A mia moglie Giuseppina e ai miei figli Gian Carlo e Maria Rosaria cui, per la preparazione di questo volume, ho sottratto del tempo prezioso particolarmente in questa stagione. Cesare Cundari Il Rilievo architettonico Ragioni. Fondamenti. Applicazioni Cesare Cundari Il Rilievo architettonico Ragioni. Fondamenti. Applicazioni In copertina: Cavallo alato di Gaspare de Fiore ĴȱęDZ Cesare Cundari Copertina: Studio Anselmi. Napoli Crediti Questo volume trae le sue motivazioni dalla moltepliità di esperienze di rilievo arhiteĴoni piute in quasi trent’anni, realizzateȱn laȱllaborazione di numerosiȱlleghi (nti e riratori) e giovani studiosi (doĴori di rira e doĴorandi). Durante la realizzazione di queste Ĵvità di rilievo -ȱhe si sono suedutȱnȱntinuità nel tempo e puntualmente nluseȱon la pubbliazione dei risultati - si è sempre sviluppato un dĴȱhe ( si veęa purtroppo in ambito universitario) ha visto partipi, nel volgere degli anni, interlutori spesso diversi. Un dĴo sostanzialmente, quindi, mai interroĴo e rivolto - pur riferito a modelli arhiteĴonii děerenti - unque alle ragioni, ai riteri e agli obieĴvi del rilievo, alle predure ed alle tenihe del rilevamento, all’Ě£ȱǻsempre reente) delle nuove tenologie, alle più opportune strategie didĴhe. Un dibattito rtamente anhe sostenuto dai risultati nseguiti nelle varie Ĵvità svolte, siuramente favoriti dalla qualità dell’impegno di quanti, di volta in volta, vi hanno parteipato: tra i più giovani (nel tempo, aluneȱine) voglio qui rirdare, emblematiamente, gli arhh. NileĴ Pizzuti e Fabio Colonnese. Un ruolo fondamentale, nel rso degli anni, ha rivestito anhe il rapporto n i Colleghi di varie sedi, anhe stranieri - n aluni dei quali si sono stabiliti rapporti diȱntinuaȱllaborazione -ǰȱìȱe partilarmente utili sono risultati i seminari he ho svolto in altre università nonhé leȱnversazioni avute, in molte asioni, n tnii e dirigenti di azienȱhe operano nel ampo della diagnostia e/o prodĴi di strumenti. Le nvinzioniȱhe nel volume vengono proposte al Ĵore, quindi, sono maturate anhe in nseguenza di un lungo dĴo; in questa sede, per il ntributo oěerto alla formazione del volume, non posso non rirdare: - la prof.ssa Laura Carnevali, he da anniȱndivide n me l’impostazione deiȱrsi di “Disegno dell’ArhiteĴȄȱǻI e II) nell’ambito del Corso di laurea magistrale di “Ingegneria Edile-ArĴȄȱǻn rinimento U.E.) presso la Faltà di Ingegneria dell’Università “S£Ȅȱdi Roma e n la quale ho diusso l’impostazione del volume e he haȱntribuito anhe alla stesura di parte del senȱapitolo nonhé di uno degli Apparati (La restituzione proĴica da fotogramma); - il geom. Pasquale Tagliaferri, della Segreteria Tenia della Soprintendenza per i Beni ArĴonii e Demo-etno-antropologii di Napoli, he haȱurato l’adeguamento del Capitolato speciale d’appalto alla normativa vigente. - il geom. Salvatore De Stefano,ȱęe rilevatore ed esperto informatiǰȱlaȱuiȱllaborazione si rivela solitamente determinante. ȱ£ȱęȱǰȱęǰȱ’ȱęȱȱȱȱȱǻvȱȱĴ¥ȱȱ Ǽȱȱȱȱȱ’Ĵ¥ȱȱȱȱvDZȱȱȱȱȱȱȱȱȱǯȱla ȱǰ ȱȱȱȱȱVȱȱȱȱĜȱȱȱǯȱȱȱǰȱȱȱ vȱǯ All’ǯȱVȱȱȱȱȱȱȱȱȱ£ȱĴȱȱȱȱȬ lume. ȁȱȱęȱ¸ȱȱ’ǯȱvȱȱȱ’ǯȱȱȱȱȱȱȬ £ȱȱęȱǯ Copyright © MMXII Edizioni Kappa – Aracne Editrice S.r.l. Coeditori Edizioni Kappa ȱȱǰȱŬ ŪŪūűűȱ Aracne editrice S.r.l. ȱěȱȱūŭŭȱȦȬ ŪŪūűŭȱ www.aracneeditrice.it [email protected] ȱųűŲȮŲŲȮůŮŲȮŮűŮūȮů ȱĴȱȱ£ǰȱȱ£££ȱĴǰ ȱ£ȱȱȱĴȱȱ£ǰ ȱȱ££ǰȱȱȱȱĴȱȱǯ Non sono assolutamente consentite le fotocopie £ȱȱȱĴȱȂǯ ȱ£DZȱȱŬŪūŬ PRESENTAZIONE Il presente volume segue quello pubblicato sul Disegno, nel 2006, a distanza di sei anni, trascorsi con un impegno diretto anche nella didattica del rilievo architettonico; con la possibilità, quindi, di sperimentare e verificare anche didatticamente convinzioni maturate nella ricerca e, soprattutto, in un esercizio del rilievo svolto in oltre tre decenni durante i quali i progressi dell’elettronica e dell’informatica hanno profondamente influito sulle procedure operative consentendo, al tempo stesso, di riflettere sulla validità dei principi e dei criteri che dovrebbero guidare l’attività del rilevatore. Nelle esperienze compiute, nella loro diversità e nella loro dislocazione temporale, è la risposta al quesito che spesso mi sono posto circa l’opportunità di questo volume, dal momento che non pochi sono quelli già in circolazione e, certamente alcuni, di significativo valore; avendo sempre curato la pubblicazione di tutte le esperienze compiute, mi è sembrato doveroso in qualche modo riepilogarne le problematiche, i principi metodologici, le tecniche, le procedure operative, i convincimenti maturati sui vari aspetti. Può essere utile segnalare, qui, la singolarità del mio punto di vista come rilevatore; certamente le mie convinzioni al riguardo sono state influenzate dall’essere talvolta intervenuto, come progettista e direttore dei lavori, sulle fabbriche prima rilevate. Da qui discende, ovviamente, il convincimento che, anche per quanto riguarda il suo rilievo, debba valere la definizione vitruviana dell’architettura come sintesi di firmitas, venustas, utilitas. Ne deriva, inoltre, il significato essenziale del rilievo come conoscenza critica e di comprensione dell’edificio (nel suo progressivo costituirsi); il suo esercizio – volto a tale finalità – non è meno impegnativo dell’atti‐ vità progettuale. Nel concepire il volume, mi sono chiesto cosa, delle esperienze compiute e delle convinzioni maturate, sarebbe stato utile trasmettere al lettore. Ne è naturalmente scaturito un indice di argomenti (principali) che si sono concretizzati in capitoli; ad essi se ne sono affiancati numerosi altri – finalizzati a qualche richiamo storico particolarmente significativo, ad una opportuna puntualizzazione, al rinvio a tematiche collegate, a fornire supporto normativo e procedurale – così che si è concretizzato un volume alquanto articolato e forse meritevole ancora di qualche miglioramento, che ho ritenuto opportuno rinviare ad una auspicabile nuova edizione. L’organizzazione del volume Da quanto sin qui detto discende il progetto del volume. Esso si articola principalmente in tre parti. Nella prima (Introduzione) vengono delineati i principi informatori del rilievo e le varie implicazioni di carattere operativo e formativo. Nella seconda (Teoria e tecniche per il rilevamento) vengono illustrati principi e procedimenti utilizzati nella misura, nonché le varie tecniche strumentali; un capitolo tratta in termini essenziali anche le principali tecniche d’indagine sulle strutture. Nella terza parte (Il progetto, la realizzazione e la comunicazione del rilievo) vengono considerate le varie fasi di realizzazione di un rilievo, dalla sua progettazione alla comunicazione, con riferimento ad una tra le molteplici e concrete esperienze che abbiamo condotto. Alle tre parti si aggiungono ‐ con l’ obiettivo di sostenere il lettore negli eventuali approfondimenti sia di carattere storico che operativo ‐ nove “occhielli”; essi riguar‐ dano in successione: Rilievo e misura, L’utilizzo della cartografia storica 8 Presentazione nel rilievo, Cenni storici sulla fotogrammetria, Le attività del rilievo ed il salvataggio dei templi della Nubia, Il Mobile Mapping, La fotografia digitale, Il GPS, Il rilevamento cromatico, Il GIS come sistema di rappresentazione della realtà. Una appendice comprende due documenti che ritengo di importanza strategica nella evoluzione concettuale del rilievo architettonico: i Consigli per l’ottimizzazione dei rilievi fotogrammetrici di architettura adottato dal CIPA (Comitato Internazionale per la Fotogrammetria Architettonica, nel 1980) e la Dichiarazione per il rilevamento architettonico (adottata in Roma a livello internazionale nel 2000); ad essi si aggiunge un esempio di Capitolato speciale d’appalto per i rilievi architettonici a fini di restauro adeguato alla normativa vigente sulla base di quello pubblicato nel 1994 che il lettore potrà utilizzare nella sua attività. Il volume, infine, comprende anche alcuni apparati con i quali si vuole sostenere il lettore nella interpretazione delle principali strutture murarie e nell’utilizzo con procedimenti geometrici di immagini fotografiche. Conclusioni Come viene puntualmente segnalato, molti amici e colleghi hanno collaborato alla redazione del volume. Qui, desidero confermare il particolare impegno che, per il suo completamento, ha profuso l’arch. Mariella La Mantia. Il rilievo di un edificio è spesso impegnativo più del suo progetto: occorre compren‑ derne per quanto possibile, oltre che l’articolazione formale e il funzionamento strutturale, le trasformazioni (“stratificazioni”) che ha subito nel tempo e le rela‑ tive ragioni. Occorre, quindi, interpretarne contestualmente funzioni, strutture, decorazioni: è indispensabile andare al di là della misura della sua forma apparente. Un rilievo adeguato non potrà mai essere compiuto senza la curiosità della “conoscenza” e senza il supporto della “competenza”. Il rilievo è un crocevia in cui confluiscono, nella conoscenza dell’architettura, competenze storiche e tecniche. L’augurio è che questo volume contribuisca a stimolare la curiosità ed a formare la competenza. Parte I Introduzione LE QUESTIONI DEL RILIEVO Perché questo libro sul rilievo dell’architettura Molte sono le ragioni per le quali ho deciso di redigere questo volume ‐ che si va ad aggiungere ad altri di sicuro valore culturale e scientifico1 ‐ nel quale si riflettono convinzioni maturate in decenni di attività nell’ambito del rilievo architettonico. Mi sembra opportuno dichiararne le principali. La prima e più importante è nel fatto che, superando il periodo degli anni di formazione (oltre quaranta anni or sono), mi sono progressivamente avvicinato al rilievo dell’architettura iniziando dalle applicazioni della fotogrammetria ed osservando sin da allora come l’utilizzo di quella tecnica ‐ pur in quegli anni (1970) particolarmente avanzata ‐ non consentisse che la registrazione, pur con grande precisione, delle forme (esterne e degli interni) dell’organismo edilizio considerato. Analogo risultato si otteneva con l’utilizzo delle altre tecniche al‐ l’epoca disponibili (la topografia ed il rilevamento diretto). I risultati potevano risultare sufficienti per l’analisi formale e stilistica dell’edificio, molto meno ef‐ ficaci per la conoscenza dell’edificio secondo le categorie vitruviane (firmitas, ve‐ nustas, utilitas). Ho avuto poi l’opportunità di verificare quelle prime riflessioni durante la realizzazione di diverse impegnative attività di rilievo volte ‐ nel corso di decenni ‐ a leggere, comprendere e documentare episodi altamente si‐ gnificativi sotto l’aspetto artistico oltre come testimonianza di storia civile, reli‐ giosa e politica2; in conseguenza, le convinzioni esposte nel volume sono maturate anche in concomitanza con le esperienze svolte3. La seconda ragione riguarda la concezione del rilievo come azione finalizzata; è ovvio che ci si accinge normalmente alla realizzazione di un rilievo perché v’è una particolare necessità; ciò, però, non può e non dovrebbe comportare che (come, invece, per lo più avviene), ogni volta che si palesi una diversa necessità, si debba ricominciare sempre daccapo. Nel corso degli anni, questa considera‐ zione mi ha indotto alla convinzione che il rilievo deve essere considerato come un “sistema aperto” di conoscenza; un rilievo si potrà considerare concluso, di volta in volta, per le esigenze che lo hanno motivato ma, contemporaneamente, si deve prevedere che le informazioni con esso acquisite possano ulteriormente accrescersi nel tempo con successive informazioni ed indagini. Il rilievo, quindi, risponde al fine generale della conoscenza dell’organismo architettonico e, in tal senso, è destinato ad accrescersi nel tempo; tuttavia, affinché tale accrescimento sia possi‐ bile, è necessario che le sue informazioni vengano adeguatamente organizzate. E’ stata strettamente consequenziale la ideazione e la realizzazione (alla fine degli anni ‘80 del secolo scorso) del Sistema Informativo per la Gestione degli Ar‐ chivi di Rilievo e di Progetto (SIRPA) ‐ il primo in assoluto che mi risulti essere stato elaborato ‐ la cui logica è stata ampiamente sperimentata in vaste campa‐ gne di documentazione e restauro. Oggi un analogo obiettivo di organizzazione dei dati può essere raggiunto con l’utilizzo di comuni software. Se, poi, il rilievo dell’architettura è conoscenza secondo i canoni vitruviani e deve avere i requisiti della conoscenza critica da più parti invocata4, è na‐ turale che esso venga realizzato con la guida di chi abbia le competenze ne‐ cessarie a comprendere ed analizzare nei suoi vari aspetti l’organismo edilizio. Ciò comporta che, nel rilevare un’architettura storica (anche non mo‐ 12 Introduzione numentale), se ne dovranno saper leggere i segni della stratificazione5, inter‐ pretare il funzionamento delle strutture che spesso ne determinano le forme, ecc. Diversamente si otterrà solo una corretta rappresentazione (spesso nean‐ che esaustiva) dell’organismo edilizio, demandando ad altri la sua organica co‐ noscenza. Questa considerazione, da un lato, induce a considerare come le tecniche da utilizzare nel rilievo (inteso come conoscenza critica) dell’architettura non possono ricondursi solo a quelle mensorie, dall’altro, suggerisce profonde riflessioni circa la formazione e la informazione: la prima rivolta alle nuove leve di architetti ed ingegneri e la seconda intesa come aggiornamento professionale rivolta a quanti (spesso anch’essi architetti ed ingegneri) si trovano a gestire (nel proprio ruolo diversificato di funzionari e committenti) programmi di rilievo e documentazione. Già, perché il rilievo, considerato ‐ come noi qui lo conside‐ riamo ‐ come operazione di conoscenza critica, non sembra più demandabile alle competenze di un semplice diplomato anche se occorre contemporanea‐ mente dire che i corsi di laurea nell’attuale strutturazione non sempre consen‐ tono una efficace formazione di professionisti esperti nel settore. Anche per questa ragione si illustrano pur sinteticamente, nel volume, le tecniche d’inda‐ gine non mensorie cui più frequentemente si ricorre. Cosa è l’architettura E’ innegabile che, di consueto, si è orientati a considerare, di un episodio archi‐ tettonico, quanto ne concorre sostanzialmente agli aspetti percettivi: articola‐ zione spaziale, rapporto con il contesto, effetti della luce all’interno e in relazione alle trame delle sue superfici (interne ed all’esterno), ecc.; in tal modo potremmo dire che alla conoscenza di quell’edificio potrebbe soddisfare un’attenta lettura delle sue immagini. Invero, nel caso del rilievo, la situazione è ben diversa poi‐ ché il livello di conoscenza dell’organismo edilizio cui si deve mirare è ben altro. Come per un medico non sarebbe possibile effettuare una diagnosi senza la co‐ noscenza del corpo umano e dei suoi vari organi, così non è pensabile proce‐ dere al rilievo dell’architettura senza possederne quelle categorie che sono state definite inequivocabilmente da Vitruvio oltre 2000 anni fa6: firmitas, venustas, utilitas. In forma semplificata potremmo interpretare il concetto vitruviano nel modo seguente: l’architettura è caratterizzata da una capacità di resistenza sta‐ tica, da un complesso di elementi che la rendono gradevole e di pregio, da altri che la rendono funzionale. Di qui la conseguenza, per quanto riguarda il rilievo di un edificio, che esso, per essere esaustivo, ne contempli la comprensione del modello strutturale, ne re‐ gistri ‐ oltre la forma ‐ gli elementi che concorrono al suo aspetto esteriore ed al suo pregio, ne indaghi gli aspetti funzionali. Molto più, quindi, che il rilievo della semplice forma! Invero, nell’ultimo quarto del secolo scorso, si è venuto consolidando il concetto di rilievo architettonico come di un processo che ‐ partendo dalla condizione attuale dell’edificio, attraverso un processo di pre‐comprensione critica, di misurazione e resti‐ tuzione, di analisi (anche supportata da auspicabili indagini storiografiche e tecniche) ‐ consenta di ripercorrerne all’inverso la storia fino a risalire (il più possibile) all’idea ori‐ ginaria del primitivo impianto. Il concetto di rilievo (conoscenza) in rapporto a quello di progetto (ideazione) Nell’azione quotidiana, spesso si associano i termini rilievo e progetto senza una par‐ ticolare attenzione alla specificità delle rispettive azioni sottintese. E’ il caso di pun‐ tualizzare che, mentre il progetto sottintende un processo progressivamente più Introduzione definito di ideazione, il rilievo sottintende un processo necessariamente di registra‐ zione e di interpretazione. Questo processo può avvalersi di strumentazioni anche so‐ fisticate per quanto riguarda la registrazione (rilevamento o prelievo delle misure), ma la interpretazione discenderà sempre ed inevitabilmente dalla formazione e dalla preparazione del rilevatore; sotto questo aspetto ogni rilievo non potrà che es‐ sere sempre sostanzialmente soggettivo. Non sfugga al lettore, viceversa, fin da adesso, l’importanza che riveste la scala di riduzione prevista per la rappresentazione dell’edificio ai fini della registrazione e della documentazione dei suoi caratteri; ciò vale ad introdurre il concetto che ad ogni scala di riduzione deve corrispondere un adeguato livello di informazione. Gli strumenti per la conoscenza Nella disamina che andiamo svolgendo intendiamo utilizzare il termine “stru‐ mento” non nello stretto senso tecnologico ma soprattutto in senso concettuale. E’ naturale che, in un volume dedicato al rilievo dell’architettura, una primaria atten‐ zione venga rivolta innanzitutto agli strumenti ed alle tecniche utili alla misurazione (ovvero al prelievo delle misure); in questo settore specifico, peraltro, è da segnalare ‐ già in questa sede ‐ che le tecniche e le strumentazioni si sono evolute negli ultimi decenni in modo tale da ampliare fortemente lo spazio operativo: è oggi possibile, ad esempio, georeferenziare anche il singolo punto in tempo reale, così come è pos‐ sibile registrare con scansioni elettroniche e continuità il territorio (come le cortine degli edifici che fiancheggiano le strade). In poche parole, al fianco delle tecniche mensorie tradizionali (e tra di esse oggi annoveriamo anche la fotogrammetria) ne sono disponibili altre (maggiormente attinenti al rilevamento geo‐topo‐ cartografico) che possono risultare utili anche nel campo del rilevamento architet‐ tonico. Ancora altre tecniche si sono venute affinando e sono disponibili per indagare al di là delle superfici visibili dell’architettura, sulla stratificazione del suolo e delle murature nonché dei trattamenti cromatici7; il panorama che ne consegue è quanto mai vasto, come si può osservare già dalla vasta letteratura che solo par‐ zialmente si riflette nella bibliografia con la quale si conclude il presente volume. Contemporaneamente, al di là degli aspetti squisitamente tecnici, non deve sfug‐ gire che la nostra azione individuale di rilevatori (come di qualsiasi altra per‐ sona) si colloca nel tempo e nello spazio e, quindi, ovviamente in correlazione con lo sviluppo del pensiero e della tecnica; dobbiamo, quindi, considerare, da un lato, che l’esercizio del rilievo8 è iniziato già diversi secoli or sono9 e, dall’altro, che gli “strumenti” (non più solo quelli mensori) utilizzati nel tempo sono stati i più vari ed hanno avuto un loro sviluppo anche in relazione alla evoluzione scientifica avvenuta10; è forse superfluo sottolineare come negli ultimi decenni tale evoluzione sia divenuta particolarmente veloce anche in rapporto al sempre maggiore e veloce sviluppo dell’elettronica e dell’informatica. A tale riguardo, più che esplicativa risulta la definizione dell’unità di misura della lunghezza (il metro) che, nel presente volume, si presenta in una for‐ mulazione diversa rispetto ai tempi della nostra formazione. In una azione di rilievo, peraltro, non si possono ignorare, tra gli “strumenti di conoscenza”, tutte le fonti che ‐ in aggiunta al rilevamento ed all’analisi diretta ‐ possono fornire informazioni circa la storia dell’edificio e dei luoghi; potremo, quindi, a seconda dei casi, considerare i disegni dei viaggiatori, le vedute (pitto‐ riche e a tratto) e le carte, i documenti di archivio, ecc. Si tratta di un patrimonio documentario molto vasto che, quasi sempre, si rivela di straordinaria utilità nella ricostruzione della storia di un edificio e di un sito. Infine è utile segnalare come ciascuna fabbrica costituisca il documento di se stessa; 13 14 Introduzione dichiara le tecniche costruttive di volta in volta utilizzate per la sua realizzazione, i principi proporzionatori adottati nella sua ideazione, i rapporti con il contesto11. Da questa semplice considerazione consegue ‐ per la piena comprensione del manufatto ‐ l’importanza di analizzare ogni edificio in base alle unità di misura in vigore al tempo della sua realizzazione (non si dimentichi che l’attuale assetto geo‐politico si è andato delineando intorno alla seconda metà del XIX secolo e l’unificazione del‐ l’unità di misura ‐ a livello nazionale ed internazionale ‐ è ancora più tarda). Il disegno dal vero, del colore e dei trattamenti superficiali Tra gli “strumenti” ci preme sottolineare l’importanza del disegno dal vero che costituisce uno dei principali strumenti d’indagine a disposizione dello stesso rilevatore. Esso è stato esercitato nel corso dei secoli in forma sia sin‐ tetica (appunti di viaggio, ecc.) che analitica e gli ampi repertori d’archivio pervenutici integrano spesso in modo significativo la conoscenza delle tra‐ sformazioni subite dall’edificio o dal luogo indagato in epoche precedenti12. Tra i disegni una particolare considerazione dovrà essere riservata a quelli elaborati dagli architetti stranieri che hanno visitato l’Italia per motivi di stu‐ dio; tra di essi hanno notevole importanza quelli dei pensionnaires dell’Ecole franҫaise di Roma13. V’è, infine, un carattere degli edifici usualmente poco osservato, il trattamento (cro‐ matico e non) delle loro superfici; è il caso di segnalare come, molto spesso, le facciate degli edifici ospitino partiti decorativi non consueti14 (graffiti, ecc.) E’, questo, un aspetto sul quale abbiamo già richiamato l’attenzione del lettore al riguardo della ve‐ nustas vitruviana ma che riveste grande importanza nell’analisi dell’edificio e per la comprensione della sua importanza anche sulla scena urbana15. L’influenza delle nuove tecnologie Anche il settore del rilievo dell’architettura come quello della progettazione è stato pro‐ fondamente influenzato dall’evoluzione dell’elettronica e dell’informatica che, mentre da un lato ha semplificato l’utilizzo delle varie tecniche (tra le quali, ad esempio, la fo‐ togrammetria), dall’altro ha delineato nuove possibilità operative e di ricerca (in parti‐ colare correlate alla scansione elettronica ed al successivo trattamento dei dati)16. E’ il caso, infatti, di sottolineare come sia indiscutibilmente facilitata la registrazione della forma con l’acquisizione anche di milioni di punti per ogni scansione (nuvola di punti); per quanto concerne, invece, la fase di restituzione e di elaborazione, la di‐ sponibilità di software che consentono un trattamento automatico della nuvola ‐ con la visualizzazione della forma “più probabile” derivabile ‐ può risultare ingannevole sia in ordine all’affidabilità sotto l’aspetto dell’analisi critica sia per l’adeguatezza dei contenuti alla scala metrica di restituzione. L’elaborazione automatica può conside‐ rarsi, in effetti, solo un pre‐trattamento utile in vista delle effettive restituzioni (ade‐ guate nell’interpretazione e nei contenuti in rapporto alla scala di rappresentazione). La possibilità di utilizzare la scansione elettronica apre certamente nuovi scenari nel campo del rilevamento architettonico; come ogni altra innovazione va accolta in modo critico e con particolare attenzione all’eventuale incidenza sui principi opera‐ tivi. A questo argomento è dedicato un apposito capitolo del volume; in questa sede ci limitiamo a confermare come sia certamente un vantaggio poter utilizzare uno scanner laser che in breve tempo registra milioni di punti delle superfici dell’edificio da rilevare, a condizione che effettivamente occorra misurare quella quantità di punti e che le restituzioni e le elaborazioni successive garantiscano i requisiti di qualità richiesti. In effetti, preoccupa nel tempo attuale ‐ come già negli anni ‘70 del secolo scorso nei con‐ fronti della fotogrammetria ‐ l’enfasi particolare che si registra nei confronti delle nuove Introduzione 15 Gaspare De Fiore, Interno di S. Maria del Popolo a Roma (da G. De Fiore, Saper dise‐ gnare, Brescia, La Scuola Edi‐ trice, 1965). tecnologie elettroniche trascurando di considerare come esse ‐ come tutte le altre che, di volta in volta, si palesavano innovative nel passato ‐ debbano essere utilizzate util‐ mente e opportunamente, secondo la consapevole valutazione del rilevatore. L‘evolu‐ zione della scienza e della tecnica ci offre continuamente nuove prospettive (destinate anch’esse ad evolversi ed a modificarsi nel tempo); l’esistenza di nuove strumentazioni (il cui utilizzo si deve ancora considerare tutto sommato sperimentale) ci deve sempli‐ cemente indurre ad integrarne l’uso ‐ ove conveniente e indispensabile ‐ con quegli strumenti e quelle procedure che finora sono risultati affidabili. Peraltro, da un lato è impossibile ammodernare le strumentazioni inseguendo la con‐ tinua evoluzione della tecnica, dall’altro è discutibile che ciò corrisponda sempre ad una effettiva necessità o utilità. E’ vero, peraltro, che l’attività del rilevatore ‐ se svolta con competenza e interesse ‐ non può prescindere dalla consapevolezza dei nuovi traguardi che la tecnica rag‐ giunge nel settore, ma distinguendo sempre tra principi e prassi operative. La necessità di integrare le varie tecniche Nell’attività concreta, il rilevatore avrà necessità di utilizzare ‐ sia nella fase di rile‐ vamento che in quella di restituzione ed elaborazione ‐ differenti tecniche che am‐ pliano decisamente le possibilità operative in entrambe le fasi, offrendo contemporaneamente utili opportunità di una comunicazione efficace dei risultati del rilievo. Molti studiosi hanno esaminato i problemi legati alla loro integrazione, che sono numerosi e dipendono soprattutto dalle loro specificità. Nel corso del vo‐ lume, viene esaminato anche questo problema alquanto articolato la cui soluzione risiede, soprattutto, nella capacità del rilevatore di articolare di volta in volta un programma generale del rilievo che contempli, al suo interno, l’utilizzo delle tec‐ niche più adeguate; per ciascuna di esse si redigerà il progetto operativo necessa‐ rio (da adeguare successivamente in base alle attività effettivamente svolte) in modo da consentire il controllo dei risultati e, all’occorrenza, la loro implementazione. Del programma generale farà parte anche il progetto della comunicazione degli esiti del rilievo (nella forma più opportuna tra quelle consentite dalle moderne tec‐ nologie). 16 Juan Manuel Baez Mezquita, Urbino (da J. M. Baez Mez‐ quita, La memoria de la Arqui‐ tectura. Dibujos de viajes a Italia, Salamanca, Universi‐ dad de Valladolid, 1997). Mario Manganaro, Isole nel‐ l’Isola. Enna, Piazza Arme‐ rina, Nicosia, Randazzo, Sicania, Messina, 1998. Firenze. Palazzo di Bianca Cappello, Via Maggio (fronte lungo via e particolare della decorazione sgraffita). Data costruzione: sec. XV e ripro‐ geato nel 1570 da Bernardo Buontalenti; data decora‐ zione: 1574‐79, Bernardino Barbatelli deo il “Poccei”. Introduzione Introduzione Note 1. I testi di maggiore importanza nel settore del rilevamento architettonico editi negli ultimi lustri sono: DOCCI, M. e MAESTRI, D. Storia del rilevamento architettonico e urbano. Roma‐Bari: Laterza, 1993, e DOCCI, M. e MAESTRI, D. Manuale del rilevamento architettonico e urbano, Roma‐Bari: Laterza, 1994. Entrambi i vo‐ lumi sono stati oggetto di diverse ristampe e riedizioni 2. I principali edifici e complessi monumentali dei quali ho coordinato, a partire dagli ultimi anni ’80 del secolo scorso, le attività di rilievo sono: la Chiesa di S. Maria del Presagio a Podol’sk (presso Mosca), il Complesso di Monteoliveto ed il Castel Nuovo a Napoli, Castel Sant’Angelo a Roma, il Palazzo Reale di Caserta, il Complesso monastico di San Bernardino a L’Aquila, il Verlasce a Venafro (IS), il Complesso archeologico di San Vincenzo al Volturno (IS); recente è l’avvio di una campagna di rilievo e documen‐ tazione dell’antica città di Magdala sul lago Tiberiade. Nella convinzione che una delle più importanti uti‐ lità del rilievo sia la conoscenza e che questa debba essere divulgata, ho sempre curato la pubblicazione dei risultati di volta in volta conseguiti; si vedano, quindi: CUNDARI, C. e JACOBITTI, G.M. La Chiesa dei miracoli della Madonna del segno a Podol’sk. Mosca. Roma: Gangemi, 1994; CUNDARI, C. (a cura di), Il complesso monastico Monteoliveto a Napoli. Roma: Gangemi, 1999; CUNDARI, C. (a cura di), Il Palazzo reale di Caserta. Roma: Kappa, 2005; CUNDARI, C. (a cura di) Castel Sant’Angelo. Immagini. Rilievi. Roma: Kappa, 2000; C.UNDARI, C. (a cura di), Il complesso monastico di San Bernardino a L’Aquila. Roma: Kappa, 2010; CUNDARI, C. (a cura di), Rilievo del sito monumentale del Verlasce a Venafro (IS). Roma: Kappa, 2009; CUNDARI, C. (a cura di), Il rilievo del sito monumentale di San Vincenzo al Volturno. Roma, Kappa, 2009. 3. In questa sede ritengo opportuno ricordare le numerose conversazioni intraenute con l’arch. Williams Troiano che ha contribuito alla redazione di alcune parti del capitolo relativo alle nuove tecniche elettro‐ niche, ma anche gli apporti dovuti a: ‐ il prof. Piero Barlozzini, al quale sono debitore di numerosi colloqui sull’articolazione del volume, di una sua lettura in itinere e che ha curato la redazione di uno degli Apparati (Strutture murarie resistenti per forma); ‐ il prof. Marco Carpiceci, profondo conoscitore dei procedimenti di rilevamento, con il quale ho atten‐ tamente considerato, in particolare, l’opportunità ‐ in un volume che ambisce ad una trattazione com‐ plessiva dei vari aspetti (problematici ed operativi) del rilievo ‐ di una illustrazione puntuale degli aspetti geometrici della fotogrammetria e che ha contribuito al volume con l’occhiello sul La Fotografia digitale oltre che con una revisione del Capitolato (il Capitolato speciale per il rilevamento a fini di restauro è stato pub‐ blicato, con un primo adeguamento normativo, in CUNDARI, C. Capitolato speciale di Appalto per il Rile‐ vamento Architettonico a fini di restauro. Roma: Kappa; in occasione del presente volume è stato ulteriormente adeguato in funzione delle evoluzioni normative verificatesi nell’ambito dei lavori pubblici ‐ cfr. pp. 527‐556).; ‐ l’arch. Maria Martone, studiosa affidabile ed instancabile, in particolare per la collaborazione sulla re‐ stituzione digitale da fotogramma e per l’occhiello sul G.I.S. come sistema di rappresentazione della realtà; ‐ l’arch. Gian Maria Bagordo, con il quale si è da tempo stabilita una proficua collaborazione nell’attività di ricerca e che ha assunto il compito non facile, oltre che di curare l’occhiello sul Rilievamento cromatico, di riepilogare le complesse attività di rilievo svolte per il Palazzo Reale di Caserta nell’apposito capitolo paradigmatico di questo volume; ‐ l’arch. Fabio Lanfranchi, con il quale si è in breve tempo stabilita una fattiva collaborazione sia sul piano della ricerca che della didattica, al quale si deve l’occhiello sul G.P.S. e l’approndimento sul Progetto di ripresa digitale; ‐ l’arch. Mariella La Mantia, studiosa tenace ed affidabile collaboratrice, alla quale si devono la trattazione sul progetto di ripresa fotogrammetrica, sulla sintesi normativa, gli occhielli su “Rilievo e misura“ e “Il Mobile Mapping“, oltre ad una perseverante e proficua collaborazione nella preparazione del volume. ‐ l’arch. Giuseppe Paganelli, prezioso collaboratore in numerose attività di ricerca e didattiche, al quale si deve il capitolo sul rilevamento topografico e sulle relative applicazioni. Al volume, infine, hanno contribuito i miei due figli: Gian Carlo con l’occhiello su “L’utilizzo della cartogra‐ fia storica nel rilievo“ e con l’Apparato su “La capriata“, Maria Rosaria con l’occhiello su “Le attività di rilievo ed il salvataggio dei templi della Nubia“ e collaborando alle parti relative all’integrazione delle tecniche mensorie. 4. Cfr. CARBONARA, G. Rilievo, disegno e restauro dei monumenti, in CUNDARI, C. e CARNEVALI, L. (a cura di) Il Rilievo dei Beni Architettonici per la Conservazione (Atti del Convegno sul tema, Napoli 15/17 Aprile 1999). Roma: Kappa, 2000. 5. Su questo tema vedasi l’esperienza relativa al rilevamento del rione Trastevere a Roma realizzata da Mario Docci e dai suoi collaboratori, di cui ai grafici riportati in DOCCI, M. e MAESTRI, D. Manuale del rilevamento architettonico e urbano. Roma‐Bari: Laterza, 1994, pagg. 315‐322; vedasi anche CUNDARI, C. (a cura di), Palazzo Novelli a Carinola. La Storia, il rilievo, il restauro. Roma: Kappa, 2002. 6. Marco Vitruvio Pollione, De Architectura. Roma, Studio Tesi, 2008. Traduzione L. Migotto. 7. Sul rilievo del colore si devono ricordare gli studi approfonditi svolti, nel corso degli ultimi decenni, dalla Scuola Genovese, avviati nel 1976 sotto la guida del prof. Gaspare De Fiore e costantemente svi‐ luppati in particolare dalla prof.ssa Patrizia Falzone, responsabile scientifico anche della Giornata di stu‐ dio che, nell’ambito dell’ultimo Convegno dell’Unione Italiana del Disegno (Lerici, Ottobre 2011), è stata dedicata al tema. Cfr. anche FALZONE, P. (a cura di), Colore, Architettura, Ambiente, Roma: Kappa, 2008. 8. Mi piace ricordare, qui, un volume dedicato all’attività grafica dei Vanvitelli (L’esercizio del disegno. I Vanvitelli, Milano, Leonardo Arte, 1993), auspicandone idealmente uno sull’esercizio del rilievo; non ignoro che il tema è già alquanto indagato sotto l’aspetto storico e strumentale da alcuni studiosi (in particolare dal prof. M. Docci) ma sarebbe di straordinario interesse una riconsiderazione ‐ entro un quadro orga‐ 17 18 Introduzione nico generale ‐ delle principali attività di rilievo che sono state svolte nel tempo e nei vari continenti, per le finalità più varie. È incontestabile che l’attività di rilievo, intesa nel più ampio significato di conoscenza, abbia accompagnato lo sviluppo della civiltà nel corso dei millenni. 9. Di Villard de Honnecourt va ricordato il Taccuino (1260 ca) che può essere ricordato come primo ma‐ nuale di ingegneria civile (cfr. BECHMANN, R. Villard de Honnecourt. La pensée technique au XII siècle et sa communication. Paris: Picard, 1993). 10. Su questo tema cfr. DOCCI, M. e MAESTRI, D. Storia del rilevamento architettonico e urbano. Roma‐Bari: Laterza, 1993. E’ necessario anche ricordare la grande mostra svoltasi dal novembre 2009 al gennaio 2010 nel complesso del Vittoriano sul patrimonio cartografico e sulle attività dell’Agenzia del Territorio; cfr. CATIZZONE, A. e DI FILIPPO, S. Un tesoro ritrovato. Dal rilievo alla rappresentazione, Roma: Gangemi, 2009 11. A tale riguardo v. le ricerche esemplari di Maria Teresa Bartoli sul Palazzo Vecchio e sulla Chiesa di Santa Maria Novella a Firenze; cfr. BARTOLI, M. T. «Musso e non quadro». La strana figura di Palazzo Vec‐ chio dal suo rilievo. Firenze: Edifir, 2007; BARTOLI, M. T. Santa Maria Novella a Firenze. Algoritmi della sco‐ lastica per l’architettura. Firenze: Edifir, 2009. 12. Fortunatamente il disegno dal vero è stato esercitato da sempre. Numerosi sarebbero gli artisti del pas‐ sato che dovremmo ricordare anche per la cospicua presenza dei loro disegni negli archivi di tutto il mondo; si è sempre disegnato e molto, per diletto e per studio, per esigenze personali e per lavoro. Que‐ sta attività è ovviamente consueta soprattutto agli architetti ed agli ingegneri per i quali il disegno dal vero è soprattutto uno strumento di analisi e di documentazione oltre che un formidabile ed efficace mezzo di comunicazione. Fra quanti, nel nostro tempo, hanno operato ed operano in questo ambito vogliamo ricordare (senza sminuire il valore di tutti gli altri) in particolare tre studiosi per il taglio particolare della loro attività. Il primo è Gaspare De Fiore (già decano dei professori di Disegno nelle università italiane), recentemente scomparso, la cui ininterrotta attività grafica è stata rivolta – per quanto riguarda l’ambito di interesse del presente volume – alla documentazione critica dell’architettura e dell’ambiente, come si può riscontrare dalle sue numerosissime pubblicazioni tra le quali qui ricordiamo in particolare Le luci negli angoli (Roma, Armando Editore, 1960). Segnaliamo, poi, l’attività di Mezquita Bàez (dell’Università di Valladolid) che rinnova nei nostri tempi l’antica e mai interrotta esperienza del disegno dei viaggiatori rivolta alla documentazione del paesaggio anche urbano, con attenzione anche ai suoi valori cromatici; tra i suoi scritti più recenti ricordiamo: La memoria de la Arquitectura, Dibujos de viaje a Italia (Salamanca, 1997), edito a cura del Colegio Oficial de Arquitectos de Leon, della Caja Salamanca y Soria, dell’Università di Valladolid, e La Arquitectura de los dioses. Dibujando en Paestum, in EGA exprecion grafica arquitectonica, n.18, Valencia 2011, ISSN 1133‐6137. Infine, di Mario Manganaro, fine disegnatore nell’Università di Mes‐ sina, vogliamo sottolineare la costante attività grafica tesa a documentare con sensibilità emergenze ar‐ chitettoniche e contesti ambientali; tra le tante preziose raccolte di disegni pubblicate citiamo l’ultima: Rappresentare l’acqua. Pozzi. Cave. Ponti. Fontane. Cieli. Reggio Calabria: Liriti, 2011. 13. Ci riferiamo all’iniziativa volta originariamente alla costituzione presso la Biblioteca Nazionale di Pa‐ rigi di un fondo documentario dei più importanti beni architettonici ed archeologici italiani da realizzare mediante l’istituzione di borse di studio da assegnare mediante concorso nazionale a giovani studiosi; l’iniziativa, istituzionalizzata nell’ambito dell’Accademia di Francia, si protrasse per svariati decenni e registrò numerosissimi envois a cura di borsisti (pensionnaires) che fruivano di questa occasione di studio della durata di un triennio. Ai borsisti francesi, invero, si sono affiancati, nel corso dei secoli, anche bor‐ sisti spagnoli e di altri paesi europei. Cfr., per quanto riguarda i borsisti francesi: Pompei e gli architetti fran‐ cesi dellʹOttocento, Parigi, gennaio‐marzo 1981, Napoli‐Pompei, aprile‐luglio 1981, Parigi, École nationale supérieure des beaux arts, Roma, École française de Rome, stampa 1981. 14. Sui graffiti che si osservano sulle facciate dei palazzi fiorentini ha recentemente svolto un documen‐ tato intervento la prof.ssa Emma Mandelli (cfr. Il disegno “sgraffito” nei palazzi fiorentini, in “Atti della Gior‐ nata sul Colore”, Convegno UID, ottobre 2011). Negli ultimi mesi, una serie di notizie riportate dalla stampa napoletana ha informato del rinvenimento, sul rivestimento lapideo della facciata della chiesa del Gesù Nuovo, di una serie di incisioni interpretabili come note musicali; l’argomento è allo studio). 15. Oltre all’attività citata di P. Falzone, v. anche MANDELLI, E. Colore, luce e materia in architettura. Tra superfici e spazio. Firenze, 2001 16.Al riguardo si segnalano i fondamentali studi svolti innanzitutto da Mario Docci e dal suo gruppo di ri‐ cerca; egli ha coordinato sul piano scientifico tre programmi di ricerca nazionali cofinanziati dal MIUR nel 2002, 2004 e nel 2007 ‐ cfr. Metodologie innovative integrate per il rilevamento dell’architettura e dell’am‐ biente. Roma: Gangemi, 2005; Metodi e tecniche integrate di rivelamento per la realizzazione di modelli vir‐ tuali dell’architettura della città. Roma: Gangemi, 2007; Metodologie integrate per il rilievo, il disegno, la modellazione dell’architettura e della città. Roma: Gangemi 2011 ‐ rivolti ad indagare le nuove prospettive che si delineano con l’introduzione delle nuove tecnologie di natura elettronica nel settore del rilevamento; di particolare interesse, sotto questo aspetto, è anche il saggio Contributi per una teoria del rilevamento archi‐ tettonico recentemente pubblicato in Disegnare. Idee. Immagini (Roma: Gangemi, 2011/n° 42). Non meno im‐ portanti sono anche le ricerche condotte da Marco Gaiani che, con i suoi collaboratori, ha investigato aspetti operativi e questioni di teorizzazione nell’ambito delle applicazioni delle nuove tecnologie al rilevamento architettonico. Tra le numerose pubblicazioni, ricordiamo i contributi frequentemente pubblicati da da Di‐ segnare. Idee. Immagini, e tra essi in particolare: Brevi F., Ceccarelli N., Gaiani M. Il cantiere di restauro virtualizzato (Roma, Gangemi, 2004/n°29); M. Gaiani M., Benedetti B., Apollonio F.I. Standard di acquisizione e strutturazione di modelli digitali per sistemi informativi di aree archeologiche: il caso di Pompei (Roma, Gangemi, 2009/n°39). IL RILIEVO PER LA CONOSCENZA Il rilievo è stato definito lo “strumento operativo” della storia; con questa definizione si intende evi‐ denziare come, rilevando un edificio, se ne pos‐ sono comprendere le fasi costruttive, le trasformazioni subite, le logiche funzionali, ecc.; si possono ritrovare, in altre parole, riscontri a quanto può derivare da fonti bibliografiche, archi‐ vistiche, ecc. Significa anche che ciascun edificio, con maggiore o minore evidenza, è come un testo da decodificare; all’intelligenza e alla cultura scien‐ tifica ed operativa del rilevatore è demandato il compito di procedere alla migliore sua interpreta‐ zione possibile. Per questa ragione, anche, il rilievo è strumento privilegiato di conoscenza e fonda‐ mentale in un intervento di restauro; solo esso può assicurare la necessaria comprensione dell’organi‐ smo architettonico considerato nella sua globalità, nella sua complessiva articolazione; è la consape‐ volezza del suo essere il risultato di una stratifica‐ zione protrattasi nel tempo, di successivi interventi (realizzati molto spesso con differenti criteri e tec‐ niche costruttive). Peraltro, in edifici fortemente storicizzati, ogni parte quasi sempre è legata – nelle sue ragioni strutturali, estetiche e funzionali, tanto per confermare quanto sosteneva Vitruvio quando individuava i tre caratteri peculiari del‐ l’architettura: firmitas, venustas, utilitas – al tutto. Si tratta, in altre parole, di ricostruire, attraverso una complessa azione di indagine (mensoria, storica, archivistica, bibliografica, tecnica, tecnologica), i criteri, la ratio con la quale l’organismo si è venuto costituendo nel tempo. Solo sulla base di una documentazione siffatta sarà possibile valutare accuratamente le esigenze di in‐ tervento e individuare eventuali indagini ancora necessarie a chiarire quanto più possibile la storia dell’edificio in oggetto. La salvaguardia del patrimonio culturale. Una importante sfida del nostro secolo La salvaguardia del patrimonio culturale rappre‐ senta uno degli obiettivi e nello stesso tempo una delle sfide di maggiore importanza del nostro tempo, perché solo essa può garantire la conser‐ vazione della memoria storica documentata delle nostre civiltà; così che tale salvaguardia – che qui consideriamo sotto l’aspetto scientifico, tecnico e tecnologico – si connota ancor prima come pro‐ blema morale, sociale, educativo. Essa presenta infatti aspetti problematici non solo operativi e tecnici, ma anche di tipo programmatorio e gestionale, so‐ ciale, educativo. Nel secolo precedente e in questi anni del nuovo si è registrata una notevole evoluzione negli aspetti metodologici, in stretta connessione con una sempre più avanzata elaborazione del con‐ cetto di tutela. Complessivamente, infatti, nel breve volgere di poco più di settanta anni si è pas‐ sati dalla prima dichiarazione di principio a favore dell’architettura storica (contenuta nella Carta di Atene, 1933) all’elaborazione concettuale della con‐ servazione integrata. Gli atti principali, anche di tipo intergovernativo – compiuti spesso su iniziativa dell’I.CO.MO.S., dell’U.N.E.S.C.O. e del Consiglio d’Europa –, che sono seguiti alla Carta di Atene e che qui vogliamo soltanto ricordare sono: – la Carta Internazionale del Restauro, più nota come Carta di Venezia, promulgata a conclusione del “II° Convegno internazionale degli Architetti e Tecnici dei monumenti storici” (Venezia, 25‐31 maggio 1964); – la Carta europea del patrimonio architettonico, adot‐ tata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Eu‐ ropa il 26 settembre 1975 e promulgata solennemente al Congresso sul “Patrimonio archi‐ tettonico europeo” (Amsterdam, 21‐25 ottobre 1975); – la Dichiarazione di Amsterdam, Dichiarazione fi‐ nale dello stesso “Congresso” a conclusione del‐ l’Anno del “Patrimonio architettonico europeo”; – la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio ar‐ chitettonico dell’Europa (Granada, 1983); – la Carta internazionale per la salvaguardia delle città storiche (Washington, 87); – la Carta di Cracovia (ivi, 2000). Il primo livello di salvaguardia è, ovviamente, la conoscenza; conoscere vuol dire, in qualche modo e in ogni caso, documentare. Siamo tutti consape‐ voli, infatti, che la documentazione costituisce un supporto indispensabile per la tutela del patrimo‐ 20 nio culturale. In tempi recenti, l’evoluzione dei concetti e il progresso delle tecnologie hanno fatto sì che il dibattito culturale e scientifico si evolvesse nella disamina di quale tipo di documentazione sia quella più adeguata. I nostri archivi, infatti, non difettano di documentazioni ad esempio fotogra‐ fiche o archivistiche o grafiche, ecc. Il vero pro‐ blema è che, mentre tutte insieme queste differenti documentazioni concorrono alla conoscenza com‐ plessiva dell’oggetto, ciascuna di esse però ne re‐ stituisce normalmente solo un aspetto particolare. In architettura questo problema è stato concettual‐ mente superato nel rilievo; operazione composita, che ancora molti intendono come semplicemente o prevalentemente mensoria, finalizzata alla cono‐ scenza della forma geometrica dell’organismo ar‐ chitettonico, ma a cui invero va attribuito un significato molto più completo e complesso. A questo specifico riguardo va ricordato che, nel‐ l’ambito del Convegno internazionale “Il rilievo dei beni architettonici per la conservazione” (Roma, novembre 2000) è stata approvata ed adot‐ tata la Dichiarazione sul rilevamento architettonico; l’articolato documento è già stato pubblicato sia da riviste1 che negli Atti del Convegno2. Il “modello di rilievo” come base e criterio di do‐ cumentazione È già da tempo infatti acquisito che il rilievo è l’in‐ sieme delle procedure e delle indagini utili a ripercor‐ rere a ritroso il percorso della realizzazione dell’opera, fino a risalire – quanto più è possibile – alle inten‐ zioni del progettista. In effetti il rilievo – attraverso i suoi strumenti, che non sono solo quelli mensori ma anche quelli delle indagini non distruttive, del‐ l’indagine filologica, archivistica, ecc. – deve ten‐ dere alla costruzione di un “modello” analogico dell’organismo esaminato, ovvero un modello vir‐ tuale assolutamente corrispondente all’organismo reale per quanto attiene gli aspetti formali, strut‐ turali, decorativi, funzionali. In breve, per la for‐ mazione di questo modello (mentale, la cui costruzione si completa inevitabilmente in pro‐ gress) occorre comprendere in tutti i suoi aspetti l’organismo considerato. Siamo convinti della va‐ lidità di tale processo di realizzazione del rilievo anche se la possibilità di registrazione tridimen‐ sionale delle superfici consentita dalla scansione laser sembra delineare nuovi scenari cui faremo ri‐ ferimento nel capitolo dedicato al rilevamento di‐ gitale. Il rilievo per la conoscenza Avendo, quindi, definito tale modello, ovvero sulla base della necessaria conoscenza complessiva del‐ l’organismo reale, allora sarà possibile documen‐ tarne di volta in volta aspetti particolari: la forma, la struttura, ecc. È evidente che in questo modo ogni documentazione, anche non globale, sarà molto più corretta ed esplicativa in quanto sarà realizzata con la necessaria attenzione al suo più opportuno significato. È come passare dall’articolo indeterminativo a quello determinativo. Di conse‐ guenza, la maggiore esigenza, a mio modo di ve‐ dere, è assicurare questa caratteristica, un simile livello di qualità alle documentazioni. Per una nuova strategia operativa nel rilievo Tuttavia non è sempre possibile procedere priori‐ tariamente alla costruzione del modello del rilievo; sia per la consistenza del patrimonio culturale mondiale sia per le risorse che tali operazioni di fatto impegnerebbero. La soluzione è nella forma‐ zione e nella diffusione di una cultura del rilievo, che si compone delle capacità di percepire e leg‐ gere l’architettura (o qualsiasi altro tipo di bene culturale) nei suoi vari aspetti (di testimonianza storica, percettivi, morfologici, ecc,), comprenden‐ done l’articolazione strutturale, apprezzandone la componente decorativa, la funzionalità, ecc. A que‐ sto scopo può risultare certamente utile disporre di eventuali modelli operativi e a tal riguardo si può far riferimento a quello definito nell’ambito della ricerca da me coordinata svolta su incarico del Ministero per i Beni e le Attività Culturali3 e che ha avuto come primo campo applicativo il Complesso monastico di Monteoliveto a Napoli; i suoi esiti sono stati oggetto di ulteriore approfon‐ dimento nell’ambito del Progetto Finalizzato “Beni Culturali” del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Tale modello è già stato sperimentato nel rilievo di numerosi complessi architettonici4 e, quindi, si è anche evoluto nella sua articolazione e nella sua de‐ finizione. Si tratta di un modello operativo (fig.1) di valenza generale che può essere assunto anche come quadro di riferimento per operazioni parziali. Prima di procedere in questa disamina di carattere necessariamente generale, è opportuno considerare alcuni aspetti metodologici ed operativi del rilievo; a tale scopo, peraltro, si richiamano concetti e pun‐ tualizzazioni già formulate nella relazione di ac‐ compagnamento al «Capitolato speciale di appalto per il rilevamento architettonico a fini di restauro» redatto su incarico della Soprintendenza Generale agli In‐ 21 Il rilievo per la conoscenza terventi Post‐sismici in Campa‐ nia e Basilicata (oggi soppressa) del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali5. Tra l’altro, nono‐ stante che siano trascorsi quasi dieci anni da quella elabora‐ zione, la maggior parte delle questioni colà trattate conser‐ vano tutta intera la loro attualità. IL RILIEVO IL RILIEVO GENERALE RELAZIONE GRAFICI GEOMETRICI ELABORAZIONI CAD IL RILEVAMENTO DIRETTO IL RILIEVO SUDDIVISO PER LE TECNICHE DI RILEVAMENTO IL RILEVAMENTO TOPOGRAFICO RELAZIONE EIDOTIPI RESTITUZIONI RELAZIONE TABULATI GRAFICI RELAZIONE GRAFICI SCHEDA-TIPO RELAZIONE GRAFICI SCHEDA-TIPO RESTITUZIONI ELABORAZIONI CAD Il rilievo architettonico Come è stato già affermato, in IL RILEVAMENTO FOTOGRAFICO ARCHIVI OPERATIVI base alle più avanzate acquisi‐ IL RILEVAMENTO FOTOGRAMMETRICO zioni si deve intendere per ri‐ lievo architettonico il complesso IL RILEVAMENTO ELETTRONICO di operazioni, di misurazioni e di analisi atto a comprendere e docu‐ TERMOGRAFIA ALTRE INDAGINI ................ mentare il bene architettonico nella ................ sua configurazione complessiva BIBLIOGRAFICO (anche riferita al contesto urbano ICONOGRAFICO ARCHIVI DOCUMENTARI FOTOGRAFICO e territoriale), nelle sue caratteri‐ STEREOFOTOGRAMMETRICO stiche metriche dimensionali, ELETTRONICO nella sua complessità storica, ........... MATERIALI DI RIVESTIMENTO nelle sue caratteristiche struttu‐ rali e costruttive, oltre che in AFFRESCHI OPERE PITTORICHE TEMPERA quelle formali e funzionali. In SU TAVOLA SU TELA breve, si assume che rilevare un ........... episodio architettonico corri‐ ALTARI OPERE MARMOREE E MUSIVE sponde, per quanto possibile, al MONUMENTI FUNEBRI ripercorrimento critico del pro‐ PAVIMENTI TARSIE MARMOREE IL RILIEVO TEMATICO cesso costruttivo (e quindi pro‐ ........... gettuale) seguito per la sua OPERE LIGNEE ........... realizzazione, in modo da com‐ OPERE SCULTOREE ........... prendere le ragioni delle scelte e PARTICOLARI ARCHITETTONICI, ........... le scelte stesse via via operate, COSTRUTTIVI E ARREDI FISSI testimoniate materialmente dal‐ STRUTTURALE ........... l’edificio. E’ utile, peraltro, sof‐ fermarci sulla differenza tra rilievo e rilevamento, intendendosi con quest’ultimo termine l’atti‐ Fig.1 ‐ Il sistema relazionale per la strutturazione del rilievo. vità di prelievo delle misure; in conseguenza, come si constaterà in appresso, si mente, nella produzione di una serie di elaborati parlerà di volta in volta di rilevamento diretto, rile‐ (generalmente piante, prospetti, sezioni, nelle scale vamento topografico, rilevamento fotogrammetrico, ri‐ 1/200 – 1/100 – 1/50) che si limitano a documentare levamento elettronico, ecc., con esplicito riferimento la forma geometrica dell’edificio, nella sua confi‐ alla tecnica ed alle procedure utilizzate per la mi‐ gurazione interna ed esterna. surazione. Molto raramente, infatti, la redazione di un pro‐ È evidente come il complesso di indagini che si getto di restauro architettonico o rifunzionalizza‐ sottintende con il criterio che andiamo esponendo zione è preceduta dal necessario quadro sia ben differente da quanto nella pratica corrente sistematico ed organico di indagini. Nelle previ‐ viene definito “rilievo” e che consiste, normal‐ sioni di spesa di taluni Uffici dello Stato che hanno 22 specifica competenza nella conservazione del pa‐ trimonio edilizio demaniale (ad esempio, i Prov‐ veditorati alle OO. PP. ma non solo essi) non vi è solitamente riscontro per tali esigenze. Le Soprin‐ tendenze per i Beni Ambientali ed Architettonici sono quasi gli unici Uffici statali che promuovono attività di rilievo, sia circoscritta e finalizzata alla compilazione delle schede dell’ICCD, sia mirata alla redazione di perizie di restauro. Diverse sono le ragioni che si invocano per tale er‐ rata e fuorviante consuetudine. Esse vengono ge‐ neralmente riferite – senza reale fondamento, perché non si considerano i vantaggi diversamente conseguibili – alla insufficienza delle risorse eco‐ nomiche disponibili. Il progetto di intervento, quindi, è solitamente redatto in maniera necessa‐ riamente sommaria in ordine sia alle categorie di intervento sia alle quantità. Ne consegue, innanzi‐ tutto, che il costo previsto risulta il più delle volte sottodimensionato o sovradimensionato; inoltre, il progetto è generalmente destinato ad essere riela‐ borato subito dopo l’inizio dei lavori, quando sarà di necessità approfondita la conoscenza dell’orga‐ nismo architettonico. Ciò rende necessari ulteriori provvedimenti tecnico‐amministrativi per l’ap‐ provazione del progetto di variante, il reperimento di nuove risorse, l’adeguamento del contratto di appalto; spesso si rende necessaria una sospen‐ sione dei lavori che, con il protrarsi, può compor‐ tare la revisione dei prezzi contrattuali. Il tutto può comportare ovviamente anche un aumento dei costi oltre che la non organica conduzione dei la‐ vori. Questo può essere in gran parte ovviato solo con la esecuzione preliminare di un rilievo adeguato il cui costo – certamente maggiore di quanto oggi venga valutato il solo rilievo geometrico – risulte‐ rebbe comunque compensato dalle economie na‐ turalmente conseguenti ad una progettazione accurata ed alla possibilità di procedere organica‐ mente e speditamente ad una puntuale program‐ mazione della spesa e della esecuzione dei lavori. Peraltro, oltre alla finalità pratica del restauro del bene architettonico, il rilievo deve essere conside‐ rato, tra l’altro, un necessario e significativo docu‐ mento di catalogazione del bene e quindi del patrimonio artistico. Peraltro, nel momento in cui il rilievo è mirato ad interventi di restauro, le conoscenze sopra de‐ scritte, come obiettivo dello stesso rilievo, devono essere, ovviamente, integrate con altre (di tipo Il rilievo per la conoscenza quantitativo e qualitativo) necessarie per garantire al progettista la cognizione effettiva, complessiva e di dettaglio, dell’organismo architettonico, della sua storia, del suo degrado. Questo in maniera ch’egli possa effettuare le scelte adatte per proget‐ tare l’intervento di conservazione nel modo più puntuale ed approfondito possibile, riducendo al numero minimo le incognite da verificare all’ini‐ zio effettivo dei lavori. Si deve considerare, in effetti, che un progettista restauratore si attende di conseguire, mediante un buon rilievo generale condotto su di un bene cul‐ turale architettonico, essenzialmente: 1) una conoscenza geometrica dell’oggetto, pre‐ cisa, sicura, criticamente filtrata ed utile: – alla comprensione storica dello stesso, – alla sua comprensione progettuale‐costruttiva, – ad una corretta progettazione e stima dei costi dell’intervento; 2) una conoscenza tecnica, tecnologica e materica dell’oggetto che aiuti a capirne tanto le modalità costruttive quanto le attuali condizioni di altera‐ zione e degrado; 3) una possibilità di agevole elaborazione tematica delle tavole di rilievo, per approfondire la cono‐ scenza storica “globale” dell’oggetto inteso come primo documento di se stesso (non decodificabile, però, se non attraverso un’accurata opera di rile‐ vamento e di osservazione diretta); 4) eventuali note storiche discendenti tanto da un preventivo approccio critico all’oggetto (pre‐com‐ prensione critica), indispensabile alla conduzione di un buon rilievo, quanto da nuove ed originali osservazioni frutto della frequentazione diretta del monumento. Di conseguenza si può verificare come derivino, dal primo punto: a. il rilievo topografico ed urbanistico; b. il rilievo architettonico (eventualmente nelle tradizionali redazioni: muto, finito, quotato); c. il rilievo del colore; dal secondo punto: d. il rilievo tecnico‐strutturale; e. il rilievo del degrado: e.1. statico e.2. dei materiali; dal terzo punto: f. la tavola delle acque e degli impianti; g. le indagini strumentali (distruttive e non) e l’eventuale monitoraggio; h. le carte tematiche su ulteriori fenomeni; Il rilievo per la conoscenza i. le (eventuali) analisi archeometriche; dal quarto punto: l. la (eventuale) schedatura storico‐artistica: 1.1. scheda ICCD per il monumento; 1.2. schedatura bibliografica; 1.3. schedatura archivistica; 1.4. schedatura fotografica; m. la mappa delle “Unità stratigrafiche”. E’ di tutta evidenza, in ogni caso, che il rilievo, nella “dimensione” fin qui considerata – pur se quasi sempre finalizzato alla redazione di un pro‐ getto – è di per sé attività complessa e di grande impegno intellettuale ed operativo così da inqua‐ drarsi nelle competenze dell’architetto o dell’inge‐ gnere edile. Dopo aver enumerato le caratteristiche ed i conte‐ nuti che ci si deve attendere da un rilievo architet‐ tonico finalizzato al restauro, è opportuno sottolineare i criteri che devono orientare la sua esecuzione e quella dei conseguenti elaborati. Criteri regolatori per il rilievo In linea con i contenuti attesi dal rilievo architet‐ tonico, occorrerà prendere in considerazione, se‐ condo un primo criterio, contestualmente tanto le indagini metriche e tecniche quanto quelle biblio‐ grafiche, archivistiche ed iconografiche. Il secondo criterio riguarda l’opportunità di preve‐ dere, anche per l’intervento di rilievo architetto‐ nico, una progettazione preliminare, una direzione dei lavori ed un collaudo. La loro necessità è con‐ fermata, oltre che dalla complessità delle opera‐ zioni che ordinariamente occorre condurre, soprattutto dalla esigenza di conseguire garanzie circa l’adeguatezza dei criteri preventivamente de‐ terminati, la scelta dei metodi e delle tecniche, la correttezza procedurale, l’attendibilità e l’idoneità dei risultati finali. Il terzo criterio riflette la necessità di riferire la situa‐ zione dell’organismo architettonico al Sistema Car‐ tografico Nazionale Gauss‐Boaga, nonché al sistema di riferimento locale adottato per il rilievo in scala 1: 500 (ove questo esista) del centro storico di pertinenza. Questo criterio corrisponde alla op‐ portunità di considerare i rilievi architettonici alla stessa stregua degli altri rilievi cartografici e, nella prospettiva di una generale informatizzazione, come settore di una complessiva banca‐dati del ter‐ ritorio. In quest’ottica il singolo episodio architetto‐ nico si configura dapprima come elemento da connettere – con la precisione necessaria – al sistema 23 topografico generale; al di là di questa connessione, richiedendo l’architettura scale di rappresentazione molto grandi, tutte le operazioni, sia di misurazione che di redazione grafica, devono essere riferite a gradi di precisione adeguati e differenti. Il quarto criterio – strettamente connesso al prece‐ dente – riguarda la “dimensione” informatica del rilievo architettonico. Coerentemente con il crite‐ rio già indicato di considerare le informazioni de‐ rivanti da questi rilievi come componenti settoriali di più ampie banche‐dati territoriali, si deve pre‐ vedere che i rilievi siano realizzati su supporto in‐ formatico. Questa decisione non è più rinviabile per la larga diffusione che hanno ormai le appli‐ cazioni dell’informatica nel settore delle strumen‐ tazioni per il rilievo e in quello della rappresentazione assistita; peraltro, l’adozione di questo criterio deve ritenersi comunque senza al‐ ternativa se si vuole operare in favore della realiz‐ zazione di una qualsiasi banca‐dati. Il quinto criterio riflette la constatazione che l’accu‐ ratezza (ovvero secondo gli accorgimenti e le pro‐ cedure utili a gararantire l’affidabilità delle misure) mensoria è funzione della scala di rappresenta‐ zione e delle finalità dell’indagine e, dunque, che nel rilievo architettonico è superfluo ricercare pre‐ cisioni elevate quanto quelle correnti nel settore dei controlli strutturali o dimensionali o di moni‐ toraggio di fenomeni rilevanti sotto il profilo mi‐ crotopografico se a tali scopi non è diretto il rilievo. La tolleranza grafica relativa alle scale di rappre‐ sentazione proprie dell’architettura vanificherebbe il grado di precisione di simili applicazioni. È opportuno assumere, quindi, l’incertezza rela‐ tiva all’errore di graficismo nelle varie scale di rap‐ presentazione come elemento di riferimento medio per dedurre la precisione da perseguire nelle misurazioni. Ovviamente, la necessità di maggiore precisione – ad esempio, in presenza di dissesti e deformazioni – potrà essere imposta dalla direzione dei lavori, sviluppando per le zone dissestate un complesso di indagini correlate di maggiore approfondimento. Un ulteriore criterio da seguire, infine, è quello teso a disciplinare, nel modo più esauriente possibile, congruenti procedure di esecuzione del rileva‐ mento diretto, topografico e fotogrammetrico. Ovviamente non si può escludere l’utilizzo del ri‐ levamento termografico e/o di altri metodi e tecni‐ che, distruttive e non, per quanto il ricorso ad esse si presenta ancora con un certo carattere di pro‐ 24 blematicità dal momento che per questi settori si fa ricorso normalmente a specifiche professionalità. L’integrazione delle differenti tecniche di rilievo Per il rilievo di un organismo architettonico sono utilizzabili numerose e diversificate tecniche, che possono essere differentemente classificate in ra‐ gione delle loro caratteristiche e dei loro obiettivi. Per grandi linee ne ricordiamo esemplificativa‐ mente le principali, nell’ambito di una classifica‐ zione più generale: a) per il rilevamento della forma geometrica: ‐ misurazione diretta: metodo della trilaterazione; metodo della distanza polare; metodo delle coordinate cartesiane; ‐ misurazione indiretta: per punti isolati: metodo topografico; per immagini: metodo fotogrammetrico; per immagini digitali: scansione laser. b) per le indagini di tipo strutturale: ‐ microtopografiche; ‐ topografiche speciali; ‐ distruttive: carotaggi, ecc.; ‐ non distruttive: termografia, ecc. Al riguardo della misurazione digitale, negli ul‐ timi anni si è rivelata di particolare interesse il ri‐ levamento mediante scansione laser; per questa tecnica – il cui utilizzo si prospetta anche molto vantaggioso e particolarmente utile nel caso di grandi invasi architettonici ed ambientali morfo‐ logicamente irregolari – sono ancora in corso di va‐ lidazione procedure operative per il rilevamento architettonico6. L’uso delle varie tecniche consente di effettuare in‐ dagini metriche relative alla forma geometrica e alla struttura dell’edificio; da quanto si è detto sin qui, il rilievo architettonico tende ad una cono‐ scenza ancora più ampia ed approfondita del mo‐ numento, con il concorso delle indagini di tipo bibliografico ed archivistico, con la contestuale co‐ noscenza e documentazione degli apparati deco‐ rativi e degli arredi fissi che lo contraddistinguono nella situazione attuale, allo scopo unico e sostan‐ ziale di “ricostruire” per quanto possibile l’iter pro‐ gettuale e storico in base al quale esso si è venuto configurando. Tutte le indagini necessarie e/o possibili dovranno quindi essere correlate ed integrate unitariamente allo scopo di conseguire un grado di conoscenza uniforme ed esauriente. Devono quindi prevedersi Il rilievo per la conoscenza i raccordi tra le metodologie e le tecniche di rilievo strumentale – tipiche per rigore, procedimenti, ac‐ quisizione e trattamento dei dati, del rilevamento geodetico, topografico, aerofotogrammetrico – e la speditezza operativa del rilievo diretto longime‐ trico. Nel rilevamento di architettura coesistono in‐ fatti la necessità di misurare distanze ed angoli per realizzare reti di inquadramento, di alta preci‐ sione, per il collegamento delle osservazioni locali, e l’esigenza di convogliare e delineare una copiosa massa di informazioni metriche in ambiti più ri‐ stretti nei quali la precisione intrinseca delle levate – più che soddisfacente per le scale correnti di rap‐ presentazione – si affianca alla praticità ed all’as‐ senza di particolari attenzioni nell’uso della strumentazione. La necessità di conciliare le predette tecniche stru‐ mentali – ognuna singolarmente corredata di un ricco patrimonio di ricerche scientifiche e di espe‐ rienze metodologiche, ma esclusivamente nel set‐ tore del rilevamento geometrico – ha già da tempo indotto a ripensarne il ruolo in termini diversi ri‐ spetto alla tradizione. Un significativo esempio di questo nuovo modo di considerare le varie tecniche di rilievo è costituito dal documento “Consigli e sug‐ gerimenti per l’ottimizzazione dei rilievi fotogrammetrici d’architettura” redatto nel 1980 dal CIPA (Comité In‐ ternational de Photogrammétrie Architectural) nel quale7 – con l’intento di formulare pertinenti consi‐ gli per una corretta ed adeguata applicazione della fotogrammetria al rilievo architettonico –, oltre a ri‐ confermare i vantaggi e le peculiarità dell’applica‐ zione di questa tecnica in tale settore, il CIPA ha sottolineato insistentemente le peculiarità dell’ar‐ chitettura e della sua rappresentazione: la necessità, in breve, che il modello geometrico derivato ne sia fedele e corretto interprete. In questa stessa chiave si deve risolvere il pro‐ blema dell’integrazione e della interrelazione delle differenti tecniche assumendo come parametro di riferimento – né infine sarebbe stata legittima una scelta diversa – il problema della documentazione e della rappresentazione dell’architettura, che è al tempo stesso analisi figurativa, comprensione sto‐ rico‐critica, analisi dei materiali e delle tecniche co‐ struttive; un modo, in definitiva, per contemperare le esigenze della discretizzazione geometrica con l’inafferrabilità iconografica del continuum archi‐ tettonico. Questa scelta condiziona in misura risolutiva sia la definizione dei criteri d’impiego delle varie tec‐ Il rilievo per la conoscenza niche che la determinazione dei requisiti qualita‐ tivi indispensabili. La ricognizione, poi, delle varie tecniche e dei vari metodi di rilievo, l’analisi delle loro caratteristiche prestazionali, unitamente alla necessità di integrarle e ricondurle nella scala dei problemi del rilievo architettonico, inducono a ri‐ conoscere, ancora una volta, come oggi non si possa ritenere più congrua la figura del singolo, autonomo (e spesso generico) rilevatore. Il settore del rilievo architettonico – multidisciplinare e spesso interdisciplinare, come quello della proget‐ tazione – presuppone attualmente, nella maggio‐ ranza dei casi, il concorso integrato di molteplici competenze professionali, anche con ruoli diffe‐ renziati. Questo aspetto del problema era stato pe‐ raltro esaminato, già circa quattro lustri or sono, nell’ambito della ricerca condotta dal Gruppo Na‐ zionale per la Cartografia (che ha operato presso il Ministero della P. I. dal 1981 al 1986, d’intesa con il Centro Interregionale per il Coordinamento delle Informazioni Territoriali). A conclusione di quella ricerca8 – alla quale hanno partecipato, tra i rap‐ presentanti degli Organi Cartografici dello Stato, delle Regioni, del mondo universitario e di quello produttivo, anche autorevoli rappresentanti del Ministero per i BB. CC. –, fra i tanti profili profes‐ sionali necessari per il complessivo settore della cartografia, nell’ambito specifico del rilievo archi‐ tettonico erano stati previsti i seguenti: – architetto rilevatore (con funzioni di capo‐pro‐ getto); – restitutista di cartografia tematica; – rilevatore di beni architettonici; – redattore cartografo: – disegnatore; oltre a quelli di supporto quali: – topografo; – aiutante topografo; – programmatore; – operatore fotografo; – operatore al laboratorio di fotografia e fotoinci‐ sione. Tuttavia, questi risultati, nel mentre da un lato, co‐ munque, non recepiscono compiutamente l’ampia gamma di professionalità collaterali che operano nel settore di talune tecniche non distruttive (ter‐ movisione, ecc.) e distruttive (di tipo fisico‐mecca‐ nico, ecc.), dall’altro meriterebbero certamente una revisione considerando le particolari evoluzioni re‐ gistrate nel frattempo sul piano delle tecniche e delle strumentazioni. 25 È naturale, ancora, che il rilievo di un determinato organismo architettonico richieda un utilizzo delle tecniche di volta in volta differenziato e specifica‐ mente programmato in funzione delle sue caratte‐ ristiche formali, morfologiche, tecnologiche; ciò comporta, di converso, che, di caso in caso, po‐ tranno non essere utilizzate tutte le tecniche o che la stessa tecnica non venga impiegata sempre con gli stessi criteri. È implicito, peraltro, che un rilievo architettonico molto difficilmente possa risultare prodotto da un unico soggetto attuatore ma che esso debba risultare dal concorso di più specialisti dal cui operato dovrà conseguire la prefissata e adeguata conoscenza complessiva dell’edificio. Da tutto ciò discende inevitabilmente: ‐ che ciascun rilievo deve essere prioritariamente progettato; ‐ che la sua attuazione deve essere coordinata e di‐ retta; ‐ che i risultati devono essere assoggettati a col‐ laudo. Il progetto del rilievo Il rilievo deve essere progettato; ciò rappresenta una prima fondamentale innovazione nel settore. Essa, tuttavia, risulterà più che motivata agli av‐ veduti, dal momento che sarà per tutti evidente la necessità di una programmazione organica delle varie operazioni, al cui sviluppo concorreranno più specialisti e l’uso di svariate tecniche. Il progetto di rilievo conterrà tutte le indicazioni necessarie a valutare preventivamente la con‐ gruenza dei risultati con gli obiettivi prefissati. Esso comprenderà anche la definizione preventiva delle procedure operative necessarie, come nel caso del rilievo del Palazzo Reale di Caserta, al cui rilievo si fà riferimento in un successivo contri‐ buto. La direzione dei lavori Per la realizzazione di un progetto di rilievo non può non prevedersi una direzione dei lavori. La progressiva attuazione del programma, con il con‐ temporaneo accrescimento delle informazioni e delle conoscenze, richiede una loro contestuale va‐ lutazione, interpretazione e gestione allo scopo prioritario di verificare – in ogni fase delle lavora‐ zioni – oltre che il conseguimento degli standard qualitativi previsti, anche le conformità alle previ‐ sioni progettuali, all’obiettivo complessivo del ri‐ lievo stesso, apportando – laddove risultasse 26 necessario – le opportune e tempestive modifiche al programma prefissato. Il collaudo dei rilievi Il collaudo dei rilievi nel settore geo‐topo‐ cartografico è, ormai, nella consuetudine. La pre‐ visione del collaudo – determinata con la redazione del Capitolato Speciale già menzionato – ha costituito in qualche misura una novità nel settore del rilevamento architettonico, del quale non è stato sempre adeguatamente considerato il duplice e complementare aspetto della precisione grafica, da un lato, della qualità della rappresen‐ tazione, e dall’altro, della sua coerenza in ordine alle caratteristiche formali dell’edificio. I soggetti attuatori È stato già sottolineato come non si possa più rite‐ nere congrua, solitamente, la figura del singolo, autonomo rilevatore; sempre più spesso l’esecu‐ zione di un rilievo comporta l’utilizzo integrato di numerose tecniche oltre che adeguate competenze nei settori di indagine non propriamente mensori. A fronte di ciò, tuttavia, non si riconoscono a tut‐ t’oggi nel mercato operatori idonei a corrispondere integralmente alle finalità di siffatte commesse, né a livello individuale, né a livello di imprese. La prima ipotesi – dell’appaltatore individuale – non sembra che si possa ritenere generalmente ap‐ plicabile tranne che nel caso di indagini mono‐set‐ toriali; non è riconoscibile un singolo operatore che possa intervenire adeguatamente nei vari tipi e modi di indagine. L’appaltatore individuale po‐ trebbe peraltro sostituirsi arbitrariamente all’Ente appaltante per commissionare a terzi parte del‐ l’appalto. Nella seconda ipotesi, ovvero di appaltare l’esecu‐ zione dell’intervento di rilievo ad una impresa, oggi si può fare riferimento, tra le categorie previ‐ ste per la esecuzione delle opere pubbliche, solo alla categoria OS20 (rilevamenti topografici), che comprende i lavori di rilievo topografico non cor‐ renti e che “richiedono mezzi e specifica organiz‐ zazione imprenditoriale” (cfr. Allegato A al D. P. R. 25 gennaio 2000 n.34). Tale categoria è quella re‐ lativa ai rilevamenti geo‐topo‐cartografici realiz‐ zati, ovviamente, anche con l’uso della fotogrammetria; la relativa iscrizione viene richie‐ sta in occasione degli appalti di rilievi a scala ter‐ ritoriale (comunale o intercomunale)9. Risultano evidenti, per il rilievo architettonico, le Il rilievo per la conoscenza peculiarità che intervengono nella sua realizza‐ zione: a) per l’esigenza di sviluppare contestualmente sull’edificio indagini anche diverse da quelle me‐ triche, mentre queste ultime sono le sole possibili con i procedimenti topografici, fotogrammetrici e digitali; b) per le indiscutibili peculiarità (ampiamente mo‐ tivate e descritte) del rilievo architettonico, sia pure ricondotto alla sola componente geometrica; c) per la molto probabile necessità di disarticolare la commessa nelle varie componenti (rilievo me‐ trico, indagini strutturali, ricerche di archivio, ecc.); d) per la necessità di raccordare, durante la loro at‐ tuazione, tutti i diversi tipi e modi di indagine con la conseguente possibilità di correlarne lo sviluppo nel corso dell’intervento conoscitivo. Per tale situazione si è verificato, negli ultimi lu‐ stri, che, per particolari interventi di rilievo, enti pubblici abbiano spesso preferito far ricorso al‐ l’istituto della concessione in favore di società di servizi, demandando ad esse il compito di raccor‐ dare unitariamente l’attività di molteplici opera‐ tori e nello stesso tempo ovviando all’obiettiva difficoltà di attivare complessive procedure di ap‐ palto. Da questo quadro risulta inequivocabilmente con‐ fermata sia l’esigenza di riconoscere e prevedere, anche nel settore del rilievo architettonico, le fi‐ gure professionali del progettista, del direttore dei la‐ vori e del collaudatore, sia l’importanza della loro funzione per il conseguimento degli obiettivi del rilievo stesso. Per quanto concerne tali figure professionali, tut‐ tavia, la situazione non risulta molto più chiara e definita che per le imprese. Va innanzitutto esaminato a chi debba essere rico‐ nosciuta la competenza professionale nel settore della progettazione, della direzione e del collaudo dei lavori di rilievo architettonico. Da quanto si è detto circa i suoi contenuti e finalità, il problema si pone con caratteri analoghi a quelli del restauro architettonico; la competenza è di certo priorita‐ riamente da riconoscere agli architetti ed a coloro che sono in possesso di una professionalità equi‐ valente10. Essa può, altresì, essere estesa a quanti abbiano conseguito un diploma di specializza‐ zione post lauream in “Restauro dei monumenti”, anche se laureati in ingegneria, a condizione, in questo caso, che il curriculum seguito comprenda Il rilievo per la conoscenza esami in discipline di analisi storica e rilievo ar‐ chitettonico. Si deve considerare, invero, che negli ultimi lustri – in alcuni atenei e spesso nell’ambito di alcune delle facoltà di Architettura e di Ingegneria – le di‐ scipline che concernono il rilievo architettonico hanno avuto un certo significativo sviluppo, sic‐ chè i laureati che le avranno seguite sapranno cer‐ tamente ben orientarsi tra le incombenze proprie delle funzioni invocate per il rilievo architetto‐ nico11. In ogni caso v’è da auspicare vivamente la istitu‐ zione di Master, Corsi di perfezionamento e Scuole di specializzazione allo scopo di aggiornare, con i primi, gli architetti e gli ingegneri sulle problema‐ tiche del rilievo architettonico e di formare, con le seconde, solide competenze nel settore (anche per le funzioni di capo‐progetto). Si auspica, inoltre, che il problema della docu‐ mentazione preliminare e del rilievo venga ade‐ guatamente considerato (e che le discipline pertinenti vengano recepite) nelle Scuole di spe‐ cializzazione in “Restauro dei monumenti” o nei corsi in “Conservazione dei Beni culturali” esi‐ stenti o istituendi. Contemporaneamente, per disciplinare il settore, sembrano – ancora oggi come quando licen‐ ziammo il Capitolato già menzionato – necessarie ed urgenti almeno due iniziative: 1) la istituzione di un’apposita categoria, tra quelle previste per la esecuzione di opere pubbliche ri‐ servata al «rilevamento architettonico» (analoga a quella OG2, riservata al «restauro monumentale»); 2) la istituzione, presso il Ministero per i BB. CC., di albi speciali di Rilevatori dei Beni Culturali Ar‐ chitettonici (comprendenti: progettisti, direttori dei lavori, collaudatori). Il rilievo come sistema aperto di conoscenze Facendo riferimento alla fig.1, appare subito evi‐ dente, in generale, la necessità di: – prevedere la realizzazione di un rilievo di base (o generale) e di un rilievo tematico (esteso all’intero organismo architettonico e ai temi – ovvero i ca‐ ratteri dell’edificio – significativi sotto l’aspetto della conservazione), nonché di un rilievo (con‐ dotto per tipi) dei vari elementi di decoro e di ar‐ redo fisso; – sviluppare una campagna di misurazioni suffi‐ cientemente estesa, allo scopo di definire adegua‐ tamente il modello geometrico dell’organismo 27 architettonico e rappresentarlo in tutte le sue parti; – riferire tutte le misurazioni ad un unico sistema di riferimento convenientemente prescelto; – prevedere rappresentazioni in scale variabili tra 1:200 e 1:5; – garantire nelle misurazioni una precisione gene‐ rale compatibile, da un lato, con l’errore di grafici‐ smo e/o con le finalità del rilievo e, dall’altro, con le possibilità offerte dallo strumento informatico; – adottare tutti gli accorgimenti utili a consentire la stabilità metrica delle rappresentazioni grafiche; – realizzare una esauriente e scientificamente ade‐ guata documentazione fotografica oltre che le ne‐ cessarie indagini di tipo bibliografico, archivistico, iconografico. È opportuno, peraltro, partendo sempre dallo schema della fig.1, svolgere ulteriori considera‐ zioni. In primo luogo, nell’attuazione del rilievo è possibile operare una sua articolazione per di‐ verse tecniche di rilevamento costituendo altret‐ tanti archivi operativi; essi sono di grande importanza, in modo particolare nella prospettiva di un monitoraggio dell’organismo architettonico. La seconda considerazione concerne il fatto che, durante la stessa campagna di rilievo, si vengono a costituire altri archivi – che potremmo definire documentari – relativi alla documentazione biblio‐ grafica, iconografica, fotografica, stereofotogram‐ metrica, ecc. Tenendo presente il valore, ad esempio, anche della singola immagine fotografica, in quanto banca‐dati elementare alla quale si può attingere Fig.2a 28 ripetutamente anche in tempi successivi, appare evidente l’importanza della formazione di tali ar‐ chivi per l’estensione nel tempo del processo di co‐ noscenza e rilievo. Le figg.2a e 2b, invece, restituiscono con tutta evi‐ denza la possibile strutturazione in livelli delle in‐ formazioni relative ad un organismo architettonico; la sua conoscenza è sempre implementabile e le in‐ Il rilievo per la conoscenza formazioni che via via si aggiungono possono con‐ venientemente essere organizzate per gruppi omo‐ genei e per livelli di approfondimento. Il rilievo generale o di base Il rilievo generale (o di base) dell’organismo archi‐ tettonico deve consentire una comprensione gene‐ rale della sua configurazione geometrico‐spaziale nonché della sua articolazione strutturale. La descrizione gra‐ fica dovrà, quindi, essere suffi‐ cientemente estesa e adeguata a documentare compiutamente e contestualmente la forma geo‐ metrica dello spazio interno e quella esterna dell’edificio, rife‐ rita quest’ultima anche al conte‐ sto urbano. Il criterio fondamentale con cui dovranno essere programmate le rappresentazioni grafiche è che, attraverso di esse, do‐ vranno risultare documentate tutte le superfici che, all’interno e all’esterno, definiscono l’orga‐ nismo architettonico. Risulterà, allora, necessario prevedere, ad esempio, per qualsiasi organi‐ smo architettonico, più di una pianta (oltre quella delle coper‐ ture esterne, anch’essa quotata altimetricamente), tutti i pro‐ spetti, un numero di sezioni tale da consentire una completa osservazione dell’interno, della sua configurazione altimetrica e della sua articolazione strut‐ turale. La scala di rappresentazione sarà di norma contenuta, salvo casi eccezionali (legati alle carat‐ teristiche dell’edificio), tra 1:100 e 1:50. Saranno anche estremamente utili, nell’illustrazione dell’or‐ ganismo architettonico, delle vedute d’insieme che potranno essere elaborate utilizzando il metodo dell’assonometria, sia Fig.2b per la redazione di spaccati (fig.3) che di esplosi (fig.4). Il rilievo per la conoscenza Fig.3 ‐ Roma. Castel Sant’Angelo. Appartamenti papali. Spaccato assonometrico. 29 30 Il rilievo per la conoscenza Fig.4 ‐ Carinola (Ce). Palazzo Novelli. Esploso assonometrico con indicazione delle destinazioni d’uso.