LEZIONE DI PSICHIATRIA DEL 24.3.2000 ORE 14.00-16.00 PROF. BOGETTO LA MANIA La mania è l’altra faccia della luna dei disturbi dell’umore, l’altra faccia della polarità. Fino ad ora abbiamo visto dei disturbi in cui l’umore andava giù, adesso vediamo dei disturbi in cui l’umore va su, quindi elevazione del tono dell’umore. Una certa elevazione del tono dell’umore si chiama allegria e ben venga, ogni tanto c’è, ogni tanto c’è meno: c’è un range fisiologico in queste manifestazioni che si chiama rispettivamente tristezza e allegria e poi, superando la soglia quantitativamente ma anche qualitativamente in certi casi si arriva alla patologia. Nel cluster emotivo-affettivo della mania abbiamo l’euforia; la differenza qualitativa della mania è il fatto che raramente l’elevazione dell’umore della mania è sovrapponibile a quella che troviamo nell’allegria, è spesso qualcosa di teso, con irritabilità, aggressività, ricerca di piacere intenso e smodato, di soddisfazione sessuale, al gioco e con comportamenti riguardo al patrimonio che hanno spesso delle conseguenze legali. E’ un qualcosa di simile ai quadri indotti da sostanze psicoattive come le anfetamine. Dal punto di vista cognitivo-percettivo abbiamo distraibilità e infatti un modo con cui si riesce a ricoverare un maniaco (che il più delle volte ha bisogno di un ricovero, poiché sta facendo delle stupidaggini, ad esempio gira nudo per la città, poiché si ritiene un eroe omerico o simili) è il distrarlo; ha un pensiero accelerato, superficiale e passa da un contenuto all’altro del discorso senza sequenza (pala un po’ come Blob!), elevata autostima, ridotta capacità di critica e ha idee anche di persecuzione, che si instaurano secondariamente a una situazione euforica di grande stima di sé, in cui il maniaco è contrastato nella sua volontà e nell’esecuzione dei suoi progetti euforici. Il pensiero patologico del maniaco può arrivare al delirio, però il maniaco non avrà mai un delirio sistematizzato e organizzato come quello di uno schizofrenico nella varietà paraniode; possono esserci allucinazioni congrue o incongrue. Il delirio congruo è di grandezza, pensare di essere un dio o un semidio, quindi deliri di grandezza, incongruo invece è di tipo più schizofrenico e quindi persecutorio, secondario all’elevazione dell’umore. Cluster motorio: iperattività, ma quella della depressione è angosciata, con il pz che gira da una parte all’altra della stanza, in alternativa all’ipoattività (più frequente nella depressione), qui, invece, c’è un’iperattività di fare, uscire, andare di qua e di là, sono azioni poco finalizzate e costruttive; verbalmente presenta logorrea e aumentata espressività mimico-gestuale. Cluster somato-vegetativo: c’è sempre una vitalità prorompente con aumento dell’appetito, del desiderio sessuale, ridotto bisogno di sonno: non è l’insonnia di chi soffre perché non si addormenta, ma è l’insonnia di chi sta sveglio eccitato per … Anche ridotta affaticabilità. Il decorso può essere stagionale. La mania ha delle gradazioni, e si va da un ipereccitamento ancora di solito contenibile, fino a manifestazioni distruttive e incontenibili di “furor maniacale”. Spesso tali quadri si accompagnano all’assunzione d’alcol o di altre sostanze. Oltre al criterio sintomatologico, si valuta il tempo: i sintomi devono essere presenti almeno per una settimana, compromissione del comportamento psicosociale non dovuti alla condizione medica generale (per esempio l’ipertiroidismo che provoca degli aspetti subeuforici di tensione e di agitazione, o un tumore frontale, o all’uso di anfetamine e cocaina). Quello più attenuato è l’episodio ipomaniacale, espressione meno clamorosa della suddetta: bastano meno giorni di sintomatologia per avere la diagnosi e non c’è una grande compromissione dell’atteggiamento psicosociale. I disturbi dell’umore possono avere 2 tipi di decorso: prolungato e ad episodi, che possono essere depressivi (es. maggiore). Un episodio depressivo maggiore può comparire una sola volta nel corso della vita, ad esempio in un pz a 35 anni e sta male 5-7 mesi, fa la terapia e poi sta bene; in questo caso, se per tutta la vita del pz non ci saranno latri episodi, si dice che ha sofferto di un disturbo depressivo monoepisodico. Questo evento si ha nella metà dei casi circa, ma poi clinicamente negli ambulatori il disturbo depressivo non ha questa modalità di decorso, ma l’episodio si verifica più volte nella vita del soggetto (disturbo depressivo ricorrente). A distanza di tempo non prevedibile, nell’individuo arriva un altro episodio depressivo maggiore, dopo un anno, 2 anni, 30 anni. Al di sotto di un certo tempo non si parla però di una recidiva di un nuovo episodio quanto di una ricaduta dell’episodio precedente, soprattutto se avviene nell’arco di quei 6-8 mesi che vengono dati come durata dell’episodio. Il decorso della depressione il più delle volte è di questo tipo. Abbiamo anche l’episodio maniacale e può manifestarsi una sola volta nel corso della vita dell’individuo, di solito ha durata minore rispetto a quello depressivo (2 o 3 mesi) ed è molto raro il fatto che si presenti una volta sola, di solito si ripresenta più volte, ma il più delle volte si presenta frammisto, in modo imprevedibile per frequenza e tempo, con l’episodio depressivo. E’ imprevedibile l’alternanza, la distanza tra un episodio e l’altro e il numero totale degli episodi. Quando episodi depressivi e maniacali o ipomaniacali si presentano nello stesso individuo in alternanza, si parla di disturbo bipolare. Se la sintomatologia è più attenuata e il pz non sta bene, siamo nel caso della distimia, o uno degli episodi, depressivo più facilmente, maniacale più raramente, si è cronicizzato. Nel 10% dei casi di episodi depressivi e nel 2-3% dei maniacali può capitare che l’episodio si cronicizza. DOMANDA: quando gli intervalli sono più ravvicinati, parliamo sempre di disturbo bipolare o siamo in un altro tipo di patologia? R: E’ sempre un disturbo bipolare. Il tempo può anche essere un giorno. C'era un paziente, un caso eccezionale, che un giorno era depresso e un giorno era “maniaco”, con sintomi pieni; lui era consapevole di ciò e prenotava i suoi appuntamenti di lavoro in base al tono dell’umore previsto per quel dato giorno, in modo da concludere gli affari (vendite o acquisti) nel modo migliore. DOMANDA: un episodio depressivo predispone per un episodio maniacale? R: no, dopo il primo episodio depressivo si può dire al pz solo che ha 50% di probabilità di avere un 2° episodio, ma non so se sarà depressivo o maniacale e quando avverrà. Se però ha una famigliarità bipolare, aumenta molto la possibilità che anche lui abbia disturbi bipolari. Se non ha famigliarità o ha famigliarità depressiva, è più probabile che abbia episodi depressivi. Lo switch ipomaniacale da farmaci è un’evenienza molto rara, quindi se si cura un depresso con antidepressivi, è molto raro che abbia di risvolto una sintomatologia ipomaniacale scatenata dai farmaci, nel momento in cui si vedesse una variazione della sintomatologia, allora calo la terapia antidepressiva e vedo cosa succede. DOMANDA: la cronicizzazione della mania è più rara: perché? R: e chi lo sa… E’ molto rara. RIDOMANDA: una persona ipomaniaca possiamo pensare che è una persona che riesce a controllare la sua mania e questo può ripercuotersi sulla sua creatività e può diventare una persona più creativa e iperproducente, quindi, possiamo dire che parecchie delle persone ipomaniache sono delle persone molto creative, mentre molte delle persone molto creative non è necessario che siano degli ipomaniaci????? Potrei portare un esempio, cioè Robert Schumann, una persona famosissima che era bipolare e quando si trovava in una situazione in mezzo creava anche le sue cose migliori…. UN COMPAGNO, UNO A CASO, (!) RIBATTE L’AFFERMAZIONE APPENA FATTA DA UN ALTRO COMPAGNO, A CASO (!) ANCHE LUI… C’è stato uno studio che mostrava un grafico sugli studi delle fasi di ipomania dei vari artisti, in collegamento con la loro produttività che non era quando erano ipomaniaci, ma nel periodo di mezzo… RIBATTUTA ULTERIORE (E IL PROF. ASPETTA CHE IL DIBATTITO FINISCA…) E allora……………Se non sei né depresso né ipomaniaco, vuol dire che sei normale………. Prof.: (finalmente) da molti dei vostri interventi ‘sto truglio del confine tra normalità e malattia mentale e in effetti, in un campo in cui il giudizio clinico che si poggia sul giudizio antropologico e non su esami di labor., è chiaro che noi creiamo una spaccatura tra le branche della medicina non da poco, poiché quando parliamo di tono dell’umore, idee, comportamenti e non di Hb, glc, N… è chiaro che ci spostiamo in un campo un poco differente e quindi va tutto preso con estremo giudizio e buon senso, perché è un paletto che mettiamo noi e il pz a volte consensualmente, a volte per esempio nel caso di un maniaco che spacca tutto, meno consensualmente e glielo mettiamo noi il paletto o i vigili che lo fermano o i parenti che lo bloccano mentre sta dipingendo di rosa tutta la casa o simile……… Quindi l’attività clinica psichiatrica si fonda su un giudizio antropologico generale e come tale va preso con estrema cautela e rispetto delle devianze, quindi anche delle minoranze comportamentali. Detto ciò, pensiamo che la patologia che interessa al medico è un calo del funzionamento psicosociale, che disturba profondamente la vita del pz nel suo equilibrio interno e nella vita di relazione. In pochissimi casi poi, date alterazioni che (tra parentesi, Schumann è finito pazzo completo) sono date come patologie psichiatriche, sono in realtà delle alterazioni temperamentali che si traducono poi in un dato range di carattere e di struttura di persona. E’ chiaro che non siamo tutti allineati (finché non nasceranno gli altri con tutti i genio scelti dal papà e dalla mamma, quindi con tutte le vie serotoninergiche fissate e potremmo decidere…) e per esempio il tono dell’umore è diverso e ci sono delle oscillazioni temperamentali tra i vari individui e all’interno dello stesso individuo, quindi bisognerebbe considerare questi individui (n.d.s. penso che parli degli artisti) con le diagnosi di adesso, perché abbiamo delle supposizioni. Forse erano solo delle variazioni temperamental-caratterial-personologiche: è chiaro che spesso capita che una certa sensibilità ci sia anche in persone bizzarre e non solo in persone squadrate: pensate al pittore Casolati, che era un pittore nella norma e aveva tutte delle regole di comportamento, ma pensate al Manzoni, più trombone del Manzoni ce n’erano pochi, faceva qualche scappatella con le cameriere ma quello faceva parte del tempo, però era uno squadrato che andava a Messa tutte le domeniche con la famiglia dietro ecc. E poi c’è il prototipo dell’artista, con i capelli lunghi, sgangherato, senza la famiglia regolare, che sbevacchia e fa quelle robe lì… Ci sono grandi artisti in tutti e due i settori e cefole in tutti e due i settori, il più delle volte, finché la loro creatività è rimasta, è molto probabile che ci sia un range di tipo temperamentale. Nell’ipomania pienamente espressa e nella mania conclamata, nessuno crea niente: sono soggetti che non si fermano su nulla e non sono in grado di creare opere d’arte che necessitano di una certa ispirazione e una tecnica molto rigorosa, qualunque essa sia: i sentimenti, le emozioni e i grandi momenti poetici io penso che chiunque di voi li abbia provati, a meno che non ci sia qualche carruba durissima… Al massimo poi avete scritto qualche poesiola che qualche malcapitato amico ha avuto occasione di leggere. INTERVENTO (è sempre lui…) io ho notato che in vari lavori di artisti di un certo periodo, mentre loro andavano verso la loro vita, sì, insomma, Dio non mi vuole e io lo ammazzo, che bello che il mondo si distrugge tutto o vedo le immagini e sento le voci, avevano fatto delle cose allucinanti in quel periodo lì, aveva forse l’umore e la tecnica messe insieme, comunque un maniaco, che ha le capacità di una persona normale, utilizzando questo diciamo suo stato mentale alterato può creare??? Prof. Si può Compagno: secondo me non sta soltanto nel fatto dell’ispirazione, nello sfogo… Prof. Sì, ad esempio se un atleta ha un episodio ipomaniacale, può mettersi a correre di più che non se l’episodio ipomaniacale viene a un trippone senza fiato che dopo 200 m gli viene l’IMA e sta male; un atleta esprime la sua ipomaniacalità in una corsa di molti Km (n.d.s. è evidente la presa in giro da parte del prof.). Noi il più delle volte vediamo comunque dei poveracci, non artisti o atleti… Disturbo bipolare, tipi: 1. 1 o più episodi maniacali o misti (un tono dell’umore depresso ma un iperaffaccendamento, o viceversa), (solitamente) accompagnati da episodi depressivi maggiori. 2. 1 o più episodi depressivi maggiori accompagnati da un episodio ipomaniacale, cioè il bipolare primo ha una maniacalità più forte, mentre nel 2° la maniacalità è più attenuata. 3. Ciclotimico: è l’equivalente bipolare del disturbo distimico, cioè un disturbo che oscilla e va avanti nel tempo, mentre il distimico è la depressione che va avanti nel tempo. Il bipolare 1 e il ciclotimico sono 2 esempi di un fatto raro, poiché in questi due disturbi, l’incidenza tra femmine e maschi è la stessa, non c’è la dominanza del sesso femminile. Prevalenza Rapp. Maschi/Fem. Famigliarità Esordio Complicanze BIPOLARE 1 0.4-1.6% M=F BIPOLARE 2 0.5% F>M CICLOTIMICO 0.4-1% M=F Spiccata Spiccata Lieve 30 anni, con latenza 30 anni, con latenza < 30 anni, ad tra gli episodi tra gli episodi andamento cronico, fluttuante. Che diventi a cicli Che diventi a cicli Di diventare un rapidi, anche di un rapidi, anche di un bipolare pieno. giorno. giorno Ci sono delle malattie internistiche o neurologiche che hanno come conseguenza diretta dei disturbi dell’umore, come nel 25% di Parkinson, corea di Hungt., morbo di Alzheimer, ictus, sclerosi multipla… In tali casi, accanto alla terapia antidepressiva, ad esempio in un pz con patologie endocrine, è opportuno migliorare la patologia endocrina, ad esempio, è sempre opportuno fare un attento esame della tiroide o fare attenzione ai disturbi endocrinomenopausali. Tutti i farmaci possono dare delle alterazioni dell’umore, ma in particolare i contraccettivi orali e il cortisone, ma anche con le anfetamine, la coca e l’alcol che danno euforia che pio si traduce in una depressione profonda nell’astinenza. Che cosa si cura di tutto ciò? La terapia che noi diamo DEVE riportare il pz alla sua condizione di benessere originale, se così non è, vuol dire che abbiamo sbagliato qualcosa. Le droghe che il pz può assumere, gli fanno avere delle condizioni d’umore abnormi, non fisiologiche. La terapia antidepressiva deve far stare il soggetto non in una condizione di subeuforia, ma a far stare il soggetto come lui stava quando non era affetto dalla malattia. Come riferimento si prende la sofferenza del paziente: un depresso soffre della sua condizione, il maniacale è difficile dire che soffra, poiché è in una fase di non controllo delle sue facoltà mentali; l’ipomaniacale in alcuni momenti sicuramente soffre anche lui, come dimostrato dalla sua tensione, dalla sua irritabilità. (gli SSRI al pz sano, a differenza dei triciclici, lo portano in una condizione di subeuforia.). Si possono curare la depressione maggiore, si risolvono gli episodi maniacali e ipomaniacali, poi si cura la possibilità nelle patologie episodiche, che l’episodio riprenda e allora ci sono le terapie preventive, che devono porsi di fronte ad una frequenza di episodi abbastanza alte, poiché è una terapia che dura per anni e allora, per esempio in un pz che ha una crisi ogni 7-8 anni, la terapia non si dà, se gli episodi sono molto vicini, allora sì. A volte può succedere di dare la terapia preventiva a p<z che non ne hanno bisogno, poiché magari hanno avuto 3 episodi ravvicinati e allora si dà, anche se poi di episodi non né avranno più. Farmaci: Antidepressivi, Nella fase maniacale e ipomaniacale si usano invece gli antipsicotici (una volta detti neurolettici), Stabilizzatori dell’umore, che si usano come prevenzione e che sono i sali di litio e alcuni antiepilettici, il Depachin (valproato) e il Tegretol (carbamazepina). Sono sia preventivi che antipsicotici, ma naturalmente le crisi maniacali conclamate non si curano con i sali di litio o il valproato o la carbamazepina, poiché il soggetto non le prende: all’inizio la terapia di un maniacale è un neurolettico-sedativo che gli si fa con una fiala nel sedere e lo si addormenta. A livello preventivo, quando il disturbo è unipolare, (depressivo ricorrente), la prima via che si prova quando gli episodi sono più frequenti è di proseguire la terapia antidepressiva, anziché dare quella preventiva, mentre la terapia con i sali di litio è quella d’elezione nel bipolare, se non li reggono, allora si danno gli antiepilettici. Quando un bipolare è a cicli piuttosto ravvicinati, se si riesce, conviene non dare gli antidepressivi, ma usare lo stabilizzatore dell’umore, per non avere uno switch ipomaniacale: è una scelta più tecnica e specialistica, ma molto importante. DOMANDA: come faccio a dire che un episodio depressivo, dopo a uno maniacale, sia davvero un episodio depressivo e non una reazione del pz di fronte a tutte le cose insensate e brutte che ha fatto durante la fase di mania? R: lo si osserva per un po’ di tempo e poi un’euforia dovrebbe sempre avere sempre il trattamento neurolettico nei primi momenti e poi si passa al litio e se non regge il litio, a carbamazepina o valproato. Questo ci dà dei rischi molto basi di caduta depressiva, a parte l’impatto che può esserci o non esserci. Se il pz esce dalla sua crisi maniacale con il litio e non con uno degli altri farmaci, il rischio di depressione è molto minore. ESAME OBIETTIVO PSICHIATRICO Sono quelle cose che si vedono dopo un colloquio o che si scrivono in cartella dopo una consulenza psichiatrica. 1. Atteggiamento nei confronti del medico e disponibilità al colloquio: si fanno domande e si osserva il pz, 2. Stato di coscienza, nel senso di vigilanza e lucidità che sono due cose diverse: il pz è cosciente è una cosa che non vuol dire niente, si dice il pz è vigile (sveglio e risponde ai comandi) e lucido, subconfuso o confuso e i parametri per stabilire se è lucido sono: orientamento spaziale, temporale e nei confronti della propria persona. Se qualcuno di questi parametri è alterato, è subconfuso o confuso (completamente disorientato nello spazio, nel tempo, verso la propria persona, è confuso). L’orientamento verso la propria persona di solito è l’ultimo che salta, prima il pz perde l’orientamento spaziale, temporale e poi quello verso la propria persona, solo quando è molto ammalato. 3. Eloqui e linguaggio: si valuta la spontaneità, la produzione verbale e la fluidità e il linguaggio, vedere se è adeguato o meno al livello culturale della persona. 4. Mimica e gestualità fanno valutare la vivacità, se è un pz che mentre parla fa gesti e accompagna ciò che dice con espressioni del volto e delle mani, o se è completamente amimico e se, ad esempio sta raccontando che gli è morto qualcuno, vedere se la sua gestualità è adeguata alla situazione. 5. Memoria, a breve termine (fissazione dei ricordi) e a lungo termine (rievocazione degli eventi passati). 6. Percezione: sono presenti illusioni o allucinazioni? (illusione: esiste un percetto, un qualcosa di percepito, ma si attribuisce un significato errato, mentre l’allucinazione è una percezione senza oggetto). Il pz si valuta con un colloquio, vedendo che a volte ha delle strane assenze o risponde con delle frasi che non c’entrano niente con quello che si è detto prima, come se rispondesse ad una voce che gli fa le domande. Comunque si può anche chiedere al pz se sente delle voci che altri non sentono, al massimo lui risponde di no. Anche l’atteggiamento di assenza può essere una posizione di ascolto. (differenza tra sensazione e percezione: la percezione è a livello cosciente, la sensazione è a livello fisiologico, la stimolazione degli organi di senso). 7. Pensiero: l’intelligenza dimenticatevela, poiché senza appositi test è difficile valutarla se non in modo decisamente grossolano, a noi interessa valutare la forma (come si susseguono le idee), mentre il contenuto è la valutazione del tipo di idee che sono presenti in quel pz, idee di rovina, morte… Il delirio se c’è si mette nel contenuto del pensiero. 8. Umore: ne abbiamo parlato a lungo…Per l’ansia, è importante distinguere il tipo: ansia libera generalizzata (è presente senza che sia possibile identificare una causa scatenante) o secondaria ad altre situazioni (si parla di ansia polarizzata, che può derivare da idee di suicidio, che generano ansia, poiché il pz ha paura di farsi fuori). 9. Istinti fondamentali, sono le pulsioni che abbiamo tutti, tra cui l’istinto di conservazione e devo vedere se ci sono degli istinti anticonservativi che si abbreviano AC, invece ci possono essere idee d9i aggressività, soprattutto verso altri, si segnano qui ma non hanno nulla a che fare con gli istinti di conservazione. Tra gli istinti si valuta anche l’appetito, se scende o sale o è normale, l’istinto sessuale, se il pz ha variazioni della libido. Il ritmo sonno veglia si valuta qui, vedendo se c’è insonnia o riduzione del bisogno di dormire, l’insonnia si ha se il pz lamenta di non riuscire a dormire (tipica della depressione), mentre il ridotto bisogno di sonno si ha se il pz dorme poco, 2 o 3 ore per notte e poi si sveglia e dice di aver dormito molto e di non avere più bisogno di dormire (tipico della mania e può essere uno dei primi segni di un pz che sta per andare in crisi maniacale). 10. Livello di coscienza di malattia. CASO CLINICO Pz di 56 anni: nelle precedenti lezioni avevamo visto che era affetto da un episodio depressivo maggiore. Vado a vedere la sua storia famigliare e vedo se nella sua storia famigliare ci sono persone che soffrono o hanno sofferto di un disturbo dell’umore, depressivo o bipolare. Vedo che il padre ha sofferto di un disturbo bipolare profondo e allora chiedo al pz se ha mai avuto episodi maniacali o ipo. Nell’anamnesi fisiologica vedo es. riduzioni dell’appetito o calo ponderale… Dopo ciò chiedo se il pz ha mai sofferto di qualcos’altro nella sua vita e vedo che ha avuto 5 episodi di alterazioni del tono dell’umore con 5 ricoveri. Una volta che so questo, vedo es. depressione a 24 anni, e chiedo anche la durata, poiché gli episodi nella vita di un pz si susseguono abbastanza simili tra loro e mentre gli intervalli tra gli episodi sono variabili tra loro, ma tendono a ridursi di ampiezza man mano che il pz va avanti negli anni, anche se non è un fatto così preciso, posso dire però che se tutti gli episodi depressivi che un pz ha avuto sono durati 3 mesi, mi potrò aspettare che anche questo episodio durerà a lungo e che la terapia dovrà essere protratta a lungo prima di avere i risultati; questo è importante perché mi dice che non devo interrompere la terapia prima di un dato periodo: i risultati tarderanno a venire, ma ci saranno. Se interrompo la terapia, invece, il pz torna depresso e questo non è un nuovo episodio, ma è una ricaduta del precedente. Ci interessa sapere anche il tipo di terapia che ha fatto, lui o i suoi famigliari, e che è stata efficace. Si somministrerà lo stesso farmaco, se non ci sono controindicazioni particolari, poiché c’è una buona probabilità di avere risposta. Dopo il primo episodio, il pz ha avuto una buona salute per circa tre mesi e poi un nuovo episodio diverso dagli alti, in cui diventa intrattabile e arrabbiato quando i famigliari dicono qualcosa. Gli fa arrabbiare il fatto che gli altri dicano qualcosa su quello che ho fatto. Dice che gli altri non apprezzano le sue qualità, che ha enormi progetti per il futuro e ha impegnato soldi in un'altra attività che lo farà diventare ricco, poiché ha delle grandi capacità di progettare delle macchine. Però, a parte i progetti, dice di non riuscire a trovare l’utilità pratica delle macchine che sta progettando. Ha troppe idee in testa e tante che non riesce a seguirle tutte. Ha tanti progetti e dice che ne inizia uno, poi deve mollarlo per iniziarne un secondo e via così. I famigliari confermano e dicono che ha speso molti soldi per delle cose che non servono. Il pz dice che deve essere vestito come una persona importante e spende molto per questo. Ha molte avventure sessuali, le donne lo mollano poiché dicono che sia una persona instabile. Il pz dice che da un po’ dorme poche ore per notte e si alza per progettare, non va neanche più al lavoro. (A volte un pz maniacale può, di fronte all’autorità ad esempio di un poliziotto, diventare docile e prendere i farmaci, per la paura che fa un individuo in divisa con una pistola). E.O. poco ordinato nel vestire, collabora col medico, poiché parla, ma tende a non rispondere e si irrita facilmente, a volte grida ed è facilmente distraibile: tutti segni tipici del pz maniacale. A volte il pz non è euforico, ma disforico, cioè si arrabbia per nulla. Eloquio spontaneo e accelerato, con logorrea, adeguato al livello socioculturale. Mimica vivace e aumentata, è orientato nel tempo e nello spazio e rispetto alla propria persona, no alterazioni della memoria a breve e a lungo termine. No allucinazioni, né alterazioni della percezione (non glielo abbiamo chiesto espressamente, non emergono dal colloquio). Nel pensiero, c’è un rapido susseguirsi di idee con nessi associativi allentati ma ancora conservati, con idee di autostima. Tono dell’umore espansivo ma irritabile e muta rapidamente durante il colloquio, con scoppi di ira ed eccitazione psicomotoria. Aumento della libido, ridotto bisogno di sonno, coscienza di malattia solo parzialmente presente.