Sinergia e Collaborazione tra i Paesi:Ruolo delle Associazioni Internazionali Danilo Toneguzzi Psichiatra, psicoterapeuta direttore dell’Istituto Gestalt di Pordenone "INformazione Psicologia Psicoterapia Psichiatria", n° 41- 42, settembre - dicembre 2000 / gennaio - aprile 2001, pagg. 102 - 103, Roma http://www.in-psicoterapia.com Più che dei dati in merito alla situazione attuale del counselling nel mondo, vi propongo alcune riflessioni sul ruolo delle associazioni che si occupano della formazione al counselling, questo nuovo tipo di professionalità. È stato menzionato il concetto di "forza": in effetti l’associazionismo è una spinta naturale dell’essere umano che è fondata su un principio: l’unione fa la forza. Allora si tratta di vedere quale tipo di forza o quali tipi di forze possono scaturire dall’associazionismo. Riflettendo su questa cosa, la prima forza che mi è venuta in mente è una forza che deriva da un senso di appartenenza. Bene o male noi abbiamo la nostra dimensione autonoma, individuale, ma l’appartenenza ad un gruppo dà una forza ed una sicurezza maggiore proprio perché c’è la sensazione di poter poggiare su una dimensione più ampia. Perciò, la creazione di un registro AIGECO, che crei un collegamento fra i vari counsellor, di cui si è parlato, va un po’ in questa direzione. In secondo luogo, oltre al senso di appartenenza, l’associazionismo permette una forza che deriva dal possibile scambio di informazioni e dal confronto reciproco: ecco che si crea uno spazio dove le nostre conoscenze possono intrecciarsi e quindi espandersi. Questo è possibile soltanto se c’è una sorta di contatto, di confronto tra gruppi diversi, tra individui diversi; quindi, oltre che all’appartenenza, l’associazionismo permette la maturazione della forza dello scambio di informazioni: si crea così una rete sociale, una rete di network, una sorta di tessuto che si occupa appunto di counselling, di relazione di aiuto e che facilita lo sviluppo di una forza maggiore. Un altro tipo di forza che mi è venuta in mente pensando al ruolo delle associazioni è quello legato alla possibile produzione culturale che deriva sempre da questo scambio, da questo confronto. Quello che sta accadendo qui in questi giorni è una produzione culturale che, restando da soli, non potrebbe avvenire. L’aspetto importante è la forza che ha un dibattito culturale, una riflessione fatta insieme, un confronto, uno scambio. Un altro tipo di forza che ne deriva è quello dell’impatto sociale. Già Anna Ravenna questa mattina nella sua prima relazione e adesso anche Paolo Quattrini, riassumendo le riflessioni di Stranieri, accennavano proprio a questo: il fatto di essere un gruppo di molte persone che si occupano di counselling e che quindi diffondono il counselling dà la possibilità di avere un maggior impatto sociale, soprattutto per la cultura che regge questa professione. Ci sono molti aspetti positivi che giustificano e che invitano sostanzialmente all’associazionismo, allo stare insieme, al confrontarsi e allo scambiare insieme. Però sappiamo benissimo che ogni medaglia ha due facce. Esistono le polarità. Se è vero che l’unione fa la forza, è anche vero che esiste un altro aspetto contrapposto che Erich Fromm descrive molto bene chiamandolo "il dilemma dell’esistenza umana": mi riferisco alla polarità tra il bisogno di unione da un lato e il bisogno di autonomia dall’altro. L’altra faccia della medaglia dell’associazionismo è infatti quella che può scivolare nel campanilismo, nella setta, dove per setta mi riferisco al significato etimologico di septum, cioè un qualche cosa che taglia, che separa. Quindi ben venga l’associazionismo ma, come c’è scritto sui fogli illustrativi dei farmaci Avvertenze, controindicazioni, dobbiamo stare attenti che l’associazionismo non diventi una lotta per il potere. Questa è una mia riflessione personale. Il confronto e lo scambio sono importanti, ma sempre in una dimensione relazionale di dialogo e in questo senso credo profondamente che questi possano offrire un’opportunità reale e concreta di arricchimento personale e di maggiore efficacia, di maggiore impatto in quelli che sono gli obiettivi di un’associazione. Queste sono le riflessioni che ho fatto pensando al ruolo delle associazioni internazionali. Un anno fa, con il collega e amico Paolo Baiocchi, ho partecipato al Convegno dell’Associazione Europea di Counselling a Londra, e devo dire che sono rimasto molto appagato da quell’esperienza proprio perché ho respirato tutto questo di cui sto parlando. La cosa che personalmente mi lascia molto grato in questo momento è che è esattamente questo tipo di atmosfera che ho respirato qui in questi giorni. Il principio che l’unione fa la forza, nel senso di possibilità di sentire l’appartenenza, di possibilità di vivere quello che è un confronto e uno scambio arricchente, di possibilità di conoscere nuove persone e creare una sorta di network costruttivo, beh, in questi giorni io lo sto vivendo. Personalmente mi sento molto contento di questa prima esperienza di Convegno Nazionale e ho un senso di gratitudine verso tutta l’organizzazione e tutti coloro che hanno partecipato e contribuito affinché questo avvenisse. In questi giorni la mia fantasia già andava al secondo convegno di counselling, al terzo convegno, al quarto e così via. Mi auguro veramente che questo tipo di esperienza possa continuare proprio con queste finalità e cioè che l’unione faccia la forza ma che sia una forza costruttiva e non una forza contrappositiva.