrofluorimetria spettrofotometria ……. ANALISI IN VITRO DELLE INTERAZIONI PROTEINA-PROTEINA Co-Immunoprecipitazione: L’anticorpo diretto verso la proteina di interesse viene aggiunto a lisati cellulari. Gli immunocomplessi vengono isolati mediante aggiunta di proteina-A immobilizzata su resina. L’ANALISI DEGLI IMMUNOPRECIPITATI viene di solito effettuata mediante SDS-PAGE seguita da immunorivelazioni specifiche o mediante 2D-E seguita da colorazione delle proteine totali. Maria Monti, Stefania Orru` , Daniela Pagnozzi, and Piero Pucci Interaction Proteomics; Bioscience Reports, Vol. 25, Nos. 1/2, February/April 2005 Pull-Down Assay: la proteina di interesse viene usata come “esca” per catturare eventuali partner fisiologici. Di solito la “proteina esca” viene prodotta come proteina di fusione ricombinante. Essa viene fatta interagire in vitro con un lisato cellulare. Gli eventuali complessi formatisi vengono purificati per affinità. Maria Monti, Stefania Orru` , Daniela Pagnozzi, and Piero Pucci Interaction Proteomics; Bioscience Reports, Vol. 25, Nos. 1/2, February/April 2005 Tap-Tag Assay La proteina di interesse (esca) viene fatta esprimere con una doppia specifica marcatura (tag): CBP (Calmodulin Binding Peptide) e Proteina A (IgG binding domains of Staphylococcus aureus-Protein A). Tra le regioni codificanti per i due “tag” è inserito un sito di idrolisi specifico per la Proteasi del Virus del Tabacco (TEV). I complessi proteici sono isolati mediante due processi cromatografici di affinità. Variazioni rispetto alla strategia originale: possibilità di introdurre i Tag sia all’N che al C-terminale della proteina esca e nuovi tipi di Tag. •Le cellule (procariotiche o eucariotiche) possono essere trasfettate sia transientemente che stabilmente. •Non si dovrebbe OVERESPRESSIONE. mai avere •Le interazioni si stabiliscono “in vivo” •Il sistema TAP-tag è stato messo a punto per l’isolamento di complessi espressi a “livelli naturali”. CROSSLINKING Il cross linking chimico “fissa” complessi multimolecolari, creando legami covalenti ⇒ purificazione, arricchimento specifico e analisi. Può essere effettuato sia in vivo che in vitro. 9 Non dà informazioni sulla forza delle interazioni. 9 Una volta identificati i “partners molecolari”, permette la “mappatura” dei siti (amminoacidi) di interazione. Situazione “ideale”: COMPLESSI BIMOLECOLARI GRUPPI FUNZIONALI DELLE PROTEINE • Ammine Primarie (–NH2): N-terminali e catena laterale delle lisine (Lys, K) (gruppo epsilon-amminico). Gruppi carichi positivamente in condizioni fisiologiche; solitamente esposti sulla superficie esterna della proteina. • Carbossili (–COOH): C-terminali e catene laterali di aspartato (Asp, D) e glutammato (Glu, E). Solitamente esposti sulla superficie esterna della proteina e quindi accessibili per la coniugazione senza dover denaturare la proteina. • Sulfidrili (–SH): catena laterale della cisteina (Cys, C). Spesso formano ponti disolfuro (–S–S–). Necessario effettuare la riduzione prima del crosslinking. • Carbonili (–CHO): gruppi aldeidici e chetonici; glicoproteine ossidando gli zuccheri con meta-periodate. possono essere creati nelle Protein crosslinker reactive groups Functional Group Target Reactive Group Carboxyl (directly to amine) Carbodiimide (e.g., EDC) Amine NHS ester Imidoester PFP ester Hydroxymethyl phosphine Sulfhydryl Maleimide Haloacetyl (Bromo- or Iodo-) Pyridyldisulfide Vinyl sulfone Aldehyde (Carbonyls) i.e., oxidized carbohydrates Hydrazide Any Group (Nonselective) Diazirine (Photo-reactive) Aryl Azide (Photo-reactive) Hydroxyl (non-aqueous) Isocyanate CARBODIIMIDI (EDC E DCC) Carbodiimidi usate come crosslinker sono: EDC: 1-Ethyl-3-(3-dimethylaminopropyl)carbodiimide hydrochloride DCC: Dicyclohexylcarbodiimide uno “zero-lenght crosslinker”: attiva il gruppo carbossilico permettendone il legame con un gruppo amminico. EDC è Usato in procedure di immobilizzazione (es. attacco di proteine/peptidi a superfici carbossilate) o nella preparazione di immunogeni (es. attacco di un piccolo peptide a una proteina carrier di grosse dimensioni). ESTERI N-IDROSSISUCCINIMMIDI (NHS-estere) La reazione avviene in condizioni debolmente alcaline e genera legami ammidici. IMMIDOESTERI La reazione avviene in condizioni alcaline e genera legami ammidinici. Legame reversibile a pH elevato. MALEIMMIDE Il crosslinking che sfrutta la presenza dei gruppi sulfidrilici è una delle procedure più usate. Le cisteine non sono mai “troppo numerose”. Processo selettivo e preciso. I gruppi sulfidrilici possono essere generati (es. per riduzione; aggiunta di cisteammina su gruppi fosfato o etanditiolo su doppi legami…). Il tioetere che si forma è stabile ed irreversibile. La combinazione di gruppi reattivi verso gli –SH e di gruppi reattivi verso gli –NH2 è tipica dei reattivi eterobifunzionali più usati. IDRAZIDI Le idrazidi reagiscono anche con le ammine, ma la reazione è più lenta. I gruppi carbonilici nelle proteine non esistono, ma possono essere creati (es. carboidrati) ARIL AZIDI I reattivi fotochimici sono inerti; vengono resi reattivi se esposti a luce visibile o ultravioletto. Le arilazidi sonostati i primi gruppi foto-reattivi usati per il cross-linking delle proteine. Gli agenti riducenti impediscono la fotoattivazione. Photoactivatable Cross-linking Il cross linking può essere effettuato usando sostanze attivate dalla luce. 9 Processo più controllabile 9 Tempi di reazione più rapidi ESEMPIO: Tris(2,2’-bipyridyl)-ruthenium (II) + APS Persolfato d’ammonio • Rapido (10 - 30 s) • Alta efficienza • Radiazione visibile (> 400 nm) • Non introduce “gruppi chimici” (zero-lenhgt) • Coinvolge residui di Tirosina Meccanismo proposto per la reazione di photocrosslinking con Tris(2,2’-bipyridyl)-ruthenium (II) REATTIVI OMOBIFUNZIONALI 9 2 identici gruppi reattivi separati da un “braccio spaziatore”. 9 Di solito: reazioni one-step e random. Esempio: aggiungendo un crosslinker ammina-vs-ammina ad un lisato cellulare si otterrà la coniugazione di tutte le proteine o peptidi le cui lisine si troveranno ad una distanza utile. Questo metodo è utile per capire la possibilità di associazione fra più molecole e non permette di selezionare le molecole da analizzare. REATTIVI ETEROBIFUNZIONALI 9 2 gruppi reattivi diversi alle loro estremità. 9 Le reazioni possono essere sia coniugazioni a singolo-step, che coniugazioni sequenziali (two-step). 9 Processi di polimerizzazione e self-conjugation sono minimizzati. Nelle procedure sequenziali: 1- reagisce il gruppo del crosslinker più labile; 2- si rimuove l’eccesso di crosslinker che non ha reagito; 3- la soluzione con la proteina modificata viene aggiunta ad una soluzione contenente la seconda proteina, che reagisce con il secondo gruppo reattivo. SCELTA DEI CROSSLINKER 9 SPECIFICITÁ reagisce? CHIMICA: con quale/i gruppo/i funzionale 9 CARATTERISTICHE DEL “BRACCIO SPAZIATORE”: il crosslinker è sufficientemente lungo da connettere le due molecole? Il legame può essere reversibile? Il legame può essere rotto? 9 SOLUBILITÁ IN ACQUA E PERMEABILITÁ DELLE MEMBRANE CELLULARI: il reattivo può entrare nella cellula? Il reattivo può determinare crosslink delle proteine idrofobiche di membrana? 9 REATTIVITÁ SPONTANEA O FOTOINDOTTA: la reazione avviene spontaneamente e rapidamente o deve essere attivata in un momento preciso? FONDAMENTALE: 9 Preservare la struttura nativa delle proteine e dei complessi; 9 Non eccedere con il reattivo. Il rapporto molare, crosslinker-vs-proteina, ottimale dovrebbe essere sempre determinato empiricamente; 9 Poter controllare il grado di coniugazione (es. basso se è necessario preservare l’attvità biologica della proteina); 9 Considerare sempre i gruppi funzionali presenti sulla superficie della proteina. Se questi sono molti, è necessario usare un basso rapporto crosslinker-vs-proteina, viceversa se sono pochi. 9 Limitarsi all’analisi di complessi con pochi interagenti (situazione ideale: 2). TIPI DI CROSS-LINKER DISPONIBILI COMMERCIALMENTE I più comuni cross-linker formano legami fra: 9Lisina/Lisina 9Lisina/Aspartato 9Lisina/Glutammato 9Lisina/Cisteina 9Cisteina/Cisteina Il cross-linking può essere effettuato anche per inserire dei TAG di affinità, cromofori o fluorofori…. Il cross-linking può anche INTRODURRE gruppi chimici Michael A. Trakselis, Stephen C. Alley, and Faoud T. Ishmael; Identification and Mapping of Protein-Protein Interactions by a Combination of Cross-Linking, Cleavage, and Proteomics; Bioconjugate Chem.; 2005; 16(4): 741 - 750 NON STRATEGIA GENERALE Michael A. Trakselis, Stephen C. Alley, and Faoud T. Ishmael; Identification and Mapping of Protein-Protein Interactions by a Combination of Cross-Linking, Cleavage, and Proteomics; Bioconjugate Chem.; 2005; 16(4): 741 - 750 Blue native electrophoresis for isolation of membrane protein complexes in enzymatically active form. Schagger H, von Jagow G., Anal Biochem. 1991 Dec;199(2):223-31. LA BLUE NATIVE ELECTROPHORESIS è una tecnica sviluppata per l’analisi dei complessi proteici che formano la catena respiratoria di trasferimento elettronico di vari organismi. VANTAGGI RISPETTO AD ALTRE TECNICHE SEPARATIVE DI COMPLESSI MULTIPROTEICI: 9 Non introduce TAG o ANTICORPI che potrebbero influenzare le interazioni proteina/proteina. 9 I complessi possono anche essere analizzati in un unico immunoblot. 9 Fornisce composizione informazioni e rapide abbondanza presenti nei complessi. su: relativa numero, delle singole ampiezza, subunità Tecnica ideata per l’analisi di “complessi proteici di membrana” 9 Circa il 20-30% delle proteine cellulari sono proteine integrali di membrana, e molte proteine solubili sono associate ad esse. 9 L’analisi biochimica di proteine integrali di membrana richiede di solito l’estrazione con detergenti e denaturanti che solubilizzino efficientemente le proteine idrofobiche “distruzione” delle interazioni proteina- proteina e possibile perdita dell’attività enzimatica. 9 La “native isoelectric focusing” non è adatta all’analisi delle proteine idrofobiche, che tendono a diventare insolubili a pH vicini al loro pI e a precipitare al polo basico. 9 Il cross-linking chimico talvolta impedisce l’identificazione corretta di tutte le proteine presenti in un complesso; complessi multi-proteici (a molte componenti) possono generare segnali difficilmente interpretabili….. L’analisi elettroforetica BLUE NATIVE permette la separazione ad alta risoluzione di complessi multiproteici, in condizioni native: 9 richiede detergenti non forti e non ionici, come il Triton X-100, il β-Ddodecilmaltoside (DDM), e la digitonina… 9 è possibile solo in condizioni non denaturanti (in contrasto con le tecniche “classiche”, quali SDS-PAGE e IEF). 9 Applicabile solo a materiale purificato. 9 Risoluzione superiore a quella di altre tecniche quali gel-filtrazione o ultracentrifugazione su gradiente. DETERGENTI USATI PER LA PREPARAZIONE DI CAMPIONI DA SOTTOPORRE A BN-PAGE Le cariche negative vengono attaccate ai complessi proteici solubilizzati, dal legame con il colorante Coomassie Blue G250: • Il Coomassie non agisce come un detergente e preserva la struttura dei complessi multiproteici. • Il legame del Coomassie avviene piuttosto uniformemente nel caso di proteine di membrana (Coomassie:proteina (W:W), 1:1). • I complessi proteici (e le singole proteine) migrano all’anodo per l’eccesso di carica negativa e vengono separate in base alla massa molecolare apparente. 9 La ragione per cui la BN-PAGE è stata più comunemente usata per l’analisi di complessi proteici respiratori e fotosintetici è la loro abbondanza nel proteoma di mitocondri e cloroplasti. 9 L’utilizzo della tecnica BN per altri tipi di campioni può richiedere un pretrattamento per l’arricchimento del complesso proteico di interesse. 9 La BN-PAGE non è stata usata con successo per l’analisi di complessi proteici solubili, nonostante essi siano in teoria meno problematici da analizzare dei complessi proteici di membrana. 9 Spesso si possono verificare problemi di allargamento e/o restringimento dell’ampiezza delle bande nel gel, dovuti in parte ad una inappropriata concentrazione di sali. QUINDI: Per solubilizzare complessi proteici intatti, evitando la denaturazione delle proteine è necessario usare: 9 detergenti blandi non ionici come DDM, digitonina, Triton X-100; 9 sali di bassa forza ionica, come acido aminocaproico o acetato di potassio. LA MOBILITA’ ELETTROFORETICA è DETERMINATA DALLA CARICA NEGATIVA DATA DAL LEGAME CON IL COOMASSIE BLUE G-250 E DALL’AMPIEZZA E DALLA FORMA DEI COMPLESSI MULTIPROTEICI. Per ragioni sconosciute NON E’ POSSIBILE SEPARARE COMPLESSI DA LISATI CELLULARI TOTALI, anche se: PARZIALE PURIFICAZIONE E/O DIALISI Per l’analisi BN di complessi proteici citoplasmatici sembra essere necessario rimuovere “una sostanza di passo peso molecolare” mediante DIALISI. 2D BN/SDS-PAGE from WCL: PROTEIN COMPLEX “FOOTPRINT” Camacho-Carvajal, M. M. (2004) Mol. Cell. Proteomics 3: 176-182 Di solito vengono usati gel di acrilamide in gradiente: 5-14%/ 5-17% estremità catodica estremità anodica Nel caso più comune, alla BN-PAGE è abbinata una SDS-PAGE 1% SDS 1% β-mercaptoetanolo Per una BN-SDS PAGE, la striscia del gel BN deve essere incubata prima della seconda dimensione in un tampone contenente SDS e 2-mercaptoetanolo (o DTT…); questo passaggio assicura una completa denaturazione dei complessi proteici necessaria per una successiva separazione delle loro subunità. In una BN/SDS-PAGE le proteine monomeriche migrano all’interno di una parabola iperbolica, mentre i complessi multiproteici (MPC) ne rimaranno al di sotto. Dopo la seconda dimensione le proteine appartenenti ad uno stesso complesso multiproteico, si separeranno in colonne verticali Visualization of MPCs on a 2D WCL BN/SDS gel and identification of MPC components by MS Quando i campioni vengono pre-trattati con SDS, si ha la scissione dei complessi nelle singole unità monomeriche. L’analisi bidimensionale BN-PAGE/SDS-PAGE (B) mostrerà una localizzazione a forma di “diagonale iperbolica”. Senza pre-trattamento avremo una visualizzazione degli spot in colonne verticali (A). BN/SDS PAGE BN/BN PAGE COMBINA O L’USO DI DETERGENTI DIVERSI O ALTRI TRATTAMENTI DEBOLMENTE DENATURANTI QUALI TEMPERATURE ELEVATE, VARIAZIONI DI CONCENTRAZIONE SALINA, RIDUCENTI….. BN/IEF-SDS PAGE L’identificazione delle singole proteine presenti nei complessi, può essere effettuata o mediante MS o mediante IMMUNORIVELAZIONE SPECIFICA. LE VARIE SUBUNITÀ MEDIANTE IDENTIFICATE PROTEICHE BN/SDS-PAGE, UTILIZZANDO SEPARATE VENGONO STRATEGIE “TRADIZIONALI”: 9 Peptide Mass Finger Print (MS). 9 Sequenziamento peptidico (MS/MS). 9 Western blotting. 9 Altro…….. I risultati possono comunque essere convalidati mediante riconoscimento immunospecifico (Western Blot)! Two-dimensional Blue Native/SDS Gel Electrophoresis of Multi-Protein Complexes from Whole Cellular Lysates: A PROTEOMICS APPROACH Margarita M. Camacho-Carvajal, Bernd Wollscheid, Ruedi Aebersold, Viktor Steimle ,and Wolfgang W. A. Schamel MOLECULAR AND CELLULAR PROTEOMICS (2004), 3:176-182 ANALISI DEI COMPLESSI PROTEASOMICI IN SISTEMI EUCARIOTICI E LORO DINAMICA Identification of MPCs by immunoblotting L’analisi è stata estesa a molte proteine cellulari note, per verificare la loro appartenenza a MPC. Importin-β e Importin-α: implicate nel trasporto verso il nucleo, non sempre appartengono a stessi MPC. P53 appartiene almeno a tre distinti MPC (quello di 200 kDa è presumibilmente un omotetramero). ………. Alcune delle proteine analizzate, migrano come componenti monomeriche all’interno della “diagonale iperbolica” Camacho-Carvajal, M. M. (2004) Copyright ©2004 American Society for Biochemistry and Molecular Biology Mol. Cell. Proteomics 3: 176-182 L’identificazione di proteine “incognite” presenti in MPC è stata effettuata mediante PEPTIDE MASS FINGER PRINT e/o SEQUENZIAMENTO DIRETTO (LC-MS/MS) Cosa succede se due MPCs (multi-protein complexes) hanno la stessa mobilità elettroforetica? 9 Dopo la BN i due MPCs sono “sovrapposti”. 9 Dopo la successiva SDS-PAGE le singole componenti di entrambi si separano… ma come si attribuiscono gli spots??? Antibody-based gel shift assay Antibody-based gel shift assay La posizione di due spot in una colonna verticale dopo BN/SDS-PAGE può indicare: 9 Due proteine appartenenti ad uno stesso MPC. 9 Due proteine appartenenti a due MPC con uguale mobilità elettroforetica . Incubando il lisato cellulare totale con un anticorpo diretto verso una delle proteine presenti in uno dei MPC, prima della BN/SDS-PAGE, si genererà un complesso addizionato della massa dell’anticorpo: SHIFT vs TOP (Higher molecular mass) SPOSTAMENTO SOLO DELLE PROTEINE APPARTENENTI AD UNO STESSO COMPLESSO Identification and analysis of distinct proteasomes by WCL 2D BN/SDS-PAGE RICONOSCIMENTO IMMUNOSPECIFICO (WB) Subunità proteiche complesso 20S: Mcp21 e β2 del Subunità proteiche complesso 19S cap proteasoma 26S: S4 ATPase del del Subunità proteica di PA28: PA28α Subunità dell’ immunoproteasoma indotto dal trattamento con IFN-γ: LMP2 IN D: Antibody-based gel shift assay In-gel activity staining of oxidized nicotinamide adenine dinucleotide kinase by blue native polyacrylamide gel electrophoresis Ryan J. Mailloux, Ranji Singh, Vasu D. Appanna, Analytical Biochemistry 359 (2006) 210–215 La NADK è un importante enzima metabolico che permette agli organismi viventi di modulare la concentrazione intracellulare di NAD+ e NADP+. Fondamentale per la generazione di un ambiente riducente in grado di contrastare la generazione/esposizione di/ai ROS (Reactive Oxygen Species). Messa a punto di una tecnica Blue Native-PAGE per valutare l’attività e l’espressione della NADK REAZIONE CATALIZZATA DALLA NADK: NAD+ + ATP NADK NADP+ + ADP L’attività viene monitorata direttamente su gel, in presenza di un enzima NADP+dipendente (Glucosio-6-fosfato deidrogenasi, G6PDH o isocitrato deidrogenasi, ICDH). ICDH Il NADPH che si forma, interagisce con CLORURO DI IODONITROTETRAZOLIO (INT) INT generando un precipitato bruno, che si deposita nel sito dove è presente l’enzima NADK. PROCEDURA: 9 Lisi in 50 mM Bis-Tris, 500 mM six-amino hexanoic acid (pH 7.0) 9 Aggiunta di Coomassie G-250 0.02% (presente anche nel tampone catodico) 9 Elettroforesi in condizioni native (20-80 µg proteine) 9 Equilibrazione in 25 mM Tris, 5 mM MgCl2 (pH 7.4) 9 Aggiunta di NAD+ 0.5 mM, ATP 3 mM, Glucosio-6-fosfato 5 mM o isocitrato 5 mM, G6PDH o ICDH 5 unità, INT 0.4 mg/ml, PMS 0.2 mg/ml Controlli negativi: incubazione senza substrato (ATP o NADH) o aggiunta di iodoacetato e CTP Blue Native Electrophoresis 1a dimensione Una volta individuata la “banda attiva”, essa viene: 9 Ritagliata 9 Equilibrata in 24 mM Tris, 191 mM Glicina, 1% SDS (W/v), 1% mercaptoetanolo (v/v) 9 SDS-PAGE 2a dimensione ANALISI COMPLETA: (BN (zimogramma)/SDS-PAGE)