www.teatro.org Data 25 gennaio 2013 LA SERATA A COLONO La memoria è peccato come la veggenza "La memoria è peccato come la veggenza", dice Edipo. E quest' ultimo è quindi l'archetipo dei peccatori: ricorda profondamente, scruta nel presente e nel futuro meglio di chi gli occhi ce l' ha. Edipo accecatosi per non vedere più il Sole (o Febo, o Ra o Iaveh o qualsiasi altro voglia essere quel nome), e con Lui tutte le cose che illumina è condannato all'eterno giorno. Nella sua mente c'è sempre una luce accecante, anche con gli occhi lacerati continua a vedere il sole. Privandosi della vista si è rinchiuso nel suo stesso carcere di tortura. Il piccolo proprietario terriero del sud ha letto tutti i libri, conosce tutte le cose e parla con tutte le parlate, come dice sua figlia Ninetta, da lui chiamata Antigone poiché in questa lettura estrema, in questa sete di sapere la sua coscienza s'è persa (o forse ritrovata) identificandosi con Re Edipo. Sulla barella di un ospedale l'uomo-Edipo, mani legate, occhi bendati e sanguinanti si risveglia dal sonno inquieto e parla, sproloquia, inveisce, predice e rievoca. E nel suo flusso di coscienza continuo e denso si uniscono una moltitudine di scritture, linguaggi, poeti, filosofi e canzoni. Arginato solo dalla saggezza concreta di sua figlia Antigone, un po' tarda e semplice, che senza volerlo risponde al padre con antitesi convincenti, strappandolo dal suo delirio mistico e riportando tutti i segni della vita al naturale percorso della vita stessa: come una capra che mangia l'erba, così la morte, la gente. Elsa Morante ha scritto un poema, non un testo di prosa semplice e dalla fruibilità superficiale. Uno spettacolo culturalmente denso, pieno di simboli e rimandi e parole, su parole, su parole. Immaginare di comprendere tutte queste parole è forse presuntuoso, ma se ci si lascia sbattere come una barca tra le onde da queste immagini, si arriva prima o poi in quel posto fatto d'oblio, di riposo, di stremata pace che Edipo anela. Carlo Cecchi, nel panni del delirante Edipo, supera se stesso in una prova d'attore, di memoria, di concentrazione che difficilmente trovano eguali, supportato da Antonia Truppo che porta in scena un' Antigone dolce, semplice e sorprendente. Meno convincente la prova della suora-Ismene interpretata da Angelica Ippolito, prova difficile perchè il personaggio compare nel mezzo dello spettacolo per poi ripresentarsi alla fine. Con parti come queste è sempre difficile entrare con il ritmo giusto, sopratutto sul finale la tendenza ad ammiccare al pubblico cercandone costantemente lo sguardo e l'approvazione quando, fino a quel punto, gli attori erano concentrati sopratutto sul loro rapporto scenico, svilisce il ruolo di quel personaggio. Le musiche sono di Nicola Piovani, probabilmente è stata un'impresa davvero ardua aggiungere musica a musica, ritmo sonoro a quello verbale. Il risultato è minimalista e non del tutto risolto, si può parlare più che di commento musicale di scenografia sonora. Dopo il debutto torinese La serata a Colono verrà replicata a Roma, Teatro Argentina, dal 30 gennaio al 17 febbraio; seguiranno le piazze di Milano, Monaco di Baviera, Modena, Firenze, Ancona. Luigi Orfeo Visto il 24/01/2013 a Torino (TO) Teatro: Carignano