Letture in Biblioteca Diocesana “La Costituzione secondo la giustizia sociale”: coraggioso intervento del Rosmini nel 1848 Nelle intricate questioni sollevate nel 1848 a livelli diversi, sociali, politiche, militari, che coinvolsero mezza Europa ed in particolare l’Italia, è poco noto l’intervento di Antonio Rosmini, con la pubblicazione de “La Costituzione secondo giustizia sociale con un’appendice sull’unità d’Italia”, edita a Milano proprio nel 1848. Nel contesto di accese polemiche questa proposta non fece gran chiasso, perché non era un proclama di un monarca, né il manifesto rivoluzionario, ma un ragionato esame di aspetti non facili da amalgamare per dare giustizia ad una società che faticava a scrollarsi da servitù di molti e privilegi di pochi. Nella relazione svolta da Pierpaolo Simonini, è stato evidenziato il realismo politico del Rosmini, che, partendo da confronti tra la costituzione francese, creata ex-novo da illuminati filosofi, e quella inglese, sorta da lento confluire di avvenimenti di generazioni, propone una sintetica bozza di costituzione, ben argomentata in molti suoi articoli. Rosmini tiene presenti principi di natura e di ragione, come libertà e proprietà, da coniugare con giustizia, per salvaguardare al meglio la persona. E per questo accanto alla scelta dei deputati per le Camere legislative, gli elettori, che secondo i tempi erano solo i contribuenti con le tasse, dovevano anche indicare i componenti della Suprema Corte di Giustizia! La proposta del Rosmini non seguito, benché egli fosse coinvolto in delicate trattative di alto livello tra Savoia e Pio IX, finendo col Papa nella fuga a Gaeta, per ritirarsi poi nel suo pensatoio di Stresa, dove morì pochi anni dopo, nel 1855. Ma la sua ricerca di dialogo tra le parti coinvolte negli avvenimenti del 1848, gli comportò avversioni in settori politici, ma soprattutto sospetti ed accuse nella curia romana, non solo dissuadendo Pio IX dal farlo cardinale, ma ponendo all’indice dei libri proibiti anche il volume sulla Costituzione, assieme al più famoso “Delle cinque piaghe della santa Chiesa”. La robustezza morale del Rosmini, invece di risentite polemiche, si manifestò nel suo famoso motto “Adorare, tacere, godere”, in cui esprimeva la sua passività matura di vita interiore, capace di riconoscere i propri limiti, ma anche di affidarsi al lavoro più profondo con cui lo Spirito Santo operava per far crescere la carità e la verità. Il ciclo di incontri su “Santi, Chiesa e Società nel travaglio di metà Ottocento” continuerà lunedì 21 febbraio 2011, ore 17,30: con la relazione di don Gino Musso su: Figure di preti cuneesi tra il ’48 e l’Unità d’Italia. gmg