FEDERAZIONE ORDINI DEI
FARMACISTI
Rassegna Stampa del 26/09/2012
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INDICE
FEDERAZIONE ORDINE DEI FARMACISTI
Il capitolo non contiene articoli
SANITÀ NAZIONALE
26/09/2012 Il Sole 24 Ore
Nuovo impianto di produzione per la Maligno
9
26/09/2012 Il Messaggero - Nazionale
Ferrara attacca, Zeman risponde vigilia al veleno per la sfida con la Samp
10
26/09/2012 Il Giornale - Nazionale
Cosma e Damiano
12
26/09/2012 Avvenire - Nazionale
Medici, non per denaro
13
26/09/2012 Avvenire - Nazionale
Perché, Milano, fai morire i tuoi teatri?
14
26/09/2012 Avvenire - Nazionale
a voi la parola
16
26/09/2012 Il Gazzettino - Nazionale
Scintille tra Ferrara e Zeman
18
26/09/2012 Il Manifesto - Nazionale
La Grecia si ferma per 24 ore Oggi sciopero generale contro i tagli
19
26/09/2012 Il Manifesto - Nazionale
Una cura PER LA GRECIA
20
24/09/2012 Il Sole 24 Ore Sanita'
II riordino del territorio non piace ai medici di base: aggregazioni funzionali inutili e
h24 obiettivo irrealistico
22
24/09/2012 Il Sole 24 Ore Sanita'
DL Balduzzi, tempo di esami
23
24/09/2012 Il Sole 24 Ore Sanita'
«Cure primarie: l'essenziale c'è, cominciamo a lavorare»
24
24/09/2012 Il Sole 24 Ore Sanita'
E il tavolo della filiera farmaceutica riparte dallo Sviluppo
25
24/09/2012 Il Sole 24 Ore Sanita'
«Stop alle scelte d'emergenza»
26
24/09/2012 Il Sole 24 Ore Sanita'
Farmaci sempre più precari
29
24/09/2012 Il Sole 24 Ore Sanita'
Intramoenia, trattenute doppie
31
24/09/2012 Il Sole 24 Ore Sanita'
«Convenzionamento tutto da valorizzare»
33
24/09/2012 Il Sole 24 Ore Sanita'
I due nei del Dl: libera professione e assenza della non autosufficienza
35
24/09/2012 Il Sole 24 Ore Sanita'
Salute digitale, tutte le novità
36
24/09/2012 Il Sole 24 Ore Sanita'
Per l'impiegato certificato via web
37
24/09/2012 Il Sole 24 Ore Sanita'
In un clic la «storia» del paziente
38
24/09/2012 Il Sole 24 Ore Sanita'
Primo trimestre 2012 bocciate 3 Regioni
39
24/09/2012 Il Sole 24 Ore Sanita'
Fare salute in tutte le politiche
40
24/09/2012 Il Sole 24 Ore Sanita'
«Se non ora quando Sanità» Le donne fanno muro contro l'attacco al Ssn
42
24/09/2012 Il Sole 24 Ore Sanita'
Dispositivi: acquisti con l'Hta
43
24/09/2012 Il Sole 24 Ore Sanita'
II controllo della spesa parte solo dall'azienda
46
24/09/2012 Il Sole 24 Ore Sanita'
II prezzo unitario non basta
47
24/09/2012 Il Sole 24 Ore Sanita'
La prevenzione che parte dai banchi
48
24/09/2012 Il Sole 24 Ore Sanita'
Prende forma il Ssr integrato
49
24/09/2012 Il Sole 24 Ore Sanita'
Una rete di Mmg mappa le prestazioni
50
24/09/2012 Il Sole 24 Ore Sanita'
Tumore del seno: nasce al Valduce la prima brest unit comasca
51
24/09/2012 Il Sole 24 Ore Sanita'
Farmacìa meno cara del Ssii
52
24/09/2012 Il Sole 24 Ore Sanita'
Enpam pronto al ricorso contro la «tripla tassazione»
53
24/09/2012 Il Sole 24 Ore Sanita'
Quel peculato da intramoenia
54
25/09/2012 Panorama della Sanita
Verso una governance per le cellule staminali
55
25/09/2012 Panorama della Sanita
La "Farmacia dei Servizi"come presidi sanitari locali: Una risposta alla crisi
57
25/09/2012 Panorama della Sanita
Al Massaia ridotte le spese per le medicine senza razionamenti delle terapie
61
26/09/2012 Ok - salute e benessere
Rafforza le tue difese naturali
62
26/09/2012 Ok - salute e benessere
I metodi più efficaci per cancellare LE MACCHIE SOLARI
67
26/09/2012 Ok - salute e benessere
I metodi più efficaci per cancellare LE MACCHIE SOLARI
69
26/09/2012 Ok - salute e benessere
Gli esperti
72
SANITÀ REGIONALE
26/09/2012 Corriere della Sera - Bergamo
«Fate pure le ferie». E il trasloco slitta
74
26/09/2012 Corriere della Sera - Bergamo
Farmacie, gli incarichi spaccano il Consiglio
76
26/09/2012 Corriere della Sera - Milano
Sanità, a rischio 1.500 posti nel privato
78
26/09/2012 Corriere della Sera - Milano
Dentro la città un'Idea per Milano
79
26/09/2012 Corriere della Sera - Milano
Da 40 anni a misura di bimbo «Poche cicatrici, meno dolore»
84
26/09/2012 Corriere della Sera - Roma
GLI OSPEDALI O LE OSTRICHE
85
26/09/2012 Il Sole 24 Ore
Stipendi e consumi bruciano 4 miliardi
86
26/09/2012 La Repubblica - Genova
Sanità, scatta il ticket sul day-hospital
88
26/09/2012 La Repubblica - Genova
L'ortopedico Priano a processo per truffa ai danni dello Stato
89
26/09/2012 La Repubblica - Roma
Il nuovo day hospital oncologico in due open space affacciati sul verde
90
26/09/2012 La Stampa - Canavese
Stop alla farmacia
91
26/09/2012 Il Messaggero - Roma
La truffa delle farmacie alla Asl
92
26/09/2012 Il Messaggero - Roma
«Truffavano le Asl» Chiuse due farmacie
93
26/09/2012 Il Messaggero - Roma
Aggredivano le pensionate davanti ai supermercati: presi
94
26/09/2012 Il Messaggero - Civitavecchia
Rapina lampo in farmacia bandito ripreso dal circuito tv
95
26/09/2012 Il Messaggero - Rieti
Razzie in farmacia: tre arresti
96
26/09/2012 Il Messaggero - Marche
«Lottare con il coltello tra i denti»
97
26/09/2012 Il Messaggero - Umbria
Ruba i ticket, condannato
98
26/09/2012 Il Messaggero - Metropolitana
Castelnuovo, catturata la banda delle farmacie e dei supermercati
99
26/09/2012 Il Messaggero - Ostia
Licenze revocate e chiusura per due esercizi in via del Tritone e via Tuscolana
100
26/09/2012 Il Gazzettino - Venezia
Ospedale, pronto soccorso a rischio
101
26/09/2012 Il Gazzettino - Vicenza
Ambulante narcotizza, stupra e deruba una vedova
102
26/09/2012 Il Gazzettino - Vicenza
«I vicentini vogliono più servizi in farmacia»
103
26/09/2012 Il Mattino - Caserta
Farmaci rubati in ospedale le associazioni: più sicurezza
104
26/09/2012 Il Secolo XIX - Genova
Quarto, a Tursi asse bipartisan anti-Regione
105
26/09/2012 Il Secolo XIX - Imperia
Nel mirino l'ex presidente-farmacista
107
26/09/2012 Il Secolo XIX - Imperia
«MAI ESERCITATO PRESSIONI SUI FAMILIARI ERA SOLO UNA QUESTIONE DI
COMODITÀ»
108
26/09/2012 Il Tempo - Roma
Rapinavano farmacie Arrestati tre romeni
109
26/09/2012 Corriere Fiorentino - Firenze
Rivoluzione «generici», la Menarini in allarme
110
26/09/2012 Gazzetta di Caserta
«Furto in ospedale? Nessuna sorpresa»
111
PROFESSIONI
26/09/2012 Il Sole 24 Ore
Chimici, contratto di svolta
113
26/09/2012 La Repubblica - Nazionale
Scintille tra Ferrara e Zeman vecchi rancori su Roma-Samp
115
26/09/2012 Il Gazzettino - Nazionale
Torna l'influenza, 6 milioni a letto
116
26/09/2012 Il Tempo - Nazionale
INFO
117
24/09/2012 Il Sole 24 Ore Sanita'
Medicinali più sicuri: l'ok del Parlamento Uè
118
19/09/2012 Oggi
giaLLo in farmacia medicinaLi generici e griffati sono proprio La stessa cosa?
119
19/09/2012 Oggi
Cicatrene, azione rapida ed efficace per le piccole ferite
124
PERSONAGGI
Il capitolo non contiene articoli
SANITÀ NAZIONALE
41 articoli
26/09/2012
Il Sole 24 Ore
Pag. 28
(diffusione:334076, tiratura:405061)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Aziende Eccellenti n. 2 - Provincia di Cuneo
Nuovo impianto di produzione per la Maligno
Contract, negozi, farmacie , spa con progetti funzionali su misura
Il giovane ed intraprendente A.D. Andrea Maligno della Maligno srl Industrie Arredamenti, non solo in un
momento di crisi ha deciso di realizzare un modernissimo impianto di produzione progettato da Gianni
Arnaudo) ma, oltre alla sua normale attività, che spazia dall'arredamento degli alberghi, delle spa e centri
benessere, all'allestimento di interni di farmacie e residenze e spazi pubblici in genere, ha saputo ampliare il
proprio orizzonte, vincendo un'agguerrita concorrenza, in paesi europei ed extraeuropei. La Maligno Srl ha
vinto importanti commesse in Azerbaijan, con allestimenti di interni in edifici progettati da grandi architetti di
fama mondiale.
La sede della Maligno
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
9
26/09/2012
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Ferrara attacca, Zeman risponde vigilia al veleno per la sfida con la Samp
UGO TRANI
«INVECE che con me, se la prendesse con se stesso o con i tribunali». Zdenek Zeman non porge certo l'altra
guancia, indirettamente rispondendo anche a Valentino Rossi che lo ascolta solo per farsi la pennichella. Ciro
Ferrara, tornando indietro di quattordici anni, ricorda di essere stato offeso dal tecnico di Praga e al tempo
stesso riapre quel capitolo oscuro della storia del nostro calcio in cui l'abuso di farmaci non è stato
combattuto in modo serio. Continua a pag. 26 E sul quale nemmeno la giustizia ordinaria è riuscita a
pronunciarsi come avrebbe voluto, il boemo non accetta di finire sempre e comunque nel mirino di colleghi e
avversari, di ex calciatori o dirigenti. Il turno infrasettimanale riporta la Roma all'Olimpico, dove non vince
dall'11 aprile. Dopo il viaggio a vuoto di Cagliari, ben ripagato dal giudice sportivo Tosel che ha assegnato tre
punti a tavolino ai giallorossi, l'ospite della serata è la Sampdoria. Ma, alla vigilia, è più Zeman contro Ferrara
che per la prima volta sfida il nemico da allenatore e non da calciatore. Il rancore è antico. Si trascina
dall'estate del '98, quando Zdenek, auspicandosi che il calcio uscisse dalle farmacie, scelse come obiettivo la
Juve di Lippi. Ciro era bianconero all'epoca e, anche non volendo, accende in anticipo la supersfida di sabato
notte a Torino. «Non ho mai avuto niente da ridire sul professionista e sul gioco dalle sue squadre, ma certe
sue dichiarazioni sul mio passato di calciatore hanno leso non solo la mia immagine ma anche quella di un
club importante. Non posso accettarle perché conosco la storia della Juve e i sacrifici che abbiamo fatto io e i
miei compagni in quel periodo» le parole di Ferrara, da Bogliasco, prima di mettersi in viaggio verso la
Capitale. Ciro si infastidisce per le domande e dimentica di aver chiamato, l'anno scorso, nella sua Under 21,
tanti giocatori del collega quando era al Pescara. «Vi dà gusto insistere, vero? Non ho altro da aggiungere,
perché gioco in anticipo, dovendo lui parlare dopo di me. Comunque, tra me e Zeman non corre buon
sangue. Non lo stimo». Il guanto è lanciato. La Sampdoria di Ferrara è partita forte in campionato, il punto di
penalizzazione in partenza le nega il secondo posto: sarebbe a quota 10 come il Napoli. Ma il duello non è
oggi, resta sempre quello di ieri. Zeman fa una smorfia, come per chiedersi che cosa vogliono. «Non sono
fatti miei. Sono i tribunali che si sono occupati per dieci anni di quei problemi». Anche Zdenek, proprio come
Ciro, sta per perdere la pazienza. La società giallorossa, ancora di più in questa settimana che finirà allo
Juventus stadium, preferirebbe i toni soft su Conte e i bianconeri, sul presente e sul passato. L'incrocio con
Ferrara non ci voleva. Ma il boemo non ci sta a passare per provocatore. «Non capisco perché parlano loro e
quello che fa polemica sono io. Una volta è Vialli, adesso è Ferrara. Sono loro che dicono sempre qualcosa
su di me. Io mi limito a rispondere. E lo saluterò. Come faccio con tutti». Ne approfitta per replicare a Chiellini
che non lo ritiene un grande tecnico perché non ha mai vinto niente: «A lui dico che non punto a essere
grande, ma a migliorare i calciatori che alleno». Fa poi una precisazione, rivolta a chi nella capitale lo invita a
dedicarsi esclusivamente alla squadra e a non occuparsi più di vicende extracalcistiche. Perché a rimetterci
sarà la Roma. Dentro e fuori dal campo. «Non sono d'accordo. In classifica avremo sempre quello che ci
spetterà». Come i tre punti di Cagliari. «Sento dire che siamo noi ad aver alzato il polverone. Sono stati gli
altri, non noi. Cellino è arrabbiato, ma lo è di più la gente. Conta quella. La colpa di quanto è successo è solo
del presidente, la sua è stata un'azione grave. Poi se ha problemi con l'amministrazione locali, non credo che
possa interessare alla Federcalcio. Nè a chi va per fare una partita e torna a casa, come noi, senza aver
giocato. Baldini non può essere accusato perché ha difeso gli interessi del club. Lui lavora per la Roma e l'ha
tutelata chiedendo il rispetto delle regole. Meno male che Tosel le ha capite e interpretate. Come il presidente
Beretta, scelto dalle società. Non significa niente, poi, se è dirigente di UniCredit o del Banco di Napoli». «Io
credo che la Roma giochi per il titolo. E' competitiva, può giocarsela con tutti. Se possiamo farlo, possiamo
vincere con tutti. È un pò più difficile che perdiamo con tutti... Ecco perché siamo ambiziosi. Potevamo avere
quattro punti in più e ora faremmo valutazioni diverse, anche perché il distacco dalla vetta sarebbe inferiore.
Comunque ci sono più di cento punti ancora a disposizione. C'è tempo per recuperare. per noi come per le
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
10
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IL CAMPIONATO
26/09/2012
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:210842, tiratura:295190)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
11
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
milanesi. La Juve adesso sta dimostrando di essere la più forte, ma non è detto che sarà la migliore per
trentotto giornate». Zeman pensa già al duello con i bianconeri. «Prima servono i tre punti contro la
Sampdoria, in classifica contano come quelli di Milano e di Torino. E' chiaro che i tifosi preferiscano vincere
contro la Juve. Far risultato lì piacerebbe pure a noi». A lui. Più degli altri.
Foto: IL BLUCERCHIATO IL GIALLOROSSO Le sue parole hanno leso la mia immagine professionale Vialli
e gli altri parlano di me e sono io a fare polemica? Ciro Ferrara, allenatore della Sampdoria Zdenek Zeman,
lìallenatore della Roma
26/09/2012
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 47
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Cosma e Damiano
Erano due fratelli gemelli, cristiani, nati in Arabia. Esercitavano l'arte medica in Siria, dove l'avevano studiata.
Ritenuti bravissimi nel loro mestiere, a un certo punto, per ispirazione divina, si misero a curare gratis i poveri.
Poiché guarivano praticamente tutti, le conversioni al cristianesimo fioccavano. Ma quando venne la
persecuzione di Diocleziano, i due vennero arrestati e decapitati, forse nel 303. L'esecuzione avvenne a Ciro,
una città vicina ad Antiochia. Sono protettori, naturalmente, dei medici e dei farmacisti.
Foto: www.rinocammilleri.com
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
12
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Il santo del giorno
26/09/2012
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 2
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Medici, non per denaro
Il Santo del giorno
di Antonio Maria Sicari
Erano due fratelli medici di origine araba. S'erano specializzati in Siria e avevano esercitato la loro
professione in Asia Minore. Si diceva anche che avessero inventato una medicina particolare che toglieva il
dolore. A Roma, intanto, governava Diocleziano e i martiri più non si contavano. I due fratelli medici non
sarebbero stati perseguitati se avessero esercitato soltanto la loro utile arte, ma essi erano convinti di dover
curare tutta la persona e, alle cure fisiche, facevano seguire anche quelle spirituali garantite dalla fede in
Cristo. Il loro successo era grande anche perché avevano fama di essere anargiri: non toccavano cioè
denaro, e curavano gratuitamente. Le antiche cronache raccontano che i due fratelli litigarono solo una volta:
quando uno dei due (per non offendere una povera vedova che insisteva a ripagarli con tre uova) ne accettò
l'offerta e l'altro lo accusò di venalità. La loro fama era talmente grande che il racconto del loro martirio è tutto
intessuto di prodigi: non si riusciva proprio a ucciderli...! Le leggende fiorite su di loro non sono tutte credibili,
ma tutte testimoniano l'affetto e la fiducia grande che essi hanno sempre ispirato ai loro devoti. La basilica
costruita per loro a Costantinopoli è stata proclamata santuario nazionale. Anche a Roma essi hanno una
basilica. In Toscana il loro culto fu particolarmente sostenuto e diffuso dai "Medici" che (dato il cognome) ne
fecero una questione di prestigio familiare, e alcuni di essi prestavano il proprio volto quando l'Angelico o il
Botticelli dovevano dipingerne l'immagine. Sono invocati come protettosi da medici, chirurghi, e farmacisti. E
non dobbiamo dimenticare che, tra i loro tanti miracoli, c'è anche il racconto del trapianto di una gamba... Altri
Santi: S. Nilo di Rossano (X sec.); S. Teresa Couderc (18051885). Letture: «Ogni parola di Dio è purificata
nel fuoco» (Pro 30,5-9); «I tuoi precetti mi danno intelligenza» (Sal 118/); «Li mandò ad annunciare il regno di
Dio» (Lc 9,1-6). Ambrosiano: Giacomo 3,13-18; Salmo 36; Luca 19,11-27.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Cosma e Damiano
26/09/2012
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 26
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Perché, Milano, fai morire i tuoi teatri?
j'accuse Il comico Giacomo lancia un grido malinconico per denunciare la fine dei luoghi dove andava in
scena l'altra faccia della vita Hanno chiuso sale storiche come lo Smeraldo, il Ciak, il Porta Romana, il Lirico e
il Girolamo. E anche le filodrammatiche che si esibivano negli oratori sono sempre meno. Una crisi diffusa
che impoverisce tutti
GIACOMO PORETTI
I teatri preferiscono morire in estate, quando la gente va al mare o in montagna, e loro discreti, senza far
rumore, al massimo con un'ultima triste replica se ne vanno verso la demolizione. A Milano la lista funebre dei
teatri è lunghissima: Il Teatro Porta Romana è diventato un'agenzia di viaggi, il Ciak un condominio con
portineria, il Teatro Girolamo è stato chiuso nel 1983 perchè dovevano rifare le porte di sicurezza e da allora
nessun attore e spettatore è più entrato: forse non van d'accordo sul colore dei maniglioni antipanico. Del
Teatro Lirico un giorno si dice che è morto, il giorno dopo viene dato l'annuncio che è vivo e riaprirà,
ininterrottamente dal 1999: è chiaro che poi la gente fa fatica a credere sia alla resurrezione che ai sindaci.
Per non parlare di numerose sale parrocchiali e di oratori: piccoli e sgangherati palcoscenici dove almeno tre
generazioni hanno goduto per la prima volta della magia del teatro grazie a rappresentazioni di compagnie
filodrammatiche composte dal dentista, dalla sarta, dai fresatori e dalle tessitrici del quartiere; le stesse
filodrammatiche che avevano come regista il prete della parrocchia. Storie meravigliose quelle dei teatri di
quartiere: chiunque si presentasse in oratorio per fare l'attore, il regista, che poi era anche il prete, lo
accoglieva e gli assegnava una parte, anche se i ruoli erano già tutti coperti: voleva dire che ci sarebbero stati
due o tre camerieri in più, i quali, muti, avrebbero accompagnato in scena il titolare della battuta «il pranzo è
servito»; gli spettatori a volte si domandavano come mai per dire che era pronto da mangiare in teatro fosse
necessario presentarsi in sette camerieri. C'erano poi dei quartieri dove la gente impazziva per il teatro, ma le
persone si vergognavano a fare gli attori, e in quei casi il prete regista, faticava non poco ad allestire la
compagnia: la battuta «il pranzo e' servito» in ogni caso toccava sempre all'esordiente di turno. Una volta
l'esordiente fu la signorina Astani, neolaureata in filologia romanza, timidissima, miope, ma quel ch'è peggio
balbuziente. La mamma della signorina Astani era convinta che sul palco la figlia avrebbe iniziato a parlare
fluidamente senza incepparsi, il prete e tutto il quartiere un po' meno, ma la parte fu assegnata, perché
comunque, come diceva il don, «si fa il teatro per divertirsi, stare insieme e imparare qualche cosa di nuovo».
La sera del debutto la sala era colma e gli attori nervosi, il regista prete distribuiva consigli e benedizioni, in
particolare alla signorina Astani. Quando lo spettacolo iniziava si passava il primo quarto d'ora a cercare di
riconoscere se dietro una parrucca si nascondesse il sindaco o il commercialista, se la perfida megera era
interpretata dalla parrucchiera o dalla maestra elementare e così via fino all'ingresso della signorina Astani: il
pubblico che aveva appena finito di ridere a crepapelle perché il farmacista, vestito da regina, era inciampato
nel suo abito, immediatamente si zittì, forse aveva compreso che ora lo spettacolo da farsa si sarebbe
tramutato in tragedia. La signorina si posizionò nel mezzo della scena e stette in silenzio per un minuto:
nemmeno il grande Eduardo osava sfidare il suo pubblico con tanta pausa! Per altri due minuti la signorina
cercò di andare oltre «il pp... il pp... il ppppppp», ma non ci riuscì. Il prete si affacciò in quinta, il suggeritore
dalla buca ripeteva ossessivamente la battuta, la mamma della signorina in platea rassicurava tutti che ora la
figlia si sarebbe sbloccata. La signorina Astani si stava contorcendo in uno sforzo che probabilmente
l'avrebbe portata nei pressi della morte, quando il regista, anzi il prete fece una cosa geniale: entrò dalla
quinta, guardò la signorina e con un sorriso calmo e affabile chiese: «Per caso è pronto il pranzo?», la
signorina fece di sì con la testa e smise finalmente di sudare. Il pubblico scattò con l'applauso più fragoroso
della serata: la signorina abbracciava il prete, il farmacista abbracciava il commercialista, il prete li guardava
male, la mamma in sala abbracciava tutti orgogliosa: sua figlia aveva debuttato a teatro! Ora che queste sale
parrocchiali le frequentiamo di meno, che ci sono meno registi preti, anzi meno preti, quelle sale si chiudono,
le sedie di legno scricchiolano e si riempiono di tarme. Anche il Teatro Ciak di Milano ha una storia
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
AGORÀ
26/09/2012
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 26
(diffusione:105812, tiratura:151233)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
15
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
particolarissima: il suo inventore, il compianto Leo Wachter, geniale impresario ebreo che riuscì a portare i
Beatles in Italia, negli anni 70 inventa una formula che strabilia i milanesi: per il costo di un biglietto lo
spettatore può vedere un film e uno spettacolo comico di un'ora. Leo Wachter con questa intuizione ha
nobilitato teatralmente una forma di spettacolo, il cabaret, che salvo rarissime eccezioni lo si faceva in
scantinati e discoteche. Da li sono passati tutti i comici italiani e le raffinatissime avanguardie europee. Nel
2007 hanno staccato l'insegna dal muro del teatro e l'hanno messa su un tendone di plastica: non è la stessa
cosa, è come andare a teatro in campeggio: lo sai che prima o poi l'estate finirà. Ora il tendone di plastica è
stato smontato, i picchetti e il telo sono stati messi insieme all'insegna in un'enorme zaino caricato su un
camion che sta vagando per la periferia di Milano alla ricerca di un prato incolto, un terreno sfitto, magari
anche una di quelle aree che si vedono dalla tangenziale dove la gente abbandona i vecchi televisori e i
water; anche li sarebbe disposto a posizionarsi il teatro Ciak pur di uscire dallo zaino. Forse io sto solo
invecchiando e non mi rassegno all'idea che il mondo cambia e si evolve: al posto dei libri su carta ci sono gli
eBook elettronici, al posto del muretto e della piazza c'è facebook, anziché vedersi un film intero dall'inizio
alla fine si preferisce vedere la scena clou su you tube, al posto del Teatro Smeraldo un supermercato. Mi
chiedo se una città può permettersi di far morire i propri teatri. Più che appellarmi alla pigra, annoiata e
demotivata borghesia della mia città, alla quale ricordo che si è sempre servita del teatro per gloriarsi di se
stessa, ma anche per ridere di se e per vedere specchiati i propri difetti, autocritica che volentieri concedeva
solo all'arte e in particolare al teatro; più che a lei, vorrei rivolgere invece una preghiera a tutti i farmacisti, alle
maestre elementari, alle sarte, ai fresatori, ai commercialisti, i balbuzienti, a tutti quelli che sono saliti su un
palcoscenico almeno una volta, che hanno fatto un corso di teatro, una scuola di mimo, un laboratorio di
maschere teatrali; a tutti quelli che hanno visto uno spettacolo di burattini. Ecco a tutti loro voglio ricordare
una cosa: voi lo sapete che il teatro è uno dei giochi più belli della vita vero? Vi sembrerà paradossale ma io
credo che il futuro del teatro delle nostre città sia nelle mani dei desideri dei balbuzienti e della loro voglia di
sogno e fantasia.
Foto: Il tartro Smeraldo in piazza XXV aprile a Milano: da pochi mesi ha chiuso i battenti.
26/09/2012
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 33
(diffusione:105812, tiratura:151233)
IL PAPA: LA VOCE PIÙ SICURA CHIARA E AUTOREVOLE Caro direttore, il Papa è la voce più sicura,
chiara, autorevole che si possa ascoltare in questo povero mondo. Siamo tutti travolti e ingannati da tante
false sirene. Ogni giorno spuntano falsi profeti, specialmente in tv, che entrando con prepotenza nelle nostre
case, semina falsi concetti di vita facile e pagana, proponendo progetti senza e contro Dio. Specie i giovani,
spesso disorientati e incapaci di affrontare i problemi del vivere quotidiano, hanno bisogno di verità e onestà.
Per fortuna il Papa non tace e affronta senza titubanze e con esemplare chiarezza i problemi più intricati e
difficili del nostro tempo. Provvidenziali sono soprattutto i frequenti interventi di Benedetto XVI a favore della
famiglia. mons. Mario Gatti Verona LE "AZDORE" DEGLI ALPINI E L'IMPRESA DEI "BORLENGHI" Caro
direttore, la nostra prima esperienza di "azdore" (massaie emiliane, ndr ) del "gruppo alpini" di Anzola
dell'Emilia l'abbiamo fatta in occasione della fiera. Lo slogan era: «Alpini all'attacco... del Borlengo Estate»,
che per l'appunto è tempo di fiere e sagre paesane. Occasioni in cui i volenterosi rappresentanti di
associazione no profit, cercano di proporre specialità gastronomiche per catturare il palato dei cittadini e
racimolare qualche euro da elargire ai meno fortunati di turno, nel nostro caso i terremotati emiliani. Il nostro
era un menù rustico: minestra di fagioli, insalata di tonno, fagioli e cipolla, tigelle, ma il nostro asso nella
manica è rappresentato dai "borlenghi", una specie di crêpe molto sottile e croccante ripiegata in quattro
parti, da servire caldi, farciti con un battuto di lardo, aglio, rosmarino e spolverizzato con parmigiano. Le loro
origini risalgono al 1266. In pochi sanno destreggiarsi con la tipica e pesante padella di rame di 50 centimetri
da far volteggiare, per spandere la pastella uniformemente e poi adagiarla sul braciere. Nel nostro gruppo
abbiamo solo due di questi maestri. E così ancora una volta la generosità degli alpini ha sopperito: alle nove
batterie di padelle disponibili si sono presentati "gratuitamente" i professionisti alpini borlengai di altri gruppi.
Dal gruppo di Sasso Marconi a quello di Zocca, patria della sopracitata prelibatezza, a quello di Crespellano.
Nonostante il caldo torrido, reso ancora più incandescente dai bracieri accesi, questi temerari hanno
gratuitamente contribuito al buon esito dell'iniziativa a fine benefico. Alla fine delle quattro giornate di fiera,
quando i riflettori si sono spenti, le strade sono tornate deserte ed è calato il silenzio della notte, echeggiava
solo un canto di un coro stonato, quello degli alpini dei vari gruppi divenuto un sol corpo. Davanti a un
meritato bicchiere di buon vino hanno ripreso a rivaleggiare e a schernirsi, in una sana rivalità senza fine,
interrotta solo nel momento del bisogno e all'insegna della solidarietà. Nadia Negri Anzola dell'Emilia (Bo)
FARMACI GENERICI: PREZZO BASSO E TANTI VANTAGGI Caro direttore, trovo giuste le nuove regole per
la prescrizione dei farmaci in base alle quali i medici non devono più scrivere il nome commerciale del
farmaco, ma quello del principio attivo. Come Avvenire ha spiegato, grazie all'introduzione della nuova
norma, sulla ricetta rossa (quella che per cui è previsto il rimborso del Ssn) dovrà infatti comparire il nome
della sostanza, contenuta nel farmaco, che possiede proprietà terapeutiche. Questo è già sufficiente perché
la ricetta sia valida e possa essere presentata dall'assistito in farmacia, dove il farmacista gli consegnerà il
farmaco dal prezzo più basso contenente quel principio attivo. La "ratio" del governo è di incentivare la
diffusione di farmaci più economici, che anche quando non sono totalmente a carico del servizio sanitario
nazionale, costano meno al cittadino. Il vantaggio è evidente, tanto per lo Stato che per gli utenti. Il primo, per
garantire la stessa cura ai cittadini, paga di meno, i secondi non devono sborsare i ticket aggiuntivi previsti
oggi per molti medicinali "di marca". In questo modo si prevede che verranno risparmiati molti milioni di euro,
da usare per migliorare il nostro sistema sanitario. Mario Pulimanti Lido di Ostia (Rm) UNIVERSITÀ: RITARDI
E RESISTENZE BARONALI Caro direttore, la notizia di questi giorni riguardo alla presenza di una sola
università italiana nella classifica delle migliori 200 del mondo dovrebbe suscitare molta preoccupazione e,
insieme, indurre a qualche riflessione. Nonostante la crisi, che sta colpendo ora maggiormente l'Europa,
l'Italia rimane pur sempre l'ottava economia del mondo. Vale forse la pena inoltre di ricordare che siamo di
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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a voi la parola
26/09/2012
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 33
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SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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gran lunga il primo Paese al mondo per patrimonio artistico-culturale. A maggior ragione, dunque, la notizia
dovrebbe apparire addirittura scioccante. Si investono pochi soldi per la ricerca, è vero. Ma, credo, soprattutto
si spendono male. Molto male. Quanti docenti guadagnano parecchie migliaia di euro al mese per
presenziare qualche ora alla settimana? Ed è pensabile che possa progredire un sistema universitario che
rimane invischiato nella rete degli anziani baroni? Mentre in altri settori, almeno adesso, le riforme avanzano,
nessuno sembra spingere verso una rinascita dell'università che parta dal pensionamento coatto dei baroni
"centenari" e da un finalmente nuovo meccanismo di reclutamento del corpo docente. Così com'è strutturata,
la nostra università, piuttosto che un propulsore, è un cancro del Paese al pari dell'evasione fiscale. E nessun
Paese moderno può pensare di avanzare in queste condizioni. Sergio Mantovani Cremona La sua
preoccupazione è seria, e la condivido. Ma attento, caro signor Mantovani, a non mettere tutti nel mucchio: i
docenti delle nostre Università non sono tutti e solo "baroni". (mt)
26/09/2012
Il Gazzettino - Ed. nazionale
Pag. 24
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Scintille tra Ferrara e Zeman
«È la prima volta che affronto Zeman come tecnico, ma non ho rivalse nei suoi confronti. Ma durante i miei 20
anni da calciatore alcune dichiarazioni hanno leso l'immagine non solo del sottoscritto ma di una società
importante. Non posso accettare, anche per l'impegno che con i miei compagni mettevo in campo, niente del
genere per me né per la Juve»: così il tecnico della Sampdoria, Ciro Ferrara, alla vigilia della sfida di stasera
in casa della Roma, allenata da Zdenek Zeman. Il riferimento, in particolare, è alle celeberrime esternazioni
su farmacie e uffici finanziari nel 1998. Pronta la replica del boemo: «La polemica con Ferrara? Io non devo
chiudere niente, sono i tribunali che per 10 anni si sono occupati di quei problemi. Non sono fatti miei. Basta?
Avanza...». Ed ha concluso: «Se gli stringerò la mano? Io saluto tutti» ha concluso Zeman. Quanto alla sfida
in campo Zeman recupera Totti e De Rossi. Il tecnico giallorosso ha solo un dubbio legato all'utilizzo di Piris
autore dei due clamorosi scivoloni contro il Bologna nell'ultimo appuntamento casalingo. Il colombiano è in
ballottaggio con Taddei ma sembra partire favorito. Nell'allenamento del pomeriggio Pjanic è scivolato
procurandosi un risentimento muscolare. Il centrocampista sarà convocato ma probabilmente partirà dalla
panchina.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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ROMA-SAMP L'ex juventino: «Ha leso la mia immagine, non posso accettarlo»
26/09/2012
Il Manifesto - Ed. nazionale
Pag. 6
(diffusione:24728, tiratura:83923)
La Grecia si ferma per 24 ore Oggi sciopero generale contro i tagli
Argiris Panagopoulos
ATENE
Oggi tutta la Grecia si fermerà per 24 ore, con l'eccezione dei mezzi di trasporto pubblico di Atene che
sciopereranno a intermittenza per portare in centro chi vorrà manifestare conto i tagli da 11,9 miliardi del
governo Samaras, imposti dalla troika. E circola la voce che il governo sia pronto a reprimere duramente ogni
manifestazione fuori della legalità. Nel frattempo il paese è scosso per la assoluta segretezza delle indagini
sull'arricchimento illecito di almeno 32 deputati dei partiti governativi per l'acquisto di immobili attraverso il
riciclaggio di denaro sporco per 10,2 miliardi. Scandalo che è costato la sospensione temporanea dal suo
incarico al presidente del parlamento Meimarakis.
I sindacati del settore privato Gsee e del settore pubblico Adedy hanno appunto proclamato uno sciopero
nazionale di 24 ore, al quale hanno aderito quasi tutti i sindacati di tutti i settori del paese. Per l'ennesima
volta lavoratori, disoccupati, giovani, donne e immigrati che lottano contro i tagli andranno divisi in piazza. I
sindacati confederali hanno convocato un'assemblea al Campo di Marte, vicino al Politecnico, alle 11, mentre
il Pame del Kke terrà la sua assemblea alle 10.30 a piazza Omonia.
Allo sciopero hanno aderito i sindacati dei portuali Pno e di tutte le categorie del settore navale, i controllori di
volo della Eeeke e tutti i sindacati dei trasporti urbani e interurbani, delle ferrovie, della Metropolitana di
Atene, gli statali e tutte le categorie dell'impresa a partecipazione pubblica Dedho e delle amministrazioni
locali Poeota, gli insegnanti di tutti i livelli, i medici e tutto il personale della sanità, gli avvocati e gli impiegati
nelle banche della Otoe, gli ingeneri del Tee e i liberi professionisti, gli artigiani e le associazioni dei
commercianti e negozianti Gsebee, che abbasseranno le saracinesche fino alle 3 di pomeriggio. L'Unione dei
giudici e dei procuratori resterà in stato di agitazione fino il 20 ottobre, interrompendo le sedute dalle 10 del
mattino e non pubblicando le sentenze. E gli impiegati delle agenzie tributarie hanno proclamato uno sciopero
di tre giorni, fino alla fine della settimana. Oggi non ci saranno nemmeno previsioni meteo, perché allo
sciopero aderiscono perfino gli impiegati del servizio nazione di meteorologia Emy.
Lo tsunami dei nuovi tagli prevede tra l'altro l'abolizione di ogni traccia di tredicesima e quattordicesima,
l'aumento dell'età pensionabile da 65 a 67 anni, tagli sulle pensioni integrative e quelle basse, tagli sui
benefici per i disabili e i malati con problemi renali, tagli alle pensioni degli agricoltori e alle loro prestazioni
sanitarie; aumento degli anni di lavoro per avere la pensione minima e tagli sulle indennità di disoccupazione
temporanea nel settore delle costruzioni, degli alberghi ed altri, nuovi tagli sulla spesa farmaceutica e
ospedaliera. E ancora, riduzione del 12% in media degli stipendi di militari, poliziotti e giudici.
Il ministro delle Finanze, l'ultraliberista Stournaras, ha cercato ieri di rispondere alle voci allarmanti riportate
dalla stampa tedesca sull'insostenibilità del programma per la «salvezza» del paese, ammettendo che il
prolungamento del piano della troika per due anni costerà tra i 13 e 15 miliardi che, secondo le ricette segrete
di Stournaras, saranno coperti dallo stesso programma senza ulteriori prestiti. Staikouras, il suo vice,
scommette però che il pagamento del debito greco dovrà slittare, mentre la direttrice generale del Fmi,
Christine Lagarde, ha avvertito sul rischio di un buco nelle finanze del governo di Samaras per i ritardi nella
svendita del patrimonio del paese e l'applicazione del Memorandum.
Secondo Lagarde serviranno tagli aggiuntivi, oltre a quelli che già dovrà adottare Samaras, e un aumento
delle entrate. Ma come si possono aumentare le entrare in un paese che è stato condotto alla maggior
recessione della sua storia, questo Christine Lagarde non l'ha detto. Nel centro di Atene, già un negozio su
tre, il 28,3% del totale, ha abbassato per sempre le sue serrande. la mobilitazione Tutti i sindacati di tutti i
settori del paese aderiscono alla protesta contro il pesante piano di austerity imposto dalla troika. E la
direttrice del Fmi Lagarde prevede ancora nuovi tagli
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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Atene/MANIFESTAZIONI IN CENTRO, SINDACATI DIVISI IN PIAZZA<
26/09/2012
Il Manifesto - Ed. nazionale
Pag. 16
(diffusione:24728, tiratura:83923)
Una cura PER LA GRECIA
All'ospedale dell'isola di Lipsi i servizi restano gratuiti e l'assistenza è di primordine nonostante la crisi. Grazie
al personale, che compra di tasca sua farmaci e detersivi
Giulia Binazzi LIPSI
LIPSI (GRECIA)
«Conoscere la crisi grazie ad un'emicrania», così si potrebbe sintetizzare ciò che mi è successo in Grecia
quest'estate. Può capitare, infatti, che, proprio a Lipsi una piccola isola del Dodecaneso, 650 abitanti
d'inverno, 6 km di lunghezza e 3 di larghezza, un'emicrania ti tormenti e ti costringa a farti visitare nel piccolo
ospedale locale.
L'ospedale è a 100 metri dal mare, dietro il campo sportivo. La sala d'attesa è affollata da persone del posto,
ci sono soprattutto molti bambini, l'isola ha, infatti, un tasso di natalità altissimo . D'estate Lipsi è piena di
italiani in vacanza, ma all'ospedale sono l'unica turista. Si parla solo in greco, l'atmosfera è stranamente
allegra e rumorosa per essere un ospedale, nessuno indossa camici e i pazienti si mescolano agli operatori
che entrano ed escono dalle stanze. O meglio le operatrici, sono tutte donne. Una di loro mi chiede di cosa
ho bisogno e poi mi dice di aspettare, il medico mi visiterà.
Arriva il medico. È anche lei una donna, è una neurologa, è molto giovane, parla un ottimo inglese e mi fa
una visita che non ti aspetti in un Paese sull'orlo del default. Rimango nella sua stanza per più di mezz'ora, mi
misura la pressione e la frequenza cardiaca, l'infermiera mi preleva il sangue e dopo 10 minuti arrivano i
risultati, mi viene fatta una visita neurologica approfondita e mi propongono un'iniezione di paracetamolo per
far cessare il dolore, da ripetere il giorno dopo se necessario.
Il giorno dopo torno e, insieme alla seconda iniezione, chiedo se posso fare delle domande. Questa efficienza
non coincide con l'idea che mi ero fatta di un Paese come la Grecia del 2012 dove i tagli alle sanità pubblica
sono stati enormi.
Intervisto così Martha, la dottoressa ventinovenne e Vula, 41 anni, da 15 infermiera professionale
all'ospedale locale. Martha aveva già lavorato a Lipsi due anni fa ed è tornata a marzo per restare almeno
fino a giugno.
Quante persone lavorano qui?
M. - Due medici a tempo pieno, una neurologa e un internista, due infermiere e un tecnico di laboratorio parttime. L'ospedale è aperto tutte le mattine, dal lunedì al venerdì, dalle 9.30 alle 13.30 e i medici sono
comunque reperibili per le urgenze 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Chi sono i vostri pazienti?
M. - In Grecia non esiste il «medico di famiglia», le persone si rivolgono direttamente agli ospedali. Riceviamo
quindi tutti gli abitanti dell'isola e i turisti d'estate. Siamo l'unico presidio sanitario sull'isola e le richieste sono
di qualsiasi tipo, dalle malattie croniche, come il diabete, ai traumi da incidente in motorino d'estate. Siamo
poi i pediatri dei bambini dell'isola, diventiamo ostetriche e, se serve, facciamo anche visite
veterinarie!D'inverno abbiamo circa 8/10 visite al giorno e d'estate da un minimo di 25 a un massimo di 45
pazienti giornalieri. Non ricoveriamo pazienti; può succedere, ma solo per qualche ora. I casi più gravi che
hanno bisogno di essere ospedalizzati vengono mandati nelle isole più grandi come Samos, Leros,
Kalymnos, e, quelli gravissimi, in elicottero a Rodi.
Cos'è cambiato nell'ultimo anno?
M. - Fino a due anni fa avevamo tutto quello che serve in un ospedale. Le garze, i guanti, il sapone per le
mani, l'acqua ossigenata, le siringhe, la carta igienica e, ovviamente, i farmaci. Adesso dobbiamo comprare
moltissime delle cose che usiamo quotidianamente.
Le pagate voi?
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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L'ULTIMA storie
26/09/2012
Il Manifesto - Ed. nazionale
Pag. 16
(diffusione:24728, tiratura:83923)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
M. Sì! Compriamo noi il sapone per le mani, le siringhe, l'acqua minerale, il detersivo per lavare le lenzuola
dei lettini e tutto il resto! Anche la carta per la stampante e la cartucce, che ora, come hai visto, sono finite,
infatti i tuoi esami del sangue erano scritti a mano. Compriamo tutto con i nostri soldi, con ciò che
guadagniamo lavorando qui. Anche la signora che pulisce tutti gli ambienti dell'ospedale compra lei stessa i
detersivi.
V. - Le persone del posto non se ne rendono conto, vedono che tutto funziona così bene e non si chiedono
come sia possibile, vista la situazione economica del nostro Paese. Solo dopo molti ordini il padrone del
market ci ha chiesto se eravamo proprio noi a pagare...
M. - Lo stesso vale per i farmaci. Come ospedale apparteniamo al distretto dell'isola di Leros, i rifornimenti
arrivavano da lì, ma ora i magazzini sono vuoti ed è vuota anche la farmacia e non riescono a mandarci
praticamente niente. Noi stesse andiamo a comprare i farmaci essenziali per le emergenze prima che
finiscano, non vogliamo rimanere senza. Certo, la responsabilità non è nostra, ma non ce la sentiamo di non
avere l'occorrente per rispondere a un'urgenza; quindi, a turno, compriamo alla farmacia locale, i medicinali
che servono. Il Governo non paga i fornitori da mesi ed è per questo che i magazzini degli ospedali sono
vuoti. Ormai le risorse iniziano a scarseggiare anche nelle farmacie, che non riescono più a coprire i costi.
E i vostri stipendi?
M. - Come medico ricevo uno stipendio minimo mensile di circa 980 euro e da dicembre non mi viene pagata
la parte dello stipendio corrispondente alle reperibilità 24 ore su 24 , 7 giorni su 7.
V. - A causa dei tagli, io, come infermiera professionale, guadagno circa 500 euro in meno dello scorso anno
arrivando a uno stipendio mensile di circa 1000 euro dopo 15 anni di anzianità. Senza contare che, oltre alle
parte infermieristica, mi occupo anche dell'intero coordinamento logistico e organizzativo dell'ospedale.
In ogni caso tutte le visite continuano ad essere gratuite?
M. - Sì. Non chiediamo assolutamente niente ai pazienti locali e mai vorremmo chiedere loro qualcosa. Ma
molti dei turisti stranieri che vengono in ospedale sono stupiti di quanto siano approfondite le nostre visite.
Molti vorrebbero pagare anche perché spesso sono coperti da assicurazioni che li rimborserebbero.
Purtroppo però non abbiamo un impiegato amministrativo e nemmeno i moduli con i quali i pazienti
potrebbero chiedere i rimborsi. È assurdo, ma è così!
V. - Ci sono però dei pazienti che vogliono lasciare qualcosa, una donazione... la vedi quella scatola? C'è un
foro sopra, chi vuole può metterci dentro qualche soldo. Non credevamo che saremmo mai arrivati a questo
punto...
Come vedete il futuro?
M. - Molti medici stanno lasciando il Paese, vanno a lavorare in Germania, in Olanda e in molti ospedali ci
sono sempre meno specialisti. Io voglio restare, amo il mio lavoro e amo farlo in questo posto sperduto. Sono
ottimista, voglio esserlo... Certo, se poi dovesse iniziare a mancare tutto non so, vedremo come andrà a
finire. Per ora, resto qui.
24/09/2012
Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
Pag. 2
(tiratura:40000)
II riordino del territorio non piace ai medici di base: aggregazioni
funzionali inutili e h24 obiettivo irrealistico
M.Per.
L'85% dei medici di famiglia non ritiene «realistico e fattibile» l'obiettivo di garantire l'assistenza sul territorio
24 ore su 24. Il 79% pensa che il territorio non sia capace, ora come ora, di compensare gli ulteriori tagli ai
posti letto previsti dalla spending review. La maggioranza dei generalisti resta fredda all'idea di aggregazioni
monoprofessionali e non apprezza l'introduzione della figura del referente-coordinatore, ma ammette (il 53%
vs il 40%) che sì, le forme organizzative mutaprofessionali sono utili per integrare le diverse professionalità
della Sanità territoriale. Il riordino delle cure primarie servito dal decreto Balduzzi non piace ai diretti
interessati. Lo dicono i risultati del sondaggio realizzato da Health Monitor CompuGroup Medicai, iniziativa di
CompuGroup Italia in sinergia con II Sole-24 O r e Sanità. All'indagine hanno risposto 2.010 medici ( 1.591
medici di medicina generale e 419 pediatri di libera scelta) all'indomani del varo del DI da parte del Governo.
L'Health Monitor non può essere uno strumento statisticamente esaustivo, ma coglie bene le prime reazioni e
sensazioni di chi lavora nel settore da anni. E riserva delle sorprese. Perché i camici bianchi bocciano o
comunque accolgono con freddezza le principali novità su cui si è concentrata l'attenzione: lo sprint alle
aggregazioni funzionali territoriali, l'obiettivo di garantire l'assistenza per l'intera giornata sette giorni su sette,
il delinearsi di una possibile carriera. Neppure il cavallo di battaglia del principale sindacato di categoria - il
ruolo unico - riesce a entusiasmare: lo apprezza soltanto il 38% degli interpellati, contro il 42% a cui non
piace. Dubbi anche sul ruolo del distretto: è vero che il 46% lo ritiene la sede territoriale ideale di riferimento,
ma un buon 40% non è d'accordo. Un punto su cui ci sarebbe da riflettere. Ciò che i medici ritengono utile per
potenziare davvero l'assistenza di base è paradossalmente altro: l'aumento di infermieri e collaboratori di
studio, l'ingresso negli ambulatori della diagnostica di base, un cambiamento deciso del sistema di
formazione. E se il 39% considera obbligato il passaggio alla dipendenza dei colleghi del 118, anche se è
stato cancellato dal DI, non altrettanto sentita è l'esigenza di una ristrutturazione del compenso per
distinguere tra remunerazione dell'attività svolta e i fattori di produzione: per il 47% non servirebbe affetto a
migliorare il servizio. Su un punto però sono quasi tutti d'accordo: le trattative per il rinnovo delle convenzioni
vanno riaperte subito. Il resto - sembrano dire - sono chiacchiere.
L'indagine è stala reaizzata da CompuGroup Medical Italia Spa per proprio conto e condotta on line in
modalità Cawi (Computer assisted web interviewing), con riferimento media di medicina generale e pediatri
italiani AIl'indagine hanno risposto 2.010 medici delle cure primarie (1.591 Mmg e 419 pediatri nel periodo 711 settembre 2012). Le indagini con L'Health Monitor CompuGroup Medicai Italia sono raccolte e consultaci
sul sito www.healthmonitor.it
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
IL SONDAGGIO HEALTH MONITOR
24/09/2012
Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
Pag. 2
(tiratura:40000)
DL Balduzzi, tempo di esami
La parola al Parlamento - II ministro promette alle Regioni ritocchi nel Patto
Paolo Del Bufalo Sara Todaro
Sono stati otto giorni pieni di suspance e di polemiche. Ora l'oggetto misterioso ha nome e visibilità per tutti i
cittadini: il DI 158 del 13 settembre 2012 contenente le riforme urgenti pensate dal ministro Balduzzi per la
messa in sicurezza del Ssn, dopo i colpi d'accetta della spending review - è finalmente approdato nel numero
124 della Gazzetta Ufficiale di giovedì 13 settembre. L'esame del Ddl è stato già assegnato alla commissione
Affari sociali della Camera con il numero di atto 5440. In versione snella, limato fino . all'ultimo, il decreto
pubblicato offre ancora qualche profilo di novità al capitolo dei giochi e della farmaceutica. Novità che peraltro
non soddisfano i destinatati delle misure in gioco. Per i farmaci, in particolare, risulta ammorbidita la revisione
straordinaria del Prontuario affidata ali'Aifa: le cure vecchie e poco efficaci saranno tolte di mezzo subito
(entro giugno 2013). Per i farmaci giudicati efficaci ma troppo esosi è stato individuato invece il percorso
alternativo della rinegoziazione del prezzo: l'esclusione dal Prontuario scatterà dal 31 dicembre 2013, ma
solo se la trattativa al ribasso non andrà a buon fine. Addolcita - ma confermata nella sostanza - anche la
norma sull'uso off label. Sarà rimborsato a carico del Ssn il farmaco giudicato datt" Aifa altrettanto sicuro per
la stessa indicazione ma più economico rispetto a un altro prodotto già inserito in Prontuario, a patto che il
costo medio della terapia sia inferiore rispetto a quest'ultimo di almeno il 50 per cento. Stretta rinviata anche
per fumo e giochi: sparita l'indicazione della distanza minima per l'installazione delle nuove slot machine, tutto
slitta al 1° gennaio 2013. Rivista infine anche la norma sulla colpa lieve: i giudici continueranno ad accertarla
tenendo però conto dell'osservanza da parte del professionista delle linee guida e delle buone pratiche
accreditate dalla comunità scientifica nazionale e internazionale. Sostanzialmente inalterati gli altri capitoli
clou del "decretone": dalle cure primarie alle nomine alTintramoenia. Temi caldissimi su cui parlamentari
(sarà la Camera ad aprire le danze), governatori, medici (dipendenti e convenzionati) e industrie stanno da
tempo affilando le armi. «Qualche norma sarà riproposta alla Camera», ha detto il sottosegretario alla Salute,
Cardinale, ricordando i 12 articoli scomparsi risrx to al primo testo di agosto. E stesso Balduzzi ha già dato
scontato che il passaggio parlarne tare non sarà privo di ostacoli chiarando ottimisticamente che
provvedimento potrebbe uscirne rr gliorato». Ancora Balduzzi, in un faccia cria con il presidente dei govemari,
Vasco Errarli (Emilia Romaia), ha del resto garantito alle Reoni che lo sviluppo delle cure priarie e le altre
modifiche che si engono indispensabili si faranno sieme e nel Patto per la salute, ltro appuntamento cruciale
per il ttore sanitario, che dovrà essere ìorato, nonostante tutto, nel giro un paio di mesi. L'intenzione del
ministro resta iella chiaramente espressa nella reàone tecnica che accompagna il :creto: «L'intervento è
coerente il programma di Governo, infatsi attua la spending review in nbita sanitario colpendo sprechi e
efficienze attraverso la massima isparenza del servizio pubblico», per tutti gli artìcoli a rischio il leit otiv è lo
stesso: «L'attuazione deldisposizione non comporterà nu<> o maggiori oneri per la finanza ìbblica», anzi, in
certi casi (alcune isure sui farmaci e sul riassetto Ministero e del personale naviinte) ci sarebbero «sensibili
rispar>. Resta da vedere chi, alla fine, ritroverà a pagaie davvero.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
DECRETONE/ Pronti i fuochi incrociati per le modifiche di Regioni, categorie e industriali
24/09/2012
Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
Pag. 3
(tiratura:40000)
«Cure primarie: l'essenziale c'è, cominciamo a lavorare»
Barbara Gobbi Manuela Perrone
Lo sforzo del Ministero è stato quello di mettere nero su bianco l'essenziale: il ruolo unico, le aggregazioni
funzionali territoriali e l'apertura sulla futura ristrutturazione del compenso. L'importante ora è superare la
lunga fase di stand-by con le Regioni e cominciare a lavorare. Anche a costo zero». Giacomo Mffillo,
segretario nazionale della Fimmg, conferma il giudizio positivo sul decretone ma avverte: «E cambiamento
sarà necessariamente graduale». L'assistenza h24 resta una chimera? La categoria è stata bombardata da
informazioni non precise e strumentalizzate, messe in girp da chi ha interesse a demolire il progetto. Per
questo molti colleghi hanno reagito male: io ho sempre ricevuto, in risposta alla presentazione di un progetto,
sia lettere di insulti che e-mail di complimenti, ma per la prima volta ora agli insulti seguono lettere di scuse,
da parte della stessa persona. Questo mi da il segnale della bontà degli argomenti, una volta comunicati
correttamente. Le forme multiprofessionali sono quindi lontane? A noi interessano relativamente le Unità
complesse di cure primarie (Uccp) non perché le vogliamo boicottare ma perché sono traguardi lontani che
necessitano di risorse che non ci sono. E poi l'Italia deve fare tesoro del fallimento delle case della salute
catalane, che ora si è scelto di smantellare. Ne dobbiamo prendere il buono eliminandone il difetto: la struttu-.
razione sul modello ospedaliere che ha cancellato il rapporto fiduciario con il paziente. Le Uccp sono il
modello a cui tendere ma assicurando una flessibilità che permetta di rispettare autonomie regionali e
fattibilità. Quale, allora, l'essenza della riforma? La vera novità è per noi l'introduzione del ruolo unico e
accesso unico: un processo graduale che consentirà al medico di entrare una sola volta nel rapporto
convenzionale, garantendo piena occupazione. In concreto, chi entra acquisirà immediatamente 38 ore
settimanali di attività per p i passare - ma questo dovrà essere regolamentato dalla convenzione all'acquisizione delle "scelte". Si realizzerà così un bilanciamento tra attività oraria e numero di assistiti, nel
contesto di un'attività di squadra. Questo meccanismo permetterà di completare il rapporto fiduciario medicopaziente con una serie di servizi e attività che potranno essere forniti tanto da colleghi quanto, ci auguriamo,
da personale non medico. Ma non rischia di condannare i più giovani alla sola guardia medica? È
esattamente il contrario. Intanto perché ci batteremo in sede di convenzione affinchè l'obiettivo non sia più
diventare massimalisti ma contribuire a raggiungere dei risultati come squadra. Sarà quindi facilitato il
passaggio da un'attività di copertura della guàrdia medica a una di collaborazione anche nelle attività diurne.
Per questo puntiamo subito al decollo delle aggregazioni funzionali territoriali, l'altra grande novità del
decreto. Come dovrebbero funzionare le Aft? Dovrebbero essere aggregazioni di medici collegati in rete, che
nell'immediato possono rimanere nei propri studi. L'importante è che condividano obiettivi e percorsi, a
esempio per patologia, coordinati da un referente che aiuta a organizzare meglio ruoli e competenze. Si
profila la possibilità di una carriera? Non la vogliamo chiamare carriera per non confonderla con una struttura
gerarchica, tipica della dipendenza. Preferiamo parlare di evoluzione dell'assetto professionale: non è giusto
né produttivo che un medico si dedichi sempre e solo all'attività fiduciaria senza poter usare l'esperienza
maturata per sostenere i colleghi. Tutti temi su cui dovrete riaprire il confronto con le Regioni. Sappiamo che
è necessario. Da sempre speriamo che le Regioni esprimano un progetto coerente e un interlocutore unico.
La stessa Sisac, che ha ottime professionalità, non riesce a rappresentare una posizione unitaria. Ma come è
possibile conciliare la flessibilità dei modelli con servizi omogenei sul territorio? È dai Lea che si deve partire.
Le Regioni, con la scusa della legislazione riservata e concorrente, vanno a intaccarli. Su questo serve
un'operazione di chiarezza Così come è ormai indifferibile - al congresso di ottobre lo dirò chiaramente individuare i livelli integrativi di assistenza. Spetta al Governo chiarire cosa è integrativo e cosa è sostitutivo
del Ssn. Nel frattempo, i cittadini si ritrovano tra un ospedale ridimensionato e un territorio da ridisegnare.
Questo è un problema del Paese. Noi medici possiamo garantire la disponibilità al cambiamento ma
l'impegno della politica e la governance delle istituzioni sono fondamentali.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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PARLA GIACOMO MILILLO, SEGRETARIO FIMMG
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Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
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S.Tod.
Tavoli verticali plurimi da attivare a strettissimo giro sotto la protezione di una triade di ministeri - lo Sviluppo
economico, la Salute e l'Economia - per individuare un percorso di tenuta e rilancio del comparto
farmaceutico, che il Governo continua a definire «strategico per lo sviluppo dell'economia nazionale». Questo
il frutto della prima riunione del Tavolo di settore insediatosi martedì scorso al Mise dal ministro C o r r a d o
Passera, presente l'universo mondo delle parti interessate: istituzioni, sindacati di categoria - Filctem-Cgil,
FemcaCisl e Uilcem-Uil, - imprenditori, Regioni, Aifa, Agenas. «Un tavolo importante, che andava fatto prima
di farci subire tre manovre in un mese», ha commentato il presidente Farmindustrìa, Massimo Scaccabarozzi,
che come prima richiesta ha avanzato quella della cancellazione della norma sulla prescrizione dei farmaci
per principio attivo, introdotta dalla spending review. Di tutt'altro avviso Enrique Heusermann, vicepresidente
Assogenerici, che ha avanzato invece la richiesta di «riconsiderare il coinvolgimento delle aziende del
generico nel meccanismo del payback». A far sentire la propria voce anche il fronte della distribuzione. Le
farmacie - afflrtte dalla continua risuzione dei fatturati hanno incassato dal direttore Luca Pani la promessa
della prossima apertura del tavolo sulla nuova remunerazione dei presidi in casa Aifa con la partecipazione
delle Regioni. Stesso stress per i grossisti. «Versano in una condizione molto critica, con in più il paradosso
che il fatturato diminuisce, ma il lavoro no e quindi i principali costi aziendali non si possono ridurre», ha detto
il presidente Adf, A l d o Pesenti. Cause principali: l'aumento dei carburanti e la diminuzione del prezzo medio
dei farmaci rimborsati dal Ssn. Infine i sindacati di settore, da sempre dialoganti con le imprese, perseguitati
dall'ipotesi che il compatto possa perdere altri I Ornila posti di lavoro nei prossimi 5 anni se le cose non
gireranno per il verso giusto e unanimemente convinti che «bisogna far presto». «Una buona partenza - dice
Paolo Pirani, Segretario confederale Uil - ma ora serve un'agenda di incontri ed è necessario creare un
quadro normativo certo e recuperare la frattura tra farmaco generico e brand operata dalla spending review».
Dello stesso avviso Sergio Gigli (Cisl): «finalmente si è preso atto della difficolta del settore anche se si è
trattato di un tavolo interlocutorio in cui non sono state ancora approfondite in maniera opportuna le questioni
che a noi premono». Il nodo vero comunque resta anche per i sindacati la questione del principio attivo: «La
questione va affrontata subito».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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E il tavolo della filiera farmaceutica riparte dallo Sviluppo
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Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
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«Stop alle scelte d'emergenza»
Comitati etici da maneggiare con cura - Tetto per prodotto incongruente
Nello Martini
Il decreto legge recante disposizioni urgenti nel setM. tore sanitario, approvato dal Consiglio dei ministri il 5
settembre, arriva dopo la legge n. 27 del 24 marzo 2012 sulle liberalizzazioni, dopo la legge n. 35 del 4 aprile
2012 sulle semplificazioni e dopo la legge n. 135 del 7 agosto 2012 sulla spending review. In particolare
l'ultimo decreto legge contiene norme rilevanti che riguardano: la revisione straordinaria del Prontuario
farmaceutico nazionale (Pfh), l'accesso ali'innovatività e i Prontuari terapeutici regionali (Ptor), le procedure
semplificative delle sperimentazioni cliniche e della ricerca; la separazione delle procedure di Aie dalle
procedure di negoziazione del prezzo e del rimborso; i tetti di spesa per prodotto o per classe terapeutica. È
auspicabile che sia considerata conclusa la fase della decretazione di emergenza e che possa iniziare una
fase di stabilità del settore, anche per recuperare credibilità presso gli Headquaters europei e internazionali.
La revisione straordinaria dei Pfti: i criteri e le implicazioni. Jìntro il 30 giugno 2013, l'Alfa in base alle
valutazoni della Commissione tecnico-scientifica (Cts) e del Comitato prezzo e rimborso (Cpr) provvede a
una revisione straordinaria del Pfn sulla base di 3 criteri fondamentali, che prevedono l'esclusione dal
Prontuario e quindi dalla rimborsabilità: • dei farmaci terapeuticamente superati; • dei farmaci la cui efficacia
non risulta sufficientemente dimostrata sulla base delle evidenze rese disponibili dopo l'immissione in
commercio; • per i farmaci che non soddisfano il criterio di economicità, in rapporto al risultato terapeutico
previsto è avviata dall'Aifa la procedura di rinegoziazione del prezzo; il termine per l'eventuale esclusione di
questi ultimi prodotti dal Prontuario è stabilito al 31 dicembre 2013. L'entità e l'impatto della revisione del
Prontuario dipendono dalle modalità con cui la Cts e il Cpr dell'Alfa applicano i criteri di revisione, in
particolareil criterio della non economicità in rapporto al risultato terapeutico previsto. L'estensibilità di tale
criterio è molto ampia e può andare dalla rinegoziazione ed eventuale classificazione in fascia C di casi
specifici riferiti a farmaci con un rapporto costo efficacia molto sfavorevole, a una applicazione estensiva di un
"prezzo di riferimento" per categoria omogenea. Il criterio e la politica del "prezzo di riferimento" per categoria
omogenea sono legittimi e sono stati utilizzati in Germania per molti anni: tuttavia essi appaiono incoerenti e
non praticabili in un sistema come quello italiano che si basa sulla attribuzione dei budget company, sui tetti
di spesa e sulle procedure di ripiano tramite payback: i due sistemi sono tra di loro metodologicamente e
proceduralmente alternativi. In linea generale una revisione periodica del Pfn nella sua globalità risulta
opportuna per eliminare eventuali distorsioni, tenendo peraltro conto che l'ultima revisione sistematica è stata
effettuata dalla Cuf con 'ilPfh del 2003. Risulta importante che la revisione del prontuario venga effettuata in
modo trasparente e motivato, evitando una riduzione di livelli di rimborsabilità per i farmaci essenziali per il
trattamento delle patologie acute e croniche. La revisione del Pfn contiene anche una norma riguardante la
tutela brevettuale dei farmaci in quanto è previsto che «nessun generico può essere rimborsato e posto nelle
liste di trasparenza prima della data della scadenza brevettuale stabilita dal ministro dello Sviluppo
economico»; ciò tuttavia non impedisce che possa essere svolta tutta la attività istruttoria prima della
scadenza brevettuale in modo che il generico non sia commercializzato ne un giorno prima né un giorno dopo
la copertura brevettuale, bilanciando le esigenze delle Aziende produttrici dei farmaci di marca e le esigenze
delle Aziende che producono e commercializzano i generici. L'accesso • all'innovatìvità e i Prontuari
terapeutici regionali (Ptor). Una parte importante del decreto legge (articolo 10, commi 2-3^-5-6) riguarda il
riconoscimento e la tutela della innovatività terapeutica dei farmaci e la garanzia dell'immediata disponibilità
per i pazienti dei medicinali aventi il requisito della innovatività terapeutica di particolare rilevanza.
L'innovatività terapeutica di particolare rilevanza fa riferimento a un grado di innovatività che viene definita
negli altri Paesi come "Major - Francia", "Hight - UK", "Major - Germania". Si tratta di una frazione molto
limitata dei farmaci innovativi ammessi alla rimborsabilità. Le Regioni devono rendere immediatamente
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DECRETONE/ Dopo il mix di norme su prontuari, innovatività, rimborsi e deregulation
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Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
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disponibili per gli assistiti i farmaci ritenuti dalla Cts dell'Aifa di innovatività terapeutica di particolare rilevanza,
indipendentemente dall'inserimento formale di tali farmaci da parte delle Regioni nei Prontuari terapeutici
ospedalieri regionali (Ptor) o in altri elenchi di farmaci predisposti dalle Regioni. Inoltre presso l'Aifa è istituito
un tavolo tecnico cui partecipano anche le Regioni e il ministero della Salute per evidenziare eventuali criticità
nella gestione dei Ptor e per l'adozione di strumenti linee guida al fine di armonizzare l'aggiornamento dei
prontuari regionali. Si tratta di una norma che riconosce e tutela l'innovatività terapeutica, ne assicura
l'accesso immediato per i pazienti e favorisce l'unitarietà del sistema farmaceutico. Le procedure
semplificative delle sperimentazioni cliniche e della ricerca. Risultano istituiti in Italia 248 Comitati etici ed è
largamente condiviso che tale numero risulti frammentato ed eccessivo, in assoluto e in rapporto al numero
degli abitanti: nella sola Lombardia vi sono 60 Comitati etici, cioè quasi un quarto di tutti i comitati etici e con
la presenza di un comitato etico ogni 165mila abitanti, contro la media nazionale di 1 comitato etico per
244mila abitanti. .Secondo il comma 6 dell'articolo 12 del decreto legge viene istituito un comitato etico per
ciascuna Regione e, nelle Regioni con più di un milione di abitanti, è consentita l'istituzione di un comitato nel
numero massimo di 1 per milione di abitanti. Sulla base del nuovo criterio, il numero di comitati etici
risulterebbe di 53 sulla popolazione pesata e 56 sulla popolazione residente al 2011. Va tuttavia evitato il
rischio che l'applicazione di tale norma determini di fatto l'azzeramento della rete attuale dei comitati etici,
creando un periodo di stallo in attesa delle nomine regionali, introducendo criteri di discrezionalità e
soprattutto rischiando di vanificare il grande lavoro e la massa critica maturati in 20 anni dalla istituzione dei
comitati etici in Italia con i decreti ministeriali del marzo 1998. Il principio è condivisibile ma va evitato di
creare un danno all'intero sistema dei comitati etici. La norma può essere migliorata nella fase di conversione
applicando, per la riduzione del numero dei comitati etici, il criterio di efficienza e di performance sulla base
dei dati dell'Osservatorio nazionale sperimentazioni cliniche (Osse) che ha tracciato l'attività e i tempi di
espressione del parere di ogni comitato etico dalla sua istituzione. A esempio adottando come criterio di
selezione il limite di un numero minimo di 3 pareri unici espressi negli ultimi 3 anni si ridurrebbe il numero di
comitati etici a 50 circa (obiettivo indicato dalla norma), ma mantenendo la continuità e premiando i comitati
etici che risultano realmente efficienti. La separazione delle procedure di Aie dalle procedure di negoziazione
del prezzo e del rimborso. Con l'articolo 12, commi 1-3 viene separata la procedura di Autorizzazione
all'immissione in commercio (Aie) dalla procedura di negoziazione rimborsabilità. Entro 15 giorni dal rilascio
dell'autorizzazione comunitaria, l'Aifa pubblica in Gu un comunicato che da conto della classificazione in
fascia C e indica il prezzo del medicinale, sulla base di quanto comunicato dall'Azienda. Fanno eccezione i
farmaci orfani o di eccezionale rilevanza terapeutica e sociale o di esclusivo uso ospedaliere La ratio di
questa norma è di assicurare immediatamente il rilascio dell'Aie, secondo le direttive comunitarie, in modo
che il farmaco possa essere commercializzato anche se non ancora rimborsato dal Ssn; tuttavia è del tutto
evidente che per i nuovi farmaci ad alto costo la commercializzazione senza rimborso di fatto non garantisce
alcun mercato e l'accesso per i pazienti risulta economicamente proibitivo. In secondo luogo diventano più
complesse le procedure autorizzative e di rimborso. Non va infine sottovalutato che la procedura negoziale, in
presenza di un prezzo del farmaco in fascia C stabilito dall'Azienda, rende più problematica la negoziazione
del prezzo di rimborso a carico del Ssn. I tetti di spesa per prodotto o per classe terapeutica. Oltre ai tetti di
spesa nazionali per la farmaceutica ospedaliera e territoriale stabiliti dalla Legge, l'Aifa negli ultimi anni ha
applicato anche uno specifico tetto di prodotto per 88 farmaci e una classe terapeutica (incretine). Nel 2011 l'
Aifa ha calcolato in 43 milioni di euro il payback da parte delle aziende dovuto allo sforamento dei tetti di
prodotti H e 72 milioni di euro per i farmaci A (cioè 115 milioni di euro su 18,4 miliardi pari allo 0,6% della
spesa complessiva). Non sembra esistere una proporzione tra il tetto di spesa per prodotto, l'impegno
amministrativo e negoziale del Cpr e il risultato di contenimento della spesa che si ottiene; né sembra
esistere una relazione tra tetto e appropriatezza prescrittiva, che viene garantita dal piano terapeutico web
side dell'Alfa. Rimane il fatto che se un farmaco ha un Piano terapeutico (Pt) e un tetto di spesa, si verifica
che il medicinale può essere prescritto in modo appropriato secondo il Pt approvato dall'Alfa, ma se il tetto
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Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
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viene superato, pur in presenza di una prescrizione appropriata, il farmaco non viene più rimborsato dal Ssn.
Anche in termini di contenimento della spesa, l'inserimento di un farmaco nel 60% dei farmaci non innovativi
con l'attribuzione del budget company, ha un effetto di contenimento superiore al tetto per prodotto in quanto
le eventuali risorse incrementali applicabili ai budget per l'incremento del Fsn non supera 1'1-1,5% su base
annuale. Nel 2012 non si prevede uno sforamento per la farmaceutica territoriale mentre la farmaceutica
ospedaliera è stimata avere un disavanzo di 2,2 miliardi di euro completamente a carico delle Regioni. Nel
2013 la situazione risulta rovesciata rispetto al 2012: la territoriale sfonda di 1,1 milioni di euro, mentre la
ospedaliera non presenta uno sforamento rispetto al tetto programmato. Le previsioni riportate vanno assunte
in prima approssimazione perché vi sono variabili anche rilevanti di cui oggi non è possibile stimare l'impatto
sulla spesa. Resta in ogni caso il dato che il tetto della farmaceutica ospedaliera appare adeguato, mentre il
tetto della farmaceutica territoriale risulta sottostimato. Nello Martini Direttore Ricerca e sviluppo Accademia
nazionale di medicina
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Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
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Farmaci sempre più precari
Ricetta per principio attivo da abrogare - Economicismo prevaricante
Massimo Scaccabarozzi
II decreto Balduzzi fa parte di una tema di provvedimenti che in soli 6 mesi hanno cambiato le nonne di
riferimento per l'industria farmaceutica, rendendo più incerto un quadro regolatorio già molto precario. A
cominciare dalla spending review che ha introdótto la prescrizione con principio attivo, misura che ha prodotto
i suoi effetti negativi già nelle prime settimane disapplicazione. Già dopo 20 giorni dall'entrata in vigore della
legge le imprese hanno registrato un calo di fatturato sui prodotti di marca rispetto allo stesso periodo del
2011. Un vero stravolgimento, frutto di una politica anti-industnale, che potrebbe avere serie ripercussioni
sugli investimenti e sull'occupazione. Previsioni confermate al primo incontro del tavolo sulla farmaceutica. A
rischio sono infatti lOmila posti di lavoro nei prossimi 5 anni che si aggiungono agli altri lOmila degli ultimi 5.
Con alcune aziende che potrebbero risentirne ancora più di altre. Oggi il 90% delle confezioni dispensate in
farmacia è a brevetto scaduto. Con la prescrizione con principio attivo non si genera quindi alcun vantaggio
aggiuntivo né per lo Stato, che già sostiene il solo costo del medicinale a prezzo più basso, né per il cittadino
che poteva già uberamente scegliere quest'ultimo. Il provvedimento invece colpisce al cuore il marchio, che
rappresenta iJ valore fondante di un settore basato sulla ricerca. Riconoscerne il ruolo è fondamentale per
sostenere adeguatamente l'innovazione, gli investimenti e l'export. Salvaguardarlo è indispensabile, perché
rappresenta l'identificazione pubblica dell'impresa e dei suoi farmaci - frutto di investimenti in ricerca (fino a
oltre un miliardo di euro per medicinale) ad alto rischio - e perché costituisce per i pazienti un elemento di
garanzia, di riconoscimento del prodotto e di fiducia verso l'azienda. ' Con la prescrizione del principio attivo
si sottraggono risorse alle imprese che continuano a fare ricerca e si espongono i malati al rischio di vedersi
dispensare - a ogni prescrizione - un medicinale differente: un problema particolarmente serio per gli anziani,
spesso abituati a un nome e a una confezione divenuta per loro facilmente riconoscibile. Così 25 miliardi di
produzione farmaceutica annua che fanno dell'Italia il secondo Paese manifatturiero in Europa dopo la
Germania, un export pari al 6 1 % di questa produzione, 2,4 miliardi di euro all'anno di investimenti, 65mila
dipendenti altamente qualificati e ornila ricercatori rischiano di essere in tempi brevi solo un ricordo e
un'occasione di crescita non colta. In un sistema peraltro in cui i prezzi dei farmaci sono i più bassi di oltre il
20% rispetto ai big Uè, come riconosciuto anche dal Parlamento europeo, l'accesso all'innovazione è da
tempo fortemente penalizzato, i tempi di pagamento sono lunghissimi. L'industria farmaceutica ha già
contribuito al contenimento della spesa pubblica pagando 11 miliardi di euro per i tagli cumulati nei cinque
passati. Un peso che, insieme agli effetti degli ultimi provvedimenti, aumenterà di oltre quattro miliardi all'anno
nei prossimi tre. Per queste ragioni Farmindustria, anche per evitare il crollo dell'occupazione, torna a
chiedere con forza l'abrogazione della norma sulla prescrizione con principio attivo. È inoltre francamente
inaccettabile subire in pochi mesi, con cadenza bimestrale, provvedimenti che stravolgono la
regolamentazione del settore su tetti di spesa, prezzi, prontuario terapeutico, prescrizione per principio attivo,
confezionamento e uso degli off label. Elementi di criticità che permangono con il Decreto Salute a
cominciare dalla decretazione d'urgenza, per proseguire con le nuove norme sulla revisione del Prontuario.
La revisione del Prontuario. La revisione del Prontuario da parte dell'Alfa è già disciplinata dalle disposizioni
vigenti. Le conseguenze per le imprese che non dovessero accettare il prezzo proposto da Aifa sarebbero
molto gravi (esclusione dalla rimborsabilità con collocazione in classe C) con effetti, in termini di mercato,
irrecuperabili perché l'esclusione dalla rimborsabilità comporta un'immediata perdita di fatturato. Ancora una
volta verrà privilegiato il criterio economicistico, invece di quello dell'appropriatezza prescrittiva, con prezzi già
negoziati con Aifa e regolati da un apposito contratto. Gli off labeL La modifica della normativa prevista dal DI
sugli off label estende la possibilità di usare i medicinali per indicazioni non approvate anche nei casi in cui
esiste un'alternativa terapeutica autorizzata Un cambiamento che priva i pazienti di un medicinale ad hoc su
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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DECRETONE/ Una terna di provvedimenti ha cambiato in 6 mesi tutte le regole del comparto
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Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
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cui l'azienda titolare del farmaco autorizzato ha investito risorse ingenti, approvato dal!'Aifa in base a specifici
studi richiesti dalla normativa e che ha un prezzo negoziato con l'Agenzia dall'impresa (a favore di farmaci
non autorizzati ma aventi un costo inferiore). A parte legittime perplessità sotto il profilo della disciplina
concorrenziale, si danneggiano imprese che hanno investito in ricerca, sviluppo e innovazione su farmaci con
indicazioni terapeutiche autorizzate, a vantaggio di prodotti senza una esplicita autorizzazione, favorendo
così l'uso nei pazienti di farmaci non sufficientemente testati. E questo solo perché di costo inferiore,
mettendo in discussione l'attuale sistema regolatorio. La "terna" di provvedimenti. Le misure contenute nel
Decreto Salute - così come quelle previste dai decreti sulle liberalizzazioni e sulla spending review rappresentano una tema di interventi che sia costringendo le aziende a rivedere continuamente la
programmazione delle attività con costi e conseguenze facilmente intuibili per un'industria che ha invece
bisogno di regole certe e stabili. E settore è disponibile ad approfondire qualunque aspetto della normativa il
ministro ritenga utile, anche per valutare l'impatto sulla pianificazione industriale e sugli investimenti di
eventuali nuove norme onde evitare conseguenze certe che non potranno che accelerare disinvestimenti
produttivi e delocalizzazioni di imprese che possono invece essere leva di sviluppo e di attrazione di nuove
risorse anche dall'estero. L'Italia attraversa un delicato momento storico, ha necessità di mantenere quello
che ha di buono e di sviluppare nuove opportunità economiche. Questo è quanto sostenuto da Farmindustria
nel corso del primo incontro al tavolo per la farmaceutjca. E alle Istituzioni presenti abbiamo chiesto garanzie
che permettano il mantenimento di una presenza industriale farmaceutica nel Paese. Perché segnali che
deprimono le possibilità di ripresa, mettono a rischio la sopravvivenza delle imprese con gravi conseguenze
sugli investimenti in ricerca e produzione, in essere e quelli futuri. Massimo Scaccabarozzi Presidente
Farmindustria
24/09/2012
Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
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Intramoenia, trattenute doppie
Un errore il tetto di spesa minimo per gli studi - Aumento di tariffe per i cittadini
Stefano Simonetti
Libera professione: la situazione che scaturisce dall'alt 2 del decreto Balduzzi prevede una fase transitoria e il
passaggio a regime del nuovo sistema fra quasi tre anni. Dal punto di vista normativo le attuali norme vanno
a sostituire o integrare le disposizioni della legge 120/2007, ancora oggi la più sistematica fonte normativa
sull'organizzazione e gestione dell'Alpi. Tre osservazioni immediate sul testo. Innanzitutto la formula «nel
limite delle risorse disponibili» per l'acquisto e/o l'affitto degli spazi sembra molto generica; si riferisce ai
finanziamenti già stanziati ex art. 20, a risorse comunque disponibili in bilancio, ad altre fonti di
finanziamento? La seconda osservazione riguarda i termini «congruità e idoneità degli spazi». I due vocaboli
hanno un'accezione di stampo politico-sindacale ma va forse precisato che, tecnicamente, gli spazi devono
essere a norma con le regole sull'autorizzazione sanitaria nonché con quelle sull'accreditamento istituzionale.
La terza osservazione concerne il parere vincolante del Collegio di direzione che - come ripetutamente ho
avuto modo di segnalare - è già stato oggetto di dichiarazione di illegittimità costituzionale e oggi, alla luce
dello stesso decreto Balduzzi, appare in contrasto con la declaratoria delle funzioni del nuovo organo
aziendale che prevede il parere obbligatorio ma non vincolante (art 4, comma 2). Va altresì detto che le
Regioni avevano chiesto che la possibilità di stipulare convenzioni fosse estesa anche a soggetti privati.
Parallelamente a questa fase, nelle aziende dove non sono disponibili spazi si potrà adottare, previa
autorizzazione regionale,. un programma sperimentale per svolgere l'Alpi presso studi professionali privati
collegati in rete con convenzione annuale rinnovabile sulla base di uno schema tipo approvato dalla
StatoRegioni ma solo a condizione che il fatturato del singolo professionista sia pari o superiore a 12mila
euro annui; contestualmente si stabilisce che le pregresse autorizzazioni cessano il 30 novembre 2012. D
fatturato minimo è una novità rispetto al Ddl all'esame del Parlamento ma non sembra una idea giusta.
Pensiamo al caso di un medico neo-assunto o appartenente a una disciplina poco remunerativa o che addirittura - vuole dedicare la maggior parte del suo tempo libero a cose diverse da un altro lavoro: nei casi
citati è difficile raggiungere i 1.000 euro mensili per cui ai soggetti in questione è negata la possibilità di
convenzionarsi per un proprio studio privato. E se l'azienda di appartenenza continua a non attrezzare spazi
intemi e non riesce o non ha intenzione di acquisirli fuori, questi medici - che reputo essere migliaia - dove
potranno svolgere la libera professione e quindi esigere un diritto soggettivo garantito a loro come ai colleghi?
Si diceva poco sopra che il programma parte "parallelamente" alla ricerca di spazi esterni. In realtà la norma
dice «risultino non disponibili gli spazi per l'esercizio» lasciando intendere che il programma sperimentale può
partire solo in caso di accertata mancanza di spazi idonei. Non appare però chiaro se tali spazi comprendano
anche quelh' da ricercare sul mercato immobiliare o mediante convenzioni. E poi chi avalla che sia reale la
non disponibilità consentendo così l'attivazione (alternativa?) di studi privati? È probabile che la volontà di
molte aziende sarà quella di partire direttamente con il programma sperimentale, perpetuando in tal modo un
approccio alla libera professione che da dodici anni ha scaricato dalle aziende tutti i problemi organizzativi e
gestionali, ha soddisfatto i medici (non tutti però!), ha garantito una certa pace sociale: va bene tutto, in nome
di un sano pragmatismo, ma per favore non chiamiamo intramuraria la libera professione fatta da un medico
a casa sua. Si ribadisce che le Regioni garantiscono che tutte le strutture sanitarie gestiscano, con integrale
responsabilità propria, l'Alpi secondo le modalità già descritte nella legge e integrate dal decreto. D quadro
complessivo che deriva dalle novelle lascia invariati la possibilità di esternalizzare il front-office e il
monitoraggio dei tempi di attesa; per il resto la disciplina è fortemente cambiata. Entro il 31 marzo 2013 dovrà
essere predisposta e attivata una infrastruttura di rete telematica per la gestione di libera professione. Sono
previsti l'ins mento obbligatorio e la comunicazk in tempo reale, all'azienda saniti competente, dei dati relativi
a: impej orario del medico; pazienti visitati; j scrizioni ed estremi dei pagamenti, che in raccordo con il
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DECRETONE/ II 5% sugli onorali per la prevenzione si somma alle quote per il fondo di perequazione
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Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
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fascicolo san rio elettronico. Le modalità tecniche la reaHzzazione dell'infrastruttura s< determinate, entro il
30 novem 2012, con decreto non regolamen del ministro della Salute previa int con la Stato-Regioni. Agli
oneri si pi vede mediante adeguata e preyent rideterminazione delle tariffe. Ben la norma abbia fatto il
possibile garantire i princìpi irrinunciabili per corretta gestione dell'Alpi va da sé resterà sempre una
sostanziale differ za tra lo svolgere la libera professi! all'interno dell'ospedale e svolgerle una struttura esterna
o a casa proprii controllò remoto che l'informatizza; ne può garantire non sarà mai com controllo, anche
sociale, che è in nella presenza fisica di utenti pagant strutture interne molto frequentate. Contraddicendo la
perentorietà di cessazione delle vecchie autorizzazi viene prevista la possibilità di contin re, su domanda
dell'interessato e l'applicazione del principio del sii zio-assenso, in via temporanea Jo svo mento dell'Alpi in
studi professioi già autorizzati anche oltre la data del novembre 2012, fino all'attivazione loro collegamento
operativo alla in trattura di rete, e comunque non oltre il 0 aprile 2013; la necessaria strumentatone di cui al
punto successivo è acquiita entro la medesima data dal titolare elio studio e a suo diretto carico. Dovrà
essere assicurata la tracciabilità ei pagamenti delle prestazioni di qualsiaimporto e il versamento dovrà
essere ffettuato direttamente al competente eno azienda del Ssn. È questa in assoluto novità forse più
rilevante che peraltro on sarà certamente priva di problematihe applicative. Accanto a carte di credito,
bancomat e ssegni sicuramente dovrà essere consento l'utilizzo di macchinette riscuotritrici cosiddetti punti
gialli o rossi): infatti, nche se in realtà il cittadino utilizza danacontante, è indiscutibile che con quella lodalità
di pagamento Ja f ì n a M della oima viene a essere rispettata. La decor:nza dell'obbligo della tracciabilità non
prevista in questo decreto - visto che le disposizioni recano princìpi cui le Regioni devono adeguarsi - per cui
si ritiene che l'effettiva entrata in vigore dell'obbligo scatterà nei tempi e nei modi dell'obbligo generale sancito
dalla legge sulla spendig review. Le difficoltà presumibili riguardano l'accettazione da parte della clientela molto spesso anziana e diffidente verso queste modalità - dell'inibizione all'uso dei contanti ma tale
adattamento riguarderà in ogni caso - sempre che vada effettivamente a regime - tutte le tipologie di
pagamento sopra i 50 euro e, di conseguenza, le problematiche saranno generalizzate. Poi ci sono tariffe e
trattenuta del 5 % dell'onorario per interventi sulla prevenzione e sulla riduzione delle liste d'attes a Questa
trattenuta si affianca - raddoppiandola - a quella già fissata dalla contrattazione collettiva per il Fondo di
perequazione. Rispetto al Ddl di aprile sono spariti i limiti massimi delle tariffe. L a norma afferma che prima
di determinare la tariffa è necessario pervenire a un contratto integrativo. La vigente normativa Contrattuale
collettiva è più precisa perché dice che oggetto di contrattazione sono «i criteri generali» per la definizione
dell'Atto aziendale e per l'attribuzione dei proventi agli interessati. La quantificazione esatta di quali siano
«tutti i costi direttamente e indirettamente sostenuti dalle aziende» e le modalità tecniche del loro
conseguente ribaltamento è questione estremamente delicata ma non può essere negoziabile e deve essere
operata unilateralmente dall'azienda sulla base di «criteri generali» oggetto di accordo sindacale. È
comunque inevitabile osservare che con le novità introdotte dal decreto la tariffa finale per il cittadino
aumenterà in misura consistente. A conclusione delle disposizioni (per il testo si veda www.24oresanita.com
e per la sintesi II Sole-24 Ore Sanità n. 32-33/2012, ndr.) è prevista, nell'ipotesi di grave inadempienza dei
direttori generali delle aziende, oltre alla loro "destituzione" anche «la decurtazione della retribuzione di
risultato pari almeno al 20 per cento»; sulla formulazione non posso che ripetere quanto già scritto e cioè che
nella normativa che disciplina il rapporto del direttore generale non esistono né destituzione né retribuzione di
risultato.
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Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
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«Convenzionamento tutto da valorizzare»
Servono un progetto-obiettivo e un piano di investimenti Acn da rimodulare sui target di salute
Renato Rubin
La questione da cui partire nel "pensare" la riforma delle cure primarie riguarda gli elementi essenziali della
medicina di famiglia: rapporto fiduciario e presenza diffusa sul territorio degli studi medici, oltre al patrimonio
di dati sanitari dei propri assistiti. Se cadono questi elementi - e vorrei precisare che in questo contributo mi
esprimo a titolo strettamente personale - cambia il modello di assistenza territoriale: dalla relazione alla mera
erogazione di procedure assistenziali. Se queste prerogative dovessero venire meno, tanto'varrebbe
cambiare radicalmente il modello di gestione della medicina di famiglia Nel determinare i contenuti della
riforma, è cruciale tenere conto del contesto in cui opera il medico di famiglia, che non può essere ricondotto
a mero esecutore di disposizioni di legge: serve dunque un Patto per la salute che sia in grado di superare la
dicotomia tra medico convenzionato e dipendente. Infine, va considerata la natura giuridica del rapporto di
lavoro: se il medico è un libero professionista non può in alcun modo rientrare nella specificità di un rapporto
di dipendenza. . Va fatta una scelta di sistema: puntare su rapporti ibridi non paga perché non conseguono
sempre l'obiettivo e irrigidiscono il rapporto professionale. Andrebbe valorizzato l'aspetto del conseguimento
dell'obiettivo rispetto all'applicazione delle regole. Da tutto ciò emerge la descrizione della categoria dei
medici di famiglia: professionisti autonomi che, in fondo, si sentono responsabilizzati solo nei confronti dei
propri assistiti. Quindi, o si accetta il modello descritto o si converte il rapporto convenzionale in rapporto di
dipendenza. Nel primo caso si tratta di andare fino in fondo, lasciando ai medici di famiglia la gestione dei
propri assistiti con autonomia nell'ambito degli obiettivi di salute e delle risorse preassegnate. Sistemi di
quasi-dipendenza non raggiungono risultati significativi perché hanno come obiettivo l'erogazione di
prestazioni e non la presa in carico dell'assistito. La situazione veramente paradossale è costituita dall'Acn,
che non si limita a disciplinare la convenzione, ma fissa una serie di regole da attuare attraverso
un'estenuante attività negoziale a vari livelli di responsabilità. La soluzione sta tutta nella determinazione
delle Regioni a elaborare strategie per l'integrazione della medicina convenzionata nei sistemi sanitari
regionali, con una forte condivisione delle scelte necessarie alla tutela della salute dei cittadini. Un buon inizio
sarebbe condividere ruolo e compito delle Aggregazioni funzionali territoriali (Aft) e delle Unità complesse
cure primarie (Uccp). Istituire un compenso a funzione correlato al carico assistenziale e affidare anche ai
medici convenzionati la direzione del distretto. Nella piena responsabilità per il risultato da raggiungere. In
questa sede può forse essere utile raccontare l'esperienza del Veneto, dove alle Aft e alle Uccp sono
assegnati ruoli ben precisi. In particolare, le Aft garantiscono: attività di coordinamento, analisi dei bisogni di
salute della comunità di riferimento, confronto e audit; così come la formulazione di proposte per il
coordinamento intemo alla stessa Aft e di miglioramento dei servizi; infine, la definizione di percorsi e la
dotazione di risorse da parte dell'azienda con riferimento a obiettivi di salute, organizzativi e di sostenibilità.
Inoltre, le Aft comprendono le medicine di gruppo integrate e sono dotate di carta dei servizi che ne
rappresenta la finalità e le dotazioni in cui sono esplicitati le modalità di accesso e gli standard garantiti
nell'erogazione delle prestazioni da parte delle unità d'offerta. Caratteristica peculiare delle medicine di
gruppo integrate (o Uccp) è di essere organizzazioni fondate su un team multiprofessionale e
multidisciplinare, strutturate sulla definizione dei problemi a cui il team stesso deve garantire una risposta.
L'integrazione professionale comprende medici di famiglia operanti in una sede di riferimento, specialisti
ambulatoriali interni e ospedalieri, medici di continuità assistenziale, infermieri, operatori socio-sanitari,
assistenti sociali. Le medicine di gruppo rappresentano nodi della rete territoriale, centrati sulla persona,
orientati sulla famiglia, inseriti nella comunità. Gestiscono la presa in carico dei bisogni socio-sanitari di una
definita comunità; garantiscono la continuità dell'assistenza nelle sue diverse accezioni (gestionale,
informativa, relazionale), assicurando una risposta certa all'assistito nelle 24 ore, anche grazie a forme di
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LA RIFORMA DELL'ASSISTENZA PRIMARIA
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raccordo tra ospedale e territorio e con gli altri nodi della rete territoriale. Tra i compiti delle Uccp c'è la
realizzazione di programmi di prevenzione, l'erogazione di prestazioni per il paziente acuto e la gestione della
cronicità, ampliando il ruolo dell'infermiere nella gestione della cronicità e nella promozione degli stili di vita;
ma anche l'implementazione di percorsi diagnostico-assistenziali basati suri' Ebm e definiti su protocolli
condivisi,, sviluppando la collaborazione consulenziale dello specialista al Mmg anche via teleconsulto. Le
medicine di gruppo garantiscono i Lea, attraverso obiettivi di salute misurabili con indicatori di outeome clinico
e organizzativo, finalizzando le diverse professionalità e valorizzandone il ruolo. Cruciale l'integrazione
informativa/informatica sia a livello orizzontale (tra i componenti del team) sia a livello verticale (con l'azienda
Ulss), grazie all'implementazione di un sistema informativo integrato in cui i medici di famiglia alimentano e
utilizzano in modo professionale la cartella informatizzata, supportati da collegamenti con il sistema
informativo aziendale nell'accesso alla documentazione sanitaria. Le analisi epidemiologiche vengono
integrate anche ai fini di valutare il case mix della propria popolazione assistita e di supportare
l'implementazione di audit interni (tra pari e con le componenti aziendali) e di audit civici, coinvolgendo la
comunità. Per giungere a una soluzione efficiente è necessario ri-fondare la medicina convenzionata,
innanzitutto rivedendo l'impianto contrattuale (l'Acn), che va finalizzato a obiettivi di salute e a funzioni
assistenziali secondo il ruolo assegnato al Mmg. Occorre partire dalle esperienze regionali più significative e
formulare, attraverso la conferenza Stato-Regioni, un progetto-obiettivo che renda operative le prescrizioni
normative. E prevedere un piano straordinario di investimenti. In questo modo la medicina convenzionata
diventerebbe una risorsa effettiva-per il sistema salute. Renato Rubin Responsabile Unità complessa
Assistenza distrettuale e cure primarie Regione Veneto
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Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
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I due nei del Dl: libera professione e assenza della non autosufficienza
Cure primarie e meritocrazia nelle nomine aiutano a promuovere lo sviluppo del Paese Ora serve un
confronto sui Lea
Angelo Lino Del Favero
Ormai tutti lo chiamano "decreto Balduzzi", riconoscendo lo sforzo compiuto dal ministro della Salute per
condurre in porto il provvedimento, sia pure con molti tagli rispetto all'impianto originale. Uno sforzo positivo,
che appare chiaro fin dalla denominazione: «Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese
mediante un più alto livello di tutela della salute». Si tratta quindi di legare in una sinergia virtuosa lo sviluppo
e la tutela della salute, proponendosi di realizzare quella tesi secondo la quale la Sanità, con il suo portato di
conoscenza e di innovazione, può essere volano per la crescita complessiva del Paese, anche sotto il profilo
economico. In questo senso vanno le norme che danno impulso allo sviluppo della medicina territoriale e in
particolare a una più moderna definizione del medico di fami-, glia, inserito in aggregazioni e team, sia
monoprofessionali che multiprofessionali. Un'indicazione che, ovviamente, dovrà ora trovare la sua concreta
attuazione attraverso una concertazione a livello regionale, ma che punta decisamente a offrire ai cittadini -,
risposte sanitarie più "vicine", non solo in senso logistico ma soprattutto in relazione ai bisogni che essi
esprimono. La crescita delle condizioni di cronicità impone, infatti, di trovare nuove formule, che non
costringano i malati e le loro famiglie a fare continuamente la spola tra l'ospedale e la propria abitazione,
moltiplicando i disagi e i costi. E k risposta sostenibile sta proprio nel ridisegnare un'assistenza primaria che,
articolando i diversi profili- professionali, arrivi a garantire un servizio continuativo sul territorio. Credo sia
positiva anche la svolta meritocratica introdotta dal decreto nella selezione dei dirigenti delle aziende sanitarie
e ospedaliere, anche se resta aperto un problema sostanziale: la volontà di reclutare manager di provata ed
elevata capacità si scontra infatti con la difficoltà di poterli realmente attrarre nel Ssn, considerando il
trattamento economico offerto, che resta decisamente inferiore non solo in rapporto al settore privato, ma
anche se confrontato con altre figure apicali dèi mondo sanitario. Da sottolineare, infine, la chiara indicazione
data allo sviluppo della Sanità elettronica, con l'inserimento di questo tema nell'Agenda digitale italiana che il
Governo intende far marciare sempre più speditamente e che può dare risultati straordinari all'efficienza del
Ssn. In contrasto con questo spirito di innovazione, si colloca invece la soluzione scelta per la Ubera
professione intramoenia, nel solco di una tradizione "cerchiobottista" che speravamo fosse tramontata per
sempre. Un doppio canale che comunque ci sforzeremo di utilizzare al meglio, con l'obiettivo di farne una
reale alternativa nell'offerta di servizi all'utenza. v Infine, devo segnalare un'assenza: resta escluso da questo
testo il grande tema della non autosufficienza, che pure dovrà essere ripreso in tempi rapidi perché è
questione centrale per la tenuta e la sostenibilità dell'intero sistema sanitario. Per colmare questa lacuna è
improrogabile l'apertura di un confronto sui Lea, e sulle prestazioni sociali essenziali, senza il quale non si
può pensare di realizzare un effettivo ammodernamento del Ssn. Angelo Lino Del Favero Presidente
Federsanità And
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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FEDERSANITÀ ANCI
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Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
Pag. 12
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Salute digitale, tutte le novità
Nell'Agenda il Fse, certificati malattia via pc e prezzi dei beni sui siti
a cura di Flavia Landolfi e Rosanna Magnano
E' in arrivo sul tavolo del Consiglio dei ministri il pacchetto "Crescita 2" che contiene le nuove misure
dell'Agenda digitale. Il provvedimento era previsto per la seduta del 14 settembre, ma è stato rinviato a una
delle prossime riunioni di palazzo Chigi, a causa dell'assenza di alcuni ministri "chiave" per l'approvazione del
provvedimento. Ad annunciarlo il ministro Passera, "regista" del decreto Crescita 2. Ma intanto, a seguito di
alcune indiscrezioni sui contenuti del provvedimento trapelate nelle settimane scorse, l'Anci ha chiesto un
confronto con il Governo. Il presidente dell'associazione che raccoglie i Comuni italiani, Graziano Delrio,.ha
inviato ai ministri Grilli, Barca, Profumo, Patroni Griffi e Passera la richiesta di «un incontro urgente nel quale
poter condividere la bozza del cosiddetto "decreto digitalia" per poter esprimere le nostre osservazioni in
merito». Ma vediamo i contenuti della parte del provvedimento che investe il settore della salute (nella pagina
una panoramica con le disposizioni di maggiore impatto). Si parte dal Fascicolo sanitario elettronico, con i
dati e i documenti sulla vita clinica e sociosanitaria dei cittadini che però, per essere operativo, dovrà
attendere un decreto attuativo con le modalità tecniche per la gestione pratica da parte delle Regioni. Ci sono
anche le nuove procedure telematìche per le prescrizioni farmaceutiche che seguiranno un calendario
piuttosto stringente con l'avvio entro 6 mesi dall'entrata in vigore del decreto e una messa a regime graduale
dal 2013 al 2015. La "rivoluzione telematica" investirà anche la vita dei dipendenti pubblici che - allineandosi
a quanto già previsto per il settore privato - in caso di malattìa saranno "giustificati" dal medico di base
attraverso un certificato telematico indirizzato all'Inps. Stop, infine, alla Babele informatica nei sistemi contabili
delle Asl e Ao.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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Le norme sull'E-health a palazzo Chigi presto all'esame del Consiglio dei ministri
24/09/2012
Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
Pag. 12
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Per l'impiegato certificato via web
a cura di Flavia Landolfi e Rosanna Magnano
A due mesi dall'entrata in vigore del decreto sull'agenda digitale, in caso di assenza per malattia dei
dipendenti pubblici, la certificazione medica è inviata per via telematica, direttamente dal medico o dalla
struttura sanitaria che la rilascia, all'Istituto nazionale della previdenza sociale, secondo le modalità stabilite
per la trasmissione telematica dei certificati medici nel settore privato dalla normativa vigente. Sono esclusi
dall'obbligo i certificati rilasciati dai medici delle forze arrfiate e dei corpi armati dello Stato nell'esercizio delle
proprie funzioni. Va inviata per via telematica anche la certificazione relativa alla malattia del figlio nel caso in
cui uno dei genitori chieda di usufruire del congedo previsto. Le modalità saranno determinate con
successivo decreto.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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ASSENZE PER MALATTIA NEL SETTORE PUBBLICO
24/09/2012
Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
Pag. 12
(tiratura:40000)
In un clic la «storia» del paziente
a cura di Flavia Landolfi e Rosanna Magnano
Via al Fascicolo sanitario elettronico che raccoglierà i dati e i documenti digitali sanitari e socio-sanitari
raccolti nel corso della vita dell'assistito. Il Fascicolo - dice il decreto sull'Agenda digitale - è istituito per la
«prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione», per lo «studio e ricerca scientifica in campo medico, biomedico
ed epidemiologico» ma anche per la «programmazione sanitaria, verifica delle qualità delle cure e valutatone
dell'assistenza sanitaria». Per essere operativo necessiterà di un altro decreto. Altra novità è l'istituzione dei
registri mortalità, tumori e altre patologie, nonché delle protesi per «registrare e caratterizzare tutti i casi di
rischio per la salute, di una particolare malattia o di una condizione di salute rilevante». Anche in questo caso
sarà necessario un ulteriore provvedimento.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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FASCICOLO SANITARIO ELETTRONICO
24/09/2012
Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
Pag. 14
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Primo trimestre 2012 bocciate 3 Regioni
Il risanamento procede, ma non in modo omogeneo. Il ministero della Salute ha pubblicato i resoconti delle
riunioni di luglio del tavolo tecnico per il monitoraggio della spesa sanitaria. Una verifica sui risultati 2011 anticipati su II Sole-24 Ore Sanità n. 21/2012 - e dell'andamento dei risultati del 1° trimestre 2012 che
evidenzia progressi a macchia di leopardo, con alcune aree - Molise soprattutto, ma anche Campania e Lazio
- segnate ancora da ritardi e difficoltà. Per loro "no" all'accesso ai fondi residui. Per l'Abruzzo, a conclusione
della verifica, Tavolo e Comitato hanno ritenuto possibile erogare alla Regione 60 milioni, quale quota parte
delle spettanze residue (178 milioni); le altre somme potranno essere erogate dopo l'invio e la valutatone
della documentazione sulle criticità ancora presenti. Per la Calabria si sono realizzate le condizioni perché la
Regione potesse accedere alle risorse Fas per 578 milioni, l'esigenza minima di copertura del debito al 31
dicembre 2007. Per la Campania invece è stata ritenuta ancora non sufficiente la documentazione trasmessa
per il 2009, 2010 e 2011 e non sono state erogate somme residue. Anche per il Lazio la documentazione è
stata ritenuta insufficiente rispetto agli adempimenti 2010-2011 e quindi non sono state erogate somme
residue. Va male per il Molise: «Alla luce della persistenza delle criticità più volte riscontrate, è stata valutata
l'insussistenza dei presupposti per erogare alla Regione le spettanze residue legate alle risorse premiali e per
concedere l'accesso ai Fondi Fas per la copertura del disavanzo a tutto il 2009, richieste in riunione dal
Commissario ad acta Iorio» sono le conclusioni del Tavolo. E Piemonte, per quanto riguarda il primo trimestre
2012, ha confermato di aver adottato le iniziative per l'equilibrio economico finanziario con l'assegnazione di
un ulteriore finanziamento regionale di 200 milioni. I Tavoli hanno rilevato che la cornice finanziaria
programmata è stata rideterminata dal decreto sulla spending review. E Tavolo ha chiesto più dati sul nuovo
Pssr, sulla rete dell'emergenza-urgenza e sull'assistenza territoriale. Positiva per la Puglia la valutazione sulla
rideterminazione della rete ospedaliera e il Tavolo ha chiesto- rassicurazione in merito al fatto che nella
stesura del piano di riorganizzazione delle reti assistenziali si sia analizzato il fabbisogno della popolazione
locale e di ridurre l'inappropriatezza delle prestazioni erogate e realizzare gli interventi sulla mobilità sanitaria
extraregionale. La documentazione complessiva quindi non è stata ritenuta ancora sufficiente. Infine, verifica
positiva per la Sicilia ed erogazione di 240 milioni, il 30% del residuo al 31 dicembre 2010 (circa 800 milioni).
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VERIFICA DEI PIANI DI RIENTRO
24/09/2012
Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
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Fare salute in tutte le politiche
Individuati 11 modelli di governarle per costruire ponti tra settori divers
MANUELA PERRONE
Lo slogan è di moda, non c'è dubbio: «health in ali policies», la salute in tutte le politiche. Ma la realtà è ben
lontana dal proclama lanciato dai ministri della Salute europei riuniti a Roma nel 2007. Basta pensare alla
vicenda dell'Uva per capire quanto poco ancora siano diffuse le politiche favorevoli alla salute in ambiti
diversi, dal lavoro all'ambiente. E quanto scarse siano, di riflesso, le valutazioni dell'impatto sulla salute di
ogni strategia attuata altrove. L'«intersettorialità» non è una passeggiata. Ma è indispensabile per
raggiungere gli obiettivi di Health 2020, il programma dell'ufficio europeo dell'Organizzazione mondiale della
Sanità: rafforzare il benessere delle popolazioni del Vecchio Continente, ridurre le disuguaglianze di salute e
potenziare i sistemi pubblici, garantendone la sostenibilità e l'orientamento alla persona. Per aiutare a
costruire nuovi modelli di governance che facilino quei ponti necessari a 'Tare" salute in tutte le politiche,
l'Osservatorio europeo sui sistemi sanitari ha appena pubblicato un corposo volume, «Intersectoral
governance for health in ali policies - Structures, actions and experience», a cura di David V. McQueen,
Matthias Wismar, Vivian Lin, Catherine M. Jones e Maggie Davis. Oltre 200 pagine immaginate come una
guida pratica con tantissime case study, pescati dall'Australia al Nord America, utili a comprendere i
meccanismi perTintei^ettorialità e gli ostacoli da superare. Si parte da un esempio semplice, eppure
lampante: in poco più di due anni in Ucraina le tasse sui prodotti del tabacco sono aumentate più di sette
volte. Le entrate sono passate dai 2,5 miliardi di grivnie del 2007 ai 13 miliardi del 2011. Al tempo stesso le
vendite di sigarette sono diminuite di più del 20 per cento. Un doppio successo - per le casse dello Stato e
per la salute dei cittadini - reso possibile dall'impegno e dalla leadership del ministro delle Finanze.
Analizzando le maggiori esperienze internazionali, i curatori dello studio hanno identificato 11 possibili
strutture di governance intersettoriale. Si parte dalle commissioni di gabinetto, che organizzano i ministri
secondo ambiti di competenza (e che risultano più efficaci di meccanismi più informali per facilitare l'impegno
"incrociato"), con i segretariati di gabinetto a coordinare i processi decisionali collettivi. Esaminando queste
strutture in Manda, Scozia, Galles, Nuova Zelanda e Australia, gli autori evidenziano come le commissioni
con un esplicito mandato per la salute sono rare. Più spesso il ministro della Salute è uno dei componenti di
una commissione in aree come il rinnovamento economico, l'inclusione sociale, la politica intema e i
cambiamenti climatici. Ma il potenziale per funzionare c'è. Anche i Parlamenti potrebbero fare la loro parte
con la creazione di commissioni ad hoc: un esempio è offerto dal processo avviato nella Camera dei Comuni
sulle disuguaglianze sanitarie. A un livello più burocratico posso operare commissioni e unità interdipai
mentali finalizzate a ri-orientare i minis intomo a priorità condivise. Lo stesso fi può essere ottenuto con i
mega-ministt (come è avvenuto in Italia quando il dicast ro della Salute venne assorbito con Lavo e Politiche
sociali nel mega-ministero e Welfare), ma - avverte il volume - ques modello richiede attenzione perché la rie
ganizzazione può far lievitare i costi sen essere efficace. Il joint budgeting è già molto usato Australia,
Canada, Inghilterra, Italia, Olana e Svezia - soprattutto per iniziative legaa specifici segmenti di popolazione,
coìe gli anziani o i malati cronici. Ma l'effiada è ancora da dimostrare, soprattutto ei progetti a dimensione
nazionale. Il fianziamento con delega a un organismo ;tituzionale indipendente può essere un'al;rnativa utile
per centrare l'obiettivo della iromozione della salute: è la strada imbocata con "VicHealth" nello Stato
australiao del Victoria o con il Big Lottery Fund d Regno Unito. Le ultime tre strutture di govemance elencate coinvolgimento della società civile, degli stakeholder con le conferenze della salute e dell'industria attraverso
le partnership (come nel programma svedese Vision Zero contro gli incidenti stradali) - implicano la
partecipazione di attori non istituzionali. Con luci e ombre da approfondire. Una cosa è Certa: le
sperimentazioni fioriscono. Non resta che vedere quali sono le migliori. E perseverare per portare la salute
nell'agenda di tutti.
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Dall'Osservatorio europeo sui sistemi sanitari una guida pratica alì'intersettorialit
24/09/2012
Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
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Foto: Nicole Roggeman - Holding hands
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Pag. 16
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(M.Per.)
Stavolta la rivolta parte dalle donne, sdegnate dai tagli lineari della spending review e dall'attacco sistematico
al Servizio sanitario nazionale equo e universalistico, ma anche dalla crescita delle disuguaglianze e dei costi
per i cittadini. Un gruppo di operatrici dell'azienda ospedaliere San Camillo Forlanini, tra cui la direttrice
dell'Ilo Controllo di gestione, Daniela Donetti, e la responsabile per l'ospedale culturalmente competente,
Maura Cossutta, ha lanciato l'idea di fondare «Se non ora quando Sanità», costola del movimento femminile
che il 13 febbraio 2011 ha portato in piazza oltre un milione di persone per gridare ad alta voce che l'Italia
non è un Paese per donne. L'idea è stata raccolta dal comitato promotore di Se non ora quando ed è stata
illustrata il 7 settembre nel corso di una tavola rotonda alla festa del Pd di Temi. Obiettivo: dare voce ai saperi
e ai talenti delle tante donne che hanno a cuore la Sanità italiana. «Il decreto sulla spending review - ha
spiegato Enza Caruso, economista dell'Università di Perugia - è urta tradizionale manovra di riduzione della
spesa, che non interviene sulla qualità ma solo sulla quantità. Eppure la Corte dei conti ha appena citato il
settore sanitario come l'unico in cui negli ultimi anni è stata attuata una efficace politica di spending review».
Per Cossutta «è in atto un attacco al diritto alla salute, che costruisce la cittadinanza: si dimentica che la
salute riguarda la vita concreta delle persone, le condizioni di lavoro, le relazioni. Chi deve reagire se non le
donne?». Concorda Giorgia Serughetti, del comitato promotore di Se non ora quando: «II movimento lavora
per un futuro a misura delle donne. E non si può parlare di futuro senza parlare di weHare». Snoq Sanità è un
cantiere aperto, come aperto è il "manifesto dei perché" che sintetizza le ragioni dell'iniziativa. Dentro ci sono
catalogati i mali cronici della Sanità italiana, dalla lottizzazione alla carenza di controlli, ma anche le delusioni
per le politiche adottate. Come l'aumento dell'età pensionabile delle donne senza che nulla si faccia «per i
servizi alla persona e le politiche di conciliazione e di parità». Come la mannaia sulla spesa sociale, che fa
crescere le disuguaglianze e aumenta ancora il lavoro di cura (gratuito e non riconosciuto) a carico delle
italiane. «Vogliamo costruire una task force di competenze, professionalità ed esperienze che rilanci il
dibattito culturale e scientifico sulla salute e sulla cittadinanza», dicono Donetti e Cossutta. L'intento è far
emergere lo sguardo delle donne, che sono peraltro la maggioranza degli operatori Ssn (431 mila su 670mila)
e le principali fruitrici dei servizi sanitari. Anche se - a guardare i vertici e la composizione delle
rappresentanze sindacali e ordinistiche, specie nel mondo medico - proprio non si direbbe. Ma questa è
ancora un'altra storia.
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«Se non ora quando Sanità » Le donne fanno muro contro l'attacco al Ssn
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Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
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Dispositivi: acquisti con l'Hta
Migliorano efficienza ed efficacia - Asl e Ao investono meno nelPinnovativiti
Alessandra Fiore, Marie-Madeleine Gianni
II Cerismas (Centro di Ricerche e Studi in Management sanitario) dell'Università Cattolica in collaborazione
con BravoSolution (azienda italiana a carattere multinazionale attiva nella consulenza e nella fornitura di
soluzioni informatiche a supporto dei processi di acquisto), ha approfondito il tema dei processi di acquisto di
medicai device nelle aziende sanitarie e ha raccolto le percezioni degli operatori circa i possibili percorsi di
ottimizzazione di tali processi. In particolare l'attenzione della ricerca è stata posta sulla comprensione del
ruolo che l'approccio dell'Health technology assessment (Hta) può avere - oggi e nel prossimo futuro - nel
guidare i processi d'acquisto dei medicai device. A differenza dei farmaci, per l'acquisto dei medicai device e
delle grandi tecnologie biomediche non esiste infatti una procedura definita per. legge. L'Hta può aiutare: si
tratta infatti di un approccio multidimensionale e multidisciplinare in cui vengono prese in considerazione
variabili differenti, che vanno dall'efficacia alla sicurezza passando per costi, impatto sociale e organizzativo.
E (ale approccio può, a sua volta, essere applicato ai processi di acquisto con l'ausilio di metodologie e
tecnologie di procurement, che favoriscono coordinamento nelle decisioni da parte dei soggetti coinvolti nel
processo di acquisto, oggettività di valutazione multiparametrica, gestione del rischio e trasparenza. I risultati
dell'indagine, realizzata nella primavera 2012, sono stati presentati durante un workshop tenutosi a Milano
presso l'Università Cattolica lo scorso giugno. Lo studio ha fornito una "fotografia" delle procedure di acquisto
utilizzate da un campione selezionato di 40 aziende sanitarie. La survey ha analizzato il ruolo che le
professionalità aziendali (clinici, ufficiò acquisti, direzioni, strutture tecniche ecc.) ricoprono nelle diverse fasi
del processo di acquisto e raccolto la percezione dei dirigenti circa i percorsi di sviluppo che le aziende
dovrebbero intraprendere per ottenere un sistema di approvvigionamento sempre più efficace ed efficiente.
L'indagine ha evidenziato, in particolare, l'estrema eterogeneità dei processi d'acquisto relativi a tecnologie
sanitarie e confermato la complessità delle interazioni e delle interdipendenze esistenti tra i diversi "attori" del
"sistema acquisto". L'indagine ha volutamente diversificato l'analisi del processo d'approvvigionamento di
dispositivi medici "ricorrenti" e "innovativi", dove questi ultimi sono stati definiti come quei dispositivi acquistati
per la prima volta all'interno della struttura. Un primo importante risultato riguarda la propensione all'acquisto
di dispositivi medici innovativi. Suddividendo le strutture sanitarie interrogate in pubbliche/private e Irccs-Ao
universitarie/altre (Asl, case di cura, aziende ospedaliere), è risultato che le aziende che investono
maggiormente in dispositivi medici innovativi sono - differentemente da quanto atteso - quelle pubbliche, le
Ao e i presìdi di Asl piuttosto che le aziende di ricerca o universitarie. Tuttavia il grado di innovatività dei
dispositivi acquistati risulta comunque molto basso: infatti risulta elevata la concentrazione di Aziende
(maggiore del 50%) che acquista una percentuale di dispostivi medici innovativi inferiore a 10 (ovvero nel
90% dei casi sono acquistati dispositivi già comprati nell'anno precedente). Considerando le categorie alla
base dello studio, si registra una maggiore innovatività per le categorie P e K, dato atteso visto l'elevato
sviluppo tecnologico in queste ultime. Dato non confermato solo dalle strutture Irccs-Ao Universitarie che
invece acquistano maggiormente dispositivi medici innovativi della categoria J. Dall'analisi appare evidente
che la maggior parte delle aziende ha comunque acquistato una percentuale di dispositivi medici innovativi
richiesti compresa tra il 90% e il 100% con una maggiore propensione all'acquisto da pai te delle aziende
private. In buon sostanza sembrerebbe che sian proprio le aziende pubbliche svolgere una maggiore funzior
di "filtro" della domanda di inne vazione generalmente espress dai clinici. In queste aziende mancato acquisto
è stato motivz to prevalentemente per la mancai za di evidenze scientifiche suff denti in merito ai dati di
sicure: za ed efficacia del dispositivo ì chiesto. Questo dato evidenz che laddove si sia espressa ui volontà di
governare l'innovazic ne, l'approccio adottato Ha tìpicamente una radice scientifica quindi coerente con la
logica dell'Hta. Il processo d'approwigionamento, sia per i dispositivi ricorrenti, sia per quelli innovativi, è
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CERISMAS/ Ricerca sulle metodologie di sceka dei medicai device nel pubblico e nel private
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Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
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risultato molto eterogeneo e, per la gestione di alcune fasi, è praticamente impossibile individuare un ruolo
omogeneo nelle varie strutture. Nell'ambito del processo di approvvigionamento dei dispositivi medici
ricorrenti, emergono chiamente il ruolo dei clinici nel fornire informazioni, in particolare nella fase di analisi del
bisogno, e il ruolo dell'Ufficio Acquisti preponderante in molte fasi del processo escluso il monitoraggio delle
performance dei fornitori aggiudicatali. E contributo della Direzione sanitaria è, invece, estremamente
differenziato. Le fasi in cui interviene maggiormente sono la valutazione dell'appropriatezza, la valutazione
delle offerte e l'aggiudicazione. D servizio di ingegneria clinica, le unità di Hta - in quei pochi casi in cui 'sono
presentì - e la farmacia non hanno un ruolo chiaramente delineato in questo campione, se non in rarissimi
casi. Infatti, in alcune aziende emerge il ruolo di "monitoraggio" del servizio di Ingegneria clinica in quasi tutte
le fasi del processo, fatta eccezione per la valutazione delle offerte. La farmacia contribuisce in modo
significativo in tutte le fasi solo in alcune aziende, in altre non contribuisce affatto. Sembrano esistere due
categorie di aziende: quelle in cui la farmacia è 'Torte" e quelle in cui è "debole". Il vero assente in questo
processo è il controllo di gestione che non compie nessuna attività nelle varie fasi. Concentrando l'attenzione
sui dispositivi innovativi, i mutamenti che subisce il processo non sono sostanziali. Si evidenzia, in particolare,
un aumento delle competenze del clinico soprattutto nell'espressione del fabbisogno, nella definizione dei
requisiti tecnici e nel monitoraggio, mentre il ruolo decisionale dell'ufficio acquisti diminuisce producendo Una
crescente rilevanza delle unità di Hta e il servizio di ingegneria clinica (soprattutto nella razionalizzazione dei
requisiti tecnici). Inoltre emerge debolmente il contributo del controllo di gestione. In buona sostanza, le
aziende iniziano solo ora a comprendere l'importanza di affrontare in modo differenziato le "reali innovazioni"
rispetto agli acquisti "ricorrenti". Dall'analisi delle prospettive a tre anni (obiettivi assegnati alla funzione
acquisti) si evidenzia ancora una maggiore eterogeneità del ruolo dei singoli attori all'interno del processo di
approvvigionamento, soprattutto per i dispositivi innovativi. In particolar modo le aziende auspicano cimici
sempre più coinvolti nella valutazione dell'appropriatezza, nello scouting del mercato e nella decisione finale
e vorrebbero avere Direzioni sanitarie maggiormente coinvolte nella fase di rilevazione del fabbisogno (al
posto dei clinici) e nel monitoraggio dell'impatto. Il molo dell'ufficio acquisti dovrebbe concentrarsi sulle fasi
centrali del processo (requisiti tecnici, scouting mercato, valutazione offerta), mentre i servizi di Ingegneria
clinica e le funzioni di Hta dovrebbero contribuire maggiormente nei domini tipici dell'ufficio acquisti (requisiti
tecnici, scouting del merca. to, valutazione delle offerte e monitoraggio) con ruoli decisionali. La farmacia
invece, dovrebbe essere maggiormente coinvolta nello scouting del mercato, mentre le aziende non
percepiscono nessuna utilità nel ruolo svolto dal controllo di gestione. Interessanti i dati relativi alll'utilizzo di
soluzioni informatiche a supporto del processo d'acquisto dei dispositivi; se a oggi questo risulta poco diffuso,
e comunque maggiormente concentrato nella fase di raccolta delle offerte e di aggiudicazione, sembra invece
rappresentare uno dei percorsi di innovazione organizzativa maggiormente auspicati dalle aziende
intervistate. La maggior parte delle aziende, infatti, li vorrebbe utilizzare soprattutto per la consultazione del
mercato e, a seguire, per la raccolta e valutazione delle offerte, l'aggiudicazione e il monitoraggio delle
performance dai fornitori. In generale le aziende indicano come priorità l'esigenza di migliorare la propria
capacità di valutazione, per elevare il livello di appropriatezza negli acquisti favorendo così risparmi negoziali.
Si auspica una riduzione del numero di fornitori e una loro razionalizzazione, al fine di rendere più efficiente il
processo di acquisto. Ma non emerge un paradigma omogeneo e chiaro per il futuro e il contributo che l'Hta
potrebbe fornire non è percepito in modo diffuso. I risultati dell'indagine, ancorché preliminari, evidenziano
come i processi di acquisto per i medicai devices rimangono ancorati a modelli tradizionali in cui i diversi
attori intervengono in fasi diverse, con scarso coordinamento. Sono rare le situazioni, invece, dove le
competenze cliniche, economiche e tecniche risultano operare secondo percorsi condivisi e genuinamente
multidisciplinari. Pur esistendo una consapevolezza diffusa circa l'utilità di tale collaborazione, le barriere e le
resistenze sono più forti delle pressioni all'efficienza che nascono della situazione econemico-finanziaria.
Comunque restituiscono un panorama che si presenta in evoluzione, con modelli di gestione del processo di
acquisti estremamente diversi nelle diverse aziende analizzate. Se infatti proviamo a classificare il processo
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di acquisto, considerando come parametri il numero di attori che rientra nel modello decisionale e la
specializzazione nel ruolo, si evidenzia che il maggior numero di aziende ricade nel modello tradizionale, cioè
caratterizzato da pochi attori che hanno un ruolo a elevata specializzazione. L'integrazione tra funzioni di Hta
(che dovrebbero prevalentemente concentrarsi sulla valutazione delTappropriatezza e sul monitoraggio) e
fasi "centrali" dei processi di acquisto, appaiono quindi limitate e la collaborazione interprofessionale non
sembra emergere come lo standard di riferimento. Nonostante sia chiaramente percepita l'utilità di strumenti
Ict a supporto dei processi di procurement, questi appaiono ancora poco diffusi, anche se rientrano nelle
priorità segnalate dalle aziende del campione. In buona sostanza da un lato le aziende ancora non
percepiscono l'Hta come uno strumento da integrare per migliorare il processo di acquisto e, dall'altro, pur
percependo l'importanza dell'efficientamento del processo di acquisto, in generale appaiono ancora in ritardo
nell'adozione di strumenti che potrebbero garantire tale maggiore efficienza ed efficacia. Alessandra Fiore
Unità di Valutazione delle tecnologie, Policlinico Universitario Agostino Gemelli Marie-Madeleine Gianni
Account Director BravoSolution
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Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
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II controllo della spesa parte solo dall'azienda
Americo Cicchetti
II capitolo di spesa sui dispositivi medici è stato oggetto di specifico interesse nei recenti provvedimenti sulla
spending review nel Servizio sanitario nazionale. Il motivo di questa attenzione risiede nella constatazione
degli alti tassi di crescita della spesa sanitaria per beni e servizi e per i dispositivi medici in particolare in
questo ultimo decennio. Pur rimanendo un settore globalmente meno regolato rispetto a quello del farmaco, i
provvedimenti di controllo della spesa pubblica del 2011 (in particolare il Dlgs 98/2011) e del 2012 (decreto
legge 96/2012) hanno introdotto nuovi meccanismi di monitoraggio della spesa sostenuta per i dispositivi tra
cui il tetto massimo pari al 5,2% della spesa globale Ssn per il 2012 fino a raggiungere il 4,8% nel 2014, la
centralizzazione di alcuni acquisti e altre iniziative. Ciononostante, il quadro istituzionale di riferimento
assegna al livello aziendale una grande parte di responsabilità nell'acquisizione di tali tecnologie ed è proprio
a questo livello che è necessario agire per migliorare le procedure di acquisto, in modo da ottenere
l'innalzamento dei livelli di appropriatezza clinica con un occhio alla sostenibilità del sistema. In tempi di
spending review, in cui le esigenze di finanza pubblica impongono sacrifici e immediati, è inevitabile che il
senso dell'urgenza porti a operazioni di tipo "top-down", che però rischiano di tradursi in tagli e non
necessariamente in una riduzione degli sprechi. Per questo è indispensabile mantenere l'attenzione sul livello
aziendale per ottimizzare i processi di gestione a questo livello. Gli interventi urgenti di queste settimane per il
contenimento della spesa sono assolutamente necessari e opportuni, ma non affrontano i problemi alla
radice. Se oggi siamo impegnati in un'attività di "tagli agli sprechi" vuoi dire che nel passato non abbiamo
avuto volontà e forse strumenti (tecnici e istituzionali) per governare con efficacia l'ingresso delle tecnologie
nei nostri ospedali e non siamo stati in grado di "disinvestire", ovvero escludere dai nostri prontuari,
tecnologie oramai non più appropriate, superate, obsolete e in alcuni casi addirittura dannose. L'attenzione
che il tema sta avendo in questo periodo deve essere sfruttata per diffondere un modello complessivo per il
governo dell'innovazione e il disinvestimento nelle aziende del Ssn che sia fondato su tre punti fondamentali:
un approccio multidisciplinare alla valutazione e alla gestione della tecnologia; l'integrazione delle fasi di
valutazione, selezione, acquisto e monitoraggio; l'assunzione di responsabilità e la trasparenza. 1. In primo
luogo avere tecnologie appropriate e innovazione sostenibile implica il contributo di tutte quelle competenze
professionali indispensabili per verificare il reale impatto della tecnologia sul sistema. Di particolare
importanza è la disponibilità dei clinici nella definizione dei fabbisogni secondo modelli che tengano conto sia
delle evidenze ed esigenze "locali", che delle indicazioni che emergono dalle analisi di Health technology
assessment e dalla sintesi delle migliori evidenze scientifiche disponibili. A questo proposito è indispensabile
avviare un framework nazionale in grado di garantire la produzione sistematica e tempestiva di valutazioni
utili alle Regioni e alle aziende per il governo dell'innovazione e del disinvestimento ed è per questo
indispensabile avere strutture qualificate ma soprattutto una classe medica disponibile a impegnarsi nelle
attività di valutazione e ad adottare tali valutazioni a supporto delle proprie.decisioni. 2. Il contributo dei
diversi attori d processo clinici, buyers, tecnici, farmacisti e della stessa direzione, deve ess re inserito in un
percorso integrato sistematico la cui efficienza è lega ali' adozione di soluzioni informatici a supporto delle
procedure che ottimi: zino le capacità di "scouting del mere to" e il confronto tra le disponibi alternative,
incrementando contestua mente la trasparenza. 3. Il modello da ricercare, in ultim massimizza la sua efficacia
se azienc e Regioni sono disponibili a fornire modo tempestivo e affidabile dati s consumi e sui prezzi delle
tecnolog incrementando il li vello di traspareru ed efficienza nel mercato. Americo Cicchetti Professore
ordinario Facoltà di Economie Università Cattolica, Cerismas
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L'ANALISI DEI COSTI
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II prezzo unitario non basta
Ezio Melzi
Ir ecenti provvedimenti 'governativi in materia di spending review prevedono una significativa contrazione
della spesa sanitaria pubblica. Se pensiamo che in Italia l'investimento in Sanità è già inferiore a quello di
numerosi altri Paesi europei - il più recente rapporto Ocse health data indica nel 9,5% del Pii la spesa
italiana, a fronte del 12% di Olanda e dell'11,6% della Germania - è chiaro che la sfida è riuscire a 'Tare di più
con meno...". Andando oltre gli interventi "di emergenza" definiti dal Governo, e pensando a un programma
strutturale e reiterabile nel tempo di razionalizzazione della spesa pubblica, la nostra esperienza mostra il
ruolo cardine che adeguate tecnologie abilitanti possono avere nelle fasi cruciali del processo di
approvvigionamento, soprattutto nel caso di processi decisionali complessi. Lo confermano le esperienze che
abbiamo condotto con numerose organizzazioni sanitarie nel mondo - mi riferisco alle grandi centrali di
acquisto Usa ma anche a decine di aziende ospedaliere ed enti nel Regno Unito. Queste tecnologie abilitanti
consentono a esempio di analizzare la spesa dando all'azienda/ente sanitario piena visibilità su costi (quanto
spendo, per che cosa, con quali fornitori...) ma anche sulle quantità ordinate e consumate. Il tutto con il livello
di dettaglio desiderato, dal più sintetico fino al più granulare. Nei processi di razionalizzazione deEa spesa,
non è infatti sufficiente concentrarsi sui prezzi unitali; un'attenzione particolare deve essere posta al tema dei
consumi poiché il totale della spesa altro non è che il risultato dei prezzi unitari per i volumi acquistati. E
chiaro come questa visibilità sia condizione necessaria per prendere decisioni tattico-strategiche. Conoscere
la spesa significa inoltre poterla parametrizzare a indicatori e ricavare, in modo pressoché automatico, indici
di efficacia da utilizzare, a perimetri confrontabili, anche per rilevazioni di benchmaric La definizione dei
fabbisogni - soprattutto in ottica "anti-spreco" - è un'altra delicata fase che può trarre vantaggio dal supporto
di tecnologie abilitanti, in particolare laddove tale definizione preveda il contributo di più persone, ciascuna
per la propria specifica competenza. Anche la valutazione delle proposte di fornitura, in particolare per
medicai device e attrezzature biomediche, richiede il coinvolgimento in team di decisoti qualificati. Si tratta
quindi di gestire processi collaborativi complessi e articolati. Oggi le tecnologie possono supportare queste
esigenze, in particolare per quanto concerne gli aspetti relativi a scadenzario dei lavori e dei contributi,
gestione delle revisioni delle valutazoni multi-parametricheecc. Una volta identificato il prodotto/servizio e il
fornitore aggiudicatario, si pone il problema di avere la garanzia che il fornitore rispetti le condizioni
contrattuali. Per questo sono state realizzate soluzioni specifiche per il monitoraggio periodico delle
performance dei fornitori, di cui tenere conto nelle successive negoziazioni. Numerose evidenze dimostrano,
in modo inconfutabile, che i processi di razionalizzazione della spesa, se supportati da specifiche tecnologie
realizzate appositamente, possono raggiungere sia obiettivi di risparmio che di miglioramento del livello di
servizio verso gli utenti. Le tecnologie servono infatti a rendere sistematici e reiterabili i processi di analisi e
ad attivare circoli virtuosi di "buone prassi". Buone prassi che - a nostro avviso - possono più facilmente
diffondersi concentrando una parte significativa degli sforzi sulla pratica del benchmarking fra soggetti
omogenei. Ezio Melzi Direttore generale di BravoSolution i ringraziano le Aziende che hanno partecipato alla
ricerca per la loro disponibilità e collaborazione: Fondazione San Raffaele del Monte Tabor, Centro
diagnostico italiano, Policlinico universitario " A Gemelli", Ospedale pediatrico Bambino Gesù, Azienda
ospedaliero-universitaria di Parma, Azienda ospedaliero-universitaria Santa Maria della Misericordia di Udine,
Fondazione Irccs Policlinico San Matteo, Azienda Complesso ospedaliero San Filippo Neri, Azienda
ospedaliera Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi - Polo universitario, Fondazione Irccs Istituto
neurologico Carlo Besta, Ao Cto/M. Adelaide, Fondazione di ricerca e cura "Giovanni Paolo II", Azienda Usi
di Cesena. Per maggiori informazioni si riporta al sito http://www.cerismas.com
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L'IMPATTO DELLE TECNOLOGIE
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La prevenzione che parte dai banchi
Dalla lotta al fumo al contrasto delle dipendenze la sfida degli stili di vita salutari
Rosanna Magnano
«Sbam!» per sostenere scelte alimentari corrette e uno stile vita attivo; «Unplugged» sulla prevenzione
deU'uso di sostanze basato sul modello dell'influenza sociale e delle abilità psico-sociali affettive: «II Club dei
vincenti» e «Liberi di scegliere» contro il tabagismo e «Dal palcoscenico alla realtà» sulla sicurezza sul
lavoro. Sono i nomi di alcuni dei programmi didattici contenuti nel catalogo messo a disposizione degli
insegnanti pugliesi per organizzare cicli di lezioni incentrati su diversi temi "critici" che riguardano la salute e il
benessere psicofisico dei ragazzi. I professori possono così scegliere di trattare argomenti specifici, con
l'ausilio di materiali scaricabili dal web, con il supporto dell'assessorato alla Salute, delle Asl di competenza e
degli esperti dell'Ufficio scolastico regionale. È "Scuola in Salute", il Piano strategico varato dalla Regione
Puglia per la promozione della salute nella scuola, un'iniziativa preposta alla prevenzione e alla promozione
di corretti stili di vita. Il ventaglio di ""argomenti è articolato: prevenzione del tabagismo; incidenti stradali
alcool e droghe correlati; prevenzione dei comportamenti a rischio; alimentazione e attività fisica; affettività,
sessualità, prevenzione delle malattìe sessualmente trasmesse e promozione della vaccinazione antì-Hpv;
promozione della sicurezza nei luoghi di vita e di lavoro. - «Scuola in salute ben interpreta lo spirito delle
politiche sulla salute portate avanti dall'Assessorato - spiega l'assessore regionale alla Salute, Ettore Attolino
- perché è una pratica virtuosa di prevenzione che rappresenta il modello di tutela della salute costruito non
sulla medicalizzazione e suU'ospedalizzazione ma sulla cura della persona, dei suoi bisogni, delle sue
peculiarità». La prevenzione, quindi, mette le radici nella scuola, il luogo in cui si definiscono caratteri,
attitudini, predisposizioni. «Per questo Scuola in salute - continua l'assessore - non si limita a dare
informazioni ma si prende cura della sfera emotiva e relazionale del giovane, rinforzando attraverso i
programmi proposti quelle competenze socio-affettive che permettono di affrontare i cambiamenti e le
difficoltà della vita quotidiana, provando così a prevenire disagi, conflitti, fragilità, insicurezze». Il progetto
nasce da una partnership tra assessorato alle Politiche della salute e Ufficio scolastico regionale per la
Puglia. Il primo passo è stato la sottoscrizione, nel 2011, di un protocollo d'intesa per favorire iniziative e
progetti di qualità atti a rendere sistematica l'attività di promozione dell'educazione alla salute nella Scuola
attraverso un modello di governance interistituzionale.
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PUGLIA/ Varata l'iniziativa «Scuola in salute»: un ventaglio di programmi didattici in partnership con le Asl
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Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
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Prende forma il Ssr integrato
Accorpamenti e sinergie interaziendali al cuore del provvedimento
Franco Tanel
Inizia il prossimo 20 settembre in Friuli Venezia Giulia, con l'avvio dell'esame da parte della Terza
Commissione, l'iter di approvazione del disegno di legge "Riordino istituzionale e organizzativo del Servizio
sanitario regionale" (Ddl n. 216) presentato dalla Giunta lo scorso 25 luglio. L'obiettivo del vicepresidente
regionale e assessore alla Sanità Luca Ciriani (ha ricevuto la delega, contestualmente alla presentazione del
disegno di legge, dal Presidente Renzo Tondo che l'aveva tenuta fino a ora per sé) è di portare in Consiglio il
provvedimento entro ottobre. La Giunta punta a far approvare il nuovo assetto della Sanità, che è previsto
dovrebbe entrare in vigore il primo gennaio 2014, prima delle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale, in
calendario nella primavera del prossimo anno evitando, se possibile, di portare la discussione in aula quando
il clima pre elettorale infiammerà le sedute. Gli obiettivi della riforma sono, negli intenti, semplici: secondo la
Giunta, la Sanità regionale è già a u« livello di eccellenza, ma è necessario prevedere un miglioramento delle
prestazioni e, soprattutto, la sua sostenibilità in futuro, a fronte di un aumento della domanda per
l'invecchiamento della popolazione contestuale a un calo delle risorse economiche disponibili. Ricordiamo
che dal 1997 la Regione è fuori dal Servizio sanitario nazionale e che le risorse per il comparto sono garantite
dai due decimi delle entrate tributarie riscosse in loco. Entrate che la crisi sta pericolosamente erodendo, a
fronte di una spesa che si aggira complessivamente sui 2,5-2,6 miliardi di euro l'anno. Il Ddl presentato, dopo
una gestazione durata molti mesi, è un testo molto asciutto, di appena nove articoli. Il nuovo modello
organizzativo prevede il dimezzamento delle attuali sei Aziende per i servizi sanitari, che quindi diventano tre,
affiancate dalle Aziende ospedaliero-universitarie di Udine e Trieste, dall'Azienda ospedaliere di Pordenone e
dagli istituti di ricerca e cura "Centro di riferimento oncologico di Aviano" e Burlo Garofalo di Trieste. Più nel
dettaglio, dairaccorpamento delle Ass a l 'Triestina" e della n. 2 "Isontina" nascerà l'Azienda per i servizi
sanitari Giuliano-lsontina, mentre le Ass n. 3 "Alto Friuli", Ass n. 4 "Medio Friuli" e Ass n. 5 "Bassa Friulana"
andranno a formare una unica Ass denominata "Friulana", n tutto attraverso un decreto del Presidente della
Regione. Inoltre, la legge di riordino prevede che la azienda ospedaliero-universitaria di Udine incorpori
l'Istituto di Medicina fisica e riabilitazione Gervasutta di Udine (attualmente inserito nell'Ass n. 4 "Medio
Friuli"), date le sue caratteristiche di presidio di riferimento regionale per la riabilitazione. In base a questa
ipotesi di organizzazione, la struttura sanitaria regionale sarebbe ridisegnata secondo i parametri, in termini di
posti letto e personale, riportati nella tabella. Un'altra importante novità riguarda i distretti, il cui ambito
territoriale sarà ridefinito entro la fine del 2014 dai nuovi direttori generali, previo parere di Province e
Comuni, con il vincolo che la popolazione di riferimento non potrà essere inferiore ai lOOmila abitanti,
escludendo però le zone montane. Sarà la Regione poi, attraverso la programmazione e gli indirizzi
organizzativi, che dovrà definire le forme e le modalità per integrare Ass, Ao e Irccs anche per garantire la
continuità assistenziale, lo scambio dei professionisti sui percorsi di assistenza e la realizzazione di economie
di scala. Secondo la Giunta, per l'attuazione, il disegno di legge non ha bisogno di procedere alla modifica del
sistema normativo regionale esistente perché le norme che disciplinano gli enti del Ssr sono perfettamente
applicabili in un sistema istituzionale e organizzativo diverso da quello attuale. In ogni caso si procederà a
una "manutenzione" delle leggi vigenti per adeguarle anche da un punto di vista formale al nuovo assetto.
Dalla riforma, sul cui disegno le opposizioni hanno già espresso dure critiche, la Giunta si aspetta di ottenere,
grazie alla riduzione delle aziende e all'aumento delle loro dimensioni, significativi risparmi economici ma
anche una maggiore continuità di cure tra ospedali e territorio. La proposta di riordino
Ass Giuliano-lsontina Ass Friuliana Ass Friuli occidentale Aou Trieste Aou Udine (con Gervasutta) Ao
Pordenone Irccs Burlo IrccsCro
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F. VENEZIA GIULIA/ Parte l'iter di approvazione del Ddl di riforma del servizio sanitario
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Una rete di Mmg mappa le prestazioni
Laura Viggiano
Produce già i primi risultati il network di medici campani che ha elaborato un'analisi complessa su 760mila
assistiti creando una banca dati della salute. Un lavoro che ha portato alla realizzazione di un Osservatorio
sulla qualità dell'assistenza basato su un sistema che ha comportato tra l'altro un miglioramento
dell'appropriatezza e la correzione, ove necessario, dell'approccio medico-paziente-patologia e ha permesso
di calcolare una prospettiva di vita inferiore di due anni per i campani rispetto a chi nasce e vive in Lombardia.
L'indagine, realizzata dal Consorzio nazionale delle cooperative mediche e dalla Società italiana di medicina
generale, ha realizzato per la prima volta in Campania una mappa dettagliata delle patologie più diffuse. E ha
valutato la coerenza scientifica delle prestazioni erogate ai 760mila pazienti dai medici di famiglia e,
indirettamente, dagli specialisti territoriali. «In questo modo lo studio sull'operato dei medici, finora basato
principalmente sull'analisi della prescrizione effettuata al paziente, viene integrato da un sistema di verifica
basato sull'analisi della prestazione», spiega Giovanni Arpino, presidente della Simg Campania.
L'osservatorio è costituito da una rete informatica che permette un audit clinico attraverso l'elaborazione di
un'analisi sintetica, un'analisi del problema e un audit di gruppo. I 620 medici di famiglia coinvolti, operanti
nelle cinque province della Regione, inseriscono i dati dei pazienti nel circuito informatizzato e condiviso.
Dalle notizie inserite è possibile per la Simg e il Consorzio valutare anche l'approccio e il metodo utilizzato dai
medici di famiglia per affrontare le differenti patologie. Questo ha permesso di tarare percorsi formativi ad
hoc, e suggerimenti utili a correggere inappropriatezze nelle prescrizioni e a favorire diagnosi precoci. Dai
dati emersi, il metodo riesce ad agire efficacemente sul miglioramento dell'appropriatezza. «Se questo
modello si applicasse regolarmente, sarebbe possibile avere risparmi di circa il 15% sulla spesa farmaceutica
e di oltre il 25% sella diagnostica», afferma GaetanO Piccinocchi, segretario nazionale della Simg,
sottolineando che «l'associazionismo previsto dal decreto Balduzzi in Campania è già attivo da più di 10
anni». Il database contiene dati relativi al 60% delle patologie più diffuse, raccolti anche sulla base di sei
progetti di studio autorizzati e monitorati per ciascuna patologia da un comitato scientifico composto da
medici di famiglia, docenti e ricercatori dell'Università Federico II e rappresentanti delle società scientifiche.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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CAMPANIA
24/09/2012
Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
Pag. 22
(tiratura:40000)
Tumore del seno: nasce al Valduce la prima brest unit comasca
Alberto Vannelli
Per venire incontro alle esigenze del territorio, l'Ospedale Valduce di Corno, da sempre dedicato alla ricerca e
alla cura dei tumori, ha recentemente formalizzato l'istituzione della prima Breast Unit della Provincia. E
tumore al seno è considerato tra i big Killer dell'oncologia. La Lombardia con 169 nuovi casi ogni 100.000
abitanti e una mortalità pari a 36 casi ogni 100.000 abitanti si colloca tra le Regioni maggiormente
interessate. Ma a Corno le statistiche parlano di un dato decisamente diverso: 156 nuove diagnosi e 29
decessi. In passato, grazie all'istituzione di un registro tumori dedicato, la Provincia di Corno ha potuto
acquisire informazioni utili sui tumori della mammella e promuovere così campagne di screening adeguate. In
particolare l'Asl di Corno ha attivato da tempo una campagna di screening per la diagnosi precoce dei tumori
al seno dal titolo "per Te". La campagna di screening mammografia), a cui l'ospedale Valduce ha partecipato
fin dagli esordi, è rivolta alle donne asintomatiche e senza particolari fattori di rischio, di età compresa tra 50
e 69 anni. In questo modo è stato possibile identificare sempre più tumori in stadio precoce e raggiungere
una sopravvivenza a 5 anni del 98 per cento. L'attuale Breast Unit con le diverse strunure interdisciplinari
(chinirgia senologica, radiologia; radioterapia; oncologia medica, medicina nucleare; fisiatria; psicooncologia), rappresenta il punto di arrivo di un percorso intrapreso molti anni fa con la creazione del percorso
diagnostico terapeutico assistenziale per le pazienti affette da tumore al seno. Essa rappresenta il più
efficace strumento di azione, attualmente ae: e un" unità interdisciplinare specialistica finalizzata non solo alla
prevenzione, ma soprattutto alla diagnosi e al trattamento medico-chirurgico della patologia senologica,
secondo i criteri di eccellenza riconosciuti e le linee guida accreditate a livello internazionale. Dopo la sua
istituzione ha ricevuto il riconoscimento di Full Member per entrare a far parte della rete dell'Unità di
Senologia: The Network of Breast Cancer Centres, che riunisce a livello internazionale i centri specializzati
nella diagnosi e nella cura di questo tumore. La Breast Unit fa anche parte dei centri che costituiscono il
progetto S.o.l.e. e collaborano con l'Istituto Ieo di Milano nei progetti di ricerca sul carcinoma mammario. Al
suo interno si svolgono incontri settimanali multidisciplinari, volti alla discussione, dei casi cimici e alla
pianificazione del percorso diagnostico-terapeutico, che viene successivamente comunicato alle pazienti in
sede di visite collegiali ambulatoriali. Tra le più recenti acquisizioni vanno segnalate l'innovativa metodica per
la valutazione intraoperatoria del linfonodo sentinella, che utilizza l'analisi Osna e permette al chirurgo di
procedere se necessario alla dissezione ascellare in un unico tempo operatorio, oltre all'attivazione di un
servizio di consulenza genetica per le donne operate ad alto rischio famigliare per carcinoma mammario con
la possibilità di esecuzione di un test per le mutazioni dei geni Brca 1 e 2. Alberto Vannelli Dirigente medico
Chirurgia oncologica Ospedale Valduce Como
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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LOMBARDIA/ 2
24/09/2012
Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
Pag. 24
(tiratura:40000)
Farmacìa meno cara del Ssii
Distribuzione diretta e per conto: risparmi del 30% passando nei presìdi
Sara Todaro
Risparmiano tanto grazie allo sconto di legge. Ma rischiano di sprecare quasi tutto il vantaggio con la
distribuzione "casareccia". Così alle Asl la chimera della distribuzione diretta dei farmaci può costare oltre il
30% in più del necessario. A misurare per la prima volta quanto costa davvero al Ssn distribuire una
scatoletta di medicinali è uno studio realizzato dalla Fondazione Cref (Centro ricerche economiche e
formazione), presieduta da Damiano Degrassi, presentato martedì scorso a Roma, in un convegno
organizzato da Federfarma. Realizzato grazie alla collaborazione con la Asl 1 triestina - il cui direttore, Fabio
Samara ha accettato di aprire i conti della spesa relativa al 2010 - lo studio ha analizzato tutte le strutture
della Asl coinvolte nella distribuzione diretta e tutte le fasi operative (acquisto, distribuzione, amministrazione,
gestione del magazzino), quantificando i costi di ciascun passaggio e simulando cosa sarebbe accaduto se
gli stessi volumi di prodotto fossero stati distribuiti "per conto", facendo ricorso alla rete delle farmacie
territoriali. Risultato: l'Azienda sanitaria locale ha speso 20 euro per ogni confezione consegnata al paziente;
le farmacie avrebbero garantito lo stesso servizio (e molta maggior comodità all'assistito) per soli 16 euro a
pezzo. «È stata utilizzata una azienda territoriale pura, priva di strutture ospedaliere, che avrebbero potuto
alterare i risultati. Nel 2010 la Asl ha distribuito direttamente farmaci per un valore complessivo di 2,9 milioni
di euro spendendone 890mila per la distribuzione. Passando attraverso le farmacie avrebbe risparmiato
680mila euro, 14 a confezione», ha spiegato, commentando la ricerca, Andrea Ciarlarli docente di Economia
aziendale all'Università di Udine. «I dati dimostrano quindi che non è vero che la distribuzione diretta è
necessariamente più economica: è una idea precostituita, tanto che non sono disponibili rilevazioni
sistematiche su questo punto». Sulla trasparenza e scientificità dello studio nulla da eccepire: «Pubblico e
privato hanno lavorato assieme, coinvolgendo i dipendenti della Asl. E anche così ci sono voluti 8/10 mesi per
fare chiarezza _ sui costi di produzione - dice ancora Garlatti -. E dato che non stiamo parlando dell'azienda
sanitaria più • inefficiente del Paese è lecito pensaie che altrove i risparmi potrebbero essere anche
maggiori». A puntare il dito sulla «scarsa comphance» dei sistemi contabili è stato anche Luca Anselmi,
Ordinario di Economia aziendale a Pisa e docente della Scuola superiore della pubblica amministrazione a
Roma, che con Garlatti ha fornito una chiave interpretativa dello studio: «D sistema di raccolta dati è carente ha detto - tutto è affidato allo spontaneismo, ogni Regione ha adottato sistemi diversi e questo rappresenta
un ostacolo rilevante all'efficientamento del sistema». Cauto ma interessato il commento di Claudio De Giuli,
consigliere giuridico del ministro della Salute: «Se queste indicazioni saranno confermate non potremo che
prenderne atto. E starà alle Regioni agire». Pronta a promuovere ulteriori verifiche sul territorio FedersanitàAnci: «È indispensabile esplorare qualsiasi possibile forma di risparmio ha detto il segretario generale, Fabio
Sturani - perché gli ultimi provvedimento del Governo rischiano di mettere in seria difficoltà organizzazione e
gestione». Gli esiti dello studio hanno peraltro già un padrino d'eccezione: il presidente regionale Renzo
Tondo: «Presenterò io stesso lo studio in Conferenza delle Regioni, perché venga esaminato dagli altri
presidenti - ha detto - perché in periodi come questo nessuna ipotesi di risparmio può essere ignorata specie
nel settore sanitario». Un balsamo per la presidente Federfarma, Annarosa Racca: «La ricerca del Cref fa
emergere costi aggiuntivi della distribuzione diretta finora sottovalutati e dimostra che la distribuzione dei
farmaci attraverso le farmacie rappresenta anche un'opportunità di risparmio per le Regioni e per il Ssn». Di
più. Lo studio accende i riflettori sulla farmacia come «patrimonio logistico da valorizzare». Una carta in più
da giocare al tavolo della rimunerazione che proprio le Regioni hanno voluto spostare dalla Salute in casa
Aifa.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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LOGISTICA / Studio della Fondazione Crefdel Friuli Venezia Giulia sui dati della Asl I Triestina
24/09/2012
Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
Pag. 25
(tiratura:40000)
Enpam pronto al ricorso contro la «tripla tassazione»
«La previdenza di categoria rischia di ricevere lo schiaffo della spending review imposta dal Governo. Di fatto
sarebbe una nuova tassa che sottrarrebbe soldi destinati alle pensioni, vanificando l'autonomo e doveroso
percorso di controllo della spesa che la Fondazione ha già efficacemente intrapreso». Parole dure, quelle del
presidente dell'Enpam, Alberto Oliveti, contro la norma della spending review che prevede che gli enti e gli
organismi pubblici taglino i costi intermedi del 5% quest'anno e del 10% l'anno prossimo e che versino i
relativi proventi all'Erario. Oliveti è concorde con l'iniziativa dell'associazione degli enti privati previdenziali di
voler ricorrere alla giustizia europea e annuncia un ricorso tutto italiano: «Come Enpam crediamo di dover
adire anche la via nazionale, fino alla Corte costituzionale, per ribadire il nostro status di fondazione di diritto
privato senza scopo di lucro». «Basta a essere trattati come pubblica amministrazione o come aziende
private a seconda della convenienza per le casse dello Stato», sottolinea il presidente Enpam, ricordando che
gli iscritti sono già sottoposti a una doppia tassazione: gli enti previdenziali privati devono pagare le imposte
sui proventi del patrimonio (per pagare pensioni) mentre i pensionati sono tassati integralmente sui loro
assegni. Ora si aggiunge la terza tassa della spending review. Oliveti interviene anche sulle ipotesi di
"estensione" delle richieste delle Regioni per il decretone di rendere dipendenti i medici di medicina generale
avvisando che «un eventuale passaggio dei Mmg alla dipendenza, trascurando il fatto che attualmente i
contributi vengono pagati sul lordo dei compensi e non solo sugli onorali professionali, avrebbe effetti nefasti
sulla previdenza della categoria». A parità di compenso netto, infatti, la base imponibile per i contributi
previdenziali è più ampia nel rapporto di convenzione rispetto a quello di dipendenza. Le aliquote a carico del
Ssn, invece, sono più basse. D mero passaggio allo status di dipendente, senza modifiche al sistema
contributivo, comporterebbe quindi una riduzione delle pensioni future dei medici. - «Come ente previdenziale
abbiamo il dovere di monitorare con attenzione le dinamiche lavorative dei medici, per i riflessi che hanno sul
fronte contributivo continua Oliveti -. Anche impostazioni progettuali o iniziative che prevedano la fornitura di
servizi o di personale da parte delle aziende sanitarie locali, al posto dell'erogazione ai medici delle relative
indennità, debbono tener opportuno conto della questione previdenziale».
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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SPENDING REVIEW
24/09/2012
Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
Pag. 27
(tiratura:40000)
Quel peculato da intramoenia
Ma non è truffici esercitare la libera professione in luogo non autorizzato
Manuela Perrone
Commette peculato il medico dipendente che omette di versare alla Asl parte delle somme incassate per
prestazioni eseguite in intramoenia "allargata", cioè nel pròprio studio. Ma non integra il reato di truffa l'aver
effettuato visite del tutto clandestinamente in un altro ambulatorio, non autorizzato dall'azienda sanitaria La
sesta sezione penale della Cassazione (sentenza n. 33150^2012, depositata il 23 agosto) toma a definire i
profili della responsabilità del camice bianco Ssn che viola le regole sulla libera professione. E lo fa
accogliendo solo in parte il ricorso di un dottore condannato in primo e secondo grado a due anni di
reclusione per peculato e truffa. Il medico, dipendente di un'Asl napoletana, era stato autorizzato a svolgere
l'attività intramuraria presso il proprio studio. Ma aveva corrisposto all'azienda somme inferiori rispetto a
quelle percepite, falsificando alcune attestazioni. Per questo il tribunale e la Corte di Napoli lo avevano
ritenuto responsabile dei reati di falso ideologico e di peculato. A nulla sono valse le proteste del
professionista, che ha sostenuto in Cassazione come le prestazioni in intramoenia allargata no possono
essere assimilate a quelle di intramoenia semplice, ovvero svolta nei locali aziendali, perché manca in questo
caso l'uso di locali, materiali e personale della Asl. A suo avviso, dunque, l'obbligo di trasferire all'azienda
parte del proprio compenso non vale a qualificarlo come pecunia pubblica . La Suprema Corte non è
d'accordo. «La condotta che viene in considerazione - spiega nella decisione - non è l'attività professionale
intramuraria ma il comportamento successivo a essa», cioè la riscossione delle somme dovute per le sue
prestazioni. Il D p 270/1987, all'articolo 87, stabilisce infatti che i proventi delle attività libero-professionali dei
medici vengono riscossi dall'amministrazione di appartenenza che deve poi attribuire ai singoli camici bianchi
la quota parte di loro spettanza. Nel caso dell'intramuraria allargata, dunque, il medico si qualifica come
pubblico ufficiale nel momento in cui si sostituisce virtualmente ai fiinzionari amministrativi nell'attività
pubblica di riscossione dei pagamenti. Se si appropria degli interi incassi in suo possesso o trattiene somme
illegittimamente, commette indubbiamente peculato. È vero, invece, come affermato dal medico, che non ha
truffato la Asl effettuando visite "clandestine", non autorizzate, in uno studio diverso dal suo. Perché il profitto
ingiusto da lui percepito non pare correlato a una disposizione dell'ingannata (l'azienda) indotta dal
comportamento fraudolento del professionista (non sono stati accertati artifici o raggiri richiesti dall'ar ticolo
640 del Codice penale). La Cassazione pertanto annulla la sentenza d'appello impugnata limitatamente al
reato di truffa «perché il fatto non sussiste» e cancella la relativa pena di sei mesi di reclusione.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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CASSAZIONE/ Confermata la condanna di un medico che sottraeva somme alla Asl
25/09/2012
Panorama della Sanita - N.35 - 17 settembre 2012
Pag. 7
Verso una governance per le cellule staminali
Un tavolo di lavoro sugli studi e l'utilizzo in Italia delle cellule staminali, mesenchimali è stato avviato nei giorni
scorsi dal ministro della salute Renato Balduzzi. Al tavolo partecipano tecnici del Ministero della Salute, dell'
Aifa, dell'Istituto Superiore di sanità e del Centro Nazionale Trapianti allo scopo di raccogliere dati e
informazioni relativi alle patologie trattate, le tipologie di tessuti e di cellule utilizzate, il numero di pazienti e gli
effetti di questi trattamenti. Contestualmente il Ministro ha deciso, come supporto scientifico al Tavolo di
lavoro, la costituzione di un "board di saggi" composto da Angelo Vescovi, direttore scientifico della Casa
Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo e direttore del Centro Europeo di Ricerca sulle cellule
staminali di Terni, da Bruno Dalla Piccola, genetista, direttore scientifico dell'Ospedale Bambino Gesù di
Roma, da Rosalia Giordano, direttore tecnico della CellFactory del Policlinico di Milano, da Massimo
Dominici, responsabile del Laboratorio di biologia cellulare dell'Azienda ospedaliera universitaria di Modena e
Reggio Emilia e da Alessandro Rambaldi, direttore dell'Unità di ematologia degli Ospedali Riuniti di Bergamo.
Il Ministro Balduzzi avviando i lavori del Tavolo ha spiegato che «in un settore in continua evoluzione, ma che
rischia di generare attese eccessive nei pazienti, soprattutto in quelli in condizioni più critiche, è necessario
riunire i risultati delle sperimentazioni in atto per capire quali siano le reali potenzialità di questo tipo di
terapie». Bisogna inoltre, continua il Ministro, «completare il quadro normativo, anche con il coinvolgimento
delle Regioni, e attivare strumenti che consentano al Ministero di comprendere l'eventuale efhcacia delle
terapie finora somministrate e la reale percentuale dei pazienti che ne hanno beneficiato». Il Ministro ha
stabilito che «vi sia un punto unico di riferimento per valutare tutti gli studi e i risultati che si stanno ottenendo,
per approfondire le reali potenzialità di questo tipo di terapie, in modo da garantire elevati livelli di sicurezza
ed evitare che le aziende ospedaliere e i pazienti siano oggetti di false illusioni o di truffe vere e proprie». A
tal hne il Ministro Balduzzi ha avviato un percorso per arrivare alla costituzione di un Registro sui trattamenti
classificati come "farmaci" e su quelli classificati come "trapianti", stabilendo al tempo stesso che sia reso
disponibile un expertise per i professionisti. Il Ministro conferma, anche in relazione ai fatti di Brescia,
l'efficacia di tutte le attività regolatone a partire da quelle di Ai fa e dei Carabinieri del Nas. Ritiene inoltre che
occorra «sviluppare una governance dell'intero sistema dello studio e dell'utilizzo di cellule staminali in Italia
da parte del Governo che risponda alla domanda e dia supporto alle domande e alle aspettative delle famiglie
e dei pazienti con rigore scientifico». Le cellule staminali mesenchimali sono cellule che hanno la capacità di
differenziarsi, crescere e sono in grado di diventare osso, cartilagine, grasso. È stato dimostrato che inoltre
che sono in grado di interagire con il sistema immunitario. Per questo motivo vengono utilizzate all'interno di
studi clinici sperimentali per il trattamento di alcune patologie che riguardano il sistema immunitario, come
quelle che possono sorgere dopo un trapianto. Oggi esistono nel mondo 1206 pubblicazioni che riguardano
l'uso clinico delle staminali mesenchimali. Attualmente sul sito della Federai Drug Administration, massima
autorità di riferimento mondiale per i protocolli clinici di ricerca, sono registrati 259 studi clinici nel mondo che
prevedono l'utilizzo di cellule mesenchimali. Tre di essi sono italiani, contro 20 in Spagna, 9 in Belgio e 8 in
Francia. In Italia i tre studi sono in corso uno tra Pesaro e Pavia e due a Bergamo. Oltre a questi in Italia
esistono 13 Cell-Factory autorizzate da Ai fa dove vengono prodotte cellule staminali, attraverso specifiche
manipolazioni, utilizzate per terapie sull'uomo. Eccone l'elenco: 1) A.o. "San Gerard»" Monza 2) Areta
International Gerenzano (Va) 3) Istituto Neurologico "Cari» Besta" Uptc Milano 4)O.s.Maria Di Terni Celi
Factory Terni 5) Istituti Ortopedici Rizzoli Bologna 6) Ospedale Maggiore Policlinico di Milano "Celi Factory 7)
Molmed S.p.A Milano 8) Fidia Advanced Biopolymers Sri Abano Terme (PdD) 9) Ospedali Riuniti di Bergamo
A.o. Lab. Terapia Cellulare e Genica Bergamo 10) Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia Modena
11) FaBioCell Roma 12) Centro di Riferimento Regionale per la coltura di epidermide umana in vitro e banca
per la crioconservazione dei tessuti. A.o. Ospedale Niguarda Ca' G randa Milano 13) Istituto Scientifico
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Ministro Balduzzi: avviato un tavolo di lavoro e un board di saggi
25/09/2012
Panorama della Sanita - N.35 - 17 settembre 2012
Pag. 7
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori (Irst) Meldola (Fc). L'impiego clinico di una combinazione di
cellule viene considerato terapia farmacologica se la cellula viene sottoposta in laboratorio a manipolazione
estese, come la proliferazione. Negli altri casi è trapianto. Nel primo caso le valutazioni e le procedure di
autorizzazioni sono affidate alPAifa. Nel secondo al Cnt. Resta affidata all'Istituto Superiore di Sanità il
controllo della qualità del prodotto cellulare.
25/09/2012
Panorama della Sanita - N.35 - 17 settembre 2012
Pag. 22
È utile ed opportuno che la costituzione delle " farmacie dei servizi" divenga un "oggetto" rilevante nella
definizione dei contenuti della programmazione locale e riceva adeguata attenzione, in chiave promozionale,
da parte sia del Ssn sia delle associazioni di categoria
Fosco Foglietta*
L'Farmacie dei Servizi" sono ormai una realtà, certamente in evoluzione, sulla base di iniziative episodiche e
spontanee. In fase germinale quasi ovunque, stanno imponendosi in un contesto che vede la organizzazione
della "offerta" dei Servizi Sanitari in profonda crisi da un lato, e alla ricerca di soluzioni alternative, rispetto alla
esperienza fino ad ora maturata, dall'altro. La normativa di riferimento (DLgs N. 153/2009 - "individuazione
dei nuovi servizi erogati dalle farmacie nell'ambito del Ssn" e due decreti attuativi 16 Dicembre 2010 afferenti alla "erogazione da parte delle farmacie di specifiche prestazioni professionali" e alla "disciplina dei
limiti e delle condizioni delle prestazioni analitiche di prima istanza ") stabilisce una possibilità di ampliamento
nella tipologia di prestazioni erogabili dalle farmacie e ne delinea alcune prospettive peculiari in termini di
contenuti operativi (quali prestazioni analitiche e di diagnostica strumentale; quali gli interventi assicurabili da
figure professionali infermieristiche e riabilitative) non fornendo, però, alcun ulteriore dettaglio in merito a
modalità organizzative e gestionali. Queste sono, quindi, il frutto di esperienze puntiformi che stanno
maturando in molte Regioni sia sulla base di qualche indirizzo normativamente definito (ad es. in Trentino
Alto Adige, Veneto, Piemonte e Lombardia) sia a seguito di intraprese organizzate da "soggetti" privati (ad
esempio "Privatassistenza" - Società di Reggio Emilia - attiva in Abruzzo e in Umbria) sia, infine, come
risultato di iniziative promosse direttamente da singoli farmacisti. In ogni caso, l'attenzione dedicata alle "
Farmacie dei Servizi" e il lavoro progettuale ed operativo che ne consegue, derivano in misura del tutto
prevalente dalla considerazione del "vantaggio" che tale, nuova opportunità offre alla professione del
farmacista, alla possibilità di evitare lo scadimento economico in tempi di progressiva contrazione dei volumi
d'affari derivanti dalla vendita del farmaco e di aprire nuovi percorsi di fidelizzazione del cliente attraverso la
ulteriore articolazione dei servizi offerti (oltre che dei prodotti messi in vendita). Un tale punto di vista è
certamente centrale, nella visione imprenditoriale del farmacista, ma non è l'unico possibile e non esaurisce
le motivazioni, altre e rilevanti, che concorrono a definire la prospettiva di sviluppo delle "Farmacie dei
Servizi". Occorre, peraltro, a premessa di queste considerazioni, evidenziare un presupposto, di ordine
generale e di fondamentale importanza: quale sia la portata, presente e futura, della crisi che attanaglia il Ssn
e quali le conseguenze che, prevedibilmente, ne possono derivare. La crisi del Ssn e la sua conseguenza La
crisi è essenzialmente di natura finanziaria. Alle riduzioni di finanziamento attuate dal precedente governo di
"tramontana" memoria (per importi vicini ai 14 miliardi di Euro) si aggiungono i circa 21 miliardi di ulteriore
contrazione del Fsn contemplati nel recentissimo decreto della "Spending review". A ciò deve aggiungersi la
capacità del sistema di riassorbire gli eventuali incrementi di costo determinati dalla crescita fisiologica di
alcuni beni e servizi. Il tutto nel rispetto della imperativa condizione del pareggio di bilancio (insuperabile
vincolo per Regioni ed Aziende) e stante la straordinarietà negativa di cinque Regioni sottoposte a
"commissariamento" e quindi a ricavi bloccati ormai da anni e ancora per anni. Da queste premesse
derivano, in parte, e, in parte si aggiungono alcuni, altri provvedimenti restrittivi, quali ad esempio: la
rimodulazione della spesa territoriale relativa ai farmaci il cui tetto passa, nel 2012, dal 13,3% al 13,1% e, a
partire dal 2013, si assesta ali' 11,5%. Le farmacie sono tenute, inoltre , a praticare sconti che passano
dell'attuale 1,82% ad un più 1,83% per un complessivo del 3,65%. La spesa del personale deve ridursi di un
ulteriore 1,4% calcolato sulla spesa rilevante (al netto degli incrementi contrattuali) al 31/12/2004. Lo
standard dei posti letto ospedalieri accreditati scende al 3,7%o abitanti (comprensivi dello 0,7%o destinato
alla lungo-degenza e riabilitazione) e il tasso di ospedalizzazione standardizzato deve passare dall'attuale
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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La " Farmacia dei Servizi"come presidi sanitari locali: Una risposta alla
crisi
25/09/2012
Panorama della Sanita - N.35 - 17 settembre 2012
Pag. 22
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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180 %o abitanti al 160%o, con un 25% di ricoveri diurni. A tali decrementi si accompagna, da un lato, la
soppressione di intere unità operative e servizi (in altri termini, la diminuzione non può derivare da una
"spruzzata" di soppressioni di posti letto all'interno di un assetto organizzativo della "offerta" che rimanga
invariato) e dall'altro, la corrispondente riduzione delle dotazioni organiche dei presidi ospedalieri. A ciò si
aggiungono disposizioni che: pongono un nuovo tetto di spesa per i "dispositivi medici"; rivedono al ribasso le
tariffe per l'assistenza ospedaliera e ambulatoriale; riducono del 5% gli importi e le connesse prestazioni
relative a contratti di appalto in essere per la fornitura di beni e servizi diversi da farmaci e dispositivi medici;
etc. Dunque, dall'insieme di tali interventi non può non derivare un significativo arretramento della "offerta"
assistenziale pubblica e il corrispondente ampliarsi di spazi che possono essere riempiti da varie soluzioni
alternative; opportunità orientate a rimodulare forme collaborative fra pubblico e privato (profit e no profit;
sanitario e socio sanitario; medico specialistico, diagnostico, ospedaliero e territoriale; etc) all'interno di
contesti regolativi che esaltino il ruolo della programmazione locale. In tal modo la tutela della salute rimane
funzione pubblica, vengono, invece, a modificarsi le modalità attraverso cui essa può essere assicurata. La
identificazione di tali modalità non può, peraltro, prescindere, quanto meno, da un duplice fattore di
condizionamento del rapporto domanda/"offerta" assistenziale in un dato contesto territoriale e demografico.
Il primo fattore è rappresentato dalla tipologia dei servizi e delle attività che tendono a ridursi in maniera più
consistente, con riferimento a particolari bacini di utenza, a seguito della concentrazione sopra illustrata, del
Fsn. In alcuni contesti metropolitani, ad esempio, già si avverte la sostanziale impossibilità di continuare
trattamenti fisiochinetici riabilitativi (ambulatoriali e/o domiciliari) una volta terminato il periodo si ricovero postacuto e a alta intensità riabilitativa in strutture sanitarie o sociosanitarie. Il secondo fattore è costituito, invece,
dalF inevitabile abbandono dei territori a bassa densità demografica ed elevata dispersività orografica ( aree
collinari e montane, in particolare) da parte di piccole strutture decentrate di "offerta" pubblica (sportelli e uffici
del dipartimento di prevenzione ; specialistica ambulatoriale e diagnostiche strumentali a bassa complessità,
ad esempio.). In ragione di ciò le alternative possibili si modulano concretamente, sfruttando in modo mirato
le opportunità di contesto e rappresentando un vitale elemento di riduzione del disagio altrimenti imposto alle
popolazioni residenti. È in questa prospettiva che si consolida e completa il ruolo e la funzione delle "
Farmacie dei Servizi". La Farmacia dei Servizi La "Farmacia dei Servizi" si presenta, conseguentemente, non
solo come un ulteriore "business" per il suo titolare, ma anche come nuovo, potente, presidio sanitario
territoriale poliforme e multifunzionale, non più qualificabile come mero erogatore di "beni" farmaceutici e
parafarmaceutici. Del resto, non poche Regioni, già hanno considerato in tali termini le farmacie inserendole
all'interno delle unità territoriali delle cure primarie (variamente denominate) e quindi integrandole nell'area
dei servizi distrettuali. A ben vedere, in quegli spazi di "offerta" che si aprono a seguito del ridursi delle attività
assistenziali assicurate dal Ssn, la "Farmacia dei Servizi" può rappresentare una risposta privilegiata in
ragione del fatto che offre vantaggi a più "soggetti"/attori della sanità locale. In primo luogo, ai cittadini utenti
che, per una serie più o meno ampia di prestazioni (di natura medico specialistica; infermieristica; riabilitativa;
diagnosticostrumentale; etc.) possono trovare risposte tempestive - con ciò evitando i tempi di attesa delle
prenotazioni Cup - vicino alla "porta di casa" - data la estrema capillarità delle farmacie e considerando i
processi di concentrazione territoriale cui sono sottoposte le sedi erogative pubbliche - ed a prezzi
assolutamente competitivi, giacché quasi tutte le prestazioni certificabili nel "set" di offerta delle farmacie
possono essere acquisite pagando cifre inferiori (o non superiori) ai ticket oggi in vigore. In secondo luogo, ai
titolari delle farmacie stesse. La perdita di fatturato (a seguito, in particolare, della distribuzione diretta dei
farmaci da parte di molti servizi Asl e di Az. Osp.; dell'aumento della percentuale di sconto imposta dalla
normativa vigente; e della crisi finanziaria che riduce la propensione all'acquisto di molti prodotti
parafarmaceutici) e la conseguente riduzione di un certo numero di clienti può, infatti, essere compensata (in
tutto o in parte) dalla vendita di nuove prestazioni, all'interno di un contesto in cui la farmacia: non offre più
soltanto beni, ma anche servizi; allarga la propria filiera di risposte multiformi ad alcuni problemi di salute e fa
del farmacista un punto di riferimento "fidelizzato" per un numero crescente di vecchi e nuovi utenti. In terzo
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luogo ai medici di medicina generale operanti sul territorio. Da un lato, infatti, le prestazioni a bassa
complessità che costituiscono la "offerta" elettiva delle "farmacie dei servizi" (da quelle specialistiche,
diagnostico-strutturali e infermieristico-riabilitative di natura ambulatoriale a quelle domiciliari) rappresentano
anche, in buona misura, l'oggetto dei desideri di molti pazienti - anziani, in particolare - che ne reclamano la
prescri zione con ossessiva frequenza. Il poterli inviare presso una struttura di "offerta", vicina, a bassi costi e
senza tempi di attesa genera, di certo, soddisfazione, migliorando il rapporto fra il medico e i propri pazienti.
Dall'altro lato, le prestazioni refertate possono (previo consenso espressamente acquisito) essere inviate per
via informatica, alle cartelle sanitarie che contengono i dati anamnestici di ciascun paziente, con ciò
alimentando il circuito informativo già consolidatosi - in molte realtà regionali - per quanto concerne un nutrito
insieme di prestazioni fornite dai Sistemi Sani tari pubblici. Infine, alle Aziende Sanitarie Locali Se le "
farmacie dei servizi" non vengono considerate come strutture private che si collocano al di fuori del sistema
sanitario locale governato dalle Asl, bensì come una risorsa ben utilizzabile in quella prospettiva di ricerca di
alternative cui abbiamo accennato poc'anzi, i vantaggi che se ne possono trarre sono assai consistenti. Le "
farmacie dei servizi" , infatti, rappresentano - come si è visto - una risposta appetibile per molti utenti assicurando prestazioni low-cost a condizioni temporali e logistiche quasi ottimali - anche senza essere
convenzionate con il Ssn Ciò comporta una semplicità realizzativa molto più elevata, non necessitando di
"accreditamenti" bensì solo dell'autorizzazione al funzionamento. Ciò nonostante la programmazione locale
sanitaria e sociosanitaria (i vari piani territoriali delle attività distrettuali e/o i Piani di Zona sociosanitari ad
esempio) può (deve) tenerne conto all'interno di una visione organica nella quale le nuove dinamiche di una
"offerta" sempre meno pubblica e sempre più articolata in varie forme alternative (profit e no-profit; volontarie
e non-professionali), si complementarizzano e coordinano nella comune prospettiva di ridurre il grave disagio
che la crisi può produrre nei confronti dei cittadini/utenti. Dunque, diviene più semplice per le Asl concentrare
e quindi ridurre strutture di "offerta" periferiche, oppure prescindere dalla continuità di erogazione di alcune
tipologie di prestazioni se si è consapevoli che su quei territori si crea, comunque, una alternativa al servizio
della popolazione residente. Ciò comporta che il "farmacista" conquisti una posizione più rilevante fra gli
"attori " della programmazione locale e che in tal modo si possano ricucire non pochi strappi derivati da quel
contrasto, talvolta apertamente conflittuale, che si è generato a seguito della massiccia distribuzione diretta
dal farmaco da parte delle Aziende Sanitarie e ospedaliere. Una prospettiva da costruire Alla luce delle
considerazioni fin qui espresse pare utile ed opportuno che la costituzione delle "farmacie dei servizi" divenga
un "oggetto" rilevante nella definizione dei contenuti della programmazione locale e riceva adeguata
attenzione, in chiave promozionale, da parte sia del Ssn sia delle associazioni di categoria. In linea di
massima, credo che un tale sforzo debba avere un preciso obiettivo e non possa prescindere da un proficuo
approccio metodologico. L'obiettivo consiste nel delineare uno o più profili modellistici precisando quei
caratteri organizzativo-gestionali standardizzabili nella prospettiva di assicurare la migliore qualità possibile ai
"costi" più ragionevoli -che, come si è visto, non sono minimamente presenti nella normativa di riferimento.
L'approccio metodologico deve essere funzionale al conseguimento di tale obiettivo. È relativamente
semplice ipotizzare "farmacie"-tipo con una dimensione di "offerta" variabile in ragione del bacino di utenza di
riferimento e tenendo conto dei dati storici di consumo relativi ad una serie di prestazioni. A questo approccio
topdown parrebbe utile, però, affiancare una analisi empirica dell'esistente. Come spesso avviene, la realtà
effettuale presenta elementi di originalità non prefigurabili astrattamente e consegna esperienze compiute da
cui trarre preziosi spunti di riproducibilità. Si potrebbe, pertanto, sviluppare una vera e propria indagine, su
base nazionale, volta a mappare le situazioni già operative descrivendone alcuni caratteri salienti. Innanzi
tutto, è interessante conoscere quali siano le condizioni di "offerta" (quali prestazioni vengono erogate) in
rapporto sia agli assetti fisico-strutturali (gli ambienti predisposti) sia alle dotazioni tecnologicostrumentali
(quali tipi di "macchine" e di attrezzature). È, poi, di fondamentale importanza comparare i costi sostenuti
(attraverso le varie modalità di acquisizione dei fattori produttivi - dal personale ai beni e servizi -) con i prezzi
praticati in rapporto a ciascuna prestazione erogata. Ne consegue, quindi la possibilità di valutare il margine
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di ricavo ottenuto sulla base del dimensionamento quantitativo della utenza servita. Da una tale analisi
sistemica possono derivare alcune, utili, indicazioni; quali ad esempio: • Quante siano e dove siano ubicate,
al momento (per Regione e Asl di appartenenza) le "farmacie dei servizi" già attive; • Quale sia la relazione
fra le caratteristiche del territorio (densità demografica e morfologia) in cui sono collocate e il loro
dimensionamento; • Quali siano i servizi/prestazioni più diffusi e ricorrenti e quali altri rappresentano, invece,
soluzioni più o meno originali e puntiformi; • Quali realtà possano essere individuate come "bench-mark" dei
vari costi di produ2Ìone e quale sia il "range" - per ogni tipologia di prestazione - dei prezzi praticati; • Quali
siano, conseguentemente, le possibili valutazioni costibenefici etc. Da tutto ciò è già possibile trarre qualche
correlazione fra contesto territoriale e organizzazione della "offerta" e fra questa, quantità di prestazioni
erogate e conseguenti margini di guadagno. Tutti aspetti che concorrono a delineare il profilo "standard" di
modelli di "farmacie dei servizi" che, in rapporto alle variabili considerateci presentano come ottimali. A
questo primo, campo di indagine se ne può, poi aggiungere un secondo e un terzo. Innanzi tutto, è di un
qualche interesse rappresentare - Regione per Regione - quali siano i procedimenti autorizzativi in essere (di
maggiore o minore complessità) e quindi il gradiente di difficoltà da superare per dare avvio all'impresa. Mi
pare, inoltre, necessario conoscere se in qual modo si siano instaurati rapporti collaborativi fra "farmacie" ed
Asl di riferimento territoriale. In qualche esperienza già maturata si è tenuto conto del loro potenziale
d'"offerta" nella programmazione locale? I vertici di governo e digestione aziendali sono a conoscenza di
quanto sta accadendo? E via discorrendo. Infine, sarebbe stimolante formulare, a campione, una valutazione
sia di "Customer Satisfaction" allo scopo di cogliere il livello di qualità percepito dagli utenti unitamente a
qualche utile consiglio per migliorare le condizioni di accesso e di "offerta" - sia di gradimento da parte dei
medici di medicina generale afferenti al bacino di utenza di riferimento, richiedendo anche a loro qualche
suggerimento migliorativo. Tutte le informazioni così, complessivamente, acquisite tramite i vari "step" di una
ipotetica indagine, convergono nel creare piste di lavoro orientate, da un lato, a favorire la estensione
dell'esperienza sulla base di una prima, embrionale modellistica e, dall'altro, a stimolare forme collaborative
fra il Ssn e le "farmacie dei Servizi" inserendole quanto più possibile in una prospettiva, organica e
programmata, di rimodulazione della "offerta" assistenziale locale, allo scopo di ridurre gli effetti perniciosi
della crisi che travaglia il Sistema Sanitario Pubblico.
*Presidente Cup 2000
Foto: Fosco Foglietta*
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Al Massaia ridotte le spese per le medicine senza razionamenti delle
terapie
Obiettivo raggiunto grazie all'impiego di una figura professionale particolare: la farmacista di reparto
Ridurre la spesa per le medicine senza razionare le terapie: un obiettivo impegnativo che l'Oncologia del
Cardinal Massaia ha saputo raggiungere anche grazie all'impiego di una figura professionale particolare: la
farmacista di reparto. Si tratta di una delle poche esperienze avviate finora, a livello nazionale, in un reparto
oncologico. Il progetto, decollato sperimentalmente nel 2010 in collaborazione con la Farmacia Ospedaliera e
finanziato con i fondi derivanti dalla ricerca clinica, proseguirà almeno fino al 2013: di recente è stato
rinnovato l'incarico a Paola Graziano, riconfermata alla guida della farmacia di reparto. Si lavora per vedere
riaffermato il trend positivo dell'anno scorso, «quando» sottolinea il primario Franco Testore «abbiamo
raggiunto, per la prima volta, un calo della spesa farmaceutica (-5,45% pari a 263.392 euro) nonostante un
ulteriore aumento (+ 13,11%) delle attività in day hospital». Nei primi sei mesi di quest'anno i pazienti seguiti
in day hospital sono stati 379 per complessivi 2159 accessi ai servizi, con un andamento costante rispetto al
2011. La farmacia di reparto, dotata di un apposito spazio, funziona per quattro ore al giorno, dal lunedì al
venerdì. L'impegno principale di Graziano è la distribuzione dei tarmaci a domicilio per i pazienti, visitati dai
medici nell'ambito del controllo che precede la somministrazione della chemioterapia. La farmacista è inoltre
tenuta ad analizzare i consumi, accertare la corretta conservazione dei farmaci, controllare le scorte e le
scadenze delle medicine, ripristinare quelle mancanti e verificare le terapie dei giorni successivi, richiedendo
alla Farmacia ( )spedaliera, diretta dalla dottoressa Michela Colombo Gabri, i prodotti necessari. «Da quando
abbiamo avviato la sperimentazione, finalizzata anche ad un maggior controllo sull'appropriatezza
prescrittiva» indica Testore «il cambiamento più rilevante, nella gestione delle terapie, è stato l'impegno a
riunire, in una stessa giornata, l'utilizzo di medicinali caratterizzati da un costo particolarmente elevato.
Nell'ambito di una determinata terapia si è cioè tenuto conto delle dosi in milligrammi per paziente, della
grammatura delle fiale disponibili in laboratorio, della possibilità di ribaltare "a cascata" il cosiddetto avanzo
da una preparazione all'altra, in modo da ridurre al minimo lo spreco». «Un altro risultato significativo» spiega
Paola Graziano «è stato il recupero dei farmaci biologici orali, restituiti dai pazienti che non ne facevano più
uso, e il loro confezionamento in dosi unitarie da fornire ad altri utenti. In questo modo siamo riusciti a ridurre
sensibilmente il costo di acquisto per questi farmaci». Accolta con spirito collaborativo da medici e infermieri,
la dottoressa Graziano giudica in modo positivo anche il rapporto con i pazienti: «Per tanti di loro la semplice
consegna della terapia a domicilio - racconta può diventare un'occasione in più per sentirsi seguiti e accuditi.
Soprattutto le persone anziane o più incerte, una volta ricevuta dal medico la spiegazione sulla
somministrazione del farmaco, hanno bisogno di 'ripassare la lezione', cioè di farsi ripetere la posologia del
farmaco o di avere ulteriori indicazioni sulle medicine assunte per altre patologie concomitanti: in quest'ottica
la farmacista di reparto viene vista come un ulteriore punto di riferimento nell'ambito del percorso di cura».
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Asti
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(diffusione:165834, tiratura:254212)
Rafforza le tue difese naturali
L'inf luenza quest'anno potrebbe essere più aggressiva: ecco il dossier sulle sostanze di provata efficacia, in
farmacia e in erboristeria, in grado di potenziare il sistema immunitario
Testo di Anna Guida e Paolo Rossi Castelli
Quest'anno i virus influenzali potrebbero creare qualche problema in più. Secondo l'Organizzazione mondiale
della sanità (Oms), circolerà ancora il ceppo virale pandemico del 2009, il famigerato A/H1N1, ma anche altri
due ceppi diversi da quelli che si erano diffusi negli ultimi due anni (un ceppo B e un ceppo H3N2). «Ci si
aspetta, quindi, una stagione influenzale meno mite e più complessa rispetto alle due precedenti», spiega
Pierluigi Clerici, presidente dell'Associazione microbiologi clinici italiani (Amcli). «E questo richiederà
un'attenzione maggiore alla vaccinazione da parte delle categorie deboli». Alcuni esperti sono più ottimisti. «Il
virus H1N1 gira da anni e molte persone hanno cominciato a sviluppare difese naturali», dice Fabrizio
Pregliasco, virologo presso il dipartimento di scienze biomediche per la salute dell'Università degli Studi di
Milano. «Anche le varianti del ceppo B e del ceppo H3N2 sono ben affrontabili». Niente allarmi eccessivi,
dunque, anche se «i virus influenzali possono provocare effetti pesanti su alcuni pazienti», come ammette lo
stesso Pregliasco. E in più, ci sono i soliti raffreddori e i mal di gola, sempre in agguato quando cala la
temperatura. Vorresti evitare di ammalarti? Le prime regole di sicuro le conosci: lavati spesso le mani con
acqua e sapone, se sono sporche non portarle a contatto con naso, bocca e occhi, cerca di stare lontano da
chi starnutisce o tossisce. E poi c'è il vaccino, in via di preparazione nei laboratori e disponibile da ottobre. Ma
puoi crearti da subito un tuo scudo personale, rafforzando le difese immunitarie. Ecco dunque una miniguida
per costruirti con prodotti da banco e con estratti da piante una barriera contro i virus di raffreddore e
influenza. Troverai anche una parte dedicata ai tuoi stili di vita. Gli sbalzi di temperatura non sono gli unici
nemici in agguato: i timori legati alla crisi economica, al lavoro che scarseggia, al rischio di perderlo o di non
trovarlo sono fonti di stress, e quando siamo troppo stressati le nostre cellule di difesa possono proteggerci
con minore efficacia dalle malattie. LE VITAMINE, I MINERALI E I FERMENTI LATTICI Se segui a tavola
menù variati e completi, ispirati alla dieta mediterranea, assumi già i nutrienti necessari alle tue difese
immunitarie (vedi box sull'alimentazione a pagina 58). Se invece per qualche motivo la tua alimentazione è
carente di alcune sostanze o sei in una situazione particolare, puoi ricorrere agli integratori, tenendo conto
che è sempre meglio sentire il parere del tuo medico: consiglio che vale per un individuo adulto e in buona
salute (a cui è indirizzata questa miniguida), ma che è irrinunciabile se si ha qualche problema, in gravidanza,
durante l'allattamento e con i bambini. Qui un elenco di minerali, fermenti lattici o vitamine di provata efficacia,
in vendita in farmacia senza ricetta medica. ZINCO. Secondo una revisione della letteratura scientifica
pubblicata dalla Cochrane Library (per un totale di 1.360 persone arruolate), lo zinco appare in grado di
prevenire raffreddore e influenza e, se proprio ci si ammala, ne riduce i sintomi e la durata. Perché questo
minerale funziona? Nei test di laboratorio ha dimostrato di agire paralizzando i virus e impedendo loro di
replicarsi. Un'altra ipotesi suggerisce un'azione immunostimolante. È meglio non esagerare, perché si sa
poco di eventuali conseguenze a lungo termine derivate da un uso massiccio. ! In farmacia. Gli integratori a
base di zinco si trovano sotto forma di bustine o compresse. «Per entrambe, la dose consigliata è una al
giorno per uno-due mesi», dice Bruno Cacopardo, professore associato di malattie infettive a Catania. «Il
ciclo si può ripetere dopo una sospensione di 15-20 giorni». ! Attenzione a... «È sconsigliabile l'associazione
con vitamina A, il cui assorbimento è rallentato dallo zinco», precisa Cacopardo. Se durante il trattamento
registri sintomi come nausea, vomito e diarrea, consulta il medico. PROBIOTICI. Una ricerca dell'Università
degli Studi di Milano, pubblicata sul Journal of Clinical Gastroenterology , ha dimostrato che l'impiego
costante di probiotici riduce i casi di infezione e rende le forme influenzali meno aggressive. «Sono
particolarmente efficaci i bifidobatteri (Bifidobacterium lactis) e dei lattobacilli (Lactobacillus rhamnosus e
Lactobacillus plantarum)», spiega Pregliasco, tra gli autori dell' indagine. «Agiscono a livello del Galt, il
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IL TUO CORPO
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
sistema di difesa naturale presente nell'intestino che, grazie alla colonizzazione dei batteri buoni, può
scatenarsi contro virus e batteri patogeni». ! In farmacia. I probiotici sono in bustine o fiale (alcune delle quali
da conservare in frigo). «Ne vanno prese una o due al giorno, basta guardare il dosaggio indicato nella
confezione, per 12-15 giorni», dice Pregliasco. «Dopo un mese di sospensione si può ripetere il ciclo. Sui
probiotici non sono state registrate controindicazioni di alcun tipo e non sembrano esserci effetti collaterali».
VITAMINA C. Grazie al suo forte potere antiossidante, la vitamina C aiuta le cellule a difendersi con maggiore
efficacia e ha anche un effetto indiretto sul sistema immunitario. ! In farmacia. Gli integratori a base di
vitamina C vengono venduti sotto forma di capsule effervescenti, tavolette da masticare, pastiglie da ingoiare
e pillole a rilascio lento o ritardato. «Non esiste una dose standard da consigliare», dice Pregliasco.
«Secondo alcuni studi, comunque, per le donne possono essere indicati 75 microgrammi al giorno, per gli
uomini 90, da assumere durante tutta la stagione fredda». ! Attenzione a... Non ci sono pericoli di
sovradosaggio, perché è una vitamina idrosolubile che viene eliminata, se in eccesso. L'assunzione può però
far aumentare gli effetti di farmaci come il paracetamolo o l'aspirina, mentre riduce le capacità dell'intestino di
assorbire estrogeni (la pillola anticoncezionale), antibiotici o tetracicline. Da non prendere se si soffre di
insufficienza renale. VITAMINA D. Recenti studi attribuiscono alla vitamina D un ruolo di stimolazione delle
difese immunitarie. «Questa vitamina è presente in alcuni alimenti», spiega Carlo Selmi, responsabile di
immunologia clinica all'Humanitas di Rozzano (Milano) e docente all'Università degli Studi di Milano. «Ma è
dai raggi solari che ricaviamo il 90% della vitamina D circolante nell'organismo. Per questo è consigliato
esporsi al sole anche in inverno per almeno un quarto d'ora al giorno». ! In farmacia. Gli integratori si trovano
sotto forma di capsule. Precisa Pregliasco: «Per gli adulti si consigliano 5 microgrammi al giorno, che salgono
a 15 per gli over 50, da assumere per tutta la stagione fredda con cicli di 30-60 giorni, a seconda di quanto
riportato sul bugiardino, ripetibili dopo una sospensione di 15-20 giorni». ! Attenzione a... L'assunzione è
controindicata per chi soffre di ipertiroidismo e malattie renali. Un sovradosaggio può comportare nausea,
vomito, perdita di peso, aumento della diuresi, aumento della sete, debolezza generalizzata, sonno, cefalea.
VITAMINA E. Il tocoferolo (vitamina E) è raccomandato dal ministero della Salute nella stagione fredda
perché in grado di fare da scudo contro raffreddori e influenze. ! In farmacia. Gli integratori si trovano sotto
forma di pastiglie, spesso in abbinamento con altre vitamine e minerali. Il dosaggio consigliato è di un
grammo al giorno, da assumere per tutto l'inverno con cicli di 30-60 giorni a seconda di quanto indicato sul
bugiardino, ripetibili dopo una sospensione di 15-20 giorni. ! Attenzione a... Tra gli effetti collaterali, una
possibile diminuzione dell'aggregazione piastrinica e dei fattori di coagulazione. La vitamina E è sconsigliata
durante trattamenti chemioterapici o radioterapia. CAROTENOIDI. Anche i carotenoidi, precursori della
vitamina A, sono raccomandati dal ministero della Salute perché in grado di stimolare le difese immunitarie. !
In farmacia. Si consiglia una compressa al giorno di carotenoidi, da assumere per tutta la stagione fredda con
cicli di 30-60 giorni a seconda di quanto riportato sul bugiardino, ripetibili dopo una pausa di 15-20 giorni. !
Attenzione a... Tra gli effetti collaterali del sovradosaggio, un'eventuale colorazione gialla dei palmi delle mani
e dei piedi. OMEGA 3, FIBRE E FERRO. Perché sono utili? «Gli acidi grassi omega 3 sono precursori di quei
tipi di prostaglandine (sostanze simili agli ormoni) che attenuano le infiammazioni, modulando meglio l'attività
del sistema immunitario», spiega Fabio Galvano, professore associato di scienze dietetiche all'Università di
Catania. Anche per questo è utile mangiare gli alimenti, come i pesci, che contengono buone quantità di
omega 3. Com'è utile non farsi mancare a tavola alimenti ricchi di fibre, che aiutano a mantenere un habitat
favorevole per la flora intestinale, tenendo a bada i batteri cattivi: questo evita che il sistema immunitario sia
distolto dalla guerra ai virus per limitarne la proliferazione. Anche la carenza di ferro può portare a
un'alterazione dei meccanismi difensivi. Studi hanno dimostrato che, aggiungendo ferro all'alimentazione di
popolazioni che hanno una dieta povera di questo minerale, si assiste a una riduzione del numero di infezioni.
! In farmacia. Sono in vendita capsule di omega 3, integratori e prodotti a base di fibre, supplementi a base di
ferro. Non è possibile consigliare una posologia, che varia da persona a persona, bisogna che sia il medico a
consigliarla. Per esempio, con un dosaggio sbagliato le capsule di omega 3 non producono alcun risultato. Gli
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integratori a base di fibre vanno regolati in base alla dieta e i supplementi di ferro andrebbero presi dopo
un'analisi del sangue. ! Attenzione a... Gli integratori di fibre presentano alcuni tipici inconvenienti, quali la
formazione di gas e la riduzione dell'assorbimento di micronutrienti. I supplementi di ferro possono essere un
po' fastidiosi per l'intestino. Inoltre, l'eccesso di questo minerale può risultare dannoso, soprattutto in
presenza di gravi carenze nutrizionali o nel corso di infezioni: in questi casi può favorire la proliferazione dei
batteri. LA PREVENZIONE CON LE PIANTE La prevenzione dell'influenza e del raffreddore può passare
anche dalle piante. Ecco i due rimedi naturali che hanno effettivamente il potere di rafforzare il tuo sistema
immunitario, in vendita senza ricetta medica in farmacia e in erboristeria. ECHINACEA. Alcuni studi pubblicati
dalla prestigiosa rivista The Lancet hanno promosso i prodotti fitoterapici a base di echinacea, una pianta
originaria del Nord America: la loro assunzione rinforza il sistema immunitario e aiuta l'organismo a
combattere i virus, riducendo il rischio di prendersi influenze e raffreddori fino al 50%. «L'echinacea potenzia
in particolare l'attività dei fagociti, che circondano e divorano gli aggressori dell'organismo», dice Pregliasco.
«Altri studi dimostrano anche che alcuni dei principi attivi contenuti nella pianta incrementano la secrezione di
citochine e di altre molecole importanti nei meccanismi difensivi». ! In farmacia e in erboristeria. L'echinacea
si trova in vendita sotto forma di succo, tintura madre o estratto secco di radice standardizzato in capsule già
preparate. «Il dosaggio massimo giornaliero per gli adulti è di 6-9 millilitri di succo fresco, equivalente a circa
due cucchiaini da caffè, oppure 1,5-7,5 millilitri di tintura madre, da sciogliere su una zolletta di zucchero o in
un cucchiaio di miele, oppure da 2 a 5 grammi, circa due capsule al giorno, di estratto secco di radice»,
spiega Pregliasco. «Si può cominciare la cura a cicli di 10-15 giorni di fila, il mattino a colazione e la sera
prima di cena. Poi si fa uno stop di due settimane e si riprende, per due mesi». ! Attenzione a... Non può
assumerla chi è allergico a questa pianta, chi soffre di malattie autoimmuni o altre patologie che
compromettono il sistema immunitario, e chi prende farmaci immunosoppressori. GINSENG. Gli estratti di
ginseng aiutano a incrementare le quantità di interferone, una classe di proteine prodotte dalle cellule del
sistema immunitario in risposta all'attacco di agenti esterni come virus, batteri, parassiti e cellule tumorali.
«Già si conoscevano le innumerevoli virtù di questa pianta, che ha una notevole azione antifatica e aiuta a
prevenire le infezioni», spiega Daniela Giachetti, presidente della Società italiana di fitoterapia. «Ma uno
studio recente ha evidenziato anche il suo effetto immunomodulatore nei confronti dell'influenza. Ne esistono
di vari tipi, ma il migliore è il rosso coreano». ! In farmacia e in erboristeria. La radice essiccata viene usata
per preparare tavolette o capsule, estratti e tè. «Il dosaggio consigliato è di 900 milligrammi 2-3 volte al
giorno», continua Giachetti. «Va assunto al mattino e nel primo pomeriggio. Si può iniziare una cura di tre
mesi, poi è consigliato interromperne l'assunzione». ! Attenzione a... Il ginseng non va assunto la sera,
perché può provocare un innalzamento della pressione. In generale è sconsigliato a chi soffre di ipertensione.
Può provocare disturbi intestinali e diarrea. IL VACCINO E I FARMACI Esiste una categoria di farmaci che
possono aiutare a contrastare l'influenza ma vanno assunti solo dietro prescrizione del medico: sono i vaccini
e gli immunostimolanti. VACCINO. Quest'anno il vaccino, in arrivo a breve, proteggerà dai tre virus influenzali
in circolazione (A/H1N1, un ceppo B e un ceppo H3N2). L'ideale è immunizzarsi tra ottobre e novembre, in
modo da raggiungere la massima copertura tra dicembre e gennaio. «Il vaccino contro l'influenza è
decisamente consigliato, per evitare complicazioni, a chi presenta particolari problemi di salute (per esempio,
malattie del cuore, diabete, problemi respiratori) e agli anziani oltre i 65 anni», dice Gabriella Levato, medico
di famiglia alla Asl di Milano. «Per queste categorie di persone la vaccinazione viene offerta gratuitamente,
dietro apposita prescrizione medica». Sei un adulto sano? Sappi che il vaccino ti protegge con un'efficacia
del 70% e anche se ti ammali riduce la durata dell'influenza a tre-quattro giorni, contro i canonici sei-sette. Il
farmaco, però, in questi casi è a pagamento, dietro prescrizione. L'iniezione nei muscoli del braccio va fatta
da un medico o un infermiere. ! Attenzione a... «Il vaccino antinfluenzale, a base di virus inattivati, viene
tollerato bene», spiega Pregliasco. «Solo l'1% circa dei pazienti va incontro a un leggero innalzamento della
febbre, mentre il 10% può avere un arrossamento o un leggero dolore nel punto dell'iniezione. Encefaliti o
infiammazioni gravi sono rarissime (meno di uno su un milione)». Dagli yogurt all'olio: mangia così Anche
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l'alimentazione ti aiuta a erigere uno scudo contro i virus di raf freddore e inf luenza. Ecco quali cibi
contengono le vitamine e i minerali in grado di potenziare il tuo sistema immunitario. Vitamina C. Le classiche
spremute d'arancia sono utili perché, oltre a contenere vitamina C, sono ricche di antocianidine, sostanze che
hanno potere protettivo sulle cellule e anche sul sistema immunitario. Ma il frutto campione di vitamina C è il
kiwi: in 100 grammi di prodotto se ne trovano 85 milligrammi, contro i 50 dell'arancia. Buone quantità sono
presenti anche nelle crucifere: 81 milligrammi nei cavolini di Bruxelles e 59 nei cavolfiori crudi. Vitamina E:
extravergine d'oliva. è contenuta soprattutto in mandorle, nocciole e olio uova. Vitamina D: è presente
soprattutto nel pesce, nel fegato, nel latte e nelle Probiotici. Bifidobatteri e lattobacilli si trovano negli yogurt.
Ci sono anche bevande probiotiche, vendute al supermercato. Un paio di volte la settimana scegli formaggi
(in genere freschi) arricchiti con probiotici. Zinco. Cibi ricchi di zinco, che vanno mangiati tutto l'anno, possono
costituire una prevenzione ef ficace. Sono carne bovina, suina e ovina, uova (il tuorlo), ostriche, crostacei,
noci, cereali, legumi e verdure. E ancora: germe di grano e lecitina di soia. Carotenoidi. I cibi più ricchi di
carotenoidi sono carote, zucca, patate, pomodori, spinaci, carciofi, barbabietole rosse, broccoli, cavolfiori,
peperoni. Ferro. Si trova soprattutto nella carne (rossa, ma anche in quella di pollo), nei legumi, nelle verdure
a foglia verde e in altri alimenti come molluschi, pesce, frutta secca. Il ferro contenuto nella carne viene
assorbito fino al 20%, mentre quello di origine vegetale ha percentuali di assorbimento molto inferiori. Un
trucco, però, c'è per rubare tutto il ferro che serve alle verdure: abbinarle a cibi o condimenti contenenti
vitamina C, che ne facilita l'assorbimento. Per esempio, basta condire gli spinaci con il succo di limone per
vedere salire la quota di ferro. Omega 3. Il segreto è mangiare almeno tre porzioni di pesce (alimento ricco di
omega 3) a settimana. Quale? Meglio variare, ma senza dimenticare il pesce azzurro: sgombri, sardine, alici
& co. sono un'ottima fonte di omega 3 e costano molto meno dei più blasonati tonno, salmone, orata e
branzino. Oppure, prova a condire le verdure con l'aggiunta di due cucchiaini di olio di semi di lino,
rigorosamente a crudo: contiene ben 57 grammi di omega 3 ogni cento di prodotto, molto più di altri oli.
Ricordati però di aggiungerlo e non sostituirlo all'extravergine di oliva, che ha altre importanti qualità
nutrizionali. Fibre. Particolarmente ricchi di fibre sono i legumi secchi, la crusca, il pane e la pasta integrale, la
frutta secca, la maggior parte delle verdure (compresi gli ortaggi), i lamponi. Anche le alghe (wakame,
kombu) contengono molte fibre: attenzione, però, a non superare le dosi consigliate, perché hanno un alto
contenuto di iodio. IMMUNOSTIMOLANTI. Se sei una di quelle persone che tendono ad ammalarsi in
continuazione, puoi provare a ricorrere agli immunostimolanti, anche se gli studi sugli effetti preventivi vanno
approfonditi. «Si tratta di farmaci a base di porzioni di batteri (in termine tecnico, lisati batterici) o di catene
polipeptidiche (come il pidotimod), che attivano le nostre difese», spiega Levato. «In questo modo la reazione
dovrebbe essere più pronta, nel caso si venisse a contatto con batteri e virus stagionali». I farmaci
immunostimolanti non hanno un'attività specifica contro singoli virus, come i vaccini, ma danno una spinta,
per così dire, al sistema difensivo dell'organismo. Non risultano controindicazioni. ! In farmacia. Gli
immunostimolanti, in bustine o compresse, si trovano in classe C, cioè sono a carico del cittadino, e sono
venduti solo dietro prescrizione. Per avere dei benefici bisogna iniziare a prenderli in settembreottobre e
continuare per tre mesi, seguendo dei cicli come riportato nelle istruzioni. SEI REGOLE PER LA
QUOTIDIANITÀ Ecco sei regole per i tuoi stili di vita che possono aiutarti a non beccarti i virus influenzali.
Una su tutte: se ti metti a dieta, non fare la follia di tagliare del tutto i carboidrati! Lava le mani: è il metodo più
efficace contro le infezioni. Usa acqua e sapone quando vai in bagno (prima e dopo), se accudisci un malato
o un anziano, quando tocchi la carne. Muoviti. «L'attività motoria è in grado di aumentare la funzionalità dei
macrofagi e di stimolare la produzione di citochine, che a loro volta potenziano l'attività dei globuli bianchi»,
spiega Pregliasco. «Senza esagerare. Uno sforzo eccessivo e prolungato può provocare addirittura
immunodepressione». Qual è il giusto mezzo? «Fare sport almeno tre volte a settimana, per 30-45 minuti»,
risponde Pregliasco. «L'ideale sono attività come corsa o nuoto, ma va benissimo anche solo una camminata
veloce». Occhio alle temperature. «Le ciglia che rivestono le cellule dei bronchi e dei polmoni e che,
muovendosi, scacciano virus e batteri si bloccano quando ci sono escursioni termiche repentine», dice
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Ok - salute e benessere - N.10 - ottobre 2012
Pag. 53
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Levato. Insomma, quando esci e si gela metti la sciarpa intorno a naso e bocca. Ma non ti fa bene nemmeno
tenere a casa riscaldamenti a mille: la temperatura ideale è di 21-23 gradi. «Con il caldo artificiale le mucose
delle prime vie respiratorie si disidratano e diventano più sensibili agli attacchi dei germi», spiega Pregliasco.
Presta attenzione anche al tasso di umidità, che dovrebbe essere mantenuto intorno al 40-60%, per evitare la
secchezza di mucose e saliva: riempi d'acqua le vaschette dei caloriferi oppure usa un umidificatore elettrico.
Apri le finestre. «Bisogna arieggiare gli ambienti almeno due volte al giorno, anche se le ricerche su questa
abitudine non sono univoche», dice Selmi. L'idea è che possa esserci un ricambio d'aria utile per allontanare
gli agenti infettivi responsabili dei malanni stagionali. Niente diete eccessive. «Mantenere un peso corporeo
normale attraverso un'alimentazione equilibrata è un modo di aiutare le difese», spiega Galvano. «Il tessuto
adiposo addominale è infarcito di cellule del sistema immunitario, la cui funzionalità è compromessa
dall'eccesso di grasso. Ma attenzione anche ai rischi, sul versante opposto, di una malnutrizione, che può
determinare carenze nutrizionali di vitamine e minerali, riducendo le difese immunitarie». Evita quindi le diete
eccessive, specie quelle che escludono intere categorie (come carboidrati o proteine). Combatti lo stress. Lo
stress aumenta la quantità di cortisolo e noradrenalina in circolo e questo interferisce con la risposta
immunitaria, aumentando la suscettibilità alle infezioni. Impara a defaticarti, a fare delle pause dopo situazioni
tese. Cerca una via d'uscita, praticando yoga, Pilates o semplicemente passeggiando nel verde.Controllo dei
globuli bianchi, quali esami
Come fai a sapere se il tuo sistema immunitario è un po' in af fanno? « A lcuni sintomi di una debolezza delle
nostre difese sono stanchezza, spossatezza, inappetenza, la comparsa di Herpes simplex», spiega Gabriella
Levato, medico di famiglia. «Ma una diagnosi arriva da alcuni semplici esami del sangue. Innanzitutto
l'emocromo, che conta i globuli bianchi. Se qualcosa non va nei risultati, il medico potrà suggerire qualche
analisi supplementare, come la conta dei linfociti, la tipizzazione linfocitaria per valutare se ci sono deficit di
una classe specifica di cellule, la Ves per verificare la presenza di un'infiammazione in corso, il dosaggio delle
immunoglobuline per valutare la quantità delle singole classi di immunoglobuline nel sangue».
CONSULTO Quali medicinali se ti becchi l'inf luenza? Puoi scrivere ai farmacologi online su ok-salute.it
Come funziona il tuo scudo contro i virus
Il sistema immunitario, si sa, difende l'organismo. «È costituito da un insieme di cellule ( globuli bianchi) e di
molecole che hanno il compito di indiv iduare ed eliminare elementi estranei che potrebbero diventare
pericolosi, come batteri, v irus, funghi e protozoi», sintetizza il v irologo Fabrizio P regliasco. «Il sistema di
difesa reagisce sempre contro gli ospiti indesiderati, ma funziona meglio e più velocemente se ha già
incontrato i germi in questione, perché li riconosce e li attacca immediatamente, prima che possano
provocare la malattia».Influenza e raffreddore? Puoi chiedere un consulto gratuito agli specialisti intervistati
nell'articolo:
Bruno Cacopardo ( bruno.cacopardo@ ok.rcs.it ) , professore associato di malattie infettive all'Università degli
Studi di Catania Gabriella Levato ( [email protected]. it ) , medico di famiglia a Milano Fabrizio
Pregliasco ( fabrizio.pregliasco@ ok.rcs.it ) , virologo del dipartimento di scienze biomediche per la salute
dell'Università degli Studi di Milano Carlo Selmi ( [email protected] ) , responsabile di immunologia clinica
all'Istituto Humanitas di Rozzano (Milano)
Foto: Una straordinaria immagine delle cellule del sangue ottenuta grazie al microscopio elettronico: si
distinguono i globuli rossi, le piastrine (in rosa) e tre globuli bianchi, le sentinelle del sistema immunitario in
grado di difendere l'organismo dai virus, come quelli inuenzali, e dai batteri.
Foto: Così appaiono, ingranditi oltre cento volte, i cristalli di acido ascorbico, o vitamina C. Grazie al suo forte
potere antiossidante, questa sostanza aiuta le cellule a difendersi con maiore ecacia.
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I metodi più efficaci per cancellare LE MACCHIE SOLARI
Autunno e inverno sono le stagioni giuste per intervenire sulle chiazze sul viso. Approfitta dei controlli
dermatologici offerti in tutta Italia questo mese dall'Isplad per scoprire qual è il trattamento migliore per te:
dalle creme schiarenti al laser
Testo di Federica Maccotta
Le vacanze sono ormai un ricordo sbiadito. Eppure può capitare che sulla pelle restino segni ben visibili delle
ore passate sotto il sole. Ti ritrovi con le macchie scure sul viso? Si tratta di un eccesso di melanina, il
pigmento scuro che assicura l'abbronzatura e che in qualche caso non viene eliminato. La colpa è
dell'invecchiamento cutaneo sotto i raggi Uv, ma anche di pillola anticoncezionale, squilibri ormonali, uso di
ceretta o profumi prima di esporsi al sole. Ma non preoccuparti. Per te c'è una buona notizia: le macchie
solari si possono schiarire. «Esistono cosmetici ad hoc ai quali si possono affiancare trattamenti ad alta
tecnologia, come il laser», assicura Ivano Luppino, responsabile per il dipartimento laser dell'Isplad (Società
internazionale di dermatologia plastica e rigenerativa) a Milano e Catania. Ecco un vademecum con le
risposte ai tuoi dubbi. Che tipo di chiazza ho? È importante che sia il dermatologo a capire se la tua macchia
è un melasma o una lentigo, per decidere il trattamento appropriato. A ottobre puoi approfittare degli
specialisti Isplad e fare un controllo gratuito (vedi box alla pagina 99). " Il melasma, o cloasma, di colore
grigiomarrone, può comparire su fronte, zigomi e labbro superiore. Si presenta nelle donne con un fototipo
scuro, ma la pillola o gli antibiotici la possono scatenare anche nei fototipi chiari. «La causa principale sono i
fattori ormonali», spiega Antonino Di Pietro, direttore del servizio di dermatologia plastica dell'ospedale di
Inzago (Milano) e presidente fondatore dell'Isplad. «Altri fattori di rischio sono la ceretta (per esempio ai
baffetti) o l'uso di creme profumate e profumi prima di esporsi al sole. Queste macchie non durano tutta la
vita: dopo trequattro anni tendono a scomparire da sole, ma ricompaiono non appena ci si espone ai raggi
Uv». Ecco perché, sia che si scelga di trattarle sia che si attenda che sbiadiscano naturalmente, è molto
importante imparare a proteggersi con prodotti solari con Spf alto, meglio se 50+. Quali i metodi indicati? Se
l'accumulo di melanina è superficiale sono utili le creme e i gel, altrimenti si ricorre al peeling chimico o allo
skin balance system. " Le lentigo solari o senili sono chiazze di grandezza variabile e di colore bruno che
affiorano principalmente su viso, dorso delle mani o décolleté, ma anche sulle spalle e sulla schiena. Si
formano in genere dopo i 40 anni, ma fanno capolino anche in giovane età se esiste predisposizione
genetica. «Per eliminarle si possono usare, con buoni risultati, la crioterapia, la luce pulsata o il peeling, ma il
trattamento che si preferisce oggi è il laser q-switched, più sicuro perché non fa danni ai tessuti circostanti»,
spiega Luppino. " Le cheratosi attiniche o solari sono piccoli rilievi scuri, irregolari e ruvidi al tatto, provocati
da un'eccessiva esposizione al sole. Compaiono in genere dopo i 40 anni in zone esposte alla luce. Sono le
macchie più comuni e sempre più diffuse negli uomini, in particolare su fronte e cuoio capelluto. «In alcuni
casi le cheratosi possono trasformarsi in un tumore maligno della pelle, l'epitelioma», avverte Di Pietro. «Per
questo è meglio farle controllare dal dermatologo una volta all'anno. Se le cheratosi sono molto piccole o
superficiali si possono curare con prodotti cheratolitici, cioè pomate a base di acido salicilico o di urea, che
aiutano ad ammorbidire la pelle e ne favoriscono la desquamazione, eliminando le cellule morte. In genere
però si eliminano del tutto con laser, crioterapia o diatermocoagulazione a radiofrequenza». Le creme
schiarenti che si trovano in farmacia o profumeria funzionano ? «Sì», risponde Di Pietro, «soprattutto quelle a
base di rucinolo, di B-resorcinolo e di acido glicirretico. Possono essere usate non appena la macchia si fa
visibile, sia in inverno sia in estate». Adatte a: melasma. Quando: dai 25-30 anni. Quanto. Vanno applicate
una volta al giorno, mattino o sera, insistendo sulla macchia (anche se il rischio che schiariscano la parte
intorno è limitato, perché i principi attivi agiscono solo sugli accumuli di melanina). Per aumentare i risultati, si
può affiancare l'uso di gel a base di fosfolipidi o acido glicirretico, potenti ristrutturanti delle cellule che aiutano
ad assorbire la melanina. Costo: dai 20 euro. Durata dell'effetto: i primi risultati si vedono dopo almeno due
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settimane di applicazione, ma il ciclo completo dura due-tre mesi. Una volta trattata la macchia, è
indispensabile esporsi al sole con le dovute precauzioni affinché non riappaia. Controindicazioni: nessuna.
Quali trattamenti posso fare ? Se le creme schiarenti non sono sufficienti, puoi risolvere il problema delle
macchie dal dermatologo. «Il periodo migliore per sottoporsi ai trattamenti nello studio medico sono l'autunno
e l'inverno», spiega Norma Cameli, responsabile della dermatologia estetica all'Istituto San
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I metodi più efficaci per cancellare LE MACCHIE SOLARI
Autunno e inverno sono le stagioni giuste per intervenire sulle chiazze sul viso. Approfitta dei controlli
dermatologici offerti in tutta Italia questo mese dall'Isplad per scoprire qual è il trattamento migliore per te:
dalle creme schiarenti al laser
Testo di Federica Maccotta
Le vacanze sono ormai un ricordo sbiadito. Eppure può capitare che sulla pelle restino segni ben visibili delle
ore passate sotto il sole. Ti ritrovi con le macchie scure sul viso? Si tratta di un eccesso di melanina, il
pigmento scuro che assicura l'abbronzatura e che in qualche caso non viene eliminato. La colpa è
dell'invecchiamento cutaneo sotto i raggi Uv, ma anche di pillola anticoncezionale, squilibri ormonali, uso di
ceretta o profumi prima di esporsi al sole. Ma non preoccuparti. Per te c'è una buona notizia: le macchie
solari si possono schiarire. «Esistono cosmetici ad hoc ai quali si possono affiancare trattamenti ad alta
tecnologia, come il laser», assicura Ivano Luppino, responsabile per il dipartimento laser dell'Isplad (Società
internazionale di dermatologia plastica e rigenerativa) a Milano e Catania. Ecco un vademecum con le
risposte ai tuoi dubbi. Che tipo di chiazza ho? È importante che sia il dermatologo a capire se la tua macchia
è un melasma o una lentigo, per decidere il trattamento appropriato. A ottobre puoi approfittare degli
specialisti Isplad e fare un controllo gratuito (vedi box alla pagina 99). " Il melasma, o cloasma, di colore
grigiomarrone, può comparire su fronte, zigomi e labbro superiore. Si presenta nelle donne con un fototipo
scuro, ma la pillola o gli antibiotici la possono scatenare anche nei fototipi chiari. «La causa principale sono i
fattori ormonali», spiega Antonino Di Pietro, direttore del servizio di dermatologia plastica dell'ospedale di
Inzago (Milano) e presidente fondatore dell'Isplad. «Altri fattori di rischio sono la ceretta (per esempio ai
baffetti) o l'uso di creme profumate e profumi prima di esporsi al sole. Queste macchie non durano tutta la
vita: dopo trequattro anni tendono a scomparire da sole, ma ricompaiono non appena ci si espone ai raggi
Uv». Ecco perché, sia che si scelga di trattarle sia che si attenda che sbiadiscano naturalmente, è molto
importante imparare a proteggersi con prodotti solari con Spf alto, meglio se 50+. Quali i metodi indicati? Se
l'accumulo di melanina è superficiale sono utili le creme e i gel, altrimenti si ricorre al peeling chimico o allo
skin balance system. " Le lentigo solari o senili sono chiazze di grandezza variabile e di colore bruno che
affiorano principalmente su viso, dorso delle mani o décolleté, ma anche sulle spalle e sulla schiena. Si
formano in genere dopo i 40 anni, ma fanno capolino anche in giovane età se esiste predisposizione
genetica. «Per eliminarle si possono usare, con buoni risultati, la crioterapia, la luce pulsata o il peeling, ma il
trattamento che si preferisce oggi è il laser q-switched, più sicuro perché non fa danni ai tessuti circostanti»,
spiega Luppino. " Le cheratosi attiniche o solari sono piccoli rilievi scuri, irregolari e ruvidi al tatto, provocati
da un'eccessiva esposizione al sole. Compaiono in genere dopo i 40 anni in zone esposte alla luce. Sono le
macchie più comuni e sempre più diffuse negli uomini, in particolare su fronte e cuoio capelluto. «In alcuni
casi le cheratosi possono trasformarsi in un tumore maligno della pelle, l'epitelioma», avverte Di Pietro. «Per
questo è meglio farle controllare dal dermatologo una volta all'anno. Se le cheratosi sono molto piccole o
superficiali si possono curare con prodotti cheratolitici, cioè pomate a base di acido salicilico o di urea, che
aiutano ad ammorbidire la pelle e ne favoriscono la desquamazione, eliminando le cellule morte. In genere
però si eliminano del tutto con laser, crioterapia o diatermocoagulazione a radiofrequenza». Le creme
schiarenti che si trovano in farmacia o profumeria funzionano ? «Sì», risponde Di Pietro, «soprattutto quelle a
base di rucinolo, di B-resorcinolo e di acido glicirretico. Possono essere usate non appena la macchia si fa
visibile, sia in inverno sia in estate». Adatte a: melasma. Quando: dai 25-30 anni. Quanto. Vanno applicate
una volta al giorno, mattino o sera, insistendo sulla macchia (anche se il rischio che schiariscano la parte
intorno è limitato, perché i principi attivi agiscono solo sugli accumuli di melanina). Per aumentare i risultati, si
può affiancare l'uso di gel a base di fosfolipidi o acido glicirretico, potenti ristrutturanti delle cellule che aiutano
ad assorbire la melanina. Costo: dai 20 euro. Durata dell'effetto: i primi risultati si vedono dopo almeno due
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settimane di applicazione, ma il ciclo completo dura due-tre mesi. Una volta trattata la macchia, è
indispensabile esporsi al sole con le dovute precauzioni affinché non riappaia. Controindicazioni: nessuna.
Quali trattamenti posso fare ? Se le creme schiarenti non sono sufficienti, puoi risolvere il problema delle
macchie dal dermatologo. «Il periodo migliore per sottoporsi ai trattamenti nello studio medico sono l'autunno
e l'inverno», spiega Norma Cameli, responsabile della dermatologia estetica all'Istituto San Gallicano di
Roma. «Dopo le sedute bisogna evitare di esporsi e alcuni metodi richiedono che la pelle non sia
abbronzata». Ecco quali sono i trattamenti più efficaci per i vari tipi di macchie secondo i dermatologi Isplad
Di Pietro e Luppino. PEELING. Il trattamento esfoliante di solito è a base di acido tricloracetico a bassa
concentrazione o di acido glicolico, ma vengono usati anche peeling con acido piruvico o retinoico. Adatto a:
melasma, lentigo solari o senili. Quando: dai 25-30 anni. Dove: nell'ambulatorio del medico. Quanto: da una a
tre sedute. Anestesia: no. Costo: 150-400 euro circa a seduta, a seconda della zona da trattare. Durata
dell'effetto: l'effetto è garantito fino a che non ci si espone nuovamente al sole, per questo è essenziale
proteggersi correttamente dai raggi Uv. Attenzione a... Durante il trattamento si può avvertire una sensazione
di bruciore. Possono comparire delle piccole ustioni che spariscono in pochi giorni. Il peeling non si può fare
sulla cute infiammata, durante la gravidanza e l'allattamento. Non bisogna esporsi al sole o a lampade Uv per
tutta la durata del trattamento. Se il peeling non viene fatto da un dermatologo esperto, può provocare
un'accentuazione delle macchie o lasciare cicatrici. SKIN BALANCE SYSTEM. Combina un'azione
superficiale, svolta da peeling leggeri, con una più profonda, legata alla penetrazione di principi attivi mirati.
Sulla base di una valutazione clinica, integrata da un check up cutaneo, il dermatologo propone un
trattamento personalizzato per schiarire le macchie solari. La seduta si articola in tre fasi: peeling, maschera
trans skin per pelli con tendenza alla pigmentazione, preparata con agenti specifici e una miscela di
oligopeptidi, e applicazione di una crema depigmentante studiata per le esigenze della pelle, che la paziente
potrà portare a casa per continuare il trattamento. Adatto a : melasma. Quando: dai 25-30 anni. Dove:
nell'ambulatorio del medico. Quanto: almeno tre sedute, una alla settimana. Poi, una seduta di mantenimento
ogni due o tre mesi. Anestesia : no. Costo: 250-300 euro a seduta, compreso il prezzo del cosmetico
personalizzato. Durata dell'effetto: sei mesi-un anno. Controindicazioni: nessuna. LASER Q-SWITCHED.
Caratterizzato da un impulso di potenza elevata ma di breve durata, colpisce il bersaglio senza danneggiare il
tessuto circostante. Adatto a: lentigo solari o senili. Quando: dai 25-30 anni. Dove: nell'ambulatorio del
medico. Quanto: una o più sedute, a seconda della parte da trattare. Anestesia: no. Costo: 300 euro a
seduta. Durata dell'effetto: in teoria definitivo, se poi ci si espone con le dovute precauzioni. Attenzione a...
Dopo il trattamento è consigliabile applicare creme antibiotiche e lenitive. Un po' di arrossamento e qualche
crosticina passano in pochi giorni. CRIOTERAPIA. Su ogni macchia viene spruzzato azoto liquido con una
bomboletta dotata di ugelli regolabili: si formano piccole bolle che dopo alcuni giorni si staccano e cadono,
portando via la macchia. Adatta a: lentigo, cheratosi. Quando: dai 25-30 anni. Dove: nell'ambulatorio del
medico. Quanto: una o più sedute. Anestesia: no. Costo: da 80 a 300 euro a seduta. Durata dell'effetto: in
teoria definitivo, se d'estate ci si espone al sole con cautela. Attenzione a... Oltre al rossore e alle crosticine
può verificarsi un leggero gonfiore, ma tutto scompare in pochi giorni. LUCE PULSATA. Si pratica con
un'apparecchiatura che emana un particolare fascio luminoso. Si può applicare su tutto il viso, perché stimola
la produzione di collagene e il ricambio cellulare, ed è efficace per schiarire le macchie poco profonde. Adatta
a: lentigo solari o senili. Quando: dai 25 anni. Dove: nell'ambulatorio del medico. Quanto: da un minimo di tre
sedute. Anestesia: no. Costo: 300 euro a seduta. Durata dell'effetto: definitivo, se poi ci si espone al sole con
l'adeguata protezione. Attenzione a... Dopo il trattamento la pelle si arrossa per qualche ora. Non si fa su cute
abbronzata e non vanno assunti farmaci fotosensibili. LASER CO 2 . È un raggio laser che agisce sul
contenuto d'acqua delle cellule, vaporizzandole, senza danneggiare i tessuti circostanti. La parte trattata si
squama e la cheratosi viene eliminata. Adatto a: cheratosi attiniche. Quando: dai 40 anni. Dove:
nell'ambulatorio del medico. Quanto: in genere una seduta è sufficiente. Anestesia: locale. Costo: 300 euro a
macchia. Durata dell'effetto: definitivo. Attenzione a... Nelle settimane prima del trattamento non bisogna
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esporsi al sole. Non vanno assunti farmaci che aumentano la sensibilità della pelle alla luce. Le zone trattate
vanno protette con filtri solari ad alta protezione, l'arrossamento scompare dopo alcune settimane.
DIATERMOCOAGULAZIONE A RADIOFREQUENZA. Sono onde radio che colpiscono la pelle, facendo
vibrare le molecole d'acqua presenti nelle cellule. Così si brucia la macchia e si distrugge superficialmente il
tessuto senza ledere quello circostante. Adatta a: cheratosi attiniche o solari. Quando: dai 40 anni. Dove :
nell'ambulatorio del medico. Quanto: in genere una seduta è sufficiente. Anestesia: locale. Costo: 150 euro a
macchia. Durata dell'effetto: definitivo. Attenzione a... Evitare l'esposizione ai raggi solari e al caldo nelle
settimane successive al trattamento. Le crosticine spariscono in qualche giorno.
Il trucco che ti aiuta a correggere le ombre Per mascherare le macchie sul viso, prova con la tecnica del
camouf lage, ovvero il trucco correttivo. Chiedi al tuo dermatologo quali sono i prodotti più indicati e, se vuoi,
fatti consigliare dall'estetista o in profumeria per ottenere l'ef fetto più naturale possibile. Tra gli alleati a tua
disposizione, hai la crema coprente (più densa del normale fondotinta), il correttore e la cipria, da applicare la
mattina e che durano tutta la giornata. Un esempio? Stendi la crema idratante o il prodotto specifico, poi
passa il correttore sulle zone arrossate: usane uno sui toni del beigegiallo, picchiettandone qualche goccia
con una spugnetta leggermente inumidita e sfumando con il dito. Poi passa al fondotinta, del colore
dell'incarnato, e poi ancora la cipria o il fard.
Visite gratuite a ottobre dal dermatologo Ottobre è il mese della prevenzione delle macchie cutanee:
grazie a una collaborazione tra l'Isplad (Società internazionale di dermatologia plastica e rigenerativa) e la
casa cosmetica Eucerin, puoi fare un check up gratuito dal dermatologo. Come? Basta prenotare la visita con
uno degli esperti Isplad che aderiscono all'iniziativa: puoi trovare i loro recapiti, oltre a maggiori informazioni
sull'iniziativa, consultando i siti internet www.isplad.org o www.eucerin.it oppure chiamando il numero verde
800.900041.Macchie solari? Se vuoi saperne di più, puoi consultare i dermatologi intervistati in questo
servizio:
Norma Cameli ( [email protected] ) , responsabile della dermatologia estetica all'Istituto San Gallicano
di Roma Antonino Di Pietro ( [email protected] ), direttore del servizio di dermatologia plastica
dell'ospedale di Inzago (Milano) e presidente fondatore dell'Isplad Ivano Luppino ( [email protected] ) ,
responsabile per il dipartimento laser dell'Isplad a Milano e Catania
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MEDICINA DEL SONNO Marco Zucconi , professore a contratto presso la scuola di specialità in neurologia
dell'università Vita-Salute San Raffaele di Milano [email protected] MEDICINA D'URGENZA Pietro
Marino , primario di medicina d'urgenza dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano [email protected]
MEDICINA GENERALE Gabriella Levato , medico di base a Milano [email protected] Donatella
Alesso , medico di base, responsabile della formazione della Federazione italiana medici di medicina
generale [email protected] NUTRIZIONE Valeria Del Balzo , nutrizionista dell'unità di scienza
dell'alimentazione all'Università La Sapienza di Roma [email protected] Andrea Poli , farmacologo
della Nutrition Foundation of Italy [email protected] OBESITÀ Fabio Galvano , professore associato di
scienze dietetiche applicate presso la facoltà di farmacia dell'Università di Catania [email protected]
OCULISTICA Francesco Bandello , primario dell'unità operativa di oculistica all'Irccs ospedale San Raffaele
di Milano [email protected] Carlo Attilio Squeri , professore associato di malattie dell'apparato
visivo all'Università di Messina [email protected] Monica Stoppani , oculista dell'Irccs ospedale San
Raffaele di Milano [email protected] ONCOLOGIA Paolo Veronesi , professore associato di
chirurgia generale all'Università degli Studi di Milano e direttore dell'unità di chirurgia senologica allo Ieo di
Milano [email protected] Umberto Veronesi , direttore scientifico dell'Istituto europeo di oncologia di
Milano [email protected] PEDIATRIA Susanna Esposito , professore associato al dipartimento di
fisiopatologia medicochirurgica e dei trapianti all'Università degli Studi di Milano [email protected]
Italo Farnetani , docente a contratto di comunicazione scientifica all'Università di Milano Bicocca
[email protected] PSICHIATRIA Carlo Altamura , direttore del dipartimento di salute mentale della
Fondazione Ca' Granda Policlinico di Milano e ordinario di psichiatria all'Università degli Studi di Milano
[email protected] Laura Dalla Ragione , responsabile del centro Palazzo Francisci di Todi per i disturbi
del comportamento alimentare, Asl 2 dell'Umbria [email protected] Paola Vinciguerra ,
responsabile dell'Unione italiana per gli attacchi di panico [email protected] PSICOLOGIA Maurizio
Brasini , docente a contratto di psicoterapia individuale e teoria del cambiamento all'Università degli Studi
dell'Aquila [email protected] Raffaele Menarini , professore di psicologia dinamica all'Università
Lumsa di Roma [email protected] RIABILITAZIONE Antonio Robecchi Majnardi , fisiatra, dirigente
dell'unità clinica di riabilitazione neuromotoria dell'Istituto auxologico italiano - Ospedale San Luca di Milano
[email protected] SESSUOLOGIA Chiara Simonelli , docente di psicologia dello sviluppo sessuale
alla Sapienza di Roma [email protected] TERAPIE ALTERNATIVE Daniela Giachetti , presidente
della Società italiana di fitoterapia [email protected] TERAPIA DEL DOL ORE: IL CONSULTO
TELEFONICO Gli esperti dell'associazione NeMo (neuromodulazione per il dolore cronico) e i medici
dell'unità operativa di terapia antalgica dell'Azienda ospedalierouniversitaria Pisana rispondono ai lettori di
OK che vogliono avere informazioni sul controllo del dolore cronico. Reumatologi, psichiatri, anestesisti,
psicologi, guidati dal primario Paolo Poli, sono disponibili ogni martedì dalle ore 13 alle ore 14, al numero
342.1717683. Puoi scrivere agli specialisti, scelti con la consulenza della Fondazione Umberto Veronesi, che
hanno collaborato a questo numero di OK . Riceverai gratuitamente una risposta privata via mail.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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Gli esperti
SANITÀ REGIONALE
30 articoli
26/09/2012
Corriere della Sera - Bergamo
Pag. 6
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«Fate pure le ferie». E il trasloco slitta
A ottobre nessun vincolo. Per il trasferimento spunta la data del 5 novembre La corsa Tempi stretti per
l'accreditamento: pratiche ad alta velocità per i primari
A.D.L.
«Si continua a lavorare a testa bassa per il 22 ottobre», fa sapere la direzione degli Ospedali Riuniti, che non
aggiunge altro. Ma ufficiosamente ha iniziato a circolare un'altra data tra i reparti, per il trasloco al nuovo
ospedale e quindi per l'apertura del Beato Papa Giovanni XXIII: quella del 5 novembre, lunedì, esattamente
due settimane dopo il previsto.
Di certo non c'è nulla, ma qualche indicazione verbale, non scritta, è arrivata lunedì sera, durante un incontro
di routine del collegio di direzione. Il numero 1 dell'azienda ospedaliera, Carlo Nicora ha incontrato tutti i capi
dipartimento. Durante il vertice con i medici che sovrintendono più reparti, è emersa la possibilità di poter
godere di periodi di ferie anche ad ottobre.
In passato l'indicazione era stata esattamente opposta: nessuno, tra i «sanitari», ovvero medici e infermieri,
se ne vada a ottobre, perché c'è da fare il trasloco. Ora sul punto la posizione si è fatta molto più leggera e
tradisce un'incertezza di date e riferimenti, che nel giro di poco tempo potrebbe anche trasformarsi in
certezza: il 22 ottobre si resterà ancora in largo Barozzi, il 29 anche, e all'inizio di novembre potrebbero
scattare i primi movimenti verso la Trucca.
Sono ipotesi accompagnate da «se» rilevanti, ma il vincolo sulle ferie è sicuramente saltato, e si tratta di un
dato indicativo. Con un balletto di date che viene così rinvigorito e che potrebbe offrire ulteriori sorprese, oltre
ad aver già sparso un po' di malumore tra gli operatori ospedalieri. Una decina di giorni fa era stato l'
assessore regionale alla Sanità, Luciano Bresciani, a confermare la data del 22 ottobre per il trasloco. Poco
dopo il presidente Roberto Formigoni non aveva voluto sbilanciarsi, rilasciando un'intervista in cui dava il
«trasloco sicuro entro la fine dell'anno». Mentre Antonio Rognoni, direttore generale di Infrastrutture
Lombarde, aveva indicato il «30 ottobre», come data «più probabile del 22».
Nelle ultime settimane, comunque, il lavoro agli Ospedali Riuniti è certamente più frenetico del solito. Alle
cure e ai servizi ordinari si affianca il percorso in vista del trasloco, con molti primari che già si preparano ad
un mese di transizione in vista del passaggio alla Trucca. Ma soprattutto c'è in corso un lavoro intenso per la
corsa all'accreditamento della nuova struttura all'Asl. Ed è una corsa che per una serie di primari comporta
malloppi di pratiche da sbrigare di giorno in giorno. Sulla partita trasloco la direzione generale non aggiunge
altro: «Quando la data sarà certa verrà anche comunicata per tempo, ufficialmente». Non resta che correre.
Si muove poco, intanto, sul fronte giudiziario, che non è solo quello dell'indagine della procura di Bergamo.
Ad ottobre il tribunale di Bari valuterà se accogliere o meno, la richiesta di concordato preventivo presentata
dalla Dec di Bari, contraente generale e capofila dell'associazione temporanea di imprese che ha costruito il
«Beato Papa Giovanni XXIII»: è una delle principali imprese del Sud Italia, il cui «congelamento» per guai
finanziari e giudiziari comporta nodi non facili da sciogliere anche sul fronte del nuovo ospedale bergamasco:
gli scavi per la trincea drenante, ad esempio, sono fermi da mesi. Imprese non pagate che protestano e
futuro incerto per la gestione dei servizi interni al «Beato Papa Giovanni», per i quali la stessa Dec aveva
vinto l'appalto.
L'altro fronte è quello dell'indagine aperta dal sostituto procuratore di Bergamo Giancarlo Mancusi. Per ora il
lavoro della magistratura e della Guardia di Finanza è stato di tipo ricognitivo: dall'azienda ospedaliera sono
state acquisite centinaia di atti, in molti casi in formato digitale, con il trasferimento negli uffici delle Fiamme
Gialle di decine di cd contenenti contratti, progetti e bandi d'appalto.
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SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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Il nuovo ospedale La comunicazione ai capi dei dipartimenti. La direzione: «Si lavora a testa bassa, non c'è
nulla di ufficiale»
26/09/2012
Corriere della Sera - Bergamo
Pag. 6
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SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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La scheda Il cantiere
Iniziano a luglio del 2005 i lavori per il nuovo ospedale di Bergamo. Appaltatrice generale è la Dec di Bari. Per
quattro anni tutto pare procedere per il meglio. Tra il 2009 e il 2010 sembra che il cantiere sia in dirittura
d'arrivo
I guai
A ottobre 2010 si parla per la prima volta di infiltrazioni d'acqua sotto la torre 5 e della necessità di un canale
per drenare meglio l'acqua. Alla fine dell'anno non parte l'iter per arrivare al collaudo. Iniziano i due anni più
lunghi, e certamente più difficili dal 2005 in poi, nella storia del cantiere alla Trucca.
Le soluzioni
L'azienda ospedaliera procede finalmente, nel 2012, a realizzare la trincea drenante. Prende inoltre atto che
l'opera realizzata è in parte diversa da quella prevista in appalto. E saranno i collaudatori a indicare il valore
reale del «Beato Papa Giovanni XXIII», probabilmente più basso dei 340 milioni previsti inizialmente
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Foto: Mesi L'inaugurazione del cantiere del nuovo ospedale risale a luglio 2005. Sono passati da allora più di
2600 giorni. Il trasloco non scatterà probabilmente il 22 ottobre. La data ufficiosa è ora quella del 5 novembre
Foto: Beato Papa Giovanni XXIII Il cantiere per il nuovo ospedale era stato aperto a luglio 2005
26/09/2012
Corriere della Sera - Bergamo
Pag. 7
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Farmacie , gli incarichi spaccano il Consiglio
Le opposizioni: i dirigenti hanno un doppio ruolo Il sindaco Pezzoni «I nuovi vertici di Ygea in pochi mesi
hanno realizzato utili»
Pietro Tosca
A Treviglio sono due anni che il tema delle farmacie surriscalda il clima politico. Da quando nel 2011
l'Amministrazione di Ariella Borghi si spaccò a un passo dalle elezioni sul progetto di privatizzazione e il
centrodestra trasformò l'opposizione a vendere in un cavallo di battaglia che lo portò alla guida del Municipio.
Il confronto rimane tuttora aperto. Si è visto ieri sera in Consiglio comunale, dove ora le parti sono invertite. Il
centrodestra a difendere l'operato del nuovo Cda. Le minoranze invece a fare le pulci. In particolare nel
mirino è finito il premio di risultato che il Cda si è attribuito per aver ottenuto il pareggio di bilancio nel 2011 e
gli «incroci pericolosi» tra gli incarichi in Ygea e quelli all'Azienda ospedaliera.
Il confronto si è aperto con la relazione del presidente di Ygea Loredana Nofroni: «Con un ampliamento
nell'offerta dei servizi e una miglior gestione i dati economici sono migliorati. Nel 2011 il bilancio ha chiuso
con 817 euro di utile. Nei primi 8 mesi del 2012 il fatturato cresce di 39 mila. Contiamo di chiudere l'anno con
un utile consistente». Un risultato ottenuto aumentando le ore di apertura per un totale di quasi 60 giornate.
Crescono anche le ricette presentate da 86 mila a 92 mila, ma il valore medio cala di 1,25 euro per i tagli del
Governo alla spesa sanitaria e l'introduzione dei farmaci generici. Il trend del settore, infatti, è più che nero e
la controtendenza di Ygea fa ben sperare. I risultati non sono uniformi. In particolare è in crisi la farmacia al
centro commerciale che perde fatturato e clienti. «Gli altri punti vendita hanno una loro clientela affezionata
questo non avviene al Pellicano - ha spiegato Nofroni - tallone d'Achille è poi la gestione del magazzino con
un robot installato nel 2007 che è costato 150 mila euro. Continua a rompersi creando code».
«Viene da pensare che la gestione in perdita che abbiamo ereditato - ha dichiarato Franco Giussani
capogruppo della Lega - fosse funzionale a creare le condizioni per vendere Ygea».
Prendendo la parola Francesco Lingiardi del Pd ha però messo subito l'accento sugli stipendi del Cda: «Vi
siete attribuiti il premio previsto dal sindaco di 11 mila euro per aver centrato il pareggio di bilancio del 2011
ma l'avete fatto caricando questo costo sul 2012. Se l'aveste attribuito sui conti dell'anno passato avreste
chiuso in rosso. E' un'operazione scorretta dal punto di vista contabile. Capaci tutti a fare i conti così».
«Esorto a fare il confronto tra le paghe del precedente Cda e questo» ha ribattuto il sindaco Giuseppe
Pezzoni. Insediando il consiglio di Ygea nel 2011 il centrodestra aveva riportato i compensi a 5mila euro per il
presidente e a 3mila per i consiglieri aggiungendo due bonus di ugual valore per alcuni obiettivi da centrare.
Nel 2010 invece aveva fatto scalpore l'allora sindaco Borghi quando aveva portato lo stipendio del presidente
a 28 mila euro e quello dei due consiglieri a 24 mila euro l'uno. «Rimarco poi - ha concluso il sindaco - che il
Cda si è insediato a novembre 2011 e in due mesi è riuscito a dare un cambio di rotta».
Daniela Ciocca della lista «Ariella Borghi sindaco» ha posto l'accento sugli incroci tra incarichi nel cda di
Ygea e nell'Azienda ospedaliera. «C'è un problema di relazione gerarchica tra subordinato e subordinante.
L'attuale presidente delle farmacie è responsabile del controllo gestione in ospedale mentre il revisore dei
conti di Ygea Vincenzo Ciamponi è direttore amministrativo. Certo non è illecito ma inopportuno».
«Sono serena - ha risposto Nofroni - Sono una persona seria. Teniamo distinti gli incarichi e ci comportiamo
professionalmente».
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Foto: euro l'utile registrato da Ygea a fine 2011 su un fatturato di 6milioni e 775 mila euro, mentre nei primi
otto mesi del 2012 la società ha aumentato il fatturato di 39 mila euro
La scheda La privatizzazione
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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Il caso Confronto molto acceso anche sui compensi degli amministratori
26/09/2012
Corriere della Sera - Bergamo
Pag. 7
(diffusione:619980, tiratura:779916)
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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Nel 2011 la Giunta guidata dal sindaco Ariella Borghi decise di mettere sul mercato le farmacie comunali,
ritenendo che non fosse più strategico il controllo pubblico. Ma il centrosinistra su quel tema si spaccò,
mentre il centrodestra si è sempre detto contrario alla privatizzazione. Su questo ha costruito la sua battaglia
politica che, insieme ad altri fattori, ha portato alla conquista del municipio.
Le nuove contestazioni
A parti ribaltate, le attuali minoranze di centrosinistra contestano la nuova guida di Ygea, la società di
gestione delle farmacie, su due aspetti: il modo in cui è stato attribuito il premio di risultato e l'incrocio di ruoli
nei cda della Ygea e nell'azienda ospedaliera di Treviglio.
Foto: In aula Le opposizioni hanno dato battaglia sulle farmacie
26/09/2012
Corriere della Sera - Milano
Pag. 5
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Sanità , a rischio 1.500 posti nel privato
Spending review e provvedimenti regionali: tagliati 33 milioni di euro
Simona Ravizza
I conti non tornano più: e i lavoratori della sanità privata rischiano il posto. L'ospedale San Raffaele, con
l'ormai noto buco di 65 milioni di euro l'anno e i 450 licenziamenti alle porte, è solo la punta dell'iceberg. Oggi
negli ospedali privati accreditati della Lombardia ci sono millecinquecento posti di lavoro a rischio. La stima
esce da una riunione riservata che si è appena svolta al Pirellone tra i vertici dell'assessorato alla Sanità e i
rappresentanti degli istituti accreditati come Ivan Colombo (Confindustria) e Dario Beretta (Aiop Lombardia).
È la conseguenza dei tagli che si sono abbattuti sui privati con la spending review varata dal governo di Mario
Monti e dalla manovra d'agosto della Regione Lombardia. La diminuzione di fondi in arrivo s'aggira sui 33
milioni l'anno. Le riduzioni previste dal governo Monti - che impone un contenimento dello 0,5% delle
prestazioni ospedaliere e ambulatoriali erogate dalle strutture private che lavorano per il servizio sanitario sono stimate in 14 milioni di euro (sui quasi 3 miliardi di budget dei privati). In più ci sono i sacrifici chiesti dal
Pirellone, che inasprisce all'1,5% il giro di vite proprio sull'offerta di prestazioni. Non solo: il Pirellone ha
ridotto del 7,5% anche il fiume di denaro delle cosiddette «funzioni aggiuntive», balzate alle cronache perché
considerate dalla Procura al centro del meccanismo corruttivo che ha portato in carcere i faccendieri Piero
Daccò e Antonio Simone. In totale i sacrifici chiesti da Regione Lombardia pesano - secondo i dati sulla
scrivania degli operatori privati - per altri 19 milioni.
Quella che si delinea ha tutto il sapore di un'inversione di rotta dopo la famosa legge 31 del '97, che ha di
fatto messo sullo stesso piano gli ospedali pubblici e quelli privati accreditati, all'insegna della libertà di scelta
dei pazienti. I costi del famoso modello lombardo adesso appaiono troppo alti. Così, dopo l'epoca
dell'avanzata senza precedenti dell'offerta sanitaria privata, il Pirellone tira il freno a mano. Costretto anche
dai 144 milioni complessivi di risparmi imposti da Roma alla Lombardia.
Se a 10 anni dalla legge 31 si registrava una perdita di diecimila letti negli ospedali pubblici e al raddoppio dei
ricoveri negli istituti privati (come sottolineato nella relazione di Luisa Motolese, consigliere della Corte dei
Conti), oggi la mannaia dei tagli sembra colpire più pesantemente i privati rispetto al pubblico.
All'orizzonte si prospettano, comunque, sacrifici per tutti. Per gli ospedali pubblici la sfida sarà soprattutto la
riorganizzazione della rete ospedaliera (con l'eventuale chiusura di reparti), il privato dovrà invece tentare di
salvare i posti di lavoro.
[email protected]
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33
Foto: i milioni di riduzione del budget per la sanità privata imposti dal governo Monti e dal Pirellone
7,5
Foto: la percentuale di riduzione decisa dalla Regione sulle cosiddette «funzioni aggiuntive»
0,5
Foto: la diminuzione percentuale delle prestazioni private prevista dal governo
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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Il caso Riunione al Pirellone tra l'assessorato e i rappresentanti degli ospedali accreditati. In Lombardia la
sforbiciata più pesante
26/09/2012
Corriere della Sera - Milano
Pag. 6
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Da viale Abruzzi fino a Quarto Oggiaro proteste nelle zone e voglia di riscatto «C'è una città che aspetta un
progetto»
GIANGIACOMO SCHIAVI
Per cercare Milano bisogna mettersi in strada e salire su un bus, possibilmente la 90, o su un tram, magari il
14, di mattina presto o sottosera e misurare gesti, rancori e sorrisi della geografia che ti passa accanto,
seguire i riti di una faticosa quotidianità fatta di corse e di attese, fermate davanti a una scuola, soste ai bar
con le insegne a volte spaventose, attraversare a piedi un quartiere etnico e ostico, come via Crespi, zona via
Padova, o piazzale Selinunte a San Siro, per sentire se c'è il respiro del mondo o il brivido della paura. E poi
girare intorno allo Stadera, dove la speranza dei cittadini onesti muore con il passare dei giorni tra degrado,
droga, abbandono e chiedere a una Volante l'elenco dei reati nei quartieri lontani dal cerchio magico dell'Area
c: furti, spaccio, borseggi, rapina, furti, spaccio, borseggi, rapina... Una litania che preoccupa e divide
inutilmente destra e sinistra sulla sicurezza, ma accomuna intere zone di una città che invecchia. Mezzo
milione di milanesi ha più di sessant'anni. Molti vivono soli, in caseggiati da brivido. Ignorano i tracciati globali
della classe creativa, non conoscono Twitter e Facebook, chiedono rispetto delle regole, controlli, sensibilità.
E uno sforzo a chi li governa per tenere insieme il cuore, l'accoglienza e la legalità.
Milano batte un colpo stasera, per questo e altro. Per rilanciare la partecipazione e il civismo responsabile,
quel progetto fatto proprio da Giuliano Pisapia che sembra incagliato nei consigli comunali infiniti, dedicati alla
Sea, ai Piano generale del territorio o ai divieti al traffico in centro. E per non arrendersi all'idea del tran tran
che invece di portare avanti riporta il tempo indietro. È un ripasso dei problemi, quasi un timido risveglio delle
tante sentinelle che i quartieri li vivono e li presidiano. Ma anche un campanello che suona da avvertenza per
l'atteso secondo tempo del programma: sulla città da vivere, sulla città che funziona, sulla città per tutti.
C'è molto in cantiere, molto da fare e molto che non va nella Milano imbalsamata dalla crisi: la città chiede di
essere accudita e anche guidata verso un progetto, una prospettiva. Il messaggio che viene dal basso è un
invito alla politica a non parlare troppo d'altro, a guardare meno a Roma e più sotto casa. E a pensare ai
giovani. E' con loro che si costruisce il futuro. Ma a Milano ci sono più cani che bambini, dicono i numeri.
Quando le condizioni di una città sono buone per i piccoli sono buone per tutti, era scritto nel Manifesto per la
città. Oggi certi parchi sono tornati a rischio «e i giovani sono orfani di adulti», dice don Gino Rigoldi. Di Auli
Ulè, il grande prato verde progettato da Fulvio Scaparro per ricordare i bisogni dell'infanzia, nessuno parla
più. E' un altro sogno rimasto nel cassetto.
Sono tornati viados e prostitute in viale Abruzzi: e la gente protesta. In via Adriano, a Rubattino e Quarto
Oggiaro si aspettano servizi, scuole e asili che mancano. E' cambiata in meglio via Paolo Sarpi: Chinatown
non è più un'enclave ribelle, ma un avamposto della globalizzazione. Da via Padova si vede il mondo,
adesso; e pure Ponte Lambro, il quartiere perduto di qualche anno fa, è riemerso dopo una faticosa
rigenerazione che ha convolto tutti: Comune, Aler, parrocchia, Caritas, San Vincenzo, volontari. La Bovisa è
uscita dalle nebbie e viaggia nel futuro con Politecnico, Triennale, la ricerca farmaceutica del Mario Negri.
Così la Bicocca, anche se il teatro Arcimboldi continua ad essere percepito come estraneo alla città.
Incuria e sciatteria però restano ancora nelle cento strade che lamentano uno scarso decoro urbano, una
mancata manutenzione, il ritardo di un intervento. L'Expo è vicino, ma l'integrazione tra le due Milano è
ancora lontana. Fuori dall'isola protetta del centro oggi tanti volonterosi cittadini cercano di cancellare la
parola periferia. Il risanamento partecipato però avanza adagio, per qualcuno non si è visto, per altri è fermo.
Milano sembra adagiata in una dolce narcosi.
Tre anni fa un sussulto civico aveva smosso i sentimenti e l'orgoglio di una capitale smarrita e in crisi di
identità. Il cardinale Tettamanzi era sceso in campo: «Milano torni ad avere un ruolo guida, una visione.
Basta con le paure, la città si assuma la sua responsabilità verso i propri abitanti e il Paese». Oggi ci
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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Dentro la città un'Idea per Milano
26/09/2012
Corriere della Sera - Milano
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SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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riprovano i cittadini. Non solo lamenti. Bisogna dare anche un'idea per il futuro. Poi si vedrà.
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La nuova polis cerca l'identità smarrita A cura di Paola D'Amico
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Foto: Scheletri industriali
Noi siamo qui
Foto: La «Casa di Cristallo» (ex Innocenti), zona Rubattino, esempio di archeologia industriale da recuperare
Foto: Favelas a Precotto
Foto: Terreni o cantieri abbandonati diventano accampamenti abusivi (via Tremelloni, zona viale Monza)
Foto: Il fungo in via Maiocchi
Foto: Costruzioni nei cortili tra viale Abruzzi e corso Buenos Aires. E via Maiocchi è ostaggio di un cantiere in
liquidazione
Foto: Via Adriano e le torri
Foto: Nuovi palazzi sulle ceneri della Magneti Marelli, ma mancano i servizi (zona via Padova)
Foto: Comasina assediata
Foto: La rinascita del quartiere Nord-ovest con l'arrivo del metrò è compromessa da traffico e da scarsi
parcheggi
La priorità è allargare al più presto l'Area C a tutta la città
Foto: Anna Gerometta Genitori Antismog
Investire di più per i bambini, più spazio e più verde
Foto: Geraldina Strino mamma
Salvare la Darsena, perché è patrimonio storico di tutta la città
Foto: Giuliana Zoppis Darsena Pioniera
Ecomostri
Mini grattacieli nati sul nulla: Comitati contro costruttori e Regione Il cantiere di via Maiocchi, che toglie
ossigeno ai palazzi tutt'attorno ed è a sua volta imprigionato dagli stessi, è l'emblema di tutti i mini
«ecomostri» spuntati in città, come funghi, disseminati a macchia di leopardo dal centro alla periferia.
Mattone «in deroga», perché cresciuto in virtù di Dia e Super-Dia, e silenzi-assensi, al posto dei vecchi (e
lunghi) permessi a costruire. Nei mesi scorsi la Rete dei comitati per la Qualità urbanistica ha presentato un
esposto alla Procura, chiedendo lo stop agli ecomostri. «Dal 2005 in regione sono state emanate diverse
leggi in contrasto con la legislazione statale in materia edilizia - spiega Roberto Barabino -. Hanno consentito
di effettuare ristrutturazioni 'fuori sagoma', introdotto la 'sostituzione edilizia', baipassato il 'permesso a
costruire'. E così, nei cortili dove c'erano vecchi capannoni di un solo piano, garage dismessi, sono nati
condomini di 6, 8, 10 piani». La macchina del cemento s'è messa in moto inesorabile, mentre nei palazzi
maggioranza e opposizione erano impegnate in lotte all'ultimo sangue sul Pgt, il Piano di Governo del
Territorio: battaglia iniziata con la giunta Moratti e proseguita con quella di Pisapia. «La legislazione regionale
troppo permissiva è stata creata ad hoc per favorire i costruttori - scrive Barabino nell'esposto -. La
conseguenza è stata in pochi anni di veder proliferare costruzioni di grandi dimensioni che sostituiscono
piccoli manufatti adibiti ad attività artigianali o di servizio, collocati nei cortili. Gli ecomostri soffocano
letteralmente le abitazioni circostanti, provocano danno biologico ed economico di chi vi abita, peggiorandone
la qualità della vita».
E di tutti i mini grattacieli nati in virtù di una Super Dia, il cantiere di via Maiocchi è il simbolo. Cantiere
bloccato da anni, dopo la messa in liquidazione di una società e il fallimento di un'altra. Con lo scheletro in
cemento armato di una costruzione che doveva essere di otto piani, condannata a rimanere incompiuta.
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Movida
26/09/2012
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Colonne, Navigli e Arco della Pace in ostaggio di risse e rumore
Ci sono le risse in via Vetere e alle Colonne di San Lorenzo. Ci sono uomini della polizia locale che
presidiano ogni notte il grande palcoscenico della movida, dal Carrobbio a metà di corso di Porta Ticinese.
Non solo i cittadini del comitato La Cittadella ma persino alcuni baristi ed esercenti premono, perché siano
assegnate alla zona postazioni fisse di carabinieri. Le nuove regole - niente bottiglie, sgombero della piazza
alle 2 del mattino - hanno appena graffiato il popolo della notte. Andare per credere. Il report del Comune ha
censito 38 locali nell'area Ticinese, seconda solo a Garibaldi per numero di interventi, arresti (70 in otto mesi)
ed indagati, nella hit parade fornita dalla Questura. Proprio lì, dove si riunisce il popolo della movida, sono
state arrestate per spaccio 67 persone.
Si respira delusione tra i cittadini che hanno sostenuto il sindaco Pisapia. Ti invitano ad attraversare il parco
delle Basiliche la domenica mattina, disseminato di pattume ed impregnato di odori sgradevoli. Così all'Arco
della Pace-Sempione dove fino all'ultimo, prima dell'estate, si è sperato che «i dehors dei locali fossero
costretti a chiudere alle 23.30». E, invece, poi la giunta ha fatto un passo indietro. Un salto sui Navigli,
cambiano le scene, non la musica di fondo.
Ma la protesta unisce il comitato di via Valtellina e quello di San Siro. Leit motiv il rumore. Feste e concerti e,
poi, schiamazzi in strada fino alle 5 del mattino. «La Milano che lavora e che produce ha bisogno non solo di
divertirsi, ma anche di riposare».
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3 Zona Lambrate In tutto sono solo tre gli arresti in otto mesi e mezzo, e tutti per il reato di furto
Degrado
Writer, vandalismi, discariche selvagge, baby gang in periferia e spaccio in centro
La «tag» è scolpita, non semplicemente dipinta, sulla vetrata dell'antica farmacia all'inizio di corso di Porta
Ticinese. L'ultimo frontiera dello sfregio è una «punta» d'acido aggiunta alla vernice della bomboletta spray.
Non c'è scampo. Incancellabile. E non c'è discussione: qui il gioco, la sfida, l'arte lasciano campo al
vandalismo. Conta oltre mille proseliti il movimento dei writer che si muovono fluidi nella città, dal centro
all'estrema periferia, raggruppati in 330 Crew (ciurma-gruppo). Sono in aumento le tag, più 20 per cento
secondo i dati più recenti. Ogni tag un writer. Ed è in calo l'età dei graffitari: ragazzini di 12 -13 anni, writer in
erba, sono stati pizzicati all'opera.
Ma gli ingredienti del degrado urbano sono anche i rifiuti, i cartoni abbandonati sul marciapiedi in barba al
calendario della raccolta programmata (ieri l'ultimo blitz degli ispettori di Amsa in via Sarpi). Quest'anno sono
già 50 mila le multe di Amsa a cittadini negligenti, raddoppiate rispetto a un anno fa. E oltre 22 mila le
segnalazioni di altri cittadini, che invece chiedono interventi per rimuovere le piccole discariche abusive,
prima che calamitino altro degrado. E nel tema degrado s'aggiungono da un lato la prostituzione in strada
(Bocconi, Ripamonti), dall'altro i vandalismi delle baby gang che si muovono nel quartiere Niguarda, in via
Padova, alla Comasina e al Gratosoglio. Mentre nelle più centrali zone Garibaldi e Benedetto Marcello è lo
spaccio a creare problemi di sicurezza. E nelle periferie, da cavalcavia Bacula alle campagne attorno a
Baggio, come in ogni terreno e cantiere abbandonato (una favelas è nata alle spalle del capolinea del tram 7,
all'incrocio tra le vie Anassagora e Tremelloni, dove Precotto confina con il quartiere Adriano) si segnalano
occupazioni e accampamenti abusivi. «C'è bisogno di maggiore generosità e passione da parte di chi opera
nei comitati - dice Fabiola Minoletti, del comitato Abruzzi Piccinni -. Bisogna ripartire dalle vie, con la missione
di riconquistare i cittadini, essere elemento trainante, per creare un nuovo senso di appartenenza».
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17 Zona Porta Genova Una media di due arresti al mese e altrettanti indagati: spaccio e immigrazione
clandestina
Incompiute
Palazzi nuovi ma niente servizi nei quartieri nati dalle ex fabbriche
26/09/2012
Corriere della Sera - Milano
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Corso XXII Marzo, civico 16, siamo a dieci minuti di tram da piazza Duomo. Il cinema abbandonato perde
ogni giorno qualche calcinaccio. La tettoia è stata rattoppata alla belle e meglio (la chiamano «messa in
sicurezza») con cemento a presa rapida. Degrado accanto a un palazzone popolare, uno dei tanti disseminati
nel quartiere borghese. Dieci metri più in là, in via Fiamma 7, girato l'angolo. Nella pancia di un altro
casermone popolare, un parcheggio da 250 posti auto. Due piani appena occupati dalla Polizia locale,
deposito anche dei motorini dismessi ancorché mai usati. I riflettori si spengono e, poi, riaccendono a Nord, a
Precotto, la dove fa capolinea il tram 7. Anzi s'arresta. Tagliando fuori di netto una delle grandi incompiute
della metropoli, il quartiere Adriano. Saranno duecento metri in linea d'aria. Di qui case, scuole, giardini. Di là
palazzoni nuovi, luccicanti e per tre quarti vuoti che sembrano dimenticati in mezzo a un cantiere. Scavi in via
Nenni, scavi di cui la vegetazione si è riappropriata in via Tognazzi, sterpaglie in via Gassman, discariche.
Quello nato sulle ceneri della Magneti Marelli. Ed è la migliore sintesi possibile della «storia dei cantieri
infiniti» questa periferia Nord-Est della città, oggetto della riconversione post-industriale, dalle fabbriche al
cemento. Da Bicocca dov'era la Falck al quartiere Adriano. Fino a scendere a Rubattino. Dove un genio ha
disegnano un viale, intitolato a Maria Grazia Cutuli, che è il vero cuore del quartiere. E con due schizzi furbi
sulla tela ha portato il verde ad invadere quella terra di nessuno sotto i piloni della tangenziale Est. Persino il
fiume Lambro scorre bello. Rimane la regina delle incompiute: l'unico capannone della ex Innocenti, rimasto
come memoria di archeologia industriale, che doveva, deve, dovrà diventare il luogo dei servizi per il
quartiere: palestre, piscina, spazi per i bambini, campi gioco. I riflettori ruotano in senso orario giù, fino a
Ponte Lambro. Dove il vecchio quartiere è tornato a vivere, dove sarà abbattuto l'ecomostro dei mondiali, e il
progetto di Ponte Lambro nuovo, l'ultimo week end di settembre, sarà presentato alla città.
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9 Zona Quarto Oggiaro Nove arresti in nove mesi per spaccio e sette indagati per il reato di immigrazione
clandestina
Case popolari
Cinquecento pronte da assegnare Ma troppe restano ancora vuote
«Era un bellissimo quartiere San Siro. Sono qui dal 1938. Oggi siamo solo anziani, tanti anziani. E spacciatori
e occupanti abusivi. Ma il vero punto interrogativo è: perché lasciano tanti appartamenti sfitti, chiusi con le
porte blindate per impedire occupazioni. Sfitti per anni». Parla Lucia Guerri, portavoce del comitato di
quartiere San Siro. È la veterana delle battaglie che tentano di non far spegnere i riflettori su queste periferie
popolari storiche. «Vorremmo capire cosa vogliono fare di questo quartiere, dove tra poco arriverà il metrò,
dove siamo riusciti a tenere aperta la scuola Paravia. Vorremmo vedere assegnare tutte le case vuote. E
poter vivere le nostre giornate di anziani non così assediati dallo spaccio». Il salto da San Siro al Gratosoglio
è breve. Dei 24 palazzi Aler, metà sono rimasti fuori dal «contratto di quartiere», che ne ha programmato la
ristrutturazione. Tante parole sono state spese per quella metà senza futuro, costruita come si fa con un
prefabbricato gigantesco, un blocco sopra l'altro senza pensare che prima o poi le giunture tra i cubi
sarebbero saltate e ad ogni pioggia l'acqua sarebbe scesa dal tetto, attraverso le canaline dell'elettricità, fino
a terra: tante piccole cascate innaturali fin dentro le case, le camere da letto, le cucine, i bagni. E che dire
dello Stadera, da lì non s'alza nemmeno più una protesta. Siamo giù di morale. Mentre in piazza Gasparri,
alla Comasina, attendono ancora l'interramento della fogna: i liquami scorrono dentro un tubo scoperto. Aler
Milano spiega di aver «avviato nel biennio 2011-2012 un piano straordinario di recupero degli alloggi per oltre
40 milioni di euro, provenienti dalle risorse alle vendite grazie alla LR 27/2009». Sono già in corso i lavori per
2.300 alloggi, la conclusione è prevista entro i prossimi 6 mesi. Ed è stata presentata ora una richiesta di
finanziamento per 10milioni di euro utili a recuperare altri 400 alloggi. E, poi, 600 appartamenti sono destinati
alle vendite e 500 in fase di assegnazione. Restano le porte blindate, troppe, a chiudere tanti, troppi,
appartamenti vuoti.
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26/09/2012
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39 Zona Città Studi Ventitrè arresti e sedici indagati. Microcriminalità diffusa: rapina, evasione, borseggio e
furti
427 Il totale delle persone arrestate in operazioni della squadra mobile dal 1 gennaio al 19 settembre 2012
260 Le persone arrestate per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti da inizio anno, pari ai due terzi di
tutti gli arresti
45 Zona Ticinese Qui c'è il maggior numero di soggetti indagati per reati in materia di immigrazione
clandestina
84 Zona Garibaldi Il totale degli arrestati (47 dei quali per spaccio) ai quali si sommano 54 indagati
12 Zona Centro Le persone arrestate per borseggio, che è oltre la metà delle cause degli arresti (20 in totale)
Foto: Salvatore Mazzotta hair stylist
Traffico e ingorghi peggiorano l'umore della gente Luca Lipira papà
Più servizi per le famiglie con bambini, siamo lasciati soli Stefano Schmidt studente
Sogno una città più vicina alla natura. Meno auto e più parchi
26/09/2012
Corriere della Sera - Milano
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Da 40 anni a misura di bimbo «Poche cicatrici, meno dolore»
Laura Guardini
PAVIA - Da 500 grammi a cento chili e più, ma con l'età in comune: sono tutti bambini, alcuni in cura ancora
prima di nascere, altri alle soglie dell'adolescenza. Tutti affrontano malattie più o meno gravi, complicate,
nuove. Tutti vengono accolti nello stesso reparto dove il centro è il piccolo paziente: intorno a lui, gli
specialisti arrivano dai diversi reparti dell'ospedale. «Per una cura a 360 gradi» dice la professoressa Gloria
Pelizzo, da un anno e mezzo a Pavia come responsabile della Chirurgia pediatrica del San Matteo di Pavia
(«Il mio diciottesimo ospedale»), che da domani a sabato celebra i suo primi quarant'anni. E presenta i suoi
progetti «anche se quello che viviamo è un periodo difficile: anzi, proprio per quello» dice il presidente
Alessandro Moneta. Con un doppio spettacolo teatrale («Pierino e il Lupo» domani pomeriggio e sera al
Teatro Fraschini) e due giornate in Sala Golgi («La chirurgia robotica» venerdì e «Passato e presente per
costruire il futuro» sabato) si ricorda che la data di nascita ufficiale della Chirurgia pediatrica è il 1° settembre
del 1972; ma l'attività aveva mosso i suoi primi passi a metà degli anni Cinquanta, come hanno ricordato ieri il
direttore generale Angelo Cordone e quello scientifico Remigio Moratti.
Circa 3.600 sono i bambini che ogni anno vengono operati al San Matteo: «Ci siamo arrivati partendo da
quota 1.500 - ha spiegato la professoressa Pelizzo - grazie a questo nuovo criterio organizzativo del
"costruire" intorno al bambino tutte le cure necessarie allo stesso tempo e grazie alle nuove tecniche
chirurgiche». Per i piccoli, che hanno appena cominciato il percorso della loro vita, sono in qualche modo
anche più importanti che per i grandi. La professoressa lo spiega in poche parole: «Poche cicatrici, meno
dolore. Il nostro motto? Eccolo: grande chirurgo uguale nessuna cicatrice». Degenza media due giorni, due
sale operatorie in attività da lunedì al venerdì e una terza dedicata alla chirurgia endoscopica in progetto:
intorno al piccolo paziente specialisti diversi che «utilizzano una sola anestesia». E così, per esempio, curano
contemporaneamente denti, colonna vertebrale, gola, altri problemi. Nelle sale entrano ogni giorno da 12 a 14
ragazzini; almeno tre di questi affrontano un tumore. Il più piccino è stato un prematuro di 520 grammi (ma c'è
anche la chirurgia fetale, per «correggere» anche prima della nascita); la più grande una ragazzina obesa,
140 chili: per lei la chirurgia che «fascia» temporaneamente lo stomaco è stata l'ultima carta dopo aver
giocato tutte quelle suggerite dal gruppo di specialisti dedicati a questi casi, duecento quelli attualmente in
carico al San Matteo. «E insieme a tutti gli specialisti - chiude Gloria Pelizzo - infermieri e tecnici lavorano con
grandissime disponibilità e capacità di ascolto».
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3.600
Foto: i bambini che vengono operati ogni anno al San Matteo. Per il 70% di loro si usano tecniche di chirurgia
mini invasiva
Foto: Gioco di squadra La professoressa Gloria Pelizzo in sala e con una piccola paziente
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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Pavia Tre giorni di festa alla Chirurgia pediatrica del San Matteo
26/09/2012
Corriere della Sera - Roma
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GLI OSPEDALI O LE OSTRICHE
ANDREA GARIBALDI
F ra i fiumi di parole spesi per il caso Fiorito-Polverini, fra teste di porco e pepli greco-romani, una cosa
colpisce al cuore.
Un passaggio del racconto ai pubblici ministeri dell'ex capogruppo Pdl alla Regione, Franco Fiorito. Parla dei
fondi che la Regione elargiva ai consiglieri (oltre ai 13 mila netti di stipendio mensile). Spiega che governatore
e giunta fissavano il budget annuale, ma poi «quella cifra veniva ritoccata». Così, nel solo 2011, la cifra
destinata al «rapporto tra elettore ed eletto» passa da 5 milioni e 400 mila euro a 14 milioni, 100 mila euro
netti in più per ciascun consigliere. Trovati dove? Ecco Fiorito: «Provvede il presidente dell'assemblea
regionale, Abbruzzese e il suo staff, ritagliando da altre voci di bilancio, quali i trasporti, piuttosto che la
scuola o la sanità, importi tali che, convogliati sui gruppi, consentano, alla fine, di far tornare il conto». Tagli ai
servizi a favore del rapporto tra ostriche ed eletti.
Cioè: tutta questa non è una storia di ristoranti di lusso, champagne e suv Bmw, che qualcuno potrebbe
liquidare come una sorta di «invidia sociale». La questione sostanziale è che quei lussi hanno avuto un
effetto negativo sulle scuole vetuste e pericolanti, sulle attese di ore nei pronto soccorso degli ospedali, sugli
autobus rari, rumorosi e affollati. I soldi per il benessere dei consiglieri - se Fiorito dice tutta la verità venivano stornati dai soldi che dovevano essere utilizzati per i negletti servizi pubblici, insufficienti e bisognosi
di miglioramento. Con quei 14 milioni di aggiunta a stipendi già altissimi rispetto alla media, per fare un
esempio, si sarebbero potuti assumere circa duecento medici e infermieri. Certo, si dirà: il Lazio ha
accumulato un deficit nella sanità di un miliardo e 139 milioni, cosa volete che siano 14 milioni?
In questi stessi giorni è uscita, da nessuno collegata con la vergogna dei fondi regionali ai gruppi consiliari,
un'altra notizia. Nel periodo 2007-2013 l'Unione europea ha stanziato per lo sviluppo del Lazio (fondi PorFesr) 743,5 milioni. Ebbene, con quella somma si sarebbero potuti creare 1.500 posti di lavoro, ma fino ad
oggi ne sono stati creati soltanto 46. E di questo passo si rischia che i funzionari Ue vengano a Roma e
ritirino la cassa. Per manifesta incapacità di utilizzo, dato che finora la Regione ha speso poco più del 20 per
cento del totale dei fondi. Si dirà: nel Lazio ci sono 250 mila disoccupati, cosa volete che siano 1.500 posti in
più?
Ovviamente il problema non è questo. È che la politica si è staccata di netto dal suo compito d'istituto, quello
di guidare una società verso una giusta armonia, utilizzando le risorse disponibili e mettendone in cantiere di
nuove. Bastano i due casi citati per decretare che il fallimento è totale. Lasciamo stare le ricandidature, ci
vuole qualcuno che faccia capire di aver inteso il senso di una proposta politica oggi: parsimonia, efficienza,
onestà. Per trasformare trasporti, scuola e sanità.
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SCANDALI, I COSTI E I MANCATI SERVIZI
26/09/2012
Il Sole 24 Ore
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Stipendi e consumi bruciano 4 miliardi
Possibile un risparmio annuo di 1,3 miliardi sul personale e di 2,5 miliardi su utenze e cancelleria
Gianni Trovati
MILANO
Sono meno appariscenti delle indennità e dei fondi ai gruppi, ma nel loro tranquillo tran tran quotidiano le
spese per mandare avanti le macchine regionali sono il vero costo della politica. Almeno nella parte
inefficiente che, numeri alla mano, è decisamente ampia. Due cifre? Riportare nella media nazionale la sola
spesa di personale nelle Regioni che in questa voce la superano farebbe risparmiare ogni anno 1,3 dei 6,3
miliardi che le Regioni spendono in stipendi, premi di produzione, buoni pasto, missioni e rimborsi spese.
Nei «consumi intermedi», che sono le spese di funzionamento per la cancelleria e i computer, la
manutenzione degli immobili, le utenze e così via, è lo stesso commissario straordinario per la
razionalizzazione della spesa Enrico Bondi a offrire la cifra dei possibili risparmi: 2,5 miliardi all'anno, su un
insieme di costi che ne valgono poco meno di 6. Il decreto sulla revisione di spesa approvato a luglio chiede
per quest'anno ai governatori 1,2 miliardi, ma sulle modalità di distribuzione dei sacrifici non c'è ancora
accordo mentre si avvicina la scadenza del 30 settembre entro cui la Conferenza Stato-Regioni dovrebbe
servire a ogni amministrazione il menu dei tagli.
Con il passare dei giorni, si fa sempre più probabile l'intervento unilaterale per decreto da parte
dell'Economia, perché la stessa legge prevede che i tagli vadano realizzati quest'anno e le cifre siano fissate
entro il 15 ottobre. Il montare della polemica nata intorno al caso Lazio, poi, è seguito da vicino nel Governo,
dove si spiega la presenza di un «dossier sulle spese delle Regioni» che potrebbe ora accelerare per «dare
un segnale forte» prima della legge di stabilità.
Una stretta agli 830 milioni di costi della politica in senso proprio (si veda il Sole 24 Ore di ieri) sembra
inevitabile, ma sono i 12 miliardi all'anno accumulati da spese di personale e di funzionamento a
rappresentare il frutto più avvelenato dell'espansione delle Regioni. Soprattutto se si considera che queste
cifre non riguardano la sanità, che copre l'80% dei bilanci regionali ma è in carico ai conti delle Asl.
Certo, non tutto è inefficiente, ma sono le differenze fra le Regioni (con un discorso a parte per Trentino Alto
Adige e Valle d'Aosta, dove i costi sono alti ma il pacchetto di competenze è più ampio) a far risuonare
l'allarme sprechi. La Sicilia è il caso di scuola del collegamento fra politica pletorica (90 "deuputati regionali",
divisi in 9 gruppi e 14 commissioni) e gigantismo strutturale, con relativi costi. Sotto inchiesta ci sono ora i
fondi per i gruppi, 13,7 milioni di euro nel 2011, ma a ipotecare i conti sono soprattutto gli 1,3 miliardi usciti
dalle casse regionali nel 2011 per pagare il personale (pensioni escluse, che valgono 576 milioni e in Sicilia
sono a carico del bilancio regionale). Si tratta di 252 euro ad abitante, il quadruplo dei 64,3 euro pagati in
media per lo stesso scopo dagli italiani e 14 volte tanto il conto presentato a ogni residente in Lombardia.
Altissimi anche i dati registrati da Molise, Sardegna e Friuli, mentre tra le grandi regioni a Statuto ordinario a
primeggiare è la Calabria, seguita da Abruzzo, Campania e Lazio. Ovvio il collegamento fra questo dato e le
spese per il funzionamento ordinario, perché più assunzioni impongono più uffici e, banalmente, più carta,
telefoni e così via. La graduatoria di queste spese, mostrata nell'ultima tabella, non si scosta troppo da quella
sul personale: la Sicilia è seconda, battuta solo dalla Sardegna, mentre fra i territori a Statuto ordinario è la
Campania a battere tutti.
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© RIPRODUZIONE RISERVATA Regione Valore inmln Áad abitante Regione Totale Ogni 100mila abitanti
Regione Valore inmln Áad abitante 1 Sicilia** 1.272,6 252,0 1 Sicilia 17.128 339 1 Sardegna 330,1 197,0 2
Molise 62,1 194,1 2 Friuli-Venezia Giulia 3.027 245 2 Sicilia 779,3 154,3 3 Sardegna 239,4 142,9 3 Sardegna
4.090 244 3 Basilicata 86,6 147,5 4 Friuli-Venezia Giulia 171,1 138,5 4 Molise 770 241 4 Friuli-Venezia Giulia
181,1 146,5 5 Basilicata 55,6 94,6 5 Basilicata 1.002 171 5 Campania 659,0 113,0 6 Calabria 170,7 84,9 6
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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I costi della politica I CONTI DELLE REGIONI
26/09/2012
Il Sole 24 Ore
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(diffusione:334076, tiratura:405061)
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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Umbria 1.353 149 6 Puglia 395,2 96,6 7 Umbria 64,8 71,5 7 Calabria 2.611 130 7 Lazio 506,1 88,3 ITALIA
3.825,0 64,3 8 Abruzzo 1.516 113 ITALIA 5.197,0 87,4 8 Abruzzo 78,9 58,8 9 Veneto 5.342 108 8 Piemonte
385,4 86,5 9 Campania 328,9 56,4 ITALIA 64.199 108 9 Toscana 315,1 84,0 10 Lazio 270,2 47,2 10
Campania 6.224 107 10 Abruzzo 110,2 82,1 11 Marche 72,2 46,1 11 Marche 1.386 89 11 Lombardia 805,4
81,2 12 Piemonte 203,0 45,5 12 Puglia 3.036 74 12 Umbria 68,0 75,0 13 Puglia 167,6 41,0 13 Liguria 1.154
71 13 Molise 17,0 53,1 14 Toscana 144,1 38,4 14 Toscana 2.596 69 14 Marche 78,5 50,1 15 Liguria 57,0
35,3 15 Emilia Romagna 2.976 67 15 Veneto 212,4 43,0 16 Emilia Romagna 151,5 34,2 16 Piemonte 2.964
66 16 Emilia Romagna 162,4 36,6 17 Veneto 144,0 29,2 17 Lazio 3.578 62 17 Calabria 61,1 30,4 18
Lombardia 171,5 17,3 18 Lombardia 3.446 35 18 Liguria 44,1 27,3 - Bolzano 1.027,3 2.023,7 - Bolzano
16.954 3.340 - Bolzano 167,0 1.302,2 - Trento 764,2 1.443,4 - Trento 15.612 2.949 - Trento 254,5 501,4 Valle d'Aosta 240,5 1.875,3 - Valle d'Aosta 2.962 2.310 - Valle d'Aosta 103,4 195,4
LA PAROLA CHIAVE
Consumi intermedi
I «consumi intermedi» sono le spese effettuate come input nel processo di produzione di beni e servizi. Si
tratta, per esempio, l'affitto o la manutenzione degli immobili o l'acquisto di cancelleria e programmi
informatici. Sono «intermedi» perché precedono l'output, cioè lo svolgimento del servizio.
26/09/2012
La Repubblica - Genova
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Ricoveri di un giorno non più gratuiti al San Martino e negli ospedali della Asl3 D'ora in poi il paziente
pagherà in relazione alla quantità di analisi che dovrà fare
GIUSEPPE FILETTO
CON i tagli alla sanità pubblica arriva anche il ticket per il ricovero ospedaliero.
Da lunedì prossimo. La permanenza in corsia per un solo giorno, il day-hospital inventato soltanto nei primi
anni del Duemila e che ha avuto vita breve, comporterà il pagamento di quella che in linguaggio politicosanitario si chiama "compartecipazione alla spesa sanitaria per il paziente". Appunto la quota in denaro
sonante.
Trenta posti letto del "San Martino" e 48 degli ospedali della Asl Tre che finora hanno funzionato in regime di
day-hospital e di day-surgery vengono trasformati in day-service. Si tratta di una nuova formula, coniata per
andare incontro alla spending review, al Decreto-Monti che cambia poco dal punto di vista del ricovero e delle
prestazioni offerte al paziente. «È un'operazione creata sulla carta - denuncia Francesco Capuccio, del
Sindacato di Base del San Martino - : trasformare i posti letto di degenza in day service, vuol dire far pagare i
pazienti, offrendo lo stesso tipo di servizio».
Le medesime prestazioni sanitarie, con un posto letto a disposizione, fondamentale soprattutto per certi
interventi chirurgici, ma senza il consumo gratuito del pasto, a meno che si voglia pagare anche questo.
«Sostanzialmente è così - spiega Carlo Venzano, presidente regionale del Fadoi - prima una serie di esami
diagnostici venivano inglobati in una cartella clinica, in regime di ricovero di day-hospital; d'ora in poi, invece,
lo chiameremo dayservicee il paziente pagherà in relazione alla quantità di analisi che dovrà fare». «Altro
esempio - aggiunge il presidente della Federazione delle associazioni dei medici internisti ospedalieri - :
l'intervento di cataratta si faceva con il ricovero di un solo giorno, così come particolari terapie endovenose
con flebo; il malato andava al mattino, veniva operato o curato e non pagava la quota, adesso si ricovera ma
dovrà versare il ticket a seconda delle prestazioni». Esentati soltanto coloro che sono affetti da particolari
patologie, chi supera i 65 anni di età e chi non raggiunge il minimo reddito.
«Era una cosa che andava fatta - spiega Mauro Barabino, direttore generale del "San Martino" -: per numero
di posti letto di day-hospital siamo una delle regioni oltre i parametri». Le delibere del "San Martino" e della
Asl sono state firmate e pubblicate negli scorsi giorni. La prima, riguardante 30 posti letto delle varie unità
operative, ha decorrenza quasi immediata, da lunedì prossimo. La seconda dovrà essere applicata entro il 31
ottobre prossimo, ma dalla direzione della Asl fanno capire che dovrebbe entrare in vigore prima. Interessa gli
ospedali di Sampierdarena (otto letti di Oncologia, sette di Pneumologia, Gastroenterologia e Dermatologia,
dieci di Medicina, Dietologia, Diabetologia, Endocrinologia e Neurologia), di Sestri Ponente (sette letti di
Oncologia, uno di Otorino, due di Medicina), di Arenzano (cinque letti di Reumatologia, uno di Nefrologia, uno
di Malattie Endocrine) e il Distretto Sanitario di Nervi (cinque letti di Reumatologia).
La scheda I POSTI LETTO Secondo quanto avrebbe conteggiato l'assessorato alla Sanità, la Liguria
avrebbe 220 posti letto di day-hospital per 1000 abitanti IL DECRETO MONTI Il Governo Tecnico fissa un
tetto massimo di 160 posti letto di day hospital e di day surgery per 1000 abitanti I TAGLI Circa 47 posti letto
di day-hospital degli ospedali della Asl Tre e 30 del "San Martino" trasformati in day-service, con la quota
ticket PER SAPERNE DI PIÙ www.hsanmartino.it genova.repubblica.it
Foto: Nuove tasse in arrivo per i pazienti liguri
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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Sanità , scatta il ticket sul day-hospital
26/09/2012
La Repubblica - Genova
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L'ortopedico Priano a processo per truffa ai danni dello Stato
L'inchiesta ad Alessandria. Per reati analoghi il chirurgo già assolto a Genova
PROCESSO per Ferdinando Priano ad Alessandria.
L'ortopedico genovese in tribunale è accusato di falso e truffa ai danni dello Stato dal pm Riccardo Ghio.
Deve rispondere degli stessi reati per cui il gup di Genova nel novembre del 2010 lo aveva assolto, su
richiesta del pm Francesco Pinto titolare dell'inchiesta. Ad Alessandria processo pure per la Gost, la società
composta da medici, imputata degli stessi reati e convenzionata con la Asl Tre Genovese e con la Asl del
Basso Piemonte. Il processo è la coda di un'inchiesta avviata nell'ottobre del 2007 dai Nas di Alessandria e di
Genova. Due filoni di indagine: il primo riguardante la truffa ai danni della Asl di Alessandria, in seconda
battuta alla Asl Tre Genovese. Priano e la Gost, infatti, dirottavano i pazienti liguri in Piemonte, nella clinica
privata "Nuova Casa di Cura Città di Alessandria", per i quali alla fine pagava la Regione Liguria. Per il pm
Ghio il noto ortopedico avrebbe alterato 587 cartelle cliniche, indicando codici relativi ad interventi effettuati "a
cielo aperto", invece che in artroscopia (questi hanno rimborsi inferiori). Con un importo maggiorato da 1000
a 1.500 euro ad intervento. Finirono indagati tre medici, tra i quali il professor Priano. L'altro filone riguarda gli
interventi che Priano aveva effettuato all'ospedale di Sestri Ponente. L'ortopedico ha un contratto con la Asl
Tre di 600 mila euro per eseguire 1200 interventi l'anno; soprattutto per evitare le fughe dei pazienti in altre
regioni. Questo secondo filone fu affidato al pm Francesco Pinto e dopo il risarcimento (circa 400 mila euro)
pagato da Priano alla Regione Liguria (che in un primo tempo si era costituita parte civile), la Asl aveva
revocato la costituzione di parte civile. Tanto che lo stesso magistrato aveva chiesto l'assoluzione, concessa
dal gup Roberto Fucigna. Gli avvocati della difesa, Alessandro Vaccaro e Nicola Scodnik, avevano dimostrato
che all'epoca non vi era una normativa adeguata sull'utilizzo dei codici. Per il tribunale di Genova il fatto non
sussiste. Sussiste, invece, peri presunti reati di Alessandria. Anche se ora si rischia la prescrizione. (g.fil.) ©
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Foto: PRIANO L'ortopedico sarà processato ad Alessandria
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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L'inchiesta Il medico è accusato di avere alterato centinaia di cartelle cliniche per lucrare sui rimborsi
26/09/2012
La Repubblica - Roma
Pag. 9
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Il nuovo day hospital oncologico in due open space affacciati sul verde
(carlo picozza)
CI SONO colori pastello e tanta luce nei due open space di 600 metri quadrati che, con 24 poltrone
ergonomiche e 4 posti letto, affacciano attraverso ampie vetrate su un giardino con una superficie più che
tripla. È il nuovo day hospital oncologico dell'istituto Regina Elena, che già accoglie i pazienti (20mila all'anno)
per le visite e le terapie, cinque giorni a settimana dalle 8 alle 19.
«L'architettura degli ambienti», spiega il direttore dell'Oncologia medica, Francesco Cognetti, «è funzionale
alla vigilanza continua sui trattamenti dei nostri assistiti e alla socializzazione». «I colori tenui e gli ambienti
aperti», aggiunge la direttrice sanitaria, Amalia Allocca, «sono stati studiati per alleggerire lo stress e la
percezione olfattiva». «È un altro passo avanti», conclude il direttore dell'ospedale, Lucio Capurso, «verso
l'umanizzazione delle cure». Oltre che nel giardino, i pazienti potranno passeggiare nell'atrio dell'ospedale
adiacente al day hospital. «Avranno in dotazione un cercapersone», ancora Cognetti, «per essere avvisati
quando arriva il loro turno per la visita o la terapia». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: IL PRIMARIO L'oncologo Francesco Gognetti: «Spazi aperti per una vigilanza più al-ta sulle cure»
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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Regina Elena I manager: "Contro lo stress, spazi aperti e colori tenui"
26/09/2012
La Stampa - Canavese
Pag. 54
(diffusione:309253, tiratura:418328)
La Regione ha autorizzato l'apertura sul territorio comunale di una sola nuova farmacia. Confermata quella
che sorgerà nel capoluogo, ad almeno 300 metri dal centro storico, per il momento salta la prevista farmacia
in frazione Argentera.
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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Stop alla farmacia
26/09/2012
Il Messaggero - Roma
Pag. 31
(diffusione:210842, tiratura:295190)
La truffa delle farmacie alla Asl
Inviavano le fustelle e ottenevano rimborsi per medicinali mai venduti
Menafra all'interno
Chiedevano rimborsi per farmaci mai distribuiti ai pazienti ma per i quali è previsto il totale rimborso da parte
dello stato italiano. E, in molti casi, poi vendevano comunque le medicine a clienti ignari o ad altre farmacie,
italiane e straniere per un totale di oltre settemila ricette e una perdita a carico dello Stato italiano di circa un
milione di euro. Il caso riguarda due farmacie importanti, una in via Tuscolana 350 e l'altra in via del Tritone
16. A metà agosto oltre alla sentenza (una condanna e una prescrizione) per entrambi i casi è scattata la
revoca della licenza di esercizio. Una decisione a sorpresa da parte del Dipartimento della salute del comune
di Roma che applica una legge del 1934, molto spesso dimenticata.
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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Licenze revocate e chiusura per due esercizi in via del Tritone e via Tuscolana
26/09/2012
Il Messaggero - Roma
Pag. 40
(diffusione:210842, tiratura:295190)
L'accusa: rimborsi per medicine mai vendute
SARA MENAFRA
© RIPRODUZIONE RISERVATA Truffavano il sistema sanitario nazionale, facendosi rimborsare farmaci mai
venduti. Ma dove non è arrivata la giustizia penale - che per la più nota delle due farmacie coinvolte ha
dovuto dichiarare la prescrizione - ci ha pensato la burocrazia amministrativa del comune di Roma che ha
deciso di revocare la licenza ai farmacisti condannati: a ferragosto hanno chiuso i battenti l'Antica Farmacia
del Corso in via del Tritone 16 e la Farmacia Enea di via Tuscolana 350. Il provvedimento è stato firmato e
consegnato il 6 agosto scorso dal Dipartimento promozione dei servizi e della salute. Applica l'articolo 113 di
un quasi sconosciuto decreto Regio, datato 1934 e che nella maggior parte dei casi resta chiuso in un
cassetto, in cui si specifica la «decadenza dell'autorizzazione all'esercizio di una farmacia, per irregolarità
nell'esercizio». Farmacie chiuse, salvo ribaltamenti da parte del Tar. L'inchiesta «farmaconnection» è scattata
nel 2005 quando i carabinieri del Nas hanno scoperto un medico a sfornare ricette in quantità industriali. Per
la farmacia di via Tuscolana ne ha firmate 7.718 solo di farmaci di fascia A «ovvero a totale carico del
Sistema sanitario nazionale» per un danno al Sistema sanitario nazionale di almeno 972mila euro. Tutte
«intestate fittiziamente a inesistenti assistiti e compilate con grafia artatamente illeggibile allo scopo di
renderne impossibile l'individuazione anche attraverso i codici regionali», come spiega la sentenza che ha
condannato per truffa e falso il medico Claudio Grande e i farmacisti di via Tuscolana Giuseppe e Marco
Morreale (per quelli di via del Tritone è scattata la prescrizione). Più complicato il metodo ipotizzato per
l'Antica Farmacia del Corso di via del Tritone: per tutti i farmaci veniva chiesto il rimborso, ma in qualche caso
i medicinali venivano venduti ad altre farmacie ignare. Stando alla ricostruzione del pm Stefano Rocco Fava,
il meccanismo variava: i farmaci di medio costo, dopo la richiesta di rimborso che prevede anche l'invio della
«fustella adesiva» tolta dalla scatola dei medicinali, «venivano reimmessi nel circuito commerciale
applicandovi fustelle fittizie realizzate dalla stessa Farmacia e venduti a turisti esteri incuranti delle confezioni
recanti le fustelle difformi». I farmaci di alto costo «maggiormente esposti a potenziali verifiche» erano
«ricettati e riciclati commercializzandoli nel territorio laziale movimentandoli mediante documentazione fiscale
fittizia prodotta dalla medesima Farmacia, nonché esportandoli nel mercato estero». Per evitare che ci
fossero picchi nelle richieste di rimborsi, la farmacia chiedeva anche prescrizioni autentiche che i medici di
base compilavano senza data di rilascio, in modo che il flusso fosse costante. Essenziale, il ruolo del medico,
Claudio Grande che al gip ha spiegato come per ogni ricetta ottenesse una percentuale variabile tra il 4 e il 6
per cento del prezzo di listino. Aveva cominciato con la farmacia di via del Tritone, per poi spostarsi su quella
della Tuscolana. E, in quest'ultimo caso, «i pagamenti in suo favore erano sempre avvenuti con denaro
contante e il guadagno ricavato dal rapporto con i Morreale ammontava a circa 8.000/9.000 euro mensili». Il
meccanismo si è ripetuto anche per altre farmacie della capitale, per le quali il processo penale è ancora in
corso. Ma ora a preoccupare, più delle manette sono i lucchetti.
Foto: A destra, la farmacia di via del Tritone A sinistra, quella in via Tuscolana (Fotoservizio Toiati/Stanisci)
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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«Truffavano le Asl» Chiuse due farmacie
26/09/2012
Il Messaggero - Roma
Pag. 40
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Aggredivano le pensionate davanti ai supermercati: presi
La banda formata da tre peruviani è stata sgominata dai carabinieri Furti anche nei negozi la merce rubata
nascosta a Centocelle e venduta a Porta Portese
FABIO MARRICCHI
Tre peruviani che terrorizzavano la zona con furti in supermercati, farmacie, centri commerciali e ai danni di
pensionati e pensionate sono stati arrestati dai Carabinieri di Castelnuovo di Porto. I tre, due uomini, uno di
24 l'altro di 41 anni e una donna di 36, sono stati colti in flagrante a rubare cosmetici, scarpe e altro in una
farmacia di Castelnuovo lungo la via Flaminia. I ladri sono stati riconosciuti dai farmacisti perché avevano già
portato via altra merce il 22 settembre scorso. Le telecamere del negozio hanno ripreso i loro volti e quando i
tre si sono ripresentati la titolare della farmacia li ha riconosciuti e ha chiamato il 112. Dalla centrale operativa
di Bracciano sono stati allertati i carabinieri di Castelnuovo. I peruviani, durante la fuga hanno spinto la
farmacista che è caduta a terra. Uno dei tre, il più giovane, è stato poi bloccato all'esterno da un cittadino di
Castelnuovo che si trovava proprio vicino alla farmacia. Proprio in quel momento sono arrivati i militari che
hanno arrestato il peruviano e che hanno individuato l'auto con la quale era arrivato coi suoi complici: una
vecchia Renault Clio, ovvero una delle 150 vetture, si è poi scoperto, intestate a un romeno che abita a
Pomezia e che forniva auto «pulite» alla banda. Per i tre sono scattate le manette con l'accusa di rapina
impropria. Addosso avevano refurtiva per il valore di circa tremila euro più diverse banconote per centinaia di
euro. I carabinieri sono dunque riusciti, dopo diverse indagini, a fermare le gesta di una banda che
imperversava da qualche mese nella zona tra la Flaminia e la Tiberina. Il bersaglio preferito dei tre erano
inizialmente le borse e i bancomat di pensionate fermate con una scusa davanti ai supermercati. Ma la parte
preponderante del vastissimo bottino era costituita appunto da farmaci, parafarmaci, abiti e accessori che
venivano rubati strappando le placche antitaccheggio e nascosti in pancere e ampie tasche. Il tesoro veniva
accumulato a Centocelle da dove poi, attraverso numerosi nordafricani, raggiungeva Porta Portese e altri
mercati romani.
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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IL BLITZ
26/09/2012
Il Messaggero - Civitavecchia
Pag. 37
(diffusione:210842, tiratura:295190)
di MOIRA DI MARIO
Rapina lampo alla farmacia comunale di via Virgilio a Pomezia. Un uomo con il viso in parte coperto da un
cappuccio e da occhiali da sole è entrato intorno alle 18 nel negozio, a pochi passi dalla centralissima piazza
Indipendenza, con in mano una pistola e sotto la minaccia dell'arma si è fatto consegnare dalla farmacista e
dalla sua assistente l'incasso della giornata: circa 700 euro. E' poi uscito allontanandosi a piedi e facendo
perdere le sue tracce. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della città che hanno ascoltato i pochi clienti in
quel momento presenti, la farmacista e la collaboratrice. Acquisiti anche i filmati delle telecamere di
sorveglianza interne al negozio. Dalle testimonianze e dai filmati, il rapinatore sarebbe un uomo
dall'apparente età di 40 anni, di altezza e corporatura media e con accento romano, stando almeno a quanto
avrebbero riferito i clienti della farmacia agli investigatori che stanno verificando se poco lontano dal negozio
l'uomo avesse un complice che lo aspettava per la fuga. Non è la prima volta che quella farmacia comunale è
presa di mira dai malviventi. Negli ultimi cinque anni ha già subito diversi furti e rapine. RIPRODUZIONE
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SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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Rapina lampo in farmacia bandito ripreso dal circuito tv
26/09/2012
Il Messaggero - Rieti
Pag. 37
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Razzie in farmacia : tre arresti
Catturata gang di peruviani che ripuliva anche supermercati
di FABIO MARRICCHI
Il loro obiettivo preferito erano i pensionati, poi hanno iniziato a rubare in centri commerciali, farmacie,
supermercati. I peruviani sono stati arrestati dai Carabinieri di Castelnuovo di Porto. I tre, due uomini, uno di
24 l'altro di 41 anni e una donna di 36, sono stati colti in flagrante a rubare cosmetici, scarpe e altro in una
farmacia di Castelnuovo sulla Flaminia. I ladri sono stati riconosciuti dai farmacisti perché avevano già portato
via altra merce il 22 settembre scorso. Le telecamere del negozio hanno ripreso i loro volti e quando i tre si
sono ripresentati la titolare della farmacia li ha riconosciuti e ha chiamato il 112. I peruviani si sono dati alla
fuga. Nel farlo hanno travolto la farmacista che è caduta a terra. Uno dei tre, il più giovane, è stato poi
bloccato all'esterno da un cittadino di Castelnuovo che si trovava proprio vicino alla farmacia. Proprio in quel
momento sono arrivati i carabinieri di Castlnuovo che hanno arrestato il peruviano e hanno individuato la
Renault Clio, l'auto con la quale erano arrivati i tre. Poi i carabinieri hanno acciuffato anche gli altri due.
L'uomo che si era fermato alla stazione nella speranza che passasse un treno per Roma e la donna che si
era invece diretta verso il centro storico di Castelnuovo. Per i tre sono scattate le manette con l'accusa di
rapina impropria. Addosso avevano refurtiva per il valore di circa 3mila euro più diverse banconote per
centinaia di euro. I carabinieri sono dunque riusciti, dopo diverse indagini, a fermare le gesta di una banda
che imperversava da qualche mese nella zona tra la Flaminia e la Tiberina. Il bersaglio preferito dei tre erano
inizialmente le pensionate fermate davanti ai supermercati in procinto di fare la spesa. Con una scusa
qualsiasi, di solito chiedevano informazioni sballate tipo «mi sa dire dov'è la Salaria?» quando sapevano
benissimo che si trovavano sulla Flamina, raggiravano le vittime e riuscivano a portar via loro la borsa con
dentro denaro e bancomat. Ingenti anche i furti nei centri commerciali dove s'impossessavano di vestiario
scarpe e altri articoli firmati. Avevano un rudimentale strumento per togliere le placche antitaccheggio e
indumenti larghi e pancere dentro le quali occultavano la merce. La refurtiva finiva a Centocelle a Roma,
dove i tre abitavano. Alcuni tunisini, l'andavano a vendere per le strade di Roma e al mercato di Porta
Portese. Individuare i tre non è stato facile perché agivano sempre con auto diverse. Tutte poi risultate
intestate ad un romeno che abita nella zona di Pomezia. I carabinieri hanno scoperto che il tizio, praticamente
irreperibile, ha intestato a sé oltre 150 auto, mezzi che evidentemente comprava, si intestava e rivendeva
senza passaggio di proprietà. Finora sono una decina i «colpi» accertati messi a segno dalla banda nella
zona tra Fiano, Capena, Castelnuovo, Rignano e Morlupo ma potrebbero essere molti di più.
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SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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Pancere e abiti larghi per nascondere il bottino destinato a Porta Portese
26/09/2012
Il Messaggero - Marche
Pag. 49
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Una filosofia petersoniana. «Gli Usa devono capire che ogni gara può essere decisiva»
di GIANCARLO IACCHINI
PESARO - La dura legge del budget schiaccia la Vuelle verso il basso ma lo spread con le più facoltose
avversarie può essere accorciato dal fattore umano: grinta, carattere, motivazioni. Doti che sono prima di
tutto le sue, e sulle quali Ticchi, avido lettore di testi di psicologia sportiva, è preparato anche sul piano
teorico e pedagogico. A Pesaro vuol far rinascere la filosofia dello «sputar sangue» di petersoniana memoria:
«Lottare alla morte, avere il coltello tra i denti... ditelo come vi pare - sussurra il coach, i cui toni pacati
esprimono però concetti forti - Sappiamo di dover combattere una guerra in ogni partita e su ogni pallone,
considerando l'avversario un nemico. Quando si gioca per la salvezza è così che si deve fare, e bisognerà
farlo capire anche agli americani che qua ogni singola gara può essere decisiva per centrare l'obiettivo». Il
coach appare sereno; sa di essere in ritardo con la messa a punto, e di aver dovuto già rettificare in corso
d'opera l'assetto preventivato (via Marigney e dentro un pivot), ma non drammatizza, anche perché dalla
«programmazione neuro-linguistica» di cui è un cultore ha appreso l'arte della pazienza e dell'autocontrollo:
«E' soprattutto un lavorio su me stesso, ma inevitabilmente questi studi hanno una ricaduta in palestra,
perché se la parte tecnica è importante quella mentale lo è ancora di più». Però sia chiaro: «Niente lavaggio
del cervello, e nemmeno un continuo suonare la carica, perché se no la batteria si esaurisce. Bisogna invece
riuscire a trasmettere ai giocatori motivazioni profonde, che porteranno a lungo con sé. Non c'è bisogno di
molte parole: io non sono uno che parla tanto». Quanto è disposto a sacrificare del suo credo cestistico in
relazione al gruppo che ha a disposizione? «E' un punto cruciale. Per dei professionisti non è facile cambiare
abitudini e attitudini, e questo è stato forse uno dei motivi della nostra discontinuità in precampionato; però
non dobbiamo farci prendere dall'ansia: la stagione è lunga, i ragazzi sono disponibili a seguirmi e i margini di
miglioramento molto ampi». Dalla placida routine della farmacia di Gradara al vulcano sempre in eruzione
della basket city adriatica: «Allenare a Pesaro è molto bello. La senti la passione della gente. Quanto alla
farmacia, sono una dozzina di anni che non ci spendo energie. Non me la sono mai sentita di rinunciare a ciò
che la famiglia mi ha trasmesso in dote, ma da quando faccio l'allenatore professionista è solo un peso».
Ticchi è orgoglioso di suo figlio Alessandro, laureato in fisica e attualmente a Londra per il dottorato («E' un
genio!») ed ha una passionaccia per il golf: «Gli sport li ho praticati un po' tutti, ma dopo i 40 anni ti accorgi
che il golf è quello giusto». Ha allenato la nazionale femminile: «E' bellissimo vestire l'azzurro: bisogna dare
tutto in un mese, e l'aspetto motivazionale prende per forza il sopravvento». Come piace a lui.
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SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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«Lottare con il coltello tra i denti»
26/09/2012
Il Messaggero - Umbria
Pag. 31
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Ruba i ticket, condannato
Otto mesi di carcere a David Alpaca, uomo chiave di Sanitopoli
PERUGIA - Otto mesi di reclusione (pena sospesa), 80 euro di multa, più una provvisionale immediatamente
esecutiva di 5mila euro da versare all'Afam. Si chiude con questa sentenza del giudice Lidia Brutti il giudizio
con rito abbreviato a David Alpaca, super teste dell'inchiesta Sanitopoli, condannato per aver rubato i soldi
dei ticket di chi annullava le visite alla Asl 3, quando lavorava come videoterminalista per l'Afam, l'azienda
delle farmacie comunali di Foligno. Secondo le accuse della procura, ieri con il pm Michele Adragna, Alpaca
(difeso dall'avvocato Guido Bacino) come addetto al Farmacup si è appropriato di 2.523,81 euro, equivalenti
a 123 storni. L'Afam ha chiesto anche 50mila euro di danni all'immagine, ma a quelli ci penserà un giudizio
civile. E.Prio. Continua a pagina 33
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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Da dipendente dell'Afam si era appropriato dei soldi dei pazienti che annullavano le visite
26/09/2012
Il Messaggero - Metropolitana
Pag. 31
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Inizialmente le loro vittime erano i pensionati, ma poi la gang di peruviani ha alzato il tiro e ha preso di mira
centri commerciali, farmacie, supermercati. I tre, due uomini, uno di 24 l'altro di 41 anni e una donna di 36,
sono stati colti in flagrante a rubare cosmetici, scarpe in una farmacia di Castelnuovo sulla Flaminia e i
carabinieri li hanno arrestati. I ladri sono stati riconosciuti dai farmacisti perché avevano già portato via altra
merce il 22 settembre scorso. Le telecamere del negozio hanno ripreso i loro volti e quando i tre si sono
ripresentati la titolare della farmacia li ha riconosciuti e ha chiamato il 112. A quel punto i peruviani sono
fuggiti e mentre scappavano hanno travolto la farmacista che è caduta. Uno dei tre, il più giovane, è stato poi
bloccato all'esterno da un passante che si trovava proprio vicino alla farmacia. Proprio in quel momento sono
arrivati i carabinieri di Castlnuovo che hanno arrestato il peruviano e hanno individuato la Renault Clio, l'auto
con la quale erano arrivati i tre. Poi i carabinieri hanno acciuffato anche gli altri due. Marricchi all'interno
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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Castelnuovo, catturata la banda delle farmacie e dei supermercati
26/09/2012
Il Messaggero - Ostia
Pag. 31
(diffusione:210842, tiratura:295190)
La truffa delle farmacie alla Asl Inviavano le fustelle e ottenevano rimborsi per medicinali mai venduti
Chiedevano rimborsi per farmaci mai distribuiti ai pazienti ma per i quali è previsto il totale rimborso da parte
dello stato italiano. E, in molti casi, poi vendevano comunque le medicine a clienti ignari o ad altre farmacie,
italiane e straniere per un totale di oltre settemila ricette e una perdita a carico dello Stato italiano di circa un
milione di euro. Il caso riguarda due farmacie importanti, una in via Tuscolana 350 e l'altra in via del Tritone
16. A metà agosto oltre alla sentenza (una condanna e una prescrizione) per entrambi i casi è scattata la
revoca della licenza di esercizio. Una decisione a sorpresa da parte del Dipartimento della salute del comune
di Roma che applica una legge del 1934, molto spesso dimenticata. Menafra all'interno
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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Licenze revocate e chiusura per due esercizi in via del Tritone e via
Tuscolana
26/09/2012
Il Gazzettino - Venezia
Pag. 22
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Ospedale, pronto soccorso a rischio
Nel giro di qualche settimana potrebbe essere chiusa l'attività di assistenza nelle ore notturne
«Dimissioni per salvare l'ospedale? Dovrebbe essere lui a dimettersi per primo, a prescindere...». È scontro
sulla provocazione lanciata da Daniele Bison che dopo il passaggio a day-surgery dei reparti di Ortopedia e
Chirurgia ha invitato giunta e consiglieri a presentare le dimissioni al prefetto. «Se ciò servisse veramente a
salvare l'ospedale, cosa di cui dubitiamo - dicono i consiglieri Christofer De Zotti, Renato Martin e Gino
Campaner - non esiteremmo un attimo a presentarle. Riteniamo però che il consigliere Bison debba
dimettersi indipendentemente: ha promesso la salvezza dell'ospedale, assicurando che votando la sua lista la
sanità a Jesolo sarebbe stata garantita, sostenendo il sindaco Zoggia al ballottaggio quale baluardo di difesa
dell'ospedale. Oggi sappiamo com'è la situazione e nessuno, tantomeno la maggioranza con l'ausilio dei
partiti regionali, può far niente di fronte alla volontà di smantellare il presidio ospedaliero di Jesolo. Bison
ammetta e con lui chi ha speculato sul tema dell'ospedale in campagna elettorale, che ha fallito la sua
battaglia». Se poi in città è sempre più forte la voce di un ridimensionamento anche per l'attività del pronto
soccorso nelle ore notturne, i tre consiglieri rilanciano la proposta di acquistare l'ospedale: «Costituendo una
società ad azionariato diffuso, partecipata dal Comune - spiegano - che acquisisca la struttura. Il nostro
impegno a favore dell'ospedale continua: solo noi negli anni scorsi abbiamo portato in Consiglio comunale la
questione». A farsi sentire è anche il presidente del Consiglio comunale Alberto Carli: «Non ci sottraiamo alle
nostre responsabilità - ha detto -, anche se alla guida della Regione non c'è solo la Lega Nord. Dispiace
constatare poi che in questa fase di riorganizzazione, che parte dal 2002 e non da ora, non sia iniziata anche
la parte relativa alla riabilitazione che all'interno del nostro ospedale avrà un ruolo molto importante. Per
quanto ci riguarda faremo di tutto per sostenere la causa del nostro ospedale». © riproduzione riservata
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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JESOLO Strali contro il consigliere Bison: «Doveva essere lui a difendere per primo la sanità »
26/09/2012
Il Gazzettino - Vicenza
Pag. 5
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Ambulante narcotizza, stupra e deruba una vedova
Nordafricano bloccato dai Cc di Valli del Pasubio. Sarebbe stato autore anche di altri furti con la tecnica del
sonnifero nel caffè
Da giovedì è in custodia cautelare nel carcere di Montorio Veronese il marocchino Abdellatif Bengraych, 52
anni, residente a Legnago, con veri precedenti penali. Pesanti le accuse a suo carico: furti seriali e violenza
sessuale. Sono cinque i casi accertati al momento dai carabinieri, uno a Schio e quattro a Valli del Pasubio,
tra giugno e settembre. Venditore ambulante, con la sua Renault "Kangoo" gialla il Bengraych si recava nelle
contrade, si accattivava le simpatie delle persone anziane che vivono sole e poi le derubava. L'ultimo colpo,
effettuato verso le 12.30 di mercoledì scorso con la gravissima aggiunta di uno stupro gli è costato le
manette. Una volta entrato nelle dimore delle vittime, il nordafricano chiedeva un caffè, lo "correggeva" di
nascosto con un potente farmaco narcotizzante (Minias 2,50 mg./ml.; in farmacia per ottenerlo è necessaria
la prescrizione medica) e le faceva addormentare; quindi s'impossessava di denaro e preziosi. Così ha fatto il
19 settembre nell'abitazione di una vedova di mezza età che ricorda di avere ricevuto la visita
dell'extracomunitario verso le 12 e di aver bevuto con lui una tazzina; poi più nulla fino alle 19 quando si è
svegliata, nuda, nel proprio letto. Terrorizzata, ha chiamato una vicina per farsi accompagnare all'ospedale di
Santorso dove è stata accertata la violenza sessuale. Poco dopo la cinquantenne ha denuciato ai carabinieri
di Valli sia lo stupro che il furto (200 euro in contantei e tutti gli ori che possedeva in casa). Sulla base degli
elementi raccolti sono scattate le ricerche dell'individuo durate sino alle alle 14 giovedì: davanti alla sua
abitazione di Legnago Abdellatif ha trovato i carabinieri del Nucleo operativo. Nella perquisizione il cap.
Massimo Ferrari, comandante della Compagnia di Schio, e il m.llo Nazzareno Passeri, responsabile della
stazione di Valli e i loro uomini hanno sequestrato i farmaci utilizzati per addormentare le persone, le siringhe
usate allo scopo, 700 euro e altri oggetti trafugati nelle varie "visite". Sono al vaglio degli inquirenti altri fatti
avvenuti a inizio estate, con lo stesso modus operandi. Non è escluso che l'ambulante africano abbia colpito
in altri posti della provincia e non solo.
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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Mercoledì 26 Settembre 2012,
26/09/2012
Il Gazzettino - Vicenza
Pag. 8
(diffusione:86966, tiratura:114104)
«I vicentini vogliono più servizi in farmacia »
I vicentini vorrebbero fosse possibile avere in farmacia in primo luogo gli esami di laboratorio come il controllo
della glicemia o del colesterolo, il ritiro dei referti di analisi, la prenotazione di esami di laboratorio e visite
specialistiche, il servizio infermieristico, il disbrigo di pratiche sanitarie e il noleggio di presidi ortopedici. Sono
questi i dati sortiti da un sondaggio, realizzato da Cittadinanzattiva e Tribunale per i Diritti del Malato in
collaborazione con Federfarma Veneto e che ha visto coinvolte tutte le quasi 300 Farmacie vicentine. «Se
molti farmaci oggi distribuiti direttamente dalle Asl fossero dispensati dalla rete delle farmacie, il costo per il
sistema sanitario verrebbe ridotto di almeno il 30 per cento, con notevoli risparmi per i conti pubblici e con utili
agevolazioni per i cittadini». È il commento di Alberto Fontanesi presidente di Federfarma Vicenza che
aggiunge: «La ricerca effettuata conferma quanto abbiamo sempre sostenuto, ossia che la farmacia è un
canale concorrenziale di distribuzione del farmaco rispetto ad altre realtà, per questo deve essere
considerata sempre più una risorsa per il Ssn, in quanto può garantire la sostenibilità del sistema e assicurare
un servizio di qualità ai cittadini. L'importante ruolo svolto dalle farmacie nel risolvere i problemi sanitari della
popolazione appare del resto evidente anche nell'indagine svolta nelle nostre province con il prezioso
contributo di CittadinanzAttiva. Ricordo che nel Vicentino vengono distribuiti i referti, vengono consegnate a
domicilio le medicine ad anziani e disabili, si partecipa a vari screening in collaborazione con le Asl. Confido
che questi servizi già messi in essere dalle farmacie possano essere estesi su tutto il territorio provinciale e
regionale e che si possano presto aggiungere nuove prestazioni sanitarie effettuate con altri professionisti del
settore, quali infermieri e fisioterapisti». «Spero - conclude Alberto Fontanesi - che la difficile situazione
economica non metta in forse la realizzazione e l'estensione di tanti servizi che i cittadini da tempo
richiedono. Dalla ricerca "Distribuzione dei farmaci: un caso di Spending Review. Le potenzialità di
miglioramento di una logica di rete", è emerso infatti come la distribuzione diretta di un farmaco da parte di
una Asl venga a costare in media 20 euro, che si vanno a sommare al costo del medicinale. Le farmacie
potrebbero svolgere lo stesso servizio di distribuzione dei farmaci per conto delle Asl ad un costo di circa 7,50
euro, quasi 13 euro verrebbero quindi risparmiati su ogni singola confezione». © riproduzione riservata
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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FEDERMARCA Da una ricerca di CittadinanzAttiva: controlli sulla glicemia, ritiro di referti e prenotazione
esami
26/09/2012
Il Mattino - Caserta
Pag. 7
(diffusione:79573, tiratura:108314)
Ancora polemiche dopo il raid avvenuto nella notte fra venerdì e sabato scorsi ai danni della farmacia
dell'ospedale di Caserta da dove ignoti hanno trafugato casse di farmaci costosi e salvavita per un valore
complessivo di circa un milione di euro. E se i vertici aziendali hanno assicurato «l'assoluta tempestività da
parte dell'azienda nell'applicare tutte le procedure per evitare impatti negativi sui malati», le associazioni di
volontariato partono all'attacco. A uscire allo scoperto il Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva e
l'associazione Gli amici di Eleonora onlus con Lorenzo Di Guida e Claudio Lunghini. «Da anni le nostre
associazioni continuano a segnalare alla direzione la permeabilità della struttura agli estranei, particolarmente
di notte. Detta permeabilità non mette a rischio soltanto il patrimonio dell'azienda - scrivono le associazioni in
una nota congiunta - come in questo e altri casi meno rilevanti, ma costituisce un rischio reale per la
sicurezza del personale e dei degenti. L'argomento della sicurezza è stato anche ripetutamente trattato dal
Comitato consultivo misto dell'azienda, cui partecipano le associazioni che operano sul territorio in ambito
socio sanitario; nessun impegno in merito è stato mai preso dalla direzione. La situazione è critica da anni proseguono le associazioni - di giorno non è difficile incontrare nei corridoi dell'ospedale questuanti o
distributori di volantini. Tornando al furto di venerdì notte - concludono il Tdm e Gli Amici di Eleonora - la
perdita economica per l'Azienda è veramente significativa: non basterebbero i proventi di un centinaio di
edizioni del festival della solidarietà per recuperarla». © RIPRODUZIONE RISERVATA
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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Farmaci rubati in ospedale le associazioni: più sicurezza
26/09/2012
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 18
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Quarto, a Tursi asse bipartisan anti-Regione
Maggioranza e minoranze compatte contro la vendita: sospendere tutto per sei mesi. Il 5 ottobre vertice
tecnico TEMPI CERTI La giunta: discutere dell'operazione solo dopo l'approvazione del Puc
VINCENZO GALIANO
IL COMUNE è pronto alla guerra con la Regione per salvare la "collina dei matti". O meglio, quel che resta
dello storico ospedale psichiatrico di Quarto già in buona parte dismesso e venduto dalla Regione nell'ambito
del piano di cartolarizzazione dei beni Asl varato nel 2008. Giunta e consiglio comunale hanno stretto, ieri, un
patto di ferro bipartisan per contrastare la linea rilanciata di recente dall'assessore regionale alla Sanità,
Claudio Montaldo con l'avallo del governatore Claudio Burlando: «La vendita dei padiglioni storici (solo tre
sono esclusi dal programma di alienazione, ndr) è necessaria per evitare aumenti di tasse anche per le fasce
di reddito più basse». Parole che hanno avuto l'effetto di una doccia gelata sugli eletti in Comune, sino a ieri
convinti di aver incassato la disponibilità della Regione a conservare intatte tutte le funzioni socio-sanitarie di
Quarto. Così, ieri, da Palazzo Tursi è partita una doppia offensiva contro piazza De Ferrari: una presa di
posizione, nero su bianco, di tutto il consiglio comunale a difesa dell'ex ospedale e la convocazione per il 5
ottobre di un tavolo di confronto tecnico con tutti gli attori (compresi associazioni e comitati dei cittadini) da
parte del vicesindaco Stefano Bernini. Lì comincerà la vera battaglia. L'arma impugnata dall'aula ha la forma
di un ordine del giorno, votato da tutti i partiti e dal sindaco, che mette "i piedi nel piatto" delle competenze
regionali («è evidente la contraddizione di una politica di reperimento delle risorse che a fronte di entrate
incerte taglia quei servizi che si vorrebbe tutelare») chiedendo «il rispetto degli indirizzi del consiglio
comunale contenuti nella mozione approvata all'unanimità lo scorso 11 settembre». Una mozione, condivisa
dalla giunta, che oltre a tutelare la vocazione sociale, culturale e sanitaria della parte dell'ex presidio
ospedaliero trasferito dalla Regione ad Arte invoca il coinvolgimento degli abitanti nel riassetto dell'intera area
di via Maggio. Il documento di ieri fissa ulteriori paletti. Il principale riguarda i tempi, previsti dalla legge
regionale del 27 dicembre 2011, entro i quali il Comune deve rispondere alle esigenze di «valorizzazione» dei
beni messi in vendita dalla Regione: «Quarantacinque giorni sono pochi - affermano in sostanza i consiglieri
comunali - servono almeno sei mesi per l'eventuale adozione del programma di vendita e la conseguente
modifica del Piano urbanistico da parte del Comune. E comunque tutto ciò deve avvenire dopo
l'approvazione del nuovo Puc». Ecco il succo del problema: perché gli immobili di Quarto possano fruttare le
risorse indispensabili a tamponare il buco della sanità (76 milioni di euro l'incasso stimato), il Comune deve
cambiare la destinazione d'uso degli stessi edifici: da servizi a residenziale e commerciale. In cambio, la
legge regionale prevede per gli enti locali un "premio" del 10 per cento dell'incremento di valore. Ma se il
Comune dovesse sfilarsi dall'operazione, la Regione potrebbe d'imperio cambiare il Puc per far quadrare i
conti. È lo spettro che aleggia su questa vicenda. Ma è chiaro che, se dovesse materializzarsi, si
innescherebbe uno scontro politicoistituzionale senza precedenti. Ieri in aula il capogruppo Idv, Stefano
Anzalone, ha girato il coltello nella piaga: «Questa è schizofrenia politica: Montaldo e Bernini sono entrambi
del Pd eppure su questo argomento hanno posizioni opposte: è davvero così?». «È ora di smetterla con
questa finta partecipazione, sappiamo già come finisce questa storia», ha attaccato il pidiellino Mario Baroni.
Bernini confida però in una «soluzione alternativa», da individuare il 5 ottobre al tavolo tecnico su Quarto,
dove potrebbe essere presente Montaldo. «Quale potrebbe essere la via d'uscita? È presto per dirlo - dice
Bernini - ma non è escluso che la Regione possa decidere di destinare alla vendita padiglioni diversi da quelli
ad oggi indicati. Anche perché, paradossalmente, gli spazi che resterebbero in mano pubblica sono superiori
a quelli "privatizzati" che, però, contengono le funzioni che si vogliono conservare, tra cui il museo delle forme
inconsapevoli e la biblioteca». Per il vicesindaco (con delega all'Urbanistica) ci sono i margini per trovare
un'intesa: «Tanto più che la giunta regionale non ha ancora presentato al Comune il piano di vendita. Solo
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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BRACCIO DI FERRO SULLA DISMISSIONE DELL'EX OSPEDALE PSICHIATRICO PER SANARE IL
DEFICIT
26/09/2012
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 18
(diffusione:103223, tiratura:127026)
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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allora scatterebbero i 45 giorni entro i quali si può dare l'assenso alla proposta oppure aprire, in caso di
controversia, la conferenza dei servizi. In quella sede, entro 90 giorno, dovrebbe essere trovata la quadra. Ma
non siamo ancora in quella fase. E comunque, anche in mancanza di un accordo, considero piuttosto remota
l'ipotesi che la Regione surroghi il Comune nell'esecuzione della variante al Puc su Quarto, sebbene la legge
lo consenta».
Foto: L'ingresso principale dell'ex ospedale psichiatrico di Quarto al centro della disputa sulla dismissione
Foto: Esplode la guerra con il Comune
26/09/2012
Il Secolo XIX - Imperia
Pag. 16
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Nel mirino l'ex presidente-farmacista
Suggerimenti agli ospiti per l'acquisto delle medicine . Sospetti su esposto "a orologeria"
DIEGO DAVID
PIEVE DI TECO. Un apparente conflitto di interessi che trae origine da un esposto presentato in procura,
curiosamente - va detto - alla vigilia del rimpasto di giunta in Provincia chiama in causa il consigliere
provinciale Paolo Ceppi destinato a subentrare nella giunta guidata da Luigi Sappa al posto del suo rivale
storico in seno al Pdl, il "minassiano" Alberto Bellotti. La vicenda risale al tempo in cui (fino al marzo scorso) il
farmacista di Pieve di Teco ricopriva la carica di presidente della casa di riposo "Borelli" del centro della Valle
Arroscia. Il "caso" riguarda proprio la professione svolta da Paolo Ceppi, titolare dell'unica farmacia del paese
degli antichi portici. Nel modulo allegato alla domanda di inserimento nel pensionato da parte dei pazienti
c'era, infatti, la possibilità di fornire di persona i farmaci di cui l'anziano necessitava, oppure, si legge
testualmente, di "delegare la casa di riposo a provvedere alle prescrizioni del medico curante e
all'approvvigionamento dei farmaci presso la farmacia di Pieve di Teco, impegnandosi mensilmente a recarsi
presso la farmacia a pagare quanto dovuto". L'ipotesi di conflitto di interessi - che sarà compito magistratura
valutare - è relativa proprio al fatto che durante il periodo cui risalgono i fatti, Paolo Ceppi sedeva al vertice
della "Borelli". Un presidente di un ente, dunque, che faceva acquistare i farmaci presso la sua stessa
farmacia. Da sottolineare che i moduli adottati successivamente, pur prevedendo sempre la doppia opzione
in capo al paziente, portarsi i medicinali da casa o delegare la direzione, è sparito ogni riferimento alla
farmacia di Pieve di Teco, come si evince dall'evidente "sbianchettatura". Fin qui le circostanza approdate
alla procura della Repubblica che ora tocca ai magistrati dover prendere in esame per evidenziare la
sussistenza di eventuali reati. Fa specie, però, che i moduli "incriminati" siano usciti proprio alla vigilia della
nomina di Paolo Ceppi nella giunta provinciale e non al momento della sottoscrizione degli stessi che
risalgono al marzo del 2009. Domani mattina Sappa dovrebbe ufficializzare il rimpasto della suo esecutivo.
Ceppi dovrebbe tornare a sedersi sulla poltrona di assessore. Una vittoria per l'esponente pidiellino su
Alberto Bellotti, che per farsi da parte senza smoccolare troppo sarebbero stati proposti altri incarichi quali la
presidenza del centro di formazione professionale della Provincia "Pastore" o, addirittura, una prestigiosa nel
cda della Carige. Bellotti ha fatto sapere di non essere intenzionato a barattare la fiducia che gli elettori hanno
riposto in lui con poltrone alternative, pur molto ben remunerate. Questo ultimo caso relativo a Paolo Ceppi
(risultato primo degli eletti), va, quindi, inquadrato nella "faida" interna al Pdl imperiese che vede da un parte
gli "scajoliani" e dall'altra i "minassiani" combattersi senza esclusione di colpi anche bassi. Insieme a Ceppi
destinato a entrare in giunta, pur essendo la Provincia un ente destinato a breve a essere incorporato con
Savona, c'è Marco Greco che va a sostituire Andrea Artioli, "ripagato" con la presidenza della Spa che si
occuperà del circuito delle ville storiche di proprietà dell'amministrazione provinciale.
Foto: La casa di riposo Borelli di Pieve di Teco
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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AVVIATI ACCERTAMENTI SULLA GESTIONE CEPPI DELLA CASA DI RIPOSO DI PIEVE DI TECO
26/09/2012
Il Secolo XIX - Imperia
Pag. 16
(diffusione:103223, tiratura:127026)
«MAI ESERCITATO PRESSIONI SUI FAMILIARI ERA SOLO UNA
QUESTIONE DI COMODITÀ»
D.D.
PIEVE DI TECO. «Non capisco dove la gente dovesse andare ad acquistare le medicine, se non nella
farmacia più comoda, quella del paese. E poi c'era comunque la possibilità di portarseli da casa. Non vedo il
problema». Paolo Ceppi non si scompone e, anzi, non rimane nemmeno tanto stupito visto il momento di
particolare tensione politica, di fronte alle accuse di ipotesi di conflitto di interessi risalente a quando era
presidente della casa di riposo "Borelli" che lo colloca al centro dell'attenzione, casualmente proprio nel
momento in cui sta per tornare a fare l'assessore in Provincia. «Quando sono arrivato alla presidenza, nel
2003, fui proprio io a firmare la convenzione con l'Asl in base alla quale i farmaci dispensati al servizio
sanitario nazionale dovessero essere forniti direttamente dalla farmacia dell'ospedale e non dal mercato».
Già, ma riferimento nel modulo alla propria farmacia, può far nascere qualche sospetto, visto il ruolo di
presidente. «Era solo per una questione di comodità - dice Ceppi - E' chiaro che a Imperia, per esempio, è
più facile alternare farmacie diverse. Nel caso di Pieve di Teco siamo in un paese e c'è una sola farmacia.
Far andare la gente a Ormea o scendere a Imperia sarebbe stato scomodo e costoso. E poi era prevista,
comunque, l'alternativa di portarsi i farmaci da casa propria. Nessuno ha mai ricevuto pressioni per scegliere
la farmacia di Pieve. Sarebbe interessante fare una statistica su quanti hanno optato per una scelta anziché
l'altra». Ceppi respinge, dunque, ogni illazione e rilancia: «Oltre alla convenzione con l'Asl durante la mia
gestione è stata creata anche la Rsa che ha portato a Pieve di Teco 35 posti di lavoro in più. Invito il nuovo
Cda della casa di riposo a svolgere un'indagine sui conti della mia gestione e poi anche a pubblicarla».
«Durante il periodo della mia presidenza - conclude - non ho mai fatto una fornitura di materiale sanitario,
che, sia ben chiaro, è sempre stato oggetto di regolare gara d'appalto».
Foto: Paolo Ceppi
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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LA VERSIONE DELL'ESPONENTE DEL PDL IN PREDICATO DI DIVENTARE ASSESSORE PROVINCIALE
IL COLLOQUIO
26/09/2012
Il Tempo - Roma
(diffusione:50651, tiratura:76264)
Rapinavano farmacie Arrestati tre romeni
@BORDERO:#MAGMIC-PROM@%@Chiuso il cerchio a Castelnuovo di Potrto attorno ai tre rapinatori di
farmacie, arrestati dai carabinieri. I militari della stazione di Castelnuovo di Porto hanno messo le manette a
tre cittadini romeni, tutti residenti a Roma, pregiudicati, disoccupati e di età compresa tra i 24 e i 46 anni. Per
loro l'accusa è di rapina. I tre, più una donna, sono responsabili di due rapine, sempre nello stesso centro.
Recuperata la refurtiva.
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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CASTELNUOVO DI PORTO
26/09/2012
Corriere Fiorentino - Firenze
Pag. 7
(diffusione:12000)
Rivoluzione «generici», la Menarini in allarme
Un incontro con i dirigenti ed i quadri, allargato alle Rsu. È in questa occasione che ieri la Menarini
farmaceutica ha raccontato i primi effetti del decreto «spending review» del governo Monti che ha introdotto
l'obbligo, ai medici di famiglia, di indicare solo il principio attivo delle medicine prescritte ai pazienti, non il
farmaco. Secondo i dati forniti ieri, sarebbe stato un colpo duro per alcuni dei prodotti di punta dell'azienda
con sede a Firenze. E questo, hanno subito temuto i sindacati, potrebbe avere delle ricadute anche sul futuro
occupazionale. «I dati - spiega Umberto Saccone dei chimici della Cgil - sono riferiti solo a un mese e mezzo.
Vediamo. C'è un tavolo aperto anche con il ministro Passera, e il 6 ottobre avremo un confronto con tutte le
aziende del gruppo». «Non è un problema solo di Menarini - aggiunge Massimo Guerranti, della Cisl l'obbligo del solo principio attivo in ricetta ha portato zero risparmi allo Stato italiano, zero al cittadino e creerà
invece danni a tutte le industrie farmaceutiche. Per una rigidità, rischiamo di perdere migliaia di posti di lavoro
in questo settore». Non c'è risparmio perché, secondo Guerranti, «la differenze rispetto al generico, se
voleva, la pagava il cittadino. E ci sono vincoli legislativi che obbligano le aziende a far pagare il farmaco di
marca di un farmaco generico. Quando si va in farmacia, visto che di generici ce ne sono di più tipi, quale è il
generico che viene dato? Quello che far risparmiare il paziente o quello che fa guadagnare il farmacista?».
M.F. RIPRODUZIONE RISERVATA
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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Farmacia
26/09/2012
Gazzetta di Caserta
Pag. 17
L'OSPEDALE CIVILE DI CASERTA . Lorenzo Di Guida , Tribunale per i Diritti del Malato e Claudio Lunghini
Amici di Eleonora intervengono sul recente furto in ospedale. "Apprendiamo senza alcuna sorpresa la notizia
del furto perpetrato alla farmacia dell'Azienda Ospedaliera S.Anna e S.Sebastiano di Caserta. Da anni le
nostre Associazioni continuano a segnalare alla Direzione la permeabilità della struttura agli estranei,
particolarmente di notte. Detta permeabilità non mette a rischio soltanto il patrimonio dell'Azienda, come in
questo ed altri casi meno rilevanti, ma costituisce un rischio reale per la sicurezza del personale e dei
degenti. L'argomento della sicurezza è stato anche ripetutamente trattato dal Comitato Consultivo Misto
dell'Azienda, cui partecipano le Associazioni che operano sul territorio in ambito socio sanitario; nessun
impegno in merito è stato mai preso dalla Direzione. La situazione è critica da anni: di giorno non è difficile
incontrare nei corridoi dell'ospedale questuanti o distributori di volantini; è invece facilissimo incontrare
persone in camice o in divisa che non si sa chi siano: almeno un terzo dei tirocinanti, medici, operatori
sanitari o ausiliari non ha l'abitudine di farsi identificare esponendo il cartellino di riconoscimento. Chiunque
può, di giorno o di notte, fingere di accompagnare un parente al Pronto Soccorso ed inoltrarsi nei reparti
attraverso il varco nella sala d'attesa, non sorvegliato e normalmente aperto; ma si può entrare senza
problemi anche a tarda sera dal parcheggio a pagamento, che offre un immediato accesso alla palazzina
centrale e da lì a tutta la struttura. Come già ribadito in numerose occasioni, riteniamo si debba affrontare
dalla radice il problema, impostando un progetto che analizzi in dettaglio le scoperture del sistema di
sicurezza ed individui i relativi correttivi; ma nessun investimento o procedura sarà efficace se non si
inculcherà nel personale una cultura della sicurezza che attualmente è patrimonio di pochi. Le associazioni
sono disponibili come sempre a dare un fattivo contributo, partecipando allo sviluppo ed alla implementazione
del progetto. Tornando al furto di venerdì notte, la perdita economica per l'Azienda, valutata in circa un
milione di euro, è veramente significativa: non basterebbero i proventi di un centinaio di edizioni del festival
della solidarietà per recuperarla.
SANITÀ REGIONALE - Rassegna Stampa 26/09/2012
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«Furto in ospedale? Nessuna sorpresa»
PROFESSIONI
7 articoli
26/09/2012
Il Sole 24 Ore
Pag. 45
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Chimici, contratto di svolta
Modifiche aziendali temporanee in deroga all'accordo nazionale I PUNTI CARDINE Formazione per
polivalenza e mobilità dei lavoratori, welfare più esteso ai giovani, governance con incremento del modello
partecipativo
Cristina Casadei
Se c'è un contratto di grande cambiamento - soprattutto rapido ed efficace nell'affrontarlo - questo è quello
della chimica farmaceutica. Con l'ipotesi di accordo di rinnovo del contratto nazionale della chimica
farmaceutica che decorrerà dal primo gennaio 2013 al 31 gennaio 2015 Federchimica, Farmindustria, Filctem
Cgil, Femca Cisl e Uilcem Uil hanno imposto una ulteriore, necessaria, svolta nelle relazioni sindacali del
settore. «La gravità della situazione economica comporta coraggio ma anche urgenza nelle azioni. Non c'è
tempo da perdere e il cambiamento implica anche capacità di decidere, e decidere bene, tempestivamente,
valorizzando il ruolo delle delegazioni», scrivono le parti nella premessa dell'intesa. Il cambiamento, ovvero
l'innovazione, che il testo porta si declina in maniera trasversale attraverso cinque temi in particolare:
produttività, occupabilità, welfare, responsabilità sociale e partecipazione. Vediamoli.
La produttività.
L'industria chimica e farmaceutica da anni è impegnata nel miglioramento dei fattori interni di competitività e
cioè innovazione, qualità, organizzazione. Con questo contratto le parti hanno convenuto la necessità di
andare oltre e di assumere un impegno supplementare. Per questa ragione nelle relazioni industriali hanno
concordato l'esigibilità che crea condizioni di certezza delle regole e delle loro applicazioni e coerenza nei
comportamenti. Inoltre con l'ipotesi di accordo si consente di realizzare a livello aziendale, senza più passare
dal livello nazionale, com'era invece previsto dal contratto precedente, specifiche intese temporanee
modificative delle regolamentazioni contenute nel ccnl. Esigibilità e rapidità nei negoziati saranno
fondamentali per migliorare la produttività, ma lo saranno al pari della formazione dei lavoratori, mirata a due
obiettivi: polivalenza e polifunzionalità. Al possesso di queste caratteristiche e al loro utilizzo verrà poi
collegato il riconoscimento economico. Inoltre, si aggiunga che la mobilità interna sarà tra i possibili parametri
a cui collegare il premio di produzione.
L'occupabilità.
A questo proposito il contratto della chimica farmaceutica introduce una grande novità per i giovani. È infatti il
primo nell'industria a introdurre il Progetto ponte, che si fonda sulla disponibilità dell'azienda ad investire su
nuove assunzioni di giovani in cambio della disponibilità di lavoratori anziani in forza a trasformare, in vista
della pensione, il proprio contratto da full time a part time.
Il welfare
Per garantire maggiore adesione alla previdenza complementare e all'assistenza sanitaria integrativa è stato
deciso di ridurre da un anno a 6 mesi, al netto del periodo di prova, la durata minima del contratto di lavoro
che consente l'iscrizione a Faschim del lavoratore assunto, uniformando tale previsione a quanto già stabilito
per l'iscrizione a Fonchim. Inoltre il lavoratore, al momento dell'assunzione, deve dichiarare espressamente la
volontà di aderire o non aderire ad ognuno dei due fondi, mentre le parti possono prevedere la destinazione
di quote del premio di partecipazione a copertura totale o parziale della contribuzione a Faschim.
La responsabilità sociale
Le parti, oltre ad aver condiviso la rapidità nei tempi dei negoziati mettendo da parte le vecchie, peraltro poco
consuete in questo settore, liturgie sindacali, hanno anche concordato di realizzare tutti gli strumenti per
favorire l'ingresso, la permanenza e il ricollocamento dei lavoratori del settore nel mercato del lavoro.
Strumenti che sono accomunati dal ruolo fondamentale attribuito alla formazione e che vanno dalla
polivalenza alla mobilità.
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 26/09/2012
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Industria/1. Le innovazioni nell'ipotesi d'accordo siglato da Federchimica, Farmindustria e sindacati
26/09/2012
Il Sole 24 Ore
Pag. 45
(diffusione:334076, tiratura:405061)
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 26/09/2012
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La partecipazione
Nel settore chimico farmaceutico già da tempo si sta proseguendo un percorso positivo sul metodo
partecipativo. Con questo contratto è stato concordato di costituire Osservatori aziendali per promuovere
relazioni industriali più partecipative. Non si può parlare di cogestione alla tedesca, ma certo, come si legge
nel testo si tratta di «un processo di interlocuazione sindacale positivo e costruttivo in modo particolare nelle
fasi più importanti di cambiamento che coinvolgono azienda e lavoratori. Per questo le parti si impegnano a
garantire rispetto delle regole ed etica nei comportamenti, tempestività nell'affrontare i problemi e nella
definizione delle soluzioni generali, coerenza nell'attuazione delle intese e un'eficace attuazione dei sistemi
organizzativi e la loro fruibilità. Sul modello partecipativo, oggetto di un intenso dibattito nel settore, è stato
comunque deciso anche di istituire una commissione nazionale per individuare possibili nuovi modelli,
coerentemente con la storia del settore.
© RIPRODUZIONE RISERVATA La fotografia dei comparti Fonte: elaborazioni del Sole 24 Ore BANCHE Gli
addetti del settore I due istituti che hanno siglato un accordo sul welfare CHIMICA 539 Giro d'affari in Europa
(in miliardi) 1,2 Addetti diretti in Europa (in milioni) 37% Spese di R&S mondiali in Europa Totale Italia Totale
Italia e mondo Unicredit Intesa Sanpaolo 157.641 100.118 20% Quota della produzione mondiale in Europa
FARMACEUTICA Gli stipendi e contributi (in miliardi) 6 Gli investimenti in R&S e produzione (in miliardi) 3
Addetti, tra diretti e indiretti (in migliaia) 126 Occupazione in Italia (in migliaia) 113 L'indotto in Italia (in
migliaia) 226 36 La produzione (in miliardi) 44 Il saldo commerciale attivo in Europa (in miliardi) 340.865
26/09/2012
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 65
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Scintille tra Ferrara e Zeman vecchi rancori su Roma-Samp
Il giallorosso Sono i tribunali che si sono interessati per 10 anni a questa storia, non sono mica fatti miei.
Basta? E avanza... Il doriano Certe dichiarazioni sue hanno leso l'immagine del sottoscritto, non posso
accettare niente del genere
MATTEO PINCI
ROMA Si erano già sfidati nel novembre del '98, nel tunnel dello spogliatoio dell'Olimpico, con l'adrenalina
alle stelle dopo un Roma-Juve ad altissima tensione: «Non hai vinto e non vincerai mai nulla in carriera»,
aveva urlato Ciro Ferrara a Zdenek Zeman. L'uno difensore della Juventus di Lippi accusata dall'altro,
allenatore della Roma, per abuso di farmaci, l'alba del processo per doping. Una cicatrice bianconera che
passa attraverso la nuova maglia blucerchiata con cui Ferrara e la Sampdoria affronteranno stasera
all'Olimpico la Roma del boemo. L'occasione giusta per trasformare il risentimento in polemica: «Certe
dichiarazioni hanno leso l'immagine del sottoscritto e di una società importante, non posso accettare niente
del genere né per me né per la Juventus», il graffio di Ferrara, al primo faccia a faccia da allenatore con
Zeman. Che lui in estate aveva definito «un grande allenatore, una piccola persona». La replica del boemo
non si è lasciata attendere a lungo: «Non è una storia che devo chiudere io, sono i tribunali a essersi
interessati per 10 annia questa storia, non sono fatti miei». Basta? «E avanza». L'ultima scintilla nella storia
di uno scontro totale sull'asse Roma-Juventus, e che ha già coinvolto anche Vialli e John Elkann.
RomaSamp, quindi, diventa antipasto anche dialettico di un confronto Juventus-Roma - si affronteranno
sabato - già incandescente.
Perché, è vero, il processo per doping si è concluso una vita fa (30 marzo 2007: prescrizione, ma con
annullamento della precedente assoluzione, per il reato di frode sportiva e assoluzione per Giraudo e il
medico Agricola).
L'ombra, però, continua ad allungarsi sui suoi protagonisti, agitando anche l'umore apparentemente
equilibrato di Zeman. Che all'avversario-nemico non negherà una stretta di mano («Io saluto tutti»), oltre alle
solite frecciate: «Facciamo polemica? Ma oggi è stato Ferrara a parlare, non io. È come quando parla Vialli e
si dice che io faccio polemica con lui.A me piace la discussione se è fatta per migliorare, ma qui ognuno
pensa a fare i propri interessi». A Roma e Samp la resa dei conti sul campo.
Nell'attesa, meglio dormirci su.
Seguendo il consiglio di Valentino Rossi: «Se avete problemi a prendere sonno, vi consiglio la conferenza
integrale di Zeman».
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PROFESSIONI - Rassegna Stampa 26/09/2012
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R2 SPORTLa polemica
26/09/2012
Il Gazzettino - Ed. nazionale
Pag. 13
(diffusione:86966, tiratura:114104)
MILANO - Sono tre i virus influenzali, di cui due sono nuove varianti genetiche, che quest'anno metteranno a
letto fino a 6 milioni di italiani. Una stagione che però non dovrebbe essere pesantissima, ma provocare più
casi secondo le stime dei virologi che ieri hanno fatto il punto in una conferenza stampa a Milano organizzata
dall'Anifa (Associazione nazionale industria farmaceutica automedicazione). «L'influenza di quest'anno, con
questi due nuovi virus, sarà più vivace - spiega Fabrizio Pregliasco, ricercatore del dipartimento di Scienze
Biomediche dell'Università degli Studi di Milano - e probabilmente ci saranno dai 4 ai 6 milioni di casi a
seconda dell'andamento delle temperature. L'influenza infatti arriva con le temperature rigide e prolungate».
La scorsa stagione influenzale era iniziata il 23 novembre, in anticipo rispetto agli anni precedenti, e ha
registrato 5 milioni di casi. Secondo gli esperti è stata la terza stagione influenzale negli ultimi 8 anni per
numero di pazienti colpiti. Nel 2011-2012 i più bersagliati sono stati i bambini tra i 0 e 4 anni, e le Marche la
regione con più casi. La stagione influenzale 2011-2012 sarà caratterizzata da tre virus: il virus A (H1N1)
dell'influenza suina, già presente l'anno scorso e non molto mutato, e due nuove varianti genetiche. Una è un
sottotipo del virus A, la variante H3N2 chiamata "Victoria", e l'altro è il virus BWisconsin. Nel New Jersery è
stato identificato un ceppo di H3N2 più virulento di altri, ma si tratta di focolai tenuti sotto controlo. Oltre
all'influenza in Italia ci saranno anche altri virus parainfluenzali, che provocheranno infezioni del tratto
respiratorio simili all'influenza, ma meno gravi. I consigli per proteggersi e affrontare questa malattia sono
sempre gli stessi, come ricorda Aurelio Sessa, presidente della Simg (Società italiana medicina generale)
Lombardia. «Per l'influenza vera si possono usare i farmaci da automedicazione - precisa - e se la malattia
non passa dopo 3-4 giorni è bene consultare il medico. Altro consiglio è quello di non fare gli eroi e non
andare al lavoro quando si è malati, e non andare al pronto soccorso». Pregliasco ha inoltre ricordato
l'importanza del vaccino antinfluenzale per le categorie di popolazione a rischio «quali gli anziani con più di
65 anni, i bambini, i malati cronici e chi soffre di patologie cardiache e respiratorie. Per loro - conclude - il
vaccino serve a evitare pericolose complicazioni, quali bronchiti, polmoniti e scompenso cardiaco, che nei
casi peggiori possono anche portare alla morte».
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Torna l'influenza, 6 milioni a letto
26/09/2012
Il Tempo - Ed. nazionale
Pag. 10
(diffusione:50651, tiratura:76264)
Farmaci da banco Sono i più usati per affrontare la sindrome influenzale: il 60% degli italiani fa ricorso all'
automedicazione in maggioranza le donne Il 34% usa gli antibiotici
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INFO
24/09/2012
Il Sole 24 Ore Sanita' - N.34 - 18 settembre 2012
Pag. 24
(tiratura:40000)
Medicinali più sicuri: l'ok del Parlamento Uè
Rosanna Magnano
Hanno avuto il via libera dell'assemblea plenaria dell'Europarlamento lo scorso 11 settembre le nuove norme
sul sistema di farmacovigilanza Uè. La proposta di direttiva, che modifica la direttiva 2001/83 è stata votata
con 659 voti favorevoli, 9 contrari e 9 astensioni; la proposta di regolamento che modifica il regolamento
726/2004 è stata adottata con 665 voti favorevoli, 9 contrari e 10 astensioni. Le nuove norme entreranno in
vigore nel 2013. La materia era stata già rivista nel 2010 con l'adozione della direttiva 2010/84/Ue e il
regolamento n. 1235/2010. Nelle due relazioni presentate da Linda McAvan - del Gruppo dell'Alleanza
Progressista di Socialisti e Democratici e membro della Commissione per l'ambiente, la Sanità pubblica e la
sicurezza alimentare del Pe - sono stati inglobati gli oraendamenti già presentati dalla Commissione subito
dopo gli «stress test» effettuati sulla legislazione adottata nei 2010. a seguito del caso Mediator esploso in
Francia. A questi ne sono stati aggiunti di nuovi finalizzati ad assicurare che il carico di lavoro del Comitato di
valutazione dei rischi per la farmacovigilanza resti gestibile e a garantire che i pazienti e i professionisti del
settore sanitario siano pienamente coinvolti nella farmacovigilanza. Tra le principali novità: La procedura
d'urgenza automatica. La normativa del 2010 specifica già una serie di casi che comporterebbero l'attivazione
della procedura d'urgenza (a esempio se uno Stato membro ritira un medicinale), ma gli Stati membri godono
di un margine di discrezionalità al riguardo. Nella nuova direttiva approvata dal Pe la procedura d'urgenza
diventa completamente automatica. Nuovo elemento di attivazione della procedura d'urgenza. La decisione di
una società di non chiedere il rinnovo di un'autorizzazione all'immissione in commercio (come nel caso del
Mediator) sulla base di motivi di sicurezza va immediatamente notificata all'Agenzia europea per i medicinali
e comporta l'attivazione della procedura d'urgenza. La procedura scatta anche quando il titolare di
un'autorizzazione non chiede il rinnovo in un Paese terzo. Chiarimento degli obblighi di trasparenza delle
società. Laddove una società ritiri volontariamente un medicinale o non chieda il rinnovo di un'autorizzazione
all'immissione in commercio, essa deve indicare espressamente se tale decisione è dovuta a un prpbjema di
sicurezza (quando Servier non ha chiesto il rinnovo dell'autorizzazione per il Mediator in Italia e in Spagna, ha
dichiarato di agire in base a motivi commerciali). Ampliamento dell'elenco di medicinali soggetti a
monitoraggio addizionale. Allo scopo di garantire la trasparenza nella sorveglianza dei medicinali autorizzati,
l'elenco dei medicinali soggetti a monitoraggio addizionale istituito dal regolamento (Ce) n. 726/2004 del
Parlamento europeo e del Consiglio deve comprendere sistematicamente i medicinali soggetti a determinate
condizioni di sicurezza dopo l'autorizzazione. Bollino nero. Per i medicinali compresi nell'elenco, il riassunto
delle caratteristiche del prodotto e il foglietto illustrativo contengono la dicitura "Medicinale sottoposto a
monitoraggio addizionale". Tale dicitura è preceduta da un simbolo nero scelto dalla Commissione entro il 2
luglio 2013, previa raccomandazione del comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza ed è
seguita da una nota esplicativa standard adeguata.
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FARMACOVIGILANZA
19/09/2012
Oggi - N.40 - 26 settembre 2012
Pag. 52
(diffusione:559282, tiratura:748139)
l'efficacia di queste pillole "fotocopia" è identica? chi le produce? chi ne controlla il contenuto? fioccano i
quesiti sul tema del momento. e non pochi dubbi vengono sollevati dagli stessi medici
La legge che impone ai medici di limitarsi a prescrivere il farmaco generico, cioè il semplice principio attivo di
un medicinale, è entrata in vigore da oltre un mese. Ma tra le gente, negli ambulatori dei medici di famiglia e
nelle farmacie, il clima è teso. Perché questo decreto ha generato un mare di incertezze, e riattizzato
domande (in realtà mai sopite) sulla reale effcacia dei farmaci equivalenti. Oggi ha provato a piantare qualche
paletto nella delicata faccenda, raccogliendo le voci di camici bianchi e farmacisti, e coinvolgendo anche il
parere autorevole del nostro super esperto Silvio Garattini, direttore dell'Istituto di ricerche farmacologiche
«Mario Negri» di Milano. Ecco il risultato della nostra inchiesta. I farmaci equivalenti sono proprio uguali a
quelli messi a punto dalle aziende farmaceutiche che li hanno commercializzati dopo anni di studi e ricerche?
Il dottor Mario Petracca è medico di base a Rovigo, e per lui «equivalente» non significa proprio «uguale».
«Vuol dire solo che il principio attivo del farmaco generico equivale a quello dell'originale», dice. «Poi bisogna
fare i conti anche con gli eccipienti. Ebbene, non sempre queste sostanze che vengono aggiunte, nel
generico e nel farmaco originale, sono le stesse». Aggiunge il dottor Alessandro Pierucci , che opera a
Tirrenia (Pisa): «Da parte mia debbo segnalare qualche problema con i pazienti cronici, alle prese con
ipertensione, cardiopatie o malattie reumatiche, che assumono da anni farmaci con risultati validi. La
sostituzione di questi medicinali con prodotti equivalenti, i generici, che talvolta hanno un'inferiore
concentrazione del principio attivo, mi ha portato a constatare una ridotta effcacia terapeutica. Solo pochi
giorni fa l'ennesima conferma: in un mio paziente iperteso i valori della pressione arteriosa si erano
improvvisamente innalzati. Sono tornati ai valori usuali soltanto dopo la ripresa della "vecchia" terapia». Il
dottor Emilio Pirovano , medico di base nell'area milanese, si sofferma su un altro cruciale aspetto, ovvero le
diffcoltà che possono insorgere quando si passa da un generico a un altro, sempre nell'ambito della stessa
patologia da trattare. «Non soltanto io dico che la risposta di un paziente può risultare differente adottando il
generico anziché il farmaco originale, ma ritengo che ciò accada anche quando si passa da un medicinale
equivalente all'altro. Qui non si tratta di mettere in discussione la validità della categoria dei farmaci generici,
si badi bene: mi preme solo evidenziare la delicatezza della questione "sostituibilità"». Il professor Silvio
Garattini interviene nel dibattito e dissipa dubbi e sospetti, ricordandoci che l'Aifa ha predisposto un
documento ad hoc (sul sito: www.agenziafarmaco. gov.it ) in cui si chiarisce bene il concetto di
bioequivalenza. «La bioequivalenza tra due farmaci è l'equivalenza terapeutica tra due formulazioni,
essenzialmente simili, contenenti lo stesso principio attivo. Due farmaci sono bioequivalenti quando, con la
stessa dose, le loro concentrazioni nel sangue rispetto al tempo sono così simili che è improbabile che essi
possano produrre differenze rilevanti negli effetti di effcacia e sicurezza». Gli studi di bioequivalenza, specifca
l'Aifa, sono, in sostanza, degli studi di farmacocinetica (dal greco kinesis , movimento, e pharmacon ,
farmaco), la cui fnalità è quella di confrontare la biodisponibilità di due prodotti, ove per biodisponibilità
s'intende la quantità di farmaco che viene assorbita dall'organismo e resa disponibile a svolgere l'attività
terapeutica. «Si è eccepito sul fatto», riferisce il professor Garattini, «che la legislazione consentisse una
piccola differenza nelle concentrazioni sanguigne raggiunte dal medicinale equivalente e dall'originale. Tutto
ciò invece è assolutamente ragionevole, perché nella risposta a ogni medicina esiste una certa variabilità
individuale, e questo accade tanto per il farmaco generico, quanto per quello "griffato"». Dove vengono
prodotti e lavorati i principi attivi presenti nei farmaci equivalenti? Chi dispone i controlli di qualità degli
ingredienti? Sono sicuri i principi attivi lavorati nei Paesi asiatici e poi venduti in Italia? Risponde il manager di
un'importante azienda che produce farmaci generici (che per ovvie ragioni ha preferito restare anonimo). «In
Italia, quasi l'87 per cento dei generici è venduto da cinque aziende: Teva, Mylan, Eg, Doc Generici e
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 26/09/2012
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giaLLo in farmacia medicinaLi generici e griffati sono proprio La stessa
cosa?
19/09/2012
Oggi - N.40 - 26 settembre 2012
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Sandoz. Si tratta di multinazionali e anche di consociate italiane di case farmaceutiche di marca. Gran parte
dei generici che propongono queste aziende sono lavorati e prodotti nel nostro Paese e sottoposti a rigorosi
controlli di qualità. Il restante 13 per cento del mercato italiano rientra in un ampio gruppo di piccole e medie
aziende che in prevalenza producono all'estero. Sia in Paesi dell'Est europeo, sia asiatici. Di questa galassia
fanno parte aziende importanti che, nel loro interesse, per non perdere quote di mercato, effettuano puntuali
controlli di qualità. Ma non escludo, e questo è un rischio diffcilmente quantifcabile, che per meri motivi di
risparmio economico vi siano anche aziende, soprattutto all'estero, che utilizzano principi attivi lavorati, come
dire, in maniera discutibile. Per esempio, eccipienti di non elevata qualità. Poi, ma parliamo sempre di quote
minime di mercato, c'è il rischio che alcune di queste aziende effettuino controlli di qualità non rigorosi. Certo
esiste una rigida tracciabilità di ogni prodotto, si sa da dove provengono i farmaci, lo testimonia una
documentazione che certifca la qualità, ma non è sempre così semplice assicurare il controllo sistematico di
ogni lotto, di ogni spedizione: in questa massa di milioni di farmaci in circolazione può succedere che le
Autorità si limitino a verifcare i documenti di accompagnamento. Scattano opportuni provvedimenti e sanzioni
soltanto se vengono trovate incongruenze nei controlli a campione, che pure sono frequenti. Ovviamente,
queste verifche non possono essere estese a ogni lotto o addirittura su ogni singola confezione». Fa scalpore
una dichiarazione di Gian Mario Baccalini , presidente di Aschimica, l'Associazione nazionale dei produttori di
principi attivi: «Di norma un principio attivo dev'essere puro al 95 per cento, ma circolano confezioni con
sostanze in cui la purezza raggiunge solo il 70 per cento. Per i principi attivi dei farmaci esiste un ricorso
diffuso agli acquisti da siti produttivi soprattutto cinesi e indiani, che non vengono controllati né certifcati da
enti terzi». Ecco la replica a queste dichiarazioni da parte del professor Garattini. «Se è vero che esistono
prodotti puri solo al 70 per cento, l'Aschimica deve denunciarli all'Aifa che predisporrà tutti i necessari
controlli. Del resto i farmaci generici vengono controllati prima di essere messi in commercio anche per le
impurezze presenti. Produrre in Paesi come l'India non signifca necessariamente produrre farmaci scadenti».
Con quali modalità avviene il trasporto di questi farmaci, dall'azienda produttrice fno ai grossisti italiani e
quindi nelle farmacie? E quali controlli vengono richiesti dalle autorità? Un altro manager in campo
farmaceutico, con esperienza quarantennale (anche lui ha approvato per iscritto le sue dichiarazioni e prega
di restare nell'anonimato) ribadisce che «in tutte le parti del mondo la produzione, sia per i generici, sia per i
farmaci di marca va effettuata secondo i principi delle Norme di Buona Fabbricazione. Poi, però, c'è il
problema del trasporto. Penso, per esempio, ai disguidi che si sono verifcati quando, spesso, s'è fatto uso dei
camion telonati, cioè con bancali protetti soltanto da normali teloni e non da celle refrigeranti in grado di
mantenere costante la temperatura dei prodotti farmaceutici. Le aziende più autorevoli e meglio strutturate
hanno provveduto a trasportare i medicinali su veicoli per l'appunto refrigerati, in grado di scongiurare quelle
brusche variazioni termiche che potrebbero modifcare la famosa bioequivalenza e quindi l'effcacia del
farmaco. Tuttavia, vien da chiedersi se effettivamente tutte le aziende produttrici di generici si attengono alle
linee guida per il trasporto e lo stoccaggio dei farmaci. Il timore, nell'attuale battaglia commerciale tra aziende
che puntano a una progressiva riduzione dei prezzi, è quello di vedere qualche piccolo produttore cadere
nella tentazione di essere meno rigoroso di altri. E, si sa, l'Aifa potrà controllare i sistemi produttivi ma non
potrà mai intervenire su ogni singola confezione. Discorso, naturalmente, che vale per tutti i farmaci». «I
farmaci equivalenti», spiega il professor Garattini, «possono essere messi in commercio solo dopo
l'autorizzazione di un'autorità regolatoria (in Italia l'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco), che richiede
un'adeguata documentazione scientifica. «Tre sono gli aspetti da documentare», puntualizza il professore.
«Anzitutto la purezza del principio attivo, che non può essere inferiore a quella del prodotto originale. In
secondo luogo, se il farmaco è preparato in compresse, si deve realizzare un test di dissoluzione per essere
sicuri che il principio attivo venga rilasciato. Infne è necessario presentare uno studio di farmacocinetica, che
stabilisca quali sono, a vari tempi dall'assunzione, le concentrazioni nel sangue del farmaco equivalente
rispetto all'originale. Queste tre prove sono suffcienti per garantire la qualità dei farmaci equivalenti». Con
l'utilizzo dei medicinali generici, si sono riscontrati problemi nei consumatori? Risponde il farmacista Paolo
19/09/2012
Oggi - N.40 - 26 settembre 2012
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Vintani , noto in Lombardia per le sue battaglie a favore della categoria di cui fa parte. «Posso riportare un
caso per certi versi clamoroso: riguarda un antibiotico intestinale, un tipo di farmaco che non è in grado di
essere assorbito dall'organismo a livello generale, attraverso l'apparato digerente. Invece è accaduto proprio
il contrario per il medicinale equivalente, ovviamente ritirato dal commercio dopo la segnalazione di eventi
avversi in un certo numero di pazienti. È un episodio che deve indurci a riflettere. Certo sappiamo
perfettamente che i farmaci generici, come tutti gli altri, sono obbligati a sottostare alle norme Aic, che
garantiscono la qualità del prodotto. Però dobbiamo renderci conto che il farmaco non è una semplice
"merce". Insomma, è un prodotto che si può comportare in maniera differente da un paziente all'altro. Non a
caso sta crescendo il campo della Medicina di Genere : è lo studio delle differenze legate al genere di
appartenenza, perché una serie ormai vasta di ricerche afferma che la fsiologia degli uomini e delle donne è
diversa e tale diversità infuisce profondamente sul modo in cui una patologia si sviluppa, viene diagnosticata
e curata. Ma c'è dell'altro: nei generici si parla di riproducibilità, cioè si sostiene che riproducendo lo stesso
principio attivo si ottiene lo stesso farmaco. Ma ecco che, quando gli eccipienti sono diversi, possono
verifcarsi dei problemi. Un esempio pratico: le compresse. Può succedere (e succede) che per cause diverse,
non ultimo un risparmio economico da parte del produttore, risultino piuttosto dure e quindi non così
facilmente sezionabili. E allora che accade? Se il medico prescrive "metà compressa", il paziente incontrerà
qualche oggettiva diffcoltà a gestire il medicinale. Magari prova a frantumare la compressa con gli strumenti
che ha in casa, un coltello o addirittura un pestacarne. In questa manovra il rischio è palese: si può
spezzettare in maniera non corretta il farmaco e finire per non assumere la giusta quantità di principio attivo.
Ma ci sono perfno problemi di non gradimento del sapore, in caso di compresse effervescenti, granulati in
buste o sciroppi. Al cliente-paziente non è sempre facile spiegare che il farmaco indicato col prezzo minore
funziona ugualmente, anche se gli risulterà un po' più dolce o più amaro di quello a cui era abituato». «Sono
obiezioni legittime», interviene Silvio Garattini, «ma non ci si deve dimenticare che il ritiro dal commercio del
lotto di un farmaco avviene anche per i medicinali di marca. La farmacovigilanza a questo serve: è quel
complesso di attività fnalizzate a valutare in maniera continuativa tutte le informazioni relative alla sicurezza
dei farmaci e ad assicurare, per tutti i medicinali in commercio, un rapporto benefcio/rischio favorevole per la
popolazione». Il farmacista, per legge, deve proporre al consumatore, in base alla ricetta medica, il farmaco
equivalente con il prezzo più basso. Ma perché con lo stesso principio attivo sono disponibili generici di
prezzo superiore? La farmacista Luisa Poluzzi è responsabile del sito Internet www.farmacistarisponde.com ,
in cui fornisce consigli pratici agli utenti. «In rari casi a fare la differenza nel prezzo può essere la quantità di
prodotto inserito nella confezione», risponde. «Per capirsi, possono circolare scatole con un maggior numero
di compresse o con più "bustine" rispetto alla formulazione di minor costo. Ma la vera battaglia è quella
commerciale per acquisire più quote di mercato: nel giro di pochi mesi alcune case produttrici di generici
hanno deciso di abbassare il prezzo dei propri prodotti, seppure di due-tre centesimi, pur di presentarsi come
"la confezione meno cara" e, di conseguenza, diventare il medicinale che il farmacista si trova a proporre in
prima battuta al cliente, in base alle direttive di legge. Chiarisco ancora meglio: è stato il ministero a indicare il
prezzo di riferimento minimo. Le ditte agiscono di conseguenza. Con ribassi che all'inizio erano poco
signifcativi, ora superano anche il 50 per cento. Si tratta, insomma, di una gara senza esclusione di colpi per
conquistare quote di mercato. Ed è tuttora in corso». Osserva il professor Garattini che «risparmiare sulla
qualità, con i rischi che comporta, sarebbe francamente ridicolo. Non vedo cosa ci sia di male se la
concorrenza fra le industrie dei generici spinge ad abbassare i prezzi. Certo diminuisce la percentuale che va
al farmacista. Ma il Servizio sanitario nazionale risparmia». L'introduzione di un medicinale equivalente sul
mercato costituisce in effetti anche un notevole vantaggio per il Ssn, visto che le quote di denaro pubblico
risparmiate per il rimborso dei farmaci generici possono essere spostate a favore dei farmaci innovativi, utili
per la prevenzione e la cura di patologie croniche di grande rilevanza sociale. Esiste la possibilità che il
medico faccia «comparaggio», che cioè proponga in prevalenza farmaci di preselezionate casa
farmaceutiche a scapito di altre presenti sul mercato? Nel caso dei farmaci equivalenti è oggettivamente
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Oggi - N.40 - 26 settembre 2012
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diffcile, in quanto, per legge, il paziente riceve dal farmacista la confezione meno cara proposta dal mercato,
tuttavia è sempre possibile che, in casi ben motivati, la ricetta preveda l'acquisto di un prodotto di marca, la
famosa «griffe». Ebbene, in molte Regioni, prima tra tutte, da ormai vent'anni, la Lombardia, è stata messa a
punto una disposizione anticomparaggio che prevede il controllo dei farmaci prescritti da ciascun medico. Ma
la domanda è: questa procedura viene applicata allo stesso modo in tutto il Paese? «Non voglio nemmeno
prenderla in considerazione, questa ipotesi», è il commento del nostro professor Garattini, «perché è
semplicemente un reato. È comunque utile che il lettore si renda pienamente conto che esistono ingenti
interessi economici, su questo fronte. Le grandi industrie, quando il proprio medicinale esaurisce il suo
periodo di brevettabilità, vedono erodere il mercato da parte dei generici. Per questo cercano in tutti i modi di
convincere, attraverso le migliaia di informatori che approdano negli ambulatori dei medici, i mass media e
anche i social network , che i farmaci generici sono prodotti di serie B. Si tratta di un problema tipicamente
italiano. In Germania la vendita dei generici copre il 70 per cento del mercato. E non mi pare che la salute dei
tedeschi sia peggiorata!».
equivalente Nei primi provvedimenti legislativi introdotti in Italia, nel 1995 e 1996, si utilizzava la definizione
«generico». La legge 149 del 2005 ha sostituito il termine con la parola «equivalente».
eCCiPiente Gli eccipienti sono sostanze aggiunte alla preparazione del farmaco. Ne garantiscono
conservazione e stabilità nel tempo, conferendone inoltre gusto e colore. Esempi: lattosio, saccarosio, amidi,
talco, sostanze grasse.
sostituibilità La nuova normativa prevede che sulla ricetta il medico «ha facoltà» di aggiungere, oltre al
principio attivo, anche il nome commerciale di un farmaco, ma in tal caso deve giustificare la «non
sostituibilità» con una sintetica motivazione.
qualità La qualità di un farmaco è ottenuta mediante un insieme di procedure previste dalla legge
comunitaria, le cosiddette Norme di Buona Fabbricazione (in lingua inglese, Good Manufacturing Practice ).
controlli a campione Un'ispezione visiva delle compresse, per la verifca dell'aspetto e del colore. A sinistra,
una farmacista controlla le prescrizioni sulla ricetta rossa.
controlli Secondo le Norme di Buona Fabbricazione, è stabilito che il contenuto di principio attivo in un
medicinale, rispetto al dichiarato, può oscillare da un minimo del 95% a un massimo del 105%: ciò vuol dire
che se durante i controlli analitici obbligatori, che precedono la distribuzione del farmaco sul mercato, si
riscontra un contenuto di principio attivo inferiore al 95% o superiore al 105% rispetto a quello stabilito, il lotto
viene respinto e non può essere commercializzato.
crescita costante Negli ultimi dieci anni il mercato del generico è cresciuto lentamente ma con costanza.
Partendo da una quota di mercato dell'1% nell'anno 2000, in 10 anni il generico è arrivato a coprire il 14% sul
totale delle confezioni dispensate ogni anno in Italia.
aiC Aic è l'acronimo formato dalle iniziali delle parole autorizzazione all'immissione in commercio . I tre
requisiti che consentono a un medicinale di ottenere l'Aic sono la qualità, la sicurezza e l'efficacia, e devono
essere dimostrati per tutti i medicinali.
le materie prime vengono sempre più prodotte in india e cina A sinistra, un tecnico di laboratorio indiano,
e un operatore cinese, a destra. Il polo produttivo delle materie prime per uso farmaceutico si sta spostando
proprio verso Cina e India, in virtù dei più bassi costi. Il che, si sostiene da più parti, potrebbe avere serie
ripercussioni sulla qualità del generico.
registrazione Il decreto legislativo 219/2006 prevede per la registrazione di un equivalente una procedura
semplificata. L'articolo 10 dispone che il richiedente (azienda farmaceutica) non è tenuto a fornire i risultati
delle prove precliniche e delle sperimentazioni cliniche, se può dimostrare che il medicinale è un equivalente
di un prodotto di riferimento che è autorizzato o che è stato autorizzato da almeno otto anni in Italia (o nella
Comunità europea).
numero aifa L'Aifa mette a disposizione del pubblico e degli operatori sanitari un servizio di informazione e
documentazione per quesiti riguardanti efficacia, sicurezza e disponibilità dei medicinali. Numero verde: 800-
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Oggi - N.40 - 26 settembre 2012
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57.16.61 , dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 16.
reGioni V i sono aree italiane più virtuose nella spesa, in cui il generico ha un'incidenza maggiore, come per
la provincia autonoma di Trento (15,33%). Trend positivi anche in Emilia Romagna, Toscana e Piemonte. C'è
una disparità fra Regioni del Nord, dove le percentuali d'incidenza sono superiori alla media, e quelle del Sud,
in cui il generico stenta a decollare.
fucina di pillole Una sflza di composti chimici racchiusi nei faconi campeggia sul tavolo del laboratorio di
un'azienda farmaceutica.
18 confezioni
di medicinali in media a carico del Servizio Sanitario: Sono quelle che nel 2011 ogni italiano ha ritirato in
farmacia
Foto: soLtanto cinque aziende farmaceutiche dominano iL mercato in itaLia
Foto: Un momento della catena produttiva di un medicinale all'interno di un'industria farmaceutica.
Analizzando il panorama delle aziende di farmaci generici (o equivalenti),
Foto: si riscontra che circa l'87 per cento del mercato (per confezioni vendute) è rappresentato da cinque
marchi: Teva, Mylan, Sandoz, Doc Generici, EG (Fonte: Centro Studi Assogenerici).
Foto: ? L'indirizzo del portale sui farmaci generici: www.equivalente.it
Foto: ? Per informazioni, è possibile inviare una e-mail al seguente indirizzo presso l'Agenzia italiana del
farmaco: [email protected]
19/09/2012
Oggi - N.40 - 26 settembre 2012
Pag. 117
(diffusione:559282, tiratura:748139)
Cicatrene, azione rapida ed efficace per le piccole ferite
Anche le piccole ferite possono infettarsi, non cicatrizzare bene e lasciare brutti segni. Per questo può essere
importante curarle bene. Il trattamento delle piccole ferite e delle bruciature ha tre obiettivi principali: ridurre il
rischio di possibili infezioni, favorire la guarigione, ridurre le antiestetiche cicatrici. Cicatrene è un farmaco di
automedicazione indicato per la cura delle piccole lesioni cutanee che grazie ai suoi principi attivi, consente di
ridurre il rischio di infezione e di favorire la guarigione, grazie agli aminoacidi in grado di ripristinare
velocemente la funzione di barriera della cute.
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 26/09/2012
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