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25-09-2012
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Germania
Ve scov i
Il papa soffre
È
preoccupato per il futuro della Chiesa in
Germania mons. Jean-Claude Périsset,
nunzio apostolico a Berlino. E per il suo
cattivo rapporto con il papa. «Il papa soffre
per l’atteggiamento talvolta chiuso che c’è
stato nei suoi confronti in Germania», ed è
«una gran perdita per la Chiesa cattolica in
Germania che lo si ascolti così poco». In questi termini s’è espresso il nunzio in un’intervista concessa al settimanale tedesco Christ
und Welt del 16 agosto (supplemento di Die
Zeit).
Qualche avvisaglia dell’insoddisfazione di
Benedetto XVI per la scarsa empatia con la sua
Chiesa d’origine si era colta negli scorsi mesi.
Il viaggio apostolico del 2011 aveva lasciato
uno strascico di polemiche in ampi settori
dell’opinione pubblica cattolica sia per l’apertura ecumenica da molti giudicata insufficiente, sia per il richiamo rivolto dal papa ai
cattolici impegnati nella Chiesa e nella società
a una «de-mondanizzazione», sia per la chiusura della questione della riforma della Chiesa,
sollevata dal memorandum dei teologi tedeschi a febbraio 2011: una chiusura unicamente
nel segno del primato della riforma interiore
(cf. Regno-doc. 5,2011,181; 17,2011,513). Mentre
nell’aprile di quest’anno, in una lettera al presidente della Conferenza episcopale tedesca
mons. Robert Zollitsch, il papa aveva lamentato la resistenza dei vescovi tedeschi nel recepire la nuova traduzione del «pro multis» nel
canone romano e aveva rivolto loro una « richiesta pressante» di avviare un’accurata catechesi presso i fedeli sul tema (cf. Regnodoc. 9,2012,260; Regno-att. 10,2012,297 e in
questo numero a p. 551).
In precedenza, era stata la decisione di
Benedetto XVI di rimuovere la scomunica ai
vescovi lefebvriani, nel 2009, a suscitare lunghe
e vivaci polemiche, soprattutto rispetto al
caso del vescovo negazionista Williamson (cf.
Regno-att. 10,2009,311).
Ma le cronache dell’ultimo periodo hanno
registrato anche altri «disallineamenti», come
l’insistenza dell’arcivescovo Zollitsch sulla necessità di pervenire a una diversa disciplina
ecclesiale rispetto all’accoglienza dei divorziati risposati e le riserve più volte manife-
state da mons. Müller, fino a luglio arcivescovo di Regensburg e oggi prefetto della
Congregazione per la dottrina della fede, sul
dialogo con i lefebvriani.
I motivi di preoccupazione che il nunzio
Périsset espone nell’intervista sono vari. «La
trasmissione della fede deve tornare a crescere
nelle famiglie, altrimenti possiamo chiudere le
chiese (…). Dobbiamo tornare agli elementi fondamentali della fede e mediarli in modo nuovo
con parole semplici e una lingua espressiva». E
ancora: «Abbiamo bisogno di una nuova cultura
della comunità, del vivere insieme nella fede.
Per questo ci vogliono anche delle grandi celebrazioni come la Giornata mondiale della gioventù o la messa del papa nello stadio olimpico.
Che dicono: tu non sei solo».
Sul processo di dialogo che i vescovi tedeschi hanno avviato tra tutte le componenti
della Chiesa per ritrovare l’unità (cf. Regnoatt. 10,2011,301) il nunzio mette in guardia: «Il
conflitto nella Chiesa è la strada sbagliata. Ma
il dialogo non è conflitto, è il contrario. (...) Chi
partecipa a un dialogo dovrebbe venire come
credente, con la disposizione a voler imparare
e ricevere qualcosa». «È stato un passo coraggioso da parte dei vescovi cercare il dialogo
con la base ecclesiale, ma i vescovi tedeschi
devono fare attenzione: chi vuole mettere la
Chiesa sottosopra non vuole più il dialogo».
Effet to Vatileaks?
Sui divorziati risposati: «Alcuni vescovi
hanno parlato di un trattamento misericordioso, ma io non ho ancora trovato un vescovo che dica che tutti i divorziati risposati
possono essere semplicemente ammessi alla
comunione in modo generalizzato. Si arriva
sempre al caso singolo». Mons. Périsset percepisce una mancanza di comprensione anche
intorno alla questione del ruolo delle donne
nella Chiesa e del celibato sacerdotale, altre
due istanze più volte sollevate nel dibattito
ecclesiale pubblico tedesco.
Riferendosi al dibattito sulla tassa ecclesiastica, il nunzio osserva che «forse a volte la
Chiesa in Germania si preoccupa troppo della
gestione dei mezzi e dimentica l’annuncio
della buona notizia». Ma spezza una lancia a
favore di come i vescovi hanno gestito lo
scandalo delle violenze su minori commesse
da personale ecclesiastico, difendendoli nei
confronti di una rete di preti tradizionalisti
che li hanno criticati. Su questo punto dunque
vi è stata una perfetta consonanza con il papa.
Questa presa di posizione molto netta
del diplomatico svizzero, che è nunzio in Germania dal 2007, potrebbe essere un «effetto
Vatileaks». L’edizione tedesca del volume Sua
santità di Gianluigi Nuzzi, uscita il 10 settembre ma anticipata in alcuni contenuti da Der
Spiegel, contiene un capitolo extra con documenti finora inediti, i quali rivelerebbero un’insoddisfazione di Benedetto XVI nei confronti
del nunzio a Berlino. Questi nel 2009 sarebbe
stato troppo accondiscendente verso i vescovi tedeschi nelle loro critiche anti-lefebvriane, e non avrebbe preso posizione in difesa
del papa davanti alle critiche della cancelliera
Merkel sul caso Williamson.
Tra gli effetti che invece a sua volta l’intervista potrebbe avere c’è quello di influenzare le prossime nomine episcopali in Germania. In questo momento sono vacanti le
sedi di Dresda, dopo il ritiro di mons. Reinelt
in febbraio, e di Regensburg, dopo la nomina
di mons. Müller alla Congregazione per la dottrina della fede. Ma nei prossimi mesi sarà anche il caso dell’arcidiocesi di Colonia, dove il
card. Joachim Meisner a dicembre compirà 79
anni; della diocesi di Passau, dove mons. Wilhelm Schraml ha compiuto a giugno 77 anni;
di quella di Mainz, dove il card. Karl Lehmann
ha compiuto 76 anni in maggio. Nel 2013 compiranno 75 anni mons. Robert Zollitsch di Freiburg e mons. Werner Thissen di Amburgo.
Come noto, alcune diocesi tedesche conservano – in base a diritti acquisiti o antichi privilegi poi ratificati mediante convenzioni con
gli stati – il diritto di eleggere il proprio vescovo o di proporre alla Santa Sede una rosa
di nominativi, all’interno della quale poi scegliere. Normalmente invece la rosa dei nominativi è presentata alla Santa Sede dal nunzio.
Si tratta delle diocesi ex prussiane di Colonia,
Paderborn e Berlino, con le suffraganee Aachen, Essen, Limburg, Münster, Osnabrück,
Treviri, Fulda e Hildesheim; di Freiburg, con le
suffraganee Rottenburg-Stoccarda e Mainz, e
di Meissen. Per le diocesi bavaresi di Bamberg
e Monaco, con le suffraganee Eichstätt, Speyer, Würzburg, Augsburg, Passau e Regensburg,
la nomina spetta alla Santa Sede, che però
sceglie il candidato all’interno della lista presentata dal capitolo della cattedrale e tra i
nominativi contenuti nelle liste triennali approntate dai vescovi e dai capitoli bavaresi.
Come si vede, la maggior parte delle prossime nomine sono tra quelle sulle quali la nunziatura non ha competenza.
D. S.
IL REGNO -
AT T UA L I T À
16/2012
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