Balletto del Sud
Edipo Re - la trama
La trama - a cura del Prof. Carlo Prato appositamente redatta per lo spettacolo
Carlo Prato
Professore emerito di Letteratura Greca – Università di Lecce
Accademico dei Lincei.
Edipo è un personaggio mitico greco, la cui vicenda ispirò la fantasia dei poeti, in particolare di quelli tragici (Eschilo,
Sofocle, Euripide) e di musicisti. Il mito, nel suo nucleo essenziale, sembra esprimere il problema del dolore secondo una
concezione fatalistica e pessimistica della vita, senza alcuna possibilità di salvezza.
Il re di Tebe Laio, per timore di un oracolo che predicava la sua uccisione per mano di un figlio, allontana da sé Edipo
appena nato, esponendolo a morte sul monte Citerone. Un pastore, impietosito, lo salvò e lo consegnò al re di Corinto
perché lo adottasse come figlio suo. Quando Edipo seppe della profezia dell’oracolo, ad evitare di uccidere colui che
riteneva essere suo padre, abbandonò Corinto. Sulla via di Tebe incontrò il suo vero genitore Laio e, in seguito ad una
banale lite lo uccise. Giunse poi a Tebe e qui riuscì a sciogliere l’enigma proposto dalla Sfinge, salvando la città. Per
premiarlo i Tebani lo elessero re al posto di Laio, e gli assegnarono come sposa Giocasta, moglie di Laio e sua madre
naturale, dalla quale ebbe quattro figli: Eteocle, Polliniche, Ismene e Antigone. Gli eventi sanguinosi e l’incestuosa unione
provocarono l’ira degli dei e suscitarono lo scoppio di una terribile peste.
l'oracolo decretò che l'assassino di Laio doveva essere bandito dalla città. Inoltre Tiresia, l'indovino cieco, accusò Edipo di
parricidio e di incesto, rivelandogli così la sua vera identità. Edipo, allora, si rese conto che le predizioni dell'oracolo si
erano avverate. Giocasta si uccide tagliandosi l’addome da dove a generato i figli dell’incesto. Quando Edipo seppe che
Giocasta era morta e che sui loro figli Eteocle, Polinice, Antigone e Ismene era caduta la maledizione dell’incesto, si
trafisse gli occhi e lasciò il trono a Creonte (fratello di Giocasta). Un oracolo predisse ad Edipo la sua morte, che sarebbe
avvenuta nel bosco delle Eumenidi (tutrici della Natura). Un tuono gli annunciò che la sua ora era giunta: si avvia nel
bosco, dove sparisce misteriosamente. Secondo quanto narra Eschilo, dopo che Edipo partì per l’esilio, il minore dei suoi
figli maschi, Eteocle, prese il potere; suo fratello Polinice si rifugiò ad Argo e sposò la figlia del re Adrasto, il quale organizzò
una spedizione contro i tebani per restituire il trono a Polinice. Eteocle e Polinice si uccisero l’un l’altro, realizzando così la
maledizione di Edipo e causando ulteriori rovine alla propria famiglia.
Creonte concesse l’onore della sepoltura a Eteocle ma proibì la sepoltura del corpo di Polinice, considerato un traditore,
poiché aveva preso le armi contro la sua patria. Antigone ritenendo la legge divina che impone il seppellimento dei
parenti, più importante dei decreti terreni, seppellì il fratello e Creonte la condannò ad essere sepolta viva. Antigone si
impiccò nella grotta in cui era stata murata ed Emone, figlio di Creonte e suo amante, sopraffatto dal dolore, si uccise
gettandosi da una rupe. La storia di Antigone fu narrata da Sofocle. La città fu vinta soltanto dieci anni dopo, quando il re
Adrasto guidò i figli dei guerrieri sconfitti, detti Epigoni a vendicare la morte dei padri. Con la reggenza di Adrasto Tebe
viene liberata dalla maledizione.
Come si diceva all’inizio, il mito di Edipo fu ripreso dai poeti, a partire dal Rinascimento in poi, in Italia e in Europa, quali
Giovanni Andrea Dell’Anguillara, Pierre Corneille, Hugo Von Hoffmannsthal, ecc. , nonché da musicisti come Henry
Purcell, Petrovic Musorgskij, Ildebrando Pizzetti, Ruggero Leoncavallo, la cui opera fu rappresentata a Chicago nel 1920,
e per ultimo, da Igor Stravinsky, il cui testo fu scritto da Jean Cocteau e tradotto in latino da Jean Danielov, per la
rappresentazione parigina del 1927 dell’opera-oratorio in due atti del grande compositore russo. Nel 2003 il coreografo
Fredy Franzutti crea una sua versione del mito utilizzando il suo particolare linguaggio.
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