FEDE e RAGIONE. 2 d Mario Neva Raccontano i biografi che circa nel 1272, dueanniprima della morte, Tomaso dei conti d’Aquino1 si trovava per la seconda volta all’Università di Parigi per l’insegnamento, …. lavorò fino all’ultimo.Camminando assorto con gli occhi bassi tra le case strette del quartiere latinoper raggiungere quasi ogni giorno l’Università, dal convento dei domenicani di saint Jacques, e alzando lentamente lo sguardo avrà forse potuto ammirare Notre Dame, che proprio in quel periodo era stata conclusa dopo cento anni di lavoripiù volte ininterrotti …in realtà il suo interesse vero era interiore, amava infatti i libri più che le pietre e la sapienza divina piuttosto che la potenza umana …al discepolo Reginaldo che gli mostrava estasiato la grande Parigi, Tomaso rispose che preferiva avere tra le mani il commento al Vangelo secondo Matteo di Giovanni Crisostomo…il progetto in corso di completamento cui stava lavorando, tra le lacrime della preghiera davanti al crocifisso e compenetrato intimamente dal mistero eucaristico,era quello di costruire una cattedrale di pensieri, orientata decisamente verso il cielo e piantata solidamente sulla terra; quasi certamente si trattava di un lavoro commissionato dal Papa e dal Generale dell’Ordine, nello spirito del grande maestro conosciuto a Colonia, Alberto Magno. Occorre rammentare a chi conosce il medioevo solo attraverso l’Eco di Umberto, che in quel tempo non funzionava ancora il computer, la televisione è venuta come tutti sanno, qualche anno dopo. Questo spirito consisteva nel rispetto radicale di quello che si vede con gli occhi, si tocca con le mani e che si pensa con una mente lucida, senza ombre e doppiezze, dopo aver fatto le opportune verifiche, ma soprattutto nel prendere atto che in questo stesso mondo, creato da Dio a sua immagine e somiglianza, Gesù Cristo, Dio fatto uomo, è la sola salvezza. All’inizio del secolo l’Università di Parigi fu tormentata, per modo di dire, da questioni dottrinali e disciplinari, da tensioni cattedratiche, anche per l’apparire dei religiosi mendicanti, francescani e domenicani, che alteravano equilibri e situazioni acquisite; soprattutto perché portavano al sapere una ventata di fresco rinnovamentoe una sgradita concorrenza; tutto questo contro la stanchezza e la pesantezza delle ripetizioni che degenerano nel sapere prevedibile. Il medioevo latino fu inoltre travolto, si fa ancora per dire (la questione infatti riguardava i pochi studiosi del tempo, qualche centinaio in tutto)dall’irruzione del ‘pagano’ Aristotele nella traduzione e interpretazione araba e poi latina. Alberto Magno, mettendo mano con i discepoli alla traduzione di Aristotele dal greco,fu dunque lo scopritore di colui 1 Nato sembra ormai certo, nel castello di Roccasecca, nel Regno di Napoli, da Landolfo di Aquino, signore di Roccasecca, e da Teodora di Chieti ma di origine lombarda. Poiché è certa la data della morte (7 marzo 1274) e il biografo ufficiale G. di Tocco afferma che il Santo aveva allora appena compiuto i 49 anni, la data della nascita si aggira sugli ultimi mesi del 1225 e i primi del 1226 (1).C.Fabro che era in grado di coronare il percorso di secoli in una superiore sintesi, san Tomaso per l’appunto. L’unica cosa che possiamo rimproverare a questa aspirazione di sintesi universale con cui si chiude il Medioevo è forse quella di non avere previsto un tempo lunghissimo dopo il medioevo, il tempo per intenderci che noi stiamo vivendo, forse con la stessa illusione che un po’ ci caratterizza, di essere arrivati al termine della storia; da secoli siamo figli del petulante e insidioso pensiero di una decadenza senza fine. Molti a questo punto, ed è un vezzo antipatico per chi studia davvero, insistono, talvolta con pallide imitazioni poetiche, sul fatto che la Summa Teologica di san Tomaso è rimasta incompiuta e soprattutto sul fatto che, nell’ultimo periodo della sua vita,Tomaso, attraversato dal sacro fuoco mistico,protestava che la sua opera, paragonata alla contemplazione della verità che Dio gli aveva concesso, sembrava non essere più che paglia…2noi osserviamo con facile ironia che di questa paglia ci si può nutrire vantaggiosamente e che anche la paglia nella quale era posato il bambino Gesù ha avuto una sua innegabile utilità. Per non complicare eccessivamente le cose, san Tommaso assume Aristotele, opportunamente compreso, commentato e tradotto, solo in parte,come esagerano alcuni, ‘battezzato’,quale segno della fioritura della intelligenza umana, quale simbolo stesso della ragione, senza dimenticare Platone, Avicenna il grande Agostino e tanti altri, tra cui anonimi autori di cui Tomaso cita i testi. Per Tomaso Aristotele è il Filosofo, così come Paolo èl’Apostolo. In secondo luogo Tomaso persegue la sua grande opera architettonica cercando di trovare le precise connessioni, i punti forza, le spinte originarie verso l‘alto, senza naturalmente dimenticare, da saggio costruttore, le fondamenta, ovvero i principi; ed è proprio il tema fondante ad interessarci, ovvero il rapporto tra il credere come dono di Dio e la ragione come realtà pienamente umana che dispiega la sua attività in un mondo reale. Ragione e Fede strettamente congiunte, che vivono insieme, nella Chiesa, nell’umanità e nel singolo individuo…la posizione cosiddetta tomista ha alla sua radice una profonda sensibilità contemplativa,un rispetto semplicee sacrale della realtà così com’è, nuda come la pietra, come la vita e come la morte… aldifuori di questa vigorosa e solare semplicità, niente si capisce del lavoro di questo intellettuale definito il DoctorCommunis per la sua universalità e il DoctorAngelicus per la sua santità. Questa visione, nonostante le contestazioni iniziali contro colui che apparve agli occhi dei contemporanei un ‘innovatore’, divenne progressivamente la visione ufficiale della Chiesa, come testimoniano alcuni episodi ragguardevoli: durante il Concilio di Trento la Summa era esposta nell’aula conciliare insieme alla 2 WiIl 29 settembre 1273 egli partecipò al capitolo della sua provincia a Roma in qualità di definitore. Ma alcune settimane più tardi, mentre celebrava la messa nella cappella di San Nicola, Tommaso ebbe una sorprendente trasformazione e dopo questa messa non scrisse e non dettò più nulla e si sbarazzò persino degli strumenti per scrivere. A Reginaldo da Piperno, che non comprendeva ciò che accadeva, Tommaso rispose dicendo: «Non posso più. Tutto ciò che ho scritto mi sembra paglia in confronto con quanto ho visto». Bibbia…i gesuiti la posero come pietra angolare della famosa ratio studiorum, le grandi università e i mistici del seicento spagnolone fecero oggetto di pascolo e di commento, infine, nel momento della grande crisi del pensiero moderno, Leone XIII innalzò san Tommaso quale autentico vessillo dell’ortodossia dando vita al movimento cosiddetto Neotomista che sarebbe poi diventato Neoscolastica, in legame di intenti con l’aureo periodo del Medioevo e lo spirito aperto alle nuove acquisizioni della Scienza.Non mancarono odiosi eccessi che ci rendono oculati e che impediscono le ingenue e facili attualizzazioni.E’ vero infatti che in nome di questa ortodossia tomista,vissuta con zelo antievangelico, venne condannato Galileo, bruciato Giordano Bruno, eliminati eretici e pseudo streghe, incoraggiata l’inesistente ‘guerra giusta’, la superiorità dei religiosi nei confronti dei cristiani comuni, del maschio nei confronti della donna3, il delirio colonialista, la caccia ai modernisti… ecc. … ma è anche vero in questo caso che il fiume che trasborda, sommerge e distrugge, è lo stesso fiume che feconda la terra, nutre i pesci e chi ne abita le sponde, serve a navigare ea irrigare…in poche parole siamo chiamati, in ogni campo a distinguere il bene dal male, se non vogliamo pervicacemente strappare zizzania ed eliminare il grano. In verità questa corrente di pensiero che ora sembra confinata a pochi, nostalgici a arroccati pensatori di destra,ha prodotto cose grandiose, e ne cito alcune: il prodotto più elevato è certamente Dante Alighieri, con lui Michelangelo e il Rinascimento, basti pensare a Raffaello, come a dire il livello più alto dell’espressione culturaleraggiunto per ora dagli esseri umani sulla faccia della terra. Questo stesso spirito ci impedisce di provare passione per Lutero,dopo averne compreso naturalmente le istanze, di rifiutare le teocrazie, i fideismi, i fondamentalismi gli estetismi,le strumentalizzazioni ricorrenti del cristianesimo, il velleitarismo riformatore, … questo perché la ragione vigorosa serve la fede e la fede umano-divina salva la ragione …questo spirito, che distingue e armonizza ragione e fede, sta alla radice di tutte le attività feconde che i cristiani inventano nel mondo… in particolare questo spirito e questa cultura hanno formato il Papato del XX secolo, il più eccezionale della storia, per continuità, ampiezza di visioni,strategia culturale e pienezza di dottrina…da ultimo è lo spirito che ha condotto ad aprire il grande capitolo del Concilio Vaticano Secondo, che in questo senso appare davvero una svolta,… ma, da che mondo è mondo, non ci sono svolte se prima non ci sono strade e se non c’è lacapacità e l’abilità in seguito di creare latraiettoria dopo la grande 3 La femmina, infatti, ha bisogno del maschio non solo per la generazione, come negli altri animali, ma anche come suo signore, perché il maschio è più perfetto quanto a intelligenza ed è più forte quanto a coraggio. Contra Gentiles, III, c. 123) curva. E non dimentichiamo che il XXsecolo, terribile, breve, lungo, magnifico ecc.ecc. si conclude con la canonizzazione di Edith Stein, donna, ebrea, atea, filosofa, religiosa, mistica, martirizzata ad Auschwitz, una originale commentatrice di san Tomaso e di san Giovanni della Croce …Scientia Crucis è il titolo dell’ultimo scritto incompiuto, … senza la Croce osserviamo, … nessun passaggio e nessuna armonia ma solo frasi fatte, solo retorica cristiana. Chi ha vissuto in una Università Cattolica comprende immediatamente.Ma anche, senza croce e senza fede, tanta inutilità e stupida vanità sul fronte laico. Abbiamo proceduto per semplificazioni, ma bisognava rendere ragione del fatto che l’impegno attuale dei credenti di autenticità umana, è una precisazione che deve molto a san Tomaso, e di coerenza spirituale che ci chiede Gesù Cristo, è un compito che ci attende continuamente;la nuova evangelizzazione è un’onda ricorrente nella storia bimillenaria della Chiesa. In questosenso un lavoro di straordinaria importanza, dal punto di vista culturale, è quello di ricomporre il quadro dei diversi modelli di espressione del rapporto ragione e fede nella storia degli uomini… Cominciando, per noi che siamo in itinere da secoli, con il pensiero ebraico e quello greco, per arrivare fino ai nostri giorni…senza rifiutare dogmaticamente il confronto e lo scontro con una cultura moderna e contemporanea, troppe volte ostile. A questo proposito, per tornare al nostro Tomaso d’Aquino, sappiamo dai biografi che è morto il 7 marzo a Fossanova durante il percorso che lo portava a partecipare al Concilio di Lyon, … morì, forse perché prostrato dalla fatica o più semplicemente perché era giunta la sua ora. Sono i biografi a raccontarci i due ultimi impegni culturali che lo videro umile e straordinario protagonista. San Tomaso ci lascia un commento al Credo, predicato pare a Napoli nella Quaresimadel 1273; si tratta di un commento breve, lapidario che guida con perfetta rettitudine dentro il grande mistero della manifestazione divina e della risposta umana; un testo ancora una volta arido per chi non coglie l’accento mistico straordinario del punto di partenza, che in tutte le espressioni che si rispettano è il momento chiave: mediante la fede l’anima contrae con Dio una specie di matrimonio, come è scritto in Osea: Ti farò mia sposa per sempre... ti fidanzerò con me nella fedeltà (Os 2,21-22). Ma suscita un ancora maggiore interesse il fatto che il secondo impegno professionale, in qualità di docente,pare proprio che sia il commento all’ Etica di Nicomaco di Aristotele. Chi legge ancora oggi Aristotele (cfr. la splendida traduzione di Giovanni Reale), senza pregiudizi, resta sorpreso…assiste ad uno spettacolo culturale di ordine superiore che senz’altro fa impallidire gli innumerevoli e pallidi detrattori … comunque, si accetti o non si accetti, siamo dinanzi ad una solida esplorazione del mondo reale, guardato alla luce dei Principi che spiegano il meccanismo del mondo e aprono l’essere umano alla grande avventura della conoscenza e della verità. Il problema della lettura di Aristotele non è, come si potrebbe pensare, la distanza, il vero problema, ancora più forte in Platone, è quello della vicinanza. Il grande magistermuore dunque dopo avere dato il suo estremo e pacato tributo alla ragione e alla fede, alla Filosofia greca e al Simbolo Apostolico, all’io credo e all’io penso. Il tanto deprecato e incompreso discorso di Ratisbona di Benedetto XVI, corre agilmente su questa linea plurisecolare, già presente nei libri Sapienziali e nel Prologo di Giovanni, dove si dice che la Sapienza presiede le vicende del mondo cominciando dalla Creazione, e soprattutto chein principio era il Logos. La reazione infantile e sconclusionata di alcuni mussulmani e di alcuni sedicenti teologi progressisti, dimostra ampiamente che il Papa aveva ragione, così come l’assenza di ragioni e di vera fede sta alla base della violenza.Il discorso del Papa considera l’illuminismo un fenomeno potenzialmente positivo che ha inizio con i greci, fortemente ispirato dal Vangelo;ma c’è di più, la ragione greca è compenetrata al messaggio biblico ed evangelico al punto di entrare a farparte, con le debite proporzioni, della Rivelazione stessa. Sacralizzazione dunque della cultura occidentale, della teologia romana? …assolutamente no, se si considera la ragione un patrimonio comune dell’umanità e la fede un dono universale, se non si incorre nello stesso rischio medioevale di anticipare i tempi escatologici…lasciando che la piena ragione e la piena fede, con il contributo di tutti coloro che pensano e credono fraternamente, siano dispiegate come una splendida e sofferta Summa finale, alla fine dei tempi dunque …ma diquesto … nei prossimi millenni PS Esce di nuovo il Commento al Credo di Tomaso d’Aquino…trovo utile citare la presentazione rimandando alla lettura… ll Commento al Credo di san Tommaso d’Aquino è stato un vero best-seller del Medioevo, visto che a noi sono arrivati quasi 150 testimoni di manoscritti, cifra notevole. Eccelle per semplicità e sobrietà: non si perde in questioni oziose, non usa termini strani, ma illustra le verità fondamentali della fede in modo sintetico e con esempi e vocaboli efficaci, avendo a cuore l’intelligenza di chi vuole credere. «La prima cosa necessaria a ogni cristiano è la fede, senza di essa nessuno può dirsi fedele cristiano. La fede, inoltre, produce quattro beni. Il primo è unire l’uomo a Dio, perché mediante la fede l’anima contrae con Dio una specie di matrimonio, come è scritto in Osea: Ti farò mia sposa per sempre... ti fidanzerò con me nella fedeltà (Os 2,21-22). Il secondo è introdurci alla vita eterna. La vita eterna, infatti, non è altro che conoscere Dio, come disse lo stesso Signore: Questa è la vita eterna: che conoscano Te, l’unico vero Dio (Gv 17,3). Questa conoscenza di Dio inizia ora per mezzo della fede, ma diventerà perfetta nella vita futura ... Il terzo bene è che la fede ci è guida nella vita presente. Infatti, perché l’uomo possa vivere rettamente è necessario che conosca le regole fondamentali della rettitudine. Ma se dovesse apprenderle tutte con lo studio, o non ci riuscirebbe mai o solo dopo molto tempo. La fede, invece, insegna tutto quello che è necessario sapere per vivere in modo buono ... E ciò trova conferma nel fatto che prima della venuta di Cristo nessun sapiente, nonostante tutti i suoi sforzi, riuscì mai a conoscere di Dio e delle cose necessarie per conseguire la vita eterna tanto quanto dopo la venuta di Cristo una semplice vecchierella sa mediante la fede. Perciò si dice in Isaia che la saggezza del Signore riempirà il paese (Is 11,9). Il quarto bene è che la fede è il mezzo per vincere le tentazioni ... Dice infatti san Pietro: Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede (1 Pt 5,8-9). ... Appare così evidente quanto sia utile la fede». Citazioni di Tommaso d'Aquino [modifica] Come gli occhi della nottola sono abbagliati dalla luce del sole che non riescono a vedere, ma vedono bene le cose poco illuminate, così si comporta l'intelletto umano di fronte ai primi principi, che sono tra tutte le cose, per natura, le più manifeste. (da In Met., II, l. 1 n. 10) I doni della grazia si aggiungono alla natura in modo da non toglierla di mezzo, ma da perfezionarla: perciò anche il lume della fede che ci fu infuso per grazia non distrugge il lume della conoscenza naturale che in noi è naturalmente presente. Sebbene il lume naturale della mente umana sia insufficiente alla manifestazione di quelle cose che attraverso la fede si manifestano, è tuttavia impossibile che le cose che ci sono attraverso la fede tramandate divinamente siano contrarie a quelle che ci sono date per natura. In questo caso occorrerebbe che o le une o le altre fossero false; e poiché sia le une sia le altre ci vengono da Dio, Dio sarebbe per noi autore della falsità: il che è impossibile. [...] Per conseguenza possiamo nella sacra scrittura adoperare la filosofia in tre modi. In primo luogo, a dimostrare i preamboli della fede, che sono necessari alla scienza della fede; tali sono le cose che si dimostrano intorno a Dio con la ragione naturale: che Dio esiste, che Dio è uno e altre verità di Dio e delle creature che in filosofia sono dimostrate e che la fede presuppone. In secondo luogo, la filosofia può essere adoperata a chiarire, mediante similitudini, cose che sono di pertinenza della fede; come Agostino nel de Trinitate si serve di numerose similitudini desunte da dottrine filosofiche per chiarire la Trinità. In terzo luogo, si può anche resistere alle obiezioni che si fanno alla fede sia mostrando che sono false, sia mostrando che non sono necessarie. (dal Commento al "De trinitate" di Severino Boezio, proemio, q. 2, a. 3) Il maestro si limita a «muovere», a stimolare il discepolo e il discepolo solo se risponde a questo stimolo – sia durante che dopo l'esposizione del maestro – arriva ad un vero apprendimento. (citato in Albino Luciani, Illustrissimi, p. 135, premessa di Igino Giordani, commento di Giovanni Mocchetti, Edizioni A.P.E., Mursia, Milano 1979) I peccati sono farina del nostro sacco; il bello, il buono che è in noi è frutto della misericordia di Dio. (citato in Mario Canciani, Vita da prete, Mondadori 1991, p. 7) I primi concetti dell'intelletto preesistono in noi come semi di scienza, questi sono conosciuti immediatamente dalla luce dell'intelletto agente dall'astrazione delle specie sensibili... in questi principi universali sono compresi, come germi di ragione, tutte le successive cognizioni. (dal De Veritate, q. 11 a. 1 – co) I principi innati nella ragione si dimostrano verissimi: al punto che non è neppure possibile pensare che siano falsi. (da Contra Gentiles, I, c. 7 n. 2) La mia anima non è me stesso. (citato in Fulton J. Sheen, Tre per sposarsi, Edizioni Richter, Napoli 1964) Lasciamo che un Santo scriva di un altro Santo! (citato in Albino Luciani, Illustrissimi, premessa di Igino Giordani, commento di Giovanni Mocchetti, Edizioni APE Mursia, Milano 1979) La femmina, infatti, ha bisogno del maschio non solo per la generazione, come negli altri animali, ma anche come suo signore, perché il maschio è più perfetto quanto a intelligenza ed è più forte quanto a coraggio. (da Contra Gentiles, III, c. 123) La scienza filosofica riguarda l'ente in quanto ente, cioè considera l'ente dal punto di vista della ratio universale di ente, e non dal punto di vista della ratio specifica di qualche ente particolare. (da In Met., XI, l. 3 n. 1) Perciò l'emissione dello sperma deve essere così ordinata da poterne seguire la generazione e l'educazione della prole. Da ciò risulta evidente che è contro il bene dell'uomo ogni emissione dello sperma, prodotta in modo da non poterne seguire la generazione. […] Perciò, dopo il peccato di omicidio, col quale si distrugge la natura umana già esistente in atto, occupa il secondo posto questo genere di peccato, col quale viene impedita la generazione della natura umana. (da Contra Gentiles, III, c. 122) Quando si dice che l'intemperanza è il vizio più disonorante, s'intende tra i peccati umani […] Ma quei peccati che sorpassano i limiti della natura umana sono ancora più disonoranti. Tuttavia anche questi sembrano ridursi per eccesso al genere dell'intemperanza: il fatto, per esempio, di mangiare carne umana, o nel coito bestiale od omosessuale. (da Somma Teologica, IIa-q.CXVII, a.4) Quello che si spera si deve credere che possa essere ottenuto; è quanto aggiunge la speranza al puro desiderio. (da Comp. Theol. II, 8 – citato in von Balthasar, Sperare per tutti, Jaca Book, Milano 1997, p. 55) Sebbene il lume naturale della mente umana sia insufficiente alla manifestazione di quelle cose che attraverso la fede si manifestano, è tuttavia impossibile che le cose che ci sono attraverso la fede tramandate divinamente siano contrarie a quelle che ci sono date per natura. In questo caso occorrerebbe che o le une o le altre fossero false; e poiché sia le une sia le altre ci vengono da Dio, Dio sarebbe per noi autore della falsità: il che è impossibile. (dal Commento al "De Trinitate" di Severino Boezio) Se invero uno propone ad un altro cose che non sono incluse nei principi per sé noti, o che non appaiono chiaramente incluse, non produrrà in lui sapere, ma forse opinione o fede. (dal De Veritate, q. 11 a. 1 – co) Solo Cristo è il vero sacerdote, gli altri sono i suoi ministri. (da In ad Hebraeos, 7, 4: citato nel Compendio del Catechismo) Sono altre quattro le città preminenti, Parigi nelle scienze, Salerno nelle medicine, Bologna nelle legge, Orleans nelle arti attoriali. (citato in Giuseppe Amelio, Salerno momenti storici: conoscere la città per viverci meglio, De Rosa &Memoli, 1996) Quatuorsunturbescæterispræeminentes, Parisius in scientiis, Salernum in medicinis, Bononia in legibus, Aurelianis in actoribus. Tu non possiedi la Verità, ma è la Verità che possiede te. (dal De veritate) Umiltà è la virtù che frena il desiderio innato dell'uomo di innalzarsi sopra il proprio merito. (citato in Natale Ginelli, La tua via, Edizioni Paoline, Milano 1957) Uno e identico è l'atto del sentito e del senziente. (dal De Anima, III, l. 2 n. 9) Era conveniente che la donna fosse formata dalla costola dell'uomo. Primo, per indicare che tra l'uomo e la donna ci deve essere un vincolo di amore. D'altra parte la donna «non deve dominare sull'uomo» [1 Tm 2, 12], e per questo non fu formata dalla testa. Né deve essere disprezzata dall'uomo come una schiava: perciò non fu formata dai piedi. (da Somma teologica, vol. I, articolo 3) Senza fonte [modifica] “Tommaso cominciava il movimento della sua mente verso Dio con la preghiera, e finiva discendendo da Dio verso il prossimo con l’insegnamento. Dal prossimo poi risaliva a Dio contemplando e pregando, per cominciare di nuovo il ciclo vitale”. Guglielmo di Tocco, biografo di S. Tommaso