ASSISTENZA PRIMARIA – APRILE 2003 FITOTERAPIA: “ATTO MEDICO” NATURALE… L’approccio attuale, anche a causa dei tempi ristretti all’interno dei quali il medico è costretto a lavorare, tende a porre una soluzione farmacologica a tutti i problemi clinici, limitando i percorsi di tipo preventivo, basati sulla modificazione dei comportamenti e sulla relazione. Il Medico ha infatti la possibilità di avvalersi di diverse tipologie di approccio, che dovrebbero essere gerarchizzate: dal non attivare alcun intervento (che, di fronte a patologie ad esito spontaneamente favorevole, non si configura come una scelta rinunciataria e scorretta, specie se sostenuta da una adeguata comunicazione) all’intervento chirurgico demolitivo, il curante può prevedere, progressivamente, la prescrizione di comportamenti a valenza preventiva/curativa, di attenzioni e stili alimentari, di terapie fisiche, di terapie non convenzionali, di farmaci consolidati e di provata efficacia, di farmaci di nuova o nuovissima generazione. Sembra utile aprire uno spazio per richiamare l’attenzione sulla fitoterapia, quale possibile strumento a corredo del MMG con il contributo del Dr. Prandelli, medico presso l’ambulatorio di omeopatia dell’ASL. La fitoterapia non dovrebbe essere considerata una Medicina alternativa, bensì una branca della Medicina che usa prodotti di origine naturale per prevenire e trattare le malattie. Se consideriamo i farmaci come molecole dotate di attività farmacologica, poiché alcune piante contengono molecole dotate di attività farmacologica, ne consegue che tali piante sono contenitori di farmaci. Il Prontuario Farmaceutico contempla diversi prodotti che sono frutto di estrazione di principi attivi di origine vegetale: Ergotamina e Caffeina per le cefalee; Digitalina per forme di astenopia, stanchezza e difficoltà della visione da vicino; Vinburnina come prevenzione e trattamento delle affezioni cerebrovascolari; Vincamina per arteriosclerosi cerebrale, ischemia cerebrale e disturbi psichici correlati; numerosi prodotti a base di escina, diosmina, rutina per il trattamento delle varici, emorroidi; l’estratto di Pygeum a.titolato in n-Docosanolo nel trattamento dell’ipertrofia prostatica; Tiocolchicoside come miorilassante; la Digossina nell’insufficienza cardiaca, e numerosi altri composti, anche come antitumorali, a conferma delle importanti potenzialità farmacologiche presenti in natura. Nella pratica clinica quotidiana tuttavia, per fitoterapia intendiamo la cura delle malattie con le piante medicinali utilizzate nel loro complesso (fitocomplesso). Questa forma integrale di estratto o derivato di una pianta medicinale ha alcuni vantaggi rispetto al singolo costituente chimico. L’associazione tra diversi costituenti nella stessa pianta, ne regola la biodisponibilità, modula l’azione dei singoli principi attivi, riducendone spesso l’eventuale tossicità; possiamo avere un effetto sinergico tra i vari costituenti della pianta, talvolta fino ad avere proprietà farmacologiche diverse rispetto alla singola molecola, oppure ottenere molteplici azioni farmacologiche rispetto al singolo principio attivo. La fitoterapia comunque non esclude l’impiego del principio attivo isolato, specialmente per alcune piante, e per alcune patologie, per esempio il tassolo del Taxus baccata come farmaco antineoplastico, la silimarina del Cardo mariano come epatoprotettore, la frazione triterpenica della Centella asiatica come modulatore cerebrale e protettore vascolare. In sostanza la Fitoterapia offre diverse possibilità terapeutiche, sia risolvendo alcune patologie, sia offrendo una integrazione ai farmaci di sintesi. I fitoterapici hanno un’azione biologica meno drastica, ma comunque farmacologicamente efficace ed è auspicabile sfruttare la potenzialità curativa delle piante medicinali che generalmente sono meno costose, meno dannose per l’organismo umano (anche se non prive di effetti collaterali, interazioni farmacologiche e controindicazioni) e talvolta offrono una possibilità risolutiva per le patologie di alcuni pazienti ipersensibili ai farmaci di sintesi o che da essi ne sono già stati intossicati. Forse dobbiamo sfatare alcuni luoghi comuni, togliere alcuni nemici della fitoterapia (per esempio i ciarlatani, le indicazioni fantasiose, una divulgazione disinformata, l’automedicazione irresponsabile, ecc.), e ampliare la nostra formazione professionale. In effetti, la pratica corretta ed efficace della Fitoterapia è un “atto medico”. Per prescrivere un fitoterapico è necessaria una diagnosi, la conoscenza dell’azione farmacologica dei principi attivi, la conoscenza della forma farmaceutica più adeguata della pianta medicinale, i possibili effetti collaterali e le interazioni farmacologiche, la posologia adeguata. La conoscenza e l’utilizzo della Fitoterapia da parte del Medico, oltre ad un arricchimento professionale, che si ripercuote positivamente sulla salute del cittadino, diventa mezzo di (tras)formazione culturale verso questa branca della medicina che è bistrattata, per ignoranza e cattiva gestione della stessa. Dr. Tarcisio Prandelli Medico Omeopata