Biomasse - Provincia dell`Ogliastra

annuncio pubblicitario
Volume pubblicato con il contributo della Regione autonoma della Sardegna, Assessorato della Programmazione, Bilancio,
Credito e Assetto del territorio, Centro Regionale di Programmazione, nell’ambito del progetto finanziato dal POR
FESR 2007 – 2013, ASSE II: Inclusione, servizi sociali, istruzione e legalità. Obiettivo operativo 2.1.1 – Linea di attività A.
LE BIOMASSE FORESTALI
NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
VALUTAZIONE DELLA POSSIBILITÀ DI IMPIEGO
IN CAMPO ENERGETICO
Efisio Antonio Scano(a,b), Carla Asquer(a), Agata Pistis(a)
Emanuela Melis(b), Agata Justyna Lewandowska(b)
Piero Angelo Rubiu(c), Francesco Muceli(c), Enzo Ibba(c), Maurizio Coda(c)
(b)
(a)
Laboratorio Biocombustibili e Biomasse, Cluster Energie Rinnovabili, Sardegna Ricerche
Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Chimica e dei Materiali, Università degli Studi di Cagliari
(c)
Provincia dell’Ogliastra
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
1
Si ringrazia per la preziosa collaborazione l’Ente Foreste della Sardegna,
servizio territoriale di Lanusei,
per la fornitura dei materiali impiegati per le analisi di laboratorio.
2
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
INDICE
Introduzione
5
1. Le fonti di biomasse e la loro destinazione 9
2. Le biomasse vegetali in Sardegna 13
2.1 Biomasse forestali 13
2.2 Biomasse da residui agricoli 17
3. Aspetti territoriali, amministrativi
ed economici della Provincia Ogliastra
23
3.1 Inquadramento amministrativo ed economico
23
3.2 Inquadramento territoriale
23
4. 25
Revisione della carta dell’uso del suolo
4.1 Analisi dell’uso del suolo
4.2 Macro-classi di uso del suolo di interesse
25
per la produzione di biomasse ad uso energetico
30
5. Stima della biomassa forestale ritraibile per usi energetici
34
5.1 La carta della copertura vegetale
34
5.2 Potenzialità produttive delle formazioni forestali
42
5.3 Studio delle aree vocate mediante l’analisi degli strati informativi
44
5.4 Stima della biomassa forestale ritraibile
49
5.5 Incidenza delle fitomasse forestali
nei cantieri gestiti dall’Ente Foreste, dai Comuni e dai privati
54
6. Caratterizzazione chimico-fisica delle biomasse vegetali
57
6.1 Le specie forestali analizzate
57
6.2 Prelievo delle specie forestali e preparazione dei campioni
58
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
3
6.3 Determinazioni chimico-fisiche
59
6.3.1 Analisi prossima
60
6.3.2 Analisi ultima
61
6.3.3 Determinazione del potere calorifico
62
6.4 Risultati e discussione
63
7. 97
Processi termochimici di conversione energetica
97
7.1 Combustione
7.2 Gassificazione
114
7.3 Pirolisi 122
7.4 Piro-Gassificazione
127
8. 129
Valutazione del potenziale energetico del territorio
137
Conclusioni ALLEGATO I
Carta della vocazionalità delle aree forestali
139
ALLEGATO II
Schede Botaniche
140
ALLEGATO III
Schede identificative dei campioni
152
Indice delle Figure
213
Indice delle Tabelle
215
Bibliografia
Sitografia
4
217
219
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
Introduzione
I
l presente lavoro vuole essere un modello di riferimento per lo sfruttamento
sostenibile delle biomasse forestali per la produzione di energia in Sardegna. Le biomasse sono una fonte rinnovabile di materie prime per la produzione
di energia ed altri prodotti industriali. Esse includono ogni materiale biodegradabile di origine vegetale o animale proveniente dall’ambiente naturale o prodotto dalle attività antropiche.
Le biomasse di origine animale possono indirettamente essere considerate
come derivanti dalle biomasse vegetali e rappresentano la forma più evoluta di
conversione dell’energia solare.
Le biomasse vegetali sono costituite da materiali di recupero (residui della manutenzione dei boschi, colturali, delle trasformazioni agroindustriali, delle industrie del legno) o prodotte direttamente mediante colture dedicate.
Le biomasse sono, dunque, risorse naturali che possono essere prelevate ed impiegate secondo diverse modalità, una delle quali è la conversione in energia.
Nella presente pubblicazione è preso in esame l’impiego di biomasse vegetali e, in particolare, agroforestali per la produzione di energia nel territorio
dell’Ogliastra.
Il ricorso alle biomasse afferisce ad interi ecosistemi e a tutti i processi in essi
operativi, dalla fotosintesi clorofilliana, necessaria alla produzione delle materie prime vegetali, alle catene produttive primarie e secondarie, fonti di sottoprodotti e residui di vario genere.
L’uso delle biomasse presenta importanti benefici ambientali, in quanto la CO2
emessa durante i processi di conversione energetica non conduce, in condizioni razionali di impiego, ad un incremento dell’anidride carbonica presente
nell’ambiente, ma chiude un ciclo virtuoso.
Tuttavia, se si considera la “produzione primaria netta” dell’ecosistema forestale (che include non solo la specie vegetale di interesse, ma anche la lettiera
e il suolo) e l’emissione di CO2 nelle fasi di raccolta, trasformazione e trasporto
della biomassa, il bilancio neutro è conseguibile solamente se si fa ricorso alla
filiera corta e alle produzioni locali.
In generale, in un’ottica di gestione equilibrata del territorio, si possono identificare fondamentalmente due sorgenti di biomasse vegetali: i sistemi forestali
ed i bacini dedicati alle coltivazioni agricole.
Inoltre, a valle della produzione primaria si collocano le industrie agroindustriali e di lavorazione del legno che producono ingenti quantità di residui vegetali.
Lo sfruttamento energetico dei sistemi forestali e delle coltivazioni agricole è
possibile a condizione che si usi un approccio sistemico nella gestione del territorio, per assicurare la sostenibilità delle azioni che devono essere intraprese.
È fondamentale considerare gli aspetti critici di questo approccio connessi allo
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
5
sfruttamento ed alla salvaguardia del territorio stesso. Deve essere ricercato,
infatti, un compromesso accettabile, che porti ad un utilizzo razionale del territorio senza incidere negativamente sull’ambiente e, di conseguenza, sulle risorse stesse.
Se si considera ad esempio il settore forestale, è noto che la maggior parte delle
biomasse combustibili proviene dai boschi, sia sotto forma di legna da ardere
che sotto forma di scarti derivanti dalla pulizia dei boschi stessi e dalla lavorazione del legno.
Le foreste rappresentano però ecosistemi complessi e, di conseguenza, sono patrimoni ambientali da salvaguardare. Se si considerano invece i terreni destinati
alle colture agricole, essi si possono suddividere in: marginali, ovvero abbandonati, e terreni impiegati in modo intensivo nel ciclo produttivo.
I territori marginali, in genere non presidiati, sono soggetti a rischi connessi
a frane, alluvioni, incendi ed altri eventi calamitosi. I territori coltivati, invece,
risultano presidiati, ma sono anch’essi esposti ad altri eventi negativi quali: la
perdita di biodiversità, l’impoverimento dei nutrienti presenti nel suolo e l’erosione dovuta alle pratiche agricole.
Le politiche comunitarie e nazionali per la riduzione delle emissioni inquinanti
e per lo sviluppo sostenibile considerano l’impiego ai fini energetici delle biomasse come un intervento fondamentale, mediante il quale soddisfare esigenze
di tipo ambientale, sociale ed economico.
In particolare, il ricorso alle biomasse derivanti dalla selvicoltura offre notevoli
vantaggi sia sotto l’aspetto economico che ambientale.
Per l’Italia, l’impiego delle biomasse quale fonte energetica rinnovabile e programmabile consente, inoltre, di onorare gli impegni presi nell’ambito del protocollo di Kyoto.
Tuttavia, uno dei maggiori problemi connessi all’impiego delle biomasse per
la produzione di energia, ma anche per altri scopi, è rappresentato dalla loro
distribuzione, sovente disomogenea, sul territorio.
Per sfruttare efficientemente le biomasse da un punto di vista energetico è, infatti, indispensabile considerare attentamente la collocazione geografica di ogni
segmento della filiera e la scelta della tipologia di biomasse da impiegare, in
funzione delle caratteristiche territoriali ed ambientali dell’area in esame.
Risulta, a tal fine, necessaria una corretta pianificazione territoriale della filiera
biomasse-energia in tutte le sue fasi, ovvero: la raccolta, il trasporto, lo stoccaggio
e la tecnologia di conversione. Tutte queste fasi devono essere razionalizzate ed
ottimizzate, in modo da consentire un uso sostenibile della risorsa naturale.
Un altro aspetto molto importante nella costruzione di una filiera energetica a
livello locale è rappresentato dalla caratterizzazione chimico-fisica delle biomasse, senza la quale è impossibile procedere alla scelta della tecnologia di conversione energetica più appropriata ed in particolare alle valutazioni di fattibilità tecnico-economica.
Attualmente lo sviluppo delle aree rurali è improntato su modelli sostenibili e
6
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
ciò consente anche alle terre di godimento comune di essere gestite dalla collettività, in modo tale che tutti i benefici siano diretti al territorio. Questo processo
complesso determina forti interazioni tra diversi aspetti, dalle caratteristiche
fisiche e climatiche all’assetto socio-economico del territorio.
Con queste premesse, la Provincia Ogliastra ha stabilito di realizzare un progetto denominato “Le Terre civiche: opportunità di crescita e sviluppo per l’Ogliastra” nel quale le biomasse giocano un ruolo fondamentale.
All’interno di questo progetto è stata prevista la realizzazione di un modello
gestionale sperimentale a livello intercomunale per la valorizzazione delle terre
civiche mediante l’impiego delle biomasse nella produzione di energia. Per l’attuazione del progetto la Provincia Ogliastra, unitamente al Laboratorio Biocombustibili e Biomasse del Cluster Energie Rinnovabili di Sardegna Ricerche e con
la collaborazione di due dottorande del Dipartimento di Ingegneria Meccanica,
Chimica e dei Materiali, ha sviluppato uno specifico piano di attività, i cui risultati sono illustrati dettagliatamente nella presente pubblicazione.
L’obiettivo generale del lavoro è stato quello di stimare la disponibilità attuale
e potenziale di biomasse e la loro distribuzione nell’Ogliastra, in modo da permettere un’accurata localizzazione delle risorse e l’identificazione di possibili
bacini di raccolta e sfruttamento.
La metodologia implementata ha avuto come obiettivo principale la realizzazione di una banca di dati e informazioni a livello locale per la localizzazione delle
risorse esistenti o potenziali.
Le informazioni necessarie ad una razionale pianificazione della filiera energetica sono state raccolte prendendo in considerazione:
- l’uso del suolo
- l’identificazione degli impianti di produzione e stoccaggio presenti nel territorio
- i limiti dovuti alle specifiche competenze territoriali
- la struttura del tessuto produttivo agricolo e l’individuazione delle superfici potenzialmente impiegabili per la produzione di biomasse
- la presenza di imprese impegnate nella raccolta, nello stoccaggio e nella conversione energetica delle biomasse.
Contestualmente è stata sviluppata l’attività specifica condotta dal Laboratorio
Biocombustibili e Biomasse, attraverso una fase di studio e una fase di analisi
dei risultati.
La fase di studio è stata articolata nelle seguenti attività:
- individuazione delle esigenze energetiche del territorio in termini di fabbisogno di energia elettrica e termica per usi pubblici (non riportata in questa
pubblicazione)
- determinazione delle proprietà chimico-fisiche di biomasse forestali e di residui agricoli
- individuazione delle caratteristiche tecniche degli impianti potenzialmente
installabili.
La fase di analisi dei risultati è stata così svolta:
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
7
- incidenza della distribuzione geografica delle biomasse vegetali sulle potenzialità energetiche del territorio
- determinazione del potenziale energetico delle biomasse forestali
- considerazioni sulle implicazioni ambientali connesse alla produzione di
energia elettrica e termica
- coordinamento della divulgazione dei risultati, unitamente agli altri soggetti
coinvolti nel progetto, attraverso una specifica pubblicazione.
Le attività sono state avviate i primi giorni del mese di giugno 2012. Data la
particolare conformazione del territorio dell’Ogliastra e la disponibilità di risorse forestali in apprezzabile quantità, è stato stabilito di focalizzare l’attenzione
sulle biomasse legnose di origine forestale.
8
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
1. Le fonti di biomasse e la
loro destinazione
In ambito normativo le biomasse sono definite nel D. Lgs. 3 marzo 2011 n. 28, “Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili“ come “la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall’agricoltura (comprendente
sostanze vegetali e animali), dalla selvicoltura e dalle industrie connesse, comprese
la pesca e l’acquacoltura, gli sfalci e le potature provenienti dal verde pubblico e
privato, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani”.
La biodegradabilità è una caratteristica fondamentale delle biomasse perché
consente di escludere altri materiali di origine organica, come per esempio
combustibili fossili e plastiche.
In funzione della loro origine, le biomasse si distinguono in:
- materiali derivati dal comparto forestale: residui delle operazioni di selvicoltura e delle attività agroforestali, e utilizzazione di boschi cedui, inclusi frascami, ramaglie, scarti
- materiali derivati dal comparto agricolo: colture energetiche erbacee ed arboree dedicate; residui provenienti dall’attività agricola e dagli impianti di specie lignocellulosiche; piante oleaginose; piante alcoligene; potature; paglie dei
cereali, steli, foglie e residui in genere
- reflui zootecnici
- residui provenienti dalle industrie del legno o dei prodotti in legno non trattato e dell’industria della carta
- residui dell’industria agroalimentare quali vinacce, sanse, panelli oleosi
- residui delle operazioni di manutenzione del verde pubblico e frazione umida
di rifiuti solidi urbani
- fanghi di depurazione da impianti di trattamento delle acque reflue.
La definizione di biomassa include materiali che possono essere inquadrati, dal
punto di vista legislativo, come prodotti, sottoprodotti o rifiuti.
La collocazione del materiale nel quadro normativo è interessante, perché i limiti di emissione, le dotazioni impiantistiche richieste e i processi autorizzativi
variano principalmente in relazione a questa distinzione.
Inoltre, uno degli aspetti principali relativi alla realizzazione e gestione di un impianto di conversione energetica di biomasse è la disponibilità e/o l’approvvigionamento della materia prima, per cui è necessario sapere quali materiali, in base
alla normativa, possono essere acquisiti in quanto biomassa e non rifiuto.
Si può inoltre notare come il termine “biomassa” includa materiali che possono
essere anche molto diversi tra loro per caratteristiche chimiche e fisiche.
Di conseguenza anche il loro utilizzo ai fini energetici è molteplice; infatti, la
generazione efficiente di energia da biomasse richiede una combinazione ottiLE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
9
male tra le caratteristiche delle materie prime e la tecnologia utilizzata.
Uno schema di classificazione dei biocombustibili derivanti dalle biomasse è
stato proposto dalla FAO (Food and Agriculture Organization, agenzia specializzata delle Nazioni Unite) e riportato in Tabella 1.
Esso classifica i biocombustibili (esclusa la parte animale e inclusa la frazione
organica dei rifiuti urbani) ed è stato elaborato nel 2003 nell’ambito del Wood
Energy Program per facilitare la gestione ed il monitoraggio della produzione
bioenergetica.
Le biomasse possono essere impiegate nella produzione di:
- energia termica per gli usi domestici, industriali e per il teleriscaldamento
- energia elettrica, eventualmente combinata con energia termica (cogenerazione o trigenerazione)
- combustibili liquidi per l’autotrazione e per il riscaldamento
- combustibili gassosi per la generazione di energia elettrica e termica.
Negli ultimi due casi si ottengono combustibili che hanno maggiore densità
energetica, sono più facilmente trasportabili e possono trovare impiego in un
maggior numero di applicazioni rispetto alle biomasse tal quali.
GRUPPI PRINCIPALI
BIOCOMBUSTIBILI
FORESTALI
BIOCOMBUSTIBILI
AGRICOLI
RIFIUTI URBANI
PRODUZIONE
Legnosi diretti
Legnosi indiretti
Altri derivati del legno
Colture energetiche
Sottoprodotti agricoli
Sottoprodotti da allevamento
Sottoprodotti agro-industriali
Frazione organica
dei rifiuti urbani
IMPIEGO
Solidi: legna (legna da ardere, chip, segatura,
pellet), carbone di legna
Liquidi: Black liquor, metanolo, oli
di pirolisi
Gassosi: prodotti di gassificazione
e gas di pirolisi
Solidi: paglie, gambi, gusci, bagasse, carbone
da biocombustibili agricoli
Liquidi: etanolo, metanolo, oli vegetali,
biodiesel, oli di pirolisi da
biocombustibili agricoli
Gassosi: biogas, gas di pirolisi
da biocombustibili agricoli
Solidi: rifiuti solidi urbani
Liquidi: oli di pirolisi da RSU
Gassosi: biogas da discarica
Tabella 1: Principali raggruppamenti di biomasse combustibili, loro forme commerciali e biocombustibili ottenibili (Fonte: FAO, Wood Energy Program, 2003)
I diversi processi di conversione energetica delle biomasse possono essere raggruppati in due macro-categorie:
- i processi di conversione termochimica, nei quali il calore è fondamentale
per le reazioni chimiche necessarie a trasformare la materia in energia; questi
sono: la combustione, la gassificazione, la pirolisi
10
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
- i processi di conversione biochimica si basano su reazioni chimiche dovute
alla presenza di enzimi, funghi e altri microorganismi che utilizzano le biomasse, mantenute in particolari condizioni, quale substrato per la loro crescita; questi sono: la digestione anaerobica e la fermentazione.
I fattori discriminanti per la scelta di una determinata tecnologia di processo
sono il rapporto Carbonio/Azoto (C/N) e il tenore di umidità alla raccolta.
Quando il rapporto C/N è inferiore a 30 e il contenuto di umidità supera valori
del 30% si utilizzano generalmente processi biochimici; in caso contrario è opportuno utilizzare processi termochimici.
Le biomasse più adatte all’impiego nei processi di conversione termochimica
sono i materiali lignocellulosici, ossia la legna e tutti i suoi derivati (segatura,
trucioli), alcuni residui colturali (quali la paglia di cereali, i residui di potatura
della vite e dei frutteti) e alcuni scarti di lavorazione (quali i gusci).
Le proprietà che caratterizzano le biomasse ai fini della conversione termochimica sono:
- potere calorifico
- umidità
- composizione chimica
- massa volumica
- dimensioni / pezzatura
- contenuto di ceneri
- sostanze volatili
- concentrazione di elementi minerali
Ai fini della combustione, le caratteristiche fisiche più importanti per un dato
combustibile sono: il potere calorifico, il tenore di umidità e la densità, perché
da queste dipende la quantità di energia che effettivamente è immessa nella
camera di combustione.
Sono, altresì, più adatte alla conversione biochimica le biomasse che presentano un adeguato contenuto di acqua e nutrienti, quali: i reflui zootecnici, alcuni
sottoprodotti colturali (quali la patata, le foglie e gli steli di barbabietola), alcuni
scarti di lavorazione delle attività agroindustriali, le colture acquatiche, la frazione organica dei rifiuti solidi urbani, le acque reflue urbane e alcune tipologie
di reflui industriali.
La Figura 1 riporta uno schema relativo alle diverse tipologie di biomasse distinte per origine, i processi di conversione energetica applicabili, i prodotti ottenibili e il loro utilizzo energetico.
In particolare, tra i processi di conversione sono illustrati anche i trattamenti
fisici, che talvolta sono passaggi preliminari necessari alla trasformazione energetica delle biomasse.
I prodotti ottenuti dalla conversione delle biomasse sono distinti in base al loro
stato fisico in solidi, liquidi e gassosi e ne sono messi in evidenza gli utilizzi
energetici.
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
11
Figura 1: Schema riassuntivo dei possibili processi di conversione energetica delle
biomasse
12
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
2. Le biomasse vegetali in Sardegna
La Sardegna è caratterizzata da una considerevole estensione di superficie
forestale. Il Piano Regionale Antincendi 2011-2013 riporta un valore pari a
862.539 ettari di bosco e altre aree forestali, corrispondente ad un indice di
boscosità del 35,8%.
L’Ogliastra risulta essere la provincia sarda con il maggiore indice di boscosità, poiché le superfici coperte da bosco rappresentano il 52,5% del suo intero
territorio.
Inoltre, per l’Ogliastra si possono fare interessanti considerazioni qualitative e
quantitative preliminari, sulla base dei dati pubblicati da Sardegna Ricerche nel
dicembre 2008 nell’audit sulle fonti di energie rinnovabili in Sardegna, denominato “Progettazione e attuazione di una indagine ricognitiva. Indagine territoriale conoscitiva sulla distribuzione delle biomasse in Sardegna e individuazione dei
bacini di approvvigionamento”.
2.1
Biomasse forestali
Poiché l’Ogliastra è la provincia sarda più ricca in zone boscate (Figura 2), in
questa fase del progetto lo studio è stato basato principalmente sulle biomasse
di origine forestale presenti nella provincia stessa.
Se si esaminano le mappe che rappresentano i bacini principali per l’approvvigionamento della biomassa agroforestale in Sardegna (Figura 3), si osserva
come uno dei bacini vocati sia appunto l’Ogliastra (B.4), con una superficie forestale di 755 km2 (Igeam su dati PFAR 2007).
Considerando le caratteristiche intrinseche del territorio, ovvero: l’analisi delle
forme di gestione forestale, la tipologia delle categorie forestali presenti, i vincoli paesaggistici e ambientali, nonché i dissesti idrogeologici, è stato possibile
effettuare un’analisi per un efficace avvio di una filiera biomasse agroforestalienergia.
Assumendo un coefficiente di utilizzo della copertura forestale pari al 32%, un
accrescimento annuo di 2,2 m3ha-1anno-1 ed una densità media di legname fresco pari a 0,75 t m-3, è stato stimato un quantitativo in biomassa annua pari a
39.864 t anno-1 (Igeam su dati PFAR 2007).
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
13
Figura 2: Carta delle zone boscate (Fonte: Sardegna Ricerche, 2008)
Un dato rilevante, al fine della valutazione delle aree utilizzabili come bacini
di approvvigionamento di biomasse forestali, è la presenza di vincoli idrogeologici o naturalistici nel territorio. Dalle Tabelle 2 e 3 si evince che le superfici
interessate da vincolo idrogeologico in Sardegna sono il 43% del totale, mentre quelle soggette a vincolo naturalistico sono il 22%.
La carta in Figura 4 mostra la distribuzione delle aree protette nell’intero territorio
regionale e la loro presenza all’interno del territorio della Provincia Ogliastra.
Un altro fattore fondamentale riguarda l’individuazione delle specie più comuni
nel territorio della Provincia Ogliastra, in quanto da questa dipende la quantità
di biomassa legnosa disponibile.
Sulla base di questi elementi è stata costruita una carta dell’intera Provincia (Allegato I), con l’individuazione delle zone nelle quali è presente la flora di mag-
14
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
B.3
B.4
B.2
B.1
Figura 3: Carta delle aree a vocazione agroforestale e possibili bacini di approvvigionamento (Fonte: Sardegna Ricerche, 2008)
giore interesse dal punto di vista energetico ed in particolare:
- Macchia mediterranea
- Boschi di latifoglie
- Gariga
- Aree a pascolo naturale
- Aree a ricolonizzazione artificiale
- Boschi di conifere
- Seminativi in aree non irrigue
- Sistemi colturali e particellari complessi
- Aree con vegetazione rada >5% e <40%
- Aree preventivamente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali
- Seminativi semplici e colture orticole a pieno campo
- Aree agroforestali
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
15
- Oliveti
- Cespuglieti e arbusteti
- Aree a ricolonizzazione naturale.
Con
vincolo
idrogeologico
(ha)
Senza vincolo
idrogeologico
(ha)
Superficie
non classificata per
presenza del vincolo
idrogeologico
(ha)
Bosco
Altre
297.930
51%
280.692
48%
4.851
1%
583.473
Totale
519.169 43%
661.090
54%
32.992
3%
1.213.251
superfici
boscate
221.239
35%
380.398
60%
28.141
4%
Totale (ha)
629.778
Tabella 2: Superficie forestale in Sardegna soggetta a vincolo idrogeologico
(Fonte: INFC, 2005)
Con
vincolo
naturalistico
(ha)
Senza vincolo
naturalistico
(ha)
Superficie
non classificata per
presenza di vincoli
naturalistici
(ha)
Bosco
Altre
145.488
25%
433.134
74%
4.851
1%
583.473
Totale
265.829 22%
914.431
75%
32.992
3%
1.213.252
superfici
boscate
120.341
19%
481.297
76%
28.141
4%
Totale (ha)
629.779
Tabella 3: Superficie forestale in Sardegna soggetta a vincolo naturalistico
(Fonte: INFC, 2005)
16
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
2.2
Biomasse da residui agricoli
Attualmente le biomasse da residui agricoli sono costituite soprattutto da potature di vite ed olivo. Il loro recupero risulta di particolare interesse per gli
agricoltori perché, oltre ad offrire un’opportunità di reddito, può aiutarli a risolvere il problema dello smaltimento. La filiera di recupero dei residui agricoli
consiste, essenzialmente, nel trattamento della biomassa attraverso processi di
triturazione ed essiccamento, per ottenere un biocombustibile (cippato, pellet)
da impiegare all’interno della stessa azienda per l’autoconsumo (riscaldamento, refrigerazione, consumi elettrici).
Nell’ambito dei residui agricoli di colture esistenti (Figura 5), il già citato studio
pubblicato da Sardegna Ricerche nel 2008 ha prodotto le carte, rappresentate nelle
Figure 6 e 7, relative alla biomassa residua derivata dalle colture di vite e di olivo. In
Ogliastra sono presenti possibili bacini di approvvigionamento di biomasse residue
di origine colturale, che potrebbero, quindi, essere convertite energeticamente.
Tuttavia, come illustrato in seguito, i vigneti e gli oliveti occupano una porzione
limitata del territorio provinciale e sono distribuiti in lotti distinti di piccole
dimensioni, rendendo difficile la loro quantificazione.
Per quanto concerne l’attitudine del territorio alla produzione di biomasse di
origine agricola, si riporta di seguito una carta (Figura 8) che illustra il grado
di vocazionalità per la produzione di colture dedicate nel territorio regionale.
Tale mappa è il risultato della sovrapposizione di più carte tematiche che hanno
come riferimento territoriale i Comuni e sono relative ai seguenti indicatori:
estensione delle superfici a seminativi, estensione delle superfici agricole utilizzate, estensione delle superfici coltivate a oleaginose, estensione delle superfici
a set-aside.
Il valore assunto su base comunale da ogni indicatore ha condotto all’attribuzione di una classe e, in seguito, ad ogni classe è stato attribuito un peso. Infine,
la sovrapposizione delle carte tematiche ha prodotto un giudizio di vocazionalità per ogni territorio comunale.
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
17
Figura 4: Carta delle aree protette (Fonte: Sardegna Ricerche, 2008)
18
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
Figura 5: Carta dei possibili bacini di approvvigionamento di residui agricoli
(Fonte: Sardegna Ricerche, 2008)
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
19
Figura 6: Residui di potatura di vite (Fonte: Sardegna Ricerche, 2008)
20
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
Figura 7: Residui di potatura di olivo (Fonte: Sardegna Ricerche, 2008)
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
21
Figura 8: Vocazionalità del territorio regionale per la produzione di biomassa agricola (Fonte: Sardegna Ricerche, 2008)
22
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
3. Aspetti territoriali,
amministrativi ed economici
della Provincia Ogliastra
3.1
Inquadramento amministrativo ed economico
La Provincia dell’Ogliastra è stata istituita in seguito alla legge regionale n. 9
del 2001 che ha previsto una nuova ripartizione del territorio della Sardegna,
portando il numero delle province da quattro a otto.
L’Ogliastra si estende su una superficie di 1.854 km2, corrispondente al 7,7%
della superficie totale della Sardegna. Appartiene alla omonima regione storicogeografica della Sardegna centro-orientale. Confina a Sud-Ovest con la Provincia di Cagliari, a Nord-Ovest con la Provincia di Nuoro e infine a Est con il Mar
Mediterraneo.
La Provincia dell’Ogliastra è costituita da 23 Comuni appartenenti alla vecchia
Provincia di Nuoro.
Nel 2006 la popolazione residente era di 58.380 abitanti, con una densità provinciale di 31,48 abitanti per km2 e i saldi migratorio e naturale risultavano negativi. Tra il
2001 ed il 2006 la popolazione residente ha subito, infatti, una riduzione.
Gli indici di dipendenza e di vecchiaia evidenziano che la popolazione in età da
lavoro (popolazione compresa tra 15 e 64 anni) corrispondeva a meno della
metà della popolazione non in età da lavoro, con una prevalenza di adulti in età
avanzata (soggetti con più di 64 anni) rispetto ai bambini ed agli adolescenti
(soggetti con meno di 14 anni). Nel 2006 l’Ogliastra vantava quasi 5.000 imprese attive, cresciute tra il 2001 ed il 2006 ad un tasso medio annuo del 2,35%.
Tra il 2000 e il 2006 il tasso netto d’entrata, dato dal rapporto tra le imprese
iscritte, al netto delle cessate, e le imprese attive, era in media pari a 2,6%.
Rispetto al 2001, sia il prodotto che la produttività hanno subito un incremento
pari, rispettivamente, al 4,43% e al 2,44%.
3.2
Inquadramento territoriale
Il territorio dell’Ogliastra ha una variabilità morfologica molto accentuata.
Si passa, nello spazio di pochi chilometri, dai paesaggi montani presenti ad
Ovest Nord-Ovest, costituiti dai massicci montuosi dell’area interna del Gennargentu, a paesaggi collinari che sfumano in alcune vaste piane nelle aree costiere.
Dal punto di vista geologico, il territorio dell’Ogliastra è costituito prevalenteLE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
23
mente dal basamento ercinico, distinto nel Complesso intrusivo del Carbonifero
superiore-Permiano e nel Complesso metamorfico del Precambriano-Carbonifero inferiore. Dal punto di vista petrografico, il territorio ogliastrino è caratterizzato dalla presenza di graniti e scisti, con calcari e dolomie delle formazioni
post-erciniche.
Altro elemento che caratterizza il territorio dell’Ogliastra dal punto di vista geomorfologico è la presenza dei “tacchi”, costituiti da rocce carbonatiche in strutture complessivamente tabulari. Ereditati dalla peneplanazione ercinica, i tacchi orlano le
principali valli dei Rii Pardu e Quirra, sovrastando i centri abitati di Tertenia, Jerzu,
Ulassai, Osini, Gairo Taquisara, Perdasdefogu, Ussassai e Seui. Rilevanti sono anche
i massicci carbonatici generati nel bacino orientale di sedimentazione marina nel
Mesozoico, che presentano spessori di oltre 600 metri.
Sotto l’aspetto fisiografico è rilevante l’altopiano basaltico di Teccu, presso Barisardo. Ad Est sono evidenti le piane alluvionali ed agricole di Tortolì, Barisardo e Cardedu. I più importanti lineamenti orografici del territorio ogliastrino sono dovuti a
dislocazioni per faglie, alcune di importanza rilevante sullo scenario regionale.
Figura 9: Il territorio della Provincia Ogliastra
24
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
4. Revisione della carta
dell’uso del suolo
Lo studio del territorio della Provincia Ogliastra è stato basato sull’analisi della carta dell’Uso del Suolo in scala 1:25.000 del 2008, dati rilasciati con licenza IODL v.2.0 (http://www.sardegnageoportale.it/documenti/40_82_20140109151154.pdf).
La carta dell’uso del suolo divide il territorio in cinque grandi classi (1° livello):
- Territori modellati artificialmente
- Territori agricoli
- Territori boscati e ambienti seminaturali
- Territori umidi
- Corpi idrici
A partire da tale classificazione, si arriva al IV livello di approfondimento della
carta, che descrive con sufficiente dettaglio le tipologie di uso del suolo riscontrate.
4.1
Analisi dell’uso del suolo
La carta dell’uso del suolo del territorio provinciale deriva dalla carta dell’uso
del suolo della Regione Sardegna (scala 1:25.000, edizione 2008), aggiornata ed
integrata con i dati provenienti da cartografia di diversa natura, messa a disposizione dai Comuni che hanno avviato le procedure per l’adeguamento dei Piani
Urbanistici Comunali (PUC) al Piano Paesaggistico Regionale (PPR) e al Piano
per l’Assetto Idrogeologico (PAI).
I Comuni che hanno messo a disposizione i propri dati sull’uso del suolo sono:
Urzulei, Baunei, Triei, Villagrande Strisaili, Arzana, Tortolì, Barisardo. L’incidenza di questi territori comunali sull’intera Provincia Ogliastra è pari al 42%.
La scala di restituzione della carta dell’uso del suolo relativa ai Comuni sopra
citati è 1:10.000, mentre l’unità minima cartografata è di 2.500 m2.
Acquisita la cartografia, si è proceduto alla verifica di compatibilità dei dati comunali con la base cartografica provinciale ed alla semplificazione della legenda in funzione degli obiettivi specifici del presente lavoro.
In definitiva, è stata ottenuta una carta dell’uso del suolo della Provincia Ogliastra in cui si distinguono due aree con differente restituzione cartografica: la
parte centro-meridionale del territorio, che deriva dalla cartografia regionale,
in scala 1:25.000, e la parte centro-settentrionale, derivata dalla cartografia comunale, in scala 1:10.000.
La carta dell’uso del suolo così ottenuta ha messo in evidenza una certa eterogeLE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
25
neità di classificazione dei tipi di uso del suolo. Tale eterogeneità è stata ridotta
mediante alcune modifiche apportate alla cartografia di derivazione provinciale
e comunale.
L’analisi delle classi principali del primo livello in cui è distinto l’uso del territorio ha fornito i dati riportati in Tabella 4.
UDS 1° LIVELLO
SUPERFICIE (ha)
Territori modellati artificialmente
3.342,8
Territori agricoli
28.611,6
Territori boscati e ambienti seminaturali 151.626,3
Territori umidi
22,1
Corpi idrici
2.041,7
Totale Complessivo
185.644,5
%
1,8
15,4
81,7
0,01
1,1
Tabella 4: Schema riassuntivo del 1° livello della carta dell’uso del suolo della Provincia Ogliastra
Esaminando i dati si può notare come l’80% del territorio ogliastrino sia caratterizzato, in accordo con le caratteristiche morfologiche del territorio, dalla
presenza di “Territori boscati e ambienti seminaturali”. Solamente il 15% del
suolo provinciale è utilizzato a fini agricoli in senso stretto (Figura 10). Le aree
in cui si concentrano maggiormente le superfici agricole sono la piana di Tortolì,
Barisardo, Cardedu e Tertenia.
L’1,8% del territorio provinciale è costituito da territori modellati artificialmente,
mentre la restante parte è formata da “Territori umidi” e “Corpi idrici”.
81,68% 1,80% 15,41% 0,01% Territori Territori agricoli Territori bosca, Territori umidi modella, e ambien, ar,ficialmente seminaturali 1,10% Corpi idrici Figura 10: Distribuzione percentuale delle classi di uso del suolo di 1° livello nella
Provincia Ogliastra
26
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
A partire da questa distinzione è stato approfondito lo studio dell’uso del suolo
fino ad un IV o un V livello. La Tabella 5 riporta la suddivisione del territorio in
base alle 62 tipologie di uso del suolo presenti.
Dall’analisi dell’uso del suolo per macro-classi risulta che all’interno della macro-classe 1 (“Territori modellati artificialmente”), che pure ha una bassa incidenza sulla superficie provinciale, i “Tessuti residenziali” ricoprono l’area maggiore.
All’interno della macro-classe 2, denominata “Territori agricoli”, le tipologie
di uso del suolo maggiormente presenti sono i seminativi e i prati, mentre le
colture permanenti (vigneti, frutteti, oliveti) rappresentano meno del 3% della superficie provinciale. Alle colture permanenti possono essere accorpate le
classi d’uso del suolo miste, come le “Colture temporanee associate alle colture permanenti”, in cui non è noto l’uso prevalente.
1,1% 1,1% 4,8% 3,2% 1,7% 1,1% 1,3% 1,6% 8,2% 2,1% 1,2% 2111 -­‐ Sem
2112 -­‐ Pra
2121 -­‐ Sem
1,3% 221 -­‐ Vign
1,1% 1,1% 4,8% 223 -­‐ Olive
2111 -­‐ Semina+vi in aree non irrigue 1,7% 3,2% 1,3% 1,1% 2112 -­‐ Pra+ ar+ficiali 1,6% 2,1% 1,2% 242 -­‐ Siste
2121 -­‐ Semina+vi semplici e colture or+cole a pieno campo 1,3% 221 -­‐ Vigne+ 243 -­‐ Aree
con prese
22,1% 244 -­‐ Aree
223 -­‐ Olive+ 29,1% 242 -­‐ Sistemi colturali e par+cellari complessi 1,1% 2111 -­‐ Semina+vi in aree non irrigue 1% 1,2% 1,3% 2112 -­‐ Pra+ ar+ficiali 22,1% 3111 -­‐ Bos
243 -­‐ Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza 6,0% di spazi naturali importan+ 244 -­‐ Aree agroforestali 321 -­‐ Aree
3111 -­‐ Boschi di la+foglie 3221 -­‐ Ces
321 -­‐ Aree a pascolo naturale 2121 -­‐ Semina+vi semplici e colture or+cole a pieno campo 6,0% 1,1% 221 -­‐ Vigne+ 3221 -­‐ Cespuglie+ e arbuste+ 223 -­‐ Olive+ 3232 -­‐ Gariga 242 -­‐ Sistemi colturali e par+cellari complessi 3241 -­‐ Aree a ricolonizzazione naturale 243 -­‐ Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali importan+ 244 -­‐ Aree agroforestali 313 -­‐ Boschi mis+ di conifere e la+foglie 3231 -­‐ Ma
3231 -­‐ Macchia mediterranea 333 -­‐ Aree con vegetazione rada >5% e <40% 3111 -­‐ Boschi di la+foglie 22,1% Figura 11: Distribuzione percentuale delle principali classi dell’uso del suolo nella
321 -­‐ Aree a pascolo naturale Provincia Ogliastra
3221 -­‐ Cespuglie+ e arbuste+ LE BIOMASSE
FORESTALI
3231 -­‐ Macchia mediterranea NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
3232 -­‐ Gariga 27
Uso del suolo
Superficie
(ha)
% UdS
% rispetto alla
macro-classe
di appartenenza
998,29
633,31
289,63
362,93
149,09
33,09
281,93
48,37
3,68
22,31
130,35
15,17
117,96
18,86
203,83
21,32
12,65
0,54
0,34
0,16
0,20
0,08
0,02
0,15
0,03
0,00
0,01
0,07
0,01
0,06
0,01
0,11
0,01
0,01
1111 1112 1121 1122 1211 1212 1221 1224 123 124 131 1321 133 141 1421 1422 143 Tessuto residenziale compatto e denso
Tessuto residenziale rado
Tessuto residenziale rado e nucleiforme
Fabbricati rurali
Insediamenti industriali/artig. e comm. e spazi annessi
Insediamenti di grandi impianti di servizi
Reti stradali e spazi accessori
Impianti a servizio delle reti di distribuzione
Aree portuali
Aree aeroportuali ed eliporti
Aree estrattive
Discariche
Cantieri
Aree verdi urbane
Aree ricreative e sportive
Aree archeologiche
Cimiteri
Macro-classe 1: Territori modellati artificialmente
3.342,77
1,80
29,86
18,95
8,66
10,86
4,46
0,99
8,43
1,45
0,11
0,67
3,90
0,45
3,53
0,56
6,10
0,64
0,38
2111
2112
2121
2123
2124
221
222 223 231
2411
2412
2413
242
243
244
Seminativi in aree non irrigue
Prati artificiali
Seminativi semplici e colture orticole a pieno campo
Vivai
Colture in serra
Vigneti
Frutteti e frutti minori
Oliveti
Prati stabili
Colture temporanee associate all’olivo
Colture temporanee associate al vigneto
Colture temporanee associate ad altre colture permanenti
Sistemi colturali e particellari complessi
Aree prevalentemente occupate da colture agrarie
con presenza di spazi naturali importanti
Aree agroforestali
5.888,71
3.188,82
2.396,03
16,23
24,72
1.984,67
709,47
2.940,11
761,73
1.648,64
52,36
457,06
3.911,61
2.190,64
2.440,81
3,17
1,72
1,29
0,01
0,01
1,07
0,38
1,58
0,41
0,89
0,03
0,25
2,11
20,58
11,15
8,37
0,06
0,09
6,94
2,48
10,28
2,66
5,76
0,18
1,60
13,67
28.611,61
15,41
7,66
8,53
100
3111 Boschi di latifoglie
41.060,38
3112 Arboricoltura con essenze forestali di latifoglie
93,37
31121 Pioppeti, saliceti, eucalipteti ecc., anche formazioni miste 1.542,59
31122 Sugherete
1.125,07
31123 Castagneti da frutto
16,81
22,12
0,05
0,83
0,61
0,01
27,08
0,06
1,02
0,74
0,01
Macro-classe 2: Territori agricoli
28
1,18
1,31
100
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
31124 Altro
77,08
3121 Bosco di conifere
5.826,12
3122 Arboricoltura con essenze forestali di conifere
1.142,82
3126 Boschi a prevalenza di ginepro
232,38
313 Boschi misti di conifere e latifoglie
2.013,22
321 Aree a pascolo naturale
11.157,27
3221 Cespuglieti e arbusteti
1.994,01
3222 Formazioni di ripa non arboree
388,61
3231 Macchia mediterranea
54.070,14
3232 Gariga
15.163,07
3241 Aree a ricolonizzazione naturale
2.103,09
3242 Aree a ricolonizzazione artificiale
3.627,99
331 Spiagge dune e sabbie
8,43
3311 Spiagge di ampiezza superiore a 25m
130,04
3313 Aree dunali coperte da vegetazione di ampiezza sup. a 25m 24,08
3314 Distese di sabbia
0,55
332 Pareti rocciose e falesie
992,02
333 Aree con vegetazione rada >5% e <40%
8.837,19
0,04
3,14
0,62
0,13
1,08
6,01
1,07
0,21
29,13
8,17
1,13
1,95
0,00
0,07
0,01
0,00
0,53
4,76
0,05
3,84
0,75
0,15
1,33
7,36
1,32
0,26
35,66
10,00
1,39
2,39
0,01
0,09
0,02
0,00
0,65
5,83
421
Paludi salmastre
5111
5112
5122
5211
5212
523 Fiumi, torrenti e fossi
Canali e idrovie
Bacini artificiali
Lagune, laghi e stagni costieri a produzione ittica naturale
Acquacolture in lagune, laghi e stagni costieri
Mari
Macro-classe 3: Territori boscati e ambienti seminaturali
151.626,33 81,68
22,13
22,13
0,01
0,01
100,00
1.375,23
4,31
395,32
248,36
17,06
1,42
2.041,70
0,74
0,00
0,21
0,13
0,01
0,00
1,10
67,36
0,21
19,36
12,16
0,84
0,07
185.644,54
100
Macro-classe 4: Territori umidi
Macro-classe 5: Corpi idrici
TOTALE COMPLESSIVO
100
100
100
Tabella 5: Schema riassuntivo della carta dell’uso del suolo della Provincia Ogliastra
La macro-classe 3, relativa ai “Territori boscati e ambienti seminaturali”, interessa la maggior parte del territorio provinciale.
In sede di adeguamento del PUC al PPR, alcuni Comuni hanno inserito una nuova classe che consente di identificare un tipo di copertura vegetale con alcune
caratteristiche strutturali e floristiche specifiche (“3126 - Boschi a prevalenza
di ginepro”) e hanno identificato la classe del IV livello dell’uso del suolo “Formazioni vegetali basse e chiuse” con la classe precedente del III livello “Cespuglieti e arbusteti”.
Le macro-classi 4 e 5 (“Territori umidi” e “Corpi idrici”) rappresentano le zone
umide temporaneamente o permanentemente saturate d’acqua e i corpi idrici
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
29
in generale. All’interno di esse, le tipologie di uso del suolo più rappresentative
sono: i corsi d’acqua, caratterizzati da vegetazione di tipo riparale come i canneti o le latifoglie arbustive e arboree (ontani, frassini), ed i laghi artificiali.
4.2
Macro-classi di uso del suolo
di interesse per la produzione
di biomasse ad uso energetico
Nell’ottica della produzione di biomasse agroforestali impiegabili ai fini energetici, sono state prese in esame esclusivamente alcune macro-classi ritenute
di maggior interesse, in particolare: i “Territori agricoli” e i “Territori boscati e
ambienti seminaturali” (macro-classi 2 e 3).
Dall’esame dei dati relativi alla macro-classe 2, si denota che le superfici costituite da “Seminativi in aree non irrigue” e in generale quelle occupate dalle
“colture temporanee”, ossia le classi più diffuse, occupano complessivamente
oltre il 6% della superficie totale provinciale.
Nota l’estensione dei terreni agricoli presenti, dai dati riportati emerge che gli
oliveti, i vigneti e i frutteti occupano terreni dalle dimensioni molto limitate, che
confermano l’assenza di grosse aziende del settore.
I “Sistemi colturali e particellari complessi” e le “Aree prevalentemente occupate
da colture agrarie con presenza di spazi naturali importanti” ricoprono insieme
il 3,3% dei terreni agricoli, ben rappresentando la parcellizzazione del territorio.
Tale aspetto si traduce spesso in una frammentazione dell’assetto fondiario, da
cui deriva la difficoltà di gestione di queste aree ai fini della produzione agricola
e, di conseguenza, di biomasse dedicate o residuali.
Relativamente alla macro-classe 3, denominata “Territori boscati e ambienti seminaturali”, si rendono necessarie alcune considerazioni inerenti la copertura
del suolo e gli aspetti gestionali.
Le classi predominanti sono: la “Macchia mediterranea” con circa 54.070 ha
(pari al 35,7% del totale) e i “Boschi di latifoglie” (principalmente leccete) per
un totale di circa 41.060 ha (27,1%). La macchia mediterranea racchiude tutte
le formazioni arbustive evolute o negli stadi intermedi di evoluzione, mentre
raramente include i primi stadi evolutivi.
I fattori di disturbo che in passato hanno determinato il degrado di queste aree
ora sono meno opprimenti e l’evoluzione della vegetazione, in successione secondaria, spinge verso il climax della formazione pura a Quercus ilex.
Tale classe d’uso include le formazioni delle specie tipiche della macchia mediterranea con portamento arbustivo e anche arboreo, quali il corbezzolo, l’erica e
la fillirea. Le cenosi vegetali edificate da specie esclusivamente arbustive (come
il cisto e la calicotome) vengono incluse nella classe “Cespuglieti e arbusteti” e
non rivestono un ruolo al fine della produzione di biomasse forestali.
30
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
8,5% 20,6% 7,7% 13,7% 11,2% 10,3% 8,4% 6,9% 2111 -­‐ Semina+vi in aree non irrigue 2112 -­‐ Pra+ ar+ficiali 2121 -­‐ Semina+vi semplici e colture or+cole a pieno campo 221 -­‐ Vigne+ 223 -­‐ Olive+ 242 -­‐ Sistemi colturali e par+cellari complessi 243 -­‐ Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali importan+ 244 -­‐ Aree agroforestali Figura 12: Distribuzione percentuale delle principali classi dell’uso del suolo della
macro-classe 2 “Territori agricoli”
Essendo una cenosi in evoluzione verso sistemi arborei più produttivi, la macchia mediterranea, allo stato attuale, non può essere impiegata integralmente
per la produzione di biomasse, soprattutto nel breve periodo. I sistemi più maturi e complessi possono essere utilizzati nel medio periodo, in parte per favorire le specie arboree quali il leccio, la roverella e la sughera.
I “Boschi di latifoglie” comprendono principalmente le leccete e le formazioni miste in cui il leccio è consociato con altre specie quali la roverella e la sughera.
In forma minore vengono inclusi anche i querceti di roverella, gli ontaneti, i saliceti e le formazioni arboree di olivastro.
La consociazione del leccio con la sughera è determinante ai fini pianificatori,
in quanto la funzione del bosco potrebbe essere modificata dalla produzione di
legna da ardere alla produzione del sughero.
Con riferimento alla consociazione leccio–sughera, pur con la difficoltà di quanLE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
31
tificare le relative percentuali, si nota che molte aree classificate come “Boschi
di latifoglie” devono essere considerate a tutti gli effetti “Sugherete”.
Di conseguenza la classe del V livello, “Sugherete”, si ritiene sottostimata, perciò
sono stati impiegati dei coefficienti correttivi specifici.
Ai fini produttivi, inoltre, è fondamentale distinguere il tipo di governo che caratterizza queste formazioni; infatti, il grado di utilizzo degli stessi varia a seconda che si tratti di fustaie e cedui.
Nelle fustaie l’utilizzo si concretizza, essenzialmente in diradamenti leggeri o in
tagli di carattere fitosanitario, pertanto si considera un grado di prelievo medio
del 20÷30%.
Nei cedui, invece, si considerano interventi di utilizzazione anche nel breve periodo, perciò si può ipotizzare un grado di prelievo medio del 50%.
Un discorso a parte meritano le classi d’uso del suolo che rappresentano formazioni vegetali dalle analoghe funzioni e potenziali utilizzi, quali: “Arboricoltura
con essenze forestali di latifoglie”, “Pioppeti, saliceti, eucalipteti, ecc., anche in
formazioni miste”, “Bosco di conifere”, “Arboricoltura con essenze forestali di conifere”, “Boschi misti di conifere e latifoglie”, “Aree a ricolonizzazione artificiale”.
Queste classi possono essere raggruppate in un’unica tipologia di uso del suolo
denominata “Impianti artificiali di conifere e latifoglie” e ricoprono una superficie totale pari a 14.246 ha (7,7% del territorio provinciale).
1,4% 1,3% 5,8% 10,0% 3111 -­‐ Boschi d
27,1% 321 -­‐ Aree a pa
3221 -­‐ Cespug
3231 -­‐ Macchi
3232 -­‐ Gariga 3241 -­‐ Aree a r
313 -­‐ Boschi m
3111 -­‐ Boschi di la.foglie 27,1% 321 -­‐ Aree a pascolo naturale 3221 -­‐ Cespuglie. e arbuste. 1,3% 35,7% 333 -­‐ Aree con
7,4% 3231 -­‐ Macchia mediterranea 3111 -­‐ Boschi di la.foglie 3232 -­‐ Gariga 321 -­‐ Aree a pascolo naturale 3241 -­‐ Aree a ricolonizzazione naturale 3221 -­‐ Cespuglie. e arbuste. 313 -­‐ Boschi mis. di conifere e la.foglie 3231 -­‐ Macchia mediterranea 7,4% 3232 -­‐ Gariga 333 -­‐ Aree con vegetazione rada >5% e <40% Figura 13:
Distribuzione
percentuale
delle principali classi dell’uso del suolo della
3241 -­‐ Aree a ricolonizzazione naturale 1,3% macro-classe 3 “Territori boscati e ambienti seminaturali”
313 -­‐ Boschi mis. di conifere e la.foglie 7,4% 32
333 -­‐ Aree con vegetazione rada >5% e <40% LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
Le classi d’uso del suolo incluse nel gruppo “Impianti artificiali di conifere e latifoglie” rappresentano le formazioni tipiche dei rimboschimenti e degli impianti
di arboricoltura e sono, per lo più, diffuse nelle aree collinari e montane.
Esse, nella maggior parte dei casi, sono rappresentate da conifere mediterranee
e, solo in casi più limitati, da conifere alloctone e latifoglie.
Queste formazioni hanno come funzione la difesa idrogeologica o la produzione
delle biomasse in generale. Il loro grado di utilizzo varia a seconda che si tratti
di impianti eseguiti con finalità essenzialmente protettive o, al contrario, principalmente produttive. Mediamente, si prende in considerazione un grado di
utilizzo pari al 50÷60%.
Nelle aree con terreni superficiali e condizioni climatiche avverse allo sviluppo
della vegetazione arborea, la copertura vegetale più frequente è la “Gariga”. Tale
classe d’uso è presente soprattutto nelle aree del Gennargentu e del Supramonte, sui substrati calcarei e nei pianori di Perdasdefogu. Essa occupa una superficie di 15.163 ha, pari all’ 8,2% della superficie totale della Provincia Ogliastra.
Nelle aree montane del Gennargentu sono diffuse in maniera particolare le
“Aree a pascolo naturale”, che ricoprono 11.157 ha, corrispondenti a circa il 6%
dell’intero territorio provinciale.
Una classe rilevante è costituita dalle “Aree con vegetazione rada >5% e <40%”.
In genere sono aree in cui si alternano suoli caratterizzati da rocciosità affioranti, con suoli idonei allo sviluppo della vegetazione. In questa classe rientrano
spesso anche le aree in cui sono stati eseguiti degli scavi e dei riporti. Questo
tipo di copertura del suolo, che corrisponde ad una superficie di circa 8.837 ha,
pari al 4,8% dell’intero territorio provinciale, non riveste alcuna importanza dal
punto di vista della produzione di biomasse.
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
33
5. Stima della biomassa forestale
ritraibile per usi energetici
Per individuare con maggiore precisione le formazioni forestali che effettivamente costituiscono la biomassa ritraibile dal territorio in esame, è stata impiegata la carta della copertura vegetale. Tale strato informativo consente, infatti,
di ottenere informazioni più dettagliate rispetto alla carta dell’uso del suolo e
di evidenziare gli aspetti selvicolturali e le diverse potenzialità energetiche di
ogni formazione. Inoltre, è stata condotta l’analisi delle aree vocate per lo sfruttamento di tali risorse.
Successivamente è stato possibile fare una stima del materiale legnoso forestale
potenzialmente ritraibile nel territorio.
5.1
La carta della copertura vegetale
Come affermato in precedenza, la carta della copertura vegetale interessa solo
una parte dei Comuni della Provincia Ogliastra.
In particolare, essa si riferisce a sette Comuni che, complessivamente, dal punto
di vista giurisdizionale, ricoprono una superficie di 82.773 ha, circa il 44,6%
dell’intera Provincia.
Questa carta è un documento tecnico-esplicativo, nel quale sono riportati i caratteri della copertura vegetale del territorio studiato e i risultati delle ricognizioni eseguite nel territorio stesso. Per la realizzazione della carta della copertura vegetale è stato definito un sistema di categorie miste, in grado di includere
le più comuni formazioni isolane. Una volta descritte le principali categorie di
vegetazione, queste sono state suddivise in tipologie vegetali, costituendo il secondo livello di approfondimento relativo alla vegetazione del territorio. Per
descrivere in maniera più dettagliata le diverse formazioni vegetali, sono state
introdotte tipologie di vegetazione diverse rispetto alla legenda proposta dalle
linee guida adottate dell’assetto ambientale.
34
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
35
003-001
003-002
003-003
006-003
006-004
007-001
007-002
007-003
008-002
008-004
Boschi di querce caducifoglie
Totale
Altre formazioni caducifoglie
Totale
Boschi e boscaglie a olivastro
Totale
Boschi e boscaglie a ginepro
Totale
Formazioni a prevalenza di ginepro ossicedro
Formazioni alto-montane a ginepro nano
Formazioni termofile miste con olivastro
Formazioni a prevalenza di olivastro
Formazioni termofile su pascolo/colture erbacee
Formazioni a perastro su pascolo/colture erbacee
Formazioni a prevalenza di ginestra dell’Etna
Querceti caducifogli puri
Querceti caducifogli con latifoglie sempreverdi
Querceti caducifogli su pascolo/colture erbacee
640,82
69,62
710,44
1.311,09
54,69
69,57
1.435,35
7,98
1,00
8,98
179,36
163,54
654,55
997,45
875,57
470,17
147,77
1.493,51
Sugherete pure
Sugherete con latifoglie sempreverdi
Sugherete su pascolo/colture erbacee
002-001
002-002
002-004
Superficie
(ha)
Boschi di sughera
Totale
Tipologia di vegetazione
5.598,32
10.653,28
154,71
587,38
1.467,88
18.461,57
Unità
Cartografica
Boschi di leccio
001-001
Leccete pure
001-002
Leccete con latifoglie sempreverdi
001-003
Leccete con latifoglie decidue
001-004
Leccete su pascolo/colture erbacee
001-005
Leccete di rupe/roccia affiorante
Totale
Categoria principale
0,8
0,1
0,9
1,6
0,1
0,1
1,7
0,0
0,0
0,0
0,2
0,2
0,8
1,2
1,1
0,6
0,2
1,8
6,8
12,9
0,2
0,7
1,8
22,3
%
36
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
013-005
Altre formazioni edafoigrofile e idrofile 014-001
Vegetazione acquatica dulciacquicola
014-002
Formazioni miste di latifoglie mesoigrofile
014-003
Canneti/tifeti/fragmiteti
Totale
Totale
Tamericeti
Ontaneti
Populeti a pioppo nero
Boscaglie edafoigrofile
012-001
012-003
Macchie a prevalenza di mirto e lentisco
Macchie a prevalenza di cisti
Macchie a prevalenza di euforbia arborea
Macchie a prevalenza di erica multiflora
Macchia a ginepro, leccio, fillirea
Macchie a prevalenza di cisto e lentisco
Macchie a prevalenza di cisto e lentisco con sughera
011-002
011-003
011-004
011-005
011-007
011-008
011-009
Macchie e garighe
termofile e/o xerofile
Totale
Boschi edafoigrofili
Totale
Formazioni miste di corbezzolo, erica e fillirea, con leccio sub.
Formazioni a prevalenza di corbezzolo
Formazioni a prevalenza di erica arborea
Formazioni a prevalenza di fillirea
Formazioni a prevalenza di calicotome
Formazioni miste di fillirea e ginepro, con corbezzolo, lentisco, leccio
Formazioni miste di corbezzolo e lentisco, con ginepro, fillirea, leccio
Formazioni miste di ginepro, leccio e fillirea
010-001
010-002
010-003
010-004
010-005
010-006
010-007
010-008
Macchia evoluta e pre-forestale
Totale
Tipologia di vegetazione
Unità
Cartografica
Categoria principale
12,96
766,87
164,92
944,75
0,21
0,21
449,34
0,90
450,24
2.362,82
4.854,28
61,75
1.706,98
4.389,31
810,17
260,08
14.445,39
6.277,23
917,00
4.045,18
53,91
406,84
2.282,74
196,95
1.976,03
16.155,89
Superficie
(ha)
0,0
0,9
0,2
1,1
0,0
0,0
0,5
0,0
0,5
2,9
5,9
0,1
2,1
5,3
1,0
0,3
17,4
7,6
1,1
4,9
0,1
0,5
2,8
0,2
2,4
19,5
%
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
37
017-001
017-002
017-006
Praterie perenni
Totale
Ginepreti psammofili delle dune stabilizzate
Garighe psammofile pioniere delle dune stabilizzate e mobili
019-001
019-002
020-002
020-003
Vegetazione psammofila
delle dune costiere
Totale
Vegetazione alofila e alonitrofila
Totale
Vegetazione alofila
Vegetazione alonitrofila delle aree salmastre
Prati non sottoposti a rotazione e vegetazione
di post-coltura/sinantropica
Praterie annuali
018-003
Totale
Praterie perenni a prevalenza di asfodelo
Praterie perenni a brachipodio, stipa, ecc.
Prati pascolo cespugliati o arborati
Formazioni rupestri
Formazioni alo-rupicole costiere
Consorzi glareicoli in aree detritiche
Formazioni pioniere dei materassi alluvionali
016-001
016-002
016-003
016-004
Garighe pioniere
Totale
Tipologia di vegetazione
Formazioni montane a prevalenza di ginestre endemiche
Formazioni montane a prevalenza di elicriso tirrenico
Formazioni alto-montane a prevalenza di astragali,
santolina, ruta, crespino dell’Etna, ecc.
Formazioni montane a prevalenza di erba gatta e betonica
Unità
Cartografica
Garighe e arbusteti montani
015-001
015-002
015-004
015-005
Totale
Categoria principale
48,57
2,86
51,42
7,92
42,64
50,56
1.562,18
1.562,18
6.380,64
11,39
298,81
6.690,84
2.486,82
34,94
26,72
53,98
2.602,46
50,57
118,59
2.883,36
753,94
1.960,25
Superficie
(ha)
0,1
0,0
0,1
0,0
0,1
0,1
1,9
1,9
7,7
0,0
0,4
8,1
3,0
0,0
0,0
0,1
3,1
0,1
0,1
3,5
0,9
2,4
%
38
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
024-002
024-005
025-001
025-002
026-001
026-002
Piantagioni di specie
non autoctone ed esotiche
Totale
Vegetazione antropogena
Totale
Vigneti
Totale
Vigneti
Vigneti consociati a colture legnose
Filari frangivento a eucalipti
Alberature attigue alla viabilità
Piantagione di eucalipti
Piantagione con altre specie non autoctone ed esotiche
601,43
31,92
633,35
1,26
0,56
1,83
199,33
15,75
215,08
17,00
0,81
16,13
62,32
96,27
Piantagione di conifere mediterranee
Piantagione di pioppo e salice
Piantagione di ciliegio e/o noce
Piantagione di altre specie autoctone
023-001
023-002
023-003
023-004
559,52
420,45
28,65
1.014,94
2.023,57
Piantagioni di specie autoctone
Totale
Rimboschimenti puri di conifere mediterranee
Rimboschimenti misti di conifere mediterranee e latifoglie sempreverdi
Rimboschimenti misti di conifere mediterranee e latifoglie decidue
Rimboschimenti di latifoglie autoctone sempreverdi e/o caducifoglie
Superficie
(ha)
1.801,32
430,31
2.231,63
021-001
021-002
021-003
021-004
Rimboschimenti di specie autoctone
Totale
Tipologia di vegetazione
Rimboschimenti di specie
non autoctone ed esotiche
022-001
Rimboschimenti puri o misti di conifere
non autoctone (pini, cedri, cipressi, ecc.)
022-002
Rimboschimento di eucalipti
Totale
Unità
Cartografica
Categoria principale
0,7
0,0
0,8
0,0
0,0
0,0
0,2
0,0
0,3
0,0
0,0
0,0
0,1
0,1
2,2
0,5
2,7
0,7
0,5
0,0
1,2
2,4
%
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
39
029-001
029-002
029-003
030-001
030-002
030-003
030-004
030-007
Colture erbacee
Totale
Aree antropizzate, urbanizzate
e degradate
Totale
TOTALE COMPLESSIVO
Tabella 6: Schema riassuntivo delle diverse tipologie di copertura vegetale identificate nei
territori comunali esaminati
Aree edificate e antropizzate in ambiti rurali
Cave e aree estrattive
Discariche
Aree urbanizzate
Bacini artificiali e/o naturali
Seminativi a rotazione
Colture orticole a pieno campo e colture industriali
Aree ad agricoltura part-time/orti familiari/colture minori
82.783,70
297,11
49,83
6,83
1.462,80
619,73
2.436,29
3.106,82
92,84
1.020,79
4.220,45
495,34
2,94
2,40
500,67
Agrumeti, pescheti, meleti, e altre colture arboree intensive da frutto
Frutteti minori (mandorleti, noceti ecc.)
Vivai forestali
028-001
028-002
028-003
Superficie
(ha)
Altre colture legnose
Totale
Tipologia di vegetazione
729,77
186,85
563,33
1.479,95
Unità
Cartografica
Oliveti
027-001
Oliveti
027-002
Oliveti consociati a colture legnose
027-003
Oliveti consociati a colture erbacee temporanee
Totale
Categoria principale
100
0,4
0,1
0,0
1,8
0,7
2,9
3,8
0,1
1,2
5,1
0,6
0,0
0,0
0,6
0,9
0,2
0,7
1,8
%
2,4% 2,7% 0,4% Boschi di lecci
22,3% 17,5% Boschi di sugh
Boschi di quer
Boschi e bosca
Macchia evolu
2,7% 0,4% Macchie e gar
1,8% Boschi di leccio 22,3% Boschi di sughera Boschi di querce caducifoglie 19,5% 1,2% 1,7% Boschi e boscaglie a olivastro Macchia evoluta e pre-­‐forestale Macchie e gariche termofile e/o xerofile Boschi di leccio 22,3% 1,8% Boschi di sughera Boschi di querce caducifoglie 1,2% 1,7% Boschi e boscaglie a olivastro Macchia evoluta e pre-­‐forestale 9,5% Rimboschimen= di specie autoctone Rimboschimen= di specie non autoctone ed eso=che Piantagioni di specie autoctone, non autoctone ed eso=che Macchie e gariche termofile e/o xerofile 1,8% Figura 14: Distribuzione percentuale
Rimboschimen= di specie autoctone 1,2% 1,7% comunali esaminati
delle principali categorie forestali nei territori
Rimboschimen= di specie non autoctone ed eso=che Piantagioni di specie autoctone, non autoctone ed È importante
notare che i dati riportati nella Tabella 6 sono riferiti soltanto
eso=che a una parte del territorio in esame, pertanto la loro validità è limitata solo ad
essa.
La rilevanza di tale strato informativo, invece, è stata determinante nella comparazione con la carta dell’uso del suolo con riferimento allo stesso territorio.
Infatti la sovrapposizione delle due carte ha consentito di verificare quale percentuale di una determinata classe d’uso del suolo può essere effettivamente
impiegata nella produzione delle biomasse.
La percentuale così ottenuta è stata utilizzata per calcolare i “coefficienti di
utilizzo specifico”, i quali sono indispensabili per ponderare i valori superficiali delle diverse classi d’uso del suolo. Per esempio, è stato possibile stimare
quale percentuale della classe “Bosco di latifoglie” è effettivamente costituita
40
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
Rimboschimen
Rimboschimen
Piantagioni di eso=che da specie sfruttabili ai fini energetici.
I dati emersi dalla lettura della carta della vegetazione hanno confermato in parte quanto emerso dai dati dell’uso del suolo. In particolare è stato notato che le
formazioni pre-forestali rappresentano la percentuale più rilevante tra le diverse formazioni vegetali. La presenza di tali cenosi è la conseguenza del fenomeno
degli incendi, che ha determinato fenomeni regressivi nelle dinamiche della vegetazione del territorio.
Tra le “macchie” si mette in risalto la forte presenza delle categorie “Macchie e
garighe termofile e/o xerofile” e “Macchia evoluta e pre-forestale”. Complessivamente tali formazioni costituiscono oltre il 35% del territorio esaminato. Analizzando le “macchie” sotto l’aspetto evolutivo si mette in evidenza che la categoria
“Macchie e garighe termofile e/o xerofile” rappresenta una forma più degradata
rispetto alla “Macchia evoluta e pre-forestale”, quindi la sua importanza dal punto di vista produttivo è sicuramente secondaria. Ciò permette di affermare che
la categoria “Macchia evoluta e pre-forestale” può dare un contributo alla produzione di biomasse nel breve e medio periodo, mentre la categoria “Macchie e
garighe termofile e/o xerofile” potrebbe raggiungere una sua importanza solo
nel lungo periodo, sempre che le condizioni edafiche siano favorevoli.
La categoria “Boschi di leccio” costituisce una delle formazioni più rappresentate e, infatti, si rinviene nel 22% circa del territorio dei 7 Comuni analizzati. In
queste formazioni il leccio si presenta puro o associato con altre specie, quali: la
sughera nelle aree a quote inferiori agli 800 m e la roverella nei territori a quote
superiori agli 800 m. Nei cedui giovani il leccio è consociato con le altre specie
della macchia mediterranea: fillirea, corbezzolo ed erica. I boschi sotto esame
presentano una vasta gamma di forme di governo e di trattamento, che vanno dal
ceduo semplice o matricinato a soprassuoli transitori (avviamento all’alto fusto),
o alle fustaie miste di leccio e roverella.
Ai fini descrittivi queste formazioni vegetali vengono classificate con determinate forme di governo, benché spesso non siano canonizzabili attraverso determinate forme selvicolturali.
La categoria “Boschi di sughera” comprende alcune “sottocategorie forestali” che
differenziano le formazioni, in cui la sughera si rinviene alla stato puro o consociata con altre specie legnose.
Sotto l’aspetto gestionale le sugherete pure sono governate a fustaia con struttura
coetanea o coetaniforme, mentre nelle formazioni in cui la sughera è consociata
con altre specie legnose, non si ha un tipo di governo ben definito e regolare. Infatti, in questo caso si ha una mescolanza tra individui nati da seme (in genere la
sughera) e piante originate da rinnovazione agamica (il leccio o la roverella).
Dal punto di vista della fitomassa ritraibile esistono delle differenze tra le diverse sottocategorie dei boschi di sughera.
In alcuni casi i prelievi potrebbero essere a carico della componente leccio o
roverella, invece in altri casi si possono ipotizzare solamente tagli di carattere
fitosanitario di piante deperienti o a carattere selettivo con l’eliminazione delle
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
41
piante non più produttive. In base a queste considerazioni, per la categoria “Boschi di sughera” si può assumere un tasso di prelievo del 20% rispetto alla massa
legnosa totale di queste formazioni.
Le categorie che nell’uso del suolo sono raggruppate come “Impianti artificiali di
conifere e latifoglie” sono rappresentate come “Rimboschimenti e piantagioni”
nella carta della copertura vegetale.
Mediante l’impiego della carta della copertura vegetale e la sua sovrapposizione
con la carta dell’uso del suolo è stato possibile fare una distinzione tra specie
autoctone e specie alloctone.
Tale distinzione è fondamentale per fare alcune considerazioni dal punto di vista
della possibile utilizzazione e della produttività di queste superfici.
Tra le conifere autoctone, quindi mediterranee, molti soprassuoli sono e potrebbero essere impiegati per produzioni alternative, quali i pinoli. Inoltre, le conifere autoctone presentano accrescimenti inferiori rispetto alle specie alloctone.
Tali considerazioni risultano rilevanti in sede di messa a punto del modello di
stima della massa legnosa ritraibile.
5.2
Potenzialità produttive
delle formazioni forestali
Oltre agli aspetti forestali e selvicolturali, è di fondamentale importanza fornire una descrizione generale degli altri aspetti legati alle potenzialità produttive dell’area in esame.
La capacità produttività dell’area, in termini di fitomassa ottenibile, è strettamente collegata alle caratteristiche climatiche e a quelle geo-pedologiche e
morfologiche del territorio.
La descrizione delle caratteristiche stazionali non è stata affrontata complessivamente, in quanto non sono disponibili le informazioni riguardanti gli
aspetti geomorfologici e soprattutto pedologici del territorio esaminato. Per
quanto concerne gli aspetti climatici, invece, è stato possibile disporre di dati
pluviometrici e termici distribuiti su quasi tutto il territorio provinciale.
Inoltre, è disponibile la carta delle zone fitoclimatiche secondo la classificazione di Pavari (1935), aggiornata in base ai dati del Servizio Agrometeorologico della Regione Sardegna relativamente al trentennio 1961-1990. La classificazione di Pavari distingue cinque zone climatiche: Lauretum, Castanetum,
Fagetum, Picetum e Alpinetum, le quali, a loro volta, si dividono in sottozone.
I parametri impiegati per definire le zone climatiche sono essenzialmente la
temperatura e le precipitazioni.
Il territorio regionale ricade principalmente nella zona del Lauretum (sottozone
calda, media e fredda) e, in forma meno accentuata, nella zona del Castanetum, sot-
42
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
tozona calda. Il passaggio dal Lauretum al Castanetum si manifesta sostanzialmente con l’aumento dei valori pluviometrici e con l’attenuazione dei valori termici.
Dagli studi eseguiti, riportati nella Tabella 7, emerge che tra le aree forestali
considerate vocate per la produzione di biomasse di origine forestale, solo il
5,6% ricade nella sottozona calda del Lauretum, mentre quasi il 50% ricade nella sottozona fredda del Lauretum, e la restante parte è suddivisa tra la sottozona
media del Lauretum e il Castanetum.
Da tale analisi si evince, inoltre, che le formazioni forestali di rilievo insistono
su aree in cui le precipitazioni sono superiori o in linea con le medie regionali.
Fanno eccezione le aree appartenenti alla sottozona calda del Lauretum, principalmente pianeggianti, in cui si trovano, oltre alle normali colture agricole, gli
impianti di eucalipto. Tali aree sono svantaggiate dal punto di vista climatico,
ma presentano caratteristiche pedologiche migliori.
Passando dalle aree pianeggianti (in genere costiere) verso le aree collinari, si
manifestano i parametri tipici della sottozona media del Lauretum, caratterizzata da precipitazioni medie annue di circa 800 mm. Invece, le aree con quote
più elevate rientrano nella sottozona fredda del Lauretum, dove si raggiungono
mediamente i 900 mm di pioggia annui con punte di 1.100 mm. L’area del Gennargentu presenta valori medi di almeno 1.000 mm di pioggia annui e rientra
nella sottozona del Castanetum.
L’esposizione esclusiva dei dati pluviometrici non intende escludere a priori
l’importanza della temperatura nello sviluppo e nella distribuzione della vegetazione ma rappresenta, essenzialmente, un parametro pratico e diretto che
mette in evidenza le capacità produttive di una determinata stazione.
Sulla base dell’analisi effettuata, si deduce che la maggior parte delle aree con
formazioni forestali utilizzabili per la produzione di biomasse sono caratterizzate da condizioni climatiche idonee a garantire incrementi legnosi annui in liZona
Lauretum - Sottozona calda
Superficie
vocata
per le biomasse
forestali
(ha)
2.446,2
%
Precipitazione
annua (mm)
5,6 459 ÷ 986
Lauretum - Sottozona media
12.410,6
28,6 613 ÷ 1.028
Castanetum – Sottozona calda
8.253,4
19,0 872 ÷ 1.245
Lauretum - Sottozona fredda
Totale
20.326,5
43.436,7
46,8 675 ÷ 1.122
Tabella 7: Distribuzione delle superfici vocate per l’utilizzazione delle biomasse forestali rispetto alle fasce fitoclimatiche di Pavari (1935)
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
43
nea o superiori alle medie regionali.
Al fine di garantire un impiego sostenibile delle formazioni boschive e, contemporaneamente, una produzione programmabile di biomasse, è stata valutata la
loro capacità produttiva annuale, rappresentata dall’incremento medio annuo
per ettaro.
I valori dell’incremento medio di volume utilizzati nella presente stima sono
stati ottenuti con riferimento ai dati del Piano Forestale Ambientale Regionale,
modificati mediante l’analisi dai dati dendrometrici forniti dall’Ente Foreste e
dai tecnici operanti nel settore forestale.
Si fa presente che i dati auxonometrici ricavati localmente sono derivati dai rilievi e dagli studi eseguiti nelle stesse formazioni forestali.
I valori dell’incremento medio di volume per ettaro sono riportati nella Tabella 9.
5.3
Studio delle aree vocate mediante
l’analisi degli strati informativi
Per determinare le aree effettivamente idonee alla produzione, al prelievo e
all’impiego energetico del materiale legnoso, è stata proposta ed applicata una
metodologia basata sull’analisi GIS degli strati informativi a disposizione: la
carta dell’uso del suolo e la carta delle pendenze.
È stata ottenuta una carta rappresentativa degli ambiti forestali che possono
essere destinati alla produzione di fitomassa per l’utilizzo energetico.
Si precisa che l’impiego di altri strati informativi, come la carta della viabilità,
non esaminati nel presente studio, possono permettere di eseguire delle valutazioni più dettagliate, nell’ottica della fattibilità economica.
La carta delle pendenze è stata ottenuta a partire da un modello digitale del
terreno (DEM) avente una risoluzione di 10 m2.
Si è, dunque, arrivati a individuare sull’intero territorio aree aventi pendenza
omogenea con una superficie minima di 2.000 metri quadrati.
Come punto di partenza sono state individuate, inoltre, le classi d’uso del suolo
che rappresentano possibili bacini di produzione di biomassa forestale.
Le classi d’uso del suolo selezionate sono elencate nella Tabella 8.
Attraverso particolari elaborazioni gli strati informativi “uso del suolo” e “pendenza” sono stati sovrapposti in modo da ottenere un terzo strato informativo, il
quale possiede le informazioni riguardanti le classi di uso del suolo di interesse
energetico e le classi di pendenza.
Sulla base di tali informazioni sono state predisposte le classi di vocazionalità,
44
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
Uso del suolo
3111
3112 31121 31122 31123
31124
3121
3122
313
Boschi di latifoglie
Arboricoltura con essenze forestali di latifoglie
Pioppeti, saliceti, eucalipteti ecc.,
anche in formazioni miste
Sugherete
Castagneti da frutto
Altro
Bosco di conifere
Arboricoltura con essenze forestali di conifere
Boschi misti di conifere e latifoglie
Totale
Superficie (ha)
32.300,1
91,2
1.510,3
1.093,3
16,3
74,5
5.394,5
1.129,4
1.789,6
43.399,2
Tabella 8: Classi di uso del suolo potenzialmente impiegabili per la produzione di
biomasse di origine forestale nella Provincia dell’Ogliastra
che hanno consentito di individuare i diversi gradi attitudinali delle formazioni
forestali relativamente ad un loro potenziale utilizzo a fini energetici.
I diversi gradi di vocazione sono distinti nel modo seguente:
- Vocazione massima: pendenza 0%–20%
- Vocazione media: pendenza 20%–40%
- Vocazione minima: pendenza 40%–60%
- Vocazione nulla: pendenza superiore al 60%
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
45
Figura 15a: Carta dell’uso del suolo della Provincia Ogliastra
46
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
Figura 15b: Legenda della carta dell’uso del suolo della Provincia Ogliastra
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
47
Il risultato è una carta delle aree vocate per la produzione e l’utilizzo di biomasse di origine forestale.
Le aree con “vocazione massima”, infatti, sono caratterizzate da condizioni stazionali favorevoli per lo sviluppo della vegetazione e per la messa in opera degli
interventi di utilizzazione. Le superfici a “vocazione media” presentano suoli
meno profondi, maggiore rocciosità e, in generale, i costi di utilizzazione sono
più alti. Le aree a vocazione minima sono caratterizzate da suoli superficiali,
con rocciosità diffusa e costi di asportazione della fitomassa elevati. Tali aree
sono al limite della fattibilità economica di ogni tipo di sfruttamento della fitomassa forestale.
Figura 16: Carta delle pendenze della Provincia Ogliastra in scala 1:25.000
48
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
5.4
Stima della biomassa forestale ritraibile
Ottenuta la carta delle aree vocate per la produzione e l’utilizzo della biomassa
forestale, è stato disposto un modello che consente di ottenere la stima della
fitomassa presente nell’area.
La stima della massa legnosa allo stato fresco è stata effettuata mediante la moltiplicazione delle superfici per l’incremento di volume medio annuo per ettaro e
per la densità delle diverse specie legnose.
I valori ottenuti sono stati “mitigati” mediante l’impiego di alcuni coefficienti correttivi. Questi considerano le formazioni di interesse energetico al netto
delle specie arboree e arbustive non utilizzabili a fini energetici e al netto della
componente forestale da rilasciare, in base a quanto previsto dalle buone regole selvicolturali prestabilite anche dalle Prescrizioni di Massima e di Polizia
Forestale.
Nello specifico, la stima è stata realizzata tenendo conto della sostenibilità ecologica ed economica dei potenziali interventi selvicolturali. La procedura di stima viene illustrata nella Tabella 9.
Di seguito verranno illustrati i parametri impiegati nella stima della massa legnosa utilizzabile per produrre cippato e legna da ardere.
Per “uso del suolo” si intende la classe dell’uso del suolo valida al fine della
produzione di biomasse di origine forestale.
Il “tipo di governo”, riferito alla classe “Boschi di latifoglie”, indica la forma di
gestione selvicolturale del bosco. In questa colonna sono state distinte le due
forme di gestione: a fustaia e a ceduo. In particolare, in base ai dati utilizzati dal
PFAR (Piano Forestale Ambientale Regionale), si ipotizza che, nell’ambito delle
formazioni arboree di latifoglie (soprattutto leccete), circa il 60% di tali formazioni sia governato a fustaia (fustaie transitorie) e il restante 40% sia governato
a ceduo.
Per “classe di vocazione” si intende la classe di vocazione definita in funzione
della possibilità di asportare la fitomassa di origine forestale, nello specifico:
- la classe 1 rappresenta le aree con vocazione massima, in quanto più idonee
dal punto di vista stazionale nonché logistico (pendenza <20%)
- la classe 2 identifica le aree con vocazione media, caratterizzate da pendenze
comprese tra il 20% e il 40%
- la classe 3 identifica le aree con vocazione minima, con pendenza tra il 40% e il
60%, dove le utilizzazioni si riducono alle sole aree facilmente accessibili.
Mediante analisi implementate in ambiente GIS sono state determinate le superfici relative ad ogni classe di vocazione.
Il “coefficiente di utilizzo specifico” è stato introdotto al fine di tenere conto
del fatto che non tutte le specie o le formazioni vegetali rilevate nella classe
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
49
d’uso del suolo sono valide per la produzione di biomasse. Detto coefficiente è
fondamentale per correggere alcune generalizzazioni implicite nell’attribuzione della classe dell’uso del suolo.
Nella classe “Boschi di latifoglie” è stato impiegato il coefficiente 0,9 poiché è
stato stimato che il 90% delle formazioni vegetali afferenti a tale classe può essere disponibile per la produzione di fitomassa, mediante tagli di impiego e tagli
di tipo colturale (ad es. nella classe “Boschi di latifoglie” sono comprese formazioni vegetali non idonee alle finalità preposte, come le boscaglie di olivastro).
Per la classe “Arboricoltura con essenze forestali di latifoglie” è stato impiegato
il coefficiente 0,6 in quanto parte delle formazioni ivi incluse sono destinate ad
altre produzioni, quali la frutta e il legname da opera.
Nella classe “Boschi misti di conifere e latifoglie”, per una parte dei soprassuoli
è stato previsto un utilizzo diverso da quello finalizzato alla produzione di energia e, pertanto, è stato usato un coefficiente (0,7) inferiore a quello previsto per
i soli impianti di conifere.
Per stimare la fitomassa presente nel territorio, a ciascuna classe d’uso del suolo
è stato associato un valore di “incremento medio annuo di volume per ettaro”.
L’incremento o accrescimento medio annuo di volume, espresso in m3ha-1anno-1,
indica il volume medio annuo di legno prodotto da un popolamento arboreo a
partire dalla sua nascita fino a una determinata età di riferimento.
I suoi valori sono stati ottenuti facendo riferimento alla letteratura forestale esistente per il territorio regionale e provinciale. In particolare, sono state
consultate le “Analisi di massima sull’utilizzo delle biomasse forestali a scopo
energetico” del Piano Forestale Ambientale Regionale e le “Tavole stereometriche ed alsometriche costruite per boschi italiani” dell’Istituto Sperimentale
per l’assestamento Forestale e per l’Apicoltura (ISAFA). Inoltre, sono stati presi
in considerazione i dati ricavati localmente mediante studi e rilievi eseguiti in
passato da enti preposti e da liberi professionisti operanti nel settore forestale.
Dagli studi eseguiti nell’ambito della classe “Boschi di latifoglie” emergono valori di incremento medio variabili tra 1,8 m3ha-1anno-1 e 3,7 m3ha-1anno-1. Si fa
presente che più del 50% di tali formazioni presenta caratteristiche stazionali
simili alle aree dove sono stati rilevati i valori di incremento medio maggiori.
Nella maggior parte dei casi le formazioni “Boschi di latifoglie” sono rappresentate da leccete. In base a quanto esposto, si è ritenuto di adottare come incremento medio il valore di 2,5 m3ha-1anno-1.
Per la classe “Arboricoltura con essenze forestali di latifoglie”, costituita principalmente da impianti di acero, ciliegio e frassino, è stato adottato un valore di
incremento medio pari a 4 m3ha-1anno-1.
La classe “Pioppeti, saliceti, eucalipteti, ecc., anche in formazioni miste” è rappresentata principalmente da impianti di eucalipto.
Tali formazioni si riscontrano maggiormente nelle aree pianeggianti e collinari
con suoli profondi e mediamente profondi, anche se non mancano gli impianti
che insistono su terreni superficiali e pendenze elevate.
50
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
In base a quanto esposto e da quanto emerge dalla letteratura forestale relativa all’eucalipto, l’incremento medio oscilla tra 3÷4 m3ha-1anno-1 nelle aree più
scarse dal punto di vista pedologico a 8÷9 m3ha-1anno-1 nelle aree più fertili.
Basandosi su tali informazioni, è stato adottato un valore medio di incremento
medio di 6 m3ha-1anno-1.
Un ragionamento analogo alla classe “Boschi di latifoglie” è stato compiuto per
la classe “Sugherete”, soprattutto in virtù del fatto che su tali formazioni sono
previsti interventi di tipo colturale spesso a carico di specie accessorie, come il
leccio.
Le classi “Castagneti da frutto” e “Altro”, sono equiparabili alla classe “Arboricoltura con essenze forestali di latifoglie”, pertanto è stato adottato il medesimo
valore di incremento medio annuo.
Le classi “Bosco di conifere” e “Arboricoltura con essenze forestali di conifere”
rappresentano, in linea generale, gli stessi sistemi forestali.
Tali formazioni sono costituite da impianti di pino radiata, pino nero, pino marittimo e cedro.
Nei soprassuoli di pino radiata sono stati registrati incrementi medi che variano
tra 12 m3ha-1anno-1 e 16 m3ha-1anno-1, mentre nei soprassuoli di pino nero, pino
marittimo e cedro sono stati rilevati valori di incremento medio nettamente inferiori e variabili tra 4 e 5 m3ha-1anno-1.
Le superfici occupate da impianti di pino marittimo e delle altre conifere ad esso
assimilabili sono superiori rispetto alle aree occupate dal pino radiata. Partendo
da dette considerazioni e dal presupposto che i valori finora esaminati presentino
una validità di tipo locale, si ritiene opportuno adottare per le formazioni di conifere un incremento medio annuo cautelativo pari a 5,5 m3ha-1anno-1.
I sistemi forestali classificati “Boschi misti di conifere e latifoglie” presentano
una composizione specifica mista, pertanto i valori di incremento medio delle
conifere sono attenuati dagli incrementi inferiori delle latifoglie; per tale motivo
è stato adottato un valore di incremento medio pari a 4 m3ha-1anno-1.
Il “volume totale” allo stato fresco, valutato in m3anno-1, indica il volume medio
annuo di legno fresco prodotto da un popolamento forestale su tutta la superficie occupata.
La “densità” del legno indica la massa di una sua unità di volume ed è stata
espressa in t m-3. I valori per le specie legnose rappresentative di ogni classe
d’uso del suolo sono stati ottenuti mediante la consultazione dei dati presenti in
letteratura (Giordano et al., 1971). In particolare, è stata presa in considerazione
la media aritmetica tra diversi valori della densità del legno fresco.
Mediante i valori della densità è stata ricavata la “massa totale lorda”, ossia
la massa legnosa fresca prodotta in un anno da un determinato popolamento
forestale, espressa in t anno-1.
Il “coefficiente di utilizzo selvicolturale” è un coefficiente introdotto per tenere conto del fatto che solamente una parte della provvigione legnosa può essere prelevata per la produzione di biomasse. Tale esigenza consente di rispetLE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
51
52
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
Uso del suolo
11.099
1
2
3
1.790
32.300
313-Boschi misti
di conifere e latifoglie
TOTALE LEGNA DA ARDERE
TOTALE BIOMASSA PER CIPPATO 11.099
Volume totale
(base umida)
[m3 anno-1]
0,90
0,90
0,70
0,60
0,40
0,90
0,80
0,60
0,90
0,80
0,60
0,20
0,20
0,20
0,20
0,20
0,40
0,30
0,20
0,90
0,80
0,70
47.256
14.728
584
808
831
720
2.516
987
3.622
9.273
6.653
54
12
143
223
181
19
34
7
2.517
1.823
1.522
1.350
2.069
2.306
2.250
3.678
3.075
43.399
72.675
834
1.348
2.078
800
3.145
1.645
4.024
11.591
11.088
268
59
716
1.114
903
47
114
36
2.797
2.279
2.174
0,20
0,15
0,10
0,50
0,40
0,20
32.528
53.270
72.675
981
0,85
1.585
2.445
889
0,90
3.495
1.827
4.471
0,90
12.879
12.320
298
65
716
1,00
1.114
903
52
0,90
127
40
3.496
0,80
2.849
2.717
6.749
13.792
23.064
4.499
9.195
15.376
Coefficente di
utilizzo
selvicolturale
47.059
350
566
0,7
4
873
Densità
(base umida)
[t m-3]
6.749
1,00
13.792
23.064
4.499
1,00
9.195
15.376
Massa totale
annua lorda
(base umida)
[t anno-1]
Tabella 9: Modello per la stima della massa legnosa presente nel territorio della Provincia Ogliastra
TOTALE
32.300
1
2
3
1.129
3122-Arboricoltura
con essenze forestali
di conifere
162
635
1
5,5
332
1
2
3
5.395
4
3121-Bosco di conifere
1
4
813
2.342
1
5,5
2.240
75
31124-Altro
1
287
446
1
2,5
361
75
1
2
3
1.093
Coefficente
di utilizzo
specifico
22
53
0,6
4
17
583
475
1
6
453
16
1
2
3
1
2
3
Superficie
[ha]
91
1.510
Incremento
medio annuo
[m3 ha-1 anno-1]
2.300
6.130
0,9
2,5
10.251
1.200
4.087
0,9
2,5
6.834
Superficie tipo
di vocazione
[ha]
31123-Castagneti da frutto 16
3112 -Sugherete
31121-Pioppeti, saliceti,
eucalipteti ecc.,
anche in formaz. miste
3112-Arboricoltura
con essenze forestali
di latifoglie
3111- Boschi
di latifoglie
Tipo di
governo
1
2
3
1
2
3
Classe di
vocazione
Fustaia
32.300
Ceduo
Massa totale
annua netta
(base umida)
[t anno-1]
tare i principi ecologici che stanno alla base delle buone norme selvicolturali.
Di seguito vengono analizzate le percentuali di asportazione della massa legnosa
nelle diverse classi di uso del suolo. Tali percentuali di prelievo sono distribuite
nel tempo e si ipotizza che ricoprano un arco temporale di circa 25 anni.
La distinzione fatta per il tipo di governo dei “Boschi di latifoglie” in fustaia e
ceduo è fondamentale, in quanto nelle fustaie sono previsti solo interventi di
tipo colturale, mentre nei cedui possono essere previsti dei normali tagli di utilizzazione che possono arrivare ad incidere sull’80% della provvigione legnosa.
Nella fustaia è stato ipotizzato un prelievo medio del 20% nelle aree a vocazione massima, ridotto al 10% nelle aree con vocazione minima. Nel ceduo è stato
ipotizzato un prelievo medio del 50% nelle aree a vocazione massima, ridotto al
20% nelle aree con vocazione minima.
Nei sistemi classificati “Arboricoltura con essenze forestali di latifoglie” è prevista un’asportazione del 40% nelle aree con vocazione massima, ridotta al 20%
nelle aree con vocazione minima.
Tali percentuali risultano essere limitate, poiché le formazioni vegetali in esame
non sono prettamente specializzate per la produzione di cippato e legna da ardere.
Le formazioni “Pioppeti, saliceti, eucalipteti ecc., anche in formazioni miste”
sono specializzate per la produzione di biomassa, perciò si può ipotizzare un
taglio totale del soprassuolo. Tuttavia, in via cautelativa, si suppone un’asportazione della massa legnosa pari al 90%.
Per le classi “Sugherete”, “Castagneti da frutto” e “Altro” sono previsti solo interventi di tipo colturale (diradamenti e potature), quindi le percentuali di prelievo si attestano al massimo al 20%.
Gli impianti classificati “Bosco di conifere” e “Arboricoltura con essenze forestali di conifere” sono finalizzati alla produzione di biomassa ed alla difesa idrogeologica.
Nelle aree con vocazione massima si considera solo la finalità produttiva, pertanto si possono ipotizzare percentuali di prelievo pari al 90%. Invece nelle aree
con vocazione minima e media assume gradualmente una maggiore importanza
la protezione del suolo, dunque i gradi di prelievo saranno rispettivamente del
60% e dell’80%.
Nelle aree a vocazione minima l’entità del prelievo della massa legnosa è inferiore perché le attività di utilizzazione sono previste soprattutto in virtù di una
grande vicinanza rispetto ai principali assi della viabilità.
Con un analogo ragionamento, ma considerando che in tali formazioni la presenza della componente latifoglie assume un ruolo anche di tipo naturalistico
e paesaggistico, per la classe “Boschi misti di conifere e latifoglie” si stima una
percentuale di prelievo pari al 70% nelle aree maggiormente vocate e del 40%
nelle aree con vocazione minima.
Infine, la “massa totale netta” espressa in t anno-1 indica la massa legnosa fresca prodotta in un anno da un determinato popolamento forestale al netto della
massa legnosa non prelevabile.
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
53
Mediante il modello proposto è stata stimata una disponibilità potenziale di fitomassa di origine forestale su base umida pari a circa 47.256 tonnellate, di cui
14.728 tonnellate (31,2%) da utilizzare come legna da ardere e circa 32.528
tonnellate (68,8%) da trasformare in cippato e/o in pellet.
Partendo da tali considerazioni e valutando un’età media dei soprassuoli mappati di almeno 25 anni, si può stimare una provvigione ritraibile pari a circa
1.181.392 tonnellate.
I valori così ottenuti rappresentano la fitomassa arborea epigea totale presente
in tutto il territorio della Provincia Ogliastra, senza considerare gli aspetti legati
alla pianificazione di dettaglio.
Considerando che allo stato attuale una piccola parte dei soprassuoli forestali mappati risulta già utilizzata senza aver previsto la successiva rinnovazione
artificiale o naturale, la provvigione asportabile potrebbe risultare inferiore a
quanto finora stimato. Tuttavia si ritiene che tali variazioni non determinino
mutamenti sostanziali alla valutazione complessiva.
5.5
Incidenza delle fitomasse forestali
nei cantieri gestiti dall’Ente Foreste,
dai Comuni e dai privati
L’analisi delle aree vocate per la produzione di fitomassa di origine forestale è
stata condotta mediante la distinzione delle superfici in concessione o in possesso dell’Ente Foreste e le superfici gestite da Comuni e privati. Le aree gestite
dall’Ente Foreste sono state individuate utilizzando la cartografia digitale in formato shape disponibile presso il servizio pianificazione della provincia Ogliastra. È evidente che l’utilizzo di basi cartografiche differenti potrebbe portare
a risultati leggermente diversi, anche se le differenze non sarebbero comunque
significative.
In base ai dati già esposti le superfici vocate per l’utilizzazione della fitomassa
di origine forestale coprono un territorio di 43.399 ha, di cui: 27.035 ha (62%)
in gestione ai Comuni e ai privati, e 16.365 ha (38%) gestiti dall’Ente Foreste.
I complessi forestali gestiti dall’Ente Foreste ricadenti nella Provincia Ogliastra
rientrano principalmente nel Servizio Territoriale di Lanusei, ad esclusione di
alcune aree che fanno parte dei Servizi Territoriali di Nuoro e di Cagliari. All’interno del confine giurisdizionale dell’Ogliastra si estende il complesso forestale
“Gennargentu” con l’unità gestionale “Monte Novu”, in uso civico al Comune di
Fonni. La superficie occupata da tale cantiere è di circa 3.531 ha.
Il Servizio Territoriale di Cagliari si spinge nel territorio ogliastrino attraverso il
complesso forestale del “Sarcidano” e ha in gestione una superficie di circa 221 ha.
54
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
Al Servizio Territoriale di Lanusei fanno capo i seguenti complessi forestali:
- Perdas
- Montarbu
- Supramonte Ogliastrino
- Complesso Forestale dei Tacchi
L’insieme dei quattro complessi forestali racchiude 19 unità gestionali. Dalle
analisi eseguite in ambiente GIS emerge che l’Ente Foreste gestisce circa 41.796
ha, pari al 22,5% del territorio provinciale, mentre il restante 77,5% è gestito a
vario titolo dai Comuni o dai privati.
In particolare le terre amministrate dall’Ente Foreste sono di proprietà demaniale, pubblica comunale e privata. I contratti mediante i quali l’Ente governa
tali superfici prevedono regimi di concessione variabili da 10 a 99 anni e atti di
occupazione temporanea.
Al fine di individuare le aree gestite dall’Ente Foreste è stato utilizzato in ambiente GIS una carta riportante tali confini. Dall’analisi si evince che all’interno
del perimetro dell’Ente Foreste circa 16.364 ha, pari al 40% del totale dell’Ente
stesso, risultano aree vocate per l’utilizzazione della fitomassa di origine forestale. Tali superfici comprendono la massa legnosa da trasformare in cippato,
pellet e in legna da ardere.
È stato stimato che all’interno delle aree gestite dall’Ente Foreste siano prodotte 21.222 t anno-1 di massa legnosa, che rappresentano circa il 45% del totale
provinciale, di cui 4.912 t anno-1 da utilizzare come legna da ardere e 16.310 t
anno-1 da trasformare in cippato o pellet.
Il restante 60% delle superfici dell’Ente Foreste, circa 25.431 ha, non sono sfruttabili per l’utilizzazione energetica della fitomassa di origine forestale.
In particolare la maggior parte delle aree non vocate (85%) presentano un uso
del suolo diverso da quello funzionale alla produzione di biomasse forestali (pascoli, garighe), oppure non sono caratterizzate da popolamenti forestali maturi
o prossimi alla maturità. Infatti spesso si tratta di rimboschimenti molto giovani, non utilizzabili nel breve e nel medio periodo.
Il restante 15% delle superfici dell’Ente Foreste non è utilizzabile perché presenta caratteristiche morfologiche sfavorevoli alla predisposizione degli interventi di utilizzazione forestale.
I Comuni e i privati gestiscono invece una superficie complessiva pari a 143.849
ha, ossia più del 75% del territorio della Provincia Ogliastra.
Allo stato attuale, in base al materiale cartografico a disposizione, non è stato possibile scindere le proprietà gestite direttamente dai Comuni da quelle in
possesso dei privati.
In rapporto alle aree gestite dai Comuni e dai privati, si può affermare che il
19% di questa porzione di territorio (circa 27.035 ha) risulta vocato per l’utilizzazione della fitomassa di origine forestale. Le aree classificate come non vocate
(81%) hanno un uso del suolo diverso da quello forestale (aree agricole, pascoli,
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
55
garighe) oppure, in misura minore, sono soprassuoli forestali che insistono su
aree con pendenze critiche per lo svolgimento delle operazioni di utilizzazione
forestale.
Per quanto attiene alle aree vocate gestite dai Comuni e dai privati, è stato stimato un quantitativo di biomassa legnosa ritraibile pari a 26.034 t anno-1, circa
il 55% del totale provinciale, di cui 9.816 da utilizzare come legna da ardere e
16.218 da trasformare in cippato o pellet.
56
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
6. Caratterizzazione chimico-fisica
delle biomasse vegetali
Per valutare il potenziale energetico delle biomasse vegetali maggiormente diffuse nel territorio della Provincia Ogliastra, è stato necessario mettere in relazione la quantità di biomassa forestale ritraibile stimata con le caratteristiche
chimiche e fisiche delle principali essenze.
Ciò ha consentito di ottenere con precisione il potenziale energetico teorico
dell’intero territorio provinciale e di alcune sue aree selezionate ed inoltre,
come sarà illustrato nel seguito, di indicare le tecnologie di conversione energetica più appropriate per il territorio.
6.1
Le specie forestali analizzate
Sono state prese in esame le specie forestali comunemente impiegate per la generazione di energia, sia quelle destinate alla produzione di legna da ardere che
quelle diffusesi nel territorio isolano a seguito delle attività di rimboschimento
e di bonifica delle aree paludose.
Le biomasse vegetali possono essere divise nelle due grandi categorie delle latifoglie e delle conifere. Tra le latifoglie sono predominanti le specie autoctone
come il leccio e la roverella, mentre tra le più diffuse essenze tipiche della macchia mediterranea si annoverano il corbezzolo e la fillirea.
Oltre alle latifoglie autoctone sono diffuse alcune specie alloctone come l’eucalipto.
Anche le conifere possono essere divise in specie mediterranee, che crescono
spontaneamente in alcune aree della Sardegna, e specie non autoctone.
Le conifere mediterranee sono rappresentate da Pinus pinea L., Pinus pinaster
Aiton, Pinus halepensis Miller. Le conifere alloctone sono Cedrus spp. (Cedrus atlantica Carrière), Pinus radiata Don, Pinus nigra Arnold, Pinus canariensis Sweet.
Altre specie forestali sono presenti nel territorio ogliastrino in misura significativa dal punto di vista produttivo, benché con una diffusione minore rispetto
alle essenze citate.
Sono state selezionate dieci tra le specie forestali di interesse energetico (pino
marittimo, pino d’Aleppo, pino domestico, pino nero, pino radiata, pino delle
Canarie, cedro, leccio, corbezzolo, eucalipto) e la macchia mediterranea mista,
al fine di indagare le loro proprietà chimico-fisiche ed energetiche.
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
57
6.2
Prelievo delle specie forestali
e preparazione dei campioni
Le specie legnose da analizzare sono state individuate con l’ausilio della carta
della copertura vegetale che è stata impiegata come base campionaria.
Infatti il rilevamento delle specie forestali significative è stato eseguito mediante l’impiego di un disegno campionario riconosciuto, caratterizzato da vincoli
di tipo statistico. Il sistema campionario è stato scelto sulla base delle risorse
disponibili per la sua esecuzione.
Successivamente, mediante un’analisi condotta in ambiente GIS, è stata redatta
la carta delle esposizioni con l’obiettivo di identificare le formazioni forestali
esposte a Sud o a Nord.
La carta dell’uso del suolo è stata utilizzata per estrarre le superfici dei popolamenti forestali rappresentativi delle specie legnose di interesse e che presentassero un’esposizione Sud e Nord.
A tale strato informativo è stata sovrapposta la “griglia” dei punti campionari con l’obiettivo di attribuire ad ogni punto campione la formazione forestale,
l’esposizione corrispondente ed un numero identificativo.
Il prelievo della biomassa legnosa da analizzare è stato effettuato mediante una
metodologia di campionamento di tipo casuale. Attraverso un’estrazione di tipo
casuale sono stati individuati 2 punti campione per ciascuna delle 11 specie di
interesse, per un totale di 22 punti campione. Ogni punto campione ha costituito il centro di un’area di saggio di raggio 20 m, pari a 1.256 m2, all’interno della
quale si è proceduto alla scelta della pianta campione.
Come pianta campione è stato scelto l’albero più rappresentativo del popolamento forestale in esame sulla base del diametro, dell’altezza e di altri criteri di
tipo soggettivo.
Per ogni albero campione sono stati rilevati e registrati il diametro ad una distanza di 1,30 m dal suolo e l’altezza dendrometrica.
Successivamente si è proceduto all’operazione di abbattimento dell’albero campione, alla sramatura e al prelievo dei campioni legnosi.
Per ogni albero sono stati prelevati 1 o 2 campioni dal tronco e 1 campione dalle
ramaglie. In particolare per le specie appartenenti alla categoria delle conifere
sono stati prelevati 3 campioni: tronco con corteccia, tronco senza corteccia e
ramaglie. Invece per le latifoglie sono stati prelevati 2 campioni: tronco con corteccia e ramaglie.
I campioni di tronco sono stati prelevati in modo tale da rappresentare la parte
media del fusto e da avere una lunghezza di circa 1,2 m. Per ottenere i campioni
senza corteccia è stata eseguita l’operazione di scortecciatura immediatamente
prima della cippatura. I campioni di ramaglie sono stati costituiti dai rami con
diametro inferiore a 4 cm e dalle foglie.
58
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
Inoltre per ogni punto campione sono state rilevate nuovamente le coordinate
mediante l’impiego del GPS.
Questi dati sono stati raccolti in una scheda di campagna in cui sono state registrate le informazioni necessarie per le valutazioni successive, ad esempio la
specie, l’esposizione e i dati dendrometrici.
I campioni sono stati prelevati nelle Unità Gestionali di Base (UGB) di Arzana,
Lanusei, Gairo e Villagrande del Servizio Territoriale di Lanusei dell’Ente Foreste.
I lavori di abbattimento, allestimento ed esbosco del legname sono stati eseguiti
da una squadra operativa messa a disposizione dall’Ente Foreste. Al termine di
ogni giornata di lavoro il legname raccolto è stato trasportato e depositato nel
capannone dell’autoparco del vivaio forestale di San Cosimo-Lanusei, dove si è
provveduto alla cippatura.
Le operazioni di cippatura sono state eseguite mediante una cippatrice a disco
da 40 CV, collegata al cassone di un autocarro sul quale è stato riversato il cippato e sono state eseguite, in genere, immediatamente dopo il taglio. In alcuni casi
si è proceduto a trattare il campione nei giorni successivi al taglio ma, comunque, non oltre il decimo giorno dal suo prelievo.
Oltre ai campioni relativi alle specie di latifoglie e conifere individuate dall’indagine preliminare sono stati preparati due campioni di residui di vite ed olivo,
ossia le due colture più diffuse nel territorio.
La biomassa campionata è stata stoccata in sacchi di iuta chiusi, sui quali è stata
applicata un’etichetta con il codice e il peso del campione. Tali campioni avevano
un peso variabile tra 20 kg e 33 kg e sono stati consegnati in cinque lotti differenti al Laboratorio Biocombustibili e Biomasse del Cluster Energie Rinnovabili
di Sardegna Ricerche nel mese di Aprile 2013. In totale sono stati consegnati 60
campioni di biomasse suddivise per specie, esposizione e porzione di pianta. Le
schede con i dati identificativi dei singoli campioni sono riportate nell’Allegato III.
6.3
Determinazioni chimico-fisiche
I campioni da analizzare sono stati catalogati e sono iniziate le procedure di
preparazione per le differenti analisi.
Mediante quattro quartature successive sono stati ricavati campioni rappresentativi di circa 3,5 kg. Per i campioni di tronco senza corteccia e di tronco
con corteccia è stato impiegato un quartatore di tipo riffle box (Retsch GmbH,
Germania). Per le ramaglie invece è stato utilizzato il metodo di quartatura e
riduzione del campione a torta (coning and quartering). Si è proceduto ad un’ulteriore riduzione a campione per analisi secondo quanto descritto nella norma
UNI EN 14780:2011. Il materiale in eccesso è stato conservato in un ambiente
refrigerato fino al completamento delle analisi e alla verifica dei dati analitici.
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
59
I campioni rappresentativi ottenuti in seguito alle operazioni di quartatura
sono stati essiccati in stufa termostatica ventilata (modello 100-800, Memmert GmbH, Germania) a 105°C, secondo quanto descritto nella norma UNI EN
14774:2009 per la determinazione dell’umidità totale. Il contenuto di umidità
nei campioni è importante perché influenza direttamente il potere calorifico del
combustibile e, in base ad essa, si effettua la scelta della migliore tecnologia di
conversione energetica. Inoltre l’umidità incide sfavorevolmente sul peso specifico del prodotto e sui costi di trasporto.
In seguito alla rimozione dell’umidità tutti i campioni sono stati macinati e ridotti ad una dimensione passante al setaccio di 0,25 µm, con l’ausilio di un mulino a lame (modello SM 2000, Retsch GmbH, Germania).
Da ciascun campione è stata ottenuta una aliquota rappresentativa per le analisi
di laboratorio di circa 400÷500 grammi. In seguito si è proceduto alla caratterizzazione chimico-fisica di tutti i campioni conducendo l’analisi prossima,
l’analisi ultima e la determinazione del potere calorifico, secondo quanto descritto nei paragrafi successivi. Ogni campione è stato analizzato in tre o cinque
repliche a seconda del parametro considerato ed infine è stata calcolata la media aritmetica dei valori ottenuti.
I risultati sono stati riferiti non solo alle singole porzioni dell’albero (tronco
con corteccia, tronco senza corteccia e ramaglie) ma all’intero albero grazie alle
percentuali relative delle singole porzioni. Sono state eseguite le medie pesate
dei risultati ottenuti per conferire ai dati analitici un maggiore significato fisico.
Su ogni serie di dati è stata fatta un’analisi statistica, non esposta nella presente
pubblicazione, per escludere i risultati dubbi o poco significativi.
6.3.1
Analisi prossima
Con l’analisi prossima o immediata si determinano il contenuto di umidità, le
sostanze volatili, il contenuto in ceneri e il carbonio fisso. Tali parametri hanno
un’influenza diretta sul processo di combustione. Oltre all’umidità della pianta
allo stato fresco è stata determinata l’umidità del campione essiccato e polverizzato, che il materiale assorbe dall’atmosfera in funzione delle sue proprietà
e dell’umidità relativa dell’aria. Oltre a essere rilevante per il trattamento dei
dati analitici, tale determinazione è anche indicativa del tenore idrico minimo
che il materiale legnoso possiede quando, dopo l’operazione di essiccazione, è
esposto all’atmosfera. L’umidità e le ceneri rappresentano la parte non combustibile, mentre il carbonio fisso e le sostanze volatili rappresentano la frazione
di biomassa combustibile.
Il contenuto in ceneri deriva dalla presenza di composti inorganici nelle biomasse legnose e, insieme alla composizione chimico-fisica e al comportamento
alla fusione delle ceneri stesse, influisce sui costi di gestione degli impianti di
60
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
generazione di energia.
Il contenuto in sostanze volatili influenza l’accensione del focolare in caldaia e
l’avviamento dell’impianto di combustione, in quanto esse incidono sulla stabilità e la temperatura della fiamma.
L’analisi prossima dei campioni polverizzati è stata effettuata mediante l’ausilio di un analizzatore termogravimetrico (modello TGA 701, Leco Corporation,
MI, USA). Questo strumento permette di misurare, in atmosfera controllata e
secondo quanto stabilito dalla norma ASTM D5142, la perdita di peso dei vari
campioni in funzione della temperatura.
L’analisi della percentuale massica di umidità sull’analizzatore termogravimetrico consiste nel raggiungimento della stabilità di peso dei campioni in atmosfera di Azoto ad una temperatura di 107°C. La percentuale massica delle sostanze volatili viene determinata in base alla perdita di peso misurata dopo 7
minuti a temperatura costante di 950°C.
La frazione massica di ceneri viene determinata a 700°C in atmosfera di Ossigeno, al raggiungimento della costanza di peso e a combustione completa. La
percentuale massica di carbonio fisso viene calcolata per differenza.
6.3.2
Analisi ultima
Con l’analisi ultima o elementare dei campioni si determina il contenuto di Carbonio, Idrogeno, Azoto, Zolfo e si può ottenere per differenza il contenuto di Ossigeno. Questi elementi costituiscono la frazione organica della biomassa. Generalmente le biomasse sono caratterizzate da alti contenuti di Ossigeno (>40%)
e da tracce di Zolfo (Pinelli et al., 2005).
I dati ottenuti grazie all’analisi ultima consentono di effettuare scelte sul processo di conversione energetica più adeguato. Infatti, un rapporto C/N elevato
(>30) indica una notevole attitudine del materiale ai processi termochimici. Anche i rapporti H/C (>1) e O/C (>0,5) sono rilevanti per la scelta del processo di
trattamento ottimale (Pinelli et al., 2005) in quanto correlati al potere calorifico
della biomassa.
Il potere calorifico superiore (PCS) dipende dal contenuto di Carbonio, Ossigeno e Idrogeno, secondo la seguente formula empirica (Tognotti L., 2011/2012):
PCSss = 0,3491∙XC+1,1783∙XH+0,1005∙XS-0,0151∙XN-0,1034∙XO-0,0211∙XAsh
dove XC, XH,XS,XN,XO, XAsh sono rispettivamente le frazioni massiche su base secca
di Carbonio, Idrogeno, Zolfo, Azoto, Ossigeno e ceneri.
Il PCS aumenta al diminuire del rapporto O/C e diminuisce all’aumentare del
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
61
rapporto H/C.
L’analisi elementare viene utilizzata anche per stimare il potere calorifico della
biomassa in assenza della sua determinazione diretta. In generale ad alti contenuti di Carbonio e Idrogeno corrisponde un potere calorifico elevato mentre,
per contro, tenori di Ossigeno e Azoto alti corrispondono ad un basso potere
calorifico. I tenori di Azoto e Zolfo sono molto importanti perché in base alla
loro percentuale massica si può stimare la concentrazione degli ossidi di Azoto
e Zolfo nelle emissioni di un ipotetico impianto di combustione delle biomasse
e valutarne il potenziale impatto sull’ambiente in termini di inquinamento atmosferico.
L’analisi elementare è stata effettuata con l’ausilio di un analizzatore di Carbonio,
Idrogeno e Azoto (modello TruSpec CHN, Leco Corporation, MI, USA), secondo
quanto riportato nella norma ASTM D5373, e del modulo aggiuntivo per la determinazione dello Zolfo, secondo quanto riportato nella norma ASTM D4239.
L’analizzatore di Carbonio, Idrogeno e Azoto è dotato di un forno di combustione in cui si raggiunge la temperatura di 950°C, e di un forno di post combustione che lavora a 850°C. I fumi vengono analizzati in una cella a infrarossi che
rileva la percentuale in massa di Carbonio in funzione della concentrazione di
anidride carbonica e la percentuale in massa di Idrogeno sulla base del vapore
acqueo presente. La percentuale massica di Azoto nelle biomasse è determinata
attraverso una cella a termoconducibilità in funzione della concentrazione degli
NOx nei fumi.
Il modulo per la determinazione dello Zolfo è dotato di una fornace che opera
a 1.350°C. Il contenuto di Zolfo nei campioni è misurato da una cella a raggi
infrarossi sulla base della concentrazione degli ossidi di Zolfo sviluppati nella
combustione.
6.3.3
Determinazione del potere calorifico
Il potere calorifico di un combustibile è la quantità di calore prodotta dalla sua
unità di massa quando esso brucia completamente ed è influenzato negativamente dal contenuto di umidità e dalle ceneri, nonché strettamente legato al
contenuto di Carbonio e di Idrogeno.
Si distingue tra potere calorifico superiore (PCS) e potere calorifico inferiore
(PCI), espressi in MJ kg-1. Il potere calorifico superiore include il calore di condensazione dell’acqua contenuta nel combustibile, mentre il potere calorifico
inferiore è al netto di tale contributo. Di conseguenza la differenza tra potere
calorifico superiore e inferiore è dovuta al contenuto di umidità e alla concentrazione di Idrogeno nel materiale analizzato.
62
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
I campioni essiccati e finemente macinati sono stati pellettizzati in pastiglie di
circa un grammo ciascuna e portati a combustione completa nella bomba di
Mahler. La determinazione del potere calorifico è stata eseguita con il calorimetro isoperibolico (modello AC500, Leco Corporation, MI, USA), secondo quanto riportato nella norma UNI EN 14918: 2009. Con tale metodo si determina
il potere calorifico superiore della sostanza secca e, noti i valori di Carbonio,
Idrogeno e umidità e mediante l’ausilio di formule, si calcola il potere calorifico
inferiore.
In questo lavoro sono stati calcolati sia il potere calorifico superiore che il potere calorifico inferiore, entrambi su base secca e su base umida. Il potere calorifico inferiore su base umida rappresenta la quantità di energia che effettivamente
è immessa in caldaia. Tale parametro è stato utilizzato per la stima del potenziale energetico della biomassa ritraibile.
6.4
Risultati e discussione
In questa sezione sono stati esposti i risultati ottenuti dalle analisi chimico-fisiche eseguite sulle biomasse legnose analizzate.
Mediante l’analisi dei risultati è possibile effettuare una scelta consapevole e
razionale su quella che potrebbe essere la tecnologia di conversione energetica
delle specie arboree più adeguata.
A tal fine le biomasse legnose sono state raggruppate in funzione dell’appartenenza alle famiglie delle conifere e delle latifoglie. Secondo la classificazione
dei biocombustibili solidi in base alla natura e alla provenienza effettuata dal
Comitato Termotecnico Italiano (CTI), la macchia mediterranea appartiene al
livello 4, ossia agli “Arbusti” (Raccomandazione CTI elaborata dal SC 9 “Fonti
rinnovabili di energia”- R 04/5). In base alla letteratura il PCI su base secca e in
assenza di ceneri delle conifere (19,5÷20 MJ kg-1), ossia al netto dell’umidità e
delle ceneri, è maggiore di quello delle latifoglie (18,4÷19,1 MJ kg-1).
Per confrontare i risultati ottenuti con i dati disponibili in letteratura è stato deciso di utilizzare i coefficienti di biomassa epigea che forniscono la percentuale
delle varie parti della pianta quali ramaglie, tronco con corteccia e tronco senza corteccia in funzione dei dati dendrometrici (diametro e altezza) della pianta
stessa. Per alcune specie arboree è stato possibile utilizzare i dati dendrometrici
sperimentali forniti dai tecnici della Provincia Ogliastra. La separazione fra tronco
con corteccia e tronco senza corteccia è fondamentale per alcune specie arboree
quali i pini, che contengono elevate percentuali di sostanze resinose. Infatti spesso sono approvvigionati agli impianti di combustione già privi della corteccia per
evitare problemi di intasamento e incrostazione delle griglie in caldaia.
I risultati della caratterizzazione sono stati espressi su base umida. Infatti si è
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
63
ritenuto opportuno illustrare le proprietà chimico-fisiche del materiale vegetale nelle condizioni in cui è effettivamente utilizzato in un impianto di conversione energetica. I risultati ottenuti dalle analisi chimico-fisiche sono stati raggruppati per specie arborea ed esposizione, e trattati per metterne in evidenza
alcune correlazioni.
Essendo la combustione uno dei processi di conversione energetica più idonei
per il trattamento delle biomasse legnose, sono stati messi a confronto il potere
calorifico superiore e il potere calorifico inferiore su base umida, le ceneri e il
carbonio fisso.
Nelle Figure 15 e 16 sono riportati il PCS e il PCI su base umida per le conifere. Si
osserva che il pino d’Aleppo e il pino delle Canarie per entrambe le esposizioni
hanno il PCI più elevato e che i campioni con esposizione Sud hanno riportato
valori leggermente più alti.
Oltre alle caratteristiche del combustibile (quali il potere calorifico, l’umidità
e il contenuto di ceneri), la resa di un impianto di combustione dipende anche
da altri fattori quali il comburente impiegato, la tipologia di impianto e la sua
conduzione operativa.
Le ceneri rappresentano la parte inerte del materiale legnoso ma il loro contenuto è molto basso, in genere inferiore allo 0,5%. Tuttavia, poiché in funzione della
loro composizione chimico-fisica influenzano i costi di gestione degli impianti di
combustione, si suggerisce di sviluppare in un futuro studio l’analisi della composizione in ossidi e del comportamento alla fusione.
Nelle Figure 17 e 18 sono riportati i valori relativi a PCI, PCS, ceneri e carbonio
fisso per i campioni di latifoglie e di macchia mediterranea in funzione della
loro esposizione. Le latifoglie e la macchia mediterranea hanno un tenore di
carbonio fisso intorno al 20% e il loro contenuto in ceneri è più elevato rispetto alle conifere. Inoltre la macchia mediterranea ha un maggiore potere
calorifero inferiore. In media latifoglie e macchia mediterranea hanno un contenuto di sostanze volatili maggiore rispetto alle conifere, con valori compresi
tra il 40,5% e il 56,8%. In generale, si può notare come il valore più elevato di
carbonio fisso, indipendentemente dall’esposizione, si riscontra nelle specie
arboree pino delle Canarie e pino domestico (in media 22,3% per la pianta
con corteccia e 19,1% per la pianta senza corteccia). Oltre al carbonio fisso,
anche le sostanze volatili rappresentano una frazione combustibile del materiale vegetale. Tuttavia queste ultime ne influenzano negativamente il processo di combustione poiché provocano instabilità nella fiamma. Il carbonio fisso
rappresenta l’aliquota della frazione combustibile che brucia in forma solida,
mentre le sostanze volatili ne rappresentano l’aliquota che brucia in forma
gassosa. Le biomasse legnose analizzate contengono una percentuale elevata
di sostanze volatili, con un valore massimo di 59,5% per il pino d’Aleppo e uno
minimo di 33,7% per il pino marittimo.
Per effettuare un confronto con le fonti fossili, si consideri che i carboni hanno
valori di sostanze volatili dell’ordine del 20%, contro valori di carbonio fisso
64
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
dell’ordine del 60% (Pinelli et al., 2005).
Sono state messe in relazione l’umidità e le sostanze volatili per specie arborea
ed esposizione. L’umidità, oltre ad influenzare negativamente il PCI, incide in
maniera sfavorevole anche sui costi di trasporto. Infatti umidità elevate danno
luogo ad un maggiore peso specifico del materiale e, di conseguenza, a costi di
trasporto più elevati.
Secondo lo studio condotto dalla Stazione Sperimentale dei Combustibili (SSC)
nell’anno 2005, denominato “La caratterizzazione energetica e merceologica
delle biomasse vegetali”, il contenuto di acqua ideale nella biomassa impiegata in un processo di combustione è pari al 5%. Infatti un tale tenore di acqua
esercita un’azione moderatrice nel processo di combustione creando condizioni favorevoli al trasferimento di calore (Pinelli et al., 2005). Per contro tenori
di umidità molto elevati, dell’ordine del 65÷68%, influenzano negativamente il
processo di combustione, che non si autosostiene e richiede un apporto di calore dall’esterno. Occorre inoltre sottolineare che l’umidità è un parametro dinamico variabile in funzione della stagione, delle caratteristiche chimico-fisiche
del terreno e dei tempi e condizioni di trasporto e stoccaggio.
Si osserva che il tenore di umidità nei campioni con esposizione Nord è di poco
più alto rispetto a quello dei campioni con esposizione Sud e che si riscontrano
percentuali massiche più elevate di tronco rispetto alle ramaglie. In generale il
tenore di umidità delle specie analizzate è compreso tra il 22,5% e il 58,1%. Tra
le conifere, il campione con il maggiore contenuto di umidità, circa il 58%, è la
frazione tronco con corteccia del pino marittimo con esposizione Nord. Invece,
il tenore in umidità minore è stato riscontrato nei campioni di pino d’Aleppo con
esposizione Nord per il tronco senza corteccia. Tra i campioni appartenenti alla
famiglia delle latifoglie e alla macchia mediterranea, la massima percentuale di
umidità misurata è stata del 47,4% per le ramaglie con tronco con corteccia di
eucalipto con esposizione Nord. In generale nei campioni di latifoglie analizzati
è stato determinato un maggiore tenore di umidità nel tronco con corteccia rispetto alle ramaglie.
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
65
52,11
23,3
64,7
56,39
56,69
57,93
58,08
[%]
Biomassa
epigea (1),(2)
76,7
Umidità
del materiale
fresco
[%]
Sostanza
Secca
43,61
43,31
42,07
41,92
47,89
[%]
Umidità del
materiale
essiccato
all’aria
4,32
4,11
4,40
4,11
4,11
[%]
Ceneri su
base umida
[%]
22,94
23,02
26,88
[%]
0,29 34,97 18,25 23,98
0,30 34,41 18,99 23,92
0,11 34,28 17,45
0,15 33,67 18,55
[%]
0,79 36,88 20,47
[%]
Volatili su
base umida
Analisi Ultima
0,13
0,13
0,07
0,07
0,32
[%]
2,88
2,83
2,77
2,71
3,20
[%]
H/C
0,02 0,12 0,78
0,02 0,12 0,76
0,02 0,12 0,79
7,22
7,13
6,72
6,67
8,64
[MJ kg-1]
0,02 0,12 0,78
O/C
0,03 0,12 0,73
[%]
Potere Calorifico
Inferiore su
base umida
Tabella 10: Pino marittimo – Nord. (1) Tabacchi et al., 2001. (2) Dati dendrometrici: età presunta 36 anni, altezza 13 m, diametro 30 cm
Tronco senza
corteccia e
ramaglie
Tronco con
corteccia e
ramaglie
Tronco senza
corteccia
Tronco con
corteccia
Ramaglie
CAMPIONE
Carbonio
Fisso
Analisi Prossima
Carbonio su
base umida
(C)tq
Azoto su
base umida
(N)tq
Pino marittimo - Nord
Idrogeno su
base umida
(H)tq
CONIFERE
Zolfo su base
umida (S)tq
66
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
67
48,90
23,6
64,4
51,83
51,65
52,90
52,50
[%]
Biomassa
epigea (1),(2)
76,4
Umidità
del materiale
fresco
[%]
Sostanza
Secca
48,17
48,34
47,09
47,48
51,12
[%]
Umidità del
materiale
essiccato
all’aria
4,81
5,04
4,56
4,89
5,51
[%]
Ceneri su
base umida
Volatili su
base umida
[%]
25,48
26,06
29,12
[%]
0,32 38,68 18,05 26,46
0,41 37,94 19,60 26,78
0,12 38,52 17,13
0,27 37,57 19,29
[%]
Carbonio
Fisso
0,85 39,13 20,59
[%]
0,11
0,12
0,02
0,05
0,36
[%]
3,08
3,10
2,94
2,99
3,46
[%]
H/C
0,02 0,12 0,79
0,02 0,12 0,78
0,02 0,12 0,82
0,01 0,11 0,80
8,05
8,19
7,66
7,90
9,12
[MJ kg-1]
0,04 0,12 0,73
[%]
O/C
Tabella 11: Pino marittimo – Sud. (1) Tabacchi et al., 2001. (2) Dati dendrometrici: età presunta 24 anni, altezza 12 m, diametro 22 cm
Tronco senza
corteccia e
ramaglie
Tronco con
corteccia e
ramaglie
Tronco senza
corteccia
Tronco con
corteccia
Ramaglie
CAMPIONE
Carbonio su
base umida
(C)tq
Analisi Ultima
Azoto su
base umida
(N)tq
Analisi Prossima
Idrogeno su
base umida
(H)tq
Zolfo su base
umida (S)tq
Pino marittimo - Sud
Potere Calorifico
Inferiore su
base umida
30,17
31,5
56,5
27,94
28,69
26,69
28,01
[%]
Biomassa
epigea (1),(2)
68,5
Umidità
del materiale
fresco
[%]
Sostanza
Secca
72,06
71,31
73,31
71,99
69,83
[%]
Umidità del
materiale
essiccato
all’aria
2,72
2,80
2,60
2,74
2,95
[%]
Ceneri su
base umida
[%]
38,74
38,22
39,00
[%]
0,75 57,18 19,11 38,83
0,81 55,73 20,13 38,47
0,28 59,47 18,02
0,46 56,95 19,70
[%]
Volatili su
base umida
1,59 53,08 21,07
[%]
Carbonio
Fisso
Analisi Ultima
0,22
0,21
0,11
0,12
0,43
[%]
4,49
4,42
4,52
4,41
4,43
[%]
H/C
[MJ kg-1]
0,03 0,12 0,77 12,95
0,03 0,11 0,77 12,71
0,02 0,12 0,80 12,95
0,02 0,12 0,80 12,61
O/C
0,05 0,11 0,72 12,94
[%]
Potere Calorifico
Inferiore su
base umida
Tabella 12: Pino d’Aleppo – Nord. (1) Tabacchi et al., 2001. (2) Dati dendrometrici: età presunta 28 anni, altezza 14 m, diametro 25 cm
Tronco senza
corteccia e
ramaglie
Tronco con
corteccia e
ramaglie
Tronco senza
corteccia
Tronco con
corteccia
Ramaglie
CAMPIONE
Carbonio su
base umida
(C)tq
Analisi Prossima
Azoto su
base umida
(N)tq
Idrogeno su
base umida
(H)tq
Pino d’Aleppo - Nord
Zolfo su base
umida (S)tq
68
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
69
29,05
36,5
51,5
32,51
31,94
34,97
33,61
[%]
Biomassa
epigea (1),(2)
63,5
Umidità
del materiale
fresco
[%]
Sostanza
Secca
67,49
68,06
65,03
66,39
70,95
[%]
Umidità del
materiale
essiccato
all’aria
4,85
4,72
4,99
4,76
4,66
[%]
Ceneri su
base umida
Volatili su
base umida
[%]
34,87
36,08
40,00
[%]
0,64 52,91 19,58 37,00
0,67 52,83 20,35 37,52
0,36 52,16 18,28
0,46 52,17 19,75
[%]
Carbonio
Fisso
1,04 53,98 21,41
[%]
0,20
0,19
0,08
0,09
0,37
[%]
4,43
4,45
4,26
4,32
4,68
[%]
H/C
0,03 0,12 0,79 11,95
0,03 0,12 0,78 12,26
0,02 0,12 0,84 11,02
0,02 0,12 0,81 11,67
[MJ kg-1]
0,04 0,12 0,73 13,27
[%]
O/C
Tabella 13: Pino d’Aleppo – Sud. (1) Tabacchi et al., 2001. (2) Dati dendrometrici: età presunta 25 anni, altezza 10,4 m, diametro 17 cm
Tronco senza
corteccia e
ramaglie
Tronco con
corteccia e
ramaglie
Tronco senza
corteccia
Tronco con
corteccia
Ramaglie
CAMPIONE
Carbonio su
base umida
(C)tq
Analisi Ultima
Azoto su
base umida
(N)tq
Analisi Prossima
Idrogeno su
base umida
(H)tq
Zolfo su base
umida (S)tq
Pino d’Aleppo - Sud
Potere Calorifico
Inferiore su
base umida
41,60
27,0
61,0
49,24
51,28
52,61
54,86
[%]
Biomassa
epigea (1),(2)
73,0
Umidità
del materiale
fresco
[%]
Sostanza
Secca
50,76
48,72
47,39
45,14
58,40
[%]
Umidità del
materiale
essiccato
all’aria
4,51
4,01
4,84
4,10
3,77
[%]
Ceneri su
base umida
[%]
26,00
24,98
32,83
[%]
0,42 39,84 19,57 28,10
0,52 37,25 21,48 27,10
0,14 38,24 18,10
0,32 34,95 20,96
[%]
Volatili su
base umida
1,05 43,46 22,89
[%]
Carbonio
Fisso
Analisi Ultima
0,17
0,15
0,07
0,05
0,39
[%]
3,35
3,00
3,17
2,72
3,76
[%]
H/C
0,03 0,12 0,77
0,02 0,11 0,76
0,02 0,12 0,79
8,60
8,18
7,76
7,32
[MJ kg-1]
0,01 0,11 0,77
O/C
0,04 0,11 0,72 10,51
[%]
Potere Calorifico
Inferiore su
base umida
Tabella 14: Pino domestico – Nord. (1) Tabacchi et al., 2001. (2) Dati dendrometrici: età presunta 46 anni, altezza 15 m, diametro 28 cm
Tronco senza
corteccia e
ramaglie
Tronco con
corteccia e
ramaglie
Tronco senza
corteccia
Tronco con
corteccia
Ramaglie
CAMPIONE
Carbonio su
base umida
(C)tq
Analisi Prossima
Azoto su
base umida
(N)tq
Idrogeno su
base umida
(H)tq
Pino domestico - Nord
Zolfo su base
umida (S)tq
70
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
71
33,33
27,0
61,0
41,21
46,33
44,69
51,14
[%]
Biomassa
epigea (1),(2)
73,0
Umidità
del materiale
fresco
[%]
Sostanza
Secca
58,79
53,67
55,31
48,86
66,67
[%]
Umidità del
materiale
essiccato
all’aria
4,38
4,33
4,73
4,61
3,59
[%]
Ceneri su
base umida
Volatili su
base umida
[%]
30,19
27,30
37,19
[%]
0,52 46,02 19,75 32,34
0,61 40,76 21,80 29,97
0,19 44,55 18,20
0,38 37,59 21,26
[%]
Carbonio
Fisso
1,25 49,33 23,27
[%]
0,16
0,16
0,08
0,09
0,34
[%]
3,73
3,39
3,58
3,14
4,07
[%]
H/C
9,32
9,66
8,25
0,03 0,12 0,78 10,44
0,01 0,11 0,75
0,02 0,12 0,80
0,01 0,11 0,76
[MJ kg-1]
0,04 0,11 0,74 12,22
[%]
O/C
Tabella 15: Pino domestico – Sud. (1) Tabacchi et al., 2001. (2) Dati dendrometrici: età presunta 46 anni, altezza 10 m, diametro 27 cm
Tronco senza
corteccia e
ramaglie
Tronco con
corteccia e
ramaglie
Tronco senza
corteccia
Tronco con
corteccia
Ramaglie
CAMPIONE
Carbonio su
base umida
(C)tq
Analisi Ultima
Azoto su
base umida
(N)tq
Analisi Prossima
Idrogeno su
base umida
(H)tq
Zolfo su base
umida (S)tq
Pino domestico - Sud
Potere Calorifico
Inferiore su
base umida
47,72
26,8
61,2
49,66
48,73
50,51
49,10
[%]
Biomassa
epigea (1),(2)
73,2
Umidità
del materiale
fresco
[%]
Sostanza
Secca
50,34
51,27
49,49
50,90
52,28
[%]
Umidità del
materiale
essiccato
all’aria
4,89
5,28
5,24
5,71
4,09
[%]
Ceneri su
base umida
[%]
27,57
28,24
29,54
[%]
0,35 40,54 17,81 28,17
0,39 40,85 18,52 28,59
0,11 40,53 16,93
0,20 40,96 18,04
[%]
Volatili su
base umida
0,91 40,56 19,83
[%]
Carbonio
Fisso
Analisi Ultima
0,17
0,17
0,07
0,09
0,39
[%]
3,45
3,49
3,40
3,47
3,56
[%]
H/C
0,02 0,12 0,75
0,01 0,12 0,77
0,01 0,12 0,77
8,76
8,97
8,47
8,80
9,42
[MJ kg-1]
0,01 0,12 0,79
O/C
0,04 0,12 0,71
[%]
Potere Calorifico
Inferiore su
base umida
Tabella 16: Pino nero – Nord. (1) Tabacchi et al., 2001. (2) Dati dendrometrici: età presunta 33 anni, altezza 17 m, diametro 27 cm
Tronco senza
corteccia e
ramaglie
Tronco con
corteccia e
ramaglie
Tronco senza
corteccia
Tronco con
corteccia
Ramaglie
CAMPIONE
Carbonio su
base umida
(C)tq
Analisi Prossima
Azoto su
base umida
(N)tq
Idrogeno su
base umida
(H)tq
Pino nero - Nord
Zolfo su base
umida (S)tq
72
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
73
36,20
28,9
59,1
39,64
42,54
41,32
45,12
[%]
Biomassa
epigea (1),(2)
71,1
Umidità
del materiale
fresco
[%]
Sostanza
Secca
60,36
57,46
58,68
54,88
63,80
[%]
Umidità del
materiale
essiccato
all’aria
3,43
3,18
3,62
3,23
3,04
[%]
Ceneri su
base umida
Volatili su
base umida
[%]
31,90
30,01
36,00
[%]
0,52 48,62 17,89 33,25
0,51 46,05 18,27 31,74
0,13 48,42 16,62
0,19 44,84 17,37
[%]
Carbonio
Fisso
1,30 49,03 20,47
[%]
0,23
0,21
0,09
0,09
0,50
[%]
3,96
3,69
3,86
3,49
4,18
[%]
H/C
9,63
0,03 0,12 0,76 10,83
0,03 0,12 0,75 10,31
0,02 0,12 0,78 10,26
0,02 0,12 0,77
[MJ kg-1]
0,04 0,12 0,70 11,99
[%]
O/C
Tabella 17: Pino nero – Sud. (1) Tabacchi et al., 2001. (2) Dati dendrometrici: età presunta 43 anni, altezza 14,5 m, diametro 24 cm
Tronco senza
corteccia e
ramaglie
Tronco con
corteccia e
ramaglie
Tronco senza
corteccia
Tronco con
corteccia
Ramaglie
CAMPIONE
Carbonio su
base umida
(C)tq
Analisi Ultima
Azoto su
base umida
(N)tq
Analisi Prossima
Idrogeno su
base umida
(H)tq
Zolfo su base
umida (S)tq
Pino nero - Sud
Potere Calorifico
Inferiore su
base umida
49,68
6,2
81,8
47,10
45,64
46,90
45,38
[%]
Biomassa
epigea (1),(2)
93,8
Umidità
del materiale
fresco
[%]
Sostanza
Secca
52,90
54,36
53,10
54,62
50,32
[%]
Umidità del
materiale
essiccato
all’aria
4,15
3,69
3,99
3,52
6,24
[%]
Ceneri su
base umida
[%]
28,44
30,01
28,26
[%]
0,22 42,77 17,97 28,43
0,28 42,56 20,41 29,90
0,16 43,16 17,68
0,23 42,89 20,32
[%]
Volatili su
base umida
1,03 37,61 21,76
[%]
Carbonio
Fisso
Analisi Ultima
0,10
0,11
0,07
0,08
0,46
[%]
3,45
3,47
3,45
3,47
3,44
[%]
H/C
0,02 0,12 0,82
0,02 0,12 0,77
0,01 0,12 0,82
8,87
9,40
8,87
9,43
8,86
[MJ kg-1]
0,02 0,12 0,77
O/C
0,04 0,12 0,76
[%]
Potere Calorifico
Inferiore su
base umida
Tabella 18: Pino radiata – Nord. (1) Percentuali estrapolate da dati medi misurati in cantieri dell’Ente Foreste in Ogliastra (uguali per
esposizione Nord e Sud). (2) Dati dendrometrici: età presunta 40 anni, altezza 19 m, diametro 29 cm
Tronco senza
corteccia e
ramaglie
Tronco con
corteccia e
ramaglie
Tronco senza
corteccia
Tronco con
corteccia
Ramaglie
CAMPIONE
Carbonio su
base umida
(C)tq
Analisi Prossima
Azoto su
base umida
(N)tq
Idrogeno su
base umida
(H)tq
Pino radiata - Nord
Zolfo su base
umida (S)tq
74
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
75
42,98
6,2
81,8
53,93
51,86
54,76
52,45
[%]
Biomassa
epigea (1),(2)
93,8
Umidità
del materiale
fresco
[%]
Sostanza
Secca
46,07
48,14
45,24
47,55
57,02
[%]
Umidità del
materiale
essiccato
all’aria
5,93
5,78
5,95
5,79
5,71
[%]
Ceneri su
base umida
Volatili su
base umida
[%]
24,52
25,96
31,94
[%]
0,21 37,21 17,61 25,04
0,29 38,08 19,08 26,33
0,14 36,78 17,28
0,24 37,77 18,89
[%]
Carbonio
Fisso
1,03 42,75 21,90
[%]
0,08
0,10
0,06
0,08
0,34
[%]
3,11
3,11
3,06
3,06
3,82
[%]
H/C
0,03 0,12 0,83
0,02 0,12 0,82
0,03 0,12 0,83
0,02 0,12 0,82
7,49
8,04
7,28
7,89
[MJ kg-1]
0,04 0,12 0,76 10,29
[%]
O/C
Tabella 19: Pino radiata – Sud. (1) Percentuali estrapolate da dati medi misurati in cantieri dell’Ente Foreste in Ogliastra (uguali per
esposizione Nord e Sud). (2) Dati dendrometrici: età presunta 42 anni, altezza 22 m, diametro 40 cm
Tronco senza
corteccia e
ramaglie
Tronco con
corteccia e
ramaglie
Tronco senza
corteccia
Tronco con
corteccia
Ramaglie
CAMPIONE
Carbonio su
base umida
(C)tq
Analisi Ultima
Azoto su
base umida
(N)tq
Analisi Prossima
Idrogeno su
base umida
(H)tq
Zolfo su base
umida (S)tq
Pino radiata - Sud
Potere Calorifico
Inferiore su
base umida
35,43
15,8
72,2
40,61
41,31
41,75
42,42
[%]
Biomassa
epigea (1),(2)
84,2
Umidità
del materiale
fresco
[%]
Sostanza
Secca
59,39
58,69
58,25
57,58
64,57
[%]
Umidità del
materiale
essiccato
all’aria
4,56
3,39
4,32
2,96
5,65
[%]
Ceneri su
base umida
[%]
31,53
31,45
35,44
[%]
0,45 47,03 19,09 32,23
0,64 44,48 22,34 32,08
0,19 46,78 18,53
0,46 43,79 22,47
[%]
Volatili su
base umida
1,62 48,14 21,65
[%]
Carbonio
Fisso
Analisi Ultima
0,18
0,18
0,10
0,12
0,54
[%]
3,69
3,70
3,56
3,58
4,32
[%]
H/C
0,06 0,11 0,81 10,40
0,04 0,12 0,77 10,22
0,05 0,11 0,81 10,10
9,94
[MJ kg-1]
0,03 0,11 0,77
O/C
0,09 0,12 0,79 11,73
[%]
Potere Calorifico
Inferiore su
base umida
Tabella 20: Pino delle Canarie – Nord. (1) Percentuali estrapolate da dati medi misurati in cantieri dell’Ente Foreste in Ogliastra
(uguali per esposizione Nord e Sud). (2) Dati dendrometrici: età presunta 27 anni, altezza 13 m, diametro 20 cm
Tronco senza
corteccia e
ramaglie
Tronco con
corteccia e
ramaglie
Tronco senza
corteccia
Tronco con
corteccia
Ramaglie
CAMPIONE
Carbonio su
base umida
(C)tq
Analisi Prossima
Azoto su
base umida
(N)tq
Idrogeno su
base umida
(H)tq
Pino delle Canarie - Nord
Zolfo su base
umida (S)tq
76
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
77
29,45
[%]
15,8
Tronco senza
corteccia e
ramaglie
38,39
38,97
40,35
Sostanza
Secca
61,61
61,03
59,65
59,25
70,55
[%]
Umidità del
materiale
essiccato
all’aria
4,26
3,12
4,24
2,89
4,36
[%]
Ceneri su
base umida
Volatili su
base umida
[%]
32,50
32,26
38,50
[%]
0,48 48,73 19,19 33,58
0,58 46,88 21,54 33,25
0,21 47,76 18,75
0,37 45,70 21,60
[%]
Carbonio
Fisso
1,73 53,16 21,23
[%]
0,17
0,17
0,10
0,11
0,50
[%]
4,02
3,76
3,90
3,61
4,57
[%]
H/C
0,08 0,12 0,79 10,84
0,07 0,11 0,78 10,76
0,07 0,12 0,79 10,41
0,06 0,11 0,77 10,37
[MJ kg-1]
0,12 0,12 0,78 12,82
[%]
O/C
Tabella 21: Pino delle Canarie – Sud. (1) Percentuali estrapolate da dati medi misurati in cantieri dell’Ente Foreste in Ogliastra (uguali
per esposizione Nord e Sud). (2) Dati dendrometrici: età presunta 25 anni, altezza 11,5 m, diametro 24 cm
72,2
40,75
[%]
Biomassa
epigea (1),(2)
84,2
Umidità
del materiale
fresco
Tronco con
corteccia e
ramaglie
Tronco senza
corteccia
Tronco con
corteccia
Ramaglie
CAMPIONE
Carbonio su
base umida
(C)tq
Analisi Ultima
Azoto su
base umida
(N)tq
Analisi Prossima
Idrogeno su
base umida
(H)tq
Zolfo su base
umida (S)tq
Pino delle Canarie - Sud
Potere Calorifico
Inferiore su
base umida
45,46
16,0
72,0
53,66
54,63
55,48
56,38
[%]
Biomassa
epigea (1),(2)
84,0
Umidità
del materiale
fresco
[%]
Sostanza
Secca
46,34
45,37
44,52
43,62
54,54
[%]
Umidità del
materiale
essiccato
all’aria
5,29
5,60
5,23
5,61
5,53
[%]
Ceneri su
base umida
[%]
23,91
23,40
28,83
[%]
0,54 36,47 19,03 24,81
0,69 35,20 19,70 24,27
0,14 35,54 18,81
0,39 34,16 19,64
[%]
Volatili su
base umida
2,31 40,66 20,04
[%]
Carbonio
Fisso
Analisi Ultima
0,13
0,15
0,09
0,11
0,33
[%]
3,02
2,96
2,92
2,86
3,49
[%]
H/C
0,03 0,12 0,84
0,06 0,12 0,85
0,01 0,12 0,84
7,33
7,10
6,97
6,75
8,95
[MJ kg-1]
0,06 0,12 0,85
O/C
0,08 0,12 0,87
[%]
Potere Calorifico
Inferiore su
base umida
Tabella 22: Cedro – Nord. (1) Percentuali estrapolate da dati medi misurati in cantieri dell’Ente Foreste in Ogliastra (uguali per esposizione Nord e Sud). (2) Dati dendrometrici: età presunta 24 anni, altezza 12 m, diametro 22 cm
Tronco senza
corteccia e
ramaglie
Tronco con
corteccia e
ramaglie
Tronco senza
corteccia
Tronco con
corteccia
Ramaglie
CAMPIONE
Carbonio su
base umida
(C)tq
Analisi Prossima
Azoto su
base umida
(N)tq
Idrogeno su
base umida
(H)tq
Cedro spp - Nord
Zolfo su base
umida (S)tq
78
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
79
46,05
16,0
72,0
50,97
50,54
52,07
51,39
[%]
Biomassa
epigea (1),(2)
84,0
Umidità
del materiale
fresco
[%]
Sostanza
Secca
49,03
49,46
47,93
48,61
53,95
[%]
Umidità del
materiale
essiccato
all’aria
4,83
5,61
5,03
5,94
3,92
[%]
Ceneri su
base umida
Volatili su
base umida
[%]
25,50
25,72
28,48
[%]
0,69 38,89 18,35 26,04
1,02 38,37 19,24 26,16
0,20 38,42 18,46
0,66 37,87 19,50
[%]
Carbonio
Fisso
2,91 41,02 17,86
[%]
0,15
0,18
0,08
0,12
0,47
[%]
3,19
3,21
3,13
3,16
3,46
[%]
H/C
0,01 0,12 0,85
0,02 0,12 0,87
0,01 0,12 0,85
0,01 0,12 0,88
7,81
7,89
7,55
7,69
8,99
[MJ kg-1]
0,04 0,12 0,83
[%]
O/C
Tabella 23: Cedro – Sud. (1) Percentuali estrapolate da dati medi misurati in cantieri dell’Ente Foreste in Ogliastra (uguali per esposizione Nord e Sud). (2) Dati dendrometrici: età presunta 25 anni, altezza 9 m, diametro 15 cm
Tronco senza
corteccia e
ramaglie
Tronco con
corteccia e
ramaglie
Tronco senza
corteccia
Tronco con
corteccia
Ramaglie
CAMPIONE
Carbonio su
base umida
(C)tq
Analisi Ultima
Azoto su
base umida
(N)tq
Analisi Prossima
Idrogeno su
base umida
(H)tq
Zolfo su base
umida (S)tq
Cedro spp - Sud
Potere Calorifico
Inferiore su
base umida
33,30
43,65
64,31
66,70
[%]
Sostanza
Secca
34,65 65,35
35,69
[%]
Biomassa
epigea (1),(2)
56,35
Umidità
del materiale
fresco
[%]
Umidità del
materiale
essiccato
all’aria
4,49
4,30
4,74
[%]
Ceneri su
base umida
51,02 18,63
[%]
50,15 21,47
[%]
33,08
35,61
[%]
1,10 50,64 19,87 34,19
0,77
1,52
[%]
Volatili su
base umida
Analisi Ultima
0,31
0,16
0,50
[%]
4,11
4,04
4,21
[%]
H/C
0,12 0,90
10,56
11,63
[MJ kg-1]
0,12 0,83
O/C
0,03 0,12 0,87 11,03
0,02
0,04
[%]
Potere Calorifico
Inferiore su
base umida
Tabella 24: Leccio - Nord. (1) Percentuali estrapolate da dati medi misurati in cantieri dell’Ente Foreste in Ogliastra (uguali per
esposizione Nord e Sud). (2) Dati dendrometrici: età presunta 40 anni, altezza 8 m, diametro 21 cm
Tronco con
corteccia e
ramaglie
Tronco con
corteccia
Ramaglie
CAMPIONE
Carbonio
Fisso
Analisi Prossima
Carbonio su
base umida
(C)tq
Azoto su
base umida
(N)tq
Leccio - Nord
Idrogeno su
base umida
(H)tq
LATIFOGLIE
Zolfo su base
umida (S)tq
80
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
81
[%]
36,57
Biomassa
epigea (1),(2)
43,65
63,43
[%]
Sostanza
Secca
56,35 34,76 65,24
35,55 64,45
Umidità
del materiale
fresco
[%]
Umidità del
materiale
essiccato
all’aria
4,73
4,39
5,18
[%]
Ceneri su
base umida
Volatili su
base umida
51,62 18,72
[%]
47,37 21,63
[%]
Carbonio
Fisso
33,94
34,47
[%]
1,17 49,77 19,99 34,17
0,85
1,59
[%]
0,37
0,17
0,64
[%]
4,08
4,07
4,08
[%]
H/C
10,88
0,03 0,12 0,85 11,03
0,02 0,12 0,89
11,23
[MJ kg-1]
0,05 0,12 0,80
[%]
O/C
Tabella 25: Leccio – Sud. (1) Percentuali estrapolate da dati medi misurati in cantieri dell’Ente Foreste in Ogliastra (uguali per esposizione Nord e Sud). (2) Dati dendrometrici: età presunta 40 anni, altezza 8 m, diametro 21 cm
Tronco con
corteccia e
ramaglie
Tronco con
corteccia
Ramaglie
CAMPIONE
Carbonio su
base umida
(C)tq
Analisi Ultima
Azoto su
base umida
(N)tq
Analisi Prossima
Idrogeno su
base umida
(H)tq
Zolfo su base
umida (S)tq
Leccio - Sud
Potere Calorifico
Inferiore su
base umida
40,88
43,65
40,24
39,74
[%]
Biomassa
epigea (1),(2)
56,35
Umidità
del materiale
fresco
[%]
Sostanza
Secca
59,76
60,26
59,12
[%]
Umidità del
materiale
essiccato
all’aria
5,30
5,18
5,46
[%]
Ceneri su
base umida
47,74 18,83
[%]
45,13 20,30
[%]
Volatili su
base umida
0,88 46,60 19,47
0,56
1,29
[%]
Carbonio
Fisso
31,92
31,85
32,01
[%]
Analisi Ultima
0,21
0,11
0,33
[%]
3,81
3,77
3,86
[%]
H/C
0,12 0,87
O/C
0,12 0,82
10,16
10,31
[MJ kg-1]
Potere Calorifico
Inferiore su
base umida
0,02 0,12 0,85 10,23
0,01
0,03
[%]
Tabella 26: Corbezzolo – Nord. (1) In mancanza di dati è stato scelto di utilizzare gli stessi coefficienti del
leccio. (2) Dati dendrometrici: età presunta 30 anni, altezza 3,5 m, diametro 7 cm
Tronco con
corteccia e
ramaglie
Tronco con
corteccia
Ramaglie
CAMPIONE
Carbonio su
base umida
(C)tq
Analisi Prossima
Azoto su
base umida
(N)tq
Idrogeno su
base umida
(H)tq
Corbezzolo - Nord
Zolfo su base
umida (S)tq
82
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
83
[%]
39,02
Biomassa
epigea (1),(2)
43,65
56,35 37,97
38,43
Umidità
del materiale
fresco
[%]
Sostanza
Secca
61,57
62,03
60,98
[%]
Umidità del
materiale
essiccato
all’aria
5,03
4,70
5,45
[%]
Ceneri su
base umida
Volatili su
base umida
49,01 19,20
[%]
45,77 21,35
[%]
Carbonio
Fisso
0,93 47,59 20,14
0,53
1,44
[%]
32,92
32,75
33,14
[%]
0,22
0,10
0,38
[%]
3,88
3,84
3,92
[%]
H/C
0,12 0,87
0,12 0,82
10,45
10,66
[MJ kg-1]
0,03 0,12 0,85 10,54
0,04
0,03
[%]
O/C
Tabella 27: Corbezzolo – Sud. (1) In mancanza di dati è stato scelto di utilizzare gli stessi coefficienti del leccio. (2) Dati dendrometrici: età presunta 25 anni, altezza 3 m, diametro 6,5 cm
Tronco con
corteccia e
ramaglie
Tronco con
corteccia
Ramaglie
CAMPIONE
Carbonio su
base umida
(C)tq
Analisi Ultima
Azoto su
base umida
(N)tq
Analisi Prossima
Idrogeno su
base umida
(H)tq
Zolfo su base
umida (S)tq
Corbezzolo - Sud
Potere Calorifico
Inferiore su
base umida
47,37
23,94
15,23
51,57
[%]
Biomassa
epigea (1),(2)
84,77
Umidità
del materiale
fresco
[%]
Sostanza
Secca
52,63
48,43
76,06
[%]
Umidità del
materiale
essiccato
all’aria
1,98
1,93
2,29
[%]
Ceneri su
base umida
37,50 21,35
[%]
56,91 19,71
[%]
Volatili su
base umida
0,91 40,45 21,10
0,39
3,81
[%]
Carbonio
Fisso
28,32
26,36
39,25
[%]
Analisi Ultima
0,14
0,08
0,44
[%]
3,11
2,88
4,38
[%]
H/C
0,11 0,76
8,56
7,81
12,73
[MJ kg-1]
0,11 0,86
O/C
0,05 0,11 0,77
0,05
0,10
[%]
Potere Calorifico
Inferiore su
base umida
Tabella 28: Eucalipto – Nord. (1) In mancanza di dati è stato scelto di utilizzare gli stessi coefficienti del leccio. (2) Dati dendrometrici: età presunta 25 anni, altezza 15,4 m, diametro 24 cm
Tronco con
corteccia e
ramaglie
Tronco con
corteccia
Ramaglie
CAMPIONE
Carbonio su
base umida
(C)tq
Analisi Prossima
Azoto su
base umida
(N)tq
Idrogeno su
base umida
(H)tq
Eucalipto - Nord
Zolfo su base
umida (S)tq
84
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
85
22,46
15,23
35,44
37,77
[%]
Biomassa
epigea (1),(2)
84,77
Umidità
del materiale
fresco
[%]
Sostanza
Secca
64,56
62,23
77,54
[%]
Umidità del
materiale
essiccato
all’aria
3,04
3,33
1,46
[%]
Ceneri su
base umida
Volatili su
base umida
47,53 19,98
[%]
58,48 20,68
[%]
Carbonio
Fisso
1,99 49,19 20,09
1,84
2,79
[%]
32,85
31,59
39,86
[%]
0,16
0,13
0,32
[%]
3,66
3,53
4,36
[%]
H/C
0,11 0,92
0,11 0,85
9,80
12,90
[MJ kg-1]
0,08 0,11 0,91 10,27
0,07
0,10
[%]
O/C
Tabella 29: Eucalipto – Sud. (1) In mancanza di dati è stato scelto di utilizzare gli stessi coefficienti del leccio. (2) Dati dendrometrici:
età presunta 21 anni, altezza 8 m, diametro 23 cm
Tronco con
corteccia e
ramaglie
Tronco con
corteccia
Ramaglie
CAMPIONE
Carbonio su
base umida
(C)tq
Analisi Ultima
Azoto su
base umida
(N)tq
Analisi Prossima
Idrogeno su
base umida
(H)tq
Zolfo su base
umida (S)tq
Eucalipto - Sud
Potere Calorifico
Inferiore su
base umida
23,71
43,65
27,32
30,12
[%]
Biomassa
epigea (1),(2)
56,35
Umidità
del materiale
fresco
[%]
72,68
69,88
76,29
[%]
Umidità del
materiale
essiccato
all’aria
3,58
3,49
3,69
[%]
Ceneri su
base umida
54,98 19,43
[%]
59,04 19,76
[%]
Volatili su
base umida
1,20 56,75 19,57
0,84
1,67
[%]
Carbonio
Fisso
38,72
37,13
40,78
[%]
Analisi Ultima
0,28
0,18
0,41
[%]
4,53
4,35
4,78
[%]
H/C
(2)
Dati
0,06 0,12 0,82 12,73
12,10
13,55
[MJ kg-1]
0,07 0,12 0,83
O/C
0,06 0,12 0,81
[%]
Potere Calorifico
Inferiore su
base umida
Tabella 30: Macchia mediterranea – Nord. (1) In mancanza di dati è stato scelto di utilizzare gli stessi coefficienti del leccio.
dendrometrici: età presunta 20÷30 anni, altezza 3 m, diametro 5 cm
Tronco con
corteccia e
ramaglie
Tronco con
corteccia
Ramaglie
CAMPIONE
Carbonio su
base umida
(C)tq
Analisi Prossima
Azoto su
base umida
(N)tq
Sostanza
Secca
Macchia mediterranea mista - Nord
Idrogeno su
base umida
(H)tq
ARBUSTI
Zolfo su base
umida (S)tq
86
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
87
23,71
28,38
43,65
32,01
[%]
Biomassa
epigea (1),(2)
56,35
Umidità
del materiale
fresco
[%]
Sostanza
Secca
71,62
67,99
76,29
[%]
Umidità del
materiale
essiccato
all’aria
1,68
1,62
1,77
[%]
Ceneri su
base umida
Volatili su
base umida
53,32 20,20
[%]
58,47 21,12
[%]
Carbonio
Fisso
1,02 55,57 20,60
0,71
1,43
[%]
38,40
36,12
41,35
[%]
0,25
0,16
0,37
[%]
4,28
4,06
4,57
[%]
H/C
11,65
(2)
Dati
0,08 0,11 0,78 12,59
0,07 0,11 0,79
13,80
[MJ kg-1]
0,09 0,11 0,76
[%]
O/C
Tabella 31: Macchia mediterranea – Sud. (1) In mancanza di dati è stato scelto di utilizzare gli stessi coefficienti del leccio.
dendrometrici: età presunta 20÷30 anni, altezza 3 m, diametro 5 cm
Tronco con
corteccia e
ramaglie
Tronco con
corteccia
Ramaglie
CAMPIONE
Carbonio su
base umida
(C)tq
Analisi Ultima
Azoto su
base umida
(N)tq
Analisi Prossima
Idrogeno su
base umida
(H)tq
Zolfo su base
umida (S)tq
Macchia mediterranea mista - Sud
Potere Calorifico
Inferiore su
base umida
Vite
[%]
Biomassa
epigea (1),(2)
37,30
19,29
Umidità
del materiale
fresco
[%]
Sostanza
Secca
62,70
80,71
[%]
3,22
1,47
[%]
Umidità del
materiale
essiccato
all’aria
Tabella 32: Residui di potatura di olivo e di vite
Olivo
CAMPIONE
Ceneri su
base umida
[%]
Volatili su
base umida
[%]
2,22 47,64 19,82
2,39 63,09 18,59
[%]
Carbonio
Fisso
Analisi Prossima
Analisi Ultima
0,67
[%]
32,11 26,82
42,58
[%]
Carbonio su
base umida
(C)tq
Azoto su
base umida
(N)tq
Olivo - Vite
3,76
4,99
[%]
Idrogeno su
base umida
(H)tq
RESIDUI DI POTATURA
H/C
[MJ kg-1]
Potere Calorifico
Inferiore su
base umida
O/C
0,03 0,12 0,06 10,15
0,05 0,12 0,79 14,45
[%]
Zolfo su base
umida (S)tq
88
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
89
) (1
o n
Pi
le
A
d'
o A
d'
Pi
no
) (1
o pp
p
le
P
P
0,4 ) (2
ro
0,3 11,2 9,4 0,2 10,7 8,9 18,0 0,6 0,5 Conifere 0,5 7,3 9,3 19,0 0,7 7,1 9,0 19,7 12,2 10,4 19,1 12,0 10,2 22,3 ) ) ) ) ) ) (1
(2
(1
(2
(1
(2
.
.
a
a
e
e
i
i
p
p
at
at
e
ar
ar
sp
sp
di
di
n
an
an
ro
ro
ra
ra
C
C
no
d
d
i
P
le
le
no
no
Ce
Ce
el
el
Pi
Pi
d
d
o
o
n
n
Pi
Pi
) (1
ro
0,4 8,8 10,7 17,8 0,4 9,0 10,9 18,5 e
n
no
i
P
) (2
co
>
es
0,5 om
d
o
in
) (1
o
c
s>
e
om
d
o
in
) (2
o
p
0,8 8,6 10,5 19,6 20,4 Ceneri PCI [MJ/kg] PCS [MJ/kg] Carbonio fisso Figura 17: Carbonio fisso, PCS, PCI e contenuto in ceneri nelle conifere con esposizione Nord: media pesata delle
frazioni (1) ramaglie e tronco con corteccia e (2) ramaglie e tronco senza corteccia
m
no
Pi
m
i4
ar
) (2
o 0,8 8,2 10,1 21,5 14,6 13,0 19,1 14,4 12,7 20,1 0,3 7,2 9,2 18,3 0,3 7,1 9,1 19,0 m
i4
ar
0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 m
no
Pi
[%] 90
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
no
Pi
18.05 0.32 8.05 9.96 20.35 0.67 13.96 12.26 19.58 0.64 13.67 11.95 21.80 0.61 9.32 11.16 0.52 12.23 10.44 17.89 0.51 12.13 10.31 18.27 Conifere 19.75 0.52 12.63 10.83 19.08 0.29 8.04 9.95 17.61 0.21 7.49 9.45 19.19 0.58 10.76 12.50 21.54 0.48 10.84 12.62 19.24 1.02 7.89 9.79 18.35 ) ) ) ) ) ) ) ) ) ) ) ) 4)
(3
(4
(3
(4
(3
(4
(3
(4
(3
(4
(3
(4
o(
o o o o a a o o ie
ie
p.
p.
t
t
r
r
c
c
p
p
r
r
m
p
p
e
e
a
a
:
:
a
a
s
s
n
n
ep
ep
di
di
i.
es
es
o o o o an
an
Al
Al
ar
ra
ra
dr
dr
C
C
in
in
d'
d'
om
om
o
o
e
e
e
e
m
P
P
l
l
d
d
n
n
C
C
el
el
no
no
Pi
Pi
no
no
no
d
d
Pi
Pi
Pi
Pi
Pi
no
no
i
i
P
P
) (3
0.41 8.19 10.09 19.60 o m
ri.
a
m
0.00 5.00 10.00 15.00 20.00 25.00 0.69 7.81 9.72 Ceneri PCI [MJ/kg] PCS [MJ/kg] (3)
Carbonio Fisso Figura 18: Carbonio fisso, PCS, PCI e contenuto in ceneri nelle conifere con esposizione Sud: media pesata delle frazioni
ramaglie e tronco con corteccia e (4) ramaglie e tronco senza corteccia
[%] 19.87 21.10 19.47 19.57 20.00 14.35 12.73 [%] 16.00 12.73 11.03 12.00 12.00 Carbonio Fisso 10.38 10.23 PCS [MJ/kg] 8.56 PCI [MJ/kg] 8.00 Ceneri 4.00 1.10 1.20 0.88 0.91 0.00 Leccio Corbezzolo La'foglie Macchia mediterranea Eucaliptus Figura 19: Carbonio fisso, PCS, PCI e contenuto in ceneri nelle latifoglie e nella
macchia mediterranea con esposizione Nord (ramaglie e tronco con corteccia)
25.00 20.60 20.14 19.99 20.09 [%] 20.00 15.00 Carbonio Fisso 12.75 11.03 14.20 12.59 12.28 10.54 11.91 10.27 10.00 PCS [MJ/kg] PCI [MJ/kg] Ceneri 5.00 1.17 1.99 1.02 0.93 0.00 Leccio Corbezzolo Macchia mediterranea Eucaliptus La'foglie Figura 20: Carbonio fisso, PCS, PCI e contenuto in ceneri nelle latifoglie e nella
macchia mediterranea con esposizione Sud (ramaglie e tronco con corteccia)
Si è ritenuto opportuno, inoltre, mettere a confronto le concentrazioni di Azoto,
Zolfo e ceneri. Da un punto di vista ambientale Azoto e Zolfo sono strettamente
legati alle emissioni in atmosfera, in quanto la loro ossidazione dà luogo alla
produzione di ossidi di Azoto e di Zolfo, mentre le ceneri, unitamente ai materiali incombusti, costituiscono i rifiuti solidi del processo di combustione.
Di norma le ceneri provenienti dalla combustione di materiale vegetale contengono concentrazioni molto basse di metalli pesanti. Tuttavia per valutare il
loro impatto sull’ambiente è necessario eseguirne la caratterizzazione chimicoLE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
91
fisica, perché eventuali fenomeni di inquinamento localizzato potrebbero incidere sulla loro composizione. In generale le ceneri hanno un pH basico e, in base
all’efficienza del processo e dei sistemi utilizzati per la loro raccolta, possono
presentare elevate concentrazioni di sostanza organica incombusta e acqua.
In tutti i campioni analizzati lo Zolfo è presente in tracce. Infatti il maggiore
contenuto di Zolfo, determinato per il pino delle Canarie, per la macchia mediterranea e per l’eucalipto è pari a 0,08%.
Anche l’Azoto è presente in concentrazioni molto basse. Infatti nelle conifere il
contenuto medio è 0,16%, mentre nelle latifoglie e nella macchia mediterranea
è 0,28%. Dai risultati ottenuti consegue che le concentrazioni di ossidi di Azoto
e ossidi di Zolfo che si potrebbero avere in un ipotetico impianto di combustione sono molto basse.
Mentre i tenori di Azoto e di Zolfo nelle conifere, nelle latifoglie e nella macchia
mediterranea sono confrontabili, le ceneri sono presenti nelle conifere in tenori
significativamente minori (in media 0,5%) rispetto alle latifoglie e alla macchia
mediterranea (in media 1,15%).
58 60 58 57 59 55 53 52 56 53 48 50 49 51 50 45 43 43 % 40 30 42 37 34 35 34 30 38 41 28 41 41 38 48 47 43 35 47 44 42 42 55 45 41 34 36 27 20 10 Pi
no
m
Pi ari0
no
m mo
Pi ari0 (1)
no
m mo
ar
i0 (2) Pi
no
m
o d
(
'
Pi Ale 3) pp
no
o d
(1
'A
Pi
)
l
no epp o d
(2
'A
Pi
)
le
no
pp d
om o (
Pi
3)
e
no
s:
d
om co (
Pi
1
no es: ) d
om co (
es 2) :c
Pi
o no
(3
)
n
er Pi
o no
(1
)
n
er Pi
o no
(2
) n
Pi
no ero
(3
ra
) d
Pi
no iata
(1
ra
)
di
Pi
at n
Pi
no o ra a (2
)
d
el diat l
Pi
no e Ca a (3
)
d
el nar l
i
Pi
no e Ca e (1
)
d
el nar le
ie
C
an (2) Ce arie
dr
o (3) s
Ce pp.
dr
o (1) s
Ce pp.
dr
o (2) sp
p.
(3
) 0 Umidità CONIFERE Sostanze vola9li Figura 21: Umidità e contenuto in sostanza volatili nelle conifere con esposizione
Nord: (1) ramaglie, (2) tronco con corteccia, (3) tronco senza corteccia
92
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
60 53 54 53 52 52 49 50 49 45 39 40 38 39 35 % 41 38 41 48 46 41 40 37 38 38 29 29 30 52 51 46 43 43 36 33 53 48 45 45 45 38 34 55 52 51 49 20 10 m
ar
Pi
no
Pi
no
m
ar
i0
m
o (4
) i0
Pi
no
m
m
o (
ar
5)
i0
Pi
m
no
o d
(
6
'A
) le
Pi
pp
no
o d
(4
'A
) le
Pi
pp
no
o d
(5
'
A
) Pi
le
no
pp
d
om o (6
) Pi
no es:
c
d
om o (4
) Pi
no es:
c
d
om o (5
) es
:c
o Pi
(6
no
) n
er
o Pi
(4
no
) n
er
o Pi
(5
no
) n
er
Pi
o no
(
6)
ra
di
at
Pi
a no
(
4)
ra
di
at
Pi
a no
Pi
(
5
ra
no
) di
d
at
el
a le
Pi
(6
C
no
) an
d
ar
el
ie
le
(4
Pi
C
no
) an
d
ar
el
ie
le
(5
C
) an
ar
ie
Ce
(
dr
6)
o sp
p.
Ce
(4
dr
) o sp
p.
Ce
(5
dr
) o sp
p.
(6
) 0 Umidità Sostanze vola9li CONIFERE Figura 22: Umidità e contenuto in sostanze volatili nelle conifere con esposizione
Sud: (4) ramaglie, (5) tronco con corteccia, (6) tronco senza corteccia
59 60 57 55 52 51 50 50 48 45 41 40 % 40 36 33 37 30 30 24 24 20 10 s (
2)
Eu
ca
lip
tu
s (
1)
Eu
ca
lip
tu
a an
e
m
e
(2 dit
) er
r
LATIFOGLIE Umidità Sostanze volaDli M
ac
ch
i
a an
e
a ) M
ac
ch
i
a m
e
(1 dit
) er
r
ez
zo
lo
(2
) rb
Co
Co
rb
ez
zo
lo
(1
) (2
cc
io
Le
Le
cc
io
(1
) 0 Figura 23: Umidità e contenuto in sostanze volatili nelle latifoglie e macchia mediterranea con esposizione Nord: (1) ramaglie, (2) tronco con corteccia
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
93
58 58 60 53 52 47 50 39 37 48 38 38 35 % 40 49 46 32 30 24 22 20 10 s (
5)
Eu
ca
lip
tu
s (
4)
Eu
ca
lip
tu
ne
a (5
) Umidità Sostanze vola:li M
ac
ch
ia
m
ed
ite
rra
ne
a (4
) ) ia
m
ed
ite
rra
ez
zo
lo
M
ac
ch
Co
rb
Co
rb
ez
zo
lo
(5
) (4
) (5
Le
cc
io
Le
cc
io
(4
) 0 LATIFOGLIE Figura 24: Umidità e contenuto in sostanze volatili nelle latifoglie e macchia mediterranea con esposizione Sud: (4) ramaglie, (5) tronco con corteccia
0.81 0.80 0.75 0.69 0.70 0.64 0.60 % 0.54 0.52 0.50 0.45 0.42 0.39 0.40 0.30 0.30 0.29 0.10 Azoto 0.28 0.13 0.13 0.02 0.02 0.15 0.03 0.03 Zolfo 0.22 0.22 0.21 0.20 Ceneri 0.35 0.02 0.17 0.11 0.03 0.18 0.17 0.17 0.01 0.02 0.02 0.18 0.10 0.02 0.15 0.06 0.04 0.06 0.13 0.03 ) Ce
dr
o
sp
p.
(1
el
le
(1 Ca
) na
rie
d
(1
) ra
Pi
no
Conifere Pi
no
di
at
a o er
n
Pi
no
es
d
om
no
Pi
(1
) (1
) =c
o (1
pp
o
le
'A
d
no
Pi
Pi
no
m
ar
i3
m
o (1
) ) 0.00 Figura 25: Contenuto in ceneri, Azoto e Zolfo nelle conifere con esposizione Nord:
(1)
ramaglie e tronco con corteccia, (2) ramaglie e tronco senza corteccia
94
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
Azoto 0.90 [%] 0.80 0.67 0.70 0.64 Zolfo 0.61 0.60 0.50 1.02 Ceneri 1.00 0.52 0.52 0.51 0.69 0.58 0.48 0.41 0.40 0.32 0.30 0.19 0.20 0.12 0.10 0.02 0.20 0.11 0.02 0.03 0.03 0.16 0.01 0.16 0.21 0.03 0.03 0.29 0.23 0.03 0.21 0.08 0.03 0.02 0.10 0.17 0.07 0.18 0.17 0.08 0.15 0.02 0.01 m
ar
Pi
no
Pi
no
m
ar
i4
m
o (3
) i4
Pi
m
no
o(
d
4)
'A
le
p
Pi
p
no
o (3
d
) 'A
l
ep
Pi
no
po
d
(4
om
) e
Pi
s>
no
co
d
(3
om
) es
>c
o (4
Pi
) no
n
er
o (3
Pi
) no
n
e
r
Pi
o no
(4
) ra
di
at
Pi
a no
(3
) ra
Pi
no
di
a
d
t
a
el
(4
le
C
) Pi
an
no
ar
d
ie
el
(3
le
C
) an
ar
ie
(4
Ce
) dr
o sp
p.
(3
Ce
dr
) o sp
p.
(4
) 0.00 Conifere Figura 26: Contenuto in ceneri, Azoto e Zolfo nelle conifere con esposizione Sud: (3)
ramaglie e tronco con corteccia, (4) ramaglie e tronco senza corteccia
1.20 1.20 1.10 1.00 0.91 0.88 0.80 [%] Ceneri 0.60 0.40 Azoto 0.31 0.28 0.21 0.20 Zolfo 0.03 0.02 0.06 0.14 0.05 0.00 Leccio Corbezzolo Macchia mediterranea Eucaliptus La1foglie Figura 27: Contenuto in ceneri, Azoto e Zolfo nelle latifoglie e macchia mediterranea con esposizione Nord (ramaglie e tronco con corteccia)
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
95
1.99 2.00 1.80 1.60 1.40 Ceneri 1.17 [%] 1.20 1.00 Azoto 1.02 0.93 Zolfo 0.80 0.60 0.37 0.25 0.22 0.40 0.03 0.20 0.08 0.03 0.16 0.08 0.00 Leccio Corbezzolo Macchia mediterranea Eucaliptus La'foglie Figura 28: Contenuto in ceneri, Azoto e Zolfo nelle latifoglie e macchia mediterranea con esposizione Sud (ramaglie e tronco con corteccia)
96
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
7. Processi termochimici
di conversione energetica
In questo capitolo sono illustrate le tecnologie attualmente più utilizzate per i
processi di conversione termochimica delle biomasse. Infatti dalla caratterizzazione chimico-fisica delle biomasse legnose analizzate risulta che il rapporto
C/N è maggiore di 30, che il tenore di umidità è inferiore al 60%, ed inoltre che
il PCI su base umida è compreso tra 7÷13 MJ kg-1.
I processi più appropriati per il trattamento delle specie arboree sono quelli
termochimici. Di seguito sono illustrate le tecnologie di conversione energetica,
i loro vantaggi e svantaggi.
Si premette che, dalla stima del potenziale energetico delle biomasse ritraibili
e dalla conformazione del territorio ogliastrino, si può ipotizzare l’installazione
di impianti di conversione energetica di piccola taglia a servizio di piccole comunità quali scuole, asili e altri locali pubblici.
Nella Figura 29 sono state riportate tutte le possibili tecnologie di conversione
delle biomasse.
7.1
Combustione
La combustione è un processo di ossidazione totale del combustibile (biomassa) che, in presenza di un comburente in eccesso (Ossigeno o aria), dà luogo
alla produzione di gas, fumi, incombusti e ceneri. Si tratta di un processo esotermico con sviluppo di calore dipendente dal potere calorifico inferiore (PCI)
del combustibile. Le temperature di processo sono comprese tra 800 e 1.200°C.
La combustione delle biomasse è tipicamente impiegata per il riscaldamento,
la produzione di vapore e di energia elettrica. Gli impianti sono, in generale,
costituiti da:
- sezione di ricezione, controllo e stoccaggio delle biomasse
- sezione di trattamento e preparazione del combustibile
- sezione di alimentazione del combustibile
- sezione di produzione del vapore
- sezione per la produzione dell’energia elettrica
- sezione di trattamento dei fumi
- sezione per la produzione di acqua calda
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
97
Figura 29: Schema riepilogativo delle tecnologie di conversione energetica delle
biomasse
In un impianto di combustione di biomasse è prevista una zona per il ricevimento del materiale su mezzi di trasporto adeguati, per il controllo dei carichi
e per lo stoccaggio. Il combustibile legnoso è alimentato automaticamente alla
caldaia. In impianti di grande potenzialità sono in genere impiegate caldaie a
griglie mobili. Le ceneri prodotte dalla combustione devono essere raccolte e
inviate a stoccaggio in attesa dello smaltimento o dell’avvio ad altre trasformazioni. Il vapore surriscaldato generato è utilizzato o inviato ad una turbina per
l’azionamento di un alternatore. I fumi di combustione sono inviati alla linea di
trattamento che in linea di massima è composta da una serie di operazioni per
l’eliminazione degli ossidi di Azoto e di Zolfo, degli acidi cloridrico e fluoridrico,
del monossido di carbonio e delle polveri.
Le caldaie possono essere impiegate nella produzione di acqua calda per scopi
sanitari o per riscaldamento. In questi casi, generalmente, l’acqua calda è contenuta in un serbatoio di accumulo ed è riscaldata mediante l’impiego di scambiatori di calore.
98
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
Nel mercato è ormai consolidata la presenza di diverse tecnologie:
- piccole caldaie per il riscaldamento domestico alimentate con biocombustibili
solidi
- impianti di combustione alimentati con biocombustibili solidi per il teleriscaldamento
- impianti di combustione per la produzione di energia elettrica mediante l’impiego di biocombustibili liquidi, solidi e gassosi
- impianti di combustione per la cogenerazione di energia elettrica e termica mediante l’impiego di biocombustibili liquidi, solidi e gassosi
- impianti di combustione per la trigenerazione di energia elettrica, termica e per
la refrigerazione mediante l’impiego di biocombustibili liquidi, solidi e gassosi.
Per quanto concerne la taglia degli impianti, sono definiti “aziendali” tutti gli impianti
per la produzione di energia termica e quelli per la produzione di energia elettrica e
per la cogenerazione fino a 1 MW di potenza installata. Impianti di combustione di
potenza superiore a 1 MW sono definiti “industriali” (Rapporto Itabia, 2008).
In base al meccanismo di alimentazione delle caldaie si può distinguere l’alimentazione manuale (fino a 100 kW) e l’alimentazione automatica (per potenze superiori). Nel primo caso si hanno rendimenti termici nominali fino al 90%,
mentre nel secondo caso diversi costruttori garantiscono rendimenti termici
non inferiori all’85%.
Le caldaie con potenza superiore a 100 kWt sono perlopiù alimentate automaticamente con cippato di legno e presentano un rendimento termico non inferiore all’80%.
Nel caso del riscaldamento e della refrigerazione sono disponibili sul mercato caldaie ad alimentazione manuale o automatica con potenze da 35 kW fino
a diversi MW. Gli impianti impiegati per la produzione di energia termica e la
refrigerazione sono composti generalmente da due unità: una caldaia ed una
macchina frigorifera, in cui un fluido evolvente, ad esempio il bromuro di litio,
opera con un ciclo termodinamico inverso a temperature di processo basse.
Per la produzione di energia elettrica con potenze installate inferiori a 1 MWe
sono impiegate caldaie ad olio diatermico con ciclo Rankine a fluido organico
(denominato ORC, Organic Rankine Cycle). In questo processo la caldaia porta
l’olio diatermico alla temperatura di lavoro (250÷300°C), il quale riscalda e vaporizza un fluido organico che imprime il movimento alla turbina. Il rendimento elettrico di questi impianti è dell’ordine del 15÷18%. Per piccoli impianti di
produzione di energia elettrica (<200 kWe) possono essere utilizzati i motori
Stirling, che saranno descritti successivamente.
Se si considerano invece potenze superiori a 1 MWe, la tecnologia più comunemente impiegata è quella delle caldaie a vapore con griglia mobile abbinate al ciclo Rankine, con la produzione di vapore surriscaldato con temperature di circa 450°C e
pressioni dell’ordine dei 50 bar. In questo caso i rendimenti elettrici sono del 25%.
La generazione di energia elettrica con biocombustibili solidi permette la reLE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
99
alizzazione di centrali con potenza installata fino a 40 MWe. Si fa notare, comunque, che i quantitativi di materia prima richiesta dagli impianti di grandi
dimensioni danno luogo a filiere di approvvigionamento delle biomasse molto
complesse. Infatti, se la disponibilità di materiale vegetale locale è insufficiente
si deve ricorrere all’importazione di biomasse dal mercato nazionale o estero.
Negli impianti di cogenerazione di energia termica ed elettrica il calore è recuperato anche dai circuiti di raffreddamento della turbina e della linea dei fumi.
L’efficienza di cogenerazione, prendendo come esempio un ciclo ORC alimentato da biomasse solide, è compresa tra il 30% ed il 70%.
Caldaie a biomasse
Le caldaie a biomasse si suddividono in tre grandi categorie, a seconda che il
combustibile consista in legna da ardere in ciocchi o si presenti sotto le forme
commerciali di cippato e pellet. Questa tecnologia rappresenta la più comune
forma di impiego delle biomasse per la produzione di energia.
La tipologia di caldaia per legno in ciocchi più diffusa è quella denominata “a
fiamma inversa”, rappresentata nella Figura 30. Il nome deriva dal fatto che la
camera di combustione è situata al di sotto del vano nel quale, su una griglia, è
caricata la legna. Si tratta di caldaie dotate di una ventola sul lato anteriore della
caldaia per la circolazione dell’aria comburente. L’aria primaria è alimentata
sopra la griglia che supporta la legna, mentre l’aria secondaria è alimentata alla
camera sottostante. L’inversione della fiamma fa sì che la combustione avvenga
in prossimità della griglia e ciò determina un aumento del rendimento termico
ed una diminuzione delle emissioni inquinanti. Con questo sistema si può ottenere un rendimento termico superiore al 90%.
Centralina a microprocessore
e sonda lambda
Recuperatore di fumi con
porta aperta
Ventola di aspirazione
Scambiatore di calore
Vano di carico legna
Centralina a microprocessore
e sonda lambda
Camera di combustione
Figura 30: Schema di una caldaia per legno in ciocchi
(Fonte: Progetto Res&Rue Dissemination, ITABIA, 2003)
100
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
Con le caldaie a legna viene solitamente installato anche un sistema di accumulo inerziale, costituito da un serbatoio di acqua isolato termicamente e collegato
direttamente alla caldaia con una pompa.
L’inconveniente principale delle caldaie a legna è dato dal fatto che il combustibile, una volta acceso, continua a produrre calore e pertanto, se vi sono interruzioni
nell’alimentazione elettrica, si ha il blocco della circolazione dell’acqua con temperature superiori a 100°C e l’aumento della pressione impianto nelle condotte. Per
ovviare a questo inconveniente le caldaie a legna sono dotate di uno scambiatore di
calore tubolare di sicurezza con ingresso di acqua fredda. Un altro accorgimento è
dato dalla presenza di una valvola di sicurezza termica, collegata ad un sensore di
temperatura. Il sensore aziona un dispositivo meccanico che convoglia l’acqua allo
scambiatore prima che la temperatura abbia raggiunto il valore di 100°C. In base alla
normativa in vigore in Italia, gli impianti devono essere dotati di un vaso di espansione aperto che deve essere posizionato nel punto più alto dell’impianto.
Le caldaie devono essere dimensionate tenendo conto che, per riscaldare un
edificio, sono necessari 20÷40 W m-3 in funzione delle caratteristiche intrinseche dell’edificio stesso. Per limitare i fenomeni corrosivi interni e ridurre i volumi dei fumi prodotti, le caldaie a fiamma inversa dovrebbero essere alimentate
con legna dal contenuto in umidità non superiore al 25%. Questa tipologia di
impianti ha tempi di ritorno dell’investimento di circa 3÷8 anni.
Le caldaie a cippato utilizzano legna da ardere ridotta in piccole dimensioni e
sono costituite in genere da: sezione di stoccaggio del cippato, caldaia, sistema di
movimentazione del combustibile, centralina di regolazione, eventuale accumulatore inerziale e dispositivo per l’ottenimento di acqua calda sanitaria.
Queste tipologie di impianti sono completamente automatizzate, compresa la sezione di caricamento del combustibile. In questo caso le caldaie possono essere:
- a griglia fissa, adatte a bruciare i fini e con basso contenuto di umidità (<10%)
- a griglia mobile, per bruciare combustibili con pezzatura grossolana e con un
contenuto di umidità fino al 35%.
Figura 31: Schema di una caldaia a cippato: 1. Caldaia, 2. Tramoggia di carico del cippato, 3. Coclea di trasporto, 4. Silo di stoccaggio, 5. Estrattore (Fonte: Progetto Res&Rue
Dissemination, ITABIA, 2003)
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
101
I tempi di ritorno dell’investimento sono variabili e compresi tra 2,7 e 5,6 anni.
Le caldaie a pellet sono costituite in genere da: un sistema di stoccaggio del
pellet, una caldaia, un sistema di alimentazione del combustibile, una centralina
di regolazione, un eventuale accumulatore inerziale e un dispositivo per l’ottenimento di acqua calda sanitaria.
Le caldaie a pellet richiedono un silo per lo stoccaggio del combustibile, da cui
questo è prelevato mediante una coclea e trasportato in caldaia
L’accensione della caldaia è sempre automatizzata e avviene mediante una resistenza elettrica. Di fondamentale importanza è il dispositivo di sicurezza contro
il ritorno di fiamma dal bruciatore verso il silo. Le caldaie a pellet hanno tempi
di ritorno dell’investimento variabili tra 3,6 e 12 anni.
Le dimensioni delle particelle di cippato o pellet costituiscono un importante
parametro di processo. La dimensione caratteristica del pellet è il diametro, che
può variare tra 6 e 8 mm. Un diametro maggiore può creare problemi al corretto
funzionamento della caldaia. Inoltre è fondamentale che i pellet abbiano in media una dimensione omogenea perché, in caso contrario, si potrebbe bloccare
il sistema di alimentazione o si potrebbero formare dei ponti nelle tramogge di
stoccaggio (CTI, 2011).
Figura 32: Schema di una caldaia a pellet (Fonte: Biomass combustion in Europe. Overview on technologies and regulation. New York State Energy Research and Development
Authority, 2008)
102
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
IMPIANTI CON CAPACITÀ TERMICA MAGGIORE DI 100 KW
Le principali tipologie industriali di combustori per biomasse sono:
- Forni a letto fisso
Forni a griglia
Forni rotanti
- Forni a letto fluido
Bollente
Ricircolante
- Bruciatori per polvere di biomassa
Figura 33: Diagramma delle principali tecnologie di combustione delle biomasse
(Fonte: Biomass Handbook, 2008)
Forni a letto fisso
Nei sistemi di combustione a letto fisso l’aria primaria passa attraverso il letto
costituito dal materiale legnoso, in modo da ottenere l’essiccamento, la gassificazione e la combustione della biomassa. I gas prodotti sono convogliati in una
zona separata dal letto di materiale legnoso e portati a combustione mediante
l’ausilio di aria secondaria. Tra i sistemi a letto fisso si distinguono le tecnologie
dei forni a griglia e dei forni rotanti.
I forni a griglia sono utilizzati per biomasse combustibili con un elevato contenuto in umidità, con dimensioni delle particelle variabili e con un alto contenuto
in ceneri. Diverse sono le tipologie di forno a griglia disponibili: fissa, mobile,
circolante, rotante e vibrante.
In base alle direzioni dei fumi e del combustibile si hanno flussi in controcorrente (fiamma in direzione opposta al combustibile), in equicorrente (fiamma nella
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
103
stessa direzione del combustibile), flusso incrociato (fumi rimossi nel centro della
camera di combustione).
La combustione in controcorrente è più adatta per combustibili con bassi valori
di potere calorifico, mentre la combustione in equicorrente viene applicata per
combustibili a basso tenore idrico, come gli scarti del legname e la paglia.
I sistemi a flusso incrociato sono impiegati in impianti con camere di combustione secondarie verticali.
In generale i forni a griglia possono operare anche con un carico del 25% rispetto alla capacità massima, se si effettua un adeguato dimensionamento del flusso
di aria primaria.
Le griglie a nastro trasportatore (dette anche “circolanti”) sono formate da barre che costituiscono un unico nastro continuo in movimento lungo la camera di
combustione, mentre il combustibile è alimentato mediante una coclea posta
ad un’estremità della camera di combustione stessa. La velocità della griglia è
regolata in base al tempo necessario ad avere la completa combustione della
biomassa alimentata. I vantaggi si traducono in condizioni di combustione più
uniformi per il legno, i chip ed i pellet, ed in minori emissioni di particolato.
Figura 34: Schema di funzionamento di un forno a griglia
(Fonte: Biomass Handbook, 2008)
I sistemi a griglia fissa sono impiegati solamente su piccola scala. In questo
caso, l’avanzamento del combustibile all’interno della camera di combustione
avviene mediante caduta per gravità poiché la griglia è inclinata.
I forni a griglia mobile sono anch’essi normalmente dotati di una griglia inclinata, costituita da barre fisse e mobili che, muovendosi avanti e indietro, trasportano il combustibile lungo la griglia stessa. Il materiale è rimescolato e uniformemente distribuito sopra la griglia, in modo che l’aria primaria sia ripartita
in maniera omogenea, ottimizzando la combustione. La griglia è normalmente
104
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
formata da diverse sezioni che si possono muovere a velocità differenti in funzione degli stadi della combustione. I forni a griglia mobile sono impiegabili per
il trattamento di un’ampia varietà di biomasse.
Le griglie vibranti sono costituite da una parete tubolare alettata inclinata, posizionata su molle, sulla quale il combustibile è alimentato con diffusori o coclee. Le
vibrazioni hanno una durata di 5÷10 secondi e una frequenza di 15÷20 minuti,
impedendo la formazione di grosse particelle di scorie. I forni a griglia vibrante
consentono di ottenere elevate efficienze termiche (fino al 92%) comparabili con
quelle dei sistemi a letto fluido. I consumi di energia e l’usura della griglia rendono questa tecnologia vantaggiosa per quanto riguarda i costi operativi.
Nel caso in cui la distribuzione disomogenea del combustibile sulla griglia
comporti una combustione incompleta, si verifica una maggiore emissione di
monossido di carbonio. Un ulteriore svantaggio è rappresentato dalla difficile
gestione delle ceneri.
I forni rotanti rappresentano una nuova tecnologia di combustione e fanno uso
di griglie a sezioni coniche che ruotano in direzioni opposte. I forni rotanti con
alimentazione delle biomasse dal basso (denominati “underfeed stokers”) sono
rappresentati in Figura 35. Questa configurazione consente una buona miscelazione del combustibile umido con quello già acceso. Le griglie rotanti con alimentazione del materiale dal basso sono utilizzate per la combustione di biomasse
con pezzatura fino a 50 mm e con umidità inferiore al 45%.
Tra i vantaggi di questo tipo di forni vi è la possibilità di operare a un carico
inferiore alla capacità massima di alimentazione. Con questa tipologia di combustore si possono raggiungere efficienze termiche dell’80÷85% e si possono
costruire impianti capacità produttiva fino a 6 MWt.
I punti deboli di questa tecnologia di combustione sono le limitate esperienze
nell’impiego di differenti combustibili con diversi carichi, e l’esigenza di frequenti fermate per rimuovere le particelle di ceneri di grosse dimensioni.
Figura 35: Schema di funzionamento di un forno rotante. 1. Camera di combustione, 2. Bruciatore d’avviamento, 3. Ventilatore, 4. Bruciatore ausiliario, 5. Scarico
ceneri, 6. Coclea alimentazione, 7. Tramoggia di carico, 8. Scarico gas combusti
(CRB, 2010/2011)
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
105
Forni a letto fluido
I sistemi di combustione a letto fluido sono stati impiegati a partire dagli anni
’60 per il trattamento di rifiuti urbani e industriali.
Nei sistemi a letto fluido la camera di combustione, tipicamente cilindrica, contiene un materiale di riempimento inerte, generalmente silice o dolomite, che insieme al combustibile è portato in sospensione dall’aria insufflata dal basso.
La velocità con cui il materiale inerte e il combustibile sono fluidizzati, definita
“velocità di fluidizzazione”, è un parametro fondamentale. In funzione di questa
sono distinti i sistemi a letto fluido bollente e a letto fluido circolante.
La miscelazione aria-combustibile così ottenuta permette di ottenere elevate
efficienze di scambio termico, realizzando le condizioni per una buona combustione con un limitato eccesso di aria e prevenendo la produzione di incombusti. I forni a letto fluido possono essere alimentati con miscele di diversi
combustibili. Tuttavia è necessario che la dimensione delle particelle non sia
superiore a 40 mm per i sistemi a letto fluido circolante e a 80 mm per i sistemi a letto fluido bollente. La velocità superficiale di fluidizzazione, data dalla
seguente espressione, deve essere superiore ad un valore minimo dipendente
dal tipo di letto fluido:
U = Q/S
dove: Q = portata volumetrica del gas fluidizzante
S = sezione trasversale del letto fluido.
Per i sistemi a letto fluido bollente la velocità minima di fluidizzazione è di 1÷2,5
m s-1, mentre per i sistemi a letto fluido circolante è di 5÷10 m s-1.
Il fattore di eccesso d’aria è di 1,3÷1,4 per i sistemi a letto fluido bollente e di
1,1÷1,2 per i sistemi a letto fluido circolante. L’elevata turbolenza migliora lo
scambio termico e rende uniforme la distribuzione della temperatura.
In genere nei sistemi a letto fluido bollente il materiale inerte impiegato è sabbia silicea con dimensione delle particelle di circa 1 mm, mentre nei sistemi a
letto fluido circolante è costituito da particelle di sabbia con diametro compreso
tra 0,2 e 0,4 mm.
Le particelle di sabbia possono essere trascinate dai fumi e recuperate per il
reinserimento nella camera di combustione mediante l’utilizzo di cicloni.
Allo scopo di abbassare la temperatura del letto e mantenerla a 800÷900°C,
possono essere impiegati degli scambiatori di calore interni o a parete.
I principali svantaggi di questi sistemi sono l’elevato costo e l’applicabilità ad
impianti di grande taglia, con potenze installate superiori a 30 MWt.
106
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
Figura 36: Schema di funzionamento di un forno a letto fluido (CRB, 2010/2011)
Bruciatori per polvere di biomassa
Gli impianti a combustione di polveri utilizzano combustibili con particelle di
diametro inferiore ai 10÷20 mm e umidità non superiore al 20%. Ultimamente
si sta diffondendo l’uso di questi sistemi di combustione per il trattamento delle
polveri fini che si originano nella preparazione del cippato.
In virtù della ridotta dimensione delle particelle e dell’insufflazione di aria e
dei fumi ricircolati, all’interno della camera di combustione si realizza un moto
vorticoso, che favorisce la combustione completa e rapida del materiale.
Nella Tabella 33 sono riassunti i vantaggi e gli svantaggi delle diverse tecnologie
di combustione esposte.
Nella Tabella 34 sono evidenziate le diverse tipologie di impianto, unitamente
alle caratteristiche dei combustibili ed alle potenze termiche. Un requisito fondamentale per tutte le tipologie impiantistiche è un basso contenuto di ceneri
nelle biomasse alimentate che, normalmente, deve essere inferiore al 5%.
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
107
Vantaggi
Svantaggi
Forni a griglia
Bassi costi di investimento per impianti
<20 MWt e costi operativi
Basso contenuto di polveri nei fumi
Bassa formazione di scorie
Impossibilità a miscelare di biomasse
erbacee e legnose
Richiesta di rimozione spinta degli NOx
Diminuzione dell’efficienza per eccessi
di Ossigeno del 6÷8% vol.
Condizioni di combustione non omogenee
Scarsa flessibilità al carico parziale
Forni rotanti
Bassi costi di investimento per impianti
<6 MWt
Semplicità di controllo
dell’alimentazione continua
Basso livello di emissioni
Necessità di combustibili con basso
contenuto di ceneri e caratterizzate
da alto punto di fusione
Limitazione alla gamma di pezzature
Assenza di organi in movimento
nella camera di combustione
Minori emissioni di NOx
Alta flessibilità per umidità e tipologia del
combustibile
Incremento dell’efficienza termica e
limitazione dei fumi per eccessi di Ossigeno
del 3÷4% vol. (per il letto fluido bollente) e
1÷2% vol. (per il letto fluido circolante)
Combustione omogenea facilmente
realizzabile per il letto fluido circolante
Alti costi di investimento per impianti
<20 MWt (letto fluido bollente) e <30MWt
(letto fluido circolante)
Limitazione alla gamma di pezzature
(<80 mm per il letto fluido bollente e
<40mm per il letto fluido circolante)
Elevato contenuto di polveri nei fumi
Scarsa flessibilità al carico parziale
Media o alta produzione di scorie
Perdita di materiale per trascinamento
Possibile corrosione
Incremento dell’efficienza termica
per eccessi di Ossigeno del 4÷6% vol.
Flessibilità e controllo dell’alimentazione
Limitazione alla gamma di pezzature
(<10÷20 mm)
Possibile usura delle pareti interne
Letto fluido bollente e circolante
Combustione di polveri
Tabella 33: Vantaggi e svantaggi delle tecnologie di combustione delle biomasse
108
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
Tipologia
Potenza
Combustibile
Umidità
Griglia mobile
150 kWt÷1,5 MWt
Legno, biomasse
5%÷60%
Forno rotante
Fino a 6 MWt
Biomasse, cippato
<45%
Letto fluido bollente
5÷15 MWt
Biomasse (d<10 mm)
5%÷60%
Letto fluido circolante
15÷100 MWt
Biomasse (d<10 mm)
5%÷60%
Combustione polvere
Fino a 10 MWt
Biomasse (d<5 mm)
<20%
Tabella 34: Schema riepilogativo delle tecnologie di combustione delle biomasse
Cicli di produzione dell’energia
In generale la produzione di energia mediante combustione può essere effettuata
sia mediante cicli termici chiusi, sia mediante processi aperti.
Nei cicli termici chiusi la combustione e la produzione di energia sono separate dal
trasferimento di calore dai gas caldi di combustione al fluido di processo impiegato
in un ciclo secondario, mentre il gas e il fluido di processo coincidono nei cicli aperti.
Poiché i fumi prodotti dalla combustione delle biomasse possono contenere composti in grado di danneggiare i motori (particelle di ceneri volanti, metalli, Cloro), le
tecnologie per la produzione di energia sono basate su cicli termici chiusi.
Nella Tabella 35 sono riassunti i processi a ciclo chiuso usati nella produzione di
energia da biomasse. I processi di conversione più diffusi sono quelli che prevedono
l’impiego di turbine e motori a vapore. Per alcune applicazioni possono essere di
interesse le turbine a gas a ciclo chiuso e i motori Stirling.
Fluido di processo
Tecnologia
Turbina a vapore
Capacità
0,5 – 500 MW
Stato della Tecnologia
Consolidata
Motore a vapore
Liquido e vapore
100 kW – 1MW
Consolidata
a pistoni
con cambiamento
di fase
Motore a vapore
500 kW – 1MW
Sviluppo
a vite
Turbina a vapore
Impianti
0,5 – 500 MW
commerciali
con ORC
Gas senza
cambiamento
di fase
Turbina a gas a
ciclo chiuso
0,5 – 500 MW
Sviluppo
Motore Stirling
20 kW – 100 kW
Sviluppo
Tabella 35: Tecnologie per la generazione di energia da biocombustibili
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
109
Turbine a vapore
Il calore generato dal processo di combustione è impiegato per produrre vapore
surriscaldato ad alta pressione in una caldaia operante a pressioni comprese tra 20
e 100 bar. Il vapore è espanso nella turbina e fornisce l’energia meccanica necessaria a mettere in moto un generatore di elettricità. Le turbine a vapore sono impiegate in impianti di potenza media-grande fino a 500 MW. I rendimenti elettrici sono
compresi tra il 15 e il 30%, mentre i rendimenti termici sono compresi fra 0 e 60%.
I vantaggi e gli svantaggi delle turbine a vapore sono riportati nella Tabella 36.
Motori a vapore
I motori a vapore a pistoni sono disponibili con potenze comprese tra 100 e
1.000 kW e pertanto possono essere utilizzati in piccoli impianti per i quali non
sono disponibili le turbine a vapore, o negli impianti di media taglia in alternativa alle turbine a vapore.
I motori a vapore a pistoni hanno una configurazione da uno a sei cilindri e possono lavorare con espansioni in singolo o in multistadio.
Vantaggi
Svantaggi
Motori a vapore
Tecnologia consolidata con elevata affidabilità
Ampio intervallo di potenza
Moderati costi di manutenzione
Costi di investimento relativamente bassi
Limitate efficienze per turbine di taglia 1MW
Riduzioni di rendimento e necessità
di controllo maggiore per carico parziale
Rischio di corrosione dovuto alla
composizione dei fumi
Necessità di personale qualificato e presidio
continuo dell’impianto
Necessità di vapore di alta qualità
Possibile necessità di modifiche alla caldaia
Tabella 36: Vantaggi e svantaggi delle turbine a vapore
L’efficienza dipende dalle caratteristiche del vapore. I rendimenti elettrici sono
compresi tra l’8% e il 20%, mentre i rendimenti termici sono dell’ordine del
70÷80%. I vantaggi e gli svantaggi dei motori a vapore a pistoni sono riportati
nella Tabella 37.
I motori a vapore a vite sono attualmente nella fase di sviluppo. A differenza
delle turbine a vapore, in queste apparecchiature il vapore è espanso in un motore a vite connesso con un generatore di energia elettrica. Questa tecnologia
deriva dai compressori a vite ed è adeguato per impianti di cogenerazione ali-
110
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
Vantaggi
Svantaggi
Motori a vapore a pistoni
Possibilità di impiego con vapore saturo
Buone prestazioni a carico parziale,
con rendimenti elettrici abbastanza costanti
Modularità che consente lo spillamento
del vapore a diverse pressioni,
con conseguente aumento del rendimento
Affidabilità
Semplicità
Limitati a una potenza massima di 1.000 kW
Vibrazioni e produzione di rumore
Alti costi di investimento
Richiesta di personale qualificato
Rendimento condizionato dalla pressione
di immissione del vapore
Tabella 37: Vantaggi e svantaggi dei motori a vapore a pistoni
mentati con biomasse con potenze comprese tra 200 kW e 2.500 kW.
I motori a vapore a vite sono macchine compatte, con una vita operativa prolungata e bassi costi di manutenzione.
I vantaggi di questa apparecchiatura per la produzione combinata di energia elettrica e termica (Combined Heat and Power, CHP) possono essere così riassunti:
- efficienza elettrica del 10÷12% per unità CHP di potenza inferiore a 1 MW
- efficienza buona per fluttuazioni del carico tra il 30% ed il 100% della potenza elettrica nominale
- tolleranza a delle variazioni della qualità del vapore.
Figura 37: Sezione trasversale di un motore a vapore a vite. 1. Ingresso vapore, 2.
uscita vapore esausto, 3. rotore, 4. albero di tenuta (Fonte: Bios Bioenergiesysteme
GmbH, Austria, 2003)
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
111
Ciclo Rankine a fluido organico (ORC)
La generazione di elettricità mediante ciclo Rankine a fluido organico (Organic
Rankine Cycle, ORC) corrisponde al processo Rankine convenzionale nel quale,
però, l’acqua è sostituita da un fluido organico e si possono adottare temperature di lavoro comprese tra 200°C e 300°C.
Il principio sul quale si basa il funzionamento di un ciclo ORC è mostrato nella Figura 38. L’unità ORC opera impiegando come fluido di processo un fluido organico che viene pressurizzato, vaporizzato e leggermente surriscaldato
nell’evaporatore. Esso è poi fatto espandere in una turbina connessa direttamente con un generatore. Successivamente il fluido organico passa in un rigeneratore nel quale avviene il recupero del calore ed infine entra nel condensatore.
La condensazione del fluido organico è effettuata a temperature (80÷90°C) tali
da permettere un ulteriore recupero del calore ed il successivo impiego nel riscaldamento di altre utenze. I rendimenti elettrici sono compresi tra il 18% e il
20%, mentre i rendimenti termici sono dell’ordine del 75÷80%.
I vantaggi e gli svantaggi dei processi ORC sono riportati nella Tabella 38.
Turbine a gas a ciclo chiuso
Le turbine a gas a ciclo chiuso utilizzano come fluido di lavoro combustibili gassosi ottenuti da biomasse solide oppure gas naturale.
La configurazione impiantistica attualmente adottata nel settore delle biomasse è illustrata nella Figura 39 e denominata “Externally fired gas turbine”
(EFGT), caratterizzata dall’impiego negli scambiatori di calore di materiali
metallici anziché ceramici.
Figura 38: Schema di un impianto di combustione di biomasse e di un processo
ORC (Fonte: BIOS Bioenergiesysteme GmbH, Austria 2008)
112
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
Vantaggi
Svantaggi
Processi ORC
Alto grado di automazione e possibilità
di controllo in remoto
Buone prestazioni a carico parziale
Possibilità di impiego del calore
a basse temperature
Bassi costi di manutenzione
Costi di investimento relativamente
elevati
Tossicità e infiammabilità dei fluidi
organici
Necessità di smaltimento dell’olio
termico esausto
Tabella 38: Vantaggi e svantaggi dei processi ORC
Ciò si traduce in una riduzione dei costi e in una semplificazione impiantistica.
Per contro, si possono riscontrare problemi corrosivi dovuti alla composizione
dei fumi. Il rendimento di questi sistemi è dell’ordine del 23÷28%.
Motori Stirling
I motori Stirling sono basati su un ciclo nel quale il gas di processo (in genere
aria, Elio, Azoto o Idrogeno) viene alternativamente compresso ed espanso in
un volume cilindrico.
Questi motori possono essere integrati a sistemi convenzionali di combustione
di biomasse solide. L’energia termica dei fumi di combustione è ceduta al fluido di processo mediante uno scambiatore di calore operante a temperature
comprese tra 680°C e 780°C. In questo modo si realizza l’espansione del gas
di processo all’interno del motore Stirling. Inoltre, il calore residuo dei fumi è
utilizzato per preriscaldare l’acqua.
Figura 39: Schema di un impianto di combustione di biomasse abbinato ad una
turbina a gas a ciclo chiuso (Elaborazione Laboratorio Biocombustibili e Biomasse)
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
113
La compressione del gas di processo, invece, avviene con la cessione di calore ad una sorgente fredda, in genere costituita dall’acqua di raffreddamento.
Nella Figura 40 è riportato uno schema di funzionamento del ciclo. I motori
Stirling alimentati con gas naturale o con altri combustibili sono già nella
fase di commercializzazione, mentre quelli alimentati a biomasse sono ancora nella fase dimostrativa.
7.2
Gassificazione
Il processo di gassificazione avviene all’interno di un reattore, il gassificatore, nel quale è immesso il combustibile primario (biomassa) insieme all’ossidante (Ossigeno ad elevato grado di purezza o aria) e ad un agente moderatore (vapore o acqua).
In genere i gassificatori sono reattori di forma cilindrica realizzati in acciaio
e rivestiti internamente in materiale refrattario.
I prodotti del processo sono una frazione gassosa, denominata syngas, e le
Figura 40: Schema di un motore Stirling con produzione combinata di energia termica ed elettrica (Henrik Carlsen, DTU, Danimarca, 2001)
114
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
scorie. Queste ultime rappresentano il residuo solido delle diverse reazioni
chimiche che avvengono nella gassificazione. Il syngas in uscita dal gassificatore è composto prevalentemente da anidride carbonica (CO2), monossido
di carbonio (CO), Idrogeno (H2), acqua (H2O), metano (CH4) e una quantità di
composti e/o sostanze non desiderate quali: idrogeno solforato (H2S), solfuro di carbonile (COS), ammoniaca (NH3), acido cloridrico (HCl), polveri e la
frazione più pesante di idrocarburi complessi chiamata TAR. Qualora come
ossidante venga scelta l’aria, il syngas in uscita dal gassificatore sarà ricco di
Azoto e avrà un potere calorifico inferiore a quello del syngas prodotto utilizzando come ossidante l’Ossigeno puro. Le temperature di gassificazione
delle biomasse sono dell’ordine di 600-1.500°C.
Nella Figura 41 è riportato uno schema semplificato di un impianto di gas-
Figura 41: Schema di un impianto di gassificazione (Elaborazione Laboratorio Biocombustibili e Biomasse)
sificazione.
I parametri operativi del processo di gassificazione sono:
- Temperatura
- Pressione
- Rapporto Ossigeno-Carbonio (O2/C, denominato γ)
- Rapporto Vapore-Carbonio (Vapore/C, denominato μ)
- % di Ossigeno.
Il processo di gassificazione è un processo complesso, durante il quale avvengono molte reazioni chimiche, le più importanti delle quali si chiamano reazioni
di gassificazione e favoriscono la formazione di un syngas ricco di H2 e CO. Tali
reazioni sono favorite da alte pressioni e temperature.
Tipicamente il processo di gassificazione è costituito da diverse sezioni d’impianto, che possono variare in funzione della biomassa trattata in ingresso ma
che, in generale, si possono riassumere in:
- sezione di triturazione/macinazione molto spinta
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
115
- sezione di essiccamento
- gassificatore
- unità per la produzione di Ossigeno ad elevata purezza, se si sceglie come ossidante l’Ossigeno, denominata “Air Separation Unit” (ASU)
- sezione di raffreddamento syngas
- sezione di purificazione syngas
- sezione di rimozione della CO dal syngas, denominata “CO-shift”
- sezione di potenza o di produzione di benzine sintetiche (mediante il processo denominato Fisher-Tropsch), a seconda dell’uso che si vuole fare del syngas.
La triturazione spinta del materiale in ingresso è un’operazione unitaria necessaria poiché la ridotta dimensione delle particelle è un parametro fondamentale per tutte le tecnologie di gassificazione. Su alcune tipologie di reattore non è
necessario essiccare la biomassa, che è alimentata sotto forma di una miscela di
acqua e polverino di legno denominata slurry.
I reattori di gassificazione si possono suddividere in tre categorie principali a
seconda del loro assetto termodinamico:
- gassificatori a letto fisso (fixed bed)
equicorrente (downdraft)
controcorrente (updraft)
a flusso incrociato (crossdraft)
- gassificatori a letto fluido (fluidized bed)
- gassificatori a letto trascinato (entrained flow).
Nella Tabella 39 sono evidenziate le principali differenze di processo tra le tipologie di reattori di gassificazione.
Tipo di gassificatore
Letto fisso
Pressione [bar] (1)
Temperatura [°C](1)
Moderatore(1)
Ossidante (1)
Temperatura di uscita gas [°C] (1)
Taglia d’impianto [MWt](2)
Dimensione particelle [mm] (2)
Letto fluido
Letto trascinato
1
1÷35
1÷19
1.300÷1.400
650÷950
800÷1.000
-
Vapore
-
Ossigeno/aria
Ossigeno/aria
Aria
-
300÷800
600÷900
0,01÷12
2÷150
-
5÷100 6÷50 <2
Tabella 39: Confronto tra le principali tecnologie di gassificazione. “-” indica che il
dato è non conosciuto o non trovato (Fonte: (1) Ciferno et al., 2002; (2) Dai et al., 2012)
116
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
Gassificatori a letto fisso
I gassificatori a letto fisso sono i reattori di più semplice costruzione. In questa tipologia di gassificatori, che possono essere alimentati in controcorrente
(updraft), equicorrente (downdraft) o a flusso incrociato (crossdraft), si raggiungono elevate efficienze energetiche, soprattutto nei gassificatori alimentati
in controcorrente nei quali è favorito lo scambio termico tra biomassa entrante
e gas di sintesi uscente.
Questo tipo di gassificatori si prestano per il trattamento di basse portate di
alimentazione. Le temperature interne al reattore sono inferiori alla temperatura di fusione delle ceneri e di conseguenza il gas di sintesi prodotto ha una
temperatura più bassa rispetto ai fumi prodotti dalla combustione. Le biomasse
in ingresso devono avere dimensioni omogenee delle particelle e, in particolare,
un massimo il 10÷30% di particelle con diametro superiore ai 6 mm.
Con tale tecnologia si hanno elevati consumi di agente moderatore e bassi consumi di Ossigeno o aria. Rispetto alle altre tipologie di gassificatori si hanno più
bassi costi di gestione.
Nel gassificatore updraft le biomasse sono alimentate nella parte superiore,
dove avviene anche l’uscita del syngas prodotto. Il letto di materiale solido è
sostenuto da una griglia che lascia passare il comburente (aria o Ossigeno) immesso dal basso, mentre le ceneri sono raccolte sul fondo, come mostrato nella
Figura 42: Schema di gassificatori a letto fisso (Fonte: Review of Finnish biomass
gasification technologies, Opet Report 4, 2002)
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
117
Figura 42.
I vantaggi principali di questo tipo di gassificatore sono: l’elevata capacità di
combustione del residuo carbonioso denominato char, la semplicità nella conduzione, l’elevato trasferimento di calore che si realizza tra la biomassa ed il
syngas, la possibilità di impiegare biomasse ad elevata umidità (fino al 60%).
Lo svantaggio principale è rappresentato da un’elevata produzione di composti
condensabili (TAR, che è la frazione pesante degli idrocarburi generati dalle reazioni) che possono intasare le linee di alimentazione e contaminare il syngas.
Nella corrente di syngas prodotto sono contenute percentuali elevate di TAR,
dell’ordine del 10÷20% in peso. Ciò richiede sistemi di rimozione delle particelle molto spinti, prima che il gas possa essere inviato ai sistemi di conversione
energetica (Ciferno et al., 2002).
Nei gassificatori a letto fisso downdraft, il combustibile e l’ossidante sono
entrambi alimentati nella sezione superiore e discendono verso il basso attraversando il letto solido.
Il maggiore vantaggio di questa tipologia di gassificatori è dato dal fatto che il
syngas ha un basso contenuto in TAR, anche inferiore allo 0,01% (Ciferno et al.,
2002). Al contrario, i principali svantaggi sono dovuti ai requisiti più restrittivi
in termini di dimensioni e umidità (che deve essere inferiore al 20%) delle particelle alimentate e all’elevata quantità di particelle solide nel gas.
Il funzionamento dei gassificatori a letto fisso crossdraft è simile a quello degli updraft, ma il combustibile si muove verso il basso mentre il comburente è
immesso trasversalmente. Con questo processo l’efficienza di conversione dei
TAR è molto limitata e conseguentemente si può ottenere un syngas ricco di impurezze. Tuttavia questa tecnologia presenta il vantaggio di richiedere una linea
di trattamento dei gas semplice (costituita da cicloni e filtri), e quindi di poter
essere sviluppata su piccola scala.
Gassificatori a letto fluido
Nei gassificatori a letto fluido un flusso di aria, Ossigeno o vapore in pressione
è inviato nel reattore dal fondo, mentre la biomassa è alimentata dalla parte
superiore. I sistemi a letto fluido sono così definiti perché una corrente di fluido
investe un letto di particelle solide e, al raggiungimento di una certa velocità, le
trascina mantenendole in sospensione.
Tale materiale solido, già presente all’interno del reattore, è di norma inerte (ad
esempio sabbia silicea) oppure è rappresentato da un catalizzatore necessario
a indirizzare la reazione verso la riduzione del TAR o verso una specifica composizione del syngas. La biomassa, alimentata in pezzatura molto ridotta, va a
costituire la fase solida in sospensione insieme al materiale inerte o al catalizzatore. Le condizioni fluidodinamiche che si vengono a creare consentono un’intima miscelazione delle particelle di biomassa con l’agente ossidante e, pertanto,
viene favorita la trasmissione del calore.
118
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
In questa tipologia di gassificatori la temperatura è distribuita uniformemente
all’interno del reattore con valori inferiori alla temperatura di fusione delle ceneri, raggiungendo alte efficienze di scambio termico. Questi reattori si prestano
al trattamento di portate elevate di biomassa e presentano moderati consumi di
Ossigeno, aria o vapore con elevate velocità di reazione. Il syngas ottenuto presenta un contenuto di TAR medio-basso. Per contro si ha un’elevata produzione
di particolato con conseguente trascinamento. Le ceneri in uscita dal gassificatore potrebbero contenere residui di particelle non reagite. I tempi di permanenza
della biomassa all’interno del gassificatore sono tipicamente di 30÷60 minuti.
Figura 43: Schema di un gassificatore a letto fluido (Fonte: “The GTI Gasification
Process”, Gas Technology Institute, 2009)
Gassificatori a letto trascinato
I gassificatori a letto trascinato sono caratterizzati da un flusso in equicorrente
di biomassa, Ossigeno e vapore ed elevata temperatura operativa. Il consumo di
vapore è basso, mentre è elevato il consumo di Ossigeno o aria.
In questi reattori la conversione energetica delle biomasse è completa.
Le biomasse possono essere alimentate in forma secca o sotto forma di slurry
ossia di miscela di acqua e polverino di biomassa legnosa. Il syngas prodotto è
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
119
praticamente privo di idrocarburi pesanti e di metano, e la produzione di TAR
è bassissima. Le scorie sono inerti e prodotte in alti quantitativi allo stato vetrificato. Per contro i costi di gestione di questa tipologia di impianti sono alti
rispetto a quelli delle altre tipologie di gassificatori.
Il vantaggio principale di questi reattori è rappresentato dai brevi tempi di permanenza della biomassa all’interno del reattore (dell’ordine di pochi secondi).
Figura 44: Schema di un gassificatore Texaco a letto trascinato (Fonte: “The GTI Gasification Process”, Gas Technology Institute, 2009)
Composizione del syngas
La composizione del syngas in uscita dal gassificatore, come accennato in precedenza, varia in funzione dell’ossidante utilizzato.
La Tabella 40 illustra la composizione media del syngas in funzione dell’agente ossidante, ed evidenzia come l’impiego dell’aria dia luogo ad un syngas con
un potere calorifico nettamente inferiore rispetto a quello ottenibile mediante
l’impiego di Ossigeno puro.
Il syngas generato dalle reazioni di gassificazione può essere inviato ai processi
120
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CO
CO2
H2
CH4
C2H4
N2
PCI [MJ Nm-3]
Aria
Ossigeno
Vapore
12÷15
14÷17
9÷10
2÷4
0,2÷1
56÷59
3,8÷4,6
30÷37
25÷29
30÷34
4÷6
0,7
2÷5
10
32÷41
17÷19
24÷26
12,4
2,5
2,5
12÷13
Tabella 40: Composizione media del syngas in funzione dell’agente ossidante impiegato (Fonte: Manfrida, 2005-2006)
di sintesi di Fischer-Tropsch per la produzione di bio-benzine e bio-diesel oppure
mandato in caldaia per la produzione di energia elettrica e termica.
Spesso però occorre purificare il syngas prima dell’invio all’utilizzo finale. Infatti,
il syngas può contenere composti come l’idrogeno solforato (H2S) e il solfuro di
carbonile (COS), che possono generare problemi di corrosione ed incrostazioni.
I principali inquinanti presenti nel syngas e i problemi che possono comportare
Contaminanti
Esempi
Particolato
Ceneri, char, materiali inerti Erosione
di riempimento del letto del reattore
Metalli alcalini
Composti dell’Azoto
Composti del Sodio e del Potassio
Corrosione a caldo,
avvelenamento dei catalizzatori
NH3 e HCN
Emissioni in atmosfera
TAR
Composti aromatici
Intasamento dei filtri
Zolfo, Cloro
H2S e HCl
Problemi probabili
Corrosione, emissioni,
avvelenamento dei catalizzatori
Tabella 41: Principali inquinanti nel syngas (Fonte: Ciferno et al., 2002)
sono illustrati nella Tabella 41.
La rimozione dei composti acidi viene effettuata mediante assorbimento fisico
o mediante solventi quali miscele di ammine. Qualche sostanza (per esempio
COS) deve essere convertita in H2S prima dell’utilizzo finale. La complessità del
processo di trattamento del syngas ed i suoi costi stanno rallentando lo diffusione dei processi di gassificazione delle biomasse.
Per esempio nei gassificatori di piccola taglia la quantità di TAR che contamina
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
121
il syngas condensa durante il raffreddamento del gas, e determina lo sporcamento e il blocco delle apparecchiature con le quali va a contatto.
La composizione del syngas dipende dai parametri di esercizio dei gassificatori
ed in particolare da temperatura, pressione, rapporto ossidante/combustibile e
tempo di permanenza nel reattore.
Diversi lavori di ricerca hanno dimostrato che la concentrazione del TAR tende
a ridursi con l’aumento delle temperature (>800°C), delle pressioni e del rapporto ossidante/combustibile.
Altri studi hanno dimostrato che, iniettando nel gassificatore calcare e dolomite, si aumenta il grado di conversione delle biomasse e si riduce la concentrazione di TAR.
7.3
Pirolisi
La pirolisi è un processo termico che ha luogo in un reattore, denominato pirolizzatore o forno pirolitico, in assenza di Ossigeno e in atmosfera inerte. Le
temperature di processo, dell’ordine di 400°C e mai superiori a 800°C, sono raggiunte con l’apporto di calore dall’esterno (reazioni endotermiche). Durante il
processo di pirolisi avviene una degradazione termica del materiale organico
che può essere supportata anche da catalizzatori e, in tal caso, prende il nome
di pirolisi catalitica. I prodotti di pirolisi sono: un gas combustibile chiamato gas
di pirolisi, un liquido chiamato bio olio e un residuo carbonioso chiamato char.
La percentuale di formazione delle frazioni gassosa, liquida e solida dipende
principalmente, oltre che dalla composizione chimica della biomassa alimentata, dalla temperatura di processo e dal tempo di residenza della biomassa nel
forno pirolitico. A seconda dei tempi di permanenza delle biomasse all’interno
del reattore pirolitico e delle temperature di processo, la pirolisi è definita lenta (Gasification), veloce (Fast pyrolysis), o carbonizzazione (Carbonisation). La
carbonizzazione è stata utilizzata fin dai tempi antichi per la produzione del
carbone dalla legna. Attualmente nel settore delle biomasse la fast pyrolysis rappresenta il processo più utilizzato.
La Tabella 42 illustra le percentuali dei prodotti di pirolisi ottenibili in funzione
dei tempi di permanenza e delle temperature di processo.
Un impianto di pirolisi è costituito da diverse operazioni unitarie, di cui le principali, pur considerando alcuni pretrattamenti aggiuntivi in funzione delle caratteristiche della biomassa in ingresso, sono (Figura 45):
- sezione di triturazione/macinazione
- sezione di essiccamento
122
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
- forno pirolitico
- sezione di separazione del char dai vapori
- sezione di ossidazione del char
- sezione di condensazione della corrente gassosa
- sezione di raccolta e stoccaggio del Bio olio
- sezione di purificazione del gas di pirolisi
- sezione di produzione dell’energia dal gas di pirolisi
- sezione di trattamento del bio olio (upgrading).
Pirolisi veloce (temperature moderate (500°C)
e tempi di residenza di circa 10÷20 secondi)
Carbonizzazione
(temperature basse e lunghi tempi di residenza)
Gassificazione
(alte temperature e lunghi tempi di residenza)
Bio olio
[w/w]
Char
[w/w]
Gas
[w/w]
75%
12%
13%
30%
35%
35%
5%
10%
85%
Tabella 42: I prodotti della pirolisi in funzione del tipo di processo. “w/w” indica che
le concentrazioni sono espresse in percentuali in peso (Fonte: A. V. Bridgwater, An
overview of fast pyrolysis, 2003)
La biomassa legnosa deve essere trattata prima di essere inviata al reattore. Infatti, il materiale alimentato deve avere un’umidità non superiore al 10% e deve
essere composto da particelle di diametro non superiore a 10 mm.
Di conseguenza, a monte del forno pirolitico è necessario prevedere un sistema
di pretrattamento della biomassa, costituito da un essiccatore e da un mulino
per la macinazione molto spinta delle biomasse. Ciò comporta un aumento dei
costi totali di investimento e di manutenzione.
Attualmente la ricerca è incentrata prevalentemente sullo sviluppo dei reattori
di pirolisi, che oggi rappresentano il 20% dei costi di investimento iniziale. Esistono diverse tipologie di pirolizzatori ma, per ragioni di complessità o per lo
stato iniziale di sviluppo, non verranno trattati in dettaglio.
Il gas di pirolisi contiene particelle carboniose che devono essere rimosse tempestivamente, poiché fungono da catalizzatore (acceleranti di reazione) e innescano delle reazioni che modificano la composizione chimica della corrente
gassosa (cracking catalitico).
I sistemi di separazione maggiormente utilizzati sono i cicloni. Solitamente vengono utilizzati due cicloni in serie, affinché il primo rimuova i residui carboniosi
più grossolani e il secondo i fini ancora presenti nella miscela gassosa.
Spesso le particelle di piccola dimensione non vengono eliminate e, in seguito
della rimozione della frazione condensabile del gas di pirolisi, rimangono nel
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
123
Figura 45: Schema tipo di un impianto di pirolisi (Elaborazione Laboratorio Biocombustibili e Biomasse)
bio olio, accelerandone l’invecchiamento e accentuandone la sua instabilità.
Il char, la cui composizione varia in funzione delle caratteristiche della biomassa alimentata, può essere impiegato in diversi modi.
Qualora la biomassa in ingresso al pirolizzatore sia costituita da residui lignocellulosici dell’agricoltura e della legna, il char è caratterizzato principalmente da:
- Carbonio (60-90%)
- Ossigeno (5-15%)
- Idrogeno (0,1-1,5%)
- Azoto (<1%)
- ceneri (<10%)
Il char ha un potere calorifico inferiore compreso tra 25 e 30 MJ kg-1 e può essere utilizzato in diversi campi. Uno dei suoi più diffusi impieghi è l’utilizzo come
combustibile solido in caldaia, nella quale può essere alimentato singolarmente
o miscelato con biomassa secca per aumentare l’efficienza di combustione. Un
altro impiego si ha come carbone attivo, materiale utilizzato quale riempimento
in sistemi di rimozione di inquinanti. Inoltre il residuo carbonioso può essere
utilizzato nel processo di gassificazione per ottenere un gas ricco di Idrogeno.
Recenti studi riportano il possibile impiego del char generato dal processo quale materiale per la costruzione di nanotubi di Carbonio.
La frazione gassosa prodotta dal processo di pirolisi è costituita da vapori, gas
e aerosol derivati dalla decomposizione della cellulosa e della lignina, e da un
gas inerte (Azoto) utilizzato come gas di trasporto o di fluidizzazione. L’aerosol
è composto da goccioline di liquidi di dimensioni sub-microniche e costituisce
un grave problema sull’effettiva efficienza di recupero degli oli di pirolisi. I va-
124
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
pori devono subire un veloce raffreddamento per minimizzare il trascinamento
dell’aerosol nell’olio. La composizione dei gas ottenuti dalla pirolisi della cellulosa è illustrata nella Tabella 43.
Il gas di pirolisi è solitamente utilizzato come gas combustibile o inviato in testa
CO
H2
H2+CO
Metano
Propilene
Etano
Etilene
Senza formazione di char
Con formazione di char
41,8
25,8
67,6
15,5
1,5
2,2
8,7
63,5
21,3
84,8
9,7
1,7
1,7
0,8
[moli/moli]
[moli/moli]
Tabella 43: Composizione del gas di pirolisi della cellulosa (Fonte: A. V. Bridgwater,
An overview of fast pyrolysis, 2003)
all’impianto come fluido riscaldante di processo. La composizione degli oli di
pirolisi è strettamente legata alla composizione della biomassa in ingresso, al
tipo di reattore utilizzato ed ai sistemi di separazione e raffreddamento. Essi
sono spesso chiamati olio, bio olio o bio petrolio, nonostante non siano miscibili
con gli idrocarburi liquidi.
Le massime efficienze di conversione in bio olio si ottengono in un intervallo di
temperatura di 450÷550°C e con un tempo di residenza pari a 0,5÷5 secondi.
Nella Tabella 44 sono illustrate le caratteristiche tipiche dell’olio ottenuto dal
processo di fast pyrolysis.
Il bio olio, essendo un combustibile liquido, è utilizzabile in sostituzione dei
carburanti tradizionali per motori, turbine e caldaie. Tuttavia, è necessario effettuare un trattamento prima del suo impiego, principalmente per separare la
frazione acquosa e le impurezze, e correggerne il pH. Il suo calore specifico è di
circa 17 MJ kg-1 con il 25% in peso di acqua.
Tra i principali svantaggi della pirolisi vi è il fatto che si tratta di un processo
recente, utilizzato soprattutto in impianti di piccola taglia e, nella maggior parte
dei casi, di ricerca. L’investimento iniziale è molto elevato e l’impianto richiede
elevati costi di manutenzione.
Inoltre la pirolisi delle biomasse richiede pretrattamenti che danno luogo ad
ulteriori costi di investimento e di gestione. Anche il trattamento del bio olio genera ulteriori costi e la normativa relativa al suo impiego è in evoluzione. Infine
è fondamentale la conoscenza delle proprietà chimico-fisiche delle biomasse
alimentate, perché da queste dipende la resa e la composizione chimica dei prodotti di pirolisi.
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
125
Contenuto di Umidità
15÷30%
pH
2,5
Peso specifico
1,2
Analisi elementare su base umida
C
55÷58%
H
5,5÷7,0%
N
0÷0,2%
S
<0,01%
Ash
0÷0,2%
O
35÷40%
solidi
1%
PCI
16÷19 MJ kg-1
Viscosità (a 40°C)
40÷100 cp
Residui distillazione sotto vuoto
>50%
Tabella 44: Composizione del bio olio (Fonte: A. V. Bridgwater, An overview of fast
pyrolysis, 2003)
Tra i maggiori vantaggi della pirolisi rispetto alle altre tecnologie di trattamento
termochimico vi è invece il minore impatto ambientale delle emissioni in atmosfera e al suolo in termini di volumi prodotti e di pericolosità. Attualmente
il campo di maggiore applicazione del processo di pirolisi è il trattamento dei
rifiuti.
126
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
7.4
Piro-Gassificazione
La piro-gassificazione è un processo di conversione termochimica che si sviluppa in due stadi consecutivi di pirolisi e di gassificazione. Il primo stadio opera a
temperature comprese tra 300°C e 600°C e origina oli, gas di pirolisi e carbone
(char). Il secondo si realizza a temperature comprese fra 1.000°C e 1.100°C. Lo
schema complessivo del processo è mostrato nella Figura 46. Il char generato
dalla pirolisi è sottoposto a combustione con Ossigeno o aria, mentre per il gas
di pirolisi è richiesto un post-trattamento prima dell’impiego nella cogenerazione di energia elettrica e termica.
Il suo vantaggio principale consiste nel fatto che il gas può essere impiegato
immediatamente nel luogo di produzione, stoccato in gasometri o trasportato
in un gasdotto ai punti di utilizzo.
Nel caso delle biomasse legnose si può ottenere la produzione di 1,4÷1,5 Nm3
kg-1 di gas costituito fondamentalmente da CO, H2, N2, CH4, CO2.
Il gas può essere impiegato in caldaie, turbine a gas, motori endotermici e, nel
caso sia effettuata l’eliminazione di CO, in celle a combustibile.
I piro-gassificatori possono essere alimentati con cippato o pellet di legno, e la
biomassa da alimentare deve essere pretrattata con gli essiccatori e con le macchine cippatrici o pelletizzatrici. Infatti occorre che il combustibile in ingresso
abbia una pezzatura uniforme, di dimensioni ridotte e con un tenore di umidità
piuttosto basso.
Tali impianti richiedono una costante e adeguata manutenzione che incide notevolmente sui costi operativi di esercizio.
Char
Alimentazione
Pirolisi
Gas di
pirolisi
Ossigeno
Gassificazione
Ceneri allo smaltimento
TAR
Gas
Raffreddamento
Condensazione
Acqua
Gas
Purificazione
Quench
Gas
Filtri a carboni
attivi
Gas di
sintesi
purificato
Stoccaggio
Fanghi
Smaltimento
Motori
Energia
elettrica
Energia
termica
Figura 46: Schema di un processo di piro-gassificazione (A. Arioli, Informatore
Agrario 34/2008)
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
127
Figura 47: Sezione del piro-gassificatore di Castelfranco di Sotto (PI) (Arpa Toscana)
128
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
8. Valutazione del potenziale
energetico del territorio
A seguito della stima della disponibilità di biomasse per usi energetici e delle
analisi di laboratorio per la caratterizzazione delle stesse, è stato stimato il potenziale energetico del territorio ogliastrino.
La stima della biomassa disponibile per scopi energetici nella Provincia
dell’Ogliastra è stata condotta separatamente per le due grandi categorie forestali delle conifere e delle latifoglie. Le specie di conifere analizzate dal punto di
vista energetico sono sette, mentre le specie di latifoglie sono quattro. Per definire il potere calorifico di ogni categoria forestale è stato, pertanto, necessario
applicare una media dei poteri calorifici medi delle singole specie.
Per la valutazione del potenziale energetico sono stati considerati i poteri calorifici inferiori (PCI) sul campione su base umida, poiché corrispondenti alle
condizioni che si verificano comunemente negli impianti di generazione.
Il contenuto energetico delle biomasse idonee alla produzione di cippato è stato
calcolato con riferimento a due condizioni:
a. l’utilizzo di latifoglie e di conifere scortecciate
b. l’utilizzo di latifoglie e di conifere non scortecciate
Le stime sono state effettuate per entrambe le ipotesi di utilizzazione, in quanto
la presenza di resina nella corteccia delle conifere può dare problemi di entità
non trascurabile agli impianti di generazione. Infatti spesso si riscontra negli
impianti la formazione di catrami e incrostazioni causati dalla combustione incompleta. Questi fenomeni determinano la necessità di una manutenzione continua dell’impianto con frequenti fermi macchina.
Per quanto attiene alla valutazione del potenziale energetico delle biomasse
idonee alla produzione di legna da ardere, il calcolo è stato riferito alle sole latifoglie, mentre per la produzione di cippato sono state considerate sia le latifoglie che le conifere, come riportato nella Tabella 9, in funzione del tipo di
gestione e delle caratteristiche di prelievo considerate.
Per la singola specie di conifera è stato calcolato il PCI medio fra esposizione
Nord e Sud, sia prendendo in esame l’intera pianta con corteccia che la stessa
privata di corteccia.
Il PCI medio è stato calcolato come media pesata dei PCI del tronco con o senza
corteccia e della ramaglia, sulla base delle relative percentuali di biomassa epigea
riportate nelle Tabelle 12-34. Per le conifere questo calcolo è stato eseguito per ogni
specie arborea, esposizione e nelle ipotesi di mantenere o rimuovere la corteccia. Al
fine di ottenere i due PCI medi delle conifere non scortecciate e scortecciate, è stata
applicata la media dei poteri calorifici inferiori medi delle 7 specie.
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
129
Per le latifoglie è stato effettuato lo stesso tipo di calcolo, prendendo in esame
le 4 specie analizzate e con la media ponderata riferita solamente al tronco con
corteccia e alla ramaglia.
Per quanto riguarda i boschi misti di conifere e latifoglie, non essendo nota la relativa distribuzione delle due categorie forestali sul territorio, è stata applicata la
media aritmetica dei poteri calorifici medi delle due categorie arboree. Il potere
calorifico inferiore medio per i boschi misti è stato stimato nelle due condizioni
assunte per le conifere, ossia con il tronco scortecciato o non scortecciato.
Le percentuali di ripartizione delle varie componenti della biomassa epigea
sono state stimate mediante l’attribuzione di valori medi misurati in cantieri
forestali dell’Ente Foreste nella Provincia dell’Ogliastra e da tavole di cubatura,
adoperando come dati di input i dati dendrometrici misurati sulle piante abbattute ai fini delle analisi di laboratorio.
In particolare i valori assegnati al pino radiata, al pino delle Canarie, al cedro
e al leccio sono riferiti a misure medie in cantieri dell’Ente Foreste in Ogliastra
e sono identici per le esposizioni Nord e Sud. Per il leccio è stata applicata una
media fra le percentuali riferite a ceppaia e matricina. Le percentuali assegnate
al pino d’Aleppo, al pino domestico, al pino marittimo, al pino nero e all’eucalipto sono state ricavate dalle tavole di cubatura disponibili in letteratura (Tabacchi et al., 2011), considerando separatamente le esposizioni Nord e Sud. Per le
specie arbustive (macchia mediterranea mista e corbezzolo) non è stato possibile reperire percentuali di ripartizione delle componenti epigee e, pertanto, si
è scelto di adoperare le percentuali riferite al leccio.
PCI medio
(tronco con
CONIFERE
Pino radiata
Pino delle Canarie
Cedro
Pino d’Aleppo
Pino domestico
Pino marittimo
Pino nero
LATIFOGLIE
Leccio
Eucalipto
Corbezzolo
Macchia
mediterranea mista
PCI medio
corteccia e ramaglie)
(tronco senza
corteccia e ramaglie)
MJ kg-1
7,50
10,49
12,49
8,75
7,66
9,64
8,72
MJ kg-1
7,57
10,62
12,45
9,52
7,64
9,79
8,18
10,39
9,42
11,03
12,66
Tabella 45: Poteri calorifici inferiori su base umida delle specie arboree analizzate
130
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
I valori di PCI su base umida ottenuti per le singole specie sono riportati in Tabella 48. I PCI medi delle conifere sono risultati pari a:
a. conifere scortecciate 9,32 MJ kg-1
b. conifere non scortecciate 9,40 MJ kg-1
Dai PCI delle conifere si può notare che la corteccia, che rappresenta il 12% dell’intera pianta, secondo quanto riportato dall’Ente Foreste della Sardegna per la specie Pinus radiata in località Perda Sterria (Comuni di Domus de Maria e Pula) di
età di 26 anni, non apporta variazioni sostanziali di potere calorifico.
Per le latifoglie il PCI medio stimato è pari a 10,87 MJ kg-1, mentre per i boschi
misti di conifere e latifoglie i risultati sono i seguenti:
a. latifoglie e conifere scortecciate 10,10 MJ kg-1
b. latifoglie e conifere non scortecciate 10,13 MJ kg-1
È importante osservare che la ramaglia possiede un potere calorifico maggiore
delle altre parti della pianta ma presenta alcune criticità legate al suo utilizzo
come combustibile. Infatti il cippato con ramaglie produce un’elevata quantità di polveri che rendono difficile la conservazione dello stesso e contiene una
maggiore quantità di ceneri rispetto al cippato ottenuto solamente da tronchi.
Per contro, la cippatura consente il recupero di parti della pianta difficilmente
recuperabili come assortimenti (tale quota rappresenta circa il 15-20% della
biomassa ritratta), che normalmente vengono lasciate in bosco, andando a incrementare il carico di incendio.
Come già accennato in precedenza, per l’ottenimento del potenziale energetico
annuo del territorio ogliastrino si è fatto riferimento alla ripartizione fra biomasse per cippato e biomasse per legna da ardere.
I poteri calorifici ottenuti sono stati moltiplicati per le tonnellate stimate di biomassa fresca. I risultati sono riportati nella Tabella 46.
BIOMASSA
PER CIPPATO
Potenziale energetico
annuo (MJ)
Potenziale energetico
annuo (GWh)
Conifere scortecciate
e latifoglie
290.139.072
80,6
Conifere non scortecciate
e latifoglie
288.450.914
80,1
BIOMASSA PER
LEGNA DA ARDERE
Potenziale energetico
annuo (MJ)
Potenziale energetico
annuo (GWh)
Latifoglie
160.140.276
44,5
Tabella 46: Potenziali energetici per cippato e legna da ardere
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
131
Il potenziale energetico complessivo è di 125,1 GWh anno-1 nel caso dell’utilizzo di conifere non scortecciate, mentre nel caso si utilizzino conifere scortecciate il potenziale totale è di circa 124,6 GWh anno-1, con una differenza fra i due
risultati di 0,5 GWh annui.
Tale dato rappresenta la massima energia contenuta nella biomassa stimata. Facendo riferimento al fatto che non è stato possibile considerare nel modello di
stima il fattore limitante dell’accessibilità, poiché non è attualmente disponibile
una mappatura aggiornata e adeguatamente dettagliata della viabilità forestale,
i quantitativi di biomassa sono inferiori rispetto a quelli calcolati nel presente
lavoro, con conseguente riduzione del potenziale energetico rispetto a quello
precedentemente descritto.
Inoltre se si osserva la carta delle aree vocate per l’utilizzo di biomasse come
legna da ardere o cippato (Figura 48), appare chiaro che non tutta la biomassa
stimata può essere realmente utilizzata.
Infatti, in molte aree le biomasse ritraibili sono distribuite in modo eccessivamente frammentario e la loro asportazione finalizzata all’alimentazione di
un ipotetico unico impianto in territorio provinciale risulterebbe fortemente antieconomica. I costi di taglio, esbosco e trasporto alla centrale incidono
notevolmente sulla costituzione di una ipotetica filiera legno-energia e di ciò
occorre tenere conto nella pianificazione della stessa.
Per progettare gli interventi di utilizzazione energetica della biomassa nell’ottica della sostenibilità ambientale, sociale ed economica, è opportuno che l’impiego della biomassa avvenga vicino al suo luogo di produzione (filiera corta).
Nel territorio regionale sono attualmente presenti due impianti di conversione
energetica di biomasse lignocellulosiche. L’unico impianto in marcia totalmente alimentato a biomassa lignocellulosica, della Società Sardinia Bio Energy, è
situato nel Comune di Serramanna, nella Provincia del Medio Campidano ed è
stato avviato nel 2009. L’impianto è costituito da una centrale di combustione
con potenza attiva elettrica nominale netta di 11,8 MWe. Un altro impianto a
biomasse lignocellulosiche è una sezione di combustione della centrale Sulcis
di proprietà dell’Enel, situata a Portoscuso, nella Provincia del Sulcis Iglesiente.
Tale impianto utilizza anche carbone e olio combustibile e le biomasse legnose
impiegate non hanno origine locale.
Nella Provincia dell’Ogliastra non sono attualmente presenti impianti di utilizzazione energetica delle biomasse legnose. Vi è, comunque, un progetto di
sviluppo agro-industriale nel Comune di Barisardo che, utilizzando i residui
agricoli agro-industriali e forestali, prevede di impiegare la tecnologia della gassificazione a Ossigeno.
Per quanto attiene alla possibilità di localizzare impianti di produzione dell’energia alimentati con biomasse forestali in Ogliastra, dalla carta della disponibilità
di biomasse si deduce che potranno essere realizzati impianti di piccola taglia.
Tali impianti, alimentati da biomasse prelevate secondo criteri che tengano
conto delle condizioni e della densità della rete viaria locale, garantiranno il
132
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
soddisfacimento del fabbisogno energetico di piccoli edifici (scuole, uffici), non
solo nel rispetto della sostenibilità dei prelievi di legname e degli equilibri ecosistemici del sistema bosco, ma anche in base alle caratteristiche peculiari del
tessuto socio-economico del territorio ogliastrino.
La mappa delle aree vocate alla produzione di cippato e legna da ardere consente
di definire alcune aree nelle quali la disponibilità di cippato può consentire l’installazione di piccoli impianti. La maggiore disponibilità di biomassa per cippato
è concentrata in particolar modo nelle quattro aree cerchiate nella Figura 48.
Sulla base della stima di biomassa distinta per singoli Comuni della Provincia, è
stato possibile calcolare i potenziali energetici per cippato e legna da ardere per
ciascuno di essi (Tabella 47).
Il Comune col potenziale energetico più elevato, sia per quanto riguarda la biomassa da cippato che quella da legna da ardere, è Seui, con circa 21 GWh annui
di energia primaria contenuta nel potenziale combustibile.
I Comuni di Seui, Arzana, Villagrande Strisaili, Ulassai, Ussassai, Baunei, Jerzu e
Gairo hanno potenziali energetici da cippato maggiori rispetto agli altri Comuni
della Provincia. Per quanto riguarda invece la sola legna da ardere, i maggiori potenziali energetici si ritrovano nei Comuni di Baunei, Seui e Villagrande Strisaili.
Al fine di rappresentare le potenzialità della Provincia dell’Ogliastra per lo sviluppo di filiere locali a cippato, si può indicare a titolo di esempio l’energia elettrica e termica ottenibile dall’installazione di impianti che lavorino in assetto
cogenerativo.
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
133
Figura 48: Carta della vocazionalità delle aree forestali per la produzione di cippato
e legna da ardere nella Provincia dell’Ogliastra
134
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
135
12,48
1,87
3,41
1,08
0,21
3,53
0,28
0,67
6,96
3,01
0,13
0,36
1,31
0,92
15,43
2,52
2,93
2,34
0,68
6,51
0,10
7,02
6,86
12,41
1,86
3,39
1,07
0,21
3,51
0,27
0,66
6,92
2,99
0,13
0,36
1,30
0,92
15,33
2,50
2,91
2,32
0,68
6,47
0,10
6,98
6,82
6,17
2,00
0,25
6,01
1,24
0,11
2,63
0,02
0,34
2,52
1,24
0,33
0,14
2,19
1,60
5,49
2,06
1,76
0,24
0,47
2,37
3,47
1,86
Potenziale
energetico
da legna
da ardere
[GWh anno]
12,99
14,41
2,11
9,39
2,32
0,32
6,14
0,29
1,00
9,44
4,23
0,47
0,50
3,49
2,51
20,82
4,56
4,67
2,56
1,14
8,85
3,57
8,83
Potenziale
energetico
da cippato di latifoglie
e conifere non
scortecciate e da legna
da ardere
[GWh anno]
13,03
14,49
2,12
9,41
2,32
0,32
6,16
0,29
1,01
9,48
4,25
0,47
0,50
3,50
2,52
20,92
4,58
4,68
2,57
1,15
8,89
3,57
8,88
Potenziale
energetico
da cippato di latifoglie
e conifere scortecciate
e da legna
da ardere
[GWh anno]
Tabella 47: Potenziali energetici distinti per tipologia di utilizzo della biomassa in ciascun Comune della Provincia Ogliastra
ARZANA
BARISARDO
BAUNEI
CARDEDU
ELINI
GAIRO
GIRASOLE
ILBONO
JERZU
LANUSEI
LOCERI
LOTZORAI
OSINI
PERDASDEFOGU
SEUI
TALANA
TERTENIA
TORTOLI’
TRIEI
ULASSAI
URZULEI
USSASSAI
VILLAGRANDE
STRISAILI
COMUNE
Potenziale
energetico
da cippato
di latifoglie
e conifere
scortecciate
[GWh anno]
Potenziale
energetico
da cippato
di latifoglie
e conifere non
scortecciate
[GWh anno]
Se si considera un impianto di conversione energetica di biomassa legnosa con
rendimento elettrico pari al 15% e un’efficienza termica di circa il 70% (rendimento globale 85%), che funzioni per 8.000 ore annue, si stima che dalla biomassa destinata alla produzione di cippato si possono ottenere circa 1,5 MW
elettrici e fino a 7 MW termici, per una potenza globale in cogenerazione di 8,5
MW. Se si ipotizzasse l’installazione di 10 impianti di cogenerazione con i rendimenti sopra elencati, ciascuno produrrebbe circa 150 kW di energia elettrica.
L’utilizzo delle biomasse forestali in piccoli cogeneratori consentirebbe infatti
di valorizzare al meglio il potenziale energetico del territorio.
Un aspetto importante da valutare è il costo di approvvigionamento delle biomasse. Esso varia a seconda che si consideri legna da ardere, cippato o pellet. I
costi a quintale per le tre tipologie di combustibile sono riportati in Tabella 48.
Tipologia di combustibile
Legna da ardere
Cippato
Pellet
Costo € q-1
11÷13
8÷12
15÷35
Tabella 48: Costi a quintale della legna da ardere, del cippato e del pellet (Fonte: CTI,
Progetto Fuoco, Allegato 1, G. Riva, 2008)
Considerando il fatto che i prezzi delle diverse forme commerciali delle biomasse sono sensibili alle fluttuazioni di mercato, si può valutare l’opportunità
di installare caldaie combinate (per esempio le caldaie a cippato e/o pellet o le
caldaie a legna e/o pellet).
Per tutte le considerazioni fatte sulla sostenibilità dei prelievi di legname, sulle
specificità socio-economiche del territorio esaminato e sulla fattibilità tecnicoeconomica dell’utilizzo delle migliori tecnologie impiantistiche per la produzione energetica da biomasse forestali, è auspicabile l’installazione di piccoli
impianti a servizio di piccole utenze. Con ciò si incentiverà l’autoefficienza energetica senza che venga meno la qualità dell’ambiente.
136
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
Conclusioni
L
o studio eseguito ha permesso di trarre delle importanti conclusioni per la valorizzazione del patrimonio agroforestale dell’Ogliastra in termini energetici
e per una più razionale gestione del territorio.
Sono stati individuati i boschi di conifere e latifoglie, ma non è stato possibile risalire alla composizione specifica, in quanto non è attualmente disponibile una
cartografia della vegetazione per l’intero territorio provinciale.
Con l’impiego di un modello spaziale di stima della massa legnosa potenzialmente
utilizzabile per i fini energetici è stato calcolato un quantitativo di circa 47.260
tonnellate annue.
Tale modello, di tipo vocazionale, si basa sulla carta dell’uso del suolo (aggiornata
con le informazioni della carta della vegetazione disponibile per 7 Comuni), sulle
caratteristiche morfologiche del territorio e su misure realizzate in campo.
È stata stimata una disponibilità potenziale di legna da ardere di circa 14.730
tonnellate (boschi di latifoglie) e una disponibilità potenziale di massa legnosa da trasformare in cippato e/o pellet (boschi di conifere e latifoglie) di circa
32.530 tonnellate.
È stata eseguita la caratterizzazione chimico-fisica di 58 campioni di biomasse
forestali, che ha consentito di determinare i parametri di processo fondamentali
quali ceneri, umidità, rapporto C/N, Zolfo, Azoto. Oltre a questo è stato possibile
caratterizzare energeticamente le biomasse legnose (PCS e PCI) e ottenere dei
dati, non rilevati in precedenza, relativi all’impiego energetico delle stesse.
Il potenziale energetico complessivo determinato è di 125,1 GWh anno-1 in caso
di utilizzo di conifere non scortecciate e di 124,6 GWh anno-1 in caso di impiego di
conifere scortecciate. Si può ipotizzare di ottenere dalla biomassa per cippato una
potenza installabile effettiva globale di circa 1,5 MW elettrici.
Tale valore si può ricondurre all’installazione di circa 10 impianti da 150 kW elettrici. Prendendo in esame un assetto cogenerativo, si può considerare anche l’ottenimento di 7 MW termici.
Con queste premesse, idee progettuali che contemplino l’installazione di impianti
centralizzati di media taglia (1 MW di potenza) con impiego di biomasse di produzione locale possono risultare di difficile realizzazione.
Sulla base della stima della biomassa potenzialmente ritraibile, della sua distribuzione eterogenea sul territorio e del suo potenziale energetico è possibile e auspicabile l’installazione solamente di impianti di piccola taglia, distribuiti nelle zone
più vocate della provincia.
La tecnologia più adeguata per la cogenerazione di energia elettrica e termica
sembra essere la combustione, da realizzarsi mediante unità in assetto cogenerativo per sfruttare sia la componente elettrica che quella termica e accedere
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
137
agli incentivi previsti dalle norme.
La realizzazione di impianti di piccola taglia consente di ipotizzare usi civici
dell’energia elettrica e termica generate, identificando come utenti finali pertinenze pubbliche quali uffici, scuole ed altre strutture comunali.
Impianti della taglia indicata in precedenza risultano particolarmente sostenibili sia dal punto di vista economico che ambientale.
Infatti, essi possono essere alimentati con biomasse provenienti interamente da
filiere locali e contribuire ad una migliore gestione del territorio e ad un utilizzo
razionale delle risorse forestali.
La pulizia dei boschi per esempio può rappresentare una fonte costante di materie prime e risulta di fondamentale importanza nella prevenzione di calamità
quali incendi, che nel periodo estivo rappresentano una grave minaccia per il
patrimonio forestale dell’intera regione.
Tuttavia per lo sfruttamento continuo delle biomasse forestali a fini energetici
è necessario che la Provincia Ogliastra si doti di strumenti di pianificazione forestale che consentano una programmazione a lungo termine dell’intera filiera.
La pianificazione forestale territoriale e di dettaglio è condizione essenziale
affinché le amministrazioni, i proprietari e i gestori di aree forestali possano
programmare in modo sostenibile l’utilizzo delle superfici forestali, al fine di
perpetuare nel tempo la risorsa boschiva locale, a beneficio della produzione di
biomasse per l’autoconsumo.
Considerato il fatto che una parte rilevante del patrimonio forestale vocato alla
produzione di biomasse ricade all’interno delle terre civiche, la destinazione
principale delle biomasse forestali dell’Ogliastra dovrebbe essere quella del
soddisfacimento del mercato locale. Occorre inoltre evidenziare che la gestione e la proprietà forestale in Ogliastra sono ascrivibili ad una pluralità di
soggetti, ma non è stato possibile discriminare la gestione comunale pubblica
dalla proprietà privata.
Il lavoro congiunto svolto dalla Provincia dell’Ogliastra e da Sardegna Ricerche
ha prodotto risultati apprezzabili dal punto di vista pratico. Esso, opportunamente integrato con altri significativi elementi, può rappresentare un valido
modello operativo non solo per la Provincia dell’Ogliastra, ma anche per altre
aree della Sardegna.
In particolare la metodologia utilizzata e verificata in questo contesto ha mostrato la sua efficacia in termini di rapidità e semplicità d’uso. È auspicabile
che uno strumento di questo genere trovi applicazione in tutto il territorio
regionale, anche per altre tipologie di biomasse, per valutare l’opportunità di
impiego di queste materie prime rinnovabili da un punto di vista economico e
ambientale.
138
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
ALLEGATO I
Carta della vocazionalità delle aree forestali nella Provincia dell’Ogliastra
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
139
ALLEGATO II
Schede botaniche
140
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
PINO MARITTIMO
DATI BOTANICI
FAMIGLIA
Pinaceae
GENERE
Pinus
SPECIE
Pinus pinaster Aiton
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
COMUNE
LOCALITÀ
Arzana
Nord: Su Cardosu
Sud: Monte Cuscullai
COROLOGIA, SELVICOLTURA E UTILIZZI
L’areale del pino marittimo si identifica con la parte occidentale del
bacino del Mediterraneo e con il settore atlantico della Penisola
Iberica e della Francia. In Sardegna è spontaneo nei Monti della Gallura. è stata una delle specie più utilizzate nei rimboschimenti collinari
e montani, ed è impiegata anche nei rimboschimenti degli arenili e nella
fissazione delle dune.
In Ogliastra è stato utilizzato nei rimboschimenti dell’Ente Foreste
(prima Azienda Foreste Demaniali della regione sarda), principalmente nelle stazioni montane a oltre i 1000 m di quota.
La specie è stata impiegata, soprattutto, nelle aree fitoclimatiche
del Lauretum sottozona media e fredda, con condizioni edafiche
medie, riportando risultati tra i 4÷5 m3ha-1anno-1.
Tali produzioni sono state superate nelle stazioni con terreni più
profondi.
A differenze delle altre conifere ha dimostrato una buona capacità
di rinnovazione naturale.
Dai risultati ottenuti risulta una specie interessante da utilizzare
nella selvicoltura produttiva, e tollera anche le zone marginali con
caratteristiche edafiche critiche per le altre conifere a rapido accrescimento, come il pino radiata e il pino nero.
INFORMAZIONI RELATIVE ALLA STAZIONE DI CAMPIONAMENTO
COMPOSIZIONE ARBOREA
STRUTTURA E GESTIONE
Specie
principale:
Specie accessorie:
Governo:
Trattamento:
Pinus pinaster
Nord: Arbutus unedo L., Phillyrea sp.,
Erica arborea L.
Sud: Quercus ilex L. Arbutus unedo L.,
Phillyrea sp., Erica arborea L.
Fustaia
Assente
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
141
PINO D’ALEPPO
DATI BOTANICI
FAMIGLIA
Pinaceae
GENERE
Pinus
SPECIE
Pinus halepensis Miller
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
COMUNE
Villagrande Strisaili
LOCALITÀ
Nord: Gorbini–Sa Mina
Sud: Gorbini-Baccu Stria
COROLOGIA, SELVICOLTURA E UTILIZZI
La specie è presente in tutte le zone costiere del Mediterraneo e
del Mar Nero. In Sardegna si trova allo stato spontaneo a Porto
Pino e nell’isola di S. Pietro.
In Ogliastra, come del resto in tutta la Sardegna, non ha trovato
molta diffusione nei rimboschimenti.
Tra le poche aree in cui è presente si può citare il rimboschimento
di Gorbini nel territorio di Villagrande Strisaili.
Allo stato attuale non esistono studi riportanti gli incrementi di
volume ottenuti da tale specie nell’areale ogliastrino, tuttavia le
produzioni del pino d’Aleppo si possono ritenere discrete, anche
in considerazione del fatto che tale specie è stata impiegata in
aree critiche dal punto di vista pedologico.
Si può ritenere una specie da impiegare nella selvicoltura protettiva, e non si esclude un suo impiego per la produzione di biomassa
di origine forestale.
INFORMAZIONI RELATIVE ALLA STAZIONE DI CAMPIONAMENTO
COMPOSIZIONE ARBOREA
STRUTTURA E GESTIONE
Specie
principale:
Specie accessorie:
Governo:
Trattamento:
Pinus
halepensis
Quercus suber L., Phillyrea sp.,
Erica arborea L.
Fustaia
Assente
142
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
PINO DOMESTICO
DATI BOTANICI
FAMIGLIA
Pinaceae
GENERE
Pinus
SPECIE
Pinus Pinea L.
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
COMUNE
Gairo
LOCALITÀ
Nord: Sarcerei
Sud: Monte Sa Ceresia
COROLOGIA, SELVICOLTURA E UTILIZZI
Specie con probabile indigenato nell’areale mediterraneo con impronta atlantica.
In Sardegna è considerato spontaneo a Porto Pino ed è stata una
delle specie più impiegate nei rimboschimenti sia delle zone litoranee che di quelle collinari.
A differenza di altre zone della Sardegna, in Ogliastra è stato impiegato anche nelle aree montante o sub montane.
In particolare nell’area del Monte Idolo (Arzana) il pino domestico
si estende da circa 750 m a quasi 1200 m di quota.
Lo stesso vale per il pino domestico presente nel territorio di Gairo
Sant’Elena in località Sarcerei.
Nel territorio ogliastrino il pino domestico ha dimostrato un buon
adattamento anche nei terreni poco profondi.
Gli incrementi di volume sono in linea, se non superiori, con le
medie regionali.
Gli impianti di pino domestico, in genere, non sono stati sottoposti
a interventi colturali come i diradamenti.
Allo stato attuale sono utilizzati in parte per la produzione di pinoli.
INFORMAZIONI RELATIVE ALLA STAZIONE DI CAMPIONAMENTO
COMPOSIZIONE ARBOREA
STRUTTURA E GESTIONE
Specie
principale:
Specie accessorie:
Governo:
Trattamento:
Pinus pinea
Quercus ilex L., Arbutus unedo
L., Phillyrea sp., Erica arborea L.
Fustaia
Assente
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
143
PINO NERO
DATI BOTANICI
FAMIGLIA
Pinaceae
GENERE
Pinus
SPECIE
Pinus nigra Arnold
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
COMUNE
Arzana
LOCALITÀ
Nord: Masoni e Crabas
Sud: Cidolai
COROLOGIA, SELVICOLTURA E UTILIZZI
Il pino nero è distribuito in maniera frammentaria nelle regioni montuose del Mediterraneo (dal Nord Africa alla penisola Iberica e Anatolica). Alcuni autori distinguono nella parte europea dell’areale cinque sottospecie.
In Sardegna, ed in particolare nei rimboschimenti dell’Ogliastra, è
diffuso principalmente il Pinus nigra subsp. Laricio che alcuni autori
indicano come una specie a sé stante. Nel presente lavoro tuttavia
si parla genericamente di pino nero.
In Sardegna il pino nero è stato introdotto circa cinquanta anni fa
nelle foreste demaniali del Goceano dove ha dato origine a dei soprassuoli che raggiungono i 30 m di altezza. In Ogliastra negli anni
‘70 sono stati realizzati degli impianti che hanno dato buoni risultati,
in particolare le pinete di Seui, Arzana e Villagrande Strisaili.
La specie è stata introdotta in aree montuose con quote superiori
ai 700 m, nella sottozona fredda del Lauretum e nella sottozona
calda del Castanetum. Dal punto di vista edafico, il pino nero, è stato impiegato su terreni profondi e mediamente profondi. In genere
preferisce i suoli di origine silicatica che sono più idonei rispetto a
quelli di origine calcarea. Dall’analisi dei popolamenti presenti si
suggerisce un utilizzo del pino nero in aree montane con suoli di
origine silicatica dotati di sufficiente profondità.
INFORMAZIONI RELATIVE ALLA STAZIONE DI CAMPIONAMENTO
COMPOSIZIONE ARBOREA
STRUTTURA E GESTIONE
Specie
principale:
Specie accessorie:
Governo:
Trattamento:
Pinus nigra
Quercus ilex L.
Fustaia
Assente
144
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
PINO RADIATA
DATI BOTANICI
FAMIGLIA
Pinaceae
GENERE
Pinus
SPECIE
Pinus radiata Don
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
COMUNE
Arzana
LOCALITÀ
Nord: Pirastu
Sud: Argiola Edera
COROLOGIA, SELVICOLTURA E UTILIZZI
Specie originaria della Baia di Monterey in California, per le sue
capacità produttive si è diffusa in tutto il mondo. In Italia è stata
utilizzata soprattutto nel meridione per la costituzione di rimboschimenti produttivi.
A partire dagli anni ‘70 è stata la conifera a rapido accrescimento
più impiegata in Sardegna e in Ogliastra. È stata messa a dimora
a partire dalle zone collinari a bassa quota fino alle zone montane
(800÷1000 m di quota).
La specie ha manifestato le sue capacità produttive solo su suoli
profondi e mediamente profondi con precipitazione medie annue di
almeno 600÷700 mm.
Da rilievi dendrometrici eseguiti nelle pinete di pino radiata nel territorio della Provincia Ogliastra, si riscontrano età variabili tra 25
e 35 anni, e incrementi medi annui di volume variabili tra 12 e 15
m3ha-1anno-1.
INFORMAZIONI RELATIVE ALLA STAZIONE DI CAMPIONAMENTO
COMPOSIZIONE ARBOREA
STRUTTURA E GESTIONE
Specie
principale:
Specie accessorie:
Governo:
Trattamento:
Pinus radiata
Quercus ilex L. Arbutus unedo L.,
Erica arborea L.
Fustaia
Assente
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
145
PINO DELLE CANARIE
DATI BOTANICI
FAMIGLIA
Pinaceae
GENERE
Pinus
SPECIE
Pinus canariensis Sweet
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
COMUNE
Villagrande Strisaili
LOCALITÀ
Gorbini-Fenarbu
COROLOGIA, SELVICOLTURA E UTILIZZI
È una specie che proviene dalle Canarie che in Italia trova il clima
ottimale nelle regioni calde del meridione.
Si distingue dalle altre conifere perché ha la capacità di riprodursi
per via agamica, cioè attraverso polloni dalla ceppaia dopo il taglio
o una volta percorsa da incendio.
In Sardegna è meno diffusa rispetto al pino radiata e si rinviene soprattutto nelle zone del Sulcis Iglesiente.
In Ogliastra è stato impiegato nei cantieri dell’Ente Foreste di Baunei e Villagrande Strisaili.
Allo stato attuale non esistono studi auxonometrici in grado di valutare i risultati produttivi di tale specie.
In base ad una prima stima, considerando che si tratta di popolamenti di circa 25÷30 anni realizzati su terreni con classi di fertilità
medie, si può affermare che i risultati sono discreti.
È una specie interessante dal punto di vista produttivo che presenta
il campo di applicazione nella zona fitoclimatica del Lauretum caldo
e medio con suoli profondi o mediamente profondi e precipitazioni
non troppo scarse.
INFORMAZIONI RELATIVE ALLA STAZIONE DI CAMPIONAMENTO
COMPOSIZIONE ARBOREA
STRUTTURA E GESTIONE
Specie
principale:
Specie accessorie:
Governo:
Trattamento:
Pinus
canariensis
Nord: Quercus suber L., Phillyrea sp.
Sud: Quercus suber L., Phillyrea sp.,
Mirtus communis L.
Fustaia
Assente
146
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CEDRO
DATI BOTANICI
FAMIGLIA Pinaceae
GENERE
Cedrus
SPECIE
Cedrus atlantica Carrière
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
COMUNE Villagrande Strisaili
LOCALITÀ G.na Antini
COROLOGIA, SELVICOLTURA E UTILIZZI
Il genere Cedrus si limita a tre specie di provenienza montano-mediterranee e una specie himalayana: C. atlantica, C. libani, C. brevifolia, C. deodora.
I cedri sono stati introdotti in Sardegna in tempi relativamente recenti per il rimboschimento di zone collinari e montane e per scopi
ornamentali.
Nei rimboschimenti dell’Ogliastra è diffuso principalmente il cedro
dell’Atlante.
Tali specie sono state impiegate principalmente nei rimboschimenti
della sottozona fredda del Lauretum e nella sottozona calda del
Castanetum. L’impiego in terreni troppo superficiali e rocciosi ha
prodotto risultati molto scarsi.
In linea generale si può affermare che l’impiego del cedro è consigliabile su aree caratterizzate da suoli profondi o mediamente profondi, silicatici con precipitazioni superiori a 800 mm annui. I suoli
carbonatici sono tollerati solo se abbastanza profondi e in località
piovose.
INFORMAZIONI RELATIVE ALLA STAZIONE DI CAMPIONAMENTO
COMPOSIZIONE ARBOREA
STRUTTURA E GESTIONE
Specie
principale:
Specie accessorie:
Governo:
Trattamento:
Cedrus
atlantica
Nord: Quercus ilex L.
Sud: Quercus ilex L., Arbutus unedo L.,
Erica arborea L.
Fustaia
Assente
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
147
LECCIO
DATI BOTANICI
FAMIGLIA Fagaceae
GENERE
Quercus
SPECIE
Quercus ilex L.
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
COMUNE Arzana
LOCALITÀ Abbafrida
COROLOGIA, SELVICOLTURA E UTILIZZI
È una specie tipicamente mediterranea, diffusa soprattutto nel
settore occidentale del bacino del Mediterraneo.
In Sardegna è presente dalle aree costiere sino ai 1000 m di quota
e oltre in situazioni particolari. La lecceta, come in tutto il bacino
del Mediterraneo, rappresenta la principale formazione climax.
In Ogliastra è diffusa su tutto il territorio, a partire dalle aree costiere del Monte Ferru, tra Gairo e Tertenia, e le aree interne del
territorio di Seui.
Le leccete in Ogliastra presentano una struttura irregolare, spesso
si tratta di cedui matricinati invecchiati o cedui avviati all’alto fusto. Le fustaie vere e proprie sono rare, sono presenti allo stato di
relitti nelle zone più impervie del Gennargentu e del Supramonte
di Urzulei e Baunei.
Negli impianti di conifere, il leccio si trova in forma consociata
come specie principale da favorire attraverso gli interventi di rinaturalizzazione.
Gli incrementi legnosi della specie suggeriscono la sua utilizzazione per la produzione di legna da ardere e, in parte, per la produzione di cippato e pellet.
INFORMAZIONI RELATIVE ALLA STAZIONE DI CAMPIONAMENTO
COMPOSIZIONE ARBOREA
STRUTTURA E GESTIONE
Specie
principale:
Specie accessorie:
Governo:
Quercus
ilex
Arbutus unedo L., Phillyrea sp.,
Erica arborea L.
Ceduo
Assente
matricinato
148
Trattamento:
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CORBEZZOLO
DATI BOTANICI
FAMIGLIA Ericaceae
GENERE
Arbutus
SPECIE
Arbutus unedo L.
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
COMUNE Gairo
LOCALITÀ Baccu Nieddu
COROLOGIA, SELVICOLTURA E UTILIZZI
Il corbezzolo è la specie più diffusa nella formazione secondaria
della macchia mediterranea.
In genere tali formazioni rappresentano uno stadio successionale
in evoluzione verso soprassuoli più complessi, ma la scarsa presenza delle latifoglie con tipico portamento arboreo determinano
un rallentamento a favore della fisionomia a corbezzolo.
Nel lungo periodo e in assenza di qualsiasi intervento antropico,
il “corbezzoleto” è destinato ad essere sostituito a causa della
concorrenza laterale del leccio.
Essendo soprassuoli di origine agamica, seguenti ad un taglio o
ad un incendio, possono essere considerati a tutti gli effetti dei
cedui mediterranei.
Tali formazioni governate a ceduo presentano una discreta produttività e possono trovare una collocazione nel mercato della legna da ardere.
INFORMAZIONI RELATIVE ALLA STAZIONE DI CAMPIONAMENTO
COMPOSIZIONE ARBOREA
STRUTTURA E GESTIONE
Specie
principale:
Specie accessorie:
Governo:
Trattamento:
Arbutus
unedo L.
Erica arborea L., Phillyrea sp.,
Erica arborea L., Quercus ilex
Ceduo
Assente
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
149
MACCHIA MEDITERRANEA MISTA
DATI BOTANICI
FAMIGLIA
GENERE
SPECIE
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
COMUNE Villagrande Strisaili
LOCALITÀ Gorbini
COROLOGIA, SELVICOLTURA E UTILIZZI
La macchia mediterranea è considerata una fitocenosi policormica
alta al massimo 5÷6 m, costituita principalmente da sclerofille e
caratterizzata da densità elevate.
Tali formazioni possono essere classificate come macchie primarie
o come macchie secondarie.
Nel territorio della Provincia Ogliastra le formazioni primarie sono
ridotte essenzialmente alle aree costiere rocciose.
Le formazioni secondarie, invece, derivano dalla degradazione delle
formazioni arboree a causa, soprattutto, di fattori antropici di disturbo.
La macchia è una formazione vegetale in evoluzione progressiva
verso formazioni forestali quali la lecceta o la sughereta.
Le formazioni a macchia più evolute e meno degradate sono costituite da specie arbustive a portamento arboreo e dalla presenza
del leccio o della sughera. Le specie maggiormente rappresentative
nelle macchie termofile sono l’olivastro, il lentisco, il mirto. Invece
nella macchia mesofila sono presenti soprattutto il corbezzolo, le
eriche e la fillirea. Da un punto di vista selvicolturale tali fitocenosi
sono considerate dei cedui.
Le formazioni più interessanti dal punto di vista produttivo sono le
macchie mesofile presenti nella sottozona media e fredda del Lauretum e, in parte, nella sottozona calda del Castanetum.
INFORMAZIONI RELATIVE ALLA STAZIONE DI CAMPIONAMENTO
COMPOSIZIONE ARBOREA
Specie
principale:
150
STRUTTURA E GESTIONE
Specie accessorie:
Governo:
Trattamento:
Arbutus unedo L., Phillyrea sp., Pistacia L.,
Erica arborea L., Olea europea L.
var silvestris Brot
Ceduo
Assente
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
EUCALIPTO
DATI BOTANICI
FAMIGLIA Myrtaceae
GENERE
Eucalyptus
SPECIE
Eucalyptus camaldulensis Dhen
INQUADRAMENTO GEOGRAFICO
COMUNE Villagrande Strisaili
LOCALITÀ Gorbini
COROLOGIA, SELVICOLTURA E UTILIZZI
Il genere eucalipto è proprio dell’Australia e della Tasmania. In
Sardegna e, soprattutto, in Sicilia è stato impiegato in rimboschimenti per ottenere cedui da impiegare nell’industria cartaria e per
legna da ardere.
In Ogliastra sono stati realizzati impianti sia nelle aree pianeggianti
con suoli profondi sia nelle aree collinari con suoli mediamente
profondi. Le specie più impiegate sono il Globulus e il Camaldulensis.
Dal punto di vista climatico si può affermare che l’eucalipto è presente la fascia della sottozona calda e media del Lauretum.
I valori degli incrementi legnosi non sono disponibili ma si può affermare che nelle aree con suoli profondi o mediamente profondi
sono stati ottenuti buoni risultati. Nelle zone con terreni superficiali sono stati ottenuti risultati deludenti anche con le specie più
rustiche (Eucaliptus camaldulensis).
Dalle osservazioni fatte emerge che l’utilizzo dell’eucalipto al fine
di costituire nuovi impianti deve essere fatto solo attraverso un’attenta valutazione delle caratteristiche stazionali, andando a interessare solo i terreni con suoli profondi o mediamente profondi.
INFORMAZIONI RELATIVE ALLA STAZIONE DI CAMPIONAMENTO
COMPOSIZIONE ARBOREA
STRUTTURA E GESTIONE
Specie
principale:
Specie accessorie:
Governo:
Trattamento:
Eucalyptus
camaldulensis
Quercus ilex L., Arbutus unedo L.,
Phillyrea sp., Erica arborea L.
Fustaia
Assente
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
151
ALLEGATO III
Schede identificative dei campioni
152
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 001
Specie: Pino marittimo
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Ramaglie
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA
Area in gestione E.F.S.:
Monte Idolo
Coordinate geografiche UTM: N 4419835.0252 E 541476.3153
Su Cardosu
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
36 anni; 13 m; 30 cm
850 m; 30%; medio versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 03/04/2013
03/04/2013
03/04/2013
23 kg
Sereno, ventilato
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
153
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 002
Specie: Pino marittimo
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Tronco con corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA
Area in gestione E.F.S.:
Monte Idolo
Coordinate geografiche UTM: N 4419835.0252 E 541476.3153
Su Cardosu
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
36 anni; 13 m; 30 cm
850 m; 30%; medio versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 154
03/04/2013
03/04/2013
03/04/2013
26 kg
Sereno, ventilato
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 003
Specie: Pino marittimo
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Tronco senza corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA
Area in gestione E.F.S.:
Monte Idolo
Coordinate geografiche UTM: N 4419835.0252 E 541476.3153
Su Cardosu
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
36 anni; 13 m; 30 cm
850 m; 30%; medio versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 03/04/2013
08/04/2013
08/04/2013
28 kg
Sereno, ventilato
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
155
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 004
Specie: Pino marittimo
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Ramaglie
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA
Area in gestione E.F.S.:
Monte Idolo
Coordinate geografiche UTM: N 4420019.7951 E 540804.2871
Monte Cuscullai
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
24 anni; 12 m; 22 cm
880 m; 23%; alto versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 156
03/04/2013
03/04/2013
03/04/2013
22 kg
Sereno, ventilato
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 005
Specie: Pino marittimo
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Tronco con corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA
Area in gestione E.F.S.:
Monte Idolo
Coordinate geografiche UTM: N 4420019.7951 E 540804.2871
Monte Cuscullai
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
24 anni; 12 m; 22 cm
880 m; 23%; alto versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 03/04/2013
03/04/2013
03/04/2013
25 kg
Sereno, ventilato
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
157
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 006
Specie: Pino marittimo
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Tronco senza corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA
Area in gestione E.F.S.:
Monte Idolo
Coordinate geografiche UTM: N 4420019.7951 E 540804.2871
Monte Cuscullai
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
24 anni; 12 m; 22 cm
880 m; 23%; alto versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 158
03/04/2013
08/04/2013
08/04/2013
24,5 kg
Sereno, ventilato
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 007
Specie: Pino d’Aleppo
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Ramaglie
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI
Area in gestione E.F.S.:
Monte Orguda
Coordinate geografiche UTM: N 4423836.2949 E 547868.4117
Gorbini – Sa Mina
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
28 anni; 14 m; 25 cm
140 m; 60%; basso versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 10/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
25 kg
Sereno
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
159
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 008
Specie: Pino d’Aleppo
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Tronco con corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI
Area in gestione E.F.S.:
Monte Orguda
Coordinate geografiche UTM: N 4423836.2949 E 547868.4117
Gorbini – Sa Mina
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
28 anni; 14 m; 25 cm
140 m; 60%; basso versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 160
10/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
24 kg
Sereno
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 009
Specie: Pino d’Aleppo
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Tronco senza corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI
Area in gestione E.F.S.:
Monte Orguda
Coordinate geografiche UTM: N 4423836.2949 E 547868.4117
Gorbini – Sa Mina
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
28 anni; 14 m; 25 cm
140 m; 60%; basso versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 10/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
26 kg
Sereno
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
161
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 010
Specie: Pino d’Aleppo
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Ramaglie
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI
Area in gestione E.F.S.:
Monte Orguda
Coordinate geografiche UTM: N 4423876.2909 E 547708.7861
Gorbini – Baccu Stria
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
25 anni; 10,4 m; 17 cm
180 m; 50%; crinale
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 162
10/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
22 kg
Sereno
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 011
Specie: Pino d’Aleppo
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Tronco con corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI
Area in gestione E.F.S.:
Monte Orguda
Coordinate geografiche UTM: N 4423876.2909 E 547708.7861
Gorbini – Baccu Stria
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
25 anni; 10,4 m; 17 cm
180 m; 50%; crinale
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 10/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
24 kg
Sereno
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
163
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 012
Specie: Pino d’Aleppo
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Tronco senza corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI
Area in gestione E.F.S.:
Monte Orguda
Coordinate geografiche UTM: N 4423876.2909 E 547708.7861
Gorbini – Baccu Stria
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
25 anni; 10,4 m; 17 cm
180 m; 50%; crinale
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 164
10/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
24 kg
Sereno
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 013
Specie: Pino domestico
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Ramaglie
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): GAIRO
Area in gestione E.F.S.:
Sarcerei
Coordinate geografiche UTM: N 4413392.9209 E 543626.9974
Sarcerei
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
46 anni; 15 m; 28 cm
940 m; 25%, basso versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 05/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
22 kg
Nuvoloso
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
165
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 014
Specie: Pino domestico
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Tronco con corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): GAIRO
Area in gestione E.F.S.:
Sarcerei
Coordinate geografiche UTM: N 4413392.9209 E 543626.9974
Sarcerei
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
46 anni; 15 m; 28 cm
940 m; 25%, basso versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 166
05/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
29,5 kg
Nuvoloso
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 015
Specie: Pino domestico
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Tronco senza corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): GAIRO
Area in gestione E.F.S.:
Sarcerei
Coordinate geografiche UTM: N 4413392.9209 E 543626.9974
Sarcerei
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
46 anni; 15 m; 28 cm
940 m; 25%, basso versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 05/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
28 kg
Nuvoloso
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
167
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 016
Specie: Pino domestico
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Ramaglie
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): GAIRO
Area in gestione E.F.S.:
Sarcerei
Coordinate geografiche UTM: N 4413769.4021 E 543071.0489
M.te Sa Ceresia
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
46 anni; 10 m; 27 cm
1030 m; 40%; alto versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 168
05/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
23,5 kg
Nuvoloso
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 017
Specie: Pino domestico
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Tronco con corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): GAIRO
Area in gestione E.F.S.:
Sarcerei
Coordinate geografiche UTM: N 4413769.4021 E 543071.0489
M.te Sa Ceresia
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
46 anni; 10 m; 27 cm
1030 m; 40%; alto versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 05/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
28 kg
Nuvoloso
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
169
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 018
Specie: Pino domestico
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Tronco senza corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): GAIRO
Area in gestione E.F.S.:
Sarcerei
Coordinate geografiche UTM: N 4413769.4021 E 543071.0489
M.te Sa Ceresia
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
46 anni; 10 m; 27 cm
1030 m; 40%; alto versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 170
05/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
25 kg
Nuvoloso
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 019
Specie: Pino nero
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Ramaglie
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA
Area in gestione E.F.S.:
Monte Idolo
Coordinate geografiche UTM: N 4417127.6874 E 543548.3537
Masoni e Crabas
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
33 anni; 17 m; 27 cm
860 m; 60%, basso versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 03/04/2013
03/04/2013
03/04/2013
22 kg
Sereno, ventilato
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
171
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 020
Specie: Pino nero
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Tronco con corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA
Area in gestione E.F.S.:
Monte Idolo
Coordinate geografiche UTM: N 4417127.6874 E 543548.3537
Masoni e Crabas
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
33 anni; 17 m; 27 cm
860 m; 60%, basso versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 172
03/04/2013
08/04/2013
08/04/2013
27 kg
Sereno, ventilato
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 021
Specie: Pino nero
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Tronco senza corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA
Area in gestione E.F.S.:
Monte Idolo
Coordinate geografiche UTM: N 4417127.6874 E 543548.3537
Masoni e Crabas
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
33 anni; 17 m; 27 cm
860 m; 60%, basso versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 03/04/2013
08/04/2013
08/04/2013
28 kg
Sereno, ventilato
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
173
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 022
Specie: Pino nero
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Ramaglie
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA
Area in gestione E.F.S.:
Monte Idolo
Coordinate geografiche UTM: N 4418407.2156 E 543120.1878
Cidolai
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
43 anni; 14,5 m; 24 cm
1000 m; 55%, alto versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 174
04/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
28 kg
Nuvoloso
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 023
Specie: Pino nero
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Tronco con corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA
Area in gestione E.F.S.:
Monte Idolo
Coordinate geografiche UTM: N 4418407.2156 E 543120.1878
Cidolai
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
43 anni; 14,5 m; 24 cm
1000 m; 55%, alto versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 04/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
28 kg
Nuvoloso
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
175
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 024
Specie: Pino nero
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Tronco senza corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA
Area in gestione E.F.S.:
Monte Idolo
Coordinate geografiche UTM: N 4418407.2156 E 543120.1878
Cidolai
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
43 anni; 14,5 m; 24 cm
1000 m; 55%, alto versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 176
04/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
30 kg
Nuvoloso
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 025
Specie: Pino radiata
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Ramaglie
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA
Area in gestione E.F.S.:
Monte Idolo
Coordinate geografiche UTM: N 4417634.8889 E 541113.8540
Pirastru
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
40 anni; 19 m; 29 cm
870 m; 25%, medio versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 04/04/2013
08/04/2013
08/04/2013
25 kg
Nuvoloso
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
177
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 026
Specie: Pino radiata
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Tronco con corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA
Area in gestione E.F.S.:
Monte Idolo
Coordinate geografiche UTM: N 4417634.8889 E 541113.8540
Pirastru
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
40 anni; 19 m; 29 cm
870 m; 25%, medio versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 178
04/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
26,5 kg
Nuvoloso
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 027
Specie: Pino radiata
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Tronco senza corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA
Area in gestione E.F.S.:
Monte Idolo
Coordinate geografiche UTM: N 4417634.8889 E 541113.8540
Pirastru
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
40 anni; 19 m; 29 cm
870 m; 25%, medio versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 04/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
26,5 kg
Nuvoloso
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
179
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 028
Specie: Pino radiata
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Ramaglie
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA
Area in gestione E.F.S.:
Monte Idolo
Coordinate geografiche UTM: N 4418192.6938 E 542797.8063
Argiola Edera
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
42 anni; 22 m; 40 cm
960 m; 25%, medio versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 180
04/04/2013
08/04/2013
08/04/2013
22 kg
Nuvoloso
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 029
Specie: Pino radiata
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Tronco con corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA
Area in gestione E.F.S.:
Monte Idolo
Coordinate geografiche UTM: N 4418192.6938 E 542797.8063
Argiola Edera
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
42 anni; 22 m; 40 cm
960 m; 25%, medio versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 04/04/2013
08/04/2013
08/04/2013
28 kg
Nuvoloso
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
181
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 030
Specie: Pino radiata
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Tronco senza corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA
Area in gestione E.F.S.:
Monte Idolo
Coordinate geografiche UTM: N 4418192.6938 E 542797.8063
Argiola Edera
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
42 anni; 22 m; 40 cm
960 m; 25%, medio versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 182
04/04/2013
08/04/2013
08/04/2013
26 kg
Nuvoloso
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 031
Specie: Pino delle Canarie
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Ramaglie
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI
Area in gestione E.F.S.:
Monte Orguda
Coordinate geografiche UTM: N 4424179.1987 E 546896.6206
Gorbini – Fenarbu
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
27 anni; 13 m; 20 cm
350 m; 30%; alto versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 09/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
27 kg
Sereno
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
183
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 032
Specie: Pino delle Canarie
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Tronco con corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI
Area in gestione E.F.S.:
Monte Orguda
Coordinate geografiche UTM: N 4424179.1987 E 546896.6206
Gorbini – Fenarbu
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
27 anni; 13 m; 20 cm
350 m; 30%; alto versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 184
09/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
31 kg
Sereno
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 033
Specie: Pino delle Canarie
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Tronco senza corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI
Area in gestione E.F.S.:
Monte Orguda
Coordinate geografiche UTM: N 4424179.1987 E 546896.6206
Gorbini – Fenarbu
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
27 anni; 13 m; 20 cm
350 m; 30%; alto versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 09/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
30 kg
Sereno
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
185
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 034
Specie: Pino delle Canarie
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Ramaglie
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI
Area in gestione E.F.S.:
Monte Orguda
Coordinate geografiche UTM: N 4424262.0265 E 546910.297
Gorbini – Fenarbu
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
25 anni; 11,5 m; 24 cm
370 m; 50%; medio versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 186
09/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
23,5 kg
Sereno
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 035
Specie: Pino delle Canarie
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Tronco con corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI
Area in gestione E.F.S.:
Monte Orguda
Coordinate geografiche UTM: N 4424262.0265 E 546910.297
Gorbini – Fenarbu
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
25 anni; 11,5 m; 24 cm
370 m; 50%; medio versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 09/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
26 kg
Sereno
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
187
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 036
Specie: Pino delle Canarie
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Tronco senza corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI
Area in gestione E.F.S.:
Monte Orguda
Coordinate geografiche UTM: N 4424262.0265 E 546910.297
Gorbini – Fenarbu
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
25 anni; 11,5 m; 24 cm
370 m; 50%; medio versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 188
09/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
29 kg
Sereno
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 037
Specie: Cedro spp.
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Ramaglie
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI
Area in gestione E.F.S.:
Santa Barbara
Coordinate geografiche UTM: N 4420601.459 E 541060.3342
G.na Antini- Gennantine
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
24 anni; 12 m; 22 cm
880 m; 20%; basso versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 03/04/2013
08/04/2013
08/04/2013
28 kg
Sereno, ventilato
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
189
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 038
Specie: Cedro spp.
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Tronco con corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI
Area in gestione E.F.S.:
Santa Barbara
Coordinate geografiche UTM: N 4420601.459 E 541060.3342
G.na Antini- Gennantine
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
24 anni; 12 m; 22 cm
880 m; 20%; basso versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 190
03/04/2013
08/04/2013
08/04/2013
28 kg
Sereno, ventilato
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 039
Specie: Cedro spp.
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Tronco senza corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI
Area in gestione E.F.S.:
Santa Barbara
Coordinate geografiche UTM: N 4420601.459 E 541060.3342
G.na Antini- Gennantine
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
24 anni; 12 m; 22 cm
880 m; 20%; basso versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 03/04/2013
08/04/2013
08/04/2013
23 kg
Sereno, ventilato
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
191
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 040
Specie: Cedro spp.
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Ramaglie
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI
Area in gestione E.F.S.:
Santa Barbara
Coordinate geografiche UTM: N 4420415.045 E 541383.6161
G.na Antini- Gennantine
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
25 anni; 9 m; 15 cm
870 m; 30%; medio versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 192
03/04/2013
03/04/2013
03/04/2013
25 kg
Sereno, ventilato
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 041
Specie: Cedro spp.
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Tronco con corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI
Area in gestione E.F.S.:
Santa Barbara
Coordinate geografiche UTM: N 4420415.045 E 541383.6161
G.na Antini- Gennantine
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
25 anni; 9 m; 15 cm
870 m; 30%; medio versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 03/04/2013
08/04/2013
08/04/2013
26 kg
Sereno, ventilato
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
193
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 042
Specie: Cedro spp.
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Tronco con corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI
Area in gestione E.F.S.:
Santa Barbara
Coordinate geografiche UTM: N 4420415.045 E 541383.6161
G.na Antini- Gennantine
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
25 anni; 9 m; 15 cm
870 m; 30%; medio versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 194
03/04/2013
08/04/2013
08/04/2013
27 kg
Sereno, ventilato
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 043
Specie: Leccio
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Ramaglie
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA
Area in gestione E.F.S.:
Monte Idolo
Coordinate geografiche UTM: N 4418934.3313; E 543115.4131
Abbafrida
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
35 anni; 9 m; 12 cm
1010 m; 45%, medio versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 04/04/2013
08/04/2013
08/04/2013
26 kg
Sereno
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
195
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 044
Specie: Leccio
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Tronco con corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA
Area in gestione E.F.S.:
Monte Idolo
Coordinate geografiche UTM: N 4418934.3313; E 543115.4131
Abbafrida
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
35 anni; 9 m; 12 cm
1010 m; 45%, medio versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 196
04/04/2013
08/04/2013
08/04/2013
30 kg
Sereno
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 045
Specie: Leccio
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Ramaglie
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): LANUSEI
Area in gestione E.F.S.:
San Cosimo
Coordinate geografiche UTM: N 4414383.7766 E 544116.5980
Abbafrida
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
40 anni; 8 m; 21 cm
960 m; 24%; medio versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 08/04/2013
08/04/2013
08/04/2013
24 kg
Sereno
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
197
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 046
Specie: Leccio
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Tronco con corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): LANUSEI
Area in gestione E.F.S.:
San Cosimo
Coordinate geografiche UTM: N 4414383.7766 E 544116.5980
Abbafrida
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
40 anni; 8 m; 21 cm
960 m; 24%; medio versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 198
08/04/2013
08/04/2013
08/04/2013
31 kg
Sereno
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 047
Specie: Corbezzolo
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Ramaglie
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): GAIRO
Area in gestione E.F.S.:
Perda Liana
Coordinate geografiche UTM: N 4416015.0559 E 538615.4892
Baccu Nieddu
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
30 anni; 3,5 m; 7 cm
880 m; 45%; medio versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 05/04/2013
08/04/2013
08/04/2013
25 kg
Sereno, ventilato
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
199
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 048
Specie: Corbezzolo
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Tronco con corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): GAIRO
Area in gestione E.F.S.:
Perda Liana
Coordinate geografiche UTM: N 4416015.0559 E 538615.4892
Baccu Nieddu
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
30 anni; 3,5 m; 7 cm
880 m; 45%; medio versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 200
05/04/2013
08/04/2013
08/04/2013
30 kg
Sereno, ventilato
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 049
Specie: Corbezzolo
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Ramaglie
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): GAIRO
Area in gestione E.F.S.:
Perda Liana
Coordinate geografiche UTM: N 4416577.4921 E 537578.4710
Baccu Nieddu
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
25 anni; 3 m; 6,5 cm
940 m; 35%, basso versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 05/04/2013
08/04/2013
08/04/2013
24 kg
Sereno, ventilato
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
201
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 050
Specie: Corbezzolo
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Tronco con corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): GAIRO
Area in gestione E.F.S.:
Perda Liana
Coordinate geografiche UTM: N 4416577.4921 E 537578.4710
Baccu Nieddu
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
25 anni; 3 m; 6,5 cm
940 m; 35%, basso versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 202
05/04/2013
08/04/2013
08/04/2013
29 kg
Sereno, ventilato
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 051
Specie: Macchia mediterranea mista
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Ramaglie
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI
Area in gestione E.F.S.:
Monte Orguda
Coordinate geografiche UTM: N 4424413.8576 E 547584.6947
Gorbini – Sa Murta Ona
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
20-30 anni; 3 m; 5 cm
230 m; 60%; medio versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 09/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
26 kg
Sereno
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
203
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 052
Specie: Macchia mediterranea mista
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Tronco con corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI
Area in gestione E.F.S.:
Monte Orguda
Coordinate geografiche UTM: N 4424413.8576 E 547584.6947
Gorbini – Sa Murta Ona
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
20-30 anni; 3 m; 5 cm
230 m; 60%; medio versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 204
09/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
32 kg
Sereno
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 053
Specie: Macchia mediterranea mista
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Ramaglie
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI
Area in gestione E.F.S.:
Monte Orguda
Coordinate geografiche UTM: N 4424217.0408 E 547034.4261
Gorbini – Fenarbu
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
20-30 anni; 3 m; 5 cm
340 m; 40%; basso versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 09/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
25 kg
Sereno
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
205
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 054
Specie: Macchia mediterranea mista
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Tronco con corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI
Area in gestione E.F.S.:
Monte Orguda
Coordinate geografiche UTM: N 4424217.0408 E 547034.4261
Gorbini – Fenarbu
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
20-30 anni; 3 m; 5 cm
340 m; 40%; basso versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 206
09/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
29 kg
Sereno
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 055
Specie: Eucalipto spp.
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Ramaglie
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI
Area in gestione E.F.S.:
Monte Orguda
Coordinate geografiche UTM: N 4424471.7027 E 547494.3270
Gorbini – Sa Murta Ona
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
25 anni; 15,4 m; 24 cm
255 m; 60%; basso versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 10/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
22 kg
Sereno, soleggiato
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
207
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 056
Specie: Eucalipto spp.
Esposizione stazione: Nord
Parte della pianta: Tronco con corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI
Area in gestione E.F.S.:
Monte Orguda
Coordinate geografiche UTM: N 4424471.7027 E 547494.3270
Gorbini – Sa Murta Ona
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
25 anni; 15,4 m; 24 cm
255 m; 60%; basso versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 208
10/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
31 kg
Sereno, soleggiato
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 057
Specie: Eucalipto spp.
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Ramaglie
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI
Area in gestione E.F.S.:
Monte Orguda
Coordinate geografiche UTM: N 4424704.4878 E 547539.4035
Gorbini – Sa Murta Ona
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
21 anni; 8 m; 23 cm
270 m; 55%; medio versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 09/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
25 kg
Sereno
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
209
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 058
Specie: Eucalipto spp.
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Tronco con corteccia
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI
Area in gestione E.F.S.:
Monte Orguda
Coordinate geografiche UTM: N 4424704.4878 E 547539.4035
Gorbini – Sa Murta Ona
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione,
posizione fisiografica:
21 anni; 8 m; 23 cm
270 m; 55%; medio versante
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche
al campionamento: 210
09/04/2013
18/04/2013
18/04/2013
33 kg
Sereno
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 059
Specie: Olivo
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Residui potatura
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): ILBONO
Area in gestione E.F.S.:
Azienda agricola privata
Coordinate geografiche UTM: N 4416738.1867 E 550918.8464
Tescere
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: 40÷70 anni; 4÷6 m; 20÷40 cm
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 28/03/2013
18/04/2013
18/04/2013
27 kg
Potatura: Nuvoloso
Cippatura: Sereno
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
211
CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO
SCHEDA N° 060
Specie: Vite (sistema allevamento Guyot semplice)
Esposizione stazione: Sud
Parte della pianta: Residui potatura (tralci 1-2 anni)
INFORMAZIONI GENERALI
Comune: Località di provenienza
(toponimo IGM e toponimo locale): ILBONO
Area in gestione E.F.S.:
Azienda agricola privata
Coordinate geografiche UTM: N 4416698.1295 E 550925.6434
Tescere
INFORMAZIONI SULLA STAZIONE
Età presunta, altezza, diametro: 7 anni; 1 m; 3÷4 cm
CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco)
Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 212
15/03/2013
18/04/2013
18/04/2013
24 kg
Potatura: Nuvoloso
Cippatura: Sereno
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
INDICE delle FIGURE
Figura 1: Schema riassuntivo dei possibili processi di conversione
energetica delle biomasse
Figura 2: Carta delle zone boscate
Figura 3: Carta delle aree a vocazione agroforestale e possibili
bacini di approvvigionamento
Figura 4: Carta delle aree protette
Figura 5: Carta dei possibili bacini di approvvigionamento
di residui agricoli
Figura 6: Residui di potatura di vite
Figura 7: Residui di potatura di olivo
Figura 8: Vocazionalità del territorio regionale per la produzione
di biomassa agricola
Figura 9: Il territorio della Provincia Ogliastra
Figura 10: Distribuzione percentuale delle classi di uso del
suolo di 1° livello nella Provincia Ogliastra
Figura 11: Distribuzione percentuale delle principali classi
dell’uso del suolo nella Provincia Ogliastra
Figura 12: Distribuzione percentuale delle principali classi
dell’uso del suolo della macro-classe 2 “Territori agricoli”
Figura 13: Distribuzione percentuale delle principali classi
dell’uso del suolo della macro-classe 3 “Territori boscati
e ambienti seminaturali”
Figura 14: Distribuzione percentuale delle principali categorie forestali
nei territori comunali esaminati
Figura 15a: Carta dell’uso del suolo della Provincia Ogliastra
Figura 15b: Legenda della carta dell’uso del suolo della Provincia Ogliastra
Figura 16: Carta delle pendenze della Provincia Ogliastra
Figura 17: Carbonio fisso, PCS, PCI e contenuto in ceneri nelle conifere
con esposizione Nord
Figura 18: Carbonio fisso, PCS, PCI e contenuto in ceneri nelle
conifere con esposizione Sud
Figura 19: Carbonio fisso, PCS, PCI e contenuto in ceneri nelle
latifoglie e nella macchia mediterranea con esposizione Nord
Figura 20: Carbonio fisso, PCS, PCI e contenuto in ceneri nelle
latifoglie e nella macchia mediterranea con esposizione Sud
Figura 21: Umidità e contenuto in sostanze volatili nelle conifere
con esposizione Nord
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
12
14
15
18
19
20
21
22
24
26
27
31
32
40
46
47
48
89
90
91
91
92
213
Figura 22: Umidità e contenuto in sostanze volatili nelle conifere
con esposizione Sud
Figura 23: Umidità e contenuto in sostanze volatili nelle latifoglie
e macchia mediterranea con esposizione Nord
Figura 24: Umidità e contenuto in sostanze volatili nelle latifoglie
e macchia mediterranea con esposizione Sud
Figura 25: Contenuto in ceneri, Azoto e Zolfo nelle conifere con
esposizione Nord
Figura 26: Contenuto in ceneri, Azoto e Zolfo nelle conifere
con esposizione Sud
Figura 27: Contenuto in ceneri, Azoto e Zolfo nelle latifoglie e macchia
mediterranea con esposizione Nord
Figura 28: Contenuto in ceneri, Azoto e Zolfo nelle latifoglie e macchia
mediterranea con esposizione Sud
Figura 29: Schema riepilogativo delle tecnologie di conversione
energetica delle biomasse
Figura 30: Schema di una caldaia per legno in ciocchi Figura 31: Schema di una caldaia a cippato
Figura 32: Schema di una caldaia a pellet
Figura 33: Diagramma delle principali tecnologie di combustione
delle biomasse
Figura 34: Schema di funzionamento di un forno a griglia Figura 35: Schema di funzionamento di un forno rotante
Figura 36: Schema di funzionamento di un forno a letto fluido
Figura 37: Sezione trasversale di un motore a vapore a vite Figura 38: Schema di un impianto di combustione di biomasse e di
un processo ORC
Figura 39: Schema di un impianto di combustione di biomasse abbinato ad
una turbina a gas a ciclo chiuso
Figura 40: Schema di un motore Stirling con produzione combinata
di energia termica ed elettrica
Figura 41: Schema di un impianto di gassificazione
Figura 42: Schema di gassificatori a letto fisso
Figura 43: Schema di un gassificatore a letto fluido
Figura 44: Schema di un gassificatore Texaco a letto trascinato Figura 45: Schema tipo di un impianto di pirolisi Figura 46: Schema di un processo di piro-gassificazione Figura 47: Sezione del piro-gassificatore di Castelfranco di Sotto (PI)
Figura 48: Carta della vocazionalità delle aree forestali per la
produzione di cippato e legna da ardere nella Provincia dell’Ogliastra
214
93
93
94
94
95
95
96
98
100
101
102
103
104
105
107
111
112
113
114
115
117
119
120
124
127
128
134
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
INDICE delle TABELLE
Tabella 1: Principali raggruppamenti di biomasse combustibili, loro forme
commerciali e biocombustibili ottenibili
10
Tabella 2: Superficie forestale in Sardegna soggetta a vincolo idrogeologico
16
Tabella 3: Superficie forestale in Sardegna soggetta a vincolo naturalistico
16
Tabella 4: Schema riassuntivo del 1° livello della carta dell’uso del suolo
della Provincia Ogliastra
26
Tabella 5: Schema riassuntivo della carta dell’uso del suolo della
Provincia Ogliastra
28/29
Tabella 6: Schema riassuntivo delle diverse tipologie di copertura vegetale
identificate nei territori comunali esaminati
35/39
Tabella 7: Distribuzione delle superfici vocate per l’utilizzazione
delle biomasse forestali rispetto alle fasce fitoclimatiche di Pavari
43
Tabella 8: Classi di uso del suolo potenzialmente impiegabili per la
produzione di biomasse di origine forestale nella Provincia dell’Ogliastra
45
Tabella 9: Modello per la stima della massa legnosa presente
nel territorio della Provincia Ogliastra
52
Tabella 10: Pino marittimo – Nord
66
Tabella 11: Pino marittimo – Sud 67
Tabella 12: Pino d’Aleppo – Nord
68
Tabella 13: Pino d’Aleppo – Sud
69
Tabella 14: Pino domestico – Nord
70
Tabella 15: Pino domestico – Sud
71
Tabella 16: Pino nero – Nord
72
Tabella 17: Pino nero – Sud
73
Tabella 18: Pino radiata – Nord
74
Tabella 19: Pino radiata – Sud
75
Tabella 20: Pino delle Canarie – Nord
76
Tabella 21: Pino delle Canarie – Sud
77
Tabella 22: Cedro – Nord
78
Tabella 23: Cedro – Sud
79
Tabella 24: Leccio - Nord
80
Tabella 25: Leccio – Sud
81
Tabella 26: Corbezzolo – Nord
82
Tabella 27: Corbezzolo – Sud
83
Tabella 28: Eucalipto – Nord
84
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
215
Tabella 29: Eucalipto – Sud
Tabella 30: Macchia mediterranea – Nord
Tabella 31: Macchia mediterranea – Sud
Tabella 32: Residui di potatura di olivo e vite
Tabella 33: Vantaggi e svantaggi delle tecnologie di combustione
delle biomasse
Tabella 34: Schema riepilogativo delle tecnologie di combustione
delle biomasse
Tabella 35: Tecnologie per la generazione di energia da biocombustibili
Tabella 36: Vantaggi e svantaggi delle turbine a vapore
Tabella 37: Vantaggi e svantaggi dei motori a vapore a pistoni
Tabella 38: Vantaggi e svantaggi dei processi ORC
Tabella 39: Confronto tra le principali tecnologie di gassificazione
Tabella 40: Composizione media del syngas in funzione
dell’agente ossidante impiegato
Tabella 41: Principali inquinanti nel syngas
Tabella 42: I prodotti della pirolisi in funzione del tipo di processo
Tabella 43: Composizione del gas di pirolisi della cellulosa Tabella 44: Composizione del bio olio Tabella 45: Poteri calorifici inferiori su base umida delle specie
arboree analizzate
Tabella 46: Potenziali energetici per cippato e legna da ardere
Tabella 47: Potenziali energetici distinti per tipologia di utilizzo
della biomassa in ciascun Comune della Provincia Ogliastra
Tabella 48: Costi a quintale del legna da ardere, del cippato
e del pellet
216
85
86
87
88
108
109
109
110
111
113
116
121
121
123
125
126
130
131
135
136
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
BIBLIOGRAFIA
CTI, 2011 “Guida alla normativa di interesse per il settore del riscaldamento a biomassa”.
Koppejan J., Van Loo S., Biomass Handbook, 2008
A. V. Bridgwater An overview of fast pyrolysis, 2003.
Audit sulle fonti di Energie Rinnovabili in Sardegna, Sardegna Ricerche, 2008.
Bartolelli V., Schenone G., Artese C., Caldaie a biomassa per impianti di riscaldamento domestico,
ITABIA,2011.
Biocombustibili solidi, caratterizzazione del pellet a fini energetici, Comitato Termotecnico Italiano
(CTI), 2004.
Biocombustibili-Specifiche e classificazione, Comitato Termotecnico Italiano (CTI), 2000.
Biomass Combined Heat and Power Catalog of Technologies, U. S. Environmental Protection Agency Combined Heat and Power Partnership (EPA), 2007.
Biomass combustion in Europe. Overview on technologies and regulation. New York State Energy
Research and Development Authority, 2008.
Campionamento, UNI EN 14778:2011 (E).
Carlsen H., Thecnical University of Denmark (DTU), Danimarca, 2001.
Chiaramonti D., Combustione delle Biomasse, 2006.
Ciferno J.P., Marano J.J., Benchmarking Biomass Gasification Technologies for Fuels, Chemicals
and Hydrogen Production, 2002.
Cocco D., Lallai A., Mura G., Analisi dello stato dell’arte della ricerca scientifica nel settore della produzione di energia da biomasse, 2008.
Combustion and Gasification of Agricultural Biomass Technologies and Applications, Thermie Programme Action BM 40, 1995.
Dai J., Cui H., Grace J. R., Biomass feeding for thermochemical reactor, Progress in Energy and
Combustion Science, 2012, 716-736.
Determinazione del potere calorifico, UNI EN 14918:2009 (E).
Determinazione dell’umidità, metodo di essicazione in stufa, UNI EN 14774:2009 (E).
Food and Agriculture Organization (FAO), Wood Energy Program, 2003.
Guida alla normativa di interesse per il settore del riscaldamento a biomassa, Comitato Termotecnico
Italiano (CTI), 2011.
Hansen M., Jein A. R., English Handbook for wood pellet combustion, 2009.
Inventario Nazionale della Foresta e dei Serbatoi Forestali di Carbonio (INFC), inventario nazionale,
2005.
Kirkels A.F., Verbong G.P.J., Biomass gasification: Still promising? A 30-year global overview, Renewable and Sustainable Energy Reviews, 2011, 471-481.
Koppejan J., Van Loo S., Biomass Handbook, 2008.
Leung D.Y.C., Yin X.L., Wu C.Z., A review on the development and commercialization of biomass gasification technologies in China, Renewable and Sustainable Energy Reviews, 2004, 565-580.
Manfrida G., Il processo di gassificazione, 2005/2006.
Marculescu C., Badea A., Dinca C., Gheorghe C., Biomass to syngas conversion by pyro-gasification process, Atti della conferenza “3rd WSEAS Int. Conf. on Wasre Management, Water Pollution,
Air Pollution, Indoor Climate”, ISBN: 978-960-474-093-2.
Micro and small-scale CHP from Biomass <300 kWe, Organisations for the Promotion of Energy
Technologies (OPET-Finland), 2002.
Moretti E., Fonti energetiche rinnovabili, Centro Ricerche Biomasse (CRB), 2010-2011.
Nussbaumer T., Combustion and Co-combustion of Biomass:Fundamentals, Technologies, and Pri-
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
217
mary Measures for Emission Reduction, Energy & Fuels, 2003, 17, 1510-1521.
Peterson D., Haase S., Market Assessment of Biomass Gasification and Combustion Technology for
Small and Medium-Scale Applications, National Renewable Energy Laboratory (NREL), 2009.
Piano Forestale Ambientale Regionale (PFAR),2007.
Pinelli G., Zerlia T., La caratterizzazione energetica e merceologica delle biomasse vegetali, Stazione
Sperimentale dei Combustibili (SSC), vol. 59, fasc. 1, 2005.
Preparazione del campione, UNI EN 14780:2011 (E).
Review of finnish biomass gasification technologies, Technical Research Centre of Finland, Organisations for the Promotion of Energy Technologies (OPET-Finland) report 4, task 33.
Rioli A., Informatore Agrario 34/2008.
Riva G., Qualità e caratteristiche dei biocombustibili legnosi: presentazione delle nuove norme UNI
per la caratterizzazione di pellet, legna da ardere, bricchette e cippato, Comitato Termotecnico Italiano (CTI), 2008
Tabacchi G., Di Cosmo L., Gasparini P., Morelli S., Stima del volume e della fitomassa delle principali
specie forestali italiane. Equazioni di previsione, tavole del volume e tavole della fitomassa arborea
epigea, Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura, Unità di Ricerca per il Monitoraggio e la Pianificazione Forestale. Trento, 2011.
The GTI Gasification Process”, Gas Technology Institute, 2009.
Tognotti L., Combustibili, 2011-2012.
Zhang L., Xu C., Champagne P., Overview of recent advances in thermo-chemical conversion of
biomass, Energy Conversion and Management, 2010, 969-982.
218
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
SITOGRAFIA
http://energy.gov
http://www.arpat.toscana.it/
http://www.bios-bioenergy.at/en/downloads-publications.html
http://www.crpa.it
http://www.cti2000.it
http://www.epa.gov
http://www.ieabcc.nl
http://www.ieabioenergy.com/task.aspx?id=34
http://www.ieatask33.org
http://www.netl.doe.gov/technologies/coalpower/gasification
http://www.nextville.it
http://www.nrel.gov
http://www.regione.sardegna.it
http://www.ricercaforestale.it
http://www.sar.sardegna.it
http://www.sardegnaambiente.it/arpas/
http://www.sardegnaambiente.it/foreste/enteforeste/
http://www.ssc.it
http://sardegnageoportale.it
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
219
220
LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA
Scarica