5° Unità Didattica –Le imprese:il soggetto preposto alla produzione
L’attività produttiva
Molte delle risorse esistenti sul nostro pianeta, oltre ad essere limitate, hanno bisogno di essere
trasformate per essere in grado di soddisfare dei bisogni. Proprio per questo motivo l’uomo deve
modificare fisicamente le risorse a sua disposizione, deve cioè svolgere un’attività produttiva
materiale o in senso stretto, al fine di accrescerne la loro quantità e qualità.
Sono considerate attività produttive nel senso sopra indicato:
• l’attività agricola in quanto dalle risorse naturali ( terra) si ottengono beni (frutti naturali);
• l’attività estrattiva con la quale si ottengono minerali (carbone, ferro, petrolio, ecc) utili per
l’industria;
• l’attività manifatturiera mediante la quale determinati beni (materie prime) vengono
trasformate in altri beni (prodotti finiti) come ad esempio la lavorazione dell’uva permette di
ottenere il vino.
Esiste, però, anche un’altra forma di attività produttiva, diversa da quella materiale o in senso stretto
definita attività produttiva in senso economico, e ciò si verifica quando l’utilità di un bene aumenta
in rapporto al tempo (es.: conservazione di un bene) o in seguito al suo spostamento nello spazio
(es.: trasporto di un bene da una località all’altra).
Si realizza la trasformazione nel tempo quando un bene, disponibile in abbondanza in un certo
momento, viene conservato e offerto in tempi successivi accrescendone l’utilità e il valore.
Si realizza la trasformazione nello spazio quando, in seguito allo spostamento da un luogo ad un
altro, determinati beni sono disponibili anche in luoghi diversi da quello di origine.
I fattori produttivi
Gli elementi utilizzati per realizzare la produzione sono definiti fattori produttivi e, siccome sono
molteplici, in relazione alle loro caratteristiche comuni vengono raggruppati in:
• risorse naturali;
• lavoro;
• capitale.
Oltre ai suddetti fattori, definiti classici, è necessaria l’attività dell’imprenditore che li deve
coordinare ed organizzare nonché il contributo dello Stato che indirizza l’attività produttiva e
fornisce le infrastrutture e i servizi pubblici.
Le risorse naturali sono limitate, irriproducibili e ad utilità originaria nel senso che non
provengono da un precedente processo produttivo.
Il fattore lavoro identifica qualsiasi sforzo fisico o mentale (attività manuale o intellettuale) rivolto
alla produzione di beni o all’offerta di servizi utili alla collettività. Come le risorse naturali, è un
fattore produttivo ad utilità originaria ma possiede anche la caratteristica di essere inseparabile da
chi lo presta.
Il capitale, a differenza delle risorse naturali e del lavoro, è un fattore ad utilità derivata cioè si
tratta di ricchezza già prodotta e destinata ad essere reimpiegata per creare nuova ricchezza.
Il capitale presuppone, infatti, un precedente atto produttivo ed il risparmio di una parte della
ricchezza creata con lo stesso atto produttivo.
Il risparmio diventa capitale quando gli imprenditori ritengono di riuscire ad ottenere una
remunerazione apprezzabile dall’impiego, per l’acquisto di mezzi di produzione, del proprio denaro
risparmiato (capitale proprio = autofinanziamento) o di quello appartenente ad altri (capitale di
terzi = denaro preso a prestito da restituire aumentato di interessi).
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I mezzi di produzione acquisiti con il capitale, proprio o di terzi, possono essere rappresentati da
beni durevoli (capitale fisso) e da beni e/o servizi di rapido consumo (capitale circolante).
L’attività di coordinamento e di indirizzo dei fattori
Il compito principale dell’imprenditore è quello di far interagire tra di loro i fattori produttivi;
poiché tutto ciò non si realizza automaticamente egli, con la sua attività, fa si che ciò avvenga
venendo, dunque, assumere la funzione di soggetto animatore dell’attività produttiva.
Secondo il codice civile (art. 2082) l’imprenditore è colui che esercita professionalmente
un’attività economica organizzata ai fini della produzione e dello scambio di beni e servizi.
Professionalmente vuol dire che deve trattarsi di un’attività economica non occasionale ma
sistematica; deve essere lecita e la produzione essere destinata allo scambio, cioè per il mercato e
non all’autoconsumo, infine l’attività deve essere organizzata cioè i fattori produttivi devono essere
adeguatamente combinati tra di loro.
L’imprenditore, dunque, realizza il processo produttivo, cioè trasforma i fattori produttivi (input) in
prodotto (output) e nel fare ciò mira ad ottenere un risultato finale (prodotto) che abbia una utilità
(un valore) maggiore rispetto alla sommatoria dei valori delle risorse originariamente impiegate.
Lo Stato svolge un’attività esterna al processo produttivo attraverso la fissazione di regole
giuridiche ed economiche in modo da permettere lo svolgimento di una produzione ordinata; inoltre
offre servizi pubblici e infrastrutture (autostrade, aeroporti, ferrovie, ecc) al fine di procurare
vantaggi, soprattutto alle imprese, che si traducono in un risparmio sul costo di produzione.
Ad ognuno dei fattori produttivi (risorse naturali, lavoro, capitale, attività dell’imprenditore, Stato)
impiegati nel processo produttivo spetta un compenso che, a sua volta, rappresenta una parte del
valore della produzione; pertanto, tale valore, in termini monetari, può essere considerato come
l’insieme di tutti i compensi distribuiti ai fattori produttivi e viene indicato con il termine di “ valore
aggiunto” . Per determinare il relativo ammontare basta calcolare la differenza tra il valore dei beni
prodotti e il costo dei fattori produttivi.
L’attività produttiva, il progresso tecnico e gli investimenti
L’attività produttiva è influenzata positivamente dalle conoscenze tecniche che, grazie alle scoperte
e alle invenzioni, si evolvono continuamente.
Si definisce progresso tecnico ogni nuova conoscenza che si traduce nella possibilità di produrre di
più e a costi più bassi. L’applicazione pratica di una invenzione viene definita innovazione.
Nel corso del tempo la produzione ed i relativi sistemi produttivi sono stati influenzati dal progresso
tecnico e ciò si è tradotto in un accrescimento della produttività dei fattori impiegati (lavoro e
capitale).
L’avvio di qualsiasi attività produttiva ed il suo costante aggiornamento in termini di progresso
tecnologico necessita di risorse finanziarie da utilizzare per acquisire i fattori produttivi (capitale
fisso, capitale circolante).
Le fonti di finanziamento possono essere proprie (autofinanziamento) o di terzi (prestiti).
In alcune aziende collettive (società per azioni) esiste la possibilità di finanziarsi mediante
l’emissione di azioni o di obbligazioni.
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Le imprese
Le imprese sono le unità produttive all’interno delle quali l’imprenditore, mediante l’organizzazione
dei relativi fattori, realizza la produzione di beni e servizi.
L’impresa è anche l’operatore economico che domanda fattori produttivi (risorse naturali, lavoro e
capitale) che, attraverso la realizzazione del processo produttivo (produzione in senso fisico o
economico), trasforma in prodotti e merce da offrire sul mercato.
Da un punto di vista economico i termini di azienda e impresa sono sinonimi ma da un punto di
vista giuridico no perché in diritto:
• l’impresa coincide con l’attività svolta dall’imprenditore;
• l’azienda è il complesso dei beni organizzato dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa
(art. 2555 c.c.).
Le imprese possono essere classificate da punti di vista diversi. In relazione al soggetto proprietario
del capitale conferito esse possono essere private e pubbliche; in relazione alle dimensioni si
distinguono in micro, piccole, medie e grandi imprese. In rapporto alla struttura possono essere
individuali e collettive. Secondo il fine possono essere lucrative, cooperative o sociali.
Le imprese secondo la struttura e i fini
Le micro e le piccole imprese sono, in genere, imprese individuali. In queste realtà l’imprenditore
oltre ad essere il responsabile dell’azienda e ad esercitare la funzione di direzione svolge anche
un’attività di lavoro, manuale e/o intellettuale, all’interno della stessa, partecipando direttamente al
processo produttivo.
Le medie imprese sono, in genere, imprese collettive ed assumono la forma di società di persone
(società in nome collettivo, società in accomandita semplice) o società di capitali (società a
responsabilità limitata).
Nelle società di persone i soci rispondono solidalmente (un socio per tutti) ed illimitatamente (oltre
che con la propria quota di capitale conferita nella società anche con i beni del patrimonio
personale) per i debiti della società.
Nelle società di capitali la responsabilità è tutta della società (persona giudica) e quindi quella dei
soci è limitata alla sola quota di capitale conferita all’interno della società.
Le grandi imprese assumono, in genere, la forma di società di capitali (società per azioni ed in
accomandita per azioni). In queste società il capitale sociale è suddiviso in azioni che vengono
acquistate e assegnate da chiunque voglia far parte della società, assumendo la veste di
socio=proprietario=azionista.
Chi decide di acquistare azioni di una determinata società (per azioni) lo fa per impiegare i propri
risparmi e nel contempo acquisisce anche il diritto di partecipare alle assemblee dei soci e,
annualmente, alla divisione degli utili realizzati.
In queste società ogni azione da diritto ad un voto, pertanto avrà il controllo della società quel socio
o gruppo di soci che, attraverso la maggioranza delle azioni possedute, detiene la maggioranza del
capitale sociale.
La società cooperativa, al contrario di una società lucrativa, si pone l’obiettivo di realizzare un fine
mutualistico cioè offrire ai soci della società beni e/o servizi in grado di soddisfare bisogni
economici, culturali, sociali, a condizioni più vantaggiose rispetto a quelle offerte dal mercato. Ne
sono un esempio le società cooperative edilizie, di consumo, di lavoro e produzione, di credito.
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L’impresa sociale, al pari di una cooperativa, persegue fini di carattere non lucrativo; i benefici non
si limitano, però, ai soci ma si estendono all’intera collettività (fini di interesse generale).
I gruppi di imprese e le multinazionali
Le grandi società, costituite in genere sotto forma di società per azioni, per acquisire una posizione
dominante sul mercato cercano di unirsi tra di loro dando luogo ad operazioni di integrazione o
fusione.
L’integrazione è di tipo verticale quando più società, svolgendo attività distinte ma collegate tra di
loro (produzione, distribuzione, vendita), si riuniscono tra di loro in un’unica azienda al fine di
eliminare i passaggi intermedi.
L’integrazione è di tipo orizzontale quanto più società, svolgendo attività analoghe, si uniscono tra
di loro per costituire un gruppo ed ampliando la gamma della propria offerta di beni o servizi.
Le operazioni di integrazioni sono regolate dalla legge (legislazione anti-trust) che si prefigge
l’obiettivo di evitare che l’offerta di un certo bene sia controllata da un solo soggetto (monopolista)
o pochi gruppi (oligopolista). E’ necessario, quindi, che sia garantita la libera concorrenza.
Il gruppo si costituisce quando una società, detta holding o capo gruppo o società madre, acquisisce,
direttamente o indirettamente, quote di capitale di altre società assumendo, quindi, la qualifica di
socio in grado di controllare o influenzare la volontà della società partecipata.
Una grande impresa che opera in diverse parti del mondo si dice multinazionale.
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