Volume pubblicato con il contributo della Regione autonoma della Sardegna, Assessorato della Programmazione, Bilancio, Credito e Assetto del territorio, Centro Regionale di Programmazione, nell’ambito del progetto finanziato dal POR FESR 2007 – 2013, ASSE II: Inclusione, servizi sociali, istruzione e legalità. Obiettivo operativo 2.1.1 – Linea di attività A. LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA VALUTAZIONE DELLA POSSIBILITÀ DI IMPIEGO IN CAMPO ENERGETICO Efisio Antonio Scano(a,b), Carla Asquer(a), Agata Pistis(a) Emanuela Melis(b), Agata Justyna Lewandowska(b) Piero Angelo Rubiu(c), Francesco Muceli(c), Enzo Ibba(c), Maurizio Coda(c) (b) (a) Laboratorio Biocombustibili e Biomasse, Cluster Energie Rinnovabili, Sardegna Ricerche Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Chimica e dei Materiali, Università degli Studi di Cagliari (c) Provincia dell’Ogliastra LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 1 Si ringrazia per la preziosa collaborazione l’Ente Foreste della Sardegna, servizio territoriale di Lanusei, per la fornitura dei materiali impiegati per le analisi di laboratorio. 2 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA INDICE Introduzione 5 1. Le fonti di biomasse e la loro destinazione 9 2. Le biomasse vegetali in Sardegna 13 2.1 Biomasse forestali 13 2.2 Biomasse da residui agricoli 17 3. Aspetti territoriali, amministrativi ed economici della Provincia Ogliastra 23 3.1 Inquadramento amministrativo ed economico 23 3.2 Inquadramento territoriale 23 4. 25 Revisione della carta dell’uso del suolo 4.1 Analisi dell’uso del suolo 4.2 Macro-classi di uso del suolo di interesse 25 per la produzione di biomasse ad uso energetico 30 5. Stima della biomassa forestale ritraibile per usi energetici 34 5.1 La carta della copertura vegetale 34 5.2 Potenzialità produttive delle formazioni forestali 42 5.3 Studio delle aree vocate mediante l’analisi degli strati informativi 44 5.4 Stima della biomassa forestale ritraibile 49 5.5 Incidenza delle fitomasse forestali nei cantieri gestiti dall’Ente Foreste, dai Comuni e dai privati 54 6. Caratterizzazione chimico-fisica delle biomasse vegetali 57 6.1 Le specie forestali analizzate 57 6.2 Prelievo delle specie forestali e preparazione dei campioni 58 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 3 6.3 Determinazioni chimico-fisiche 59 6.3.1 Analisi prossima 60 6.3.2 Analisi ultima 61 6.3.3 Determinazione del potere calorifico 62 6.4 Risultati e discussione 63 7. 97 Processi termochimici di conversione energetica 97 7.1 Combustione 7.2 Gassificazione 114 7.3 Pirolisi 122 7.4 Piro-Gassificazione 127 8. 129 Valutazione del potenziale energetico del territorio 137 Conclusioni ALLEGATO I Carta della vocazionalità delle aree forestali 139 ALLEGATO II Schede Botaniche 140 ALLEGATO III Schede identificative dei campioni 152 Indice delle Figure 213 Indice delle Tabelle 215 Bibliografia Sitografia 4 217 219 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA Introduzione I l presente lavoro vuole essere un modello di riferimento per lo sfruttamento sostenibile delle biomasse forestali per la produzione di energia in Sardegna. Le biomasse sono una fonte rinnovabile di materie prime per la produzione di energia ed altri prodotti industriali. Esse includono ogni materiale biodegradabile di origine vegetale o animale proveniente dall’ambiente naturale o prodotto dalle attività antropiche. Le biomasse di origine animale possono indirettamente essere considerate come derivanti dalle biomasse vegetali e rappresentano la forma più evoluta di conversione dell’energia solare. Le biomasse vegetali sono costituite da materiali di recupero (residui della manutenzione dei boschi, colturali, delle trasformazioni agroindustriali, delle industrie del legno) o prodotte direttamente mediante colture dedicate. Le biomasse sono, dunque, risorse naturali che possono essere prelevate ed impiegate secondo diverse modalità, una delle quali è la conversione in energia. Nella presente pubblicazione è preso in esame l’impiego di biomasse vegetali e, in particolare, agroforestali per la produzione di energia nel territorio dell’Ogliastra. Il ricorso alle biomasse afferisce ad interi ecosistemi e a tutti i processi in essi operativi, dalla fotosintesi clorofilliana, necessaria alla produzione delle materie prime vegetali, alle catene produttive primarie e secondarie, fonti di sottoprodotti e residui di vario genere. L’uso delle biomasse presenta importanti benefici ambientali, in quanto la CO2 emessa durante i processi di conversione energetica non conduce, in condizioni razionali di impiego, ad un incremento dell’anidride carbonica presente nell’ambiente, ma chiude un ciclo virtuoso. Tuttavia, se si considera la “produzione primaria netta” dell’ecosistema forestale (che include non solo la specie vegetale di interesse, ma anche la lettiera e il suolo) e l’emissione di CO2 nelle fasi di raccolta, trasformazione e trasporto della biomassa, il bilancio neutro è conseguibile solamente se si fa ricorso alla filiera corta e alle produzioni locali. In generale, in un’ottica di gestione equilibrata del territorio, si possono identificare fondamentalmente due sorgenti di biomasse vegetali: i sistemi forestali ed i bacini dedicati alle coltivazioni agricole. Inoltre, a valle della produzione primaria si collocano le industrie agroindustriali e di lavorazione del legno che producono ingenti quantità di residui vegetali. Lo sfruttamento energetico dei sistemi forestali e delle coltivazioni agricole è possibile a condizione che si usi un approccio sistemico nella gestione del territorio, per assicurare la sostenibilità delle azioni che devono essere intraprese. È fondamentale considerare gli aspetti critici di questo approccio connessi allo LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 5 sfruttamento ed alla salvaguardia del territorio stesso. Deve essere ricercato, infatti, un compromesso accettabile, che porti ad un utilizzo razionale del territorio senza incidere negativamente sull’ambiente e, di conseguenza, sulle risorse stesse. Se si considera ad esempio il settore forestale, è noto che la maggior parte delle biomasse combustibili proviene dai boschi, sia sotto forma di legna da ardere che sotto forma di scarti derivanti dalla pulizia dei boschi stessi e dalla lavorazione del legno. Le foreste rappresentano però ecosistemi complessi e, di conseguenza, sono patrimoni ambientali da salvaguardare. Se si considerano invece i terreni destinati alle colture agricole, essi si possono suddividere in: marginali, ovvero abbandonati, e terreni impiegati in modo intensivo nel ciclo produttivo. I territori marginali, in genere non presidiati, sono soggetti a rischi connessi a frane, alluvioni, incendi ed altri eventi calamitosi. I territori coltivati, invece, risultano presidiati, ma sono anch’essi esposti ad altri eventi negativi quali: la perdita di biodiversità, l’impoverimento dei nutrienti presenti nel suolo e l’erosione dovuta alle pratiche agricole. Le politiche comunitarie e nazionali per la riduzione delle emissioni inquinanti e per lo sviluppo sostenibile considerano l’impiego ai fini energetici delle biomasse come un intervento fondamentale, mediante il quale soddisfare esigenze di tipo ambientale, sociale ed economico. In particolare, il ricorso alle biomasse derivanti dalla selvicoltura offre notevoli vantaggi sia sotto l’aspetto economico che ambientale. Per l’Italia, l’impiego delle biomasse quale fonte energetica rinnovabile e programmabile consente, inoltre, di onorare gli impegni presi nell’ambito del protocollo di Kyoto. Tuttavia, uno dei maggiori problemi connessi all’impiego delle biomasse per la produzione di energia, ma anche per altri scopi, è rappresentato dalla loro distribuzione, sovente disomogenea, sul territorio. Per sfruttare efficientemente le biomasse da un punto di vista energetico è, infatti, indispensabile considerare attentamente la collocazione geografica di ogni segmento della filiera e la scelta della tipologia di biomasse da impiegare, in funzione delle caratteristiche territoriali ed ambientali dell’area in esame. Risulta, a tal fine, necessaria una corretta pianificazione territoriale della filiera biomasse-energia in tutte le sue fasi, ovvero: la raccolta, il trasporto, lo stoccaggio e la tecnologia di conversione. Tutte queste fasi devono essere razionalizzate ed ottimizzate, in modo da consentire un uso sostenibile della risorsa naturale. Un altro aspetto molto importante nella costruzione di una filiera energetica a livello locale è rappresentato dalla caratterizzazione chimico-fisica delle biomasse, senza la quale è impossibile procedere alla scelta della tecnologia di conversione energetica più appropriata ed in particolare alle valutazioni di fattibilità tecnico-economica. Attualmente lo sviluppo delle aree rurali è improntato su modelli sostenibili e 6 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA ciò consente anche alle terre di godimento comune di essere gestite dalla collettività, in modo tale che tutti i benefici siano diretti al territorio. Questo processo complesso determina forti interazioni tra diversi aspetti, dalle caratteristiche fisiche e climatiche all’assetto socio-economico del territorio. Con queste premesse, la Provincia Ogliastra ha stabilito di realizzare un progetto denominato “Le Terre civiche: opportunità di crescita e sviluppo per l’Ogliastra” nel quale le biomasse giocano un ruolo fondamentale. All’interno di questo progetto è stata prevista la realizzazione di un modello gestionale sperimentale a livello intercomunale per la valorizzazione delle terre civiche mediante l’impiego delle biomasse nella produzione di energia. Per l’attuazione del progetto la Provincia Ogliastra, unitamente al Laboratorio Biocombustibili e Biomasse del Cluster Energie Rinnovabili di Sardegna Ricerche e con la collaborazione di due dottorande del Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Chimica e dei Materiali, ha sviluppato uno specifico piano di attività, i cui risultati sono illustrati dettagliatamente nella presente pubblicazione. L’obiettivo generale del lavoro è stato quello di stimare la disponibilità attuale e potenziale di biomasse e la loro distribuzione nell’Ogliastra, in modo da permettere un’accurata localizzazione delle risorse e l’identificazione di possibili bacini di raccolta e sfruttamento. La metodologia implementata ha avuto come obiettivo principale la realizzazione di una banca di dati e informazioni a livello locale per la localizzazione delle risorse esistenti o potenziali. Le informazioni necessarie ad una razionale pianificazione della filiera energetica sono state raccolte prendendo in considerazione: - l’uso del suolo - l’identificazione degli impianti di produzione e stoccaggio presenti nel territorio - i limiti dovuti alle specifiche competenze territoriali - la struttura del tessuto produttivo agricolo e l’individuazione delle superfici potenzialmente impiegabili per la produzione di biomasse - la presenza di imprese impegnate nella raccolta, nello stoccaggio e nella conversione energetica delle biomasse. Contestualmente è stata sviluppata l’attività specifica condotta dal Laboratorio Biocombustibili e Biomasse, attraverso una fase di studio e una fase di analisi dei risultati. La fase di studio è stata articolata nelle seguenti attività: - individuazione delle esigenze energetiche del territorio in termini di fabbisogno di energia elettrica e termica per usi pubblici (non riportata in questa pubblicazione) - determinazione delle proprietà chimico-fisiche di biomasse forestali e di residui agricoli - individuazione delle caratteristiche tecniche degli impianti potenzialmente installabili. La fase di analisi dei risultati è stata così svolta: LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 7 - incidenza della distribuzione geografica delle biomasse vegetali sulle potenzialità energetiche del territorio - determinazione del potenziale energetico delle biomasse forestali - considerazioni sulle implicazioni ambientali connesse alla produzione di energia elettrica e termica - coordinamento della divulgazione dei risultati, unitamente agli altri soggetti coinvolti nel progetto, attraverso una specifica pubblicazione. Le attività sono state avviate i primi giorni del mese di giugno 2012. Data la particolare conformazione del territorio dell’Ogliastra e la disponibilità di risorse forestali in apprezzabile quantità, è stato stabilito di focalizzare l’attenzione sulle biomasse legnose di origine forestale. 8 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 1. Le fonti di biomasse e la loro destinazione In ambito normativo le biomasse sono definite nel D. Lgs. 3 marzo 2011 n. 28, “Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili“ come “la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali), dalla selvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l’acquacoltura, gli sfalci e le potature provenienti dal verde pubblico e privato, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani”. La biodegradabilità è una caratteristica fondamentale delle biomasse perché consente di escludere altri materiali di origine organica, come per esempio combustibili fossili e plastiche. In funzione della loro origine, le biomasse si distinguono in: - materiali derivati dal comparto forestale: residui delle operazioni di selvicoltura e delle attività agroforestali, e utilizzazione di boschi cedui, inclusi frascami, ramaglie, scarti - materiali derivati dal comparto agricolo: colture energetiche erbacee ed arboree dedicate; residui provenienti dall’attività agricola e dagli impianti di specie lignocellulosiche; piante oleaginose; piante alcoligene; potature; paglie dei cereali, steli, foglie e residui in genere - reflui zootecnici - residui provenienti dalle industrie del legno o dei prodotti in legno non trattato e dell’industria della carta - residui dell’industria agroalimentare quali vinacce, sanse, panelli oleosi - residui delle operazioni di manutenzione del verde pubblico e frazione umida di rifiuti solidi urbani - fanghi di depurazione da impianti di trattamento delle acque reflue. La definizione di biomassa include materiali che possono essere inquadrati, dal punto di vista legislativo, come prodotti, sottoprodotti o rifiuti. La collocazione del materiale nel quadro normativo è interessante, perché i limiti di emissione, le dotazioni impiantistiche richieste e i processi autorizzativi variano principalmente in relazione a questa distinzione. Inoltre, uno degli aspetti principali relativi alla realizzazione e gestione di un impianto di conversione energetica di biomasse è la disponibilità e/o l’approvvigionamento della materia prima, per cui è necessario sapere quali materiali, in base alla normativa, possono essere acquisiti in quanto biomassa e non rifiuto. Si può inoltre notare come il termine “biomassa” includa materiali che possono essere anche molto diversi tra loro per caratteristiche chimiche e fisiche. Di conseguenza anche il loro utilizzo ai fini energetici è molteplice; infatti, la generazione efficiente di energia da biomasse richiede una combinazione ottiLE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 9 male tra le caratteristiche delle materie prime e la tecnologia utilizzata. Uno schema di classificazione dei biocombustibili derivanti dalle biomasse è stato proposto dalla FAO (Food and Agriculture Organization, agenzia specializzata delle Nazioni Unite) e riportato in Tabella 1. Esso classifica i biocombustibili (esclusa la parte animale e inclusa la frazione organica dei rifiuti urbani) ed è stato elaborato nel 2003 nell’ambito del Wood Energy Program per facilitare la gestione ed il monitoraggio della produzione bioenergetica. Le biomasse possono essere impiegate nella produzione di: - energia termica per gli usi domestici, industriali e per il teleriscaldamento - energia elettrica, eventualmente combinata con energia termica (cogenerazione o trigenerazione) - combustibili liquidi per l’autotrazione e per il riscaldamento - combustibili gassosi per la generazione di energia elettrica e termica. Negli ultimi due casi si ottengono combustibili che hanno maggiore densità energetica, sono più facilmente trasportabili e possono trovare impiego in un maggior numero di applicazioni rispetto alle biomasse tal quali. GRUPPI PRINCIPALI BIOCOMBUSTIBILI FORESTALI BIOCOMBUSTIBILI AGRICOLI RIFIUTI URBANI PRODUZIONE Legnosi diretti Legnosi indiretti Altri derivati del legno Colture energetiche Sottoprodotti agricoli Sottoprodotti da allevamento Sottoprodotti agro-industriali Frazione organica dei rifiuti urbani IMPIEGO Solidi: legna (legna da ardere, chip, segatura, pellet), carbone di legna Liquidi: Black liquor, metanolo, oli di pirolisi Gassosi: prodotti di gassificazione e gas di pirolisi Solidi: paglie, gambi, gusci, bagasse, carbone da biocombustibili agricoli Liquidi: etanolo, metanolo, oli vegetali, biodiesel, oli di pirolisi da biocombustibili agricoli Gassosi: biogas, gas di pirolisi da biocombustibili agricoli Solidi: rifiuti solidi urbani Liquidi: oli di pirolisi da RSU Gassosi: biogas da discarica Tabella 1: Principali raggruppamenti di biomasse combustibili, loro forme commerciali e biocombustibili ottenibili (Fonte: FAO, Wood Energy Program, 2003) I diversi processi di conversione energetica delle biomasse possono essere raggruppati in due macro-categorie: - i processi di conversione termochimica, nei quali il calore è fondamentale per le reazioni chimiche necessarie a trasformare la materia in energia; questi sono: la combustione, la gassificazione, la pirolisi 10 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA - i processi di conversione biochimica si basano su reazioni chimiche dovute alla presenza di enzimi, funghi e altri microorganismi che utilizzano le biomasse, mantenute in particolari condizioni, quale substrato per la loro crescita; questi sono: la digestione anaerobica e la fermentazione. I fattori discriminanti per la scelta di una determinata tecnologia di processo sono il rapporto Carbonio/Azoto (C/N) e il tenore di umidità alla raccolta. Quando il rapporto C/N è inferiore a 30 e il contenuto di umidità supera valori del 30% si utilizzano generalmente processi biochimici; in caso contrario è opportuno utilizzare processi termochimici. Le biomasse più adatte all’impiego nei processi di conversione termochimica sono i materiali lignocellulosici, ossia la legna e tutti i suoi derivati (segatura, trucioli), alcuni residui colturali (quali la paglia di cereali, i residui di potatura della vite e dei frutteti) e alcuni scarti di lavorazione (quali i gusci). Le proprietà che caratterizzano le biomasse ai fini della conversione termochimica sono: - potere calorifico - umidità - composizione chimica - massa volumica - dimensioni / pezzatura - contenuto di ceneri - sostanze volatili - concentrazione di elementi minerali Ai fini della combustione, le caratteristiche fisiche più importanti per un dato combustibile sono: il potere calorifico, il tenore di umidità e la densità, perché da queste dipende la quantità di energia che effettivamente è immessa nella camera di combustione. Sono, altresì, più adatte alla conversione biochimica le biomasse che presentano un adeguato contenuto di acqua e nutrienti, quali: i reflui zootecnici, alcuni sottoprodotti colturali (quali la patata, le foglie e gli steli di barbabietola), alcuni scarti di lavorazione delle attività agroindustriali, le colture acquatiche, la frazione organica dei rifiuti solidi urbani, le acque reflue urbane e alcune tipologie di reflui industriali. La Figura 1 riporta uno schema relativo alle diverse tipologie di biomasse distinte per origine, i processi di conversione energetica applicabili, i prodotti ottenibili e il loro utilizzo energetico. In particolare, tra i processi di conversione sono illustrati anche i trattamenti fisici, che talvolta sono passaggi preliminari necessari alla trasformazione energetica delle biomasse. I prodotti ottenuti dalla conversione delle biomasse sono distinti in base al loro stato fisico in solidi, liquidi e gassosi e ne sono messi in evidenza gli utilizzi energetici. LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 11 Figura 1: Schema riassuntivo dei possibili processi di conversione energetica delle biomasse 12 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 2. Le biomasse vegetali in Sardegna La Sardegna è caratterizzata da una considerevole estensione di superficie forestale. Il Piano Regionale Antincendi 2011-2013 riporta un valore pari a 862.539 ettari di bosco e altre aree forestali, corrispondente ad un indice di boscosità del 35,8%. L’Ogliastra risulta essere la provincia sarda con il maggiore indice di boscosità, poiché le superfici coperte da bosco rappresentano il 52,5% del suo intero territorio. Inoltre, per l’Ogliastra si possono fare interessanti considerazioni qualitative e quantitative preliminari, sulla base dei dati pubblicati da Sardegna Ricerche nel dicembre 2008 nell’audit sulle fonti di energie rinnovabili in Sardegna, denominato “Progettazione e attuazione di una indagine ricognitiva. Indagine territoriale conoscitiva sulla distribuzione delle biomasse in Sardegna e individuazione dei bacini di approvvigionamento”. 2.1 Biomasse forestali Poiché l’Ogliastra è la provincia sarda più ricca in zone boscate (Figura 2), in questa fase del progetto lo studio è stato basato principalmente sulle biomasse di origine forestale presenti nella provincia stessa. Se si esaminano le mappe che rappresentano i bacini principali per l’approvvigionamento della biomassa agroforestale in Sardegna (Figura 3), si osserva come uno dei bacini vocati sia appunto l’Ogliastra (B.4), con una superficie forestale di 755 km2 (Igeam su dati PFAR 2007). Considerando le caratteristiche intrinseche del territorio, ovvero: l’analisi delle forme di gestione forestale, la tipologia delle categorie forestali presenti, i vincoli paesaggistici e ambientali, nonché i dissesti idrogeologici, è stato possibile effettuare un’analisi per un efficace avvio di una filiera biomasse agroforestalienergia. Assumendo un coefficiente di utilizzo della copertura forestale pari al 32%, un accrescimento annuo di 2,2 m3ha-1anno-1 ed una densità media di legname fresco pari a 0,75 t m-3, è stato stimato un quantitativo in biomassa annua pari a 39.864 t anno-1 (Igeam su dati PFAR 2007). LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 13 Figura 2: Carta delle zone boscate (Fonte: Sardegna Ricerche, 2008) Un dato rilevante, al fine della valutazione delle aree utilizzabili come bacini di approvvigionamento di biomasse forestali, è la presenza di vincoli idrogeologici o naturalistici nel territorio. Dalle Tabelle 2 e 3 si evince che le superfici interessate da vincolo idrogeologico in Sardegna sono il 43% del totale, mentre quelle soggette a vincolo naturalistico sono il 22%. La carta in Figura 4 mostra la distribuzione delle aree protette nell’intero territorio regionale e la loro presenza all’interno del territorio della Provincia Ogliastra. Un altro fattore fondamentale riguarda l’individuazione delle specie più comuni nel territorio della Provincia Ogliastra, in quanto da questa dipende la quantità di biomassa legnosa disponibile. Sulla base di questi elementi è stata costruita una carta dell’intera Provincia (Allegato I), con l’individuazione delle zone nelle quali è presente la flora di mag- 14 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA B.3 B.4 B.2 B.1 Figura 3: Carta delle aree a vocazione agroforestale e possibili bacini di approvvigionamento (Fonte: Sardegna Ricerche, 2008) giore interesse dal punto di vista energetico ed in particolare: - Macchia mediterranea - Boschi di latifoglie - Gariga - Aree a pascolo naturale - Aree a ricolonizzazione artificiale - Boschi di conifere - Seminativi in aree non irrigue - Sistemi colturali e particellari complessi - Aree con vegetazione rada >5% e <40% - Aree preventivamente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali - Seminativi semplici e colture orticole a pieno campo - Aree agroforestali LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 15 - Oliveti - Cespuglieti e arbusteti - Aree a ricolonizzazione naturale. Con vincolo idrogeologico (ha) Senza vincolo idrogeologico (ha) Superficie non classificata per presenza del vincolo idrogeologico (ha) Bosco Altre 297.930 51% 280.692 48% 4.851 1% 583.473 Totale 519.169 43% 661.090 54% 32.992 3% 1.213.251 superfici boscate 221.239 35% 380.398 60% 28.141 4% Totale (ha) 629.778 Tabella 2: Superficie forestale in Sardegna soggetta a vincolo idrogeologico (Fonte: INFC, 2005) Con vincolo naturalistico (ha) Senza vincolo naturalistico (ha) Superficie non classificata per presenza di vincoli naturalistici (ha) Bosco Altre 145.488 25% 433.134 74% 4.851 1% 583.473 Totale 265.829 22% 914.431 75% 32.992 3% 1.213.252 superfici boscate 120.341 19% 481.297 76% 28.141 4% Totale (ha) 629.779 Tabella 3: Superficie forestale in Sardegna soggetta a vincolo naturalistico (Fonte: INFC, 2005) 16 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 2.2 Biomasse da residui agricoli Attualmente le biomasse da residui agricoli sono costituite soprattutto da potature di vite ed olivo. Il loro recupero risulta di particolare interesse per gli agricoltori perché, oltre ad offrire un’opportunità di reddito, può aiutarli a risolvere il problema dello smaltimento. La filiera di recupero dei residui agricoli consiste, essenzialmente, nel trattamento della biomassa attraverso processi di triturazione ed essiccamento, per ottenere un biocombustibile (cippato, pellet) da impiegare all’interno della stessa azienda per l’autoconsumo (riscaldamento, refrigerazione, consumi elettrici). Nell’ambito dei residui agricoli di colture esistenti (Figura 5), il già citato studio pubblicato da Sardegna Ricerche nel 2008 ha prodotto le carte, rappresentate nelle Figure 6 e 7, relative alla biomassa residua derivata dalle colture di vite e di olivo. In Ogliastra sono presenti possibili bacini di approvvigionamento di biomasse residue di origine colturale, che potrebbero, quindi, essere convertite energeticamente. Tuttavia, come illustrato in seguito, i vigneti e gli oliveti occupano una porzione limitata del territorio provinciale e sono distribuiti in lotti distinti di piccole dimensioni, rendendo difficile la loro quantificazione. Per quanto concerne l’attitudine del territorio alla produzione di biomasse di origine agricola, si riporta di seguito una carta (Figura 8) che illustra il grado di vocazionalità per la produzione di colture dedicate nel territorio regionale. Tale mappa è il risultato della sovrapposizione di più carte tematiche che hanno come riferimento territoriale i Comuni e sono relative ai seguenti indicatori: estensione delle superfici a seminativi, estensione delle superfici agricole utilizzate, estensione delle superfici coltivate a oleaginose, estensione delle superfici a set-aside. Il valore assunto su base comunale da ogni indicatore ha condotto all’attribuzione di una classe e, in seguito, ad ogni classe è stato attribuito un peso. Infine, la sovrapposizione delle carte tematiche ha prodotto un giudizio di vocazionalità per ogni territorio comunale. LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 17 Figura 4: Carta delle aree protette (Fonte: Sardegna Ricerche, 2008) 18 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA Figura 5: Carta dei possibili bacini di approvvigionamento di residui agricoli (Fonte: Sardegna Ricerche, 2008) LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 19 Figura 6: Residui di potatura di vite (Fonte: Sardegna Ricerche, 2008) 20 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA Figura 7: Residui di potatura di olivo (Fonte: Sardegna Ricerche, 2008) LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 21 Figura 8: Vocazionalità del territorio regionale per la produzione di biomassa agricola (Fonte: Sardegna Ricerche, 2008) 22 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 3. Aspetti territoriali, amministrativi ed economici della Provincia Ogliastra 3.1 Inquadramento amministrativo ed economico La Provincia dell’Ogliastra è stata istituita in seguito alla legge regionale n. 9 del 2001 che ha previsto una nuova ripartizione del territorio della Sardegna, portando il numero delle province da quattro a otto. L’Ogliastra si estende su una superficie di 1.854 km2, corrispondente al 7,7% della superficie totale della Sardegna. Appartiene alla omonima regione storicogeografica della Sardegna centro-orientale. Confina a Sud-Ovest con la Provincia di Cagliari, a Nord-Ovest con la Provincia di Nuoro e infine a Est con il Mar Mediterraneo. La Provincia dell’Ogliastra è costituita da 23 Comuni appartenenti alla vecchia Provincia di Nuoro. Nel 2006 la popolazione residente era di 58.380 abitanti, con una densità provinciale di 31,48 abitanti per km2 e i saldi migratorio e naturale risultavano negativi. Tra il 2001 ed il 2006 la popolazione residente ha subito, infatti, una riduzione. Gli indici di dipendenza e di vecchiaia evidenziano che la popolazione in età da lavoro (popolazione compresa tra 15 e 64 anni) corrispondeva a meno della metà della popolazione non in età da lavoro, con una prevalenza di adulti in età avanzata (soggetti con più di 64 anni) rispetto ai bambini ed agli adolescenti (soggetti con meno di 14 anni). Nel 2006 l’Ogliastra vantava quasi 5.000 imprese attive, cresciute tra il 2001 ed il 2006 ad un tasso medio annuo del 2,35%. Tra il 2000 e il 2006 il tasso netto d’entrata, dato dal rapporto tra le imprese iscritte, al netto delle cessate, e le imprese attive, era in media pari a 2,6%. Rispetto al 2001, sia il prodotto che la produttività hanno subito un incremento pari, rispettivamente, al 4,43% e al 2,44%. 3.2 Inquadramento territoriale Il territorio dell’Ogliastra ha una variabilità morfologica molto accentuata. Si passa, nello spazio di pochi chilometri, dai paesaggi montani presenti ad Ovest Nord-Ovest, costituiti dai massicci montuosi dell’area interna del Gennargentu, a paesaggi collinari che sfumano in alcune vaste piane nelle aree costiere. Dal punto di vista geologico, il territorio dell’Ogliastra è costituito prevalenteLE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 23 mente dal basamento ercinico, distinto nel Complesso intrusivo del Carbonifero superiore-Permiano e nel Complesso metamorfico del Precambriano-Carbonifero inferiore. Dal punto di vista petrografico, il territorio ogliastrino è caratterizzato dalla presenza di graniti e scisti, con calcari e dolomie delle formazioni post-erciniche. Altro elemento che caratterizza il territorio dell’Ogliastra dal punto di vista geomorfologico è la presenza dei “tacchi”, costituiti da rocce carbonatiche in strutture complessivamente tabulari. Ereditati dalla peneplanazione ercinica, i tacchi orlano le principali valli dei Rii Pardu e Quirra, sovrastando i centri abitati di Tertenia, Jerzu, Ulassai, Osini, Gairo Taquisara, Perdasdefogu, Ussassai e Seui. Rilevanti sono anche i massicci carbonatici generati nel bacino orientale di sedimentazione marina nel Mesozoico, che presentano spessori di oltre 600 metri. Sotto l’aspetto fisiografico è rilevante l’altopiano basaltico di Teccu, presso Barisardo. Ad Est sono evidenti le piane alluvionali ed agricole di Tortolì, Barisardo e Cardedu. I più importanti lineamenti orografici del territorio ogliastrino sono dovuti a dislocazioni per faglie, alcune di importanza rilevante sullo scenario regionale. Figura 9: Il territorio della Provincia Ogliastra 24 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 4. Revisione della carta dell’uso del suolo Lo studio del territorio della Provincia Ogliastra è stato basato sull’analisi della carta dell’Uso del Suolo in scala 1:25.000 del 2008, dati rilasciati con licenza IODL v.2.0 (http://www.sardegnageoportale.it/documenti/40_82_20140109151154.pdf). La carta dell’uso del suolo divide il territorio in cinque grandi classi (1° livello): - Territori modellati artificialmente - Territori agricoli - Territori boscati e ambienti seminaturali - Territori umidi - Corpi idrici A partire da tale classificazione, si arriva al IV livello di approfondimento della carta, che descrive con sufficiente dettaglio le tipologie di uso del suolo riscontrate. 4.1 Analisi dell’uso del suolo La carta dell’uso del suolo del territorio provinciale deriva dalla carta dell’uso del suolo della Regione Sardegna (scala 1:25.000, edizione 2008), aggiornata ed integrata con i dati provenienti da cartografia di diversa natura, messa a disposizione dai Comuni che hanno avviato le procedure per l’adeguamento dei Piani Urbanistici Comunali (PUC) al Piano Paesaggistico Regionale (PPR) e al Piano per l’Assetto Idrogeologico (PAI). I Comuni che hanno messo a disposizione i propri dati sull’uso del suolo sono: Urzulei, Baunei, Triei, Villagrande Strisaili, Arzana, Tortolì, Barisardo. L’incidenza di questi territori comunali sull’intera Provincia Ogliastra è pari al 42%. La scala di restituzione della carta dell’uso del suolo relativa ai Comuni sopra citati è 1:10.000, mentre l’unità minima cartografata è di 2.500 m2. Acquisita la cartografia, si è proceduto alla verifica di compatibilità dei dati comunali con la base cartografica provinciale ed alla semplificazione della legenda in funzione degli obiettivi specifici del presente lavoro. In definitiva, è stata ottenuta una carta dell’uso del suolo della Provincia Ogliastra in cui si distinguono due aree con differente restituzione cartografica: la parte centro-meridionale del territorio, che deriva dalla cartografia regionale, in scala 1:25.000, e la parte centro-settentrionale, derivata dalla cartografia comunale, in scala 1:10.000. La carta dell’uso del suolo così ottenuta ha messo in evidenza una certa eterogeLE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 25 neità di classificazione dei tipi di uso del suolo. Tale eterogeneità è stata ridotta mediante alcune modifiche apportate alla cartografia di derivazione provinciale e comunale. L’analisi delle classi principali del primo livello in cui è distinto l’uso del territorio ha fornito i dati riportati in Tabella 4. UDS 1° LIVELLO SUPERFICIE (ha) Territori modellati artificialmente 3.342,8 Territori agricoli 28.611,6 Territori boscati e ambienti seminaturali 151.626,3 Territori umidi 22,1 Corpi idrici 2.041,7 Totale Complessivo 185.644,5 % 1,8 15,4 81,7 0,01 1,1 Tabella 4: Schema riassuntivo del 1° livello della carta dell’uso del suolo della Provincia Ogliastra Esaminando i dati si può notare come l’80% del territorio ogliastrino sia caratterizzato, in accordo con le caratteristiche morfologiche del territorio, dalla presenza di “Territori boscati e ambienti seminaturali”. Solamente il 15% del suolo provinciale è utilizzato a fini agricoli in senso stretto (Figura 10). Le aree in cui si concentrano maggiormente le superfici agricole sono la piana di Tortolì, Barisardo, Cardedu e Tertenia. L’1,8% del territorio provinciale è costituito da territori modellati artificialmente, mentre la restante parte è formata da “Territori umidi” e “Corpi idrici”. 81,68% 1,80% 15,41% 0,01% Territori Territori agricoli Territori bosca, Territori umidi modella, e ambien, ar,ficialmente seminaturali 1,10% Corpi idrici Figura 10: Distribuzione percentuale delle classi di uso del suolo di 1° livello nella Provincia Ogliastra 26 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA A partire da questa distinzione è stato approfondito lo studio dell’uso del suolo fino ad un IV o un V livello. La Tabella 5 riporta la suddivisione del territorio in base alle 62 tipologie di uso del suolo presenti. Dall’analisi dell’uso del suolo per macro-classi risulta che all’interno della macro-classe 1 (“Territori modellati artificialmente”), che pure ha una bassa incidenza sulla superficie provinciale, i “Tessuti residenziali” ricoprono l’area maggiore. All’interno della macro-classe 2, denominata “Territori agricoli”, le tipologie di uso del suolo maggiormente presenti sono i seminativi e i prati, mentre le colture permanenti (vigneti, frutteti, oliveti) rappresentano meno del 3% della superficie provinciale. Alle colture permanenti possono essere accorpate le classi d’uso del suolo miste, come le “Colture temporanee associate alle colture permanenti”, in cui non è noto l’uso prevalente. 1,1% 1,1% 4,8% 3,2% 1,7% 1,1% 1,3% 1,6% 8,2% 2,1% 1,2% 2111 -­‐ Sem 2112 -­‐ Pra 2121 -­‐ Sem 1,3% 221 -­‐ Vign 1,1% 1,1% 4,8% 223 -­‐ Olive 2111 -­‐ Semina+vi in aree non irrigue 1,7% 3,2% 1,3% 1,1% 2112 -­‐ Pra+ ar+ficiali 1,6% 2,1% 1,2% 242 -­‐ Siste 2121 -­‐ Semina+vi semplici e colture or+cole a pieno campo 1,3% 221 -­‐ Vigne+ 243 -­‐ Aree con prese 22,1% 244 -­‐ Aree 223 -­‐ Olive+ 29,1% 242 -­‐ Sistemi colturali e par+cellari complessi 1,1% 2111 -­‐ Semina+vi in aree non irrigue 1% 1,2% 1,3% 2112 -­‐ Pra+ ar+ficiali 22,1% 3111 -­‐ Bos 243 -­‐ Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza 6,0% di spazi naturali importan+ 244 -­‐ Aree agroforestali 321 -­‐ Aree 3111 -­‐ Boschi di la+foglie 3221 -­‐ Ces 321 -­‐ Aree a pascolo naturale 2121 -­‐ Semina+vi semplici e colture or+cole a pieno campo 6,0% 1,1% 221 -­‐ Vigne+ 3221 -­‐ Cespuglie+ e arbuste+ 223 -­‐ Olive+ 3232 -­‐ Gariga 242 -­‐ Sistemi colturali e par+cellari complessi 3241 -­‐ Aree a ricolonizzazione naturale 243 -­‐ Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali importan+ 244 -­‐ Aree agroforestali 313 -­‐ Boschi mis+ di conifere e la+foglie 3231 -­‐ Ma 3231 -­‐ Macchia mediterranea 333 -­‐ Aree con vegetazione rada >5% e <40% 3111 -­‐ Boschi di la+foglie 22,1% Figura 11: Distribuzione percentuale delle principali classi dell’uso del suolo nella 321 -­‐ Aree a pascolo naturale Provincia Ogliastra 3221 -­‐ Cespuglie+ e arbuste+ LE BIOMASSE FORESTALI 3231 -­‐ Macchia mediterranea NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 3232 -­‐ Gariga 27 Uso del suolo Superficie (ha) % UdS % rispetto alla macro-classe di appartenenza 998,29 633,31 289,63 362,93 149,09 33,09 281,93 48,37 3,68 22,31 130,35 15,17 117,96 18,86 203,83 21,32 12,65 0,54 0,34 0,16 0,20 0,08 0,02 0,15 0,03 0,00 0,01 0,07 0,01 0,06 0,01 0,11 0,01 0,01 1111 1112 1121 1122 1211 1212 1221 1224 123 124 131 1321 133 141 1421 1422 143 Tessuto residenziale compatto e denso Tessuto residenziale rado Tessuto residenziale rado e nucleiforme Fabbricati rurali Insediamenti industriali/artig. e comm. e spazi annessi Insediamenti di grandi impianti di servizi Reti stradali e spazi accessori Impianti a servizio delle reti di distribuzione Aree portuali Aree aeroportuali ed eliporti Aree estrattive Discariche Cantieri Aree verdi urbane Aree ricreative e sportive Aree archeologiche Cimiteri Macro-classe 1: Territori modellati artificialmente 3.342,77 1,80 29,86 18,95 8,66 10,86 4,46 0,99 8,43 1,45 0,11 0,67 3,90 0,45 3,53 0,56 6,10 0,64 0,38 2111 2112 2121 2123 2124 221 222 223 231 2411 2412 2413 242 243 244 Seminativi in aree non irrigue Prati artificiali Seminativi semplici e colture orticole a pieno campo Vivai Colture in serra Vigneti Frutteti e frutti minori Oliveti Prati stabili Colture temporanee associate all’olivo Colture temporanee associate al vigneto Colture temporanee associate ad altre colture permanenti Sistemi colturali e particellari complessi Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali importanti Aree agroforestali 5.888,71 3.188,82 2.396,03 16,23 24,72 1.984,67 709,47 2.940,11 761,73 1.648,64 52,36 457,06 3.911,61 2.190,64 2.440,81 3,17 1,72 1,29 0,01 0,01 1,07 0,38 1,58 0,41 0,89 0,03 0,25 2,11 20,58 11,15 8,37 0,06 0,09 6,94 2,48 10,28 2,66 5,76 0,18 1,60 13,67 28.611,61 15,41 7,66 8,53 100 3111 Boschi di latifoglie 41.060,38 3112 Arboricoltura con essenze forestali di latifoglie 93,37 31121 Pioppeti, saliceti, eucalipteti ecc., anche formazioni miste 1.542,59 31122 Sugherete 1.125,07 31123 Castagneti da frutto 16,81 22,12 0,05 0,83 0,61 0,01 27,08 0,06 1,02 0,74 0,01 Macro-classe 2: Territori agricoli 28 1,18 1,31 100 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 31124 Altro 77,08 3121 Bosco di conifere 5.826,12 3122 Arboricoltura con essenze forestali di conifere 1.142,82 3126 Boschi a prevalenza di ginepro 232,38 313 Boschi misti di conifere e latifoglie 2.013,22 321 Aree a pascolo naturale 11.157,27 3221 Cespuglieti e arbusteti 1.994,01 3222 Formazioni di ripa non arboree 388,61 3231 Macchia mediterranea 54.070,14 3232 Gariga 15.163,07 3241 Aree a ricolonizzazione naturale 2.103,09 3242 Aree a ricolonizzazione artificiale 3.627,99 331 Spiagge dune e sabbie 8,43 3311 Spiagge di ampiezza superiore a 25m 130,04 3313 Aree dunali coperte da vegetazione di ampiezza sup. a 25m 24,08 3314 Distese di sabbia 0,55 332 Pareti rocciose e falesie 992,02 333 Aree con vegetazione rada >5% e <40% 8.837,19 0,04 3,14 0,62 0,13 1,08 6,01 1,07 0,21 29,13 8,17 1,13 1,95 0,00 0,07 0,01 0,00 0,53 4,76 0,05 3,84 0,75 0,15 1,33 7,36 1,32 0,26 35,66 10,00 1,39 2,39 0,01 0,09 0,02 0,00 0,65 5,83 421 Paludi salmastre 5111 5112 5122 5211 5212 523 Fiumi, torrenti e fossi Canali e idrovie Bacini artificiali Lagune, laghi e stagni costieri a produzione ittica naturale Acquacolture in lagune, laghi e stagni costieri Mari Macro-classe 3: Territori boscati e ambienti seminaturali 151.626,33 81,68 22,13 22,13 0,01 0,01 100,00 1.375,23 4,31 395,32 248,36 17,06 1,42 2.041,70 0,74 0,00 0,21 0,13 0,01 0,00 1,10 67,36 0,21 19,36 12,16 0,84 0,07 185.644,54 100 Macro-classe 4: Territori umidi Macro-classe 5: Corpi idrici TOTALE COMPLESSIVO 100 100 100 Tabella 5: Schema riassuntivo della carta dell’uso del suolo della Provincia Ogliastra La macro-classe 3, relativa ai “Territori boscati e ambienti seminaturali”, interessa la maggior parte del territorio provinciale. In sede di adeguamento del PUC al PPR, alcuni Comuni hanno inserito una nuova classe che consente di identificare un tipo di copertura vegetale con alcune caratteristiche strutturali e floristiche specifiche (“3126 - Boschi a prevalenza di ginepro”) e hanno identificato la classe del IV livello dell’uso del suolo “Formazioni vegetali basse e chiuse” con la classe precedente del III livello “Cespuglieti e arbusteti”. Le macro-classi 4 e 5 (“Territori umidi” e “Corpi idrici”) rappresentano le zone umide temporaneamente o permanentemente saturate d’acqua e i corpi idrici LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 29 in generale. All’interno di esse, le tipologie di uso del suolo più rappresentative sono: i corsi d’acqua, caratterizzati da vegetazione di tipo riparale come i canneti o le latifoglie arbustive e arboree (ontani, frassini), ed i laghi artificiali. 4.2 Macro-classi di uso del suolo di interesse per la produzione di biomasse ad uso energetico Nell’ottica della produzione di biomasse agroforestali impiegabili ai fini energetici, sono state prese in esame esclusivamente alcune macro-classi ritenute di maggior interesse, in particolare: i “Territori agricoli” e i “Territori boscati e ambienti seminaturali” (macro-classi 2 e 3). Dall’esame dei dati relativi alla macro-classe 2, si denota che le superfici costituite da “Seminativi in aree non irrigue” e in generale quelle occupate dalle “colture temporanee”, ossia le classi più diffuse, occupano complessivamente oltre il 6% della superficie totale provinciale. Nota l’estensione dei terreni agricoli presenti, dai dati riportati emerge che gli oliveti, i vigneti e i frutteti occupano terreni dalle dimensioni molto limitate, che confermano l’assenza di grosse aziende del settore. I “Sistemi colturali e particellari complessi” e le “Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali importanti” ricoprono insieme il 3,3% dei terreni agricoli, ben rappresentando la parcellizzazione del territorio. Tale aspetto si traduce spesso in una frammentazione dell’assetto fondiario, da cui deriva la difficoltà di gestione di queste aree ai fini della produzione agricola e, di conseguenza, di biomasse dedicate o residuali. Relativamente alla macro-classe 3, denominata “Territori boscati e ambienti seminaturali”, si rendono necessarie alcune considerazioni inerenti la copertura del suolo e gli aspetti gestionali. Le classi predominanti sono: la “Macchia mediterranea” con circa 54.070 ha (pari al 35,7% del totale) e i “Boschi di latifoglie” (principalmente leccete) per un totale di circa 41.060 ha (27,1%). La macchia mediterranea racchiude tutte le formazioni arbustive evolute o negli stadi intermedi di evoluzione, mentre raramente include i primi stadi evolutivi. I fattori di disturbo che in passato hanno determinato il degrado di queste aree ora sono meno opprimenti e l’evoluzione della vegetazione, in successione secondaria, spinge verso il climax della formazione pura a Quercus ilex. Tale classe d’uso include le formazioni delle specie tipiche della macchia mediterranea con portamento arbustivo e anche arboreo, quali il corbezzolo, l’erica e la fillirea. Le cenosi vegetali edificate da specie esclusivamente arbustive (come il cisto e la calicotome) vengono incluse nella classe “Cespuglieti e arbusteti” e non rivestono un ruolo al fine della produzione di biomasse forestali. 30 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 8,5% 20,6% 7,7% 13,7% 11,2% 10,3% 8,4% 6,9% 2111 -­‐ Semina+vi in aree non irrigue 2112 -­‐ Pra+ ar+ficiali 2121 -­‐ Semina+vi semplici e colture or+cole a pieno campo 221 -­‐ Vigne+ 223 -­‐ Olive+ 242 -­‐ Sistemi colturali e par+cellari complessi 243 -­‐ Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali importan+ 244 -­‐ Aree agroforestali Figura 12: Distribuzione percentuale delle principali classi dell’uso del suolo della macro-classe 2 “Territori agricoli” Essendo una cenosi in evoluzione verso sistemi arborei più produttivi, la macchia mediterranea, allo stato attuale, non può essere impiegata integralmente per la produzione di biomasse, soprattutto nel breve periodo. I sistemi più maturi e complessi possono essere utilizzati nel medio periodo, in parte per favorire le specie arboree quali il leccio, la roverella e la sughera. I “Boschi di latifoglie” comprendono principalmente le leccete e le formazioni miste in cui il leccio è consociato con altre specie quali la roverella e la sughera. In forma minore vengono inclusi anche i querceti di roverella, gli ontaneti, i saliceti e le formazioni arboree di olivastro. La consociazione del leccio con la sughera è determinante ai fini pianificatori, in quanto la funzione del bosco potrebbe essere modificata dalla produzione di legna da ardere alla produzione del sughero. Con riferimento alla consociazione leccio–sughera, pur con la difficoltà di quanLE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 31 tificare le relative percentuali, si nota che molte aree classificate come “Boschi di latifoglie” devono essere considerate a tutti gli effetti “Sugherete”. Di conseguenza la classe del V livello, “Sugherete”, si ritiene sottostimata, perciò sono stati impiegati dei coefficienti correttivi specifici. Ai fini produttivi, inoltre, è fondamentale distinguere il tipo di governo che caratterizza queste formazioni; infatti, il grado di utilizzo degli stessi varia a seconda che si tratti di fustaie e cedui. Nelle fustaie l’utilizzo si concretizza, essenzialmente in diradamenti leggeri o in tagli di carattere fitosanitario, pertanto si considera un grado di prelievo medio del 20÷30%. Nei cedui, invece, si considerano interventi di utilizzazione anche nel breve periodo, perciò si può ipotizzare un grado di prelievo medio del 50%. Un discorso a parte meritano le classi d’uso del suolo che rappresentano formazioni vegetali dalle analoghe funzioni e potenziali utilizzi, quali: “Arboricoltura con essenze forestali di latifoglie”, “Pioppeti, saliceti, eucalipteti, ecc., anche in formazioni miste”, “Bosco di conifere”, “Arboricoltura con essenze forestali di conifere”, “Boschi misti di conifere e latifoglie”, “Aree a ricolonizzazione artificiale”. Queste classi possono essere raggruppate in un’unica tipologia di uso del suolo denominata “Impianti artificiali di conifere e latifoglie” e ricoprono una superficie totale pari a 14.246 ha (7,7% del territorio provinciale). 1,4% 1,3% 5,8% 10,0% 3111 -­‐ Boschi d 27,1% 321 -­‐ Aree a pa 3221 -­‐ Cespug 3231 -­‐ Macchi 3232 -­‐ Gariga 3241 -­‐ Aree a r 313 -­‐ Boschi m 3111 -­‐ Boschi di la.foglie 27,1% 321 -­‐ Aree a pascolo naturale 3221 -­‐ Cespuglie. e arbuste. 1,3% 35,7% 333 -­‐ Aree con 7,4% 3231 -­‐ Macchia mediterranea 3111 -­‐ Boschi di la.foglie 3232 -­‐ Gariga 321 -­‐ Aree a pascolo naturale 3241 -­‐ Aree a ricolonizzazione naturale 3221 -­‐ Cespuglie. e arbuste. 313 -­‐ Boschi mis. di conifere e la.foglie 3231 -­‐ Macchia mediterranea 7,4% 3232 -­‐ Gariga 333 -­‐ Aree con vegetazione rada >5% e <40% Figura 13: Distribuzione percentuale delle principali classi dell’uso del suolo della 3241 -­‐ Aree a ricolonizzazione naturale 1,3% macro-classe 3 “Territori boscati e ambienti seminaturali” 313 -­‐ Boschi mis. di conifere e la.foglie 7,4% 32 333 -­‐ Aree con vegetazione rada >5% e <40% LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA Le classi d’uso del suolo incluse nel gruppo “Impianti artificiali di conifere e latifoglie” rappresentano le formazioni tipiche dei rimboschimenti e degli impianti di arboricoltura e sono, per lo più, diffuse nelle aree collinari e montane. Esse, nella maggior parte dei casi, sono rappresentate da conifere mediterranee e, solo in casi più limitati, da conifere alloctone e latifoglie. Queste formazioni hanno come funzione la difesa idrogeologica o la produzione delle biomasse in generale. Il loro grado di utilizzo varia a seconda che si tratti di impianti eseguiti con finalità essenzialmente protettive o, al contrario, principalmente produttive. Mediamente, si prende in considerazione un grado di utilizzo pari al 50÷60%. Nelle aree con terreni superficiali e condizioni climatiche avverse allo sviluppo della vegetazione arborea, la copertura vegetale più frequente è la “Gariga”. Tale classe d’uso è presente soprattutto nelle aree del Gennargentu e del Supramonte, sui substrati calcarei e nei pianori di Perdasdefogu. Essa occupa una superficie di 15.163 ha, pari all’ 8,2% della superficie totale della Provincia Ogliastra. Nelle aree montane del Gennargentu sono diffuse in maniera particolare le “Aree a pascolo naturale”, che ricoprono 11.157 ha, corrispondenti a circa il 6% dell’intero territorio provinciale. Una classe rilevante è costituita dalle “Aree con vegetazione rada >5% e <40%”. In genere sono aree in cui si alternano suoli caratterizzati da rocciosità affioranti, con suoli idonei allo sviluppo della vegetazione. In questa classe rientrano spesso anche le aree in cui sono stati eseguiti degli scavi e dei riporti. Questo tipo di copertura del suolo, che corrisponde ad una superficie di circa 8.837 ha, pari al 4,8% dell’intero territorio provinciale, non riveste alcuna importanza dal punto di vista della produzione di biomasse. LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 33 5. Stima della biomassa forestale ritraibile per usi energetici Per individuare con maggiore precisione le formazioni forestali che effettivamente costituiscono la biomassa ritraibile dal territorio in esame, è stata impiegata la carta della copertura vegetale. Tale strato informativo consente, infatti, di ottenere informazioni più dettagliate rispetto alla carta dell’uso del suolo e di evidenziare gli aspetti selvicolturali e le diverse potenzialità energetiche di ogni formazione. Inoltre, è stata condotta l’analisi delle aree vocate per lo sfruttamento di tali risorse. Successivamente è stato possibile fare una stima del materiale legnoso forestale potenzialmente ritraibile nel territorio. 5.1 La carta della copertura vegetale Come affermato in precedenza, la carta della copertura vegetale interessa solo una parte dei Comuni della Provincia Ogliastra. In particolare, essa si riferisce a sette Comuni che, complessivamente, dal punto di vista giurisdizionale, ricoprono una superficie di 82.773 ha, circa il 44,6% dell’intera Provincia. Questa carta è un documento tecnico-esplicativo, nel quale sono riportati i caratteri della copertura vegetale del territorio studiato e i risultati delle ricognizioni eseguite nel territorio stesso. Per la realizzazione della carta della copertura vegetale è stato definito un sistema di categorie miste, in grado di includere le più comuni formazioni isolane. Una volta descritte le principali categorie di vegetazione, queste sono state suddivise in tipologie vegetali, costituendo il secondo livello di approfondimento relativo alla vegetazione del territorio. Per descrivere in maniera più dettagliata le diverse formazioni vegetali, sono state introdotte tipologie di vegetazione diverse rispetto alla legenda proposta dalle linee guida adottate dell’assetto ambientale. 34 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 35 003-001 003-002 003-003 006-003 006-004 007-001 007-002 007-003 008-002 008-004 Boschi di querce caducifoglie Totale Altre formazioni caducifoglie Totale Boschi e boscaglie a olivastro Totale Boschi e boscaglie a ginepro Totale Formazioni a prevalenza di ginepro ossicedro Formazioni alto-montane a ginepro nano Formazioni termofile miste con olivastro Formazioni a prevalenza di olivastro Formazioni termofile su pascolo/colture erbacee Formazioni a perastro su pascolo/colture erbacee Formazioni a prevalenza di ginestra dell’Etna Querceti caducifogli puri Querceti caducifogli con latifoglie sempreverdi Querceti caducifogli su pascolo/colture erbacee 640,82 69,62 710,44 1.311,09 54,69 69,57 1.435,35 7,98 1,00 8,98 179,36 163,54 654,55 997,45 875,57 470,17 147,77 1.493,51 Sugherete pure Sugherete con latifoglie sempreverdi Sugherete su pascolo/colture erbacee 002-001 002-002 002-004 Superficie (ha) Boschi di sughera Totale Tipologia di vegetazione 5.598,32 10.653,28 154,71 587,38 1.467,88 18.461,57 Unità Cartografica Boschi di leccio 001-001 Leccete pure 001-002 Leccete con latifoglie sempreverdi 001-003 Leccete con latifoglie decidue 001-004 Leccete su pascolo/colture erbacee 001-005 Leccete di rupe/roccia affiorante Totale Categoria principale 0,8 0,1 0,9 1,6 0,1 0,1 1,7 0,0 0,0 0,0 0,2 0,2 0,8 1,2 1,1 0,6 0,2 1,8 6,8 12,9 0,2 0,7 1,8 22,3 % 36 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 013-005 Altre formazioni edafoigrofile e idrofile 014-001 Vegetazione acquatica dulciacquicola 014-002 Formazioni miste di latifoglie mesoigrofile 014-003 Canneti/tifeti/fragmiteti Totale Totale Tamericeti Ontaneti Populeti a pioppo nero Boscaglie edafoigrofile 012-001 012-003 Macchie a prevalenza di mirto e lentisco Macchie a prevalenza di cisti Macchie a prevalenza di euforbia arborea Macchie a prevalenza di erica multiflora Macchia a ginepro, leccio, fillirea Macchie a prevalenza di cisto e lentisco Macchie a prevalenza di cisto e lentisco con sughera 011-002 011-003 011-004 011-005 011-007 011-008 011-009 Macchie e garighe termofile e/o xerofile Totale Boschi edafoigrofili Totale Formazioni miste di corbezzolo, erica e fillirea, con leccio sub. Formazioni a prevalenza di corbezzolo Formazioni a prevalenza di erica arborea Formazioni a prevalenza di fillirea Formazioni a prevalenza di calicotome Formazioni miste di fillirea e ginepro, con corbezzolo, lentisco, leccio Formazioni miste di corbezzolo e lentisco, con ginepro, fillirea, leccio Formazioni miste di ginepro, leccio e fillirea 010-001 010-002 010-003 010-004 010-005 010-006 010-007 010-008 Macchia evoluta e pre-forestale Totale Tipologia di vegetazione Unità Cartografica Categoria principale 12,96 766,87 164,92 944,75 0,21 0,21 449,34 0,90 450,24 2.362,82 4.854,28 61,75 1.706,98 4.389,31 810,17 260,08 14.445,39 6.277,23 917,00 4.045,18 53,91 406,84 2.282,74 196,95 1.976,03 16.155,89 Superficie (ha) 0,0 0,9 0,2 1,1 0,0 0,0 0,5 0,0 0,5 2,9 5,9 0,1 2,1 5,3 1,0 0,3 17,4 7,6 1,1 4,9 0,1 0,5 2,8 0,2 2,4 19,5 % LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 37 017-001 017-002 017-006 Praterie perenni Totale Ginepreti psammofili delle dune stabilizzate Garighe psammofile pioniere delle dune stabilizzate e mobili 019-001 019-002 020-002 020-003 Vegetazione psammofila delle dune costiere Totale Vegetazione alofila e alonitrofila Totale Vegetazione alofila Vegetazione alonitrofila delle aree salmastre Prati non sottoposti a rotazione e vegetazione di post-coltura/sinantropica Praterie annuali 018-003 Totale Praterie perenni a prevalenza di asfodelo Praterie perenni a brachipodio, stipa, ecc. Prati pascolo cespugliati o arborati Formazioni rupestri Formazioni alo-rupicole costiere Consorzi glareicoli in aree detritiche Formazioni pioniere dei materassi alluvionali 016-001 016-002 016-003 016-004 Garighe pioniere Totale Tipologia di vegetazione Formazioni montane a prevalenza di ginestre endemiche Formazioni montane a prevalenza di elicriso tirrenico Formazioni alto-montane a prevalenza di astragali, santolina, ruta, crespino dell’Etna, ecc. Formazioni montane a prevalenza di erba gatta e betonica Unità Cartografica Garighe e arbusteti montani 015-001 015-002 015-004 015-005 Totale Categoria principale 48,57 2,86 51,42 7,92 42,64 50,56 1.562,18 1.562,18 6.380,64 11,39 298,81 6.690,84 2.486,82 34,94 26,72 53,98 2.602,46 50,57 118,59 2.883,36 753,94 1.960,25 Superficie (ha) 0,1 0,0 0,1 0,0 0,1 0,1 1,9 1,9 7,7 0,0 0,4 8,1 3,0 0,0 0,0 0,1 3,1 0,1 0,1 3,5 0,9 2,4 % 38 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 024-002 024-005 025-001 025-002 026-001 026-002 Piantagioni di specie non autoctone ed esotiche Totale Vegetazione antropogena Totale Vigneti Totale Vigneti Vigneti consociati a colture legnose Filari frangivento a eucalipti Alberature attigue alla viabilità Piantagione di eucalipti Piantagione con altre specie non autoctone ed esotiche 601,43 31,92 633,35 1,26 0,56 1,83 199,33 15,75 215,08 17,00 0,81 16,13 62,32 96,27 Piantagione di conifere mediterranee Piantagione di pioppo e salice Piantagione di ciliegio e/o noce Piantagione di altre specie autoctone 023-001 023-002 023-003 023-004 559,52 420,45 28,65 1.014,94 2.023,57 Piantagioni di specie autoctone Totale Rimboschimenti puri di conifere mediterranee Rimboschimenti misti di conifere mediterranee e latifoglie sempreverdi Rimboschimenti misti di conifere mediterranee e latifoglie decidue Rimboschimenti di latifoglie autoctone sempreverdi e/o caducifoglie Superficie (ha) 1.801,32 430,31 2.231,63 021-001 021-002 021-003 021-004 Rimboschimenti di specie autoctone Totale Tipologia di vegetazione Rimboschimenti di specie non autoctone ed esotiche 022-001 Rimboschimenti puri o misti di conifere non autoctone (pini, cedri, cipressi, ecc.) 022-002 Rimboschimento di eucalipti Totale Unità Cartografica Categoria principale 0,7 0,0 0,8 0,0 0,0 0,0 0,2 0,0 0,3 0,0 0,0 0,0 0,1 0,1 2,2 0,5 2,7 0,7 0,5 0,0 1,2 2,4 % LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 39 029-001 029-002 029-003 030-001 030-002 030-003 030-004 030-007 Colture erbacee Totale Aree antropizzate, urbanizzate e degradate Totale TOTALE COMPLESSIVO Tabella 6: Schema riassuntivo delle diverse tipologie di copertura vegetale identificate nei territori comunali esaminati Aree edificate e antropizzate in ambiti rurali Cave e aree estrattive Discariche Aree urbanizzate Bacini artificiali e/o naturali Seminativi a rotazione Colture orticole a pieno campo e colture industriali Aree ad agricoltura part-time/orti familiari/colture minori 82.783,70 297,11 49,83 6,83 1.462,80 619,73 2.436,29 3.106,82 92,84 1.020,79 4.220,45 495,34 2,94 2,40 500,67 Agrumeti, pescheti, meleti, e altre colture arboree intensive da frutto Frutteti minori (mandorleti, noceti ecc.) Vivai forestali 028-001 028-002 028-003 Superficie (ha) Altre colture legnose Totale Tipologia di vegetazione 729,77 186,85 563,33 1.479,95 Unità Cartografica Oliveti 027-001 Oliveti 027-002 Oliveti consociati a colture legnose 027-003 Oliveti consociati a colture erbacee temporanee Totale Categoria principale 100 0,4 0,1 0,0 1,8 0,7 2,9 3,8 0,1 1,2 5,1 0,6 0,0 0,0 0,6 0,9 0,2 0,7 1,8 % 2,4% 2,7% 0,4% Boschi di lecci 22,3% 17,5% Boschi di sugh Boschi di quer Boschi e bosca Macchia evolu 2,7% 0,4% Macchie e gar 1,8% Boschi di leccio 22,3% Boschi di sughera Boschi di querce caducifoglie 19,5% 1,2% 1,7% Boschi e boscaglie a olivastro Macchia evoluta e pre-­‐forestale Macchie e gariche termofile e/o xerofile Boschi di leccio 22,3% 1,8% Boschi di sughera Boschi di querce caducifoglie 1,2% 1,7% Boschi e boscaglie a olivastro Macchia evoluta e pre-­‐forestale 9,5% Rimboschimen= di specie autoctone Rimboschimen= di specie non autoctone ed eso=che Piantagioni di specie autoctone, non autoctone ed eso=che Macchie e gariche termofile e/o xerofile 1,8% Figura 14: Distribuzione percentuale Rimboschimen= di specie autoctone 1,2% 1,7% comunali esaminati delle principali categorie forestali nei territori Rimboschimen= di specie non autoctone ed eso=che Piantagioni di specie autoctone, non autoctone ed È importante notare che i dati riportati nella Tabella 6 sono riferiti soltanto eso=che a una parte del territorio in esame, pertanto la loro validità è limitata solo ad essa. La rilevanza di tale strato informativo, invece, è stata determinante nella comparazione con la carta dell’uso del suolo con riferimento allo stesso territorio. Infatti la sovrapposizione delle due carte ha consentito di verificare quale percentuale di una determinata classe d’uso del suolo può essere effettivamente impiegata nella produzione delle biomasse. La percentuale così ottenuta è stata utilizzata per calcolare i “coefficienti di utilizzo specifico”, i quali sono indispensabili per ponderare i valori superficiali delle diverse classi d’uso del suolo. Per esempio, è stato possibile stimare quale percentuale della classe “Bosco di latifoglie” è effettivamente costituita 40 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA Rimboschimen Rimboschimen Piantagioni di eso=che da specie sfruttabili ai fini energetici. I dati emersi dalla lettura della carta della vegetazione hanno confermato in parte quanto emerso dai dati dell’uso del suolo. In particolare è stato notato che le formazioni pre-forestali rappresentano la percentuale più rilevante tra le diverse formazioni vegetali. La presenza di tali cenosi è la conseguenza del fenomeno degli incendi, che ha determinato fenomeni regressivi nelle dinamiche della vegetazione del territorio. Tra le “macchie” si mette in risalto la forte presenza delle categorie “Macchie e garighe termofile e/o xerofile” e “Macchia evoluta e pre-forestale”. Complessivamente tali formazioni costituiscono oltre il 35% del territorio esaminato. Analizzando le “macchie” sotto l’aspetto evolutivo si mette in evidenza che la categoria “Macchie e garighe termofile e/o xerofile” rappresenta una forma più degradata rispetto alla “Macchia evoluta e pre-forestale”, quindi la sua importanza dal punto di vista produttivo è sicuramente secondaria. Ciò permette di affermare che la categoria “Macchia evoluta e pre-forestale” può dare un contributo alla produzione di biomasse nel breve e medio periodo, mentre la categoria “Macchie e garighe termofile e/o xerofile” potrebbe raggiungere una sua importanza solo nel lungo periodo, sempre che le condizioni edafiche siano favorevoli. La categoria “Boschi di leccio” costituisce una delle formazioni più rappresentate e, infatti, si rinviene nel 22% circa del territorio dei 7 Comuni analizzati. In queste formazioni il leccio si presenta puro o associato con altre specie, quali: la sughera nelle aree a quote inferiori agli 800 m e la roverella nei territori a quote superiori agli 800 m. Nei cedui giovani il leccio è consociato con le altre specie della macchia mediterranea: fillirea, corbezzolo ed erica. I boschi sotto esame presentano una vasta gamma di forme di governo e di trattamento, che vanno dal ceduo semplice o matricinato a soprassuoli transitori (avviamento all’alto fusto), o alle fustaie miste di leccio e roverella. Ai fini descrittivi queste formazioni vegetali vengono classificate con determinate forme di governo, benché spesso non siano canonizzabili attraverso determinate forme selvicolturali. La categoria “Boschi di sughera” comprende alcune “sottocategorie forestali” che differenziano le formazioni, in cui la sughera si rinviene alla stato puro o consociata con altre specie legnose. Sotto l’aspetto gestionale le sugherete pure sono governate a fustaia con struttura coetanea o coetaniforme, mentre nelle formazioni in cui la sughera è consociata con altre specie legnose, non si ha un tipo di governo ben definito e regolare. Infatti, in questo caso si ha una mescolanza tra individui nati da seme (in genere la sughera) e piante originate da rinnovazione agamica (il leccio o la roverella). Dal punto di vista della fitomassa ritraibile esistono delle differenze tra le diverse sottocategorie dei boschi di sughera. In alcuni casi i prelievi potrebbero essere a carico della componente leccio o roverella, invece in altri casi si possono ipotizzare solamente tagli di carattere fitosanitario di piante deperienti o a carattere selettivo con l’eliminazione delle LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 41 piante non più produttive. In base a queste considerazioni, per la categoria “Boschi di sughera” si può assumere un tasso di prelievo del 20% rispetto alla massa legnosa totale di queste formazioni. Le categorie che nell’uso del suolo sono raggruppate come “Impianti artificiali di conifere e latifoglie” sono rappresentate come “Rimboschimenti e piantagioni” nella carta della copertura vegetale. Mediante l’impiego della carta della copertura vegetale e la sua sovrapposizione con la carta dell’uso del suolo è stato possibile fare una distinzione tra specie autoctone e specie alloctone. Tale distinzione è fondamentale per fare alcune considerazioni dal punto di vista della possibile utilizzazione e della produttività di queste superfici. Tra le conifere autoctone, quindi mediterranee, molti soprassuoli sono e potrebbero essere impiegati per produzioni alternative, quali i pinoli. Inoltre, le conifere autoctone presentano accrescimenti inferiori rispetto alle specie alloctone. Tali considerazioni risultano rilevanti in sede di messa a punto del modello di stima della massa legnosa ritraibile. 5.2 Potenzialità produttive delle formazioni forestali Oltre agli aspetti forestali e selvicolturali, è di fondamentale importanza fornire una descrizione generale degli altri aspetti legati alle potenzialità produttive dell’area in esame. La capacità produttività dell’area, in termini di fitomassa ottenibile, è strettamente collegata alle caratteristiche climatiche e a quelle geo-pedologiche e morfologiche del territorio. La descrizione delle caratteristiche stazionali non è stata affrontata complessivamente, in quanto non sono disponibili le informazioni riguardanti gli aspetti geomorfologici e soprattutto pedologici del territorio esaminato. Per quanto concerne gli aspetti climatici, invece, è stato possibile disporre di dati pluviometrici e termici distribuiti su quasi tutto il territorio provinciale. Inoltre, è disponibile la carta delle zone fitoclimatiche secondo la classificazione di Pavari (1935), aggiornata in base ai dati del Servizio Agrometeorologico della Regione Sardegna relativamente al trentennio 1961-1990. La classificazione di Pavari distingue cinque zone climatiche: Lauretum, Castanetum, Fagetum, Picetum e Alpinetum, le quali, a loro volta, si dividono in sottozone. I parametri impiegati per definire le zone climatiche sono essenzialmente la temperatura e le precipitazioni. Il territorio regionale ricade principalmente nella zona del Lauretum (sottozone calda, media e fredda) e, in forma meno accentuata, nella zona del Castanetum, sot- 42 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA tozona calda. Il passaggio dal Lauretum al Castanetum si manifesta sostanzialmente con l’aumento dei valori pluviometrici e con l’attenuazione dei valori termici. Dagli studi eseguiti, riportati nella Tabella 7, emerge che tra le aree forestali considerate vocate per la produzione di biomasse di origine forestale, solo il 5,6% ricade nella sottozona calda del Lauretum, mentre quasi il 50% ricade nella sottozona fredda del Lauretum, e la restante parte è suddivisa tra la sottozona media del Lauretum e il Castanetum. Da tale analisi si evince, inoltre, che le formazioni forestali di rilievo insistono su aree in cui le precipitazioni sono superiori o in linea con le medie regionali. Fanno eccezione le aree appartenenti alla sottozona calda del Lauretum, principalmente pianeggianti, in cui si trovano, oltre alle normali colture agricole, gli impianti di eucalipto. Tali aree sono svantaggiate dal punto di vista climatico, ma presentano caratteristiche pedologiche migliori. Passando dalle aree pianeggianti (in genere costiere) verso le aree collinari, si manifestano i parametri tipici della sottozona media del Lauretum, caratterizzata da precipitazioni medie annue di circa 800 mm. Invece, le aree con quote più elevate rientrano nella sottozona fredda del Lauretum, dove si raggiungono mediamente i 900 mm di pioggia annui con punte di 1.100 mm. L’area del Gennargentu presenta valori medi di almeno 1.000 mm di pioggia annui e rientra nella sottozona del Castanetum. L’esposizione esclusiva dei dati pluviometrici non intende escludere a priori l’importanza della temperatura nello sviluppo e nella distribuzione della vegetazione ma rappresenta, essenzialmente, un parametro pratico e diretto che mette in evidenza le capacità produttive di una determinata stazione. Sulla base dell’analisi effettuata, si deduce che la maggior parte delle aree con formazioni forestali utilizzabili per la produzione di biomasse sono caratterizzate da condizioni climatiche idonee a garantire incrementi legnosi annui in liZona Lauretum - Sottozona calda Superficie vocata per le biomasse forestali (ha) 2.446,2 % Precipitazione annua (mm) 5,6 459 ÷ 986 Lauretum - Sottozona media 12.410,6 28,6 613 ÷ 1.028 Castanetum – Sottozona calda 8.253,4 19,0 872 ÷ 1.245 Lauretum - Sottozona fredda Totale 20.326,5 43.436,7 46,8 675 ÷ 1.122 Tabella 7: Distribuzione delle superfici vocate per l’utilizzazione delle biomasse forestali rispetto alle fasce fitoclimatiche di Pavari (1935) LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 43 nea o superiori alle medie regionali. Al fine di garantire un impiego sostenibile delle formazioni boschive e, contemporaneamente, una produzione programmabile di biomasse, è stata valutata la loro capacità produttiva annuale, rappresentata dall’incremento medio annuo per ettaro. I valori dell’incremento medio di volume utilizzati nella presente stima sono stati ottenuti con riferimento ai dati del Piano Forestale Ambientale Regionale, modificati mediante l’analisi dai dati dendrometrici forniti dall’Ente Foreste e dai tecnici operanti nel settore forestale. Si fa presente che i dati auxonometrici ricavati localmente sono derivati dai rilievi e dagli studi eseguiti nelle stesse formazioni forestali. I valori dell’incremento medio di volume per ettaro sono riportati nella Tabella 9. 5.3 Studio delle aree vocate mediante l’analisi degli strati informativi Per determinare le aree effettivamente idonee alla produzione, al prelievo e all’impiego energetico del materiale legnoso, è stata proposta ed applicata una metodologia basata sull’analisi GIS degli strati informativi a disposizione: la carta dell’uso del suolo e la carta delle pendenze. È stata ottenuta una carta rappresentativa degli ambiti forestali che possono essere destinati alla produzione di fitomassa per l’utilizzo energetico. Si precisa che l’impiego di altri strati informativi, come la carta della viabilità, non esaminati nel presente studio, possono permettere di eseguire delle valutazioni più dettagliate, nell’ottica della fattibilità economica. La carta delle pendenze è stata ottenuta a partire da un modello digitale del terreno (DEM) avente una risoluzione di 10 m2. Si è, dunque, arrivati a individuare sull’intero territorio aree aventi pendenza omogenea con una superficie minima di 2.000 metri quadrati. Come punto di partenza sono state individuate, inoltre, le classi d’uso del suolo che rappresentano possibili bacini di produzione di biomassa forestale. Le classi d’uso del suolo selezionate sono elencate nella Tabella 8. Attraverso particolari elaborazioni gli strati informativi “uso del suolo” e “pendenza” sono stati sovrapposti in modo da ottenere un terzo strato informativo, il quale possiede le informazioni riguardanti le classi di uso del suolo di interesse energetico e le classi di pendenza. Sulla base di tali informazioni sono state predisposte le classi di vocazionalità, 44 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA Uso del suolo 3111 3112 31121 31122 31123 31124 3121 3122 313 Boschi di latifoglie Arboricoltura con essenze forestali di latifoglie Pioppeti, saliceti, eucalipteti ecc., anche in formazioni miste Sugherete Castagneti da frutto Altro Bosco di conifere Arboricoltura con essenze forestali di conifere Boschi misti di conifere e latifoglie Totale Superficie (ha) 32.300,1 91,2 1.510,3 1.093,3 16,3 74,5 5.394,5 1.129,4 1.789,6 43.399,2 Tabella 8: Classi di uso del suolo potenzialmente impiegabili per la produzione di biomasse di origine forestale nella Provincia dell’Ogliastra che hanno consentito di individuare i diversi gradi attitudinali delle formazioni forestali relativamente ad un loro potenziale utilizzo a fini energetici. I diversi gradi di vocazione sono distinti nel modo seguente: - Vocazione massima: pendenza 0%–20% - Vocazione media: pendenza 20%–40% - Vocazione minima: pendenza 40%–60% - Vocazione nulla: pendenza superiore al 60% LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 45 Figura 15a: Carta dell’uso del suolo della Provincia Ogliastra 46 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA Figura 15b: Legenda della carta dell’uso del suolo della Provincia Ogliastra LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 47 Il risultato è una carta delle aree vocate per la produzione e l’utilizzo di biomasse di origine forestale. Le aree con “vocazione massima”, infatti, sono caratterizzate da condizioni stazionali favorevoli per lo sviluppo della vegetazione e per la messa in opera degli interventi di utilizzazione. Le superfici a “vocazione media” presentano suoli meno profondi, maggiore rocciosità e, in generale, i costi di utilizzazione sono più alti. Le aree a vocazione minima sono caratterizzate da suoli superficiali, con rocciosità diffusa e costi di asportazione della fitomassa elevati. Tali aree sono al limite della fattibilità economica di ogni tipo di sfruttamento della fitomassa forestale. Figura 16: Carta delle pendenze della Provincia Ogliastra in scala 1:25.000 48 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 5.4 Stima della biomassa forestale ritraibile Ottenuta la carta delle aree vocate per la produzione e l’utilizzo della biomassa forestale, è stato disposto un modello che consente di ottenere la stima della fitomassa presente nell’area. La stima della massa legnosa allo stato fresco è stata effettuata mediante la moltiplicazione delle superfici per l’incremento di volume medio annuo per ettaro e per la densità delle diverse specie legnose. I valori ottenuti sono stati “mitigati” mediante l’impiego di alcuni coefficienti correttivi. Questi considerano le formazioni di interesse energetico al netto delle specie arboree e arbustive non utilizzabili a fini energetici e al netto della componente forestale da rilasciare, in base a quanto previsto dalle buone regole selvicolturali prestabilite anche dalle Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale. Nello specifico, la stima è stata realizzata tenendo conto della sostenibilità ecologica ed economica dei potenziali interventi selvicolturali. La procedura di stima viene illustrata nella Tabella 9. Di seguito verranno illustrati i parametri impiegati nella stima della massa legnosa utilizzabile per produrre cippato e legna da ardere. Per “uso del suolo” si intende la classe dell’uso del suolo valida al fine della produzione di biomasse di origine forestale. Il “tipo di governo”, riferito alla classe “Boschi di latifoglie”, indica la forma di gestione selvicolturale del bosco. In questa colonna sono state distinte le due forme di gestione: a fustaia e a ceduo. In particolare, in base ai dati utilizzati dal PFAR (Piano Forestale Ambientale Regionale), si ipotizza che, nell’ambito delle formazioni arboree di latifoglie (soprattutto leccete), circa il 60% di tali formazioni sia governato a fustaia (fustaie transitorie) e il restante 40% sia governato a ceduo. Per “classe di vocazione” si intende la classe di vocazione definita in funzione della possibilità di asportare la fitomassa di origine forestale, nello specifico: - la classe 1 rappresenta le aree con vocazione massima, in quanto più idonee dal punto di vista stazionale nonché logistico (pendenza <20%) - la classe 2 identifica le aree con vocazione media, caratterizzate da pendenze comprese tra il 20% e il 40% - la classe 3 identifica le aree con vocazione minima, con pendenza tra il 40% e il 60%, dove le utilizzazioni si riducono alle sole aree facilmente accessibili. Mediante analisi implementate in ambiente GIS sono state determinate le superfici relative ad ogni classe di vocazione. Il “coefficiente di utilizzo specifico” è stato introdotto al fine di tenere conto del fatto che non tutte le specie o le formazioni vegetali rilevate nella classe LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 49 d’uso del suolo sono valide per la produzione di biomasse. Detto coefficiente è fondamentale per correggere alcune generalizzazioni implicite nell’attribuzione della classe dell’uso del suolo. Nella classe “Boschi di latifoglie” è stato impiegato il coefficiente 0,9 poiché è stato stimato che il 90% delle formazioni vegetali afferenti a tale classe può essere disponibile per la produzione di fitomassa, mediante tagli di impiego e tagli di tipo colturale (ad es. nella classe “Boschi di latifoglie” sono comprese formazioni vegetali non idonee alle finalità preposte, come le boscaglie di olivastro). Per la classe “Arboricoltura con essenze forestali di latifoglie” è stato impiegato il coefficiente 0,6 in quanto parte delle formazioni ivi incluse sono destinate ad altre produzioni, quali la frutta e il legname da opera. Nella classe “Boschi misti di conifere e latifoglie”, per una parte dei soprassuoli è stato previsto un utilizzo diverso da quello finalizzato alla produzione di energia e, pertanto, è stato usato un coefficiente (0,7) inferiore a quello previsto per i soli impianti di conifere. Per stimare la fitomassa presente nel territorio, a ciascuna classe d’uso del suolo è stato associato un valore di “incremento medio annuo di volume per ettaro”. L’incremento o accrescimento medio annuo di volume, espresso in m3ha-1anno-1, indica il volume medio annuo di legno prodotto da un popolamento arboreo a partire dalla sua nascita fino a una determinata età di riferimento. I suoi valori sono stati ottenuti facendo riferimento alla letteratura forestale esistente per il territorio regionale e provinciale. In particolare, sono state consultate le “Analisi di massima sull’utilizzo delle biomasse forestali a scopo energetico” del Piano Forestale Ambientale Regionale e le “Tavole stereometriche ed alsometriche costruite per boschi italiani” dell’Istituto Sperimentale per l’assestamento Forestale e per l’Apicoltura (ISAFA). Inoltre, sono stati presi in considerazione i dati ricavati localmente mediante studi e rilievi eseguiti in passato da enti preposti e da liberi professionisti operanti nel settore forestale. Dagli studi eseguiti nell’ambito della classe “Boschi di latifoglie” emergono valori di incremento medio variabili tra 1,8 m3ha-1anno-1 e 3,7 m3ha-1anno-1. Si fa presente che più del 50% di tali formazioni presenta caratteristiche stazionali simili alle aree dove sono stati rilevati i valori di incremento medio maggiori. Nella maggior parte dei casi le formazioni “Boschi di latifoglie” sono rappresentate da leccete. In base a quanto esposto, si è ritenuto di adottare come incremento medio il valore di 2,5 m3ha-1anno-1. Per la classe “Arboricoltura con essenze forestali di latifoglie”, costituita principalmente da impianti di acero, ciliegio e frassino, è stato adottato un valore di incremento medio pari a 4 m3ha-1anno-1. La classe “Pioppeti, saliceti, eucalipteti, ecc., anche in formazioni miste” è rappresentata principalmente da impianti di eucalipto. Tali formazioni si riscontrano maggiormente nelle aree pianeggianti e collinari con suoli profondi e mediamente profondi, anche se non mancano gli impianti che insistono su terreni superficiali e pendenze elevate. 50 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA In base a quanto esposto e da quanto emerge dalla letteratura forestale relativa all’eucalipto, l’incremento medio oscilla tra 3÷4 m3ha-1anno-1 nelle aree più scarse dal punto di vista pedologico a 8÷9 m3ha-1anno-1 nelle aree più fertili. Basandosi su tali informazioni, è stato adottato un valore medio di incremento medio di 6 m3ha-1anno-1. Un ragionamento analogo alla classe “Boschi di latifoglie” è stato compiuto per la classe “Sugherete”, soprattutto in virtù del fatto che su tali formazioni sono previsti interventi di tipo colturale spesso a carico di specie accessorie, come il leccio. Le classi “Castagneti da frutto” e “Altro”, sono equiparabili alla classe “Arboricoltura con essenze forestali di latifoglie”, pertanto è stato adottato il medesimo valore di incremento medio annuo. Le classi “Bosco di conifere” e “Arboricoltura con essenze forestali di conifere” rappresentano, in linea generale, gli stessi sistemi forestali. Tali formazioni sono costituite da impianti di pino radiata, pino nero, pino marittimo e cedro. Nei soprassuoli di pino radiata sono stati registrati incrementi medi che variano tra 12 m3ha-1anno-1 e 16 m3ha-1anno-1, mentre nei soprassuoli di pino nero, pino marittimo e cedro sono stati rilevati valori di incremento medio nettamente inferiori e variabili tra 4 e 5 m3ha-1anno-1. Le superfici occupate da impianti di pino marittimo e delle altre conifere ad esso assimilabili sono superiori rispetto alle aree occupate dal pino radiata. Partendo da dette considerazioni e dal presupposto che i valori finora esaminati presentino una validità di tipo locale, si ritiene opportuno adottare per le formazioni di conifere un incremento medio annuo cautelativo pari a 5,5 m3ha-1anno-1. I sistemi forestali classificati “Boschi misti di conifere e latifoglie” presentano una composizione specifica mista, pertanto i valori di incremento medio delle conifere sono attenuati dagli incrementi inferiori delle latifoglie; per tale motivo è stato adottato un valore di incremento medio pari a 4 m3ha-1anno-1. Il “volume totale” allo stato fresco, valutato in m3anno-1, indica il volume medio annuo di legno fresco prodotto da un popolamento forestale su tutta la superficie occupata. La “densità” del legno indica la massa di una sua unità di volume ed è stata espressa in t m-3. I valori per le specie legnose rappresentative di ogni classe d’uso del suolo sono stati ottenuti mediante la consultazione dei dati presenti in letteratura (Giordano et al., 1971). In particolare, è stata presa in considerazione la media aritmetica tra diversi valori della densità del legno fresco. Mediante i valori della densità è stata ricavata la “massa totale lorda”, ossia la massa legnosa fresca prodotta in un anno da un determinato popolamento forestale, espressa in t anno-1. Il “coefficiente di utilizzo selvicolturale” è un coefficiente introdotto per tenere conto del fatto che solamente una parte della provvigione legnosa può essere prelevata per la produzione di biomasse. Tale esigenza consente di rispetLE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 51 52 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA Uso del suolo 11.099 1 2 3 1.790 32.300 313-Boschi misti di conifere e latifoglie TOTALE LEGNA DA ARDERE TOTALE BIOMASSA PER CIPPATO 11.099 Volume totale (base umida) [m3 anno-1] 0,90 0,90 0,70 0,60 0,40 0,90 0,80 0,60 0,90 0,80 0,60 0,20 0,20 0,20 0,20 0,20 0,40 0,30 0,20 0,90 0,80 0,70 47.256 14.728 584 808 831 720 2.516 987 3.622 9.273 6.653 54 12 143 223 181 19 34 7 2.517 1.823 1.522 1.350 2.069 2.306 2.250 3.678 3.075 43.399 72.675 834 1.348 2.078 800 3.145 1.645 4.024 11.591 11.088 268 59 716 1.114 903 47 114 36 2.797 2.279 2.174 0,20 0,15 0,10 0,50 0,40 0,20 32.528 53.270 72.675 981 0,85 1.585 2.445 889 0,90 3.495 1.827 4.471 0,90 12.879 12.320 298 65 716 1,00 1.114 903 52 0,90 127 40 3.496 0,80 2.849 2.717 6.749 13.792 23.064 4.499 9.195 15.376 Coefficente di utilizzo selvicolturale 47.059 350 566 0,7 4 873 Densità (base umida) [t m-3] 6.749 1,00 13.792 23.064 4.499 1,00 9.195 15.376 Massa totale annua lorda (base umida) [t anno-1] Tabella 9: Modello per la stima della massa legnosa presente nel territorio della Provincia Ogliastra TOTALE 32.300 1 2 3 1.129 3122-Arboricoltura con essenze forestali di conifere 162 635 1 5,5 332 1 2 3 5.395 4 3121-Bosco di conifere 1 4 813 2.342 1 5,5 2.240 75 31124-Altro 1 287 446 1 2,5 361 75 1 2 3 1.093 Coefficente di utilizzo specifico 22 53 0,6 4 17 583 475 1 6 453 16 1 2 3 1 2 3 Superficie [ha] 91 1.510 Incremento medio annuo [m3 ha-1 anno-1] 2.300 6.130 0,9 2,5 10.251 1.200 4.087 0,9 2,5 6.834 Superficie tipo di vocazione [ha] 31123-Castagneti da frutto 16 3112 -Sugherete 31121-Pioppeti, saliceti, eucalipteti ecc., anche in formaz. miste 3112-Arboricoltura con essenze forestali di latifoglie 3111- Boschi di latifoglie Tipo di governo 1 2 3 1 2 3 Classe di vocazione Fustaia 32.300 Ceduo Massa totale annua netta (base umida) [t anno-1] tare i principi ecologici che stanno alla base delle buone norme selvicolturali. Di seguito vengono analizzate le percentuali di asportazione della massa legnosa nelle diverse classi di uso del suolo. Tali percentuali di prelievo sono distribuite nel tempo e si ipotizza che ricoprano un arco temporale di circa 25 anni. La distinzione fatta per il tipo di governo dei “Boschi di latifoglie” in fustaia e ceduo è fondamentale, in quanto nelle fustaie sono previsti solo interventi di tipo colturale, mentre nei cedui possono essere previsti dei normali tagli di utilizzazione che possono arrivare ad incidere sull’80% della provvigione legnosa. Nella fustaia è stato ipotizzato un prelievo medio del 20% nelle aree a vocazione massima, ridotto al 10% nelle aree con vocazione minima. Nel ceduo è stato ipotizzato un prelievo medio del 50% nelle aree a vocazione massima, ridotto al 20% nelle aree con vocazione minima. Nei sistemi classificati “Arboricoltura con essenze forestali di latifoglie” è prevista un’asportazione del 40% nelle aree con vocazione massima, ridotta al 20% nelle aree con vocazione minima. Tali percentuali risultano essere limitate, poiché le formazioni vegetali in esame non sono prettamente specializzate per la produzione di cippato e legna da ardere. Le formazioni “Pioppeti, saliceti, eucalipteti ecc., anche in formazioni miste” sono specializzate per la produzione di biomassa, perciò si può ipotizzare un taglio totale del soprassuolo. Tuttavia, in via cautelativa, si suppone un’asportazione della massa legnosa pari al 90%. Per le classi “Sugherete”, “Castagneti da frutto” e “Altro” sono previsti solo interventi di tipo colturale (diradamenti e potature), quindi le percentuali di prelievo si attestano al massimo al 20%. Gli impianti classificati “Bosco di conifere” e “Arboricoltura con essenze forestali di conifere” sono finalizzati alla produzione di biomassa ed alla difesa idrogeologica. Nelle aree con vocazione massima si considera solo la finalità produttiva, pertanto si possono ipotizzare percentuali di prelievo pari al 90%. Invece nelle aree con vocazione minima e media assume gradualmente una maggiore importanza la protezione del suolo, dunque i gradi di prelievo saranno rispettivamente del 60% e dell’80%. Nelle aree a vocazione minima l’entità del prelievo della massa legnosa è inferiore perché le attività di utilizzazione sono previste soprattutto in virtù di una grande vicinanza rispetto ai principali assi della viabilità. Con un analogo ragionamento, ma considerando che in tali formazioni la presenza della componente latifoglie assume un ruolo anche di tipo naturalistico e paesaggistico, per la classe “Boschi misti di conifere e latifoglie” si stima una percentuale di prelievo pari al 70% nelle aree maggiormente vocate e del 40% nelle aree con vocazione minima. Infine, la “massa totale netta” espressa in t anno-1 indica la massa legnosa fresca prodotta in un anno da un determinato popolamento forestale al netto della massa legnosa non prelevabile. LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 53 Mediante il modello proposto è stata stimata una disponibilità potenziale di fitomassa di origine forestale su base umida pari a circa 47.256 tonnellate, di cui 14.728 tonnellate (31,2%) da utilizzare come legna da ardere e circa 32.528 tonnellate (68,8%) da trasformare in cippato e/o in pellet. Partendo da tali considerazioni e valutando un’età media dei soprassuoli mappati di almeno 25 anni, si può stimare una provvigione ritraibile pari a circa 1.181.392 tonnellate. I valori così ottenuti rappresentano la fitomassa arborea epigea totale presente in tutto il territorio della Provincia Ogliastra, senza considerare gli aspetti legati alla pianificazione di dettaglio. Considerando che allo stato attuale una piccola parte dei soprassuoli forestali mappati risulta già utilizzata senza aver previsto la successiva rinnovazione artificiale o naturale, la provvigione asportabile potrebbe risultare inferiore a quanto finora stimato. Tuttavia si ritiene che tali variazioni non determinino mutamenti sostanziali alla valutazione complessiva. 5.5 Incidenza delle fitomasse forestali nei cantieri gestiti dall’Ente Foreste, dai Comuni e dai privati L’analisi delle aree vocate per la produzione di fitomassa di origine forestale è stata condotta mediante la distinzione delle superfici in concessione o in possesso dell’Ente Foreste e le superfici gestite da Comuni e privati. Le aree gestite dall’Ente Foreste sono state individuate utilizzando la cartografia digitale in formato shape disponibile presso il servizio pianificazione della provincia Ogliastra. È evidente che l’utilizzo di basi cartografiche differenti potrebbe portare a risultati leggermente diversi, anche se le differenze non sarebbero comunque significative. In base ai dati già esposti le superfici vocate per l’utilizzazione della fitomassa di origine forestale coprono un territorio di 43.399 ha, di cui: 27.035 ha (62%) in gestione ai Comuni e ai privati, e 16.365 ha (38%) gestiti dall’Ente Foreste. I complessi forestali gestiti dall’Ente Foreste ricadenti nella Provincia Ogliastra rientrano principalmente nel Servizio Territoriale di Lanusei, ad esclusione di alcune aree che fanno parte dei Servizi Territoriali di Nuoro e di Cagliari. All’interno del confine giurisdizionale dell’Ogliastra si estende il complesso forestale “Gennargentu” con l’unità gestionale “Monte Novu”, in uso civico al Comune di Fonni. La superficie occupata da tale cantiere è di circa 3.531 ha. Il Servizio Territoriale di Cagliari si spinge nel territorio ogliastrino attraverso il complesso forestale del “Sarcidano” e ha in gestione una superficie di circa 221 ha. 54 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA Al Servizio Territoriale di Lanusei fanno capo i seguenti complessi forestali: - Perdas - Montarbu - Supramonte Ogliastrino - Complesso Forestale dei Tacchi L’insieme dei quattro complessi forestali racchiude 19 unità gestionali. Dalle analisi eseguite in ambiente GIS emerge che l’Ente Foreste gestisce circa 41.796 ha, pari al 22,5% del territorio provinciale, mentre il restante 77,5% è gestito a vario titolo dai Comuni o dai privati. In particolare le terre amministrate dall’Ente Foreste sono di proprietà demaniale, pubblica comunale e privata. I contratti mediante i quali l’Ente governa tali superfici prevedono regimi di concessione variabili da 10 a 99 anni e atti di occupazione temporanea. Al fine di individuare le aree gestite dall’Ente Foreste è stato utilizzato in ambiente GIS una carta riportante tali confini. Dall’analisi si evince che all’interno del perimetro dell’Ente Foreste circa 16.364 ha, pari al 40% del totale dell’Ente stesso, risultano aree vocate per l’utilizzazione della fitomassa di origine forestale. Tali superfici comprendono la massa legnosa da trasformare in cippato, pellet e in legna da ardere. È stato stimato che all’interno delle aree gestite dall’Ente Foreste siano prodotte 21.222 t anno-1 di massa legnosa, che rappresentano circa il 45% del totale provinciale, di cui 4.912 t anno-1 da utilizzare come legna da ardere e 16.310 t anno-1 da trasformare in cippato o pellet. Il restante 60% delle superfici dell’Ente Foreste, circa 25.431 ha, non sono sfruttabili per l’utilizzazione energetica della fitomassa di origine forestale. In particolare la maggior parte delle aree non vocate (85%) presentano un uso del suolo diverso da quello funzionale alla produzione di biomasse forestali (pascoli, garighe), oppure non sono caratterizzate da popolamenti forestali maturi o prossimi alla maturità. Infatti spesso si tratta di rimboschimenti molto giovani, non utilizzabili nel breve e nel medio periodo. Il restante 15% delle superfici dell’Ente Foreste non è utilizzabile perché presenta caratteristiche morfologiche sfavorevoli alla predisposizione degli interventi di utilizzazione forestale. I Comuni e i privati gestiscono invece una superficie complessiva pari a 143.849 ha, ossia più del 75% del territorio della Provincia Ogliastra. Allo stato attuale, in base al materiale cartografico a disposizione, non è stato possibile scindere le proprietà gestite direttamente dai Comuni da quelle in possesso dei privati. In rapporto alle aree gestite dai Comuni e dai privati, si può affermare che il 19% di questa porzione di territorio (circa 27.035 ha) risulta vocato per l’utilizzazione della fitomassa di origine forestale. Le aree classificate come non vocate (81%) hanno un uso del suolo diverso da quello forestale (aree agricole, pascoli, LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 55 garighe) oppure, in misura minore, sono soprassuoli forestali che insistono su aree con pendenze critiche per lo svolgimento delle operazioni di utilizzazione forestale. Per quanto attiene alle aree vocate gestite dai Comuni e dai privati, è stato stimato un quantitativo di biomassa legnosa ritraibile pari a 26.034 t anno-1, circa il 55% del totale provinciale, di cui 9.816 da utilizzare come legna da ardere e 16.218 da trasformare in cippato o pellet. 56 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 6. Caratterizzazione chimico-fisica delle biomasse vegetali Per valutare il potenziale energetico delle biomasse vegetali maggiormente diffuse nel territorio della Provincia Ogliastra, è stato necessario mettere in relazione la quantità di biomassa forestale ritraibile stimata con le caratteristiche chimiche e fisiche delle principali essenze. Ciò ha consentito di ottenere con precisione il potenziale energetico teorico dell’intero territorio provinciale e di alcune sue aree selezionate ed inoltre, come sarà illustrato nel seguito, di indicare le tecnologie di conversione energetica più appropriate per il territorio. 6.1 Le specie forestali analizzate Sono state prese in esame le specie forestali comunemente impiegate per la generazione di energia, sia quelle destinate alla produzione di legna da ardere che quelle diffusesi nel territorio isolano a seguito delle attività di rimboschimento e di bonifica delle aree paludose. Le biomasse vegetali possono essere divise nelle due grandi categorie delle latifoglie e delle conifere. Tra le latifoglie sono predominanti le specie autoctone come il leccio e la roverella, mentre tra le più diffuse essenze tipiche della macchia mediterranea si annoverano il corbezzolo e la fillirea. Oltre alle latifoglie autoctone sono diffuse alcune specie alloctone come l’eucalipto. Anche le conifere possono essere divise in specie mediterranee, che crescono spontaneamente in alcune aree della Sardegna, e specie non autoctone. Le conifere mediterranee sono rappresentate da Pinus pinea L., Pinus pinaster Aiton, Pinus halepensis Miller. Le conifere alloctone sono Cedrus spp. (Cedrus atlantica Carrière), Pinus radiata Don, Pinus nigra Arnold, Pinus canariensis Sweet. Altre specie forestali sono presenti nel territorio ogliastrino in misura significativa dal punto di vista produttivo, benché con una diffusione minore rispetto alle essenze citate. Sono state selezionate dieci tra le specie forestali di interesse energetico (pino marittimo, pino d’Aleppo, pino domestico, pino nero, pino radiata, pino delle Canarie, cedro, leccio, corbezzolo, eucalipto) e la macchia mediterranea mista, al fine di indagare le loro proprietà chimico-fisiche ed energetiche. LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 57 6.2 Prelievo delle specie forestali e preparazione dei campioni Le specie legnose da analizzare sono state individuate con l’ausilio della carta della copertura vegetale che è stata impiegata come base campionaria. Infatti il rilevamento delle specie forestali significative è stato eseguito mediante l’impiego di un disegno campionario riconosciuto, caratterizzato da vincoli di tipo statistico. Il sistema campionario è stato scelto sulla base delle risorse disponibili per la sua esecuzione. Successivamente, mediante un’analisi condotta in ambiente GIS, è stata redatta la carta delle esposizioni con l’obiettivo di identificare le formazioni forestali esposte a Sud o a Nord. La carta dell’uso del suolo è stata utilizzata per estrarre le superfici dei popolamenti forestali rappresentativi delle specie legnose di interesse e che presentassero un’esposizione Sud e Nord. A tale strato informativo è stata sovrapposta la “griglia” dei punti campionari con l’obiettivo di attribuire ad ogni punto campione la formazione forestale, l’esposizione corrispondente ed un numero identificativo. Il prelievo della biomassa legnosa da analizzare è stato effettuato mediante una metodologia di campionamento di tipo casuale. Attraverso un’estrazione di tipo casuale sono stati individuati 2 punti campione per ciascuna delle 11 specie di interesse, per un totale di 22 punti campione. Ogni punto campione ha costituito il centro di un’area di saggio di raggio 20 m, pari a 1.256 m2, all’interno della quale si è proceduto alla scelta della pianta campione. Come pianta campione è stato scelto l’albero più rappresentativo del popolamento forestale in esame sulla base del diametro, dell’altezza e di altri criteri di tipo soggettivo. Per ogni albero campione sono stati rilevati e registrati il diametro ad una distanza di 1,30 m dal suolo e l’altezza dendrometrica. Successivamente si è proceduto all’operazione di abbattimento dell’albero campione, alla sramatura e al prelievo dei campioni legnosi. Per ogni albero sono stati prelevati 1 o 2 campioni dal tronco e 1 campione dalle ramaglie. In particolare per le specie appartenenti alla categoria delle conifere sono stati prelevati 3 campioni: tronco con corteccia, tronco senza corteccia e ramaglie. Invece per le latifoglie sono stati prelevati 2 campioni: tronco con corteccia e ramaglie. I campioni di tronco sono stati prelevati in modo tale da rappresentare la parte media del fusto e da avere una lunghezza di circa 1,2 m. Per ottenere i campioni senza corteccia è stata eseguita l’operazione di scortecciatura immediatamente prima della cippatura. I campioni di ramaglie sono stati costituiti dai rami con diametro inferiore a 4 cm e dalle foglie. 58 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA Inoltre per ogni punto campione sono state rilevate nuovamente le coordinate mediante l’impiego del GPS. Questi dati sono stati raccolti in una scheda di campagna in cui sono state registrate le informazioni necessarie per le valutazioni successive, ad esempio la specie, l’esposizione e i dati dendrometrici. I campioni sono stati prelevati nelle Unità Gestionali di Base (UGB) di Arzana, Lanusei, Gairo e Villagrande del Servizio Territoriale di Lanusei dell’Ente Foreste. I lavori di abbattimento, allestimento ed esbosco del legname sono stati eseguiti da una squadra operativa messa a disposizione dall’Ente Foreste. Al termine di ogni giornata di lavoro il legname raccolto è stato trasportato e depositato nel capannone dell’autoparco del vivaio forestale di San Cosimo-Lanusei, dove si è provveduto alla cippatura. Le operazioni di cippatura sono state eseguite mediante una cippatrice a disco da 40 CV, collegata al cassone di un autocarro sul quale è stato riversato il cippato e sono state eseguite, in genere, immediatamente dopo il taglio. In alcuni casi si è proceduto a trattare il campione nei giorni successivi al taglio ma, comunque, non oltre il decimo giorno dal suo prelievo. Oltre ai campioni relativi alle specie di latifoglie e conifere individuate dall’indagine preliminare sono stati preparati due campioni di residui di vite ed olivo, ossia le due colture più diffuse nel territorio. La biomassa campionata è stata stoccata in sacchi di iuta chiusi, sui quali è stata applicata un’etichetta con il codice e il peso del campione. Tali campioni avevano un peso variabile tra 20 kg e 33 kg e sono stati consegnati in cinque lotti differenti al Laboratorio Biocombustibili e Biomasse del Cluster Energie Rinnovabili di Sardegna Ricerche nel mese di Aprile 2013. In totale sono stati consegnati 60 campioni di biomasse suddivise per specie, esposizione e porzione di pianta. Le schede con i dati identificativi dei singoli campioni sono riportate nell’Allegato III. 6.3 Determinazioni chimico-fisiche I campioni da analizzare sono stati catalogati e sono iniziate le procedure di preparazione per le differenti analisi. Mediante quattro quartature successive sono stati ricavati campioni rappresentativi di circa 3,5 kg. Per i campioni di tronco senza corteccia e di tronco con corteccia è stato impiegato un quartatore di tipo riffle box (Retsch GmbH, Germania). Per le ramaglie invece è stato utilizzato il metodo di quartatura e riduzione del campione a torta (coning and quartering). Si è proceduto ad un’ulteriore riduzione a campione per analisi secondo quanto descritto nella norma UNI EN 14780:2011. Il materiale in eccesso è stato conservato in un ambiente refrigerato fino al completamento delle analisi e alla verifica dei dati analitici. LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 59 I campioni rappresentativi ottenuti in seguito alle operazioni di quartatura sono stati essiccati in stufa termostatica ventilata (modello 100-800, Memmert GmbH, Germania) a 105°C, secondo quanto descritto nella norma UNI EN 14774:2009 per la determinazione dell’umidità totale. Il contenuto di umidità nei campioni è importante perché influenza direttamente il potere calorifico del combustibile e, in base ad essa, si effettua la scelta della migliore tecnologia di conversione energetica. Inoltre l’umidità incide sfavorevolmente sul peso specifico del prodotto e sui costi di trasporto. In seguito alla rimozione dell’umidità tutti i campioni sono stati macinati e ridotti ad una dimensione passante al setaccio di 0,25 µm, con l’ausilio di un mulino a lame (modello SM 2000, Retsch GmbH, Germania). Da ciascun campione è stata ottenuta una aliquota rappresentativa per le analisi di laboratorio di circa 400÷500 grammi. In seguito si è proceduto alla caratterizzazione chimico-fisica di tutti i campioni conducendo l’analisi prossima, l’analisi ultima e la determinazione del potere calorifico, secondo quanto descritto nei paragrafi successivi. Ogni campione è stato analizzato in tre o cinque repliche a seconda del parametro considerato ed infine è stata calcolata la media aritmetica dei valori ottenuti. I risultati sono stati riferiti non solo alle singole porzioni dell’albero (tronco con corteccia, tronco senza corteccia e ramaglie) ma all’intero albero grazie alle percentuali relative delle singole porzioni. Sono state eseguite le medie pesate dei risultati ottenuti per conferire ai dati analitici un maggiore significato fisico. Su ogni serie di dati è stata fatta un’analisi statistica, non esposta nella presente pubblicazione, per escludere i risultati dubbi o poco significativi. 6.3.1 Analisi prossima Con l’analisi prossima o immediata si determinano il contenuto di umidità, le sostanze volatili, il contenuto in ceneri e il carbonio fisso. Tali parametri hanno un’influenza diretta sul processo di combustione. Oltre all’umidità della pianta allo stato fresco è stata determinata l’umidità del campione essiccato e polverizzato, che il materiale assorbe dall’atmosfera in funzione delle sue proprietà e dell’umidità relativa dell’aria. Oltre a essere rilevante per il trattamento dei dati analitici, tale determinazione è anche indicativa del tenore idrico minimo che il materiale legnoso possiede quando, dopo l’operazione di essiccazione, è esposto all’atmosfera. L’umidità e le ceneri rappresentano la parte non combustibile, mentre il carbonio fisso e le sostanze volatili rappresentano la frazione di biomassa combustibile. Il contenuto in ceneri deriva dalla presenza di composti inorganici nelle biomasse legnose e, insieme alla composizione chimico-fisica e al comportamento alla fusione delle ceneri stesse, influisce sui costi di gestione degli impianti di 60 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA generazione di energia. Il contenuto in sostanze volatili influenza l’accensione del focolare in caldaia e l’avviamento dell’impianto di combustione, in quanto esse incidono sulla stabilità e la temperatura della fiamma. L’analisi prossima dei campioni polverizzati è stata effettuata mediante l’ausilio di un analizzatore termogravimetrico (modello TGA 701, Leco Corporation, MI, USA). Questo strumento permette di misurare, in atmosfera controllata e secondo quanto stabilito dalla norma ASTM D5142, la perdita di peso dei vari campioni in funzione della temperatura. L’analisi della percentuale massica di umidità sull’analizzatore termogravimetrico consiste nel raggiungimento della stabilità di peso dei campioni in atmosfera di Azoto ad una temperatura di 107°C. La percentuale massica delle sostanze volatili viene determinata in base alla perdita di peso misurata dopo 7 minuti a temperatura costante di 950°C. La frazione massica di ceneri viene determinata a 700°C in atmosfera di Ossigeno, al raggiungimento della costanza di peso e a combustione completa. La percentuale massica di carbonio fisso viene calcolata per differenza. 6.3.2 Analisi ultima Con l’analisi ultima o elementare dei campioni si determina il contenuto di Carbonio, Idrogeno, Azoto, Zolfo e si può ottenere per differenza il contenuto di Ossigeno. Questi elementi costituiscono la frazione organica della biomassa. Generalmente le biomasse sono caratterizzate da alti contenuti di Ossigeno (>40%) e da tracce di Zolfo (Pinelli et al., 2005). I dati ottenuti grazie all’analisi ultima consentono di effettuare scelte sul processo di conversione energetica più adeguato. Infatti, un rapporto C/N elevato (>30) indica una notevole attitudine del materiale ai processi termochimici. Anche i rapporti H/C (>1) e O/C (>0,5) sono rilevanti per la scelta del processo di trattamento ottimale (Pinelli et al., 2005) in quanto correlati al potere calorifico della biomassa. Il potere calorifico superiore (PCS) dipende dal contenuto di Carbonio, Ossigeno e Idrogeno, secondo la seguente formula empirica (Tognotti L., 2011/2012): PCSss = 0,3491∙XC+1,1783∙XH+0,1005∙XS-0,0151∙XN-0,1034∙XO-0,0211∙XAsh dove XC, XH,XS,XN,XO, XAsh sono rispettivamente le frazioni massiche su base secca di Carbonio, Idrogeno, Zolfo, Azoto, Ossigeno e ceneri. Il PCS aumenta al diminuire del rapporto O/C e diminuisce all’aumentare del LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 61 rapporto H/C. L’analisi elementare viene utilizzata anche per stimare il potere calorifico della biomassa in assenza della sua determinazione diretta. In generale ad alti contenuti di Carbonio e Idrogeno corrisponde un potere calorifico elevato mentre, per contro, tenori di Ossigeno e Azoto alti corrispondono ad un basso potere calorifico. I tenori di Azoto e Zolfo sono molto importanti perché in base alla loro percentuale massica si può stimare la concentrazione degli ossidi di Azoto e Zolfo nelle emissioni di un ipotetico impianto di combustione delle biomasse e valutarne il potenziale impatto sull’ambiente in termini di inquinamento atmosferico. L’analisi elementare è stata effettuata con l’ausilio di un analizzatore di Carbonio, Idrogeno e Azoto (modello TruSpec CHN, Leco Corporation, MI, USA), secondo quanto riportato nella norma ASTM D5373, e del modulo aggiuntivo per la determinazione dello Zolfo, secondo quanto riportato nella norma ASTM D4239. L’analizzatore di Carbonio, Idrogeno e Azoto è dotato di un forno di combustione in cui si raggiunge la temperatura di 950°C, e di un forno di post combustione che lavora a 850°C. I fumi vengono analizzati in una cella a infrarossi che rileva la percentuale in massa di Carbonio in funzione della concentrazione di anidride carbonica e la percentuale in massa di Idrogeno sulla base del vapore acqueo presente. La percentuale massica di Azoto nelle biomasse è determinata attraverso una cella a termoconducibilità in funzione della concentrazione degli NOx nei fumi. Il modulo per la determinazione dello Zolfo è dotato di una fornace che opera a 1.350°C. Il contenuto di Zolfo nei campioni è misurato da una cella a raggi infrarossi sulla base della concentrazione degli ossidi di Zolfo sviluppati nella combustione. 6.3.3 Determinazione del potere calorifico Il potere calorifico di un combustibile è la quantità di calore prodotta dalla sua unità di massa quando esso brucia completamente ed è influenzato negativamente dal contenuto di umidità e dalle ceneri, nonché strettamente legato al contenuto di Carbonio e di Idrogeno. Si distingue tra potere calorifico superiore (PCS) e potere calorifico inferiore (PCI), espressi in MJ kg-1. Il potere calorifico superiore include il calore di condensazione dell’acqua contenuta nel combustibile, mentre il potere calorifico inferiore è al netto di tale contributo. Di conseguenza la differenza tra potere calorifico superiore e inferiore è dovuta al contenuto di umidità e alla concentrazione di Idrogeno nel materiale analizzato. 62 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA I campioni essiccati e finemente macinati sono stati pellettizzati in pastiglie di circa un grammo ciascuna e portati a combustione completa nella bomba di Mahler. La determinazione del potere calorifico è stata eseguita con il calorimetro isoperibolico (modello AC500, Leco Corporation, MI, USA), secondo quanto riportato nella norma UNI EN 14918: 2009. Con tale metodo si determina il potere calorifico superiore della sostanza secca e, noti i valori di Carbonio, Idrogeno e umidità e mediante l’ausilio di formule, si calcola il potere calorifico inferiore. In questo lavoro sono stati calcolati sia il potere calorifico superiore che il potere calorifico inferiore, entrambi su base secca e su base umida. Il potere calorifico inferiore su base umida rappresenta la quantità di energia che effettivamente è immessa in caldaia. Tale parametro è stato utilizzato per la stima del potenziale energetico della biomassa ritraibile. 6.4 Risultati e discussione In questa sezione sono stati esposti i risultati ottenuti dalle analisi chimico-fisiche eseguite sulle biomasse legnose analizzate. Mediante l’analisi dei risultati è possibile effettuare una scelta consapevole e razionale su quella che potrebbe essere la tecnologia di conversione energetica delle specie arboree più adeguata. A tal fine le biomasse legnose sono state raggruppate in funzione dell’appartenenza alle famiglie delle conifere e delle latifoglie. Secondo la classificazione dei biocombustibili solidi in base alla natura e alla provenienza effettuata dal Comitato Termotecnico Italiano (CTI), la macchia mediterranea appartiene al livello 4, ossia agli “Arbusti” (Raccomandazione CTI elaborata dal SC 9 “Fonti rinnovabili di energia”- R 04/5). In base alla letteratura il PCI su base secca e in assenza di ceneri delle conifere (19,5÷20 MJ kg-1), ossia al netto dell’umidità e delle ceneri, è maggiore di quello delle latifoglie (18,4÷19,1 MJ kg-1). Per confrontare i risultati ottenuti con i dati disponibili in letteratura è stato deciso di utilizzare i coefficienti di biomassa epigea che forniscono la percentuale delle varie parti della pianta quali ramaglie, tronco con corteccia e tronco senza corteccia in funzione dei dati dendrometrici (diametro e altezza) della pianta stessa. Per alcune specie arboree è stato possibile utilizzare i dati dendrometrici sperimentali forniti dai tecnici della Provincia Ogliastra. La separazione fra tronco con corteccia e tronco senza corteccia è fondamentale per alcune specie arboree quali i pini, che contengono elevate percentuali di sostanze resinose. Infatti spesso sono approvvigionati agli impianti di combustione già privi della corteccia per evitare problemi di intasamento e incrostazione delle griglie in caldaia. I risultati della caratterizzazione sono stati espressi su base umida. Infatti si è LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 63 ritenuto opportuno illustrare le proprietà chimico-fisiche del materiale vegetale nelle condizioni in cui è effettivamente utilizzato in un impianto di conversione energetica. I risultati ottenuti dalle analisi chimico-fisiche sono stati raggruppati per specie arborea ed esposizione, e trattati per metterne in evidenza alcune correlazioni. Essendo la combustione uno dei processi di conversione energetica più idonei per il trattamento delle biomasse legnose, sono stati messi a confronto il potere calorifico superiore e il potere calorifico inferiore su base umida, le ceneri e il carbonio fisso. Nelle Figure 15 e 16 sono riportati il PCS e il PCI su base umida per le conifere. Si osserva che il pino d’Aleppo e il pino delle Canarie per entrambe le esposizioni hanno il PCI più elevato e che i campioni con esposizione Sud hanno riportato valori leggermente più alti. Oltre alle caratteristiche del combustibile (quali il potere calorifico, l’umidità e il contenuto di ceneri), la resa di un impianto di combustione dipende anche da altri fattori quali il comburente impiegato, la tipologia di impianto e la sua conduzione operativa. Le ceneri rappresentano la parte inerte del materiale legnoso ma il loro contenuto è molto basso, in genere inferiore allo 0,5%. Tuttavia, poiché in funzione della loro composizione chimico-fisica influenzano i costi di gestione degli impianti di combustione, si suggerisce di sviluppare in un futuro studio l’analisi della composizione in ossidi e del comportamento alla fusione. Nelle Figure 17 e 18 sono riportati i valori relativi a PCI, PCS, ceneri e carbonio fisso per i campioni di latifoglie e di macchia mediterranea in funzione della loro esposizione. Le latifoglie e la macchia mediterranea hanno un tenore di carbonio fisso intorno al 20% e il loro contenuto in ceneri è più elevato rispetto alle conifere. Inoltre la macchia mediterranea ha un maggiore potere calorifero inferiore. In media latifoglie e macchia mediterranea hanno un contenuto di sostanze volatili maggiore rispetto alle conifere, con valori compresi tra il 40,5% e il 56,8%. In generale, si può notare come il valore più elevato di carbonio fisso, indipendentemente dall’esposizione, si riscontra nelle specie arboree pino delle Canarie e pino domestico (in media 22,3% per la pianta con corteccia e 19,1% per la pianta senza corteccia). Oltre al carbonio fisso, anche le sostanze volatili rappresentano una frazione combustibile del materiale vegetale. Tuttavia queste ultime ne influenzano negativamente il processo di combustione poiché provocano instabilità nella fiamma. Il carbonio fisso rappresenta l’aliquota della frazione combustibile che brucia in forma solida, mentre le sostanze volatili ne rappresentano l’aliquota che brucia in forma gassosa. Le biomasse legnose analizzate contengono una percentuale elevata di sostanze volatili, con un valore massimo di 59,5% per il pino d’Aleppo e uno minimo di 33,7% per il pino marittimo. Per effettuare un confronto con le fonti fossili, si consideri che i carboni hanno valori di sostanze volatili dell’ordine del 20%, contro valori di carbonio fisso 64 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA dell’ordine del 60% (Pinelli et al., 2005). Sono state messe in relazione l’umidità e le sostanze volatili per specie arborea ed esposizione. L’umidità, oltre ad influenzare negativamente il PCI, incide in maniera sfavorevole anche sui costi di trasporto. Infatti umidità elevate danno luogo ad un maggiore peso specifico del materiale e, di conseguenza, a costi di trasporto più elevati. Secondo lo studio condotto dalla Stazione Sperimentale dei Combustibili (SSC) nell’anno 2005, denominato “La caratterizzazione energetica e merceologica delle biomasse vegetali”, il contenuto di acqua ideale nella biomassa impiegata in un processo di combustione è pari al 5%. Infatti un tale tenore di acqua esercita un’azione moderatrice nel processo di combustione creando condizioni favorevoli al trasferimento di calore (Pinelli et al., 2005). Per contro tenori di umidità molto elevati, dell’ordine del 65÷68%, influenzano negativamente il processo di combustione, che non si autosostiene e richiede un apporto di calore dall’esterno. Occorre inoltre sottolineare che l’umidità è un parametro dinamico variabile in funzione della stagione, delle caratteristiche chimico-fisiche del terreno e dei tempi e condizioni di trasporto e stoccaggio. Si osserva che il tenore di umidità nei campioni con esposizione Nord è di poco più alto rispetto a quello dei campioni con esposizione Sud e che si riscontrano percentuali massiche più elevate di tronco rispetto alle ramaglie. In generale il tenore di umidità delle specie analizzate è compreso tra il 22,5% e il 58,1%. Tra le conifere, il campione con il maggiore contenuto di umidità, circa il 58%, è la frazione tronco con corteccia del pino marittimo con esposizione Nord. Invece, il tenore in umidità minore è stato riscontrato nei campioni di pino d’Aleppo con esposizione Nord per il tronco senza corteccia. Tra i campioni appartenenti alla famiglia delle latifoglie e alla macchia mediterranea, la massima percentuale di umidità misurata è stata del 47,4% per le ramaglie con tronco con corteccia di eucalipto con esposizione Nord. In generale nei campioni di latifoglie analizzati è stato determinato un maggiore tenore di umidità nel tronco con corteccia rispetto alle ramaglie. LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 65 52,11 23,3 64,7 56,39 56,69 57,93 58,08 [%] Biomassa epigea (1),(2) 76,7 Umidità del materiale fresco [%] Sostanza Secca 43,61 43,31 42,07 41,92 47,89 [%] Umidità del materiale essiccato all’aria 4,32 4,11 4,40 4,11 4,11 [%] Ceneri su base umida [%] 22,94 23,02 26,88 [%] 0,29 34,97 18,25 23,98 0,30 34,41 18,99 23,92 0,11 34,28 17,45 0,15 33,67 18,55 [%] 0,79 36,88 20,47 [%] Volatili su base umida Analisi Ultima 0,13 0,13 0,07 0,07 0,32 [%] 2,88 2,83 2,77 2,71 3,20 [%] H/C 0,02 0,12 0,78 0,02 0,12 0,76 0,02 0,12 0,79 7,22 7,13 6,72 6,67 8,64 [MJ kg-1] 0,02 0,12 0,78 O/C 0,03 0,12 0,73 [%] Potere Calorifico Inferiore su base umida Tabella 10: Pino marittimo – Nord. (1) Tabacchi et al., 2001. (2) Dati dendrometrici: età presunta 36 anni, altezza 13 m, diametro 30 cm Tronco senza corteccia e ramaglie Tronco con corteccia e ramaglie Tronco senza corteccia Tronco con corteccia Ramaglie CAMPIONE Carbonio Fisso Analisi Prossima Carbonio su base umida (C)tq Azoto su base umida (N)tq Pino marittimo - Nord Idrogeno su base umida (H)tq CONIFERE Zolfo su base umida (S)tq 66 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 67 48,90 23,6 64,4 51,83 51,65 52,90 52,50 [%] Biomassa epigea (1),(2) 76,4 Umidità del materiale fresco [%] Sostanza Secca 48,17 48,34 47,09 47,48 51,12 [%] Umidità del materiale essiccato all’aria 4,81 5,04 4,56 4,89 5,51 [%] Ceneri su base umida Volatili su base umida [%] 25,48 26,06 29,12 [%] 0,32 38,68 18,05 26,46 0,41 37,94 19,60 26,78 0,12 38,52 17,13 0,27 37,57 19,29 [%] Carbonio Fisso 0,85 39,13 20,59 [%] 0,11 0,12 0,02 0,05 0,36 [%] 3,08 3,10 2,94 2,99 3,46 [%] H/C 0,02 0,12 0,79 0,02 0,12 0,78 0,02 0,12 0,82 0,01 0,11 0,80 8,05 8,19 7,66 7,90 9,12 [MJ kg-1] 0,04 0,12 0,73 [%] O/C Tabella 11: Pino marittimo – Sud. (1) Tabacchi et al., 2001. (2) Dati dendrometrici: età presunta 24 anni, altezza 12 m, diametro 22 cm Tronco senza corteccia e ramaglie Tronco con corteccia e ramaglie Tronco senza corteccia Tronco con corteccia Ramaglie CAMPIONE Carbonio su base umida (C)tq Analisi Ultima Azoto su base umida (N)tq Analisi Prossima Idrogeno su base umida (H)tq Zolfo su base umida (S)tq Pino marittimo - Sud Potere Calorifico Inferiore su base umida 30,17 31,5 56,5 27,94 28,69 26,69 28,01 [%] Biomassa epigea (1),(2) 68,5 Umidità del materiale fresco [%] Sostanza Secca 72,06 71,31 73,31 71,99 69,83 [%] Umidità del materiale essiccato all’aria 2,72 2,80 2,60 2,74 2,95 [%] Ceneri su base umida [%] 38,74 38,22 39,00 [%] 0,75 57,18 19,11 38,83 0,81 55,73 20,13 38,47 0,28 59,47 18,02 0,46 56,95 19,70 [%] Volatili su base umida 1,59 53,08 21,07 [%] Carbonio Fisso Analisi Ultima 0,22 0,21 0,11 0,12 0,43 [%] 4,49 4,42 4,52 4,41 4,43 [%] H/C [MJ kg-1] 0,03 0,12 0,77 12,95 0,03 0,11 0,77 12,71 0,02 0,12 0,80 12,95 0,02 0,12 0,80 12,61 O/C 0,05 0,11 0,72 12,94 [%] Potere Calorifico Inferiore su base umida Tabella 12: Pino d’Aleppo – Nord. (1) Tabacchi et al., 2001. (2) Dati dendrometrici: età presunta 28 anni, altezza 14 m, diametro 25 cm Tronco senza corteccia e ramaglie Tronco con corteccia e ramaglie Tronco senza corteccia Tronco con corteccia Ramaglie CAMPIONE Carbonio su base umida (C)tq Analisi Prossima Azoto su base umida (N)tq Idrogeno su base umida (H)tq Pino d’Aleppo - Nord Zolfo su base umida (S)tq 68 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 69 29,05 36,5 51,5 32,51 31,94 34,97 33,61 [%] Biomassa epigea (1),(2) 63,5 Umidità del materiale fresco [%] Sostanza Secca 67,49 68,06 65,03 66,39 70,95 [%] Umidità del materiale essiccato all’aria 4,85 4,72 4,99 4,76 4,66 [%] Ceneri su base umida Volatili su base umida [%] 34,87 36,08 40,00 [%] 0,64 52,91 19,58 37,00 0,67 52,83 20,35 37,52 0,36 52,16 18,28 0,46 52,17 19,75 [%] Carbonio Fisso 1,04 53,98 21,41 [%] 0,20 0,19 0,08 0,09 0,37 [%] 4,43 4,45 4,26 4,32 4,68 [%] H/C 0,03 0,12 0,79 11,95 0,03 0,12 0,78 12,26 0,02 0,12 0,84 11,02 0,02 0,12 0,81 11,67 [MJ kg-1] 0,04 0,12 0,73 13,27 [%] O/C Tabella 13: Pino d’Aleppo – Sud. (1) Tabacchi et al., 2001. (2) Dati dendrometrici: età presunta 25 anni, altezza 10,4 m, diametro 17 cm Tronco senza corteccia e ramaglie Tronco con corteccia e ramaglie Tronco senza corteccia Tronco con corteccia Ramaglie CAMPIONE Carbonio su base umida (C)tq Analisi Ultima Azoto su base umida (N)tq Analisi Prossima Idrogeno su base umida (H)tq Zolfo su base umida (S)tq Pino d’Aleppo - Sud Potere Calorifico Inferiore su base umida 41,60 27,0 61,0 49,24 51,28 52,61 54,86 [%] Biomassa epigea (1),(2) 73,0 Umidità del materiale fresco [%] Sostanza Secca 50,76 48,72 47,39 45,14 58,40 [%] Umidità del materiale essiccato all’aria 4,51 4,01 4,84 4,10 3,77 [%] Ceneri su base umida [%] 26,00 24,98 32,83 [%] 0,42 39,84 19,57 28,10 0,52 37,25 21,48 27,10 0,14 38,24 18,10 0,32 34,95 20,96 [%] Volatili su base umida 1,05 43,46 22,89 [%] Carbonio Fisso Analisi Ultima 0,17 0,15 0,07 0,05 0,39 [%] 3,35 3,00 3,17 2,72 3,76 [%] H/C 0,03 0,12 0,77 0,02 0,11 0,76 0,02 0,12 0,79 8,60 8,18 7,76 7,32 [MJ kg-1] 0,01 0,11 0,77 O/C 0,04 0,11 0,72 10,51 [%] Potere Calorifico Inferiore su base umida Tabella 14: Pino domestico – Nord. (1) Tabacchi et al., 2001. (2) Dati dendrometrici: età presunta 46 anni, altezza 15 m, diametro 28 cm Tronco senza corteccia e ramaglie Tronco con corteccia e ramaglie Tronco senza corteccia Tronco con corteccia Ramaglie CAMPIONE Carbonio su base umida (C)tq Analisi Prossima Azoto su base umida (N)tq Idrogeno su base umida (H)tq Pino domestico - Nord Zolfo su base umida (S)tq 70 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 71 33,33 27,0 61,0 41,21 46,33 44,69 51,14 [%] Biomassa epigea (1),(2) 73,0 Umidità del materiale fresco [%] Sostanza Secca 58,79 53,67 55,31 48,86 66,67 [%] Umidità del materiale essiccato all’aria 4,38 4,33 4,73 4,61 3,59 [%] Ceneri su base umida Volatili su base umida [%] 30,19 27,30 37,19 [%] 0,52 46,02 19,75 32,34 0,61 40,76 21,80 29,97 0,19 44,55 18,20 0,38 37,59 21,26 [%] Carbonio Fisso 1,25 49,33 23,27 [%] 0,16 0,16 0,08 0,09 0,34 [%] 3,73 3,39 3,58 3,14 4,07 [%] H/C 9,32 9,66 8,25 0,03 0,12 0,78 10,44 0,01 0,11 0,75 0,02 0,12 0,80 0,01 0,11 0,76 [MJ kg-1] 0,04 0,11 0,74 12,22 [%] O/C Tabella 15: Pino domestico – Sud. (1) Tabacchi et al., 2001. (2) Dati dendrometrici: età presunta 46 anni, altezza 10 m, diametro 27 cm Tronco senza corteccia e ramaglie Tronco con corteccia e ramaglie Tronco senza corteccia Tronco con corteccia Ramaglie CAMPIONE Carbonio su base umida (C)tq Analisi Ultima Azoto su base umida (N)tq Analisi Prossima Idrogeno su base umida (H)tq Zolfo su base umida (S)tq Pino domestico - Sud Potere Calorifico Inferiore su base umida 47,72 26,8 61,2 49,66 48,73 50,51 49,10 [%] Biomassa epigea (1),(2) 73,2 Umidità del materiale fresco [%] Sostanza Secca 50,34 51,27 49,49 50,90 52,28 [%] Umidità del materiale essiccato all’aria 4,89 5,28 5,24 5,71 4,09 [%] Ceneri su base umida [%] 27,57 28,24 29,54 [%] 0,35 40,54 17,81 28,17 0,39 40,85 18,52 28,59 0,11 40,53 16,93 0,20 40,96 18,04 [%] Volatili su base umida 0,91 40,56 19,83 [%] Carbonio Fisso Analisi Ultima 0,17 0,17 0,07 0,09 0,39 [%] 3,45 3,49 3,40 3,47 3,56 [%] H/C 0,02 0,12 0,75 0,01 0,12 0,77 0,01 0,12 0,77 8,76 8,97 8,47 8,80 9,42 [MJ kg-1] 0,01 0,12 0,79 O/C 0,04 0,12 0,71 [%] Potere Calorifico Inferiore su base umida Tabella 16: Pino nero – Nord. (1) Tabacchi et al., 2001. (2) Dati dendrometrici: età presunta 33 anni, altezza 17 m, diametro 27 cm Tronco senza corteccia e ramaglie Tronco con corteccia e ramaglie Tronco senza corteccia Tronco con corteccia Ramaglie CAMPIONE Carbonio su base umida (C)tq Analisi Prossima Azoto su base umida (N)tq Idrogeno su base umida (H)tq Pino nero - Nord Zolfo su base umida (S)tq 72 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 73 36,20 28,9 59,1 39,64 42,54 41,32 45,12 [%] Biomassa epigea (1),(2) 71,1 Umidità del materiale fresco [%] Sostanza Secca 60,36 57,46 58,68 54,88 63,80 [%] Umidità del materiale essiccato all’aria 3,43 3,18 3,62 3,23 3,04 [%] Ceneri su base umida Volatili su base umida [%] 31,90 30,01 36,00 [%] 0,52 48,62 17,89 33,25 0,51 46,05 18,27 31,74 0,13 48,42 16,62 0,19 44,84 17,37 [%] Carbonio Fisso 1,30 49,03 20,47 [%] 0,23 0,21 0,09 0,09 0,50 [%] 3,96 3,69 3,86 3,49 4,18 [%] H/C 9,63 0,03 0,12 0,76 10,83 0,03 0,12 0,75 10,31 0,02 0,12 0,78 10,26 0,02 0,12 0,77 [MJ kg-1] 0,04 0,12 0,70 11,99 [%] O/C Tabella 17: Pino nero – Sud. (1) Tabacchi et al., 2001. (2) Dati dendrometrici: età presunta 43 anni, altezza 14,5 m, diametro 24 cm Tronco senza corteccia e ramaglie Tronco con corteccia e ramaglie Tronco senza corteccia Tronco con corteccia Ramaglie CAMPIONE Carbonio su base umida (C)tq Analisi Ultima Azoto su base umida (N)tq Analisi Prossima Idrogeno su base umida (H)tq Zolfo su base umida (S)tq Pino nero - Sud Potere Calorifico Inferiore su base umida 49,68 6,2 81,8 47,10 45,64 46,90 45,38 [%] Biomassa epigea (1),(2) 93,8 Umidità del materiale fresco [%] Sostanza Secca 52,90 54,36 53,10 54,62 50,32 [%] Umidità del materiale essiccato all’aria 4,15 3,69 3,99 3,52 6,24 [%] Ceneri su base umida [%] 28,44 30,01 28,26 [%] 0,22 42,77 17,97 28,43 0,28 42,56 20,41 29,90 0,16 43,16 17,68 0,23 42,89 20,32 [%] Volatili su base umida 1,03 37,61 21,76 [%] Carbonio Fisso Analisi Ultima 0,10 0,11 0,07 0,08 0,46 [%] 3,45 3,47 3,45 3,47 3,44 [%] H/C 0,02 0,12 0,82 0,02 0,12 0,77 0,01 0,12 0,82 8,87 9,40 8,87 9,43 8,86 [MJ kg-1] 0,02 0,12 0,77 O/C 0,04 0,12 0,76 [%] Potere Calorifico Inferiore su base umida Tabella 18: Pino radiata – Nord. (1) Percentuali estrapolate da dati medi misurati in cantieri dell’Ente Foreste in Ogliastra (uguali per esposizione Nord e Sud). (2) Dati dendrometrici: età presunta 40 anni, altezza 19 m, diametro 29 cm Tronco senza corteccia e ramaglie Tronco con corteccia e ramaglie Tronco senza corteccia Tronco con corteccia Ramaglie CAMPIONE Carbonio su base umida (C)tq Analisi Prossima Azoto su base umida (N)tq Idrogeno su base umida (H)tq Pino radiata - Nord Zolfo su base umida (S)tq 74 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 75 42,98 6,2 81,8 53,93 51,86 54,76 52,45 [%] Biomassa epigea (1),(2) 93,8 Umidità del materiale fresco [%] Sostanza Secca 46,07 48,14 45,24 47,55 57,02 [%] Umidità del materiale essiccato all’aria 5,93 5,78 5,95 5,79 5,71 [%] Ceneri su base umida Volatili su base umida [%] 24,52 25,96 31,94 [%] 0,21 37,21 17,61 25,04 0,29 38,08 19,08 26,33 0,14 36,78 17,28 0,24 37,77 18,89 [%] Carbonio Fisso 1,03 42,75 21,90 [%] 0,08 0,10 0,06 0,08 0,34 [%] 3,11 3,11 3,06 3,06 3,82 [%] H/C 0,03 0,12 0,83 0,02 0,12 0,82 0,03 0,12 0,83 0,02 0,12 0,82 7,49 8,04 7,28 7,89 [MJ kg-1] 0,04 0,12 0,76 10,29 [%] O/C Tabella 19: Pino radiata – Sud. (1) Percentuali estrapolate da dati medi misurati in cantieri dell’Ente Foreste in Ogliastra (uguali per esposizione Nord e Sud). (2) Dati dendrometrici: età presunta 42 anni, altezza 22 m, diametro 40 cm Tronco senza corteccia e ramaglie Tronco con corteccia e ramaglie Tronco senza corteccia Tronco con corteccia Ramaglie CAMPIONE Carbonio su base umida (C)tq Analisi Ultima Azoto su base umida (N)tq Analisi Prossima Idrogeno su base umida (H)tq Zolfo su base umida (S)tq Pino radiata - Sud Potere Calorifico Inferiore su base umida 35,43 15,8 72,2 40,61 41,31 41,75 42,42 [%] Biomassa epigea (1),(2) 84,2 Umidità del materiale fresco [%] Sostanza Secca 59,39 58,69 58,25 57,58 64,57 [%] Umidità del materiale essiccato all’aria 4,56 3,39 4,32 2,96 5,65 [%] Ceneri su base umida [%] 31,53 31,45 35,44 [%] 0,45 47,03 19,09 32,23 0,64 44,48 22,34 32,08 0,19 46,78 18,53 0,46 43,79 22,47 [%] Volatili su base umida 1,62 48,14 21,65 [%] Carbonio Fisso Analisi Ultima 0,18 0,18 0,10 0,12 0,54 [%] 3,69 3,70 3,56 3,58 4,32 [%] H/C 0,06 0,11 0,81 10,40 0,04 0,12 0,77 10,22 0,05 0,11 0,81 10,10 9,94 [MJ kg-1] 0,03 0,11 0,77 O/C 0,09 0,12 0,79 11,73 [%] Potere Calorifico Inferiore su base umida Tabella 20: Pino delle Canarie – Nord. (1) Percentuali estrapolate da dati medi misurati in cantieri dell’Ente Foreste in Ogliastra (uguali per esposizione Nord e Sud). (2) Dati dendrometrici: età presunta 27 anni, altezza 13 m, diametro 20 cm Tronco senza corteccia e ramaglie Tronco con corteccia e ramaglie Tronco senza corteccia Tronco con corteccia Ramaglie CAMPIONE Carbonio su base umida (C)tq Analisi Prossima Azoto su base umida (N)tq Idrogeno su base umida (H)tq Pino delle Canarie - Nord Zolfo su base umida (S)tq 76 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 77 29,45 [%] 15,8 Tronco senza corteccia e ramaglie 38,39 38,97 40,35 Sostanza Secca 61,61 61,03 59,65 59,25 70,55 [%] Umidità del materiale essiccato all’aria 4,26 3,12 4,24 2,89 4,36 [%] Ceneri su base umida Volatili su base umida [%] 32,50 32,26 38,50 [%] 0,48 48,73 19,19 33,58 0,58 46,88 21,54 33,25 0,21 47,76 18,75 0,37 45,70 21,60 [%] Carbonio Fisso 1,73 53,16 21,23 [%] 0,17 0,17 0,10 0,11 0,50 [%] 4,02 3,76 3,90 3,61 4,57 [%] H/C 0,08 0,12 0,79 10,84 0,07 0,11 0,78 10,76 0,07 0,12 0,79 10,41 0,06 0,11 0,77 10,37 [MJ kg-1] 0,12 0,12 0,78 12,82 [%] O/C Tabella 21: Pino delle Canarie – Sud. (1) Percentuali estrapolate da dati medi misurati in cantieri dell’Ente Foreste in Ogliastra (uguali per esposizione Nord e Sud). (2) Dati dendrometrici: età presunta 25 anni, altezza 11,5 m, diametro 24 cm 72,2 40,75 [%] Biomassa epigea (1),(2) 84,2 Umidità del materiale fresco Tronco con corteccia e ramaglie Tronco senza corteccia Tronco con corteccia Ramaglie CAMPIONE Carbonio su base umida (C)tq Analisi Ultima Azoto su base umida (N)tq Analisi Prossima Idrogeno su base umida (H)tq Zolfo su base umida (S)tq Pino delle Canarie - Sud Potere Calorifico Inferiore su base umida 45,46 16,0 72,0 53,66 54,63 55,48 56,38 [%] Biomassa epigea (1),(2) 84,0 Umidità del materiale fresco [%] Sostanza Secca 46,34 45,37 44,52 43,62 54,54 [%] Umidità del materiale essiccato all’aria 5,29 5,60 5,23 5,61 5,53 [%] Ceneri su base umida [%] 23,91 23,40 28,83 [%] 0,54 36,47 19,03 24,81 0,69 35,20 19,70 24,27 0,14 35,54 18,81 0,39 34,16 19,64 [%] Volatili su base umida 2,31 40,66 20,04 [%] Carbonio Fisso Analisi Ultima 0,13 0,15 0,09 0,11 0,33 [%] 3,02 2,96 2,92 2,86 3,49 [%] H/C 0,03 0,12 0,84 0,06 0,12 0,85 0,01 0,12 0,84 7,33 7,10 6,97 6,75 8,95 [MJ kg-1] 0,06 0,12 0,85 O/C 0,08 0,12 0,87 [%] Potere Calorifico Inferiore su base umida Tabella 22: Cedro – Nord. (1) Percentuali estrapolate da dati medi misurati in cantieri dell’Ente Foreste in Ogliastra (uguali per esposizione Nord e Sud). (2) Dati dendrometrici: età presunta 24 anni, altezza 12 m, diametro 22 cm Tronco senza corteccia e ramaglie Tronco con corteccia e ramaglie Tronco senza corteccia Tronco con corteccia Ramaglie CAMPIONE Carbonio su base umida (C)tq Analisi Prossima Azoto su base umida (N)tq Idrogeno su base umida (H)tq Cedro spp - Nord Zolfo su base umida (S)tq 78 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 79 46,05 16,0 72,0 50,97 50,54 52,07 51,39 [%] Biomassa epigea (1),(2) 84,0 Umidità del materiale fresco [%] Sostanza Secca 49,03 49,46 47,93 48,61 53,95 [%] Umidità del materiale essiccato all’aria 4,83 5,61 5,03 5,94 3,92 [%] Ceneri su base umida Volatili su base umida [%] 25,50 25,72 28,48 [%] 0,69 38,89 18,35 26,04 1,02 38,37 19,24 26,16 0,20 38,42 18,46 0,66 37,87 19,50 [%] Carbonio Fisso 2,91 41,02 17,86 [%] 0,15 0,18 0,08 0,12 0,47 [%] 3,19 3,21 3,13 3,16 3,46 [%] H/C 0,01 0,12 0,85 0,02 0,12 0,87 0,01 0,12 0,85 0,01 0,12 0,88 7,81 7,89 7,55 7,69 8,99 [MJ kg-1] 0,04 0,12 0,83 [%] O/C Tabella 23: Cedro – Sud. (1) Percentuali estrapolate da dati medi misurati in cantieri dell’Ente Foreste in Ogliastra (uguali per esposizione Nord e Sud). (2) Dati dendrometrici: età presunta 25 anni, altezza 9 m, diametro 15 cm Tronco senza corteccia e ramaglie Tronco con corteccia e ramaglie Tronco senza corteccia Tronco con corteccia Ramaglie CAMPIONE Carbonio su base umida (C)tq Analisi Ultima Azoto su base umida (N)tq Analisi Prossima Idrogeno su base umida (H)tq Zolfo su base umida (S)tq Cedro spp - Sud Potere Calorifico Inferiore su base umida 33,30 43,65 64,31 66,70 [%] Sostanza Secca 34,65 65,35 35,69 [%] Biomassa epigea (1),(2) 56,35 Umidità del materiale fresco [%] Umidità del materiale essiccato all’aria 4,49 4,30 4,74 [%] Ceneri su base umida 51,02 18,63 [%] 50,15 21,47 [%] 33,08 35,61 [%] 1,10 50,64 19,87 34,19 0,77 1,52 [%] Volatili su base umida Analisi Ultima 0,31 0,16 0,50 [%] 4,11 4,04 4,21 [%] H/C 0,12 0,90 10,56 11,63 [MJ kg-1] 0,12 0,83 O/C 0,03 0,12 0,87 11,03 0,02 0,04 [%] Potere Calorifico Inferiore su base umida Tabella 24: Leccio - Nord. (1) Percentuali estrapolate da dati medi misurati in cantieri dell’Ente Foreste in Ogliastra (uguali per esposizione Nord e Sud). (2) Dati dendrometrici: età presunta 40 anni, altezza 8 m, diametro 21 cm Tronco con corteccia e ramaglie Tronco con corteccia Ramaglie CAMPIONE Carbonio Fisso Analisi Prossima Carbonio su base umida (C)tq Azoto su base umida (N)tq Leccio - Nord Idrogeno su base umida (H)tq LATIFOGLIE Zolfo su base umida (S)tq 80 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 81 [%] 36,57 Biomassa epigea (1),(2) 43,65 63,43 [%] Sostanza Secca 56,35 34,76 65,24 35,55 64,45 Umidità del materiale fresco [%] Umidità del materiale essiccato all’aria 4,73 4,39 5,18 [%] Ceneri su base umida Volatili su base umida 51,62 18,72 [%] 47,37 21,63 [%] Carbonio Fisso 33,94 34,47 [%] 1,17 49,77 19,99 34,17 0,85 1,59 [%] 0,37 0,17 0,64 [%] 4,08 4,07 4,08 [%] H/C 10,88 0,03 0,12 0,85 11,03 0,02 0,12 0,89 11,23 [MJ kg-1] 0,05 0,12 0,80 [%] O/C Tabella 25: Leccio – Sud. (1) Percentuali estrapolate da dati medi misurati in cantieri dell’Ente Foreste in Ogliastra (uguali per esposizione Nord e Sud). (2) Dati dendrometrici: età presunta 40 anni, altezza 8 m, diametro 21 cm Tronco con corteccia e ramaglie Tronco con corteccia Ramaglie CAMPIONE Carbonio su base umida (C)tq Analisi Ultima Azoto su base umida (N)tq Analisi Prossima Idrogeno su base umida (H)tq Zolfo su base umida (S)tq Leccio - Sud Potere Calorifico Inferiore su base umida 40,88 43,65 40,24 39,74 [%] Biomassa epigea (1),(2) 56,35 Umidità del materiale fresco [%] Sostanza Secca 59,76 60,26 59,12 [%] Umidità del materiale essiccato all’aria 5,30 5,18 5,46 [%] Ceneri su base umida 47,74 18,83 [%] 45,13 20,30 [%] Volatili su base umida 0,88 46,60 19,47 0,56 1,29 [%] Carbonio Fisso 31,92 31,85 32,01 [%] Analisi Ultima 0,21 0,11 0,33 [%] 3,81 3,77 3,86 [%] H/C 0,12 0,87 O/C 0,12 0,82 10,16 10,31 [MJ kg-1] Potere Calorifico Inferiore su base umida 0,02 0,12 0,85 10,23 0,01 0,03 [%] Tabella 26: Corbezzolo – Nord. (1) In mancanza di dati è stato scelto di utilizzare gli stessi coefficienti del leccio. (2) Dati dendrometrici: età presunta 30 anni, altezza 3,5 m, diametro 7 cm Tronco con corteccia e ramaglie Tronco con corteccia Ramaglie CAMPIONE Carbonio su base umida (C)tq Analisi Prossima Azoto su base umida (N)tq Idrogeno su base umida (H)tq Corbezzolo - Nord Zolfo su base umida (S)tq 82 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 83 [%] 39,02 Biomassa epigea (1),(2) 43,65 56,35 37,97 38,43 Umidità del materiale fresco [%] Sostanza Secca 61,57 62,03 60,98 [%] Umidità del materiale essiccato all’aria 5,03 4,70 5,45 [%] Ceneri su base umida Volatili su base umida 49,01 19,20 [%] 45,77 21,35 [%] Carbonio Fisso 0,93 47,59 20,14 0,53 1,44 [%] 32,92 32,75 33,14 [%] 0,22 0,10 0,38 [%] 3,88 3,84 3,92 [%] H/C 0,12 0,87 0,12 0,82 10,45 10,66 [MJ kg-1] 0,03 0,12 0,85 10,54 0,04 0,03 [%] O/C Tabella 27: Corbezzolo – Sud. (1) In mancanza di dati è stato scelto di utilizzare gli stessi coefficienti del leccio. (2) Dati dendrometrici: età presunta 25 anni, altezza 3 m, diametro 6,5 cm Tronco con corteccia e ramaglie Tronco con corteccia Ramaglie CAMPIONE Carbonio su base umida (C)tq Analisi Ultima Azoto su base umida (N)tq Analisi Prossima Idrogeno su base umida (H)tq Zolfo su base umida (S)tq Corbezzolo - Sud Potere Calorifico Inferiore su base umida 47,37 23,94 15,23 51,57 [%] Biomassa epigea (1),(2) 84,77 Umidità del materiale fresco [%] Sostanza Secca 52,63 48,43 76,06 [%] Umidità del materiale essiccato all’aria 1,98 1,93 2,29 [%] Ceneri su base umida 37,50 21,35 [%] 56,91 19,71 [%] Volatili su base umida 0,91 40,45 21,10 0,39 3,81 [%] Carbonio Fisso 28,32 26,36 39,25 [%] Analisi Ultima 0,14 0,08 0,44 [%] 3,11 2,88 4,38 [%] H/C 0,11 0,76 8,56 7,81 12,73 [MJ kg-1] 0,11 0,86 O/C 0,05 0,11 0,77 0,05 0,10 [%] Potere Calorifico Inferiore su base umida Tabella 28: Eucalipto – Nord. (1) In mancanza di dati è stato scelto di utilizzare gli stessi coefficienti del leccio. (2) Dati dendrometrici: età presunta 25 anni, altezza 15,4 m, diametro 24 cm Tronco con corteccia e ramaglie Tronco con corteccia Ramaglie CAMPIONE Carbonio su base umida (C)tq Analisi Prossima Azoto su base umida (N)tq Idrogeno su base umida (H)tq Eucalipto - Nord Zolfo su base umida (S)tq 84 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 85 22,46 15,23 35,44 37,77 [%] Biomassa epigea (1),(2) 84,77 Umidità del materiale fresco [%] Sostanza Secca 64,56 62,23 77,54 [%] Umidità del materiale essiccato all’aria 3,04 3,33 1,46 [%] Ceneri su base umida Volatili su base umida 47,53 19,98 [%] 58,48 20,68 [%] Carbonio Fisso 1,99 49,19 20,09 1,84 2,79 [%] 32,85 31,59 39,86 [%] 0,16 0,13 0,32 [%] 3,66 3,53 4,36 [%] H/C 0,11 0,92 0,11 0,85 9,80 12,90 [MJ kg-1] 0,08 0,11 0,91 10,27 0,07 0,10 [%] O/C Tabella 29: Eucalipto – Sud. (1) In mancanza di dati è stato scelto di utilizzare gli stessi coefficienti del leccio. (2) Dati dendrometrici: età presunta 21 anni, altezza 8 m, diametro 23 cm Tronco con corteccia e ramaglie Tronco con corteccia Ramaglie CAMPIONE Carbonio su base umida (C)tq Analisi Ultima Azoto su base umida (N)tq Analisi Prossima Idrogeno su base umida (H)tq Zolfo su base umida (S)tq Eucalipto - Sud Potere Calorifico Inferiore su base umida 23,71 43,65 27,32 30,12 [%] Biomassa epigea (1),(2) 56,35 Umidità del materiale fresco [%] 72,68 69,88 76,29 [%] Umidità del materiale essiccato all’aria 3,58 3,49 3,69 [%] Ceneri su base umida 54,98 19,43 [%] 59,04 19,76 [%] Volatili su base umida 1,20 56,75 19,57 0,84 1,67 [%] Carbonio Fisso 38,72 37,13 40,78 [%] Analisi Ultima 0,28 0,18 0,41 [%] 4,53 4,35 4,78 [%] H/C (2) Dati 0,06 0,12 0,82 12,73 12,10 13,55 [MJ kg-1] 0,07 0,12 0,83 O/C 0,06 0,12 0,81 [%] Potere Calorifico Inferiore su base umida Tabella 30: Macchia mediterranea – Nord. (1) In mancanza di dati è stato scelto di utilizzare gli stessi coefficienti del leccio. dendrometrici: età presunta 20÷30 anni, altezza 3 m, diametro 5 cm Tronco con corteccia e ramaglie Tronco con corteccia Ramaglie CAMPIONE Carbonio su base umida (C)tq Analisi Prossima Azoto su base umida (N)tq Sostanza Secca Macchia mediterranea mista - Nord Idrogeno su base umida (H)tq ARBUSTI Zolfo su base umida (S)tq 86 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 87 23,71 28,38 43,65 32,01 [%] Biomassa epigea (1),(2) 56,35 Umidità del materiale fresco [%] Sostanza Secca 71,62 67,99 76,29 [%] Umidità del materiale essiccato all’aria 1,68 1,62 1,77 [%] Ceneri su base umida Volatili su base umida 53,32 20,20 [%] 58,47 21,12 [%] Carbonio Fisso 1,02 55,57 20,60 0,71 1,43 [%] 38,40 36,12 41,35 [%] 0,25 0,16 0,37 [%] 4,28 4,06 4,57 [%] H/C 11,65 (2) Dati 0,08 0,11 0,78 12,59 0,07 0,11 0,79 13,80 [MJ kg-1] 0,09 0,11 0,76 [%] O/C Tabella 31: Macchia mediterranea – Sud. (1) In mancanza di dati è stato scelto di utilizzare gli stessi coefficienti del leccio. dendrometrici: età presunta 20÷30 anni, altezza 3 m, diametro 5 cm Tronco con corteccia e ramaglie Tronco con corteccia Ramaglie CAMPIONE Carbonio su base umida (C)tq Analisi Ultima Azoto su base umida (N)tq Analisi Prossima Idrogeno su base umida (H)tq Zolfo su base umida (S)tq Macchia mediterranea mista - Sud Potere Calorifico Inferiore su base umida Vite [%] Biomassa epigea (1),(2) 37,30 19,29 Umidità del materiale fresco [%] Sostanza Secca 62,70 80,71 [%] 3,22 1,47 [%] Umidità del materiale essiccato all’aria Tabella 32: Residui di potatura di olivo e di vite Olivo CAMPIONE Ceneri su base umida [%] Volatili su base umida [%] 2,22 47,64 19,82 2,39 63,09 18,59 [%] Carbonio Fisso Analisi Prossima Analisi Ultima 0,67 [%] 32,11 26,82 42,58 [%] Carbonio su base umida (C)tq Azoto su base umida (N)tq Olivo - Vite 3,76 4,99 [%] Idrogeno su base umida (H)tq RESIDUI DI POTATURA H/C [MJ kg-1] Potere Calorifico Inferiore su base umida O/C 0,03 0,12 0,06 10,15 0,05 0,12 0,79 14,45 [%] Zolfo su base umida (S)tq 88 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 89 ) (1 o n Pi le A d' o A d' Pi no ) (1 o pp p le P P 0,4 ) (2 ro 0,3 11,2 9,4 0,2 10,7 8,9 18,0 0,6 0,5 Conifere 0,5 7,3 9,3 19,0 0,7 7,1 9,0 19,7 12,2 10,4 19,1 12,0 10,2 22,3 ) ) ) ) ) ) (1 (2 (1 (2 (1 (2 . . a a e e i i p p at at e ar ar sp sp di di n an an ro ro ra ra C C no d d i P le le no no Ce Ce el el Pi Pi d d o o n n Pi Pi ) (1 ro 0,4 8,8 10,7 17,8 0,4 9,0 10,9 18,5 e n no i P ) (2 co > es 0,5 om d o in ) (1 o c s> e om d o in ) (2 o p 0,8 8,6 10,5 19,6 20,4 Ceneri PCI [MJ/kg] PCS [MJ/kg] Carbonio fisso Figura 17: Carbonio fisso, PCS, PCI e contenuto in ceneri nelle conifere con esposizione Nord: media pesata delle frazioni (1) ramaglie e tronco con corteccia e (2) ramaglie e tronco senza corteccia m no Pi m i4 ar ) (2 o 0,8 8,2 10,1 21,5 14,6 13,0 19,1 14,4 12,7 20,1 0,3 7,2 9,2 18,3 0,3 7,1 9,1 19,0 m i4 ar 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 m no Pi [%] 90 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA no Pi 18.05 0.32 8.05 9.96 20.35 0.67 13.96 12.26 19.58 0.64 13.67 11.95 21.80 0.61 9.32 11.16 0.52 12.23 10.44 17.89 0.51 12.13 10.31 18.27 Conifere 19.75 0.52 12.63 10.83 19.08 0.29 8.04 9.95 17.61 0.21 7.49 9.45 19.19 0.58 10.76 12.50 21.54 0.48 10.84 12.62 19.24 1.02 7.89 9.79 18.35 ) ) ) ) ) ) ) ) ) ) ) ) 4) (3 (4 (3 (4 (3 (4 (3 (4 (3 (4 (3 (4 o( o o o o a a o o ie ie p. p. t t r r c c p p r r m p p e e a a : : a a s s n n ep ep di di i. es es o o o o an an Al Al ar ra ra dr dr C C in in d' d' om om o o e e e e m P P l l d d n n C C el el no no Pi Pi no no no d d Pi Pi Pi Pi Pi no no i i P P ) (3 0.41 8.19 10.09 19.60 o m ri. a m 0.00 5.00 10.00 15.00 20.00 25.00 0.69 7.81 9.72 Ceneri PCI [MJ/kg] PCS [MJ/kg] (3) Carbonio Fisso Figura 18: Carbonio fisso, PCS, PCI e contenuto in ceneri nelle conifere con esposizione Sud: media pesata delle frazioni ramaglie e tronco con corteccia e (4) ramaglie e tronco senza corteccia [%] 19.87 21.10 19.47 19.57 20.00 14.35 12.73 [%] 16.00 12.73 11.03 12.00 12.00 Carbonio Fisso 10.38 10.23 PCS [MJ/kg] 8.56 PCI [MJ/kg] 8.00 Ceneri 4.00 1.10 1.20 0.88 0.91 0.00 Leccio Corbezzolo La'foglie Macchia mediterranea Eucaliptus Figura 19: Carbonio fisso, PCS, PCI e contenuto in ceneri nelle latifoglie e nella macchia mediterranea con esposizione Nord (ramaglie e tronco con corteccia) 25.00 20.60 20.14 19.99 20.09 [%] 20.00 15.00 Carbonio Fisso 12.75 11.03 14.20 12.59 12.28 10.54 11.91 10.27 10.00 PCS [MJ/kg] PCI [MJ/kg] Ceneri 5.00 1.17 1.99 1.02 0.93 0.00 Leccio Corbezzolo Macchia mediterranea Eucaliptus La'foglie Figura 20: Carbonio fisso, PCS, PCI e contenuto in ceneri nelle latifoglie e nella macchia mediterranea con esposizione Sud (ramaglie e tronco con corteccia) Si è ritenuto opportuno, inoltre, mettere a confronto le concentrazioni di Azoto, Zolfo e ceneri. Da un punto di vista ambientale Azoto e Zolfo sono strettamente legati alle emissioni in atmosfera, in quanto la loro ossidazione dà luogo alla produzione di ossidi di Azoto e di Zolfo, mentre le ceneri, unitamente ai materiali incombusti, costituiscono i rifiuti solidi del processo di combustione. Di norma le ceneri provenienti dalla combustione di materiale vegetale contengono concentrazioni molto basse di metalli pesanti. Tuttavia per valutare il loro impatto sull’ambiente è necessario eseguirne la caratterizzazione chimicoLE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 91 fisica, perché eventuali fenomeni di inquinamento localizzato potrebbero incidere sulla loro composizione. In generale le ceneri hanno un pH basico e, in base all’efficienza del processo e dei sistemi utilizzati per la loro raccolta, possono presentare elevate concentrazioni di sostanza organica incombusta e acqua. In tutti i campioni analizzati lo Zolfo è presente in tracce. Infatti il maggiore contenuto di Zolfo, determinato per il pino delle Canarie, per la macchia mediterranea e per l’eucalipto è pari a 0,08%. Anche l’Azoto è presente in concentrazioni molto basse. Infatti nelle conifere il contenuto medio è 0,16%, mentre nelle latifoglie e nella macchia mediterranea è 0,28%. Dai risultati ottenuti consegue che le concentrazioni di ossidi di Azoto e ossidi di Zolfo che si potrebbero avere in un ipotetico impianto di combustione sono molto basse. Mentre i tenori di Azoto e di Zolfo nelle conifere, nelle latifoglie e nella macchia mediterranea sono confrontabili, le ceneri sono presenti nelle conifere in tenori significativamente minori (in media 0,5%) rispetto alle latifoglie e alla macchia mediterranea (in media 1,15%). 58 60 58 57 59 55 53 52 56 53 48 50 49 51 50 45 43 43 % 40 30 42 37 34 35 34 30 38 41 28 41 41 38 48 47 43 35 47 44 42 42 55 45 41 34 36 27 20 10 Pi no m Pi ari0 no m mo Pi ari0 (1) no m mo ar i0 (2) Pi no m o d ( ' Pi Ale 3) pp no o d (1 'A Pi ) l no epp o d (2 'A Pi ) le no pp d om o ( Pi 3) e no s: d om co ( Pi 1 no es: ) d om co ( es 2) :c Pi o no (3 ) n er Pi o no (1 ) n er Pi o no (2 ) n Pi no ero (3 ra ) d Pi no iata (1 ra ) di Pi at n Pi no o ra a (2 ) d el diat l Pi no e Ca a (3 ) d el nar l i Pi no e Ca e (1 ) d el nar le ie C an (2) Ce arie dr o (3) s Ce pp. dr o (1) s Ce pp. dr o (2) sp p. (3 ) 0 Umidità CONIFERE Sostanze vola9li Figura 21: Umidità e contenuto in sostanza volatili nelle conifere con esposizione Nord: (1) ramaglie, (2) tronco con corteccia, (3) tronco senza corteccia 92 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 60 53 54 53 52 52 49 50 49 45 39 40 38 39 35 % 41 38 41 48 46 41 40 37 38 38 29 29 30 52 51 46 43 43 36 33 53 48 45 45 45 38 34 55 52 51 49 20 10 m ar Pi no Pi no m ar i0 m o (4 ) i0 Pi no m m o ( ar 5) i0 Pi m no o d ( 6 'A ) le Pi pp no o d (4 'A ) le Pi pp no o d (5 ' A ) Pi le no pp d om o (6 ) Pi no es: c d om o (4 ) Pi no es: c d om o (5 ) es :c o Pi (6 no ) n er o Pi (4 no ) n er o Pi (5 no ) n er Pi o no ( 6) ra di at Pi a no ( 4) ra di at Pi a no Pi ( 5 ra no ) di d at el a le Pi (6 C no ) an d ar el ie le (4 Pi C no ) an d ar el ie le (5 C ) an ar ie Ce ( dr 6) o sp p. Ce (4 dr ) o sp p. Ce (5 dr ) o sp p. (6 ) 0 Umidità Sostanze vola9li CONIFERE Figura 22: Umidità e contenuto in sostanze volatili nelle conifere con esposizione Sud: (4) ramaglie, (5) tronco con corteccia, (6) tronco senza corteccia 59 60 57 55 52 51 50 50 48 45 41 40 % 40 36 33 37 30 30 24 24 20 10 s ( 2) Eu ca lip tu s ( 1) Eu ca lip tu a an e m e (2 dit ) er r LATIFOGLIE Umidità Sostanze volaDli M ac ch i a an e a ) M ac ch i a m e (1 dit ) er r ez zo lo (2 ) rb Co Co rb ez zo lo (1 ) (2 cc io Le Le cc io (1 ) 0 Figura 23: Umidità e contenuto in sostanze volatili nelle latifoglie e macchia mediterranea con esposizione Nord: (1) ramaglie, (2) tronco con corteccia LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 93 58 58 60 53 52 47 50 39 37 48 38 38 35 % 40 49 46 32 30 24 22 20 10 s ( 5) Eu ca lip tu s ( 4) Eu ca lip tu ne a (5 ) Umidità Sostanze vola:li M ac ch ia m ed ite rra ne a (4 ) ) ia m ed ite rra ez zo lo M ac ch Co rb Co rb ez zo lo (5 ) (4 ) (5 Le cc io Le cc io (4 ) 0 LATIFOGLIE Figura 24: Umidità e contenuto in sostanze volatili nelle latifoglie e macchia mediterranea con esposizione Sud: (4) ramaglie, (5) tronco con corteccia 0.81 0.80 0.75 0.69 0.70 0.64 0.60 % 0.54 0.52 0.50 0.45 0.42 0.39 0.40 0.30 0.30 0.29 0.10 Azoto 0.28 0.13 0.13 0.02 0.02 0.15 0.03 0.03 Zolfo 0.22 0.22 0.21 0.20 Ceneri 0.35 0.02 0.17 0.11 0.03 0.18 0.17 0.17 0.01 0.02 0.02 0.18 0.10 0.02 0.15 0.06 0.04 0.06 0.13 0.03 ) Ce dr o sp p. (1 el le (1 Ca ) na rie d (1 ) ra Pi no Conifere Pi no di at a o er n Pi no es d om no Pi (1 ) (1 ) =c o (1 pp o le 'A d no Pi Pi no m ar i3 m o (1 ) ) 0.00 Figura 25: Contenuto in ceneri, Azoto e Zolfo nelle conifere con esposizione Nord: (1) ramaglie e tronco con corteccia, (2) ramaglie e tronco senza corteccia 94 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA Azoto 0.90 [%] 0.80 0.67 0.70 0.64 Zolfo 0.61 0.60 0.50 1.02 Ceneri 1.00 0.52 0.52 0.51 0.69 0.58 0.48 0.41 0.40 0.32 0.30 0.19 0.20 0.12 0.10 0.02 0.20 0.11 0.02 0.03 0.03 0.16 0.01 0.16 0.21 0.03 0.03 0.29 0.23 0.03 0.21 0.08 0.03 0.02 0.10 0.17 0.07 0.18 0.17 0.08 0.15 0.02 0.01 m ar Pi no Pi no m ar i4 m o (3 ) i4 Pi m no o( d 4) 'A le p Pi p no o (3 d ) 'A l ep Pi no po d (4 om ) e Pi s> no co d (3 om ) es >c o (4 Pi ) no n er o (3 Pi ) no n e r Pi o no (4 ) ra di at Pi a no (3 ) ra Pi no di a d t a el (4 le C ) Pi an no ar d ie el (3 le C ) an ar ie (4 Ce ) dr o sp p. (3 Ce dr ) o sp p. (4 ) 0.00 Conifere Figura 26: Contenuto in ceneri, Azoto e Zolfo nelle conifere con esposizione Sud: (3) ramaglie e tronco con corteccia, (4) ramaglie e tronco senza corteccia 1.20 1.20 1.10 1.00 0.91 0.88 0.80 [%] Ceneri 0.60 0.40 Azoto 0.31 0.28 0.21 0.20 Zolfo 0.03 0.02 0.06 0.14 0.05 0.00 Leccio Corbezzolo Macchia mediterranea Eucaliptus La1foglie Figura 27: Contenuto in ceneri, Azoto e Zolfo nelle latifoglie e macchia mediterranea con esposizione Nord (ramaglie e tronco con corteccia) LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 95 1.99 2.00 1.80 1.60 1.40 Ceneri 1.17 [%] 1.20 1.00 Azoto 1.02 0.93 Zolfo 0.80 0.60 0.37 0.25 0.22 0.40 0.03 0.20 0.08 0.03 0.16 0.08 0.00 Leccio Corbezzolo Macchia mediterranea Eucaliptus La'foglie Figura 28: Contenuto in ceneri, Azoto e Zolfo nelle latifoglie e macchia mediterranea con esposizione Sud (ramaglie e tronco con corteccia) 96 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 7. Processi termochimici di conversione energetica In questo capitolo sono illustrate le tecnologie attualmente più utilizzate per i processi di conversione termochimica delle biomasse. Infatti dalla caratterizzazione chimico-fisica delle biomasse legnose analizzate risulta che il rapporto C/N è maggiore di 30, che il tenore di umidità è inferiore al 60%, ed inoltre che il PCI su base umida è compreso tra 7÷13 MJ kg-1. I processi più appropriati per il trattamento delle specie arboree sono quelli termochimici. Di seguito sono illustrate le tecnologie di conversione energetica, i loro vantaggi e svantaggi. Si premette che, dalla stima del potenziale energetico delle biomasse ritraibili e dalla conformazione del territorio ogliastrino, si può ipotizzare l’installazione di impianti di conversione energetica di piccola taglia a servizio di piccole comunità quali scuole, asili e altri locali pubblici. Nella Figura 29 sono state riportate tutte le possibili tecnologie di conversione delle biomasse. 7.1 Combustione La combustione è un processo di ossidazione totale del combustibile (biomassa) che, in presenza di un comburente in eccesso (Ossigeno o aria), dà luogo alla produzione di gas, fumi, incombusti e ceneri. Si tratta di un processo esotermico con sviluppo di calore dipendente dal potere calorifico inferiore (PCI) del combustibile. Le temperature di processo sono comprese tra 800 e 1.200°C. La combustione delle biomasse è tipicamente impiegata per il riscaldamento, la produzione di vapore e di energia elettrica. Gli impianti sono, in generale, costituiti da: - sezione di ricezione, controllo e stoccaggio delle biomasse - sezione di trattamento e preparazione del combustibile - sezione di alimentazione del combustibile - sezione di produzione del vapore - sezione per la produzione dell’energia elettrica - sezione di trattamento dei fumi - sezione per la produzione di acqua calda LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 97 Figura 29: Schema riepilogativo delle tecnologie di conversione energetica delle biomasse In un impianto di combustione di biomasse è prevista una zona per il ricevimento del materiale su mezzi di trasporto adeguati, per il controllo dei carichi e per lo stoccaggio. Il combustibile legnoso è alimentato automaticamente alla caldaia. In impianti di grande potenzialità sono in genere impiegate caldaie a griglie mobili. Le ceneri prodotte dalla combustione devono essere raccolte e inviate a stoccaggio in attesa dello smaltimento o dell’avvio ad altre trasformazioni. Il vapore surriscaldato generato è utilizzato o inviato ad una turbina per l’azionamento di un alternatore. I fumi di combustione sono inviati alla linea di trattamento che in linea di massima è composta da una serie di operazioni per l’eliminazione degli ossidi di Azoto e di Zolfo, degli acidi cloridrico e fluoridrico, del monossido di carbonio e delle polveri. Le caldaie possono essere impiegate nella produzione di acqua calda per scopi sanitari o per riscaldamento. In questi casi, generalmente, l’acqua calda è contenuta in un serbatoio di accumulo ed è riscaldata mediante l’impiego di scambiatori di calore. 98 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA Nel mercato è ormai consolidata la presenza di diverse tecnologie: - piccole caldaie per il riscaldamento domestico alimentate con biocombustibili solidi - impianti di combustione alimentati con biocombustibili solidi per il teleriscaldamento - impianti di combustione per la produzione di energia elettrica mediante l’impiego di biocombustibili liquidi, solidi e gassosi - impianti di combustione per la cogenerazione di energia elettrica e termica mediante l’impiego di biocombustibili liquidi, solidi e gassosi - impianti di combustione per la trigenerazione di energia elettrica, termica e per la refrigerazione mediante l’impiego di biocombustibili liquidi, solidi e gassosi. Per quanto concerne la taglia degli impianti, sono definiti “aziendali” tutti gli impianti per la produzione di energia termica e quelli per la produzione di energia elettrica e per la cogenerazione fino a 1 MW di potenza installata. Impianti di combustione di potenza superiore a 1 MW sono definiti “industriali” (Rapporto Itabia, 2008). In base al meccanismo di alimentazione delle caldaie si può distinguere l’alimentazione manuale (fino a 100 kW) e l’alimentazione automatica (per potenze superiori). Nel primo caso si hanno rendimenti termici nominali fino al 90%, mentre nel secondo caso diversi costruttori garantiscono rendimenti termici non inferiori all’85%. Le caldaie con potenza superiore a 100 kWt sono perlopiù alimentate automaticamente con cippato di legno e presentano un rendimento termico non inferiore all’80%. Nel caso del riscaldamento e della refrigerazione sono disponibili sul mercato caldaie ad alimentazione manuale o automatica con potenze da 35 kW fino a diversi MW. Gli impianti impiegati per la produzione di energia termica e la refrigerazione sono composti generalmente da due unità: una caldaia ed una macchina frigorifera, in cui un fluido evolvente, ad esempio il bromuro di litio, opera con un ciclo termodinamico inverso a temperature di processo basse. Per la produzione di energia elettrica con potenze installate inferiori a 1 MWe sono impiegate caldaie ad olio diatermico con ciclo Rankine a fluido organico (denominato ORC, Organic Rankine Cycle). In questo processo la caldaia porta l’olio diatermico alla temperatura di lavoro (250÷300°C), il quale riscalda e vaporizza un fluido organico che imprime il movimento alla turbina. Il rendimento elettrico di questi impianti è dell’ordine del 15÷18%. Per piccoli impianti di produzione di energia elettrica (<200 kWe) possono essere utilizzati i motori Stirling, che saranno descritti successivamente. Se si considerano invece potenze superiori a 1 MWe, la tecnologia più comunemente impiegata è quella delle caldaie a vapore con griglia mobile abbinate al ciclo Rankine, con la produzione di vapore surriscaldato con temperature di circa 450°C e pressioni dell’ordine dei 50 bar. In questo caso i rendimenti elettrici sono del 25%. La generazione di energia elettrica con biocombustibili solidi permette la reLE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 99 alizzazione di centrali con potenza installata fino a 40 MWe. Si fa notare, comunque, che i quantitativi di materia prima richiesta dagli impianti di grandi dimensioni danno luogo a filiere di approvvigionamento delle biomasse molto complesse. Infatti, se la disponibilità di materiale vegetale locale è insufficiente si deve ricorrere all’importazione di biomasse dal mercato nazionale o estero. Negli impianti di cogenerazione di energia termica ed elettrica il calore è recuperato anche dai circuiti di raffreddamento della turbina e della linea dei fumi. L’efficienza di cogenerazione, prendendo come esempio un ciclo ORC alimentato da biomasse solide, è compresa tra il 30% ed il 70%. Caldaie a biomasse Le caldaie a biomasse si suddividono in tre grandi categorie, a seconda che il combustibile consista in legna da ardere in ciocchi o si presenti sotto le forme commerciali di cippato e pellet. Questa tecnologia rappresenta la più comune forma di impiego delle biomasse per la produzione di energia. La tipologia di caldaia per legno in ciocchi più diffusa è quella denominata “a fiamma inversa”, rappresentata nella Figura 30. Il nome deriva dal fatto che la camera di combustione è situata al di sotto del vano nel quale, su una griglia, è caricata la legna. Si tratta di caldaie dotate di una ventola sul lato anteriore della caldaia per la circolazione dell’aria comburente. L’aria primaria è alimentata sopra la griglia che supporta la legna, mentre l’aria secondaria è alimentata alla camera sottostante. L’inversione della fiamma fa sì che la combustione avvenga in prossimità della griglia e ciò determina un aumento del rendimento termico ed una diminuzione delle emissioni inquinanti. Con questo sistema si può ottenere un rendimento termico superiore al 90%. Centralina a microprocessore e sonda lambda Recuperatore di fumi con porta aperta Ventola di aspirazione Scambiatore di calore Vano di carico legna Centralina a microprocessore e sonda lambda Camera di combustione Figura 30: Schema di una caldaia per legno in ciocchi (Fonte: Progetto Res&Rue Dissemination, ITABIA, 2003) 100 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA Con le caldaie a legna viene solitamente installato anche un sistema di accumulo inerziale, costituito da un serbatoio di acqua isolato termicamente e collegato direttamente alla caldaia con una pompa. L’inconveniente principale delle caldaie a legna è dato dal fatto che il combustibile, una volta acceso, continua a produrre calore e pertanto, se vi sono interruzioni nell’alimentazione elettrica, si ha il blocco della circolazione dell’acqua con temperature superiori a 100°C e l’aumento della pressione impianto nelle condotte. Per ovviare a questo inconveniente le caldaie a legna sono dotate di uno scambiatore di calore tubolare di sicurezza con ingresso di acqua fredda. Un altro accorgimento è dato dalla presenza di una valvola di sicurezza termica, collegata ad un sensore di temperatura. Il sensore aziona un dispositivo meccanico che convoglia l’acqua allo scambiatore prima che la temperatura abbia raggiunto il valore di 100°C. In base alla normativa in vigore in Italia, gli impianti devono essere dotati di un vaso di espansione aperto che deve essere posizionato nel punto più alto dell’impianto. Le caldaie devono essere dimensionate tenendo conto che, per riscaldare un edificio, sono necessari 20÷40 W m-3 in funzione delle caratteristiche intrinseche dell’edificio stesso. Per limitare i fenomeni corrosivi interni e ridurre i volumi dei fumi prodotti, le caldaie a fiamma inversa dovrebbero essere alimentate con legna dal contenuto in umidità non superiore al 25%. Questa tipologia di impianti ha tempi di ritorno dell’investimento di circa 3÷8 anni. Le caldaie a cippato utilizzano legna da ardere ridotta in piccole dimensioni e sono costituite in genere da: sezione di stoccaggio del cippato, caldaia, sistema di movimentazione del combustibile, centralina di regolazione, eventuale accumulatore inerziale e dispositivo per l’ottenimento di acqua calda sanitaria. Queste tipologie di impianti sono completamente automatizzate, compresa la sezione di caricamento del combustibile. In questo caso le caldaie possono essere: - a griglia fissa, adatte a bruciare i fini e con basso contenuto di umidità (<10%) - a griglia mobile, per bruciare combustibili con pezzatura grossolana e con un contenuto di umidità fino al 35%. Figura 31: Schema di una caldaia a cippato: 1. Caldaia, 2. Tramoggia di carico del cippato, 3. Coclea di trasporto, 4. Silo di stoccaggio, 5. Estrattore (Fonte: Progetto Res&Rue Dissemination, ITABIA, 2003) LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 101 I tempi di ritorno dell’investimento sono variabili e compresi tra 2,7 e 5,6 anni. Le caldaie a pellet sono costituite in genere da: un sistema di stoccaggio del pellet, una caldaia, un sistema di alimentazione del combustibile, una centralina di regolazione, un eventuale accumulatore inerziale e un dispositivo per l’ottenimento di acqua calda sanitaria. Le caldaie a pellet richiedono un silo per lo stoccaggio del combustibile, da cui questo è prelevato mediante una coclea e trasportato in caldaia L’accensione della caldaia è sempre automatizzata e avviene mediante una resistenza elettrica. Di fondamentale importanza è il dispositivo di sicurezza contro il ritorno di fiamma dal bruciatore verso il silo. Le caldaie a pellet hanno tempi di ritorno dell’investimento variabili tra 3,6 e 12 anni. Le dimensioni delle particelle di cippato o pellet costituiscono un importante parametro di processo. La dimensione caratteristica del pellet è il diametro, che può variare tra 6 e 8 mm. Un diametro maggiore può creare problemi al corretto funzionamento della caldaia. Inoltre è fondamentale che i pellet abbiano in media una dimensione omogenea perché, in caso contrario, si potrebbe bloccare il sistema di alimentazione o si potrebbero formare dei ponti nelle tramogge di stoccaggio (CTI, 2011). Figura 32: Schema di una caldaia a pellet (Fonte: Biomass combustion in Europe. Overview on technologies and regulation. New York State Energy Research and Development Authority, 2008) 102 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA IMPIANTI CON CAPACITÀ TERMICA MAGGIORE DI 100 KW Le principali tipologie industriali di combustori per biomasse sono: - Forni a letto fisso Forni a griglia Forni rotanti - Forni a letto fluido Bollente Ricircolante - Bruciatori per polvere di biomassa Figura 33: Diagramma delle principali tecnologie di combustione delle biomasse (Fonte: Biomass Handbook, 2008) Forni a letto fisso Nei sistemi di combustione a letto fisso l’aria primaria passa attraverso il letto costituito dal materiale legnoso, in modo da ottenere l’essiccamento, la gassificazione e la combustione della biomassa. I gas prodotti sono convogliati in una zona separata dal letto di materiale legnoso e portati a combustione mediante l’ausilio di aria secondaria. Tra i sistemi a letto fisso si distinguono le tecnologie dei forni a griglia e dei forni rotanti. I forni a griglia sono utilizzati per biomasse combustibili con un elevato contenuto in umidità, con dimensioni delle particelle variabili e con un alto contenuto in ceneri. Diverse sono le tipologie di forno a griglia disponibili: fissa, mobile, circolante, rotante e vibrante. In base alle direzioni dei fumi e del combustibile si hanno flussi in controcorrente (fiamma in direzione opposta al combustibile), in equicorrente (fiamma nella LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 103 stessa direzione del combustibile), flusso incrociato (fumi rimossi nel centro della camera di combustione). La combustione in controcorrente è più adatta per combustibili con bassi valori di potere calorifico, mentre la combustione in equicorrente viene applicata per combustibili a basso tenore idrico, come gli scarti del legname e la paglia. I sistemi a flusso incrociato sono impiegati in impianti con camere di combustione secondarie verticali. In generale i forni a griglia possono operare anche con un carico del 25% rispetto alla capacità massima, se si effettua un adeguato dimensionamento del flusso di aria primaria. Le griglie a nastro trasportatore (dette anche “circolanti”) sono formate da barre che costituiscono un unico nastro continuo in movimento lungo la camera di combustione, mentre il combustibile è alimentato mediante una coclea posta ad un’estremità della camera di combustione stessa. La velocità della griglia è regolata in base al tempo necessario ad avere la completa combustione della biomassa alimentata. I vantaggi si traducono in condizioni di combustione più uniformi per il legno, i chip ed i pellet, ed in minori emissioni di particolato. Figura 34: Schema di funzionamento di un forno a griglia (Fonte: Biomass Handbook, 2008) I sistemi a griglia fissa sono impiegati solamente su piccola scala. In questo caso, l’avanzamento del combustibile all’interno della camera di combustione avviene mediante caduta per gravità poiché la griglia è inclinata. I forni a griglia mobile sono anch’essi normalmente dotati di una griglia inclinata, costituita da barre fisse e mobili che, muovendosi avanti e indietro, trasportano il combustibile lungo la griglia stessa. Il materiale è rimescolato e uniformemente distribuito sopra la griglia, in modo che l’aria primaria sia ripartita in maniera omogenea, ottimizzando la combustione. La griglia è normalmente 104 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA formata da diverse sezioni che si possono muovere a velocità differenti in funzione degli stadi della combustione. I forni a griglia mobile sono impiegabili per il trattamento di un’ampia varietà di biomasse. Le griglie vibranti sono costituite da una parete tubolare alettata inclinata, posizionata su molle, sulla quale il combustibile è alimentato con diffusori o coclee. Le vibrazioni hanno una durata di 5÷10 secondi e una frequenza di 15÷20 minuti, impedendo la formazione di grosse particelle di scorie. I forni a griglia vibrante consentono di ottenere elevate efficienze termiche (fino al 92%) comparabili con quelle dei sistemi a letto fluido. I consumi di energia e l’usura della griglia rendono questa tecnologia vantaggiosa per quanto riguarda i costi operativi. Nel caso in cui la distribuzione disomogenea del combustibile sulla griglia comporti una combustione incompleta, si verifica una maggiore emissione di monossido di carbonio. Un ulteriore svantaggio è rappresentato dalla difficile gestione delle ceneri. I forni rotanti rappresentano una nuova tecnologia di combustione e fanno uso di griglie a sezioni coniche che ruotano in direzioni opposte. I forni rotanti con alimentazione delle biomasse dal basso (denominati “underfeed stokers”) sono rappresentati in Figura 35. Questa configurazione consente una buona miscelazione del combustibile umido con quello già acceso. Le griglie rotanti con alimentazione del materiale dal basso sono utilizzate per la combustione di biomasse con pezzatura fino a 50 mm e con umidità inferiore al 45%. Tra i vantaggi di questo tipo di forni vi è la possibilità di operare a un carico inferiore alla capacità massima di alimentazione. Con questa tipologia di combustore si possono raggiungere efficienze termiche dell’80÷85% e si possono costruire impianti capacità produttiva fino a 6 MWt. I punti deboli di questa tecnologia di combustione sono le limitate esperienze nell’impiego di differenti combustibili con diversi carichi, e l’esigenza di frequenti fermate per rimuovere le particelle di ceneri di grosse dimensioni. Figura 35: Schema di funzionamento di un forno rotante. 1. Camera di combustione, 2. Bruciatore d’avviamento, 3. Ventilatore, 4. Bruciatore ausiliario, 5. Scarico ceneri, 6. Coclea alimentazione, 7. Tramoggia di carico, 8. Scarico gas combusti (CRB, 2010/2011) LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 105 Forni a letto fluido I sistemi di combustione a letto fluido sono stati impiegati a partire dagli anni ’60 per il trattamento di rifiuti urbani e industriali. Nei sistemi a letto fluido la camera di combustione, tipicamente cilindrica, contiene un materiale di riempimento inerte, generalmente silice o dolomite, che insieme al combustibile è portato in sospensione dall’aria insufflata dal basso. La velocità con cui il materiale inerte e il combustibile sono fluidizzati, definita “velocità di fluidizzazione”, è un parametro fondamentale. In funzione di questa sono distinti i sistemi a letto fluido bollente e a letto fluido circolante. La miscelazione aria-combustibile così ottenuta permette di ottenere elevate efficienze di scambio termico, realizzando le condizioni per una buona combustione con un limitato eccesso di aria e prevenendo la produzione di incombusti. I forni a letto fluido possono essere alimentati con miscele di diversi combustibili. Tuttavia è necessario che la dimensione delle particelle non sia superiore a 40 mm per i sistemi a letto fluido circolante e a 80 mm per i sistemi a letto fluido bollente. La velocità superficiale di fluidizzazione, data dalla seguente espressione, deve essere superiore ad un valore minimo dipendente dal tipo di letto fluido: U = Q/S dove: Q = portata volumetrica del gas fluidizzante S = sezione trasversale del letto fluido. Per i sistemi a letto fluido bollente la velocità minima di fluidizzazione è di 1÷2,5 m s-1, mentre per i sistemi a letto fluido circolante è di 5÷10 m s-1. Il fattore di eccesso d’aria è di 1,3÷1,4 per i sistemi a letto fluido bollente e di 1,1÷1,2 per i sistemi a letto fluido circolante. L’elevata turbolenza migliora lo scambio termico e rende uniforme la distribuzione della temperatura. In genere nei sistemi a letto fluido bollente il materiale inerte impiegato è sabbia silicea con dimensione delle particelle di circa 1 mm, mentre nei sistemi a letto fluido circolante è costituito da particelle di sabbia con diametro compreso tra 0,2 e 0,4 mm. Le particelle di sabbia possono essere trascinate dai fumi e recuperate per il reinserimento nella camera di combustione mediante l’utilizzo di cicloni. Allo scopo di abbassare la temperatura del letto e mantenerla a 800÷900°C, possono essere impiegati degli scambiatori di calore interni o a parete. I principali svantaggi di questi sistemi sono l’elevato costo e l’applicabilità ad impianti di grande taglia, con potenze installate superiori a 30 MWt. 106 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA Figura 36: Schema di funzionamento di un forno a letto fluido (CRB, 2010/2011) Bruciatori per polvere di biomassa Gli impianti a combustione di polveri utilizzano combustibili con particelle di diametro inferiore ai 10÷20 mm e umidità non superiore al 20%. Ultimamente si sta diffondendo l’uso di questi sistemi di combustione per il trattamento delle polveri fini che si originano nella preparazione del cippato. In virtù della ridotta dimensione delle particelle e dell’insufflazione di aria e dei fumi ricircolati, all’interno della camera di combustione si realizza un moto vorticoso, che favorisce la combustione completa e rapida del materiale. Nella Tabella 33 sono riassunti i vantaggi e gli svantaggi delle diverse tecnologie di combustione esposte. Nella Tabella 34 sono evidenziate le diverse tipologie di impianto, unitamente alle caratteristiche dei combustibili ed alle potenze termiche. Un requisito fondamentale per tutte le tipologie impiantistiche è un basso contenuto di ceneri nelle biomasse alimentate che, normalmente, deve essere inferiore al 5%. LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 107 Vantaggi Svantaggi Forni a griglia Bassi costi di investimento per impianti <20 MWt e costi operativi Basso contenuto di polveri nei fumi Bassa formazione di scorie Impossibilità a miscelare di biomasse erbacee e legnose Richiesta di rimozione spinta degli NOx Diminuzione dell’efficienza per eccessi di Ossigeno del 6÷8% vol. Condizioni di combustione non omogenee Scarsa flessibilità al carico parziale Forni rotanti Bassi costi di investimento per impianti <6 MWt Semplicità di controllo dell’alimentazione continua Basso livello di emissioni Necessità di combustibili con basso contenuto di ceneri e caratterizzate da alto punto di fusione Limitazione alla gamma di pezzature Assenza di organi in movimento nella camera di combustione Minori emissioni di NOx Alta flessibilità per umidità e tipologia del combustibile Incremento dell’efficienza termica e limitazione dei fumi per eccessi di Ossigeno del 3÷4% vol. (per il letto fluido bollente) e 1÷2% vol. (per il letto fluido circolante) Combustione omogenea facilmente realizzabile per il letto fluido circolante Alti costi di investimento per impianti <20 MWt (letto fluido bollente) e <30MWt (letto fluido circolante) Limitazione alla gamma di pezzature (<80 mm per il letto fluido bollente e <40mm per il letto fluido circolante) Elevato contenuto di polveri nei fumi Scarsa flessibilità al carico parziale Media o alta produzione di scorie Perdita di materiale per trascinamento Possibile corrosione Incremento dell’efficienza termica per eccessi di Ossigeno del 4÷6% vol. Flessibilità e controllo dell’alimentazione Limitazione alla gamma di pezzature (<10÷20 mm) Possibile usura delle pareti interne Letto fluido bollente e circolante Combustione di polveri Tabella 33: Vantaggi e svantaggi delle tecnologie di combustione delle biomasse 108 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA Tipologia Potenza Combustibile Umidità Griglia mobile 150 kWt÷1,5 MWt Legno, biomasse 5%÷60% Forno rotante Fino a 6 MWt Biomasse, cippato <45% Letto fluido bollente 5÷15 MWt Biomasse (d<10 mm) 5%÷60% Letto fluido circolante 15÷100 MWt Biomasse (d<10 mm) 5%÷60% Combustione polvere Fino a 10 MWt Biomasse (d<5 mm) <20% Tabella 34: Schema riepilogativo delle tecnologie di combustione delle biomasse Cicli di produzione dell’energia In generale la produzione di energia mediante combustione può essere effettuata sia mediante cicli termici chiusi, sia mediante processi aperti. Nei cicli termici chiusi la combustione e la produzione di energia sono separate dal trasferimento di calore dai gas caldi di combustione al fluido di processo impiegato in un ciclo secondario, mentre il gas e il fluido di processo coincidono nei cicli aperti. Poiché i fumi prodotti dalla combustione delle biomasse possono contenere composti in grado di danneggiare i motori (particelle di ceneri volanti, metalli, Cloro), le tecnologie per la produzione di energia sono basate su cicli termici chiusi. Nella Tabella 35 sono riassunti i processi a ciclo chiuso usati nella produzione di energia da biomasse. I processi di conversione più diffusi sono quelli che prevedono l’impiego di turbine e motori a vapore. Per alcune applicazioni possono essere di interesse le turbine a gas a ciclo chiuso e i motori Stirling. Fluido di processo Tecnologia Turbina a vapore Capacità 0,5 – 500 MW Stato della Tecnologia Consolidata Motore a vapore Liquido e vapore 100 kW – 1MW Consolidata a pistoni con cambiamento di fase Motore a vapore 500 kW – 1MW Sviluppo a vite Turbina a vapore Impianti 0,5 – 500 MW commerciali con ORC Gas senza cambiamento di fase Turbina a gas a ciclo chiuso 0,5 – 500 MW Sviluppo Motore Stirling 20 kW – 100 kW Sviluppo Tabella 35: Tecnologie per la generazione di energia da biocombustibili LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 109 Turbine a vapore Il calore generato dal processo di combustione è impiegato per produrre vapore surriscaldato ad alta pressione in una caldaia operante a pressioni comprese tra 20 e 100 bar. Il vapore è espanso nella turbina e fornisce l’energia meccanica necessaria a mettere in moto un generatore di elettricità. Le turbine a vapore sono impiegate in impianti di potenza media-grande fino a 500 MW. I rendimenti elettrici sono compresi tra il 15 e il 30%, mentre i rendimenti termici sono compresi fra 0 e 60%. I vantaggi e gli svantaggi delle turbine a vapore sono riportati nella Tabella 36. Motori a vapore I motori a vapore a pistoni sono disponibili con potenze comprese tra 100 e 1.000 kW e pertanto possono essere utilizzati in piccoli impianti per i quali non sono disponibili le turbine a vapore, o negli impianti di media taglia in alternativa alle turbine a vapore. I motori a vapore a pistoni hanno una configurazione da uno a sei cilindri e possono lavorare con espansioni in singolo o in multistadio. Vantaggi Svantaggi Motori a vapore Tecnologia consolidata con elevata affidabilità Ampio intervallo di potenza Moderati costi di manutenzione Costi di investimento relativamente bassi Limitate efficienze per turbine di taglia 1MW Riduzioni di rendimento e necessità di controllo maggiore per carico parziale Rischio di corrosione dovuto alla composizione dei fumi Necessità di personale qualificato e presidio continuo dell’impianto Necessità di vapore di alta qualità Possibile necessità di modifiche alla caldaia Tabella 36: Vantaggi e svantaggi delle turbine a vapore L’efficienza dipende dalle caratteristiche del vapore. I rendimenti elettrici sono compresi tra l’8% e il 20%, mentre i rendimenti termici sono dell’ordine del 70÷80%. I vantaggi e gli svantaggi dei motori a vapore a pistoni sono riportati nella Tabella 37. I motori a vapore a vite sono attualmente nella fase di sviluppo. A differenza delle turbine a vapore, in queste apparecchiature il vapore è espanso in un motore a vite connesso con un generatore di energia elettrica. Questa tecnologia deriva dai compressori a vite ed è adeguato per impianti di cogenerazione ali- 110 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA Vantaggi Svantaggi Motori a vapore a pistoni Possibilità di impiego con vapore saturo Buone prestazioni a carico parziale, con rendimenti elettrici abbastanza costanti Modularità che consente lo spillamento del vapore a diverse pressioni, con conseguente aumento del rendimento Affidabilità Semplicità Limitati a una potenza massima di 1.000 kW Vibrazioni e produzione di rumore Alti costi di investimento Richiesta di personale qualificato Rendimento condizionato dalla pressione di immissione del vapore Tabella 37: Vantaggi e svantaggi dei motori a vapore a pistoni mentati con biomasse con potenze comprese tra 200 kW e 2.500 kW. I motori a vapore a vite sono macchine compatte, con una vita operativa prolungata e bassi costi di manutenzione. I vantaggi di questa apparecchiatura per la produzione combinata di energia elettrica e termica (Combined Heat and Power, CHP) possono essere così riassunti: - efficienza elettrica del 10÷12% per unità CHP di potenza inferiore a 1 MW - efficienza buona per fluttuazioni del carico tra il 30% ed il 100% della potenza elettrica nominale - tolleranza a delle variazioni della qualità del vapore. Figura 37: Sezione trasversale di un motore a vapore a vite. 1. Ingresso vapore, 2. uscita vapore esausto, 3. rotore, 4. albero di tenuta (Fonte: Bios Bioenergiesysteme GmbH, Austria, 2003) LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 111 Ciclo Rankine a fluido organico (ORC) La generazione di elettricità mediante ciclo Rankine a fluido organico (Organic Rankine Cycle, ORC) corrisponde al processo Rankine convenzionale nel quale, però, l’acqua è sostituita da un fluido organico e si possono adottare temperature di lavoro comprese tra 200°C e 300°C. Il principio sul quale si basa il funzionamento di un ciclo ORC è mostrato nella Figura 38. L’unità ORC opera impiegando come fluido di processo un fluido organico che viene pressurizzato, vaporizzato e leggermente surriscaldato nell’evaporatore. Esso è poi fatto espandere in una turbina connessa direttamente con un generatore. Successivamente il fluido organico passa in un rigeneratore nel quale avviene il recupero del calore ed infine entra nel condensatore. La condensazione del fluido organico è effettuata a temperature (80÷90°C) tali da permettere un ulteriore recupero del calore ed il successivo impiego nel riscaldamento di altre utenze. I rendimenti elettrici sono compresi tra il 18% e il 20%, mentre i rendimenti termici sono dell’ordine del 75÷80%. I vantaggi e gli svantaggi dei processi ORC sono riportati nella Tabella 38. Turbine a gas a ciclo chiuso Le turbine a gas a ciclo chiuso utilizzano come fluido di lavoro combustibili gassosi ottenuti da biomasse solide oppure gas naturale. La configurazione impiantistica attualmente adottata nel settore delle biomasse è illustrata nella Figura 39 e denominata “Externally fired gas turbine” (EFGT), caratterizzata dall’impiego negli scambiatori di calore di materiali metallici anziché ceramici. Figura 38: Schema di un impianto di combustione di biomasse e di un processo ORC (Fonte: BIOS Bioenergiesysteme GmbH, Austria 2008) 112 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA Vantaggi Svantaggi Processi ORC Alto grado di automazione e possibilità di controllo in remoto Buone prestazioni a carico parziale Possibilità di impiego del calore a basse temperature Bassi costi di manutenzione Costi di investimento relativamente elevati Tossicità e infiammabilità dei fluidi organici Necessità di smaltimento dell’olio termico esausto Tabella 38: Vantaggi e svantaggi dei processi ORC Ciò si traduce in una riduzione dei costi e in una semplificazione impiantistica. Per contro, si possono riscontrare problemi corrosivi dovuti alla composizione dei fumi. Il rendimento di questi sistemi è dell’ordine del 23÷28%. Motori Stirling I motori Stirling sono basati su un ciclo nel quale il gas di processo (in genere aria, Elio, Azoto o Idrogeno) viene alternativamente compresso ed espanso in un volume cilindrico. Questi motori possono essere integrati a sistemi convenzionali di combustione di biomasse solide. L’energia termica dei fumi di combustione è ceduta al fluido di processo mediante uno scambiatore di calore operante a temperature comprese tra 680°C e 780°C. In questo modo si realizza l’espansione del gas di processo all’interno del motore Stirling. Inoltre, il calore residuo dei fumi è utilizzato per preriscaldare l’acqua. Figura 39: Schema di un impianto di combustione di biomasse abbinato ad una turbina a gas a ciclo chiuso (Elaborazione Laboratorio Biocombustibili e Biomasse) LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 113 La compressione del gas di processo, invece, avviene con la cessione di calore ad una sorgente fredda, in genere costituita dall’acqua di raffreddamento. Nella Figura 40 è riportato uno schema di funzionamento del ciclo. I motori Stirling alimentati con gas naturale o con altri combustibili sono già nella fase di commercializzazione, mentre quelli alimentati a biomasse sono ancora nella fase dimostrativa. 7.2 Gassificazione Il processo di gassificazione avviene all’interno di un reattore, il gassificatore, nel quale è immesso il combustibile primario (biomassa) insieme all’ossidante (Ossigeno ad elevato grado di purezza o aria) e ad un agente moderatore (vapore o acqua). In genere i gassificatori sono reattori di forma cilindrica realizzati in acciaio e rivestiti internamente in materiale refrattario. I prodotti del processo sono una frazione gassosa, denominata syngas, e le Figura 40: Schema di un motore Stirling con produzione combinata di energia termica ed elettrica (Henrik Carlsen, DTU, Danimarca, 2001) 114 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA scorie. Queste ultime rappresentano il residuo solido delle diverse reazioni chimiche che avvengono nella gassificazione. Il syngas in uscita dal gassificatore è composto prevalentemente da anidride carbonica (CO2), monossido di carbonio (CO), Idrogeno (H2), acqua (H2O), metano (CH4) e una quantità di composti e/o sostanze non desiderate quali: idrogeno solforato (H2S), solfuro di carbonile (COS), ammoniaca (NH3), acido cloridrico (HCl), polveri e la frazione più pesante di idrocarburi complessi chiamata TAR. Qualora come ossidante venga scelta l’aria, il syngas in uscita dal gassificatore sarà ricco di Azoto e avrà un potere calorifico inferiore a quello del syngas prodotto utilizzando come ossidante l’Ossigeno puro. Le temperature di gassificazione delle biomasse sono dell’ordine di 600-1.500°C. Nella Figura 41 è riportato uno schema semplificato di un impianto di gas- Figura 41: Schema di un impianto di gassificazione (Elaborazione Laboratorio Biocombustibili e Biomasse) sificazione. I parametri operativi del processo di gassificazione sono: - Temperatura - Pressione - Rapporto Ossigeno-Carbonio (O2/C, denominato γ) - Rapporto Vapore-Carbonio (Vapore/C, denominato μ) - % di Ossigeno. Il processo di gassificazione è un processo complesso, durante il quale avvengono molte reazioni chimiche, le più importanti delle quali si chiamano reazioni di gassificazione e favoriscono la formazione di un syngas ricco di H2 e CO. Tali reazioni sono favorite da alte pressioni e temperature. Tipicamente il processo di gassificazione è costituito da diverse sezioni d’impianto, che possono variare in funzione della biomassa trattata in ingresso ma che, in generale, si possono riassumere in: - sezione di triturazione/macinazione molto spinta LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 115 - sezione di essiccamento - gassificatore - unità per la produzione di Ossigeno ad elevata purezza, se si sceglie come ossidante l’Ossigeno, denominata “Air Separation Unit” (ASU) - sezione di raffreddamento syngas - sezione di purificazione syngas - sezione di rimozione della CO dal syngas, denominata “CO-shift” - sezione di potenza o di produzione di benzine sintetiche (mediante il processo denominato Fisher-Tropsch), a seconda dell’uso che si vuole fare del syngas. La triturazione spinta del materiale in ingresso è un’operazione unitaria necessaria poiché la ridotta dimensione delle particelle è un parametro fondamentale per tutte le tecnologie di gassificazione. Su alcune tipologie di reattore non è necessario essiccare la biomassa, che è alimentata sotto forma di una miscela di acqua e polverino di legno denominata slurry. I reattori di gassificazione si possono suddividere in tre categorie principali a seconda del loro assetto termodinamico: - gassificatori a letto fisso (fixed bed) equicorrente (downdraft) controcorrente (updraft) a flusso incrociato (crossdraft) - gassificatori a letto fluido (fluidized bed) - gassificatori a letto trascinato (entrained flow). Nella Tabella 39 sono evidenziate le principali differenze di processo tra le tipologie di reattori di gassificazione. Tipo di gassificatore Letto fisso Pressione [bar] (1) Temperatura [°C](1) Moderatore(1) Ossidante (1) Temperatura di uscita gas [°C] (1) Taglia d’impianto [MWt](2) Dimensione particelle [mm] (2) Letto fluido Letto trascinato 1 1÷35 1÷19 1.300÷1.400 650÷950 800÷1.000 - Vapore - Ossigeno/aria Ossigeno/aria Aria - 300÷800 600÷900 0,01÷12 2÷150 - 5÷100 6÷50 <2 Tabella 39: Confronto tra le principali tecnologie di gassificazione. “-” indica che il dato è non conosciuto o non trovato (Fonte: (1) Ciferno et al., 2002; (2) Dai et al., 2012) 116 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA Gassificatori a letto fisso I gassificatori a letto fisso sono i reattori di più semplice costruzione. In questa tipologia di gassificatori, che possono essere alimentati in controcorrente (updraft), equicorrente (downdraft) o a flusso incrociato (crossdraft), si raggiungono elevate efficienze energetiche, soprattutto nei gassificatori alimentati in controcorrente nei quali è favorito lo scambio termico tra biomassa entrante e gas di sintesi uscente. Questo tipo di gassificatori si prestano per il trattamento di basse portate di alimentazione. Le temperature interne al reattore sono inferiori alla temperatura di fusione delle ceneri e di conseguenza il gas di sintesi prodotto ha una temperatura più bassa rispetto ai fumi prodotti dalla combustione. Le biomasse in ingresso devono avere dimensioni omogenee delle particelle e, in particolare, un massimo il 10÷30% di particelle con diametro superiore ai 6 mm. Con tale tecnologia si hanno elevati consumi di agente moderatore e bassi consumi di Ossigeno o aria. Rispetto alle altre tipologie di gassificatori si hanno più bassi costi di gestione. Nel gassificatore updraft le biomasse sono alimentate nella parte superiore, dove avviene anche l’uscita del syngas prodotto. Il letto di materiale solido è sostenuto da una griglia che lascia passare il comburente (aria o Ossigeno) immesso dal basso, mentre le ceneri sono raccolte sul fondo, come mostrato nella Figura 42: Schema di gassificatori a letto fisso (Fonte: Review of Finnish biomass gasification technologies, Opet Report 4, 2002) LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 117 Figura 42. I vantaggi principali di questo tipo di gassificatore sono: l’elevata capacità di combustione del residuo carbonioso denominato char, la semplicità nella conduzione, l’elevato trasferimento di calore che si realizza tra la biomassa ed il syngas, la possibilità di impiegare biomasse ad elevata umidità (fino al 60%). Lo svantaggio principale è rappresentato da un’elevata produzione di composti condensabili (TAR, che è la frazione pesante degli idrocarburi generati dalle reazioni) che possono intasare le linee di alimentazione e contaminare il syngas. Nella corrente di syngas prodotto sono contenute percentuali elevate di TAR, dell’ordine del 10÷20% in peso. Ciò richiede sistemi di rimozione delle particelle molto spinti, prima che il gas possa essere inviato ai sistemi di conversione energetica (Ciferno et al., 2002). Nei gassificatori a letto fisso downdraft, il combustibile e l’ossidante sono entrambi alimentati nella sezione superiore e discendono verso il basso attraversando il letto solido. Il maggiore vantaggio di questa tipologia di gassificatori è dato dal fatto che il syngas ha un basso contenuto in TAR, anche inferiore allo 0,01% (Ciferno et al., 2002). Al contrario, i principali svantaggi sono dovuti ai requisiti più restrittivi in termini di dimensioni e umidità (che deve essere inferiore al 20%) delle particelle alimentate e all’elevata quantità di particelle solide nel gas. Il funzionamento dei gassificatori a letto fisso crossdraft è simile a quello degli updraft, ma il combustibile si muove verso il basso mentre il comburente è immesso trasversalmente. Con questo processo l’efficienza di conversione dei TAR è molto limitata e conseguentemente si può ottenere un syngas ricco di impurezze. Tuttavia questa tecnologia presenta il vantaggio di richiedere una linea di trattamento dei gas semplice (costituita da cicloni e filtri), e quindi di poter essere sviluppata su piccola scala. Gassificatori a letto fluido Nei gassificatori a letto fluido un flusso di aria, Ossigeno o vapore in pressione è inviato nel reattore dal fondo, mentre la biomassa è alimentata dalla parte superiore. I sistemi a letto fluido sono così definiti perché una corrente di fluido investe un letto di particelle solide e, al raggiungimento di una certa velocità, le trascina mantenendole in sospensione. Tale materiale solido, già presente all’interno del reattore, è di norma inerte (ad esempio sabbia silicea) oppure è rappresentato da un catalizzatore necessario a indirizzare la reazione verso la riduzione del TAR o verso una specifica composizione del syngas. La biomassa, alimentata in pezzatura molto ridotta, va a costituire la fase solida in sospensione insieme al materiale inerte o al catalizzatore. Le condizioni fluidodinamiche che si vengono a creare consentono un’intima miscelazione delle particelle di biomassa con l’agente ossidante e, pertanto, viene favorita la trasmissione del calore. 118 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA In questa tipologia di gassificatori la temperatura è distribuita uniformemente all’interno del reattore con valori inferiori alla temperatura di fusione delle ceneri, raggiungendo alte efficienze di scambio termico. Questi reattori si prestano al trattamento di portate elevate di biomassa e presentano moderati consumi di Ossigeno, aria o vapore con elevate velocità di reazione. Il syngas ottenuto presenta un contenuto di TAR medio-basso. Per contro si ha un’elevata produzione di particolato con conseguente trascinamento. Le ceneri in uscita dal gassificatore potrebbero contenere residui di particelle non reagite. I tempi di permanenza della biomassa all’interno del gassificatore sono tipicamente di 30÷60 minuti. Figura 43: Schema di un gassificatore a letto fluido (Fonte: “The GTI Gasification Process”, Gas Technology Institute, 2009) Gassificatori a letto trascinato I gassificatori a letto trascinato sono caratterizzati da un flusso in equicorrente di biomassa, Ossigeno e vapore ed elevata temperatura operativa. Il consumo di vapore è basso, mentre è elevato il consumo di Ossigeno o aria. In questi reattori la conversione energetica delle biomasse è completa. Le biomasse possono essere alimentate in forma secca o sotto forma di slurry ossia di miscela di acqua e polverino di biomassa legnosa. Il syngas prodotto è LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 119 praticamente privo di idrocarburi pesanti e di metano, e la produzione di TAR è bassissima. Le scorie sono inerti e prodotte in alti quantitativi allo stato vetrificato. Per contro i costi di gestione di questa tipologia di impianti sono alti rispetto a quelli delle altre tipologie di gassificatori. Il vantaggio principale di questi reattori è rappresentato dai brevi tempi di permanenza della biomassa all’interno del reattore (dell’ordine di pochi secondi). Figura 44: Schema di un gassificatore Texaco a letto trascinato (Fonte: “The GTI Gasification Process”, Gas Technology Institute, 2009) Composizione del syngas La composizione del syngas in uscita dal gassificatore, come accennato in precedenza, varia in funzione dell’ossidante utilizzato. La Tabella 40 illustra la composizione media del syngas in funzione dell’agente ossidante, ed evidenzia come l’impiego dell’aria dia luogo ad un syngas con un potere calorifico nettamente inferiore rispetto a quello ottenibile mediante l’impiego di Ossigeno puro. Il syngas generato dalle reazioni di gassificazione può essere inviato ai processi 120 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CO CO2 H2 CH4 C2H4 N2 PCI [MJ Nm-3] Aria Ossigeno Vapore 12÷15 14÷17 9÷10 2÷4 0,2÷1 56÷59 3,8÷4,6 30÷37 25÷29 30÷34 4÷6 0,7 2÷5 10 32÷41 17÷19 24÷26 12,4 2,5 2,5 12÷13 Tabella 40: Composizione media del syngas in funzione dell’agente ossidante impiegato (Fonte: Manfrida, 2005-2006) di sintesi di Fischer-Tropsch per la produzione di bio-benzine e bio-diesel oppure mandato in caldaia per la produzione di energia elettrica e termica. Spesso però occorre purificare il syngas prima dell’invio all’utilizzo finale. Infatti, il syngas può contenere composti come l’idrogeno solforato (H2S) e il solfuro di carbonile (COS), che possono generare problemi di corrosione ed incrostazioni. I principali inquinanti presenti nel syngas e i problemi che possono comportare Contaminanti Esempi Particolato Ceneri, char, materiali inerti Erosione di riempimento del letto del reattore Metalli alcalini Composti dell’Azoto Composti del Sodio e del Potassio Corrosione a caldo, avvelenamento dei catalizzatori NH3 e HCN Emissioni in atmosfera TAR Composti aromatici Intasamento dei filtri Zolfo, Cloro H2S e HCl Problemi probabili Corrosione, emissioni, avvelenamento dei catalizzatori Tabella 41: Principali inquinanti nel syngas (Fonte: Ciferno et al., 2002) sono illustrati nella Tabella 41. La rimozione dei composti acidi viene effettuata mediante assorbimento fisico o mediante solventi quali miscele di ammine. Qualche sostanza (per esempio COS) deve essere convertita in H2S prima dell’utilizzo finale. La complessità del processo di trattamento del syngas ed i suoi costi stanno rallentando lo diffusione dei processi di gassificazione delle biomasse. Per esempio nei gassificatori di piccola taglia la quantità di TAR che contamina LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 121 il syngas condensa durante il raffreddamento del gas, e determina lo sporcamento e il blocco delle apparecchiature con le quali va a contatto. La composizione del syngas dipende dai parametri di esercizio dei gassificatori ed in particolare da temperatura, pressione, rapporto ossidante/combustibile e tempo di permanenza nel reattore. Diversi lavori di ricerca hanno dimostrato che la concentrazione del TAR tende a ridursi con l’aumento delle temperature (>800°C), delle pressioni e del rapporto ossidante/combustibile. Altri studi hanno dimostrato che, iniettando nel gassificatore calcare e dolomite, si aumenta il grado di conversione delle biomasse e si riduce la concentrazione di TAR. 7.3 Pirolisi La pirolisi è un processo termico che ha luogo in un reattore, denominato pirolizzatore o forno pirolitico, in assenza di Ossigeno e in atmosfera inerte. Le temperature di processo, dell’ordine di 400°C e mai superiori a 800°C, sono raggiunte con l’apporto di calore dall’esterno (reazioni endotermiche). Durante il processo di pirolisi avviene una degradazione termica del materiale organico che può essere supportata anche da catalizzatori e, in tal caso, prende il nome di pirolisi catalitica. I prodotti di pirolisi sono: un gas combustibile chiamato gas di pirolisi, un liquido chiamato bio olio e un residuo carbonioso chiamato char. La percentuale di formazione delle frazioni gassosa, liquida e solida dipende principalmente, oltre che dalla composizione chimica della biomassa alimentata, dalla temperatura di processo e dal tempo di residenza della biomassa nel forno pirolitico. A seconda dei tempi di permanenza delle biomasse all’interno del reattore pirolitico e delle temperature di processo, la pirolisi è definita lenta (Gasification), veloce (Fast pyrolysis), o carbonizzazione (Carbonisation). La carbonizzazione è stata utilizzata fin dai tempi antichi per la produzione del carbone dalla legna. Attualmente nel settore delle biomasse la fast pyrolysis rappresenta il processo più utilizzato. La Tabella 42 illustra le percentuali dei prodotti di pirolisi ottenibili in funzione dei tempi di permanenza e delle temperature di processo. Un impianto di pirolisi è costituito da diverse operazioni unitarie, di cui le principali, pur considerando alcuni pretrattamenti aggiuntivi in funzione delle caratteristiche della biomassa in ingresso, sono (Figura 45): - sezione di triturazione/macinazione - sezione di essiccamento 122 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA - forno pirolitico - sezione di separazione del char dai vapori - sezione di ossidazione del char - sezione di condensazione della corrente gassosa - sezione di raccolta e stoccaggio del Bio olio - sezione di purificazione del gas di pirolisi - sezione di produzione dell’energia dal gas di pirolisi - sezione di trattamento del bio olio (upgrading). Pirolisi veloce (temperature moderate (500°C) e tempi di residenza di circa 10÷20 secondi) Carbonizzazione (temperature basse e lunghi tempi di residenza) Gassificazione (alte temperature e lunghi tempi di residenza) Bio olio [w/w] Char [w/w] Gas [w/w] 75% 12% 13% 30% 35% 35% 5% 10% 85% Tabella 42: I prodotti della pirolisi in funzione del tipo di processo. “w/w” indica che le concentrazioni sono espresse in percentuali in peso (Fonte: A. V. Bridgwater, An overview of fast pyrolysis, 2003) La biomassa legnosa deve essere trattata prima di essere inviata al reattore. Infatti, il materiale alimentato deve avere un’umidità non superiore al 10% e deve essere composto da particelle di diametro non superiore a 10 mm. Di conseguenza, a monte del forno pirolitico è necessario prevedere un sistema di pretrattamento della biomassa, costituito da un essiccatore e da un mulino per la macinazione molto spinta delle biomasse. Ciò comporta un aumento dei costi totali di investimento e di manutenzione. Attualmente la ricerca è incentrata prevalentemente sullo sviluppo dei reattori di pirolisi, che oggi rappresentano il 20% dei costi di investimento iniziale. Esistono diverse tipologie di pirolizzatori ma, per ragioni di complessità o per lo stato iniziale di sviluppo, non verranno trattati in dettaglio. Il gas di pirolisi contiene particelle carboniose che devono essere rimosse tempestivamente, poiché fungono da catalizzatore (acceleranti di reazione) e innescano delle reazioni che modificano la composizione chimica della corrente gassosa (cracking catalitico). I sistemi di separazione maggiormente utilizzati sono i cicloni. Solitamente vengono utilizzati due cicloni in serie, affinché il primo rimuova i residui carboniosi più grossolani e il secondo i fini ancora presenti nella miscela gassosa. Spesso le particelle di piccola dimensione non vengono eliminate e, in seguito della rimozione della frazione condensabile del gas di pirolisi, rimangono nel LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 123 Figura 45: Schema tipo di un impianto di pirolisi (Elaborazione Laboratorio Biocombustibili e Biomasse) bio olio, accelerandone l’invecchiamento e accentuandone la sua instabilità. Il char, la cui composizione varia in funzione delle caratteristiche della biomassa alimentata, può essere impiegato in diversi modi. Qualora la biomassa in ingresso al pirolizzatore sia costituita da residui lignocellulosici dell’agricoltura e della legna, il char è caratterizzato principalmente da: - Carbonio (60-90%) - Ossigeno (5-15%) - Idrogeno (0,1-1,5%) - Azoto (<1%) - ceneri (<10%) Il char ha un potere calorifico inferiore compreso tra 25 e 30 MJ kg-1 e può essere utilizzato in diversi campi. Uno dei suoi più diffusi impieghi è l’utilizzo come combustibile solido in caldaia, nella quale può essere alimentato singolarmente o miscelato con biomassa secca per aumentare l’efficienza di combustione. Un altro impiego si ha come carbone attivo, materiale utilizzato quale riempimento in sistemi di rimozione di inquinanti. Inoltre il residuo carbonioso può essere utilizzato nel processo di gassificazione per ottenere un gas ricco di Idrogeno. Recenti studi riportano il possibile impiego del char generato dal processo quale materiale per la costruzione di nanotubi di Carbonio. La frazione gassosa prodotta dal processo di pirolisi è costituita da vapori, gas e aerosol derivati dalla decomposizione della cellulosa e della lignina, e da un gas inerte (Azoto) utilizzato come gas di trasporto o di fluidizzazione. L’aerosol è composto da goccioline di liquidi di dimensioni sub-microniche e costituisce un grave problema sull’effettiva efficienza di recupero degli oli di pirolisi. I va- 124 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA pori devono subire un veloce raffreddamento per minimizzare il trascinamento dell’aerosol nell’olio. La composizione dei gas ottenuti dalla pirolisi della cellulosa è illustrata nella Tabella 43. Il gas di pirolisi è solitamente utilizzato come gas combustibile o inviato in testa CO H2 H2+CO Metano Propilene Etano Etilene Senza formazione di char Con formazione di char 41,8 25,8 67,6 15,5 1,5 2,2 8,7 63,5 21,3 84,8 9,7 1,7 1,7 0,8 [moli/moli] [moli/moli] Tabella 43: Composizione del gas di pirolisi della cellulosa (Fonte: A. V. Bridgwater, An overview of fast pyrolysis, 2003) all’impianto come fluido riscaldante di processo. La composizione degli oli di pirolisi è strettamente legata alla composizione della biomassa in ingresso, al tipo di reattore utilizzato ed ai sistemi di separazione e raffreddamento. Essi sono spesso chiamati olio, bio olio o bio petrolio, nonostante non siano miscibili con gli idrocarburi liquidi. Le massime efficienze di conversione in bio olio si ottengono in un intervallo di temperatura di 450÷550°C e con un tempo di residenza pari a 0,5÷5 secondi. Nella Tabella 44 sono illustrate le caratteristiche tipiche dell’olio ottenuto dal processo di fast pyrolysis. Il bio olio, essendo un combustibile liquido, è utilizzabile in sostituzione dei carburanti tradizionali per motori, turbine e caldaie. Tuttavia, è necessario effettuare un trattamento prima del suo impiego, principalmente per separare la frazione acquosa e le impurezze, e correggerne il pH. Il suo calore specifico è di circa 17 MJ kg-1 con il 25% in peso di acqua. Tra i principali svantaggi della pirolisi vi è il fatto che si tratta di un processo recente, utilizzato soprattutto in impianti di piccola taglia e, nella maggior parte dei casi, di ricerca. L’investimento iniziale è molto elevato e l’impianto richiede elevati costi di manutenzione. Inoltre la pirolisi delle biomasse richiede pretrattamenti che danno luogo ad ulteriori costi di investimento e di gestione. Anche il trattamento del bio olio genera ulteriori costi e la normativa relativa al suo impiego è in evoluzione. Infine è fondamentale la conoscenza delle proprietà chimico-fisiche delle biomasse alimentate, perché da queste dipende la resa e la composizione chimica dei prodotti di pirolisi. LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 125 Contenuto di Umidità 15÷30% pH 2,5 Peso specifico 1,2 Analisi elementare su base umida C 55÷58% H 5,5÷7,0% N 0÷0,2% S <0,01% Ash 0÷0,2% O 35÷40% solidi 1% PCI 16÷19 MJ kg-1 Viscosità (a 40°C) 40÷100 cp Residui distillazione sotto vuoto >50% Tabella 44: Composizione del bio olio (Fonte: A. V. Bridgwater, An overview of fast pyrolysis, 2003) Tra i maggiori vantaggi della pirolisi rispetto alle altre tecnologie di trattamento termochimico vi è invece il minore impatto ambientale delle emissioni in atmosfera e al suolo in termini di volumi prodotti e di pericolosità. Attualmente il campo di maggiore applicazione del processo di pirolisi è il trattamento dei rifiuti. 126 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 7.4 Piro-Gassificazione La piro-gassificazione è un processo di conversione termochimica che si sviluppa in due stadi consecutivi di pirolisi e di gassificazione. Il primo stadio opera a temperature comprese tra 300°C e 600°C e origina oli, gas di pirolisi e carbone (char). Il secondo si realizza a temperature comprese fra 1.000°C e 1.100°C. Lo schema complessivo del processo è mostrato nella Figura 46. Il char generato dalla pirolisi è sottoposto a combustione con Ossigeno o aria, mentre per il gas di pirolisi è richiesto un post-trattamento prima dell’impiego nella cogenerazione di energia elettrica e termica. Il suo vantaggio principale consiste nel fatto che il gas può essere impiegato immediatamente nel luogo di produzione, stoccato in gasometri o trasportato in un gasdotto ai punti di utilizzo. Nel caso delle biomasse legnose si può ottenere la produzione di 1,4÷1,5 Nm3 kg-1 di gas costituito fondamentalmente da CO, H2, N2, CH4, CO2. Il gas può essere impiegato in caldaie, turbine a gas, motori endotermici e, nel caso sia effettuata l’eliminazione di CO, in celle a combustibile. I piro-gassificatori possono essere alimentati con cippato o pellet di legno, e la biomassa da alimentare deve essere pretrattata con gli essiccatori e con le macchine cippatrici o pelletizzatrici. Infatti occorre che il combustibile in ingresso abbia una pezzatura uniforme, di dimensioni ridotte e con un tenore di umidità piuttosto basso. Tali impianti richiedono una costante e adeguata manutenzione che incide notevolmente sui costi operativi di esercizio. Char Alimentazione Pirolisi Gas di pirolisi Ossigeno Gassificazione Ceneri allo smaltimento TAR Gas Raffreddamento Condensazione Acqua Gas Purificazione Quench Gas Filtri a carboni attivi Gas di sintesi purificato Stoccaggio Fanghi Smaltimento Motori Energia elettrica Energia termica Figura 46: Schema di un processo di piro-gassificazione (A. Arioli, Informatore Agrario 34/2008) LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 127 Figura 47: Sezione del piro-gassificatore di Castelfranco di Sotto (PI) (Arpa Toscana) 128 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 8. Valutazione del potenziale energetico del territorio A seguito della stima della disponibilità di biomasse per usi energetici e delle analisi di laboratorio per la caratterizzazione delle stesse, è stato stimato il potenziale energetico del territorio ogliastrino. La stima della biomassa disponibile per scopi energetici nella Provincia dell’Ogliastra è stata condotta separatamente per le due grandi categorie forestali delle conifere e delle latifoglie. Le specie di conifere analizzate dal punto di vista energetico sono sette, mentre le specie di latifoglie sono quattro. Per definire il potere calorifico di ogni categoria forestale è stato, pertanto, necessario applicare una media dei poteri calorifici medi delle singole specie. Per la valutazione del potenziale energetico sono stati considerati i poteri calorifici inferiori (PCI) sul campione su base umida, poiché corrispondenti alle condizioni che si verificano comunemente negli impianti di generazione. Il contenuto energetico delle biomasse idonee alla produzione di cippato è stato calcolato con riferimento a due condizioni: a. l’utilizzo di latifoglie e di conifere scortecciate b. l’utilizzo di latifoglie e di conifere non scortecciate Le stime sono state effettuate per entrambe le ipotesi di utilizzazione, in quanto la presenza di resina nella corteccia delle conifere può dare problemi di entità non trascurabile agli impianti di generazione. Infatti spesso si riscontra negli impianti la formazione di catrami e incrostazioni causati dalla combustione incompleta. Questi fenomeni determinano la necessità di una manutenzione continua dell’impianto con frequenti fermi macchina. Per quanto attiene alla valutazione del potenziale energetico delle biomasse idonee alla produzione di legna da ardere, il calcolo è stato riferito alle sole latifoglie, mentre per la produzione di cippato sono state considerate sia le latifoglie che le conifere, come riportato nella Tabella 9, in funzione del tipo di gestione e delle caratteristiche di prelievo considerate. Per la singola specie di conifera è stato calcolato il PCI medio fra esposizione Nord e Sud, sia prendendo in esame l’intera pianta con corteccia che la stessa privata di corteccia. Il PCI medio è stato calcolato come media pesata dei PCI del tronco con o senza corteccia e della ramaglia, sulla base delle relative percentuali di biomassa epigea riportate nelle Tabelle 12-34. Per le conifere questo calcolo è stato eseguito per ogni specie arborea, esposizione e nelle ipotesi di mantenere o rimuovere la corteccia. Al fine di ottenere i due PCI medi delle conifere non scortecciate e scortecciate, è stata applicata la media dei poteri calorifici inferiori medi delle 7 specie. LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 129 Per le latifoglie è stato effettuato lo stesso tipo di calcolo, prendendo in esame le 4 specie analizzate e con la media ponderata riferita solamente al tronco con corteccia e alla ramaglia. Per quanto riguarda i boschi misti di conifere e latifoglie, non essendo nota la relativa distribuzione delle due categorie forestali sul territorio, è stata applicata la media aritmetica dei poteri calorifici medi delle due categorie arboree. Il potere calorifico inferiore medio per i boschi misti è stato stimato nelle due condizioni assunte per le conifere, ossia con il tronco scortecciato o non scortecciato. Le percentuali di ripartizione delle varie componenti della biomassa epigea sono state stimate mediante l’attribuzione di valori medi misurati in cantieri forestali dell’Ente Foreste nella Provincia dell’Ogliastra e da tavole di cubatura, adoperando come dati di input i dati dendrometrici misurati sulle piante abbattute ai fini delle analisi di laboratorio. In particolare i valori assegnati al pino radiata, al pino delle Canarie, al cedro e al leccio sono riferiti a misure medie in cantieri dell’Ente Foreste in Ogliastra e sono identici per le esposizioni Nord e Sud. Per il leccio è stata applicata una media fra le percentuali riferite a ceppaia e matricina. Le percentuali assegnate al pino d’Aleppo, al pino domestico, al pino marittimo, al pino nero e all’eucalipto sono state ricavate dalle tavole di cubatura disponibili in letteratura (Tabacchi et al., 2011), considerando separatamente le esposizioni Nord e Sud. Per le specie arbustive (macchia mediterranea mista e corbezzolo) non è stato possibile reperire percentuali di ripartizione delle componenti epigee e, pertanto, si è scelto di adoperare le percentuali riferite al leccio. PCI medio (tronco con CONIFERE Pino radiata Pino delle Canarie Cedro Pino d’Aleppo Pino domestico Pino marittimo Pino nero LATIFOGLIE Leccio Eucalipto Corbezzolo Macchia mediterranea mista PCI medio corteccia e ramaglie) (tronco senza corteccia e ramaglie) MJ kg-1 7,50 10,49 12,49 8,75 7,66 9,64 8,72 MJ kg-1 7,57 10,62 12,45 9,52 7,64 9,79 8,18 10,39 9,42 11,03 12,66 Tabella 45: Poteri calorifici inferiori su base umida delle specie arboree analizzate 130 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA I valori di PCI su base umida ottenuti per le singole specie sono riportati in Tabella 48. I PCI medi delle conifere sono risultati pari a: a. conifere scortecciate 9,32 MJ kg-1 b. conifere non scortecciate 9,40 MJ kg-1 Dai PCI delle conifere si può notare che la corteccia, che rappresenta il 12% dell’intera pianta, secondo quanto riportato dall’Ente Foreste della Sardegna per la specie Pinus radiata in località Perda Sterria (Comuni di Domus de Maria e Pula) di età di 26 anni, non apporta variazioni sostanziali di potere calorifico. Per le latifoglie il PCI medio stimato è pari a 10,87 MJ kg-1, mentre per i boschi misti di conifere e latifoglie i risultati sono i seguenti: a. latifoglie e conifere scortecciate 10,10 MJ kg-1 b. latifoglie e conifere non scortecciate 10,13 MJ kg-1 È importante osservare che la ramaglia possiede un potere calorifico maggiore delle altre parti della pianta ma presenta alcune criticità legate al suo utilizzo come combustibile. Infatti il cippato con ramaglie produce un’elevata quantità di polveri che rendono difficile la conservazione dello stesso e contiene una maggiore quantità di ceneri rispetto al cippato ottenuto solamente da tronchi. Per contro, la cippatura consente il recupero di parti della pianta difficilmente recuperabili come assortimenti (tale quota rappresenta circa il 15-20% della biomassa ritratta), che normalmente vengono lasciate in bosco, andando a incrementare il carico di incendio. Come già accennato in precedenza, per l’ottenimento del potenziale energetico annuo del territorio ogliastrino si è fatto riferimento alla ripartizione fra biomasse per cippato e biomasse per legna da ardere. I poteri calorifici ottenuti sono stati moltiplicati per le tonnellate stimate di biomassa fresca. I risultati sono riportati nella Tabella 46. BIOMASSA PER CIPPATO Potenziale energetico annuo (MJ) Potenziale energetico annuo (GWh) Conifere scortecciate e latifoglie 290.139.072 80,6 Conifere non scortecciate e latifoglie 288.450.914 80,1 BIOMASSA PER LEGNA DA ARDERE Potenziale energetico annuo (MJ) Potenziale energetico annuo (GWh) Latifoglie 160.140.276 44,5 Tabella 46: Potenziali energetici per cippato e legna da ardere LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 131 Il potenziale energetico complessivo è di 125,1 GWh anno-1 nel caso dell’utilizzo di conifere non scortecciate, mentre nel caso si utilizzino conifere scortecciate il potenziale totale è di circa 124,6 GWh anno-1, con una differenza fra i due risultati di 0,5 GWh annui. Tale dato rappresenta la massima energia contenuta nella biomassa stimata. Facendo riferimento al fatto che non è stato possibile considerare nel modello di stima il fattore limitante dell’accessibilità, poiché non è attualmente disponibile una mappatura aggiornata e adeguatamente dettagliata della viabilità forestale, i quantitativi di biomassa sono inferiori rispetto a quelli calcolati nel presente lavoro, con conseguente riduzione del potenziale energetico rispetto a quello precedentemente descritto. Inoltre se si osserva la carta delle aree vocate per l’utilizzo di biomasse come legna da ardere o cippato (Figura 48), appare chiaro che non tutta la biomassa stimata può essere realmente utilizzata. Infatti, in molte aree le biomasse ritraibili sono distribuite in modo eccessivamente frammentario e la loro asportazione finalizzata all’alimentazione di un ipotetico unico impianto in territorio provinciale risulterebbe fortemente antieconomica. I costi di taglio, esbosco e trasporto alla centrale incidono notevolmente sulla costituzione di una ipotetica filiera legno-energia e di ciò occorre tenere conto nella pianificazione della stessa. Per progettare gli interventi di utilizzazione energetica della biomassa nell’ottica della sostenibilità ambientale, sociale ed economica, è opportuno che l’impiego della biomassa avvenga vicino al suo luogo di produzione (filiera corta). Nel territorio regionale sono attualmente presenti due impianti di conversione energetica di biomasse lignocellulosiche. L’unico impianto in marcia totalmente alimentato a biomassa lignocellulosica, della Società Sardinia Bio Energy, è situato nel Comune di Serramanna, nella Provincia del Medio Campidano ed è stato avviato nel 2009. L’impianto è costituito da una centrale di combustione con potenza attiva elettrica nominale netta di 11,8 MWe. Un altro impianto a biomasse lignocellulosiche è una sezione di combustione della centrale Sulcis di proprietà dell’Enel, situata a Portoscuso, nella Provincia del Sulcis Iglesiente. Tale impianto utilizza anche carbone e olio combustibile e le biomasse legnose impiegate non hanno origine locale. Nella Provincia dell’Ogliastra non sono attualmente presenti impianti di utilizzazione energetica delle biomasse legnose. Vi è, comunque, un progetto di sviluppo agro-industriale nel Comune di Barisardo che, utilizzando i residui agricoli agro-industriali e forestali, prevede di impiegare la tecnologia della gassificazione a Ossigeno. Per quanto attiene alla possibilità di localizzare impianti di produzione dell’energia alimentati con biomasse forestali in Ogliastra, dalla carta della disponibilità di biomasse si deduce che potranno essere realizzati impianti di piccola taglia. Tali impianti, alimentati da biomasse prelevate secondo criteri che tengano conto delle condizioni e della densità della rete viaria locale, garantiranno il 132 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA soddisfacimento del fabbisogno energetico di piccoli edifici (scuole, uffici), non solo nel rispetto della sostenibilità dei prelievi di legname e degli equilibri ecosistemici del sistema bosco, ma anche in base alle caratteristiche peculiari del tessuto socio-economico del territorio ogliastrino. La mappa delle aree vocate alla produzione di cippato e legna da ardere consente di definire alcune aree nelle quali la disponibilità di cippato può consentire l’installazione di piccoli impianti. La maggiore disponibilità di biomassa per cippato è concentrata in particolar modo nelle quattro aree cerchiate nella Figura 48. Sulla base della stima di biomassa distinta per singoli Comuni della Provincia, è stato possibile calcolare i potenziali energetici per cippato e legna da ardere per ciascuno di essi (Tabella 47). Il Comune col potenziale energetico più elevato, sia per quanto riguarda la biomassa da cippato che quella da legna da ardere, è Seui, con circa 21 GWh annui di energia primaria contenuta nel potenziale combustibile. I Comuni di Seui, Arzana, Villagrande Strisaili, Ulassai, Ussassai, Baunei, Jerzu e Gairo hanno potenziali energetici da cippato maggiori rispetto agli altri Comuni della Provincia. Per quanto riguarda invece la sola legna da ardere, i maggiori potenziali energetici si ritrovano nei Comuni di Baunei, Seui e Villagrande Strisaili. Al fine di rappresentare le potenzialità della Provincia dell’Ogliastra per lo sviluppo di filiere locali a cippato, si può indicare a titolo di esempio l’energia elettrica e termica ottenibile dall’installazione di impianti che lavorino in assetto cogenerativo. LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 133 Figura 48: Carta della vocazionalità delle aree forestali per la produzione di cippato e legna da ardere nella Provincia dell’Ogliastra 134 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 135 12,48 1,87 3,41 1,08 0,21 3,53 0,28 0,67 6,96 3,01 0,13 0,36 1,31 0,92 15,43 2,52 2,93 2,34 0,68 6,51 0,10 7,02 6,86 12,41 1,86 3,39 1,07 0,21 3,51 0,27 0,66 6,92 2,99 0,13 0,36 1,30 0,92 15,33 2,50 2,91 2,32 0,68 6,47 0,10 6,98 6,82 6,17 2,00 0,25 6,01 1,24 0,11 2,63 0,02 0,34 2,52 1,24 0,33 0,14 2,19 1,60 5,49 2,06 1,76 0,24 0,47 2,37 3,47 1,86 Potenziale energetico da legna da ardere [GWh anno] 12,99 14,41 2,11 9,39 2,32 0,32 6,14 0,29 1,00 9,44 4,23 0,47 0,50 3,49 2,51 20,82 4,56 4,67 2,56 1,14 8,85 3,57 8,83 Potenziale energetico da cippato di latifoglie e conifere non scortecciate e da legna da ardere [GWh anno] 13,03 14,49 2,12 9,41 2,32 0,32 6,16 0,29 1,01 9,48 4,25 0,47 0,50 3,50 2,52 20,92 4,58 4,68 2,57 1,15 8,89 3,57 8,88 Potenziale energetico da cippato di latifoglie e conifere scortecciate e da legna da ardere [GWh anno] Tabella 47: Potenziali energetici distinti per tipologia di utilizzo della biomassa in ciascun Comune della Provincia Ogliastra ARZANA BARISARDO BAUNEI CARDEDU ELINI GAIRO GIRASOLE ILBONO JERZU LANUSEI LOCERI LOTZORAI OSINI PERDASDEFOGU SEUI TALANA TERTENIA TORTOLI’ TRIEI ULASSAI URZULEI USSASSAI VILLAGRANDE STRISAILI COMUNE Potenziale energetico da cippato di latifoglie e conifere scortecciate [GWh anno] Potenziale energetico da cippato di latifoglie e conifere non scortecciate [GWh anno] Se si considera un impianto di conversione energetica di biomassa legnosa con rendimento elettrico pari al 15% e un’efficienza termica di circa il 70% (rendimento globale 85%), che funzioni per 8.000 ore annue, si stima che dalla biomassa destinata alla produzione di cippato si possono ottenere circa 1,5 MW elettrici e fino a 7 MW termici, per una potenza globale in cogenerazione di 8,5 MW. Se si ipotizzasse l’installazione di 10 impianti di cogenerazione con i rendimenti sopra elencati, ciascuno produrrebbe circa 150 kW di energia elettrica. L’utilizzo delle biomasse forestali in piccoli cogeneratori consentirebbe infatti di valorizzare al meglio il potenziale energetico del territorio. Un aspetto importante da valutare è il costo di approvvigionamento delle biomasse. Esso varia a seconda che si consideri legna da ardere, cippato o pellet. I costi a quintale per le tre tipologie di combustibile sono riportati in Tabella 48. Tipologia di combustibile Legna da ardere Cippato Pellet Costo € q-1 11÷13 8÷12 15÷35 Tabella 48: Costi a quintale della legna da ardere, del cippato e del pellet (Fonte: CTI, Progetto Fuoco, Allegato 1, G. Riva, 2008) Considerando il fatto che i prezzi delle diverse forme commerciali delle biomasse sono sensibili alle fluttuazioni di mercato, si può valutare l’opportunità di installare caldaie combinate (per esempio le caldaie a cippato e/o pellet o le caldaie a legna e/o pellet). Per tutte le considerazioni fatte sulla sostenibilità dei prelievi di legname, sulle specificità socio-economiche del territorio esaminato e sulla fattibilità tecnicoeconomica dell’utilizzo delle migliori tecnologie impiantistiche per la produzione energetica da biomasse forestali, è auspicabile l’installazione di piccoli impianti a servizio di piccole utenze. Con ciò si incentiverà l’autoefficienza energetica senza che venga meno la qualità dell’ambiente. 136 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA Conclusioni L o studio eseguito ha permesso di trarre delle importanti conclusioni per la valorizzazione del patrimonio agroforestale dell’Ogliastra in termini energetici e per una più razionale gestione del territorio. Sono stati individuati i boschi di conifere e latifoglie, ma non è stato possibile risalire alla composizione specifica, in quanto non è attualmente disponibile una cartografia della vegetazione per l’intero territorio provinciale. Con l’impiego di un modello spaziale di stima della massa legnosa potenzialmente utilizzabile per i fini energetici è stato calcolato un quantitativo di circa 47.260 tonnellate annue. Tale modello, di tipo vocazionale, si basa sulla carta dell’uso del suolo (aggiornata con le informazioni della carta della vegetazione disponibile per 7 Comuni), sulle caratteristiche morfologiche del territorio e su misure realizzate in campo. È stata stimata una disponibilità potenziale di legna da ardere di circa 14.730 tonnellate (boschi di latifoglie) e una disponibilità potenziale di massa legnosa da trasformare in cippato e/o pellet (boschi di conifere e latifoglie) di circa 32.530 tonnellate. È stata eseguita la caratterizzazione chimico-fisica di 58 campioni di biomasse forestali, che ha consentito di determinare i parametri di processo fondamentali quali ceneri, umidità, rapporto C/N, Zolfo, Azoto. Oltre a questo è stato possibile caratterizzare energeticamente le biomasse legnose (PCS e PCI) e ottenere dei dati, non rilevati in precedenza, relativi all’impiego energetico delle stesse. Il potenziale energetico complessivo determinato è di 125,1 GWh anno-1 in caso di utilizzo di conifere non scortecciate e di 124,6 GWh anno-1 in caso di impiego di conifere scortecciate. Si può ipotizzare di ottenere dalla biomassa per cippato una potenza installabile effettiva globale di circa 1,5 MW elettrici. Tale valore si può ricondurre all’installazione di circa 10 impianti da 150 kW elettrici. Prendendo in esame un assetto cogenerativo, si può considerare anche l’ottenimento di 7 MW termici. Con queste premesse, idee progettuali che contemplino l’installazione di impianti centralizzati di media taglia (1 MW di potenza) con impiego di biomasse di produzione locale possono risultare di difficile realizzazione. Sulla base della stima della biomassa potenzialmente ritraibile, della sua distribuzione eterogenea sul territorio e del suo potenziale energetico è possibile e auspicabile l’installazione solamente di impianti di piccola taglia, distribuiti nelle zone più vocate della provincia. La tecnologia più adeguata per la cogenerazione di energia elettrica e termica sembra essere la combustione, da realizzarsi mediante unità in assetto cogenerativo per sfruttare sia la componente elettrica che quella termica e accedere LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 137 agli incentivi previsti dalle norme. La realizzazione di impianti di piccola taglia consente di ipotizzare usi civici dell’energia elettrica e termica generate, identificando come utenti finali pertinenze pubbliche quali uffici, scuole ed altre strutture comunali. Impianti della taglia indicata in precedenza risultano particolarmente sostenibili sia dal punto di vista economico che ambientale. Infatti, essi possono essere alimentati con biomasse provenienti interamente da filiere locali e contribuire ad una migliore gestione del territorio e ad un utilizzo razionale delle risorse forestali. La pulizia dei boschi per esempio può rappresentare una fonte costante di materie prime e risulta di fondamentale importanza nella prevenzione di calamità quali incendi, che nel periodo estivo rappresentano una grave minaccia per il patrimonio forestale dell’intera regione. Tuttavia per lo sfruttamento continuo delle biomasse forestali a fini energetici è necessario che la Provincia Ogliastra si doti di strumenti di pianificazione forestale che consentano una programmazione a lungo termine dell’intera filiera. La pianificazione forestale territoriale e di dettaglio è condizione essenziale affinché le amministrazioni, i proprietari e i gestori di aree forestali possano programmare in modo sostenibile l’utilizzo delle superfici forestali, al fine di perpetuare nel tempo la risorsa boschiva locale, a beneficio della produzione di biomasse per l’autoconsumo. Considerato il fatto che una parte rilevante del patrimonio forestale vocato alla produzione di biomasse ricade all’interno delle terre civiche, la destinazione principale delle biomasse forestali dell’Ogliastra dovrebbe essere quella del soddisfacimento del mercato locale. Occorre inoltre evidenziare che la gestione e la proprietà forestale in Ogliastra sono ascrivibili ad una pluralità di soggetti, ma non è stato possibile discriminare la gestione comunale pubblica dalla proprietà privata. Il lavoro congiunto svolto dalla Provincia dell’Ogliastra e da Sardegna Ricerche ha prodotto risultati apprezzabili dal punto di vista pratico. Esso, opportunamente integrato con altri significativi elementi, può rappresentare un valido modello operativo non solo per la Provincia dell’Ogliastra, ma anche per altre aree della Sardegna. In particolare la metodologia utilizzata e verificata in questo contesto ha mostrato la sua efficacia in termini di rapidità e semplicità d’uso. È auspicabile che uno strumento di questo genere trovi applicazione in tutto il territorio regionale, anche per altre tipologie di biomasse, per valutare l’opportunità di impiego di queste materie prime rinnovabili da un punto di vista economico e ambientale. 138 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA ALLEGATO I Carta della vocazionalità delle aree forestali nella Provincia dell’Ogliastra LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 139 ALLEGATO II Schede botaniche 140 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA PINO MARITTIMO DATI BOTANICI FAMIGLIA Pinaceae GENERE Pinus SPECIE Pinus pinaster Aiton INQUADRAMENTO GEOGRAFICO COMUNE LOCALITÀ Arzana Nord: Su Cardosu Sud: Monte Cuscullai COROLOGIA, SELVICOLTURA E UTILIZZI L’areale del pino marittimo si identifica con la parte occidentale del bacino del Mediterraneo e con il settore atlantico della Penisola Iberica e della Francia. In Sardegna è spontaneo nei Monti della Gallura. è stata una delle specie più utilizzate nei rimboschimenti collinari e montani, ed è impiegata anche nei rimboschimenti degli arenili e nella fissazione delle dune. In Ogliastra è stato utilizzato nei rimboschimenti dell’Ente Foreste (prima Azienda Foreste Demaniali della regione sarda), principalmente nelle stazioni montane a oltre i 1000 m di quota. La specie è stata impiegata, soprattutto, nelle aree fitoclimatiche del Lauretum sottozona media e fredda, con condizioni edafiche medie, riportando risultati tra i 4÷5 m3ha-1anno-1. Tali produzioni sono state superate nelle stazioni con terreni più profondi. A differenze delle altre conifere ha dimostrato una buona capacità di rinnovazione naturale. Dai risultati ottenuti risulta una specie interessante da utilizzare nella selvicoltura produttiva, e tollera anche le zone marginali con caratteristiche edafiche critiche per le altre conifere a rapido accrescimento, come il pino radiata e il pino nero. INFORMAZIONI RELATIVE ALLA STAZIONE DI CAMPIONAMENTO COMPOSIZIONE ARBOREA STRUTTURA E GESTIONE Specie principale: Specie accessorie: Governo: Trattamento: Pinus pinaster Nord: Arbutus unedo L., Phillyrea sp., Erica arborea L. Sud: Quercus ilex L. Arbutus unedo L., Phillyrea sp., Erica arborea L. Fustaia Assente LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 141 PINO D’ALEPPO DATI BOTANICI FAMIGLIA Pinaceae GENERE Pinus SPECIE Pinus halepensis Miller INQUADRAMENTO GEOGRAFICO COMUNE Villagrande Strisaili LOCALITÀ Nord: Gorbini–Sa Mina Sud: Gorbini-Baccu Stria COROLOGIA, SELVICOLTURA E UTILIZZI La specie è presente in tutte le zone costiere del Mediterraneo e del Mar Nero. In Sardegna si trova allo stato spontaneo a Porto Pino e nell’isola di S. Pietro. In Ogliastra, come del resto in tutta la Sardegna, non ha trovato molta diffusione nei rimboschimenti. Tra le poche aree in cui è presente si può citare il rimboschimento di Gorbini nel territorio di Villagrande Strisaili. Allo stato attuale non esistono studi riportanti gli incrementi di volume ottenuti da tale specie nell’areale ogliastrino, tuttavia le produzioni del pino d’Aleppo si possono ritenere discrete, anche in considerazione del fatto che tale specie è stata impiegata in aree critiche dal punto di vista pedologico. Si può ritenere una specie da impiegare nella selvicoltura protettiva, e non si esclude un suo impiego per la produzione di biomassa di origine forestale. INFORMAZIONI RELATIVE ALLA STAZIONE DI CAMPIONAMENTO COMPOSIZIONE ARBOREA STRUTTURA E GESTIONE Specie principale: Specie accessorie: Governo: Trattamento: Pinus halepensis Quercus suber L., Phillyrea sp., Erica arborea L. Fustaia Assente 142 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA PINO DOMESTICO DATI BOTANICI FAMIGLIA Pinaceae GENERE Pinus SPECIE Pinus Pinea L. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO COMUNE Gairo LOCALITÀ Nord: Sarcerei Sud: Monte Sa Ceresia COROLOGIA, SELVICOLTURA E UTILIZZI Specie con probabile indigenato nell’areale mediterraneo con impronta atlantica. In Sardegna è considerato spontaneo a Porto Pino ed è stata una delle specie più impiegate nei rimboschimenti sia delle zone litoranee che di quelle collinari. A differenza di altre zone della Sardegna, in Ogliastra è stato impiegato anche nelle aree montante o sub montane. In particolare nell’area del Monte Idolo (Arzana) il pino domestico si estende da circa 750 m a quasi 1200 m di quota. Lo stesso vale per il pino domestico presente nel territorio di Gairo Sant’Elena in località Sarcerei. Nel territorio ogliastrino il pino domestico ha dimostrato un buon adattamento anche nei terreni poco profondi. Gli incrementi di volume sono in linea, se non superiori, con le medie regionali. Gli impianti di pino domestico, in genere, non sono stati sottoposti a interventi colturali come i diradamenti. Allo stato attuale sono utilizzati in parte per la produzione di pinoli. INFORMAZIONI RELATIVE ALLA STAZIONE DI CAMPIONAMENTO COMPOSIZIONE ARBOREA STRUTTURA E GESTIONE Specie principale: Specie accessorie: Governo: Trattamento: Pinus pinea Quercus ilex L., Arbutus unedo L., Phillyrea sp., Erica arborea L. Fustaia Assente LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 143 PINO NERO DATI BOTANICI FAMIGLIA Pinaceae GENERE Pinus SPECIE Pinus nigra Arnold INQUADRAMENTO GEOGRAFICO COMUNE Arzana LOCALITÀ Nord: Masoni e Crabas Sud: Cidolai COROLOGIA, SELVICOLTURA E UTILIZZI Il pino nero è distribuito in maniera frammentaria nelle regioni montuose del Mediterraneo (dal Nord Africa alla penisola Iberica e Anatolica). Alcuni autori distinguono nella parte europea dell’areale cinque sottospecie. In Sardegna, ed in particolare nei rimboschimenti dell’Ogliastra, è diffuso principalmente il Pinus nigra subsp. Laricio che alcuni autori indicano come una specie a sé stante. Nel presente lavoro tuttavia si parla genericamente di pino nero. In Sardegna il pino nero è stato introdotto circa cinquanta anni fa nelle foreste demaniali del Goceano dove ha dato origine a dei soprassuoli che raggiungono i 30 m di altezza. In Ogliastra negli anni ‘70 sono stati realizzati degli impianti che hanno dato buoni risultati, in particolare le pinete di Seui, Arzana e Villagrande Strisaili. La specie è stata introdotta in aree montuose con quote superiori ai 700 m, nella sottozona fredda del Lauretum e nella sottozona calda del Castanetum. Dal punto di vista edafico, il pino nero, è stato impiegato su terreni profondi e mediamente profondi. In genere preferisce i suoli di origine silicatica che sono più idonei rispetto a quelli di origine calcarea. Dall’analisi dei popolamenti presenti si suggerisce un utilizzo del pino nero in aree montane con suoli di origine silicatica dotati di sufficiente profondità. INFORMAZIONI RELATIVE ALLA STAZIONE DI CAMPIONAMENTO COMPOSIZIONE ARBOREA STRUTTURA E GESTIONE Specie principale: Specie accessorie: Governo: Trattamento: Pinus nigra Quercus ilex L. Fustaia Assente 144 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA PINO RADIATA DATI BOTANICI FAMIGLIA Pinaceae GENERE Pinus SPECIE Pinus radiata Don INQUADRAMENTO GEOGRAFICO COMUNE Arzana LOCALITÀ Nord: Pirastu Sud: Argiola Edera COROLOGIA, SELVICOLTURA E UTILIZZI Specie originaria della Baia di Monterey in California, per le sue capacità produttive si è diffusa in tutto il mondo. In Italia è stata utilizzata soprattutto nel meridione per la costituzione di rimboschimenti produttivi. A partire dagli anni ‘70 è stata la conifera a rapido accrescimento più impiegata in Sardegna e in Ogliastra. È stata messa a dimora a partire dalle zone collinari a bassa quota fino alle zone montane (800÷1000 m di quota). La specie ha manifestato le sue capacità produttive solo su suoli profondi e mediamente profondi con precipitazione medie annue di almeno 600÷700 mm. Da rilievi dendrometrici eseguiti nelle pinete di pino radiata nel territorio della Provincia Ogliastra, si riscontrano età variabili tra 25 e 35 anni, e incrementi medi annui di volume variabili tra 12 e 15 m3ha-1anno-1. INFORMAZIONI RELATIVE ALLA STAZIONE DI CAMPIONAMENTO COMPOSIZIONE ARBOREA STRUTTURA E GESTIONE Specie principale: Specie accessorie: Governo: Trattamento: Pinus radiata Quercus ilex L. Arbutus unedo L., Erica arborea L. Fustaia Assente LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 145 PINO DELLE CANARIE DATI BOTANICI FAMIGLIA Pinaceae GENERE Pinus SPECIE Pinus canariensis Sweet INQUADRAMENTO GEOGRAFICO COMUNE Villagrande Strisaili LOCALITÀ Gorbini-Fenarbu COROLOGIA, SELVICOLTURA E UTILIZZI È una specie che proviene dalle Canarie che in Italia trova il clima ottimale nelle regioni calde del meridione. Si distingue dalle altre conifere perché ha la capacità di riprodursi per via agamica, cioè attraverso polloni dalla ceppaia dopo il taglio o una volta percorsa da incendio. In Sardegna è meno diffusa rispetto al pino radiata e si rinviene soprattutto nelle zone del Sulcis Iglesiente. In Ogliastra è stato impiegato nei cantieri dell’Ente Foreste di Baunei e Villagrande Strisaili. Allo stato attuale non esistono studi auxonometrici in grado di valutare i risultati produttivi di tale specie. In base ad una prima stima, considerando che si tratta di popolamenti di circa 25÷30 anni realizzati su terreni con classi di fertilità medie, si può affermare che i risultati sono discreti. È una specie interessante dal punto di vista produttivo che presenta il campo di applicazione nella zona fitoclimatica del Lauretum caldo e medio con suoli profondi o mediamente profondi e precipitazioni non troppo scarse. INFORMAZIONI RELATIVE ALLA STAZIONE DI CAMPIONAMENTO COMPOSIZIONE ARBOREA STRUTTURA E GESTIONE Specie principale: Specie accessorie: Governo: Trattamento: Pinus canariensis Nord: Quercus suber L., Phillyrea sp. Sud: Quercus suber L., Phillyrea sp., Mirtus communis L. Fustaia Assente 146 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CEDRO DATI BOTANICI FAMIGLIA Pinaceae GENERE Cedrus SPECIE Cedrus atlantica Carrière INQUADRAMENTO GEOGRAFICO COMUNE Villagrande Strisaili LOCALITÀ G.na Antini COROLOGIA, SELVICOLTURA E UTILIZZI Il genere Cedrus si limita a tre specie di provenienza montano-mediterranee e una specie himalayana: C. atlantica, C. libani, C. brevifolia, C. deodora. I cedri sono stati introdotti in Sardegna in tempi relativamente recenti per il rimboschimento di zone collinari e montane e per scopi ornamentali. Nei rimboschimenti dell’Ogliastra è diffuso principalmente il cedro dell’Atlante. Tali specie sono state impiegate principalmente nei rimboschimenti della sottozona fredda del Lauretum e nella sottozona calda del Castanetum. L’impiego in terreni troppo superficiali e rocciosi ha prodotto risultati molto scarsi. In linea generale si può affermare che l’impiego del cedro è consigliabile su aree caratterizzate da suoli profondi o mediamente profondi, silicatici con precipitazioni superiori a 800 mm annui. I suoli carbonatici sono tollerati solo se abbastanza profondi e in località piovose. INFORMAZIONI RELATIVE ALLA STAZIONE DI CAMPIONAMENTO COMPOSIZIONE ARBOREA STRUTTURA E GESTIONE Specie principale: Specie accessorie: Governo: Trattamento: Cedrus atlantica Nord: Quercus ilex L. Sud: Quercus ilex L., Arbutus unedo L., Erica arborea L. Fustaia Assente LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 147 LECCIO DATI BOTANICI FAMIGLIA Fagaceae GENERE Quercus SPECIE Quercus ilex L. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO COMUNE Arzana LOCALITÀ Abbafrida COROLOGIA, SELVICOLTURA E UTILIZZI È una specie tipicamente mediterranea, diffusa soprattutto nel settore occidentale del bacino del Mediterraneo. In Sardegna è presente dalle aree costiere sino ai 1000 m di quota e oltre in situazioni particolari. La lecceta, come in tutto il bacino del Mediterraneo, rappresenta la principale formazione climax. In Ogliastra è diffusa su tutto il territorio, a partire dalle aree costiere del Monte Ferru, tra Gairo e Tertenia, e le aree interne del territorio di Seui. Le leccete in Ogliastra presentano una struttura irregolare, spesso si tratta di cedui matricinati invecchiati o cedui avviati all’alto fusto. Le fustaie vere e proprie sono rare, sono presenti allo stato di relitti nelle zone più impervie del Gennargentu e del Supramonte di Urzulei e Baunei. Negli impianti di conifere, il leccio si trova in forma consociata come specie principale da favorire attraverso gli interventi di rinaturalizzazione. Gli incrementi legnosi della specie suggeriscono la sua utilizzazione per la produzione di legna da ardere e, in parte, per la produzione di cippato e pellet. INFORMAZIONI RELATIVE ALLA STAZIONE DI CAMPIONAMENTO COMPOSIZIONE ARBOREA STRUTTURA E GESTIONE Specie principale: Specie accessorie: Governo: Quercus ilex Arbutus unedo L., Phillyrea sp., Erica arborea L. Ceduo Assente matricinato 148 Trattamento: LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CORBEZZOLO DATI BOTANICI FAMIGLIA Ericaceae GENERE Arbutus SPECIE Arbutus unedo L. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO COMUNE Gairo LOCALITÀ Baccu Nieddu COROLOGIA, SELVICOLTURA E UTILIZZI Il corbezzolo è la specie più diffusa nella formazione secondaria della macchia mediterranea. In genere tali formazioni rappresentano uno stadio successionale in evoluzione verso soprassuoli più complessi, ma la scarsa presenza delle latifoglie con tipico portamento arboreo determinano un rallentamento a favore della fisionomia a corbezzolo. Nel lungo periodo e in assenza di qualsiasi intervento antropico, il “corbezzoleto” è destinato ad essere sostituito a causa della concorrenza laterale del leccio. Essendo soprassuoli di origine agamica, seguenti ad un taglio o ad un incendio, possono essere considerati a tutti gli effetti dei cedui mediterranei. Tali formazioni governate a ceduo presentano una discreta produttività e possono trovare una collocazione nel mercato della legna da ardere. INFORMAZIONI RELATIVE ALLA STAZIONE DI CAMPIONAMENTO COMPOSIZIONE ARBOREA STRUTTURA E GESTIONE Specie principale: Specie accessorie: Governo: Trattamento: Arbutus unedo L. Erica arborea L., Phillyrea sp., Erica arborea L., Quercus ilex Ceduo Assente LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 149 MACCHIA MEDITERRANEA MISTA DATI BOTANICI FAMIGLIA GENERE SPECIE INQUADRAMENTO GEOGRAFICO COMUNE Villagrande Strisaili LOCALITÀ Gorbini COROLOGIA, SELVICOLTURA E UTILIZZI La macchia mediterranea è considerata una fitocenosi policormica alta al massimo 5÷6 m, costituita principalmente da sclerofille e caratterizzata da densità elevate. Tali formazioni possono essere classificate come macchie primarie o come macchie secondarie. Nel territorio della Provincia Ogliastra le formazioni primarie sono ridotte essenzialmente alle aree costiere rocciose. Le formazioni secondarie, invece, derivano dalla degradazione delle formazioni arboree a causa, soprattutto, di fattori antropici di disturbo. La macchia è una formazione vegetale in evoluzione progressiva verso formazioni forestali quali la lecceta o la sughereta. Le formazioni a macchia più evolute e meno degradate sono costituite da specie arbustive a portamento arboreo e dalla presenza del leccio o della sughera. Le specie maggiormente rappresentative nelle macchie termofile sono l’olivastro, il lentisco, il mirto. Invece nella macchia mesofila sono presenti soprattutto il corbezzolo, le eriche e la fillirea. Da un punto di vista selvicolturale tali fitocenosi sono considerate dei cedui. Le formazioni più interessanti dal punto di vista produttivo sono le macchie mesofile presenti nella sottozona media e fredda del Lauretum e, in parte, nella sottozona calda del Castanetum. INFORMAZIONI RELATIVE ALLA STAZIONE DI CAMPIONAMENTO COMPOSIZIONE ARBOREA Specie principale: 150 STRUTTURA E GESTIONE Specie accessorie: Governo: Trattamento: Arbutus unedo L., Phillyrea sp., Pistacia L., Erica arborea L., Olea europea L. var silvestris Brot Ceduo Assente LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA EUCALIPTO DATI BOTANICI FAMIGLIA Myrtaceae GENERE Eucalyptus SPECIE Eucalyptus camaldulensis Dhen INQUADRAMENTO GEOGRAFICO COMUNE Villagrande Strisaili LOCALITÀ Gorbini COROLOGIA, SELVICOLTURA E UTILIZZI Il genere eucalipto è proprio dell’Australia e della Tasmania. In Sardegna e, soprattutto, in Sicilia è stato impiegato in rimboschimenti per ottenere cedui da impiegare nell’industria cartaria e per legna da ardere. In Ogliastra sono stati realizzati impianti sia nelle aree pianeggianti con suoli profondi sia nelle aree collinari con suoli mediamente profondi. Le specie più impiegate sono il Globulus e il Camaldulensis. Dal punto di vista climatico si può affermare che l’eucalipto è presente la fascia della sottozona calda e media del Lauretum. I valori degli incrementi legnosi non sono disponibili ma si può affermare che nelle aree con suoli profondi o mediamente profondi sono stati ottenuti buoni risultati. Nelle zone con terreni superficiali sono stati ottenuti risultati deludenti anche con le specie più rustiche (Eucaliptus camaldulensis). Dalle osservazioni fatte emerge che l’utilizzo dell’eucalipto al fine di costituire nuovi impianti deve essere fatto solo attraverso un’attenta valutazione delle caratteristiche stazionali, andando a interessare solo i terreni con suoli profondi o mediamente profondi. INFORMAZIONI RELATIVE ALLA STAZIONE DI CAMPIONAMENTO COMPOSIZIONE ARBOREA STRUTTURA E GESTIONE Specie principale: Specie accessorie: Governo: Trattamento: Eucalyptus camaldulensis Quercus ilex L., Arbutus unedo L., Phillyrea sp., Erica arborea L. Fustaia Assente LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 151 ALLEGATO III Schede identificative dei campioni 152 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 001 Specie: Pino marittimo Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Ramaglie INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA Area in gestione E.F.S.: Monte Idolo Coordinate geografiche UTM: N 4419835.0252 E 541476.3153 Su Cardosu INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 36 anni; 13 m; 30 cm 850 m; 30%; medio versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 03/04/2013 03/04/2013 03/04/2013 23 kg Sereno, ventilato LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 153 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 002 Specie: Pino marittimo Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Tronco con corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA Area in gestione E.F.S.: Monte Idolo Coordinate geografiche UTM: N 4419835.0252 E 541476.3153 Su Cardosu INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 36 anni; 13 m; 30 cm 850 m; 30%; medio versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 154 03/04/2013 03/04/2013 03/04/2013 26 kg Sereno, ventilato LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 003 Specie: Pino marittimo Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Tronco senza corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA Area in gestione E.F.S.: Monte Idolo Coordinate geografiche UTM: N 4419835.0252 E 541476.3153 Su Cardosu INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 36 anni; 13 m; 30 cm 850 m; 30%; medio versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 03/04/2013 08/04/2013 08/04/2013 28 kg Sereno, ventilato LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 155 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 004 Specie: Pino marittimo Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Ramaglie INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA Area in gestione E.F.S.: Monte Idolo Coordinate geografiche UTM: N 4420019.7951 E 540804.2871 Monte Cuscullai INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 24 anni; 12 m; 22 cm 880 m; 23%; alto versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 156 03/04/2013 03/04/2013 03/04/2013 22 kg Sereno, ventilato LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 005 Specie: Pino marittimo Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Tronco con corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA Area in gestione E.F.S.: Monte Idolo Coordinate geografiche UTM: N 4420019.7951 E 540804.2871 Monte Cuscullai INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 24 anni; 12 m; 22 cm 880 m; 23%; alto versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 03/04/2013 03/04/2013 03/04/2013 25 kg Sereno, ventilato LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 157 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 006 Specie: Pino marittimo Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Tronco senza corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA Area in gestione E.F.S.: Monte Idolo Coordinate geografiche UTM: N 4420019.7951 E 540804.2871 Monte Cuscullai INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 24 anni; 12 m; 22 cm 880 m; 23%; alto versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 158 03/04/2013 08/04/2013 08/04/2013 24,5 kg Sereno, ventilato LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 007 Specie: Pino d’Aleppo Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Ramaglie INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI Area in gestione E.F.S.: Monte Orguda Coordinate geografiche UTM: N 4423836.2949 E 547868.4117 Gorbini – Sa Mina INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 28 anni; 14 m; 25 cm 140 m; 60%; basso versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 10/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 25 kg Sereno LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 159 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 008 Specie: Pino d’Aleppo Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Tronco con corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI Area in gestione E.F.S.: Monte Orguda Coordinate geografiche UTM: N 4423836.2949 E 547868.4117 Gorbini – Sa Mina INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 28 anni; 14 m; 25 cm 140 m; 60%; basso versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 160 10/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 24 kg Sereno LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 009 Specie: Pino d’Aleppo Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Tronco senza corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI Area in gestione E.F.S.: Monte Orguda Coordinate geografiche UTM: N 4423836.2949 E 547868.4117 Gorbini – Sa Mina INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 28 anni; 14 m; 25 cm 140 m; 60%; basso versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 10/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 26 kg Sereno LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 161 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 010 Specie: Pino d’Aleppo Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Ramaglie INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI Area in gestione E.F.S.: Monte Orguda Coordinate geografiche UTM: N 4423876.2909 E 547708.7861 Gorbini – Baccu Stria INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 25 anni; 10,4 m; 17 cm 180 m; 50%; crinale CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 162 10/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 22 kg Sereno LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 011 Specie: Pino d’Aleppo Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Tronco con corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI Area in gestione E.F.S.: Monte Orguda Coordinate geografiche UTM: N 4423876.2909 E 547708.7861 Gorbini – Baccu Stria INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 25 anni; 10,4 m; 17 cm 180 m; 50%; crinale CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 10/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 24 kg Sereno LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 163 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 012 Specie: Pino d’Aleppo Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Tronco senza corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI Area in gestione E.F.S.: Monte Orguda Coordinate geografiche UTM: N 4423876.2909 E 547708.7861 Gorbini – Baccu Stria INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 25 anni; 10,4 m; 17 cm 180 m; 50%; crinale CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 164 10/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 24 kg Sereno LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 013 Specie: Pino domestico Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Ramaglie INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): GAIRO Area in gestione E.F.S.: Sarcerei Coordinate geografiche UTM: N 4413392.9209 E 543626.9974 Sarcerei INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 46 anni; 15 m; 28 cm 940 m; 25%, basso versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 05/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 22 kg Nuvoloso LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 165 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 014 Specie: Pino domestico Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Tronco con corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): GAIRO Area in gestione E.F.S.: Sarcerei Coordinate geografiche UTM: N 4413392.9209 E 543626.9974 Sarcerei INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 46 anni; 15 m; 28 cm 940 m; 25%, basso versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 166 05/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 29,5 kg Nuvoloso LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 015 Specie: Pino domestico Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Tronco senza corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): GAIRO Area in gestione E.F.S.: Sarcerei Coordinate geografiche UTM: N 4413392.9209 E 543626.9974 Sarcerei INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 46 anni; 15 m; 28 cm 940 m; 25%, basso versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 05/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 28 kg Nuvoloso LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 167 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 016 Specie: Pino domestico Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Ramaglie INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): GAIRO Area in gestione E.F.S.: Sarcerei Coordinate geografiche UTM: N 4413769.4021 E 543071.0489 M.te Sa Ceresia INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 46 anni; 10 m; 27 cm 1030 m; 40%; alto versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 168 05/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 23,5 kg Nuvoloso LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 017 Specie: Pino domestico Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Tronco con corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): GAIRO Area in gestione E.F.S.: Sarcerei Coordinate geografiche UTM: N 4413769.4021 E 543071.0489 M.te Sa Ceresia INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 46 anni; 10 m; 27 cm 1030 m; 40%; alto versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 05/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 28 kg Nuvoloso LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 169 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 018 Specie: Pino domestico Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Tronco senza corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): GAIRO Area in gestione E.F.S.: Sarcerei Coordinate geografiche UTM: N 4413769.4021 E 543071.0489 M.te Sa Ceresia INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 46 anni; 10 m; 27 cm 1030 m; 40%; alto versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 170 05/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 25 kg Nuvoloso LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 019 Specie: Pino nero Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Ramaglie INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA Area in gestione E.F.S.: Monte Idolo Coordinate geografiche UTM: N 4417127.6874 E 543548.3537 Masoni e Crabas INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 33 anni; 17 m; 27 cm 860 m; 60%, basso versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 03/04/2013 03/04/2013 03/04/2013 22 kg Sereno, ventilato LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 171 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 020 Specie: Pino nero Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Tronco con corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA Area in gestione E.F.S.: Monte Idolo Coordinate geografiche UTM: N 4417127.6874 E 543548.3537 Masoni e Crabas INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 33 anni; 17 m; 27 cm 860 m; 60%, basso versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 172 03/04/2013 08/04/2013 08/04/2013 27 kg Sereno, ventilato LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 021 Specie: Pino nero Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Tronco senza corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA Area in gestione E.F.S.: Monte Idolo Coordinate geografiche UTM: N 4417127.6874 E 543548.3537 Masoni e Crabas INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 33 anni; 17 m; 27 cm 860 m; 60%, basso versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 03/04/2013 08/04/2013 08/04/2013 28 kg Sereno, ventilato LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 173 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 022 Specie: Pino nero Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Ramaglie INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA Area in gestione E.F.S.: Monte Idolo Coordinate geografiche UTM: N 4418407.2156 E 543120.1878 Cidolai INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 43 anni; 14,5 m; 24 cm 1000 m; 55%, alto versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 174 04/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 28 kg Nuvoloso LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 023 Specie: Pino nero Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Tronco con corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA Area in gestione E.F.S.: Monte Idolo Coordinate geografiche UTM: N 4418407.2156 E 543120.1878 Cidolai INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 43 anni; 14,5 m; 24 cm 1000 m; 55%, alto versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 04/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 28 kg Nuvoloso LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 175 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 024 Specie: Pino nero Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Tronco senza corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA Area in gestione E.F.S.: Monte Idolo Coordinate geografiche UTM: N 4418407.2156 E 543120.1878 Cidolai INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 43 anni; 14,5 m; 24 cm 1000 m; 55%, alto versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 176 04/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 30 kg Nuvoloso LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 025 Specie: Pino radiata Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Ramaglie INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA Area in gestione E.F.S.: Monte Idolo Coordinate geografiche UTM: N 4417634.8889 E 541113.8540 Pirastru INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 40 anni; 19 m; 29 cm 870 m; 25%, medio versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 04/04/2013 08/04/2013 08/04/2013 25 kg Nuvoloso LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 177 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 026 Specie: Pino radiata Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Tronco con corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA Area in gestione E.F.S.: Monte Idolo Coordinate geografiche UTM: N 4417634.8889 E 541113.8540 Pirastru INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 40 anni; 19 m; 29 cm 870 m; 25%, medio versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 178 04/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 26,5 kg Nuvoloso LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 027 Specie: Pino radiata Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Tronco senza corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA Area in gestione E.F.S.: Monte Idolo Coordinate geografiche UTM: N 4417634.8889 E 541113.8540 Pirastru INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 40 anni; 19 m; 29 cm 870 m; 25%, medio versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 04/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 26,5 kg Nuvoloso LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 179 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 028 Specie: Pino radiata Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Ramaglie INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA Area in gestione E.F.S.: Monte Idolo Coordinate geografiche UTM: N 4418192.6938 E 542797.8063 Argiola Edera INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 42 anni; 22 m; 40 cm 960 m; 25%, medio versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 180 04/04/2013 08/04/2013 08/04/2013 22 kg Nuvoloso LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 029 Specie: Pino radiata Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Tronco con corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA Area in gestione E.F.S.: Monte Idolo Coordinate geografiche UTM: N 4418192.6938 E 542797.8063 Argiola Edera INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 42 anni; 22 m; 40 cm 960 m; 25%, medio versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 04/04/2013 08/04/2013 08/04/2013 28 kg Nuvoloso LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 181 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 030 Specie: Pino radiata Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Tronco senza corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA Area in gestione E.F.S.: Monte Idolo Coordinate geografiche UTM: N 4418192.6938 E 542797.8063 Argiola Edera INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 42 anni; 22 m; 40 cm 960 m; 25%, medio versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 182 04/04/2013 08/04/2013 08/04/2013 26 kg Nuvoloso LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 031 Specie: Pino delle Canarie Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Ramaglie INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI Area in gestione E.F.S.: Monte Orguda Coordinate geografiche UTM: N 4424179.1987 E 546896.6206 Gorbini – Fenarbu INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 27 anni; 13 m; 20 cm 350 m; 30%; alto versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 09/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 27 kg Sereno LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 183 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 032 Specie: Pino delle Canarie Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Tronco con corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI Area in gestione E.F.S.: Monte Orguda Coordinate geografiche UTM: N 4424179.1987 E 546896.6206 Gorbini – Fenarbu INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 27 anni; 13 m; 20 cm 350 m; 30%; alto versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 184 09/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 31 kg Sereno LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 033 Specie: Pino delle Canarie Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Tronco senza corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI Area in gestione E.F.S.: Monte Orguda Coordinate geografiche UTM: N 4424179.1987 E 546896.6206 Gorbini – Fenarbu INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 27 anni; 13 m; 20 cm 350 m; 30%; alto versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 09/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 30 kg Sereno LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 185 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 034 Specie: Pino delle Canarie Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Ramaglie INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI Area in gestione E.F.S.: Monte Orguda Coordinate geografiche UTM: N 4424262.0265 E 546910.297 Gorbini – Fenarbu INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 25 anni; 11,5 m; 24 cm 370 m; 50%; medio versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 186 09/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 23,5 kg Sereno LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 035 Specie: Pino delle Canarie Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Tronco con corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI Area in gestione E.F.S.: Monte Orguda Coordinate geografiche UTM: N 4424262.0265 E 546910.297 Gorbini – Fenarbu INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 25 anni; 11,5 m; 24 cm 370 m; 50%; medio versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 09/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 26 kg Sereno LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 187 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 036 Specie: Pino delle Canarie Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Tronco senza corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI Area in gestione E.F.S.: Monte Orguda Coordinate geografiche UTM: N 4424262.0265 E 546910.297 Gorbini – Fenarbu INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 25 anni; 11,5 m; 24 cm 370 m; 50%; medio versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 188 09/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 29 kg Sereno LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 037 Specie: Cedro spp. Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Ramaglie INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI Area in gestione E.F.S.: Santa Barbara Coordinate geografiche UTM: N 4420601.459 E 541060.3342 G.na Antini- Gennantine INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 24 anni; 12 m; 22 cm 880 m; 20%; basso versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 03/04/2013 08/04/2013 08/04/2013 28 kg Sereno, ventilato LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 189 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 038 Specie: Cedro spp. Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Tronco con corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI Area in gestione E.F.S.: Santa Barbara Coordinate geografiche UTM: N 4420601.459 E 541060.3342 G.na Antini- Gennantine INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 24 anni; 12 m; 22 cm 880 m; 20%; basso versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 190 03/04/2013 08/04/2013 08/04/2013 28 kg Sereno, ventilato LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 039 Specie: Cedro spp. Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Tronco senza corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI Area in gestione E.F.S.: Santa Barbara Coordinate geografiche UTM: N 4420601.459 E 541060.3342 G.na Antini- Gennantine INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 24 anni; 12 m; 22 cm 880 m; 20%; basso versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 03/04/2013 08/04/2013 08/04/2013 23 kg Sereno, ventilato LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 191 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 040 Specie: Cedro spp. Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Ramaglie INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI Area in gestione E.F.S.: Santa Barbara Coordinate geografiche UTM: N 4420415.045 E 541383.6161 G.na Antini- Gennantine INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 25 anni; 9 m; 15 cm 870 m; 30%; medio versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 192 03/04/2013 03/04/2013 03/04/2013 25 kg Sereno, ventilato LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 041 Specie: Cedro spp. Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Tronco con corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI Area in gestione E.F.S.: Santa Barbara Coordinate geografiche UTM: N 4420415.045 E 541383.6161 G.na Antini- Gennantine INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 25 anni; 9 m; 15 cm 870 m; 30%; medio versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 03/04/2013 08/04/2013 08/04/2013 26 kg Sereno, ventilato LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 193 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 042 Specie: Cedro spp. Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Tronco con corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI Area in gestione E.F.S.: Santa Barbara Coordinate geografiche UTM: N 4420415.045 E 541383.6161 G.na Antini- Gennantine INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 25 anni; 9 m; 15 cm 870 m; 30%; medio versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 194 03/04/2013 08/04/2013 08/04/2013 27 kg Sereno, ventilato LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 043 Specie: Leccio Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Ramaglie INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA Area in gestione E.F.S.: Monte Idolo Coordinate geografiche UTM: N 4418934.3313; E 543115.4131 Abbafrida INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 35 anni; 9 m; 12 cm 1010 m; 45%, medio versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 04/04/2013 08/04/2013 08/04/2013 26 kg Sereno LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 195 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 044 Specie: Leccio Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Tronco con corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): ARZANA Area in gestione E.F.S.: Monte Idolo Coordinate geografiche UTM: N 4418934.3313; E 543115.4131 Abbafrida INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 35 anni; 9 m; 12 cm 1010 m; 45%, medio versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 196 04/04/2013 08/04/2013 08/04/2013 30 kg Sereno LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 045 Specie: Leccio Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Ramaglie INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): LANUSEI Area in gestione E.F.S.: San Cosimo Coordinate geografiche UTM: N 4414383.7766 E 544116.5980 Abbafrida INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 40 anni; 8 m; 21 cm 960 m; 24%; medio versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 08/04/2013 08/04/2013 08/04/2013 24 kg Sereno LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 197 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 046 Specie: Leccio Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Tronco con corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): LANUSEI Area in gestione E.F.S.: San Cosimo Coordinate geografiche UTM: N 4414383.7766 E 544116.5980 Abbafrida INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 40 anni; 8 m; 21 cm 960 m; 24%; medio versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 198 08/04/2013 08/04/2013 08/04/2013 31 kg Sereno LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 047 Specie: Corbezzolo Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Ramaglie INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): GAIRO Area in gestione E.F.S.: Perda Liana Coordinate geografiche UTM: N 4416015.0559 E 538615.4892 Baccu Nieddu INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 30 anni; 3,5 m; 7 cm 880 m; 45%; medio versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 05/04/2013 08/04/2013 08/04/2013 25 kg Sereno, ventilato LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 199 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 048 Specie: Corbezzolo Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Tronco con corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): GAIRO Area in gestione E.F.S.: Perda Liana Coordinate geografiche UTM: N 4416015.0559 E 538615.4892 Baccu Nieddu INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 30 anni; 3,5 m; 7 cm 880 m; 45%; medio versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 200 05/04/2013 08/04/2013 08/04/2013 30 kg Sereno, ventilato LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 049 Specie: Corbezzolo Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Ramaglie INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): GAIRO Area in gestione E.F.S.: Perda Liana Coordinate geografiche UTM: N 4416577.4921 E 537578.4710 Baccu Nieddu INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 25 anni; 3 m; 6,5 cm 940 m; 35%, basso versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 05/04/2013 08/04/2013 08/04/2013 24 kg Sereno, ventilato LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 201 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 050 Specie: Corbezzolo Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Tronco con corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): GAIRO Area in gestione E.F.S.: Perda Liana Coordinate geografiche UTM: N 4416577.4921 E 537578.4710 Baccu Nieddu INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 25 anni; 3 m; 6,5 cm 940 m; 35%, basso versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 202 05/04/2013 08/04/2013 08/04/2013 29 kg Sereno, ventilato LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 051 Specie: Macchia mediterranea mista Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Ramaglie INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI Area in gestione E.F.S.: Monte Orguda Coordinate geografiche UTM: N 4424413.8576 E 547584.6947 Gorbini – Sa Murta Ona INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 20-30 anni; 3 m; 5 cm 230 m; 60%; medio versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 09/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 26 kg Sereno LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 203 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 052 Specie: Macchia mediterranea mista Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Tronco con corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI Area in gestione E.F.S.: Monte Orguda Coordinate geografiche UTM: N 4424413.8576 E 547584.6947 Gorbini – Sa Murta Ona INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 20-30 anni; 3 m; 5 cm 230 m; 60%; medio versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 204 09/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 32 kg Sereno LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 053 Specie: Macchia mediterranea mista Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Ramaglie INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI Area in gestione E.F.S.: Monte Orguda Coordinate geografiche UTM: N 4424217.0408 E 547034.4261 Gorbini – Fenarbu INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 20-30 anni; 3 m; 5 cm 340 m; 40%; basso versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 09/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 25 kg Sereno LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 205 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 054 Specie: Macchia mediterranea mista Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Tronco con corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI Area in gestione E.F.S.: Monte Orguda Coordinate geografiche UTM: N 4424217.0408 E 547034.4261 Gorbini – Fenarbu INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 20-30 anni; 3 m; 5 cm 340 m; 40%; basso versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 206 09/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 29 kg Sereno LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 055 Specie: Eucalipto spp. Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Ramaglie INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI Area in gestione E.F.S.: Monte Orguda Coordinate geografiche UTM: N 4424471.7027 E 547494.3270 Gorbini – Sa Murta Ona INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 25 anni; 15,4 m; 24 cm 255 m; 60%; basso versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 10/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 22 kg Sereno, soleggiato LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 207 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 056 Specie: Eucalipto spp. Esposizione stazione: Nord Parte della pianta: Tronco con corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI Area in gestione E.F.S.: Monte Orguda Coordinate geografiche UTM: N 4424471.7027 E 547494.3270 Gorbini – Sa Murta Ona INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 25 anni; 15,4 m; 24 cm 255 m; 60%; basso versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 208 10/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 31 kg Sereno, soleggiato LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 057 Specie: Eucalipto spp. Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Ramaglie INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI Area in gestione E.F.S.: Monte Orguda Coordinate geografiche UTM: N 4424704.4878 E 547539.4035 Gorbini – Sa Murta Ona INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 21 anni; 8 m; 23 cm 270 m; 55%; medio versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 09/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 25 kg Sereno LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 209 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 058 Specie: Eucalipto spp. Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Tronco con corteccia INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): VILLAGRANDE STRISAILI Area in gestione E.F.S.: Monte Orguda Coordinate geografiche UTM: N 4424704.4878 E 547539.4035 Gorbini – Sa Murta Ona INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: Altitudine, inclinazione, posizione fisiografica: 21 anni; 8 m; 23 cm 270 m; 55%; medio versante CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 210 09/04/2013 18/04/2013 18/04/2013 33 kg Sereno LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 059 Specie: Olivo Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Residui potatura INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): ILBONO Area in gestione E.F.S.: Azienda agricola privata Coordinate geografiche UTM: N 4416738.1867 E 550918.8464 Tescere INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: 40÷70 anni; 4÷6 m; 20÷40 cm CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 28/03/2013 18/04/2013 18/04/2013 27 kg Potatura: Nuvoloso Cippatura: Sereno LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 211 CAMPIONE DI CIPPATO DI LEGNO FRESCO SCHEDA N° 060 Specie: Vite (sistema allevamento Guyot semplice) Esposizione stazione: Sud Parte della pianta: Residui potatura (tralci 1-2 anni) INFORMAZIONI GENERALI Comune: Località di provenienza (toponimo IGM e toponimo locale): ILBONO Area in gestione E.F.S.: Azienda agricola privata Coordinate geografiche UTM: N 4416698.1295 E 550925.6434 Tescere INFORMAZIONI SULLA STAZIONE Età presunta, altezza, diametro: 7 anni; 1 m; 3÷4 cm CARATTERISTICHE DEL CAMPIONE (legno fresco) Data del taglio: Data della cippatura: Data del confezionamento del campione: Peso del campione: Commenti sulle condizioni climatiche al campionamento: 212 15/03/2013 18/04/2013 18/04/2013 24 kg Potatura: Nuvoloso Cippatura: Sereno LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA INDICE delle FIGURE Figura 1: Schema riassuntivo dei possibili processi di conversione energetica delle biomasse Figura 2: Carta delle zone boscate Figura 3: Carta delle aree a vocazione agroforestale e possibili bacini di approvvigionamento Figura 4: Carta delle aree protette Figura 5: Carta dei possibili bacini di approvvigionamento di residui agricoli Figura 6: Residui di potatura di vite Figura 7: Residui di potatura di olivo Figura 8: Vocazionalità del territorio regionale per la produzione di biomassa agricola Figura 9: Il territorio della Provincia Ogliastra Figura 10: Distribuzione percentuale delle classi di uso del suolo di 1° livello nella Provincia Ogliastra Figura 11: Distribuzione percentuale delle principali classi dell’uso del suolo nella Provincia Ogliastra Figura 12: Distribuzione percentuale delle principali classi dell’uso del suolo della macro-classe 2 “Territori agricoli” Figura 13: Distribuzione percentuale delle principali classi dell’uso del suolo della macro-classe 3 “Territori boscati e ambienti seminaturali” Figura 14: Distribuzione percentuale delle principali categorie forestali nei territori comunali esaminati Figura 15a: Carta dell’uso del suolo della Provincia Ogliastra Figura 15b: Legenda della carta dell’uso del suolo della Provincia Ogliastra Figura 16: Carta delle pendenze della Provincia Ogliastra Figura 17: Carbonio fisso, PCS, PCI e contenuto in ceneri nelle conifere con esposizione Nord Figura 18: Carbonio fisso, PCS, PCI e contenuto in ceneri nelle conifere con esposizione Sud Figura 19: Carbonio fisso, PCS, PCI e contenuto in ceneri nelle latifoglie e nella macchia mediterranea con esposizione Nord Figura 20: Carbonio fisso, PCS, PCI e contenuto in ceneri nelle latifoglie e nella macchia mediterranea con esposizione Sud Figura 21: Umidità e contenuto in sostanze volatili nelle conifere con esposizione Nord LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 12 14 15 18 19 20 21 22 24 26 27 31 32 40 46 47 48 89 90 91 91 92 213 Figura 22: Umidità e contenuto in sostanze volatili nelle conifere con esposizione Sud Figura 23: Umidità e contenuto in sostanze volatili nelle latifoglie e macchia mediterranea con esposizione Nord Figura 24: Umidità e contenuto in sostanze volatili nelle latifoglie e macchia mediterranea con esposizione Sud Figura 25: Contenuto in ceneri, Azoto e Zolfo nelle conifere con esposizione Nord Figura 26: Contenuto in ceneri, Azoto e Zolfo nelle conifere con esposizione Sud Figura 27: Contenuto in ceneri, Azoto e Zolfo nelle latifoglie e macchia mediterranea con esposizione Nord Figura 28: Contenuto in ceneri, Azoto e Zolfo nelle latifoglie e macchia mediterranea con esposizione Sud Figura 29: Schema riepilogativo delle tecnologie di conversione energetica delle biomasse Figura 30: Schema di una caldaia per legno in ciocchi Figura 31: Schema di una caldaia a cippato Figura 32: Schema di una caldaia a pellet Figura 33: Diagramma delle principali tecnologie di combustione delle biomasse Figura 34: Schema di funzionamento di un forno a griglia Figura 35: Schema di funzionamento di un forno rotante Figura 36: Schema di funzionamento di un forno a letto fluido Figura 37: Sezione trasversale di un motore a vapore a vite Figura 38: Schema di un impianto di combustione di biomasse e di un processo ORC Figura 39: Schema di un impianto di combustione di biomasse abbinato ad una turbina a gas a ciclo chiuso Figura 40: Schema di un motore Stirling con produzione combinata di energia termica ed elettrica Figura 41: Schema di un impianto di gassificazione Figura 42: Schema di gassificatori a letto fisso Figura 43: Schema di un gassificatore a letto fluido Figura 44: Schema di un gassificatore Texaco a letto trascinato Figura 45: Schema tipo di un impianto di pirolisi Figura 46: Schema di un processo di piro-gassificazione Figura 47: Sezione del piro-gassificatore di Castelfranco di Sotto (PI) Figura 48: Carta della vocazionalità delle aree forestali per la produzione di cippato e legna da ardere nella Provincia dell’Ogliastra 214 93 93 94 94 95 95 96 98 100 101 102 103 104 105 107 111 112 113 114 115 117 119 120 124 127 128 134 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA INDICE delle TABELLE Tabella 1: Principali raggruppamenti di biomasse combustibili, loro forme commerciali e biocombustibili ottenibili 10 Tabella 2: Superficie forestale in Sardegna soggetta a vincolo idrogeologico 16 Tabella 3: Superficie forestale in Sardegna soggetta a vincolo naturalistico 16 Tabella 4: Schema riassuntivo del 1° livello della carta dell’uso del suolo della Provincia Ogliastra 26 Tabella 5: Schema riassuntivo della carta dell’uso del suolo della Provincia Ogliastra 28/29 Tabella 6: Schema riassuntivo delle diverse tipologie di copertura vegetale identificate nei territori comunali esaminati 35/39 Tabella 7: Distribuzione delle superfici vocate per l’utilizzazione delle biomasse forestali rispetto alle fasce fitoclimatiche di Pavari 43 Tabella 8: Classi di uso del suolo potenzialmente impiegabili per la produzione di biomasse di origine forestale nella Provincia dell’Ogliastra 45 Tabella 9: Modello per la stima della massa legnosa presente nel territorio della Provincia Ogliastra 52 Tabella 10: Pino marittimo – Nord 66 Tabella 11: Pino marittimo – Sud 67 Tabella 12: Pino d’Aleppo – Nord 68 Tabella 13: Pino d’Aleppo – Sud 69 Tabella 14: Pino domestico – Nord 70 Tabella 15: Pino domestico – Sud 71 Tabella 16: Pino nero – Nord 72 Tabella 17: Pino nero – Sud 73 Tabella 18: Pino radiata – Nord 74 Tabella 19: Pino radiata – Sud 75 Tabella 20: Pino delle Canarie – Nord 76 Tabella 21: Pino delle Canarie – Sud 77 Tabella 22: Cedro – Nord 78 Tabella 23: Cedro – Sud 79 Tabella 24: Leccio - Nord 80 Tabella 25: Leccio – Sud 81 Tabella 26: Corbezzolo – Nord 82 Tabella 27: Corbezzolo – Sud 83 Tabella 28: Eucalipto – Nord 84 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA 215 Tabella 29: Eucalipto – Sud Tabella 30: Macchia mediterranea – Nord Tabella 31: Macchia mediterranea – Sud Tabella 32: Residui di potatura di olivo e vite Tabella 33: Vantaggi e svantaggi delle tecnologie di combustione delle biomasse Tabella 34: Schema riepilogativo delle tecnologie di combustione delle biomasse Tabella 35: Tecnologie per la generazione di energia da biocombustibili Tabella 36: Vantaggi e svantaggi delle turbine a vapore Tabella 37: Vantaggi e svantaggi dei motori a vapore a pistoni Tabella 38: Vantaggi e svantaggi dei processi ORC Tabella 39: Confronto tra le principali tecnologie di gassificazione Tabella 40: Composizione media del syngas in funzione dell’agente ossidante impiegato Tabella 41: Principali inquinanti nel syngas Tabella 42: I prodotti della pirolisi in funzione del tipo di processo Tabella 43: Composizione del gas di pirolisi della cellulosa Tabella 44: Composizione del bio olio Tabella 45: Poteri calorifici inferiori su base umida delle specie arboree analizzate Tabella 46: Potenziali energetici per cippato e legna da ardere Tabella 47: Potenziali energetici distinti per tipologia di utilizzo della biomassa in ciascun Comune della Provincia Ogliastra Tabella 48: Costi a quintale del legna da ardere, del cippato e del pellet 216 85 86 87 88 108 109 109 110 111 113 116 121 121 123 125 126 130 131 135 136 LE BIOMASSE FORESTALI NELLA PROVINCIA DELL’OGLIASTRA BIBLIOGRAFIA CTI, 2011 “Guida alla normativa di interesse per il settore del riscaldamento a biomassa”. 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