A mia moglie Giuseppina e ai miei figli Gian Carlo

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A mia moglie Giuseppina e ai miei figli Gian Carlo e Maria Rosaria cui,
per la preparazione di questo volume, ho sottratto del tempo prezioso
particolarmente in questa stagione.
Cesare Cundari
Il Rilievo architettonico
Ragioni. Fondamenti. Applicazioni
Cesare Cundari
Il Rilievo architettonico
Ragioni. Fondamenti. Applicazioni
In copertina: Cavallo alato di Gaspare de Fiore
›˜ŽĴ˜ȱ›ŠęŒ˜DZ Cesare Cundari
Copertina: Studio Anselmi. Napoli
Crediti
Questo volume trae le sue motivazioni dalla moltepliŒità di esperienze di rilievo arŒhiteĴoniŒ˜ Œ˜–piute in quasi trent’anni, realizzateȱŒ˜n laȱŒ˜llaborazione di numerosiȱŒ˜lleghi (˜ŒŽnti e riŒŽrŒatori) e giovani studiosi (doĴori di riŒŽrŒa e doĴorandi). Durante la realizzazione di queste ŠĴ’vità di rilievo -ȱŒhe si sono suŒŒedutŽȱŒ˜nȱŒ˜ntinuità nel tempo e puntualmente Œ˜nŒluseȱŒon la
pubbliŒazione dei risultati - si è sempre sviluppato un d’‹ŠĴ’˜ȱŒhe (Œ˜–Ž si ve›’ęŒa purtroppo in ambito universitario) ha visto
partŽŒipi, nel volgere degli anni, interl˜Œutori spesso diversi. Un d’‹ŠĴ’o sostanzialmente, quindi, mai interroĴo e rivolto - pur
riferito a modelli arŒhiteĴoniŒi d’ěerenti - Œ˜–unque alle ragioni, ai Œriteri e agli obieĴ’vi del rilievo, alle pr˜Œedure ed alle teŒniŒhe del rilevamento, all’’—ĚžŽ—£Šȱǻsempre ŒreœŒente) delle nuove teŒnologie, alle più opportune strategie didŠĴ’Œhe. Un dibattito
ŒŽrtamente anŒhe sostenuto dai risultati Œ˜nseguiti nelle varie ŠĴ’vità svolte, siŒuramente favoriti dalla qualità dell’impegno di
quanti, di volta in volta, vi hanno parteŒipato: tra i più giovani (nel tempo, alŒuneȱŽŒine) voglio qui riŒ˜rdare, emblematiŒamente, gli arŒhh. NiŒ˜leĴŠ Pizzuti e Fabio Colonnese.
Un ruolo fondamentale, nel Œ˜rso degli anni, ha rivestito anŒhe il rapporto Œ˜n i Colleghi di varie sedi, anŒhe stranieri - Œ˜n alŒuni dei quali si sono stabiliti rapporti diȱŒ˜ntinuaȱŒ˜llaborazione -ǰȱŒ˜œìȱŒ˜–e partiŒ˜larmente utili sono risultati i seminari Œhe
ho svolto in altre università nonŒhé leȱŒ˜nversazioni avute, in molte ˜ŒŒasioni, Œ˜n tŽŒniŒi e dirigenti di azienŽȱŒhe operano nel
Œampo della diagnostiŒa e/o prodžĴ›’Œi di strumenti.
Le Œ˜nvinzioniȱŒhe nel volume vengono proposte al •ŽĴore, quindi, sono maturate anŒhe in Œ˜nseguenza di un lungo d’‹ŠĴ’o; in
questa sede, per il Œ˜ntributo oěerto alla formazione del volume, non posso non riŒ˜rdare:
- la prof.ssa Laura Carnevali, Œhe da anniȱŒ˜ndivide Œ˜n me l’impostazione deiȱŒ˜rsi di “Disegno dell’ArŒhiteĴž›ŠȄȱǻI e II) nell’ambito del Corso di laurea magistrale di “Ingegneria Edile-ArŒ‘’ŽĴž›ŠȄȱǻŒ˜n riŒ˜n˜œŒimento U.E.) presso la FaŒ˜ltà di Ingegneria dell’Università “SŠ™’Ž—£ŠȄȱdi Roma e Œ˜n la quale ho diœŒusso l’impostazione del volume e Œhe haȱŒ˜ntribuito anŒhe alla
stesura di parte del seŒ˜n˜ȱŒapitolo nonŒhé di uno degli Apparati (La restituzione proœ™ŽĴica da fotogramma);
- il geom. Pasquale Tagliaferri, della Segreteria TeŒniŒa della Soprintendenza per i Beni ArŒ‘’ŽĴoniŒi e Demo-etno-antropologiŒi
di Napoli, Œhe haȱŒurato l’adeguamento del Capitolato speciale d’appalto alla normativa vigente.
- il geom. Salvatore De Stefano,ȱę—e rilevatore ed esperto informatiŒ˜ǰȱlaȱŒuiȱŒ˜llaborazione si rivela solitamente determinante.
—Šȱ–Ž—£’˜—Žȱœ™ŽŒ’ęŒŠȱ›’Œ‘’ŽŽǰȱ’—ę—Žǰȱ•’Š™™Š›Š˜ȱ’Œ˜—˜›ŠęŒ˜ȱŒ‘ŽȱŠŒŒ˜–™Š—Šȱ’•ȱŸ˜•ž–ŽȱǻŽ›’vŠ—ŽȱŠ••ŽȱŠĴ’Ÿ’¥ȱ’ȱ›’•’ŽŸ˜
œŸ˜•ŽǼȱŽȱŒ‘Žȱ‘Šȱ›’Œ‘’Žœ˜ȱž—’ŠĴ’Ÿ’¥ȱ™›Ž™Š›Š˜›’Šȱ•ž—ŠȱŽȱ’–™Ž—Š’vŠDZȱŠȱŽœœŠȱœ’ȱœ˜—˜ȱŽ’ŒŠ’ȱ—Ž•ȱŽ–™˜ȱ•’ȱŠ›Œ‘‘ǯȱŠ›’Ž•la
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Non sono assolutamente consentite le fotocopie
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PRESENTAZIONE
Il presente volume segue quello pubblicato sul Disegno, nel 2006, a distanza di sei
anni, trascorsi con un impegno diretto anche nella didattica del rilievo architettonico;
con la possibilità, quindi, di sperimentare e verificare anche didatticamente
convinzioni maturate nella ricerca e, soprattutto, in un esercizio del rilievo svolto in
oltre tre decenni durante i quali i progressi dell’elettronica e dell’informatica hanno
profondamente influito sulle procedure operative consentendo, al tempo stesso,
di riflettere sulla validità dei principi e dei criteri che dovrebbero guidare l’attività del
rilevatore. Nelle esperienze compiute, nella loro diversità e nella loro dislocazione
temporale, è la risposta al quesito che spesso mi sono posto circa l’opportunità
di questo volume, dal momento che non pochi sono quelli già in circolazione e,
certamente alcuni, di significativo valore; avendo sempre curato la pubblicazione di
tutte le esperienze compiute, mi è sembrato doveroso in qualche modo riepilogarne le
problematiche, i principi metodologici, le tecniche, le procedure operative,
i convincimenti maturati sui vari aspetti.
Può essere utile segnalare, qui, la singolarità del mio punto di vista come rilevatore;
certamente le mie convinzioni al riguardo sono state influenzate dall’essere talvolta
intervenuto, come progettista e direttore dei lavori, sulle fabbriche prima rilevate.
Da qui discende, ovviamente, il convincimento che, anche per quanto riguarda il suo
rilievo, debba valere la definizione vitruviana dell’architettura come sintesi
di firmitas, venustas, utilitas. Ne deriva, inoltre, il significato essenziale del rilievo
come conoscenza critica e di comprensione dell’edificio (nel suo progressivo
costituirsi); il suo esercizio – volto a tale finalità – non è meno impegnativo dell’atti‐
vità progettuale.
Nel concepire il volume, mi sono chiesto cosa, delle esperienze compiute e delle
convinzioni maturate, sarebbe stato utile trasmettere al lettore. Ne è naturalmente
scaturito un indice di argomenti (principali) che si sono concretizzati in capitoli; ad
essi se ne sono affiancati numerosi altri – finalizzati a qualche richiamo storico
particolarmente significativo, ad una opportuna puntualizzazione, al rinvio a
tematiche collegate, a fornire supporto normativo e procedurale – così che si è
concretizzato un volume alquanto articolato e forse meritevole ancora di qualche
miglioramento, che ho ritenuto opportuno rinviare ad una auspicabile nuova edizione.
L’organizzazione del volume
Da quanto sin qui detto discende il progetto del volume. Esso si articola principalmente
in tre parti. Nella prima (Introduzione) vengono delineati i principi informatori del
rilievo e le varie implicazioni di carattere operativo e formativo. Nella seconda (Teoria e
tecniche per il rilevamento) vengono illustrati principi e procedimenti utilizzati nella
misura, nonché le varie tecniche strumentali; un capitolo tratta in termini essenziali
anche le principali tecniche d’indagine sulle strutture. Nella terza parte (Il progetto, la
realizzazione e la comunicazione del rilievo) vengono considerate le varie fasi
di realizzazione di un rilievo, dalla sua progettazione alla comunicazione,
con riferimento ad una tra le molteplici e concrete esperienze che abbiamo condotto.
Alle tre parti si aggiungono ‐ con l’ obiettivo di sostenere il lettore negli eventuali
approfondimenti sia di carattere storico che operativo ‐ nove “occhielli”; essi riguar‐
dano in successione: Rilievo e misura, L’utilizzo della cartografia storica
8
Presentazione
nel rilievo, Cenni storici sulla fotogrammetria, Le attività del rilievo ed il
salvataggio dei templi della Nubia, Il Mobile Mapping, La fotografia
digitale, Il GPS, Il rilevamento cromatico, Il GIS come sistema di
rappresentazione della realtà.
Una appendice comprende due documenti che ritengo di importanza strategica
nella evoluzione concettuale del rilievo architettonico: i Consigli per
l’ottimizzazione dei rilievi fotogrammetrici di architettura adottato dal CIPA
(Comitato Internazionale per la Fotogrammetria Architettonica, nel 1980) e
la Dichiarazione per il rilevamento architettonico (adottata in Roma a livello
internazionale nel 2000); ad essi si aggiunge un esempio di Capitolato speciale
d’appalto per i rilievi architettonici a fini di restauro adeguato alla normativa
vigente sulla base di quello pubblicato nel 1994 che il lettore potrà utilizzare nella
sua attività.
Il volume, infine, comprende anche alcuni apparati con i quali si vuole sostenere il
lettore nella interpretazione delle principali strutture murarie e nell’utilizzo con
procedimenti geometrici di immagini fotografiche.
Conclusioni
Come viene puntualmente segnalato, molti amici e colleghi hanno collaborato alla
redazione del volume. Qui, desidero confermare il particolare impegno che, per il
suo completamento, ha profuso l’arch. Mariella La Mantia.
Il rilievo di un edificio è spesso impegnativo più del suo progetto: occorre compren‑
derne per quanto possibile, oltre che l’articolazione formale e il funzionamento
strutturale, le trasformazioni (“stratificazioni”) che ha subito nel tempo e le rela‑
tive ragioni.
Occorre, quindi, interpretarne contestualmente funzioni, strutture, decorazioni: è
indispensabile andare al di là della misura della sua forma apparente.
Un rilievo adeguato non potrà mai essere compiuto senza la curiosità della
“conoscenza” e senza il supporto della “competenza”.
Il rilievo è un crocevia in cui confluiscono, nella conoscenza dell’architettura,
competenze storiche e tecniche.
L’augurio è che questo volume contribuisca a stimolare la curiosità ed a formare la
competenza.
Parte I
Introduzione
LE QUESTIONI DEL RILIEVO
Perché questo libro sul rilievo dell’architettura
Molte sono le ragioni per le quali ho deciso di redigere questo volume ‐ che
si va ad aggiungere ad altri di sicuro valore culturale e scientifico1 ‐ nel quale
si riflettono convinzioni maturate in decenni di attività nell’ambito del rilievo
architettonico. Mi sembra opportuno dichiararne le principali.
La prima e più importante è nel fatto che, superando il periodo degli anni di
formazione (oltre quaranta anni or sono), mi sono progressivamente avvicinato
al rilievo dell’architettura iniziando dalle applicazioni della fotogrammetria ed
osservando sin da allora come l’utilizzo di quella tecnica ‐ pur in quegli anni
(1970) particolarmente avanzata ‐ non consentisse che la registrazione, pur con
grande precisione, delle forme (esterne e degli interni) dell’organismo edilizio
considerato. Analogo risultato si otteneva con l’utilizzo delle altre tecniche al‐
l’epoca disponibili (la topografia ed il rilevamento diretto). I risultati potevano
risultare sufficienti per l’analisi formale e stilistica dell’edificio, molto meno ef‐
ficaci per la conoscenza dell’edificio secondo le categorie vitruviane (firmitas, ve‐
nustas, utilitas). Ho avuto poi l’opportunità di verificare quelle prime riflessioni
durante la realizzazione di diverse impegnative attività di rilievo volte ‐ nel
corso di decenni ‐ a leggere, comprendere e documentare episodi altamente si‐
gnificativi sotto l’aspetto artistico oltre come testimonianza di storia civile, reli‐
giosa e politica2; in conseguenza, le convinzioni esposte nel volume sono
maturate anche in concomitanza con le esperienze svolte3.
La seconda ragione riguarda la concezione del rilievo come azione finalizzata; è
ovvio che ci si accinge normalmente alla realizzazione di un rilievo perché v’è
una particolare necessità; ciò, però, non può e non dovrebbe comportare che
(come, invece, per lo più avviene), ogni volta che si palesi una diversa necessità,
si debba ricominciare sempre daccapo. Nel corso degli anni, questa considera‐
zione mi ha indotto alla convinzione che il rilievo deve essere considerato come
un “sistema aperto” di conoscenza; un rilievo si potrà considerare concluso, di
volta in volta, per le esigenze che lo hanno motivato ma, contemporaneamente,
si deve prevedere che le informazioni con esso acquisite possano ulteriormente
accrescersi nel tempo con successive informazioni ed indagini. Il rilievo, quindi,
risponde al fine generale della conoscenza dell’organismo architettonico e, in tal senso,
è destinato ad accrescersi nel tempo; tuttavia, affinché tale accrescimento sia possi‐
bile, è necessario che le sue informazioni vengano adeguatamente organizzate.
E’ stata strettamente consequenziale la ideazione e la realizzazione (alla fine
degli anni ‘80 del secolo scorso) del Sistema Informativo per la Gestione degli Ar‐
chivi di Rilievo e di Progetto (SIRPA) ‐ il primo in assoluto che mi risulti essere
stato elaborato ‐ la cui logica è stata ampiamente sperimentata in vaste campa‐
gne di documentazione e restauro. Oggi un analogo obiettivo di organizzazione
dei dati può essere raggiunto con l’utilizzo di comuni software.
Se, poi, il rilievo dell’architettura è conoscenza secondo i canoni vitruviani
e deve avere i requisiti della conoscenza critica da più parti invocata4, è na‐
turale che esso venga realizzato con la guida di chi abbia le competenze ne‐
cessarie a comprendere ed analizzare nei suoi vari aspetti l’organismo
edilizio. Ciò comporta che, nel rilevare un’architettura storica (anche non mo‐
12
Introduzione
numentale), se ne dovranno saper leggere i segni della stratificazione5, inter‐
pretare il funzionamento delle strutture che spesso ne determinano le forme,
ecc. Diversamente si otterrà solo una corretta rappresentazione (spesso nean‐
che esaustiva) dell’organismo edilizio, demandando ad altri la sua organica co‐
noscenza. Questa considerazione, da un lato, induce a considerare come le
tecniche da utilizzare nel rilievo (inteso come conoscenza critica) dell’architettura
non possono ricondursi solo a quelle mensorie, dall’altro, suggerisce profonde
riflessioni circa la formazione e la informazione: la prima rivolta alle nuove leve di
architetti ed ingegneri e la seconda intesa come aggiornamento professionale
rivolta a quanti (spesso anch’essi architetti ed ingegneri) si trovano a gestire (nel
proprio ruolo diversificato di funzionari e committenti) programmi di rilievo e
documentazione. Già, perché il rilievo, considerato ‐ come noi qui lo conside‐
riamo ‐ come operazione di conoscenza critica, non sembra più demandabile
alle competenze di un semplice diplomato anche se occorre contemporanea‐
mente dire che i corsi di laurea nell’attuale strutturazione non sempre consen‐
tono una efficace formazione di professionisti esperti nel settore. Anche per
questa ragione si illustrano pur sinteticamente, nel volume, le tecniche d’inda‐
gine non mensorie cui più frequentemente si ricorre.
Cosa è l’architettura
E’ innegabile che, di consueto, si è orientati a considerare, di un episodio archi‐
tettonico, quanto ne concorre sostanzialmente agli aspetti percettivi: articola‐
zione spaziale, rapporto con il contesto, effetti della luce all’interno e in relazione
alle trame delle sue superfici (interne ed all’esterno), ecc.; in tal modo potremmo
dire che alla conoscenza di quell’edificio potrebbe soddisfare un’attenta lettura
delle sue immagini. Invero, nel caso del rilievo, la situazione è ben diversa poi‐
ché il livello di conoscenza dell’organismo edilizio cui si deve mirare è ben altro.
Come per un medico non sarebbe possibile effettuare una diagnosi senza la co‐
noscenza del corpo umano e dei suoi vari organi, così non è pensabile proce‐
dere al rilievo dell’architettura senza possederne quelle categorie che sono state
definite inequivocabilmente da Vitruvio oltre 2000 anni fa6: firmitas, venustas,
utilitas. In forma semplificata potremmo interpretare il concetto vitruviano nel
modo seguente: l’architettura è caratterizzata da una capacità di resistenza sta‐
tica, da un complesso di elementi che la rendono gradevole e di pregio, da altri
che la rendono funzionale.
Di qui la conseguenza, per quanto riguarda il rilievo di un edificio, che esso, per
essere esaustivo, ne contempli la comprensione del modello strutturale, ne re‐
gistri ‐ oltre la forma ‐ gli elementi che concorrono al suo aspetto esteriore ed al
suo pregio, ne indaghi gli aspetti funzionali.
Molto più, quindi, che il rilievo della semplice forma!
Invero, nell’ultimo quarto del secolo scorso, si è venuto consolidando il concetto
di rilievo architettonico come di un processo che ‐ partendo dalla condizione attuale
dell’edificio, attraverso un processo di pre‐comprensione critica, di misurazione e resti‐
tuzione, di analisi (anche supportata da auspicabili indagini storiografiche e tecniche) ‐
consenta di ripercorrerne all’inverso la storia fino a risalire (il più possibile) all’idea ori‐
ginaria del primitivo impianto.
Il concetto di rilievo (conoscenza) in rapporto a quello di progetto (ideazione)
Nell’azione quotidiana, spesso si associano i termini rilievo e progetto senza una par‐
ticolare attenzione alla specificità delle rispettive azioni sottintese. E’ il caso di pun‐
tualizzare che, mentre il progetto sottintende un processo progressivamente più
Introduzione
definito di ideazione, il rilievo sottintende un processo necessariamente di registra‐
zione e di interpretazione. Questo processo può avvalersi di strumentazioni anche so‐
fisticate per quanto riguarda la registrazione (rilevamento o prelievo delle misure),
ma la interpretazione discenderà sempre ed inevitabilmente dalla formazione e
dalla preparazione del rilevatore; sotto questo aspetto ogni rilievo non potrà che es‐
sere sempre sostanzialmente soggettivo.
Non sfugga al lettore, viceversa, fin da adesso, l’importanza che riveste la scala di
riduzione prevista per la rappresentazione dell’edificio ai fini della registrazione e
della documentazione dei suoi caratteri; ciò vale ad introdurre il concetto che ad
ogni scala di riduzione deve corrispondere un adeguato livello di informazione.
Gli strumenti per la conoscenza
Nella disamina che andiamo svolgendo intendiamo utilizzare il termine “stru‐
mento” non nello stretto senso tecnologico ma soprattutto in senso concettuale. E’
naturale che, in un volume dedicato al rilievo dell’architettura, una primaria atten‐
zione venga rivolta innanzitutto agli strumenti ed alle tecniche utili alla misurazione
(ovvero al prelievo delle misure); in questo settore specifico, peraltro, è da segnalare ‐
già in questa sede ‐ che le tecniche e le strumentazioni si sono evolute negli ultimi
decenni in modo tale da ampliare fortemente lo spazio operativo: è oggi possibile,
ad esempio, georeferenziare anche il singolo punto in tempo reale, così come è pos‐
sibile registrare con scansioni elettroniche e continuità il territorio (come le cortine
degli edifici che fiancheggiano le strade). In poche parole, al fianco delle tecniche
mensorie tradizionali (e tra di esse oggi annoveriamo anche la fotogrammetria) ne
sono disponibili altre (maggiormente attinenti al rilevamento geo‐topo‐
cartografico) che possono risultare utili anche nel campo del rilevamento architet‐
tonico. Ancora altre tecniche si sono venute affinando e sono disponibili per
indagare al di là delle superfici visibili dell’architettura, sulla stratificazione del suolo
e delle murature nonché dei trattamenti cromatici7; il panorama che ne consegue è
quanto mai vasto, come si può osservare già dalla vasta letteratura che solo par‐
zialmente si riflette nella bibliografia con la quale si conclude il presente volume.
Contemporaneamente, al di là degli aspetti squisitamente tecnici, non deve sfug‐
gire che la nostra azione individuale di rilevatori (come di qualsiasi altra per‐
sona) si colloca nel tempo e nello spazio e, quindi, ovviamente in correlazione
con lo sviluppo del pensiero e della tecnica; dobbiamo, quindi, considerare, da
un lato, che l’esercizio del rilievo8 è iniziato già diversi secoli or sono9 e, dall’altro,
che gli “strumenti” (non più solo quelli mensori) utilizzati nel tempo sono stati
i più vari ed hanno avuto un loro sviluppo anche in relazione alla evoluzione
scientifica avvenuta10; è forse superfluo sottolineare come negli ultimi decenni
tale evoluzione sia divenuta particolarmente veloce anche in rapporto al sempre
maggiore e veloce sviluppo dell’elettronica e dell’informatica.
A tale riguardo, più che esplicativa risulta la definizione dell’unità di misura
della lunghezza (il metro) che, nel presente volume, si presenta in una for‐
mulazione diversa rispetto ai tempi della nostra formazione.
In una azione di rilievo, peraltro, non si possono ignorare, tra gli “strumenti di
conoscenza”, tutte le fonti che ‐ in aggiunta al rilevamento ed all’analisi diretta ‐
possono fornire informazioni circa la storia dell’edificio e dei luoghi; potremo,
quindi, a seconda dei casi, considerare i disegni dei viaggiatori, le vedute (pitto‐
riche e a tratto) e le carte, i documenti di archivio, ecc. Si tratta di un patrimonio
documentario molto vasto che, quasi sempre, si rivela di straordinaria utilità nella
ricostruzione della storia di un edificio e di un sito.
Infine è utile segnalare come ciascuna fabbrica costituisca il documento di se stessa;
13
14
Introduzione
dichiara le tecniche costruttive di volta in volta utilizzate per la sua realizzazione, i
principi proporzionatori adottati nella sua ideazione, i rapporti con il contesto11. Da
questa semplice considerazione consegue ‐ per la piena comprensione del manufatto
‐ l’importanza di analizzare ogni edificio in base alle unità di misura in vigore al
tempo della sua realizzazione (non si dimentichi che l’attuale assetto geo‐politico si
è andato delineando intorno alla seconda metà del XIX secolo e l’unificazione del‐
l’unità di misura ‐ a livello nazionale ed internazionale ‐ è ancora più tarda).
Il disegno dal vero, del colore e dei trattamenti superficiali
Tra gli “strumenti” ci preme sottolineare l’importanza del disegno dal vero
che costituisce uno dei principali strumenti d’indagine a disposizione dello
stesso rilevatore. Esso è stato esercitato nel corso dei secoli in forma sia sin‐
tetica (appunti di viaggio, ecc.) che analitica e gli ampi repertori d’archivio
pervenutici integrano spesso in modo significativo la conoscenza delle tra‐
sformazioni subite dall’edificio o dal luogo indagato in epoche precedenti12.
Tra i disegni una particolare considerazione dovrà essere riservata a quelli
elaborati dagli architetti stranieri che hanno visitato l’Italia per motivi di stu‐
dio; tra di essi hanno notevole importanza quelli dei pensionnaires dell’Ecole
franҫaise di Roma13.
V’è, infine, un carattere degli edifici usualmente poco osservato, il trattamento (cro‐
matico e non) delle loro superfici; è il caso di segnalare come, molto spesso, le facciate
degli edifici ospitino partiti decorativi non consueti14 (graffiti, ecc.) E’, questo, un
aspetto sul quale abbiamo già richiamato l’attenzione del lettore al riguardo della ve‐
nustas vitruviana ma che riveste grande importanza nell’analisi dell’edificio e per la
comprensione della sua importanza anche sulla scena urbana15.
L’influenza delle nuove tecnologie
Anche il settore del rilievo dell’architettura come quello della progettazione è stato pro‐
fondamente influenzato dall’evoluzione dell’elettronica e dell’informatica che, mentre
da un lato ha semplificato l’utilizzo delle varie tecniche (tra le quali, ad esempio, la fo‐
togrammetria), dall’altro ha delineato nuove possibilità operative e di ricerca (in parti‐
colare correlate alla scansione elettronica ed al successivo trattamento dei dati)16.
E’ il caso, infatti, di sottolineare come sia indiscutibilmente facilitata la registrazione
della forma con l’acquisizione anche di milioni di punti per ogni scansione (nuvola
di punti); per quanto concerne, invece, la fase di restituzione e di elaborazione, la di‐
sponibilità di software che consentono un trattamento automatico della nuvola ‐ con
la visualizzazione della forma “più probabile” derivabile ‐ può risultare ingannevole
sia in ordine all’affidabilità sotto l’aspetto dell’analisi critica sia per l’adeguatezza dei
contenuti alla scala metrica di restituzione. L’elaborazione automatica può conside‐
rarsi, in effetti, solo un pre‐trattamento utile in vista delle effettive restituzioni (ade‐
guate nell’interpretazione e nei contenuti in rapporto alla scala di rappresentazione).
La possibilità di utilizzare la scansione elettronica apre certamente nuovi scenari nel
campo del rilevamento architettonico; come ogni altra innovazione va accolta in
modo critico e con particolare attenzione all’eventuale incidenza sui principi opera‐
tivi. A questo argomento è dedicato un apposito capitolo del volume; in questa sede
ci limitiamo a confermare come sia certamente un vantaggio poter utilizzare uno
scanner laser che in breve tempo registra milioni di punti delle superfici dell’edificio
da rilevare, a condizione che effettivamente occorra misurare quella quantità di punti e che le
restituzioni e le elaborazioni successive garantiscano i requisiti di qualità richiesti.
In effetti, preoccupa nel tempo attuale ‐ come già negli anni ‘70 del secolo scorso nei con‐
fronti della fotogrammetria ‐ l’enfasi particolare che si registra nei confronti delle nuove
Introduzione
15
Gaspare De Fiore, Interno di
S. Maria del Popolo a Roma
(da G. De Fiore, Saper dise‐
gnare, Brescia, La Scuola Edi‐
trice, 1965).
tecnologie elettroniche trascurando di considerare come esse ‐ come tutte le altre che,
di volta in volta, si palesavano innovative nel passato ‐ debbano essere utilizzate util‐
mente e opportunamente, secondo la consapevole valutazione del rilevatore. L‘evolu‐
zione della scienza e della tecnica ci offre continuamente nuove prospettive (destinate
anch’esse ad evolversi ed a modificarsi nel tempo); l’esistenza di nuove strumentazioni
(il cui utilizzo si deve ancora considerare tutto sommato sperimentale) ci deve sempli‐
cemente indurre ad integrarne l’uso ‐ ove conveniente e indispensabile ‐ con quegli
strumenti e quelle procedure che finora sono risultati affidabili.
Peraltro, da un lato è impossibile ammodernare le strumentazioni inseguendo la con‐
tinua evoluzione della tecnica, dall’altro è discutibile che ciò corrisponda sempre ad
una effettiva necessità o utilità.
E’ vero, peraltro, che l’attività del rilevatore ‐ se svolta con competenza e interesse ‐
non può prescindere dalla consapevolezza dei nuovi traguardi che la tecnica rag‐
giunge nel settore, ma distinguendo sempre tra principi e prassi operative.
La necessità di integrare le varie tecniche
Nell’attività concreta, il rilevatore avrà necessità di utilizzare ‐ sia nella fase di rile‐
vamento che in quella di restituzione ed elaborazione ‐ differenti tecniche che am‐
pliano decisamente le possibilità operative in entrambe le fasi, offrendo
contemporaneamente utili opportunità di una comunicazione efficace dei risultati
del rilievo. Molti studiosi hanno esaminato i problemi legati alla loro integrazione,
che sono numerosi e dipendono soprattutto dalle loro specificità. Nel corso del vo‐
lume, viene esaminato anche questo problema alquanto articolato la cui soluzione
risiede, soprattutto, nella capacità del rilevatore di articolare di volta in volta un
programma generale del rilievo che contempli, al suo interno, l’utilizzo delle tec‐
niche più adeguate; per ciascuna di esse si redigerà il progetto operativo necessa‐
rio (da adeguare successivamente in base alle attività effettivamente svolte) in modo
da consentire il controllo dei risultati e, all’occorrenza, la loro implementazione.
Del programma generale farà parte anche il progetto della comunicazione degli
esiti del rilievo (nella forma più opportuna tra quelle consentite dalle moderne tec‐
nologie).
16
Juan Manuel Baez Mezquita,
Urbino (da J. M. Baez Mez‐
quita, La memoria de la Arqui‐
tectura. Dibujos de viajes a
Italia, Salamanca, Universi‐
dad de Valladolid, 1997).
Mario Manganaro, Isole nel‐
l’Isola. Enna, Piazza Arme‐
rina, Nicosia, Randazzo,
Sicania, Messina, 1998.
Firenze. Palazzo di Bianca
Cappello, Via Maggio (fronte
lungo via e particolare della
decorazione sgraffita). Data
costruzione: sec. XV e ripro‐
geato nel 1570 da Bernardo
Buontalenti; data decora‐
zione: 1574‐79, Bernardino
Barbatelli deo il “Poccei”.
Introduzione
Introduzione
Note
1. I testi di maggiore importanza nel settore del rilevamento architettonico editi negli ultimi lustri sono:
DOCCI, M. e MAESTRI, D. Storia del rilevamento architettonico e urbano. Roma‐Bari: Laterza, 1993, e DOCCI,
M. e MAESTRI, D. Manuale del rilevamento architettonico e urbano, Roma‐Bari: Laterza, 1994. Entrambi i vo‐
lumi sono stati oggetto di diverse ristampe e riedizioni
2. I principali edifici e complessi monumentali dei quali ho coordinato, a partire dagli ultimi anni ’80 del
secolo scorso, le attività di rilievo sono: la Chiesa di S. Maria del Presagio a Podol’sk (presso Mosca), il
Complesso di Monteoliveto ed il Castel Nuovo a Napoli, Castel Sant’Angelo a Roma, il Palazzo Reale di
Caserta, il Complesso monastico di San Bernardino a L’Aquila, il Verlasce a Venafro (IS), il Complesso
archeologico di San Vincenzo al Volturno (IS); recente è l’avvio di una campagna di rilievo e documen‐
tazione dell’antica città di Magdala sul lago Tiberiade. Nella convinzione che una delle più importanti uti‐
lità del rilievo sia la conoscenza e che questa debba essere divulgata, ho sempre curato la pubblicazione
dei risultati di volta in volta conseguiti; si vedano, quindi: CUNDARI, C. e JACOBITTI, G.M. La Chiesa
dei miracoli della Madonna del segno a Podol’sk. Mosca. Roma: Gangemi, 1994; CUNDARI, C. (a cura di), Il
complesso monastico Monteoliveto a Napoli. Roma: Gangemi, 1999; CUNDARI, C. (a cura di), Il Palazzo reale
di Caserta. Roma: Kappa, 2005; CUNDARI, C. (a cura di) Castel Sant’Angelo. Immagini. Rilievi. Roma:
Kappa, 2000; C.UNDARI, C. (a cura di), Il complesso monastico di San Bernardino a L’Aquila. Roma: Kappa,
2010; CUNDARI, C. (a cura di), Rilievo del sito monumentale del Verlasce a Venafro (IS). Roma: Kappa, 2009;
CUNDARI, C. (a cura di), Il rilievo del sito monumentale di San Vincenzo al Volturno. Roma, Kappa, 2009.
3. In questa sede ritengo opportuno ricordare le numerose conversazioni intraenute con l’arch. Williams
Troiano che ha contribuito alla redazione di alcune parti del capitolo relativo alle nuove tecniche elettro‐
niche, ma anche gli apporti dovuti a:
‐ il prof. Piero Barlozzini, al quale sono debitore di numerosi colloqui sull’articolazione del volume, di una
sua lettura in itinere e che ha curato la redazione di uno degli Apparati (Strutture murarie resistenti per forma);
‐ il prof. Marco Carpiceci, profondo conoscitore dei procedimenti di rilevamento, con il quale ho atten‐
tamente considerato, in particolare, l’opportunità ‐ in un volume che ambisce ad una trattazione com‐
plessiva dei vari aspetti (problematici ed operativi) del rilievo ‐ di una illustrazione puntuale degli aspetti
geometrici della fotogrammetria e che ha contribuito al volume con l’occhiello sul La Fotografia digitale oltre
che con una revisione del Capitolato (il Capitolato speciale per il rilevamento a fini di restauro è stato pub‐
blicato, con un primo adeguamento normativo, in CUNDARI, C. Capitolato speciale di Appalto per il Rile‐
vamento Architettonico a fini di restauro. Roma: Kappa; in occasione del presente volume è stato
ulteriormente adeguato in funzione delle evoluzioni normative verificatesi nell’ambito dei lavori pubblici
‐ cfr. pp. 527‐556).;
‐ l’arch. Maria Martone, studiosa affidabile ed instancabile, in particolare per la collaborazione sulla re‐
stituzione digitale da fotogramma e per l’occhiello sul G.I.S. come sistema di rappresentazione della realtà;
‐ l’arch. Gian Maria Bagordo, con il quale si è da tempo stabilita una proficua collaborazione nell’attività
di ricerca e che ha assunto il compito non facile, oltre che di curare l’occhiello sul Rilievamento cromatico,
di riepilogare le complesse attività di rilievo svolte per il Palazzo Reale di Caserta nell’apposito capitolo
paradigmatico di questo volume;
‐ l’arch. Fabio Lanfranchi, con il quale si è in breve tempo stabilita una fattiva collaborazione sia sul piano della
ricerca che della didattica, al quale si deve l’occhiello sul G.P.S. e l’approndimento sul Progetto di ripresa digitale;
‐ l’arch. Mariella La Mantia, studiosa tenace ed affidabile collaboratrice, alla quale si devono la trattazione
sul progetto di ripresa fotogrammetrica, sulla sintesi normativa, gli occhielli su “Rilievo e misura“ e “Il
Mobile Mapping“, oltre ad una perseverante e proficua collaborazione nella preparazione del volume.
‐ l’arch. Giuseppe Paganelli, prezioso collaboratore in numerose attività di ricerca e didattiche, al quale si
deve il capitolo sul rilevamento topografico e sulle relative applicazioni.
Al volume, infine, hanno contribuito i miei due figli: Gian Carlo con l’occhiello su “L’utilizzo della cartogra‐
fia storica nel rilievo“ e con l’Apparato su “La capriata“, Maria Rosaria con l’occhiello su “Le attività di rilievo ed
il salvataggio dei templi della Nubia“ e collaborando alle parti relative all’integrazione delle tecniche mensorie.
4. Cfr. CARBONARA, G. Rilievo, disegno e restauro dei monumenti, in CUNDARI, C. e CARNEVALI, L. (a
cura di) Il Rilievo dei Beni Architettonici per la Conservazione (Atti del Convegno sul tema, Napoli 15/17
Aprile 1999). Roma: Kappa, 2000.
5. Su questo tema vedasi l’esperienza relativa al rilevamento del rione Trastevere a Roma realizzata da
Mario Docci e dai suoi collaboratori, di cui ai grafici riportati in DOCCI, M. e MAESTRI, D. Manuale del
rilevamento architettonico e urbano. Roma‐Bari: Laterza, 1994, pagg. 315‐322; vedasi anche CUNDARI, C.
(a cura di), Palazzo Novelli a Carinola. La Storia, il rilievo, il restauro. Roma: Kappa, 2002.
6. Marco Vitruvio Pollione, De Architectura. Roma, Studio Tesi, 2008. Traduzione L. Migotto.
7. Sul rilievo del colore si devono ricordare gli studi approfonditi svolti, nel corso degli ultimi decenni,
dalla Scuola Genovese, avviati nel 1976 sotto la guida del prof. Gaspare De Fiore e costantemente svi‐
luppati in particolare dalla prof.ssa Patrizia Falzone, responsabile scientifico anche della Giornata di stu‐
dio che, nell’ambito dell’ultimo Convegno dell’Unione Italiana del Disegno (Lerici, Ottobre 2011), è stata
dedicata al tema. Cfr. anche FALZONE, P. (a cura di), Colore, Architettura, Ambiente, Roma: Kappa, 2008.
8. Mi piace ricordare, qui, un volume dedicato all’attività grafica dei Vanvitelli (L’esercizio del disegno. I
Vanvitelli, Milano, Leonardo Arte, 1993), auspicandone idealmente uno sull’esercizio del rilievo; non ignoro
che il tema è già alquanto indagato sotto l’aspetto storico e strumentale da alcuni studiosi (in particolare
dal prof. M. Docci) ma sarebbe di straordinario interesse una riconsiderazione ‐ entro un quadro orga‐
17
18
Introduzione
nico generale ‐ delle principali attività di rilievo che sono state svolte nel tempo e nei vari continenti, per
le finalità più varie. È incontestabile che l’attività di rilievo, intesa nel più ampio significato di conoscenza,
abbia accompagnato lo sviluppo della civiltà nel corso dei millenni.
9. Di Villard de Honnecourt va ricordato il Taccuino (1260 ca) che può essere ricordato come primo ma‐
nuale di ingegneria civile (cfr. BECHMANN, R. Villard de Honnecourt. La pensée technique au XII siècle et sa
communication. Paris: Picard, 1993).
10. Su questo tema cfr. DOCCI, M. e MAESTRI, D. Storia del rilevamento architettonico e urbano. Roma‐Bari:
Laterza, 1993. E’ necessario anche ricordare la grande mostra svoltasi dal novembre 2009 al gennaio 2010
nel complesso del Vittoriano sul patrimonio cartografico e sulle attività dell’Agenzia del Territorio; cfr.
CATIZZONE, A. e DI FILIPPO, S. Un tesoro ritrovato. Dal rilievo alla rappresentazione, Roma: Gangemi, 2009
11. A tale riguardo v. le ricerche esemplari di Maria Teresa Bartoli sul Palazzo Vecchio e sulla Chiesa di
Santa Maria Novella a Firenze; cfr. BARTOLI, M. T. «Musso e non quadro». La strana figura di Palazzo Vec‐
chio dal suo rilievo. Firenze: Edifir, 2007; BARTOLI, M. T. Santa Maria Novella a Firenze. Algoritmi della sco‐
lastica per l’architettura. Firenze: Edifir, 2009.
12. Fortunatamente il disegno dal vero è stato esercitato da sempre. Numerosi sarebbero gli artisti del pas‐
sato che dovremmo ricordare anche per la cospicua presenza dei loro disegni negli archivi di tutto il
mondo; si è sempre disegnato e molto, per diletto e per studio, per esigenze personali e per lavoro. Que‐
sta attività è ovviamente consueta soprattutto agli architetti ed agli ingegneri per i quali il disegno dal vero
è soprattutto uno strumento di analisi e di documentazione oltre che un formidabile ed efficace mezzo
di comunicazione. Fra quanti, nel nostro tempo, hanno operato ed operano in questo ambito vogliamo
ricordare (senza sminuire il valore di tutti gli altri) in particolare tre studiosi per il taglio particolare della
loro attività. Il primo è Gaspare De Fiore (già decano dei professori di Disegno nelle università italiane),
recentemente scomparso, la cui ininterrotta attività grafica è stata rivolta – per quanto riguarda l’ambito
di interesse del presente volume – alla documentazione critica dell’architettura e dell’ambiente, come si
può riscontrare dalle sue numerosissime pubblicazioni tra le quali qui ricordiamo in particolare Le luci
negli angoli (Roma, Armando Editore, 1960). Segnaliamo, poi, l’attività di Mezquita Bàez (dell’Università
di Valladolid) che rinnova nei nostri tempi l’antica e mai interrotta esperienza del disegno dei viaggiatori
rivolta alla documentazione del paesaggio anche urbano, con attenzione anche ai suoi valori cromatici;
tra i suoi scritti più recenti ricordiamo: La memoria de la Arquitectura, Dibujos de viaje a Italia (Salamanca,
1997), edito a cura del Colegio Oficial de Arquitectos de Leon, della Caja Salamanca y Soria, dell’Università
di Valladolid, e La Arquitectura de los dioses. Dibujando en Paestum, in EGA exprecion grafica arquitectonica,
n.18, Valencia 2011, ISSN 1133‐6137. Infine, di Mario Manganaro, fine disegnatore nell’Università di Mes‐
sina, vogliamo sottolineare la costante attività grafica tesa a documentare con sensibilità emergenze ar‐
chitettoniche e contesti ambientali; tra le tante preziose raccolte di disegni pubblicate citiamo l’ultima:
Rappresentare l’acqua. Pozzi. Cave. Ponti. Fontane. Cieli. Reggio Calabria: Liriti, 2011.
13. Ci riferiamo all’iniziativa volta originariamente alla costituzione presso la Biblioteca Nazionale di Pa‐
rigi di un fondo documentario dei più importanti beni architettonici ed archeologici italiani da realizzare
mediante l’istituzione di borse di studio da assegnare mediante concorso nazionale a giovani studiosi;
l’iniziativa, istituzionalizzata nell’ambito dell’Accademia di Francia, si protrasse per svariati decenni e
registrò numerosissimi envois a cura di borsisti (pensionnaires) che fruivano di questa occasione di studio
della durata di un triennio. Ai borsisti francesi, invero, si sono affiancati, nel corso dei secoli, anche bor‐
sisti spagnoli e di altri paesi europei. Cfr., per quanto riguarda i borsisti francesi: Pompei e gli architetti fran‐
cesi dellʹOttocento, Parigi, gennaio‐marzo 1981, Napoli‐Pompei, aprile‐luglio 1981, Parigi, École nationale
supérieure des beaux arts, Roma, École française de Rome, stampa 1981.
14. Sui graffiti che si osservano sulle facciate dei palazzi fiorentini ha recentemente svolto un documen‐
tato intervento la prof.ssa Emma Mandelli (cfr. Il disegno “sgraffito” nei palazzi fiorentini, in “Atti della Gior‐
nata sul Colore”, Convegno UID, ottobre 2011). Negli ultimi mesi, una serie di notizie riportate dalla
stampa napoletana ha informato del rinvenimento, sul rivestimento lapideo della facciata della chiesa del
Gesù Nuovo, di una serie di incisioni interpretabili come note musicali; l’argomento è allo studio).
15. Oltre all’attività citata di P. Falzone, v. anche MANDELLI, E. Colore, luce e materia in architettura. Tra
superfici e spazio. Firenze, 2001
16.Al riguardo si segnalano i fondamentali studi svolti innanzitutto da Mario Docci e dal suo gruppo di ri‐
cerca; egli ha coordinato sul piano scientifico tre programmi di ricerca nazionali cofinanziati dal MIUR nel
2002, 2004 e nel 2007 ‐ cfr. Metodologie innovative integrate per il rilevamento dell’architettura e dell’am‐
biente. Roma: Gangemi, 2005; Metodi e tecniche integrate di rivelamento per la realizzazione di modelli vir‐
tuali dell’architettura della città. Roma: Gangemi, 2007; Metodologie integrate per il rilievo, il disegno, la
modellazione dell’architettura e della città. Roma: Gangemi 2011 ‐ rivolti ad indagare le nuove prospettive
che si delineano con l’introduzione delle nuove tecnologie di natura elettronica nel settore del rilevamento;
di particolare interesse, sotto questo aspetto, è anche il saggio Contributi per una teoria del rilevamento archi‐
tettonico recentemente pubblicato in Disegnare. Idee. Immagini (Roma: Gangemi, 2011/n° 42). Non meno im‐
portanti sono anche le ricerche condotte da Marco Gaiani che, con i suoi collaboratori, ha investigato aspetti
operativi e questioni di teorizzazione nell’ambito delle applicazioni delle nuove tecnologie al rilevamento
architettonico. Tra le numerose pubblicazioni, ricordiamo i contributi frequentemente pubblicati da da Di‐
segnare. Idee. Immagini, e tra essi in particolare: Brevi F., Ceccarelli N., Gaiani M. Il cantiere di restauro virtualizzato
(Roma, Gangemi, 2004/n°29); M. Gaiani M., Benedetti B., Apollonio F.I. Standard di acquisizione e strutturazione di
modelli digitali per sistemi informativi di aree archeologiche: il caso di Pompei (Roma, Gangemi, 2009/n°39).
IL RILIEVO PER LA CONOSCENZA
Il rilievo è stato definito lo “strumento operativo”
della storia; con questa definizione si intende evi‐
denziare come, rilevando un edificio, se ne pos‐
sono comprendere le fasi costruttive, le
trasformazioni subite, le logiche funzionali, ecc.; si
possono ritrovare, in altre parole, riscontri a
quanto può derivare da fonti bibliografiche, archi‐
vistiche, ecc. Significa anche che ciascun edificio,
con maggiore o minore evidenza, è come un testo
da decodificare; all’intelligenza e alla cultura scien‐
tifica ed operativa del rilevatore è demandato il
compito di procedere alla migliore sua interpreta‐
zione possibile. Per questa ragione, anche, il rilievo
è strumento privilegiato di conoscenza e fonda‐
mentale in un intervento di restauro; solo esso può
assicurare la necessaria comprensione dell’organi‐
smo architettonico considerato nella sua globalità,
nella sua complessiva articolazione; è la consape‐
volezza del suo essere il risultato di una stratifica‐
zione protrattasi nel tempo, di successivi interventi
(realizzati molto spesso con differenti criteri e tec‐
niche costruttive). Peraltro, in edifici fortemente
storicizzati, ogni parte quasi sempre è legata –
nelle sue ragioni strutturali, estetiche e funzionali,
tanto per confermare quanto sosteneva Vitruvio
quando individuava i tre caratteri peculiari del‐
l’architettura: firmitas, venustas, utilitas – al tutto. Si
tratta, in altre parole, di ricostruire, attraverso una
complessa azione di indagine (mensoria, storica,
archivistica, bibliografica, tecnica, tecnologica), i
criteri, la ratio con la quale l’organismo si è venuto
costituendo nel tempo.
Solo sulla base di una documentazione siffatta sarà
possibile valutare accuratamente le esigenze di in‐
tervento e individuare eventuali indagini ancora
necessarie a chiarire quanto più possibile la storia
dell’edificio in oggetto.
La salvaguardia del patrimonio culturale. Una
importante sfida del nostro secolo
La salvaguardia del patrimonio culturale rappre‐
senta uno degli obiettivi e nello stesso tempo una
delle sfide di maggiore importanza del nostro
tempo, perché solo essa può garantire la conser‐
vazione della memoria storica documentata delle
nostre civiltà; così che tale salvaguardia – che qui
consideriamo sotto l’aspetto scientifico, tecnico e
tecnologico – si connota ancor prima come pro‐
blema morale, sociale, educativo. Essa presenta infatti
aspetti problematici non solo operativi e tecnici,
ma anche di tipo programmatorio e gestionale, so‐
ciale, educativo.
Nel secolo precedente e in questi anni del nuovo
si è registrata una notevole evoluzione negli
aspetti metodologici, in stretta connessione con
una sempre più avanzata elaborazione del con‐
cetto di tutela. Complessivamente, infatti, nel
breve volgere di poco più di settanta anni si è pas‐
sati dalla prima dichiarazione di principio a favore
dell’architettura storica (contenuta nella Carta di
Atene, 1933) all’elaborazione concettuale della con‐
servazione integrata. Gli atti principali, anche di tipo
intergovernativo – compiuti spesso su iniziativa
dell’I.CO.MO.S., dell’U.N.E.S.C.O. e del Consiglio
d’Europa –, che sono seguiti alla Carta di Atene e
che qui vogliamo soltanto ricordare sono:
– la Carta Internazionale del Restauro, più nota come
Carta di Venezia, promulgata a conclusione del “II°
Convegno internazionale degli Architetti e Tecnici
dei monumenti storici” (Venezia, 25‐31 maggio
1964);
– la Carta europea del patrimonio architettonico, adot‐
tata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Eu‐
ropa il 26 settembre 1975 e promulgata
solennemente al Congresso sul “Patrimonio archi‐
tettonico europeo” (Amsterdam, 21‐25 ottobre
1975);
– la Dichiarazione di Amsterdam, Dichiarazione fi‐
nale dello stesso “Congresso” a conclusione del‐
l’Anno del “Patrimonio architettonico europeo”;
– la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio ar‐
chitettonico dell’Europa (Granada, 1983);
– la Carta internazionale per la salvaguardia delle città
storiche (Washington, 87);
– la Carta di Cracovia (ivi, 2000).
Il primo livello di salvaguardia è, ovviamente, la
conoscenza; conoscere vuol dire, in qualche modo
e in ogni caso, documentare. Siamo tutti consape‐
voli, infatti, che la documentazione costituisce un
supporto indispensabile per la tutela del patrimo‐
20
nio culturale. In tempi recenti, l’evoluzione dei
concetti e il progresso delle tecnologie hanno fatto
sì che il dibattito culturale e scientifico si evolvesse
nella disamina di quale tipo di documentazione sia
quella più adeguata. I nostri archivi, infatti, non
difettano di documentazioni ad esempio fotogra‐
fiche o archivistiche o grafiche, ecc. Il vero pro‐
blema è che, mentre tutte insieme queste differenti
documentazioni concorrono alla conoscenza com‐
plessiva dell’oggetto, ciascuna di esse però ne re‐
stituisce normalmente solo un aspetto particolare.
In architettura questo problema è stato concettual‐
mente superato nel rilievo; operazione composita,
che ancora molti intendono come semplicemente o
prevalentemente mensoria, finalizzata alla cono‐
scenza della forma geometrica dell’organismo ar‐
chitettonico, ma a cui invero va attribuito un
significato molto più completo e complesso.
A questo specifico riguardo va ricordato che, nel‐
l’ambito del Convegno internazionale “Il rilievo
dei beni architettonici per la conservazione”
(Roma, novembre 2000) è stata approvata ed adot‐
tata la Dichiarazione sul rilevamento architettonico;
l’articolato documento è già stato pubblicato sia da
riviste1 che negli Atti del Convegno2.
Il “modello di rilievo” come base e criterio di do‐
cumentazione
È già da tempo infatti acquisito che il rilievo è l’in‐
sieme delle procedure e delle indagini utili a ripercor‐
rere a ritroso il percorso della realizzazione dell’opera,
fino a risalire – quanto più è possibile – alle inten‐
zioni del progettista. In effetti il rilievo – attraverso
i suoi strumenti, che non sono solo quelli mensori
ma anche quelli delle indagini non distruttive, del‐
l’indagine filologica, archivistica, ecc. – deve ten‐
dere alla costruzione di un “modello” analogico
dell’organismo esaminato, ovvero un modello vir‐
tuale assolutamente corrispondente all’organismo
reale per quanto attiene gli aspetti formali, strut‐
turali, decorativi, funzionali. In breve, per la for‐
mazione di questo modello (mentale, la cui
costruzione si completa inevitabilmente in pro‐
gress) occorre comprendere in tutti i suoi aspetti
l’organismo considerato. Siamo convinti della va‐
lidità di tale processo di realizzazione del rilievo
anche se la possibilità di registrazione tridimen‐
sionale delle superfici consentita dalla scansione
laser sembra delineare nuovi scenari cui faremo ri‐
ferimento nel capitolo dedicato al rilevamento di‐
gitale.
Il rilievo per la conoscenza
Avendo, quindi, definito tale modello, ovvero sulla
base della necessaria conoscenza complessiva del‐
l’organismo reale, allora sarà possibile documen‐
tarne di volta in volta aspetti particolari: la forma,
la struttura, ecc. È evidente che in questo modo
ogni documentazione, anche non globale, sarà
molto più corretta ed esplicativa in quanto sarà
realizzata con la necessaria attenzione al suo più
opportuno significato. È come passare dall’articolo
indeterminativo a quello determinativo. Di conse‐
guenza, la maggiore esigenza, a mio modo di ve‐
dere, è assicurare questa caratteristica, un simile
livello di qualità alle documentazioni.
Per una nuova strategia operativa nel rilievo
Tuttavia non è sempre possibile procedere priori‐
tariamente alla costruzione del modello del rilievo;
sia per la consistenza del patrimonio culturale
mondiale sia per le risorse che tali operazioni di
fatto impegnerebbero. La soluzione è nella forma‐
zione e nella diffusione di una cultura del rilievo,
che si compone delle capacità di percepire e leg‐
gere l’architettura (o qualsiasi altro tipo di bene
culturale) nei suoi vari aspetti (di testimonianza
storica, percettivi, morfologici, ecc,), comprenden‐
done l’articolazione strutturale, apprezzandone la
componente decorativa, la funzionalità, ecc. A que‐
sto scopo può risultare certamente utile disporre
di eventuali modelli operativi e a tal riguardo si
può far riferimento a quello definito nell’ambito
della ricerca da me coordinata svolta su incarico
del Ministero per i Beni e le Attività Culturali3 e
che ha avuto come primo campo applicativo il
Complesso monastico di Monteoliveto a Napoli; i
suoi esiti sono stati oggetto di ulteriore approfon‐
dimento nell’ambito del Progetto Finalizzato “Beni
Culturali” del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Tale modello è già stato sperimentato nel rilievo di
numerosi complessi architettonici4 e, quindi, si è
anche evoluto nella sua articolazione e nella sua de‐
finizione. Si tratta di un modello operativo (fig.1) di
valenza generale che può essere assunto anche
come quadro di riferimento per operazioni parziali.
Prima di procedere in questa disamina di carattere
necessariamente generale, è opportuno considerare
alcuni aspetti metodologici ed operativi del rilievo;
a tale scopo, peraltro, si richiamano concetti e pun‐
tualizzazioni già formulate nella relazione di ac‐
compagnamento al «Capitolato speciale di appalto per
il rilevamento architettonico a fini di restauro» redatto
su incarico della Soprintendenza Generale agli In‐
21
Il rilievo per la conoscenza
terventi Post‐sismici in Campa‐
nia e Basilicata (oggi soppressa)
del Ministero per i Beni Culturali
e Ambientali5. Tra l’altro, nono‐
stante che siano trascorsi quasi
dieci anni da quella elabora‐
zione, la maggior parte delle
questioni colà trattate conser‐
vano tutta intera la loro attualità.
IL RILIEVO
IL RILIEVO GENERALE
RELAZIONE
GRAFICI GEOMETRICI
ELABORAZIONI CAD
IL RILEVAMENTO DIRETTO
IL RILIEVO SUDDIVISO
PER LE TECNICHE DI
RILEVAMENTO
IL RILEVAMENTO TOPOGRAFICO
RELAZIONE
EIDOTIPI
RESTITUZIONI
RELAZIONE
TABULATI
GRAFICI
RELAZIONE
GRAFICI
SCHEDA-TIPO
RELAZIONE
GRAFICI
SCHEDA-TIPO
RESTITUZIONI
ELABORAZIONI CAD
Il rilievo architettonico
Come è stato già affermato, in
IL RILEVAMENTO FOTOGRAFICO
ARCHIVI OPERATIVI
base alle più avanzate acquisi‐
IL RILEVAMENTO FOTOGRAMMETRICO
zioni si deve intendere per ri‐
lievo architettonico il complesso
IL RILEVAMENTO ELETTRONICO
di operazioni, di misurazioni e di
analisi atto a comprendere e docu‐
TERMOGRAFIA
ALTRE INDAGINI
................
mentare il bene architettonico nella
................
sua configurazione complessiva
BIBLIOGRAFICO
(anche riferita al contesto urbano
ICONOGRAFICO
ARCHIVI DOCUMENTARI
FOTOGRAFICO
e territoriale), nelle sue caratteri‐
STEREOFOTOGRAMMETRICO
stiche metriche dimensionali,
ELETTRONICO
nella sua complessità storica,
...........
MATERIALI DI RIVESTIMENTO
nelle sue caratteristiche struttu‐
rali e costruttive, oltre che in
AFFRESCHI
OPERE PITTORICHE
TEMPERA
quelle formali e funzionali. In
SU TAVOLA
SU TELA
breve, si assume che rilevare un
...........
episodio architettonico corri‐
ALTARI
OPERE MARMOREE E MUSIVE
sponde, per quanto possibile, al
MONUMENTI FUNEBRI
ripercorrimento critico del pro‐
PAVIMENTI
TARSIE MARMOREE
IL RILIEVO TEMATICO
cesso costruttivo (e quindi pro‐
...........
gettuale) seguito per la sua
OPERE LIGNEE
...........
realizzazione, in modo da com‐
OPERE SCULTOREE
...........
prendere le ragioni delle scelte e
PARTICOLARI ARCHITETTONICI,
...........
le scelte stesse via via operate,
COSTRUTTIVI E ARREDI FISSI
testimoniate materialmente dal‐
STRUTTURALE
...........
l’edificio. E’ utile, peraltro, sof‐
fermarci sulla differenza tra
rilievo e rilevamento, intendendosi
con quest’ultimo termine l’atti‐ Fig.1 ‐ Il sistema relazionale per la strutturazione del rilievo.
vità di prelievo delle misure; in
conseguenza, come si constaterà in appresso, si mente, nella produzione di una serie di elaborati
parlerà di volta in volta di rilevamento diretto, rile‐ (generalmente piante, prospetti, sezioni, nelle scale
vamento topografico, rilevamento fotogrammetrico, ri‐ 1/200 – 1/100 – 1/50) che si limitano a documentare
levamento elettronico, ecc., con esplicito riferimento la forma geometrica dell’edificio, nella sua confi‐
alla tecnica ed alle procedure utilizzate per la mi‐ gurazione interna ed esterna.
surazione.
Molto raramente, infatti, la redazione di un pro‐
È evidente come il complesso di indagini che si getto di restauro architettonico o rifunzionalizza‐
sottintende con il criterio che andiamo esponendo zione è preceduta dal necessario quadro
sia ben differente da quanto nella pratica corrente sistematico ed organico di indagini. Nelle previ‐
viene definito “rilievo” e che consiste, normal‐ sioni di spesa di taluni Uffici dello Stato che hanno
22
specifica competenza nella conservazione del pa‐
trimonio edilizio demaniale (ad esempio, i Prov‐
veditorati alle OO. PP. ma non solo essi) non vi è
solitamente riscontro per tali esigenze. Le Soprin‐
tendenze per i Beni Ambientali ed Architettonici
sono quasi gli unici Uffici statali che promuovono
attività di rilievo, sia circoscritta e finalizzata alla
compilazione delle schede dell’ICCD, sia mirata
alla redazione di perizie di restauro.
Diverse sono le ragioni che si invocano per tale er‐
rata e fuorviante consuetudine. Esse vengono ge‐
neralmente riferite – senza reale fondamento,
perché non si considerano i vantaggi diversamente
conseguibili – alla insufficienza delle risorse eco‐
nomiche disponibili. Il progetto di intervento,
quindi, è solitamente redatto in maniera necessa‐
riamente sommaria in ordine sia alle categorie di
intervento sia alle quantità. Ne consegue, innanzi‐
tutto, che il costo previsto risulta il più delle volte
sottodimensionato o sovradimensionato; inoltre, il
progetto è generalmente destinato ad essere riela‐
borato subito dopo l’inizio dei lavori, quando sarà
di necessità approfondita la conoscenza dell’orga‐
nismo architettonico. Ciò rende necessari ulteriori
provvedimenti tecnico‐amministrativi per l’ap‐
provazione del progetto di variante, il reperimento
di nuove risorse, l’adeguamento del contratto di
appalto; spesso si rende necessaria una sospen‐
sione dei lavori che, con il protrarsi, può compor‐
tare la revisione dei prezzi contrattuali. Il tutto può
comportare ovviamente anche un aumento dei
costi oltre che la non organica conduzione dei la‐
vori.
Questo può essere in gran parte ovviato solo con la
esecuzione preliminare di un rilievo adeguato il
cui costo – certamente maggiore di quanto oggi
venga valutato il solo rilievo geometrico – risulte‐
rebbe comunque compensato dalle economie na‐
turalmente conseguenti ad una progettazione
accurata ed alla possibilità di procedere organica‐
mente e speditamente ad una puntuale program‐
mazione della spesa e della esecuzione dei lavori.
Peraltro, oltre alla finalità pratica del restauro del
bene architettonico, il rilievo deve essere conside‐
rato, tra l’altro, un necessario e significativo docu‐
mento di catalogazione del bene e quindi del
patrimonio artistico.
Peraltro, nel momento in cui il rilievo è mirato ad
interventi di restauro, le conoscenze sopra de‐
scritte, come obiettivo dello stesso rilievo, devono
essere, ovviamente, integrate con altre (di tipo
Il rilievo per la conoscenza
quantitativo e qualitativo) necessarie per garantire
al progettista la cognizione effettiva, complessiva e
di dettaglio, dell’organismo architettonico, della
sua storia, del suo degrado. Questo in maniera
ch’egli possa effettuare le scelte adatte per proget‐
tare l’intervento di conservazione nel modo più
puntuale ed approfondito possibile, riducendo al
numero minimo le incognite da verificare all’ini‐
zio effettivo dei lavori.
Si deve considerare, in effetti, che un progettista
restauratore si attende di conseguire, mediante un
buon rilievo generale condotto su di un bene cul‐
turale architettonico, essenzialmente:
1) una conoscenza geometrica dell’oggetto, pre‐
cisa, sicura, criticamente filtrata ed utile:
– alla comprensione storica dello stesso,
– alla sua comprensione progettuale‐costruttiva,
– ad una corretta progettazione e stima dei costi
dell’intervento;
2) una conoscenza tecnica, tecnologica e materica
dell’oggetto che aiuti a capirne tanto le modalità
costruttive quanto le attuali condizioni di altera‐
zione e degrado;
3) una possibilità di agevole elaborazione tematica
delle tavole di rilievo, per approfondire la cono‐
scenza storica “globale” dell’oggetto inteso come
primo documento di se stesso (non decodificabile,
però, se non attraverso un’accurata opera di rile‐
vamento e di osservazione diretta);
4) eventuali note storiche discendenti tanto da un
preventivo approccio critico all’oggetto (pre‐com‐
prensione critica), indispensabile alla conduzione
di un buon rilievo, quanto da nuove ed originali
osservazioni frutto della frequentazione diretta del
monumento.
Di conseguenza si può verificare come derivino,
dal primo punto:
a. il rilievo topografico ed urbanistico;
b. il rilievo architettonico (eventualmente nelle
tradizionali redazioni: muto, finito, quotato);
c. il rilievo del colore;
dal secondo punto:
d. il rilievo tecnico‐strutturale;
e. il rilievo del degrado:
e.1. statico
e.2. dei materiali;
dal terzo punto:
f. la tavola delle acque e degli impianti;
g. le indagini strumentali (distruttive e non)
e l’eventuale monitoraggio;
h. le carte tematiche su ulteriori fenomeni;
Il rilievo per la conoscenza
i. le (eventuali) analisi archeometriche;
dal quarto punto:
l. la (eventuale) schedatura storico‐artistica:
1.1. scheda ICCD per il monumento;
1.2. schedatura bibliografica;
1.3. schedatura archivistica;
1.4. schedatura fotografica;
m. la mappa delle “Unità stratigrafiche”.
E’ di tutta evidenza, in ogni caso, che il rilievo,
nella “dimensione” fin qui considerata – pur se
quasi sempre finalizzato alla redazione di un pro‐
getto – è di per sé attività complessa e di grande
impegno intellettuale ed operativo così da inqua‐
drarsi nelle competenze dell’architetto o dell’inge‐
gnere edile.
Dopo aver enumerato le caratteristiche ed i conte‐
nuti che ci si deve attendere da un rilievo architet‐
tonico finalizzato al restauro, è opportuno
sottolineare i criteri che devono orientare la sua
esecuzione e quella dei conseguenti elaborati.
Criteri regolatori per il rilievo
In linea con i contenuti attesi dal rilievo architet‐
tonico, occorrerà prendere in considerazione, se‐
condo un primo criterio, contestualmente tanto le
indagini metriche e tecniche quanto quelle biblio‐
grafiche, archivistiche ed iconografiche.
Il secondo criterio riguarda l’opportunità di preve‐
dere, anche per l’intervento di rilievo architetto‐
nico, una progettazione preliminare, una direzione
dei lavori ed un collaudo. La loro necessità è con‐
fermata, oltre che dalla complessità delle opera‐
zioni che ordinariamente occorre condurre,
soprattutto dalla esigenza di conseguire garanzie
circa l’adeguatezza dei criteri preventivamente de‐
terminati, la scelta dei metodi e delle tecniche, la
correttezza procedurale, l’attendibilità e l’idoneità
dei risultati finali.
Il terzo criterio riflette la necessità di riferire la situa‐
zione dell’organismo architettonico al Sistema Car‐
tografico Nazionale Gauss‐Boaga, nonché al
sistema di riferimento locale adottato per il rilievo
in scala 1: 500 (ove questo esista) del centro storico
di pertinenza. Questo criterio corrisponde alla op‐
portunità di considerare i rilievi architettonici alla
stessa stregua degli altri rilievi cartografici e, nella
prospettiva di una generale informatizzazione,
come settore di una complessiva banca‐dati del ter‐
ritorio. In quest’ottica il singolo episodio architetto‐
nico si configura dapprima come elemento da
connettere – con la precisione necessaria – al sistema
23
topografico generale; al di là di questa connessione,
richiedendo l’architettura scale di rappresentazione
molto grandi, tutte le operazioni, sia di misurazione
che di redazione grafica, devono essere riferite a
gradi di precisione adeguati e differenti.
Il quarto criterio – strettamente connesso al prece‐
dente – riguarda la “dimensione” informatica del
rilievo architettonico. Coerentemente con il crite‐
rio già indicato di considerare le informazioni de‐
rivanti da questi rilievi come componenti settoriali
di più ampie banche‐dati territoriali, si deve pre‐
vedere che i rilievi siano realizzati su supporto in‐
formatico. Questa decisione non è più rinviabile
per la larga diffusione che hanno ormai le appli‐
cazioni dell’informatica nel settore delle strumen‐
tazioni per il rilievo e in quello della
rappresentazione assistita; peraltro, l’adozione di
questo criterio deve ritenersi comunque senza al‐
ternativa se si vuole operare in favore della realiz‐
zazione di una qualsiasi banca‐dati.
Il quinto criterio riflette la constatazione che l’accu‐
ratezza (ovvero secondo gli accorgimenti e le pro‐
cedure utili a gararantire l’affidabilità delle misure)
mensoria è funzione della scala di rappresenta‐
zione e delle finalità dell’indagine e, dunque, che
nel rilievo architettonico è superfluo ricercare pre‐
cisioni elevate quanto quelle correnti nel settore
dei controlli strutturali o dimensionali o di moni‐
toraggio di fenomeni rilevanti sotto il profilo mi‐
crotopografico se a tali scopi non è diretto il rilievo.
La tolleranza grafica relativa alle scale di rappre‐
sentazione proprie dell’architettura vanificherebbe
il grado di precisione di simili applicazioni.
È opportuno assumere, quindi, l’incertezza rela‐
tiva all’errore di graficismo nelle varie scale di rap‐
presentazione come elemento di riferimento
medio per dedurre la precisione da perseguire
nelle misurazioni. Ovviamente, la necessità di
maggiore precisione – ad esempio, in presenza di
dissesti e deformazioni – potrà essere imposta
dalla direzione dei lavori, sviluppando per le zone
dissestate un complesso di indagini correlate di
maggiore approfondimento.
Un ulteriore criterio da seguire, infine, è quello teso
a disciplinare, nel modo più esauriente possibile,
congruenti procedure di esecuzione del rileva‐
mento diretto, topografico e fotogrammetrico.
Ovviamente non si può escludere l’utilizzo del ri‐
levamento termografico e/o di altri metodi e tecni‐
che, distruttive e non, per quanto il ricorso ad esse
si presenta ancora con un certo carattere di pro‐
24
blematicità dal momento che per questi settori si
fa ricorso normalmente a specifiche professionalità.
L’integrazione delle differenti tecniche di rilievo
Per il rilievo di un organismo architettonico sono
utilizzabili numerose e diversificate tecniche, che
possono essere differentemente classificate in ra‐
gione delle loro caratteristiche e dei loro obiettivi.
Per grandi linee ne ricordiamo esemplificativa‐
mente le principali, nell’ambito di una classifica‐
zione più generale:
a) per il rilevamento della forma geometrica:
‐ misurazione diretta:
metodo della trilaterazione;
metodo della distanza polare;
metodo delle coordinate cartesiane;
‐ misurazione indiretta:
per punti isolati: metodo topografico;
per immagini: metodo fotogrammetrico;
per immagini digitali: scansione laser.
b) per le indagini di tipo strutturale:
‐ microtopografiche;
‐ topografiche speciali;
‐ distruttive: carotaggi, ecc.;
‐ non distruttive: termografia, ecc.
Al riguardo della misurazione digitale, negli ul‐
timi anni si è rivelata di particolare interesse il ri‐
levamento mediante scansione laser; per questa
tecnica – il cui utilizzo si prospetta anche molto
vantaggioso e particolarmente utile nel caso di
grandi invasi architettonici ed ambientali morfo‐
logicamente irregolari – sono ancora in corso di va‐
lidazione procedure operative per il rilevamento
architettonico6.
L’uso delle varie tecniche consente di effettuare in‐
dagini metriche relative alla forma geometrica e
alla struttura dell’edificio; da quanto si è detto sin
qui, il rilievo architettonico tende ad una cono‐
scenza ancora più ampia ed approfondita del mo‐
numento, con il concorso delle indagini di tipo
bibliografico ed archivistico, con la contestuale co‐
noscenza e documentazione degli apparati deco‐
rativi e degli arredi fissi che lo contraddistinguono
nella situazione attuale, allo scopo unico e sostan‐
ziale di “ricostruire” per quanto possibile l’iter pro‐
gettuale e storico in base al quale esso si è venuto
configurando.
Tutte le indagini necessarie e/o possibili dovranno
quindi essere correlate ed integrate unitariamente
allo scopo di conseguire un grado di conoscenza
uniforme ed esauriente. Devono quindi prevedersi
Il rilievo per la conoscenza
i raccordi tra le metodologie e le tecniche di rilievo
strumentale – tipiche per rigore, procedimenti, ac‐
quisizione e trattamento dei dati, del rilevamento
geodetico, topografico, aerofotogrammetrico – e la
speditezza operativa del rilievo diretto longime‐
trico. Nel rilevamento di architettura coesistono in‐
fatti la necessità di misurare distanze ed angoli per
realizzare reti di inquadramento, di alta preci‐
sione, per il collegamento delle osservazioni locali,
e l’esigenza di convogliare e delineare una copiosa
massa di informazioni metriche in ambiti più ri‐
stretti nei quali la precisione intrinseca delle levate
– più che soddisfacente per le scale correnti di rap‐
presentazione – si affianca alla praticità ed all’as‐
senza di particolari attenzioni nell’uso della
strumentazione.
La necessità di conciliare le predette tecniche stru‐
mentali – ognuna singolarmente corredata di un
ricco patrimonio di ricerche scientifiche e di espe‐
rienze metodologiche, ma esclusivamente nel set‐
tore del rilevamento geometrico – ha già da tempo
indotto a ripensarne il ruolo in termini diversi ri‐
spetto alla tradizione. Un significativo esempio di
questo nuovo modo di considerare le varie tecniche
di rilievo è costituito dal documento “Consigli e sug‐
gerimenti per l’ottimizzazione dei rilievi fotogrammetrici
d’architettura” redatto nel 1980 dal CIPA (Comité In‐
ternational de Photogrammétrie Architectural) nel
quale7 – con l’intento di formulare pertinenti consi‐
gli per una corretta ed adeguata applicazione della
fotogrammetria al rilievo architettonico –, oltre a ri‐
confermare i vantaggi e le peculiarità dell’applica‐
zione di questa tecnica in tale settore, il CIPA ha
sottolineato insistentemente le peculiarità dell’ar‐
chitettura e della sua rappresentazione: la necessità,
in breve, che il modello geometrico derivato ne sia
fedele e corretto interprete.
In questa stessa chiave si deve risolvere il pro‐
blema dell’integrazione e della interrelazione delle
differenti tecniche assumendo come parametro di
riferimento – né infine sarebbe stata legittima una
scelta diversa – il problema della documentazione
e della rappresentazione dell’architettura, che è al
tempo stesso analisi figurativa, comprensione sto‐
rico‐critica, analisi dei materiali e delle tecniche co‐
struttive; un modo, in definitiva, per contemperare
le esigenze della discretizzazione geometrica con
l’inafferrabilità iconografica del continuum archi‐
tettonico.
Questa scelta condiziona in misura risolutiva sia
la definizione dei criteri d’impiego delle varie tec‐
Il rilievo per la conoscenza
niche che la determinazione dei requisiti qualita‐
tivi indispensabili. La ricognizione, poi, delle varie
tecniche e dei vari metodi di rilievo, l’analisi delle
loro caratteristiche prestazionali, unitamente alla
necessità di integrarle e ricondurle nella scala dei
problemi del rilievo architettonico, inducono a ri‐
conoscere, ancora una volta, come oggi non si
possa ritenere più congrua la figura del singolo,
autonomo (e spesso generico) rilevatore. Il settore
del rilievo architettonico – multidisciplinare e
spesso interdisciplinare, come quello della proget‐
tazione – presuppone attualmente, nella maggio‐
ranza dei casi, il concorso integrato di molteplici
competenze professionali, anche con ruoli diffe‐
renziati. Questo aspetto del problema era stato pe‐
raltro esaminato, già circa quattro lustri or sono,
nell’ambito della ricerca condotta dal Gruppo Na‐
zionale per la Cartografia (che ha operato presso
il Ministero della P. I. dal 1981 al 1986, d’intesa con
il Centro Interregionale per il Coordinamento delle
Informazioni Territoriali). A conclusione di quella
ricerca8 – alla quale hanno partecipato, tra i rap‐
presentanti degli Organi Cartografici dello Stato,
delle Regioni, del mondo universitario e di quello
produttivo, anche autorevoli rappresentanti del
Ministero per i BB. CC. –, fra i tanti profili profes‐
sionali necessari per il complessivo settore della
cartografia, nell’ambito specifico del rilievo archi‐
tettonico erano stati previsti i seguenti:
– architetto rilevatore (con funzioni di capo‐pro‐
getto);
– restitutista di cartografia tematica;
– rilevatore di beni architettonici;
– redattore cartografo:
– disegnatore;
oltre a quelli di supporto quali:
– topografo;
– aiutante topografo;
– programmatore;
– operatore fotografo;
– operatore al laboratorio di fotografia e fotoinci‐
sione.
Tuttavia, questi risultati, nel mentre da un lato, co‐
munque, non recepiscono compiutamente l’ampia
gamma di professionalità collaterali che operano
nel settore di talune tecniche non distruttive (ter‐
movisione, ecc.) e distruttive (di tipo fisico‐mecca‐
nico, ecc.), dall’altro meriterebbero certamente una
revisione considerando le particolari evoluzioni re‐
gistrate nel frattempo sul piano delle tecniche e
delle strumentazioni.
25
È naturale, ancora, che il rilievo di un determinato
organismo architettonico richieda un utilizzo delle
tecniche di volta in volta differenziato e specifica‐
mente programmato in funzione delle sue caratte‐
ristiche formali, morfologiche, tecnologiche; ciò
comporta, di converso, che, di caso in caso, po‐
tranno non essere utilizzate tutte le tecniche o che
la stessa tecnica non venga impiegata sempre con
gli stessi criteri. È implicito, peraltro, che un rilievo
architettonico molto difficilmente possa risultare
prodotto da un unico soggetto attuatore ma che
esso debba risultare dal concorso di più specialisti
dal cui operato dovrà conseguire la prefissata e
adeguata conoscenza complessiva dell’edificio.
Da tutto ciò discende inevitabilmente:
‐ che ciascun rilievo deve essere prioritariamente
progettato;
‐ che la sua attuazione deve essere coordinata e di‐
retta;
‐ che i risultati devono essere assoggettati a col‐
laudo.
Il progetto del rilievo
Il rilievo deve essere progettato; ciò rappresenta
una prima fondamentale innovazione nel settore.
Essa, tuttavia, risulterà più che motivata agli av‐
veduti, dal momento che sarà per tutti evidente la
necessità di una programmazione organica delle
varie operazioni, al cui sviluppo concorreranno
più specialisti e l’uso di svariate tecniche.
Il progetto di rilievo conterrà tutte le indicazioni
necessarie a valutare preventivamente la con‐
gruenza dei risultati con gli obiettivi prefissati.
Esso comprenderà anche la definizione preventiva
delle procedure operative necessarie, come nel
caso del rilievo del Palazzo Reale di Caserta, al cui
rilievo si fà riferimento in un successivo contri‐
buto.
La direzione dei lavori
Per la realizzazione di un progetto di rilievo non
può non prevedersi una direzione dei lavori. La
progressiva attuazione del programma, con il con‐
temporaneo accrescimento delle informazioni e
delle conoscenze, richiede una loro contestuale va‐
lutazione, interpretazione e gestione allo scopo
prioritario di verificare – in ogni fase delle lavora‐
zioni – oltre che il conseguimento degli standard
qualitativi previsti, anche le conformità alle previ‐
sioni progettuali, all’obiettivo complessivo del ri‐
lievo stesso, apportando – laddove risultasse
26
necessario – le opportune e tempestive modifiche
al programma prefissato.
Il collaudo dei rilievi
Il collaudo dei rilievi nel settore geo‐topo‐
cartografico è, ormai, nella consuetudine. La pre‐
visione del collaudo – determinata con la
redazione del Capitolato Speciale già menzionato
– ha costituito in qualche misura una novità nel
settore del rilevamento architettonico, del quale
non è stato sempre adeguatamente considerato il
duplice e complementare aspetto della precisione
grafica, da un lato, della qualità della rappresen‐
tazione, e dall’altro, della sua coerenza in ordine
alle caratteristiche formali dell’edificio.
I soggetti attuatori
È stato già sottolineato come non si possa più rite‐
nere congrua, solitamente, la figura del singolo,
autonomo rilevatore; sempre più spesso l’esecu‐
zione di un rilievo comporta l’utilizzo integrato di
numerose tecniche oltre che adeguate competenze
nei settori di indagine non propriamente mensori.
A fronte di ciò, tuttavia, non si riconoscono a tut‐
t’oggi nel mercato operatori idonei a corrispondere
integralmente alle finalità di siffatte commesse, né
a livello individuale, né a livello di imprese.
La prima ipotesi – dell’appaltatore individuale –
non sembra che si possa ritenere generalmente ap‐
plicabile tranne che nel caso di indagini mono‐set‐
toriali; non è riconoscibile un singolo operatore che
possa intervenire adeguatamente nei vari tipi e
modi di indagine. L’appaltatore individuale po‐
trebbe peraltro sostituirsi arbitrariamente all’Ente
appaltante per commissionare a terzi parte del‐
l’appalto.
Nella seconda ipotesi, ovvero di appaltare l’esecu‐
zione dell’intervento di rilievo ad una impresa,
oggi si può fare riferimento, tra le categorie previ‐
ste per la esecuzione delle opere pubbliche, solo
alla categoria OS20 (rilevamenti topografici), che
comprende i lavori di rilievo topografico non cor‐
renti e che “richiedono mezzi e specifica organiz‐
zazione imprenditoriale” (cfr. Allegato A al D. P.
R. 25 gennaio 2000 n.34). Tale categoria è quella re‐
lativa ai rilevamenti geo‐topo‐cartografici realiz‐
zati, ovviamente, anche con l’uso della
fotogrammetria; la relativa iscrizione viene richie‐
sta in occasione degli appalti di rilievi a scala ter‐
ritoriale (comunale o intercomunale)9.
Risultano evidenti, per il rilievo architettonico, le
Il rilievo per la conoscenza
peculiarità che intervengono nella sua realizza‐
zione:
a) per l’esigenza di sviluppare contestualmente
sull’edificio indagini anche diverse da quelle me‐
triche, mentre queste ultime sono le sole possibili
con i procedimenti topografici, fotogrammetrici e
digitali;
b) per le indiscutibili peculiarità (ampiamente mo‐
tivate e descritte) del rilievo architettonico, sia
pure ricondotto alla sola componente geometrica;
c) per la molto probabile necessità di disarticolare
la commessa nelle varie componenti (rilievo me‐
trico, indagini strutturali, ricerche di archivio,
ecc.);
d) per la necessità di raccordare, durante la loro at‐
tuazione, tutti i diversi tipi e modi di indagine con
la conseguente possibilità di correlarne lo sviluppo
nel corso dell’intervento conoscitivo.
Per tale situazione si è verificato, negli ultimi lu‐
stri, che, per particolari interventi di rilievo, enti
pubblici abbiano spesso preferito far ricorso al‐
l’istituto della concessione in favore di società di
servizi, demandando ad esse il compito di raccor‐
dare unitariamente l’attività di molteplici opera‐
tori e nello stesso tempo ovviando all’obiettiva
difficoltà di attivare complessive procedure di ap‐
palto.
Da questo quadro risulta inequivocabilmente con‐
fermata sia l’esigenza di riconoscere e prevedere,
anche nel settore del rilievo architettonico, le fi‐
gure professionali del progettista, del direttore dei la‐
vori e del collaudatore, sia l’importanza della loro
funzione per il conseguimento degli obiettivi del
rilievo stesso.
Per quanto concerne tali figure professionali, tut‐
tavia, la situazione non risulta molto più chiara e
definita che per le imprese.
Va innanzitutto esaminato a chi debba essere rico‐
nosciuta la competenza professionale nel settore
della progettazione, della direzione e del collaudo
dei lavori di rilievo architettonico. Da quanto si è
detto circa i suoi contenuti e finalità, il problema
si pone con caratteri analoghi a quelli del restauro
architettonico; la competenza è di certo priorita‐
riamente da riconoscere agli architetti ed a coloro
che sono in possesso di una professionalità equi‐
valente10. Essa può, altresì, essere estesa a quanti
abbiano conseguito un diploma di specializza‐
zione post lauream in “Restauro dei monumenti”,
anche se laureati in ingegneria, a condizione, in
questo caso, che il curriculum seguito comprenda
Il rilievo per la conoscenza
esami in discipline di analisi storica e rilievo ar‐
chitettonico.
Si deve considerare, invero, che negli ultimi lustri
– in alcuni atenei e spesso nell’ambito di alcune
delle facoltà di Architettura e di Ingegneria – le di‐
scipline che concernono il rilievo architettonico
hanno avuto un certo significativo sviluppo, sic‐
chè i laureati che le avranno seguite sapranno cer‐
tamente ben orientarsi tra le incombenze proprie
delle funzioni invocate per il rilievo architetto‐
nico11.
In ogni caso v’è da auspicare vivamente la istitu‐
zione di Master, Corsi di perfezionamento e Scuole
di specializzazione allo scopo di aggiornare, con i
primi, gli architetti e gli ingegneri sulle problema‐
tiche del rilievo architettonico e di formare, con le
seconde, solide competenze nel settore (anche per
le funzioni di capo‐progetto).
Si auspica, inoltre, che il problema della docu‐
mentazione preliminare e del rilievo venga ade‐
guatamente considerato (e che le discipline
pertinenti vengano recepite) nelle Scuole di spe‐
cializzazione in “Restauro dei monumenti” o nei
corsi in “Conservazione dei Beni culturali” esi‐
stenti o istituendi.
Contemporaneamente, per disciplinare il settore,
sembrano – ancora oggi come quando licen‐
ziammo il Capitolato già menzionato – necessarie
ed urgenti almeno due iniziative:
1) la istituzione di un’apposita categoria, tra quelle
previste per la esecuzione di opere pubbliche ri‐
servata al «rilevamento architettonico» (analoga a
quella OG2, riservata al «restauro monumentale»);
2) la istituzione, presso il Ministero per i BB. CC.,
di albi speciali di Rilevatori dei Beni Culturali Ar‐
chitettonici (comprendenti: progettisti, direttori
dei lavori, collaudatori).
Il rilievo come sistema aperto di conoscenze
Facendo riferimento alla fig.1, appare subito evi‐
dente, in generale, la necessità di:
– prevedere la realizzazione di un rilievo di base (o
generale) e di un rilievo tematico (esteso all’intero
organismo architettonico e ai temi – ovvero i ca‐
ratteri dell’edificio – significativi sotto l’aspetto
della conservazione), nonché di un rilievo (con‐
dotto per tipi) dei vari elementi di decoro e di ar‐
redo fisso;
– sviluppare una campagna di misurazioni suffi‐
cientemente estesa, allo scopo di definire adegua‐
tamente il modello geometrico dell’organismo
27
architettonico e rappresentarlo in tutte le sue parti;
– riferire tutte le misurazioni ad un unico sistema
di riferimento convenientemente prescelto;
– prevedere rappresentazioni in scale variabili tra
1:200 e 1:5;
– garantire nelle misurazioni una precisione gene‐
rale compatibile, da un lato, con l’errore di grafici‐
smo e/o con le finalità del rilievo e, dall’altro, con
le possibilità offerte dallo strumento informatico;
– adottare tutti gli accorgimenti utili a consentire la
stabilità metrica delle rappresentazioni grafiche;
– realizzare una esauriente e scientificamente ade‐
guata documentazione fotografica oltre che le ne‐
cessarie indagini di tipo bibliografico, archivistico,
iconografico.
È opportuno, peraltro, partendo sempre dallo
schema della fig.1, svolgere ulteriori considera‐
zioni. In primo luogo, nell’attuazione del rilievo è
possibile operare una sua articolazione per di‐
verse tecniche di rilevamento costituendo altret‐
tanti archivi operativi; essi sono di grande
importanza, in modo particolare nella prospettiva
di un monitoraggio dell’organismo architettonico.
La seconda considerazione concerne il fatto che,
durante la stessa campagna di rilievo, si vengono
a costituire altri archivi – che potremmo definire
documentari – relativi alla documentazione biblio‐
grafica, iconografica, fotografica, stereofotogram‐
metrica, ecc.
Tenendo presente il valore, ad esempio, anche
della singola immagine fotografica, in quanto
banca‐dati elementare alla quale si può attingere
Fig.2a
28
ripetutamente anche in tempi successivi, appare
evidente l’importanza della formazione di tali ar‐
chivi per l’estensione nel tempo del processo di co‐
noscenza e rilievo.
Le figg.2a e 2b, invece, restituiscono con tutta evi‐
denza la possibile strutturazione in livelli delle in‐
formazioni relative ad un organismo architettonico;
la sua conoscenza è sempre implementabile e le in‐
Il rilievo per la conoscenza
formazioni che via via si aggiungono possono con‐
venientemente essere organizzate per gruppi omo‐
genei e per livelli di approfondimento.
Il rilievo generale o di base
Il rilievo generale (o di base) dell’organismo archi‐
tettonico deve consentire una comprensione gene‐
rale della sua configurazione geometrico‐spaziale
nonché della sua articolazione
strutturale. La descrizione gra‐
fica dovrà, quindi, essere suffi‐
cientemente estesa e adeguata a
documentare compiutamente e
contestualmente la forma geo‐
metrica dello spazio interno e
quella esterna dell’edificio, rife‐
rita quest’ultima anche al conte‐
sto urbano.
Il criterio fondamentale con cui
dovranno essere programmate
le rappresentazioni grafiche è
che, attraverso di esse, do‐
vranno risultare documentate
tutte le superfici che, all’interno
e all’esterno, definiscono l’orga‐
nismo architettonico. Risulterà,
allora, necessario prevedere, ad
esempio, per qualsiasi organi‐
smo architettonico, più di una
pianta (oltre quella delle coper‐
ture esterne, anch’essa quotata
altimetricamente), tutti i pro‐
spetti, un numero di sezioni
tale da consentire una completa
osservazione dell’interno, della
sua configurazione altimetrica
e della sua articolazione strut‐
turale.
La scala di rappresentazione
sarà di norma contenuta, salvo
casi eccezionali (legati alle carat‐
teristiche dell’edificio), tra 1:100
e 1:50.
Saranno anche estremamente
utili, nell’illustrazione dell’or‐
ganismo architettonico, delle
vedute d’insieme che potranno
essere elaborate utilizzando il
metodo dell’assonometria, sia
Fig.2b
per la redazione di spaccati
(fig.3) che di esplosi (fig.4).
Il rilievo per la conoscenza
Fig.3 ‐ Roma. Castel Sant’Angelo. Appartamenti papali. Spaccato assonometrico.
29
30
Il rilievo per la conoscenza
Fig.4 ‐ Carinola (Ce). Palazzo Novelli. Esploso assonometrico con indicazione delle destinazioni d’uso.
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