FORMAZIONE E SVILUPPO DELLA RESPUBLICA Struttura e funzioni elettorale e legislativa dei comitia centuriata e dei concilia plebis tributa. In origine i comitia centuriata, istituiti da Servio Tullio cominciarono ad avere una maggiore importanza nella società Romana infatti cominciarono a prendere decisioni anche diverse da quelle militari. Così dalla riunione di uomini che dovevano prendere decisioni militari nacquero assemblee popolari di cives romani adulti (Quirites). I comitia centuriata riunivano tutta la popolazione senza distinzione tra patrizi e plebei di età compresa dai 17 ai 60 anni. Il rapporto tra i comitia centuriata e l’esercito si sfaldò nel corso degli anni successivi, ed in modo del tutto definitivo nel 320 con lo sdoppiamento delle centurie. La struttura e la composizione dei comitia centuriata fu analizzata da Cicerone e Livio in modo molto complesso e poco omogeneo, è possibile semplificare tale struttura in 3 parti: Equites: 18 centurie, di cui 6 privilegiate, Pedites: ripartiti in 5 classi per un totale di 170 centurie, I Classe: 40 centurie di seniores (dai 45 ai 60 anni) e 40 juniores, II III e IV Classe: 10 centurie di seniores e 10 di juniore, V Classe: 15 centurie di seniores e 10 di juniores. Inermes: 5 centurie, di cui 2 del genio (fabbri e carpentieri), 2 della fanfara (suonatori di tromba e corno) e 1 dei trasporti e complementi. Il metodo di voto delle centurie delineava la forte differenza che vi era tra la respublica romana e la democrazia della poleis greca, infatti nella democrazia venivano sommati i voti dei singoli cittadini mentre nella respublica veniva sommato il voto delle centurie. Inoltre non tutte le centurie contavano lo stesso numero di votanti, i seniores erano privilegiati infatti bastava 1/3 dei votanti per coprire il voto di un’intera centuria di juniores. La votazione funzionava così: vi era sempre una prima centuria votante, essa veniva estratta a sorte dalle prime 6 (6 centurie degli equites), appena questa prima centuria votava veniva fatto lo spoglio dei voti individuali e la maggioranza conferiva la sua scelta all’intera centuria. Es: Se si votava contro con una A e a favore con una V se la maggior parte dei votanti della prima centuria aveva scelto A essa diventava la scelta comune di tutta la centuria. Successivamente votavano le altre centurie che nella maggior parte dei casi si lasciavano influenzare dalla scelta della prima centuria (praerogativa), questo perché si sosteneva che l’estrazione della prima centuria fosse segno della volontà degli dei. Il voto si concludeva appena raggiunta la maggioranza assoluta ovvero 97 voti nei confronti di una delle due opzioni (es: 97 voti per la lettera A). Questo sistema di voto fu cambiato intorno al 241 a.c, furono dimezzate le centurie dei fabbri chiamate a votare, esse passarono da 2 a 1, poi fu ridotto pure il numero dei pedites da 80 a 70 (35 seniores e 35 juniores). Il sistema di votazione romano non esclude radicalmente la partecipazione popolare ma la limita parzialmente e in un modo controllato. I comizi centuriati eleggevano gli auspicia maiora ovvero i consoli i pretori e i censori, dotati della facoltà di trarre auspici (prevedere il futuro) consultando gli dei. L’aspirante alla magistratura detto “candidato” doveva presentarsi vestito con una toga bianca a perorare (fare propaganda) la sua elezione con un discorso. Dopo di che egli riceveva un voto di approvazione e uno di rigetto, poi si passava a un vero e proprio voto. Nel corso degli anni si fecero molte leggi per assicurare la segretezza del voto al fine di porre un limite al controllo oligarchico (di pochi) sulle clientele (ricchi plebei:clientes). Gli scrutatori si chiamavano nongenti sive custodes, cioè gente che esercitava funzioni di custodia delle ceste nelle quali venivano inseriti i voti. Le elezioni si svolgevano presso il Campo Marzio dove precedentemente si riuniva l’esercito. Si svolgevano qualche mese prima della fine del mandato del magistrato in carica. Quando il magistrato eletto assumeva la carica a Gennaio dell’anno nuovo, riceveva l’investitura ufficiale la quale non veniva compiuta dai comitia centuriata ma dagli antichi comizi curiati e dai suoi 30 rappresentanti. Per quanto riguarda la votazione sulle leggi avveniva innanzitutto con la presentazione di una rogatio (proposta di legge) la quale veniva affissa pubblicamente al pubblico per tre settimane in modo che se ne potesse diffondere la conoscenza. Se la proposta di legge veniva approvata se ne incideva il testo su tavole di bronzo, che erano conservate nel tabularium (archivio di stato). La legge era composta da una praescriptio ovvero un’introduzione comprendente il nome del magistrato che propone la legge, l’assemblea che aveva approvato la legge, la data della votazione, la prima centuria che aveva iniziato la votazione e il nome del primo cittadino che aveva votato. Seguiva il vero e proprio testo della legge il quale si concludeva con una sanctio che regolava le differenza che vi erano tra l’attuale legge e quelle anteriori e le differenze tra la disciplina di quella nuova con quella vecchia in caso di mancata osservanza di quest’ultima. Una cosa importante di questo periodo post-monarchico fu il riconoscimento delle assemblee plebee dette concilia plebis tributa, queste esistevano già prima solo in forma rivoluzionaria adesso a tutti gli effetti divennero legali e fondamentali nell’assetto politico dello stato romano. Le leggi emesse da queste assemblee di plebei (plebiscita) divennero importanti quanto quelle emesse nei comitia centuriata e ben presto a queste assemblee non parteciparono solo i tribuni della plebe ma anche i magistrati curuli cioè i patrizi. Addirittura in queste assemblee i patrizi non avevano una grande influenza infatti se mancavano a qualche votazione, tale assenza aveva una scarsa importanza. Per quanto riguarda le funzioni delle assemblee popolari esse avevano potere elettorale, legislativo e in alcuni casi anche processuale. Esse divennero fondamentali nel sistema repubblicano anche se con l’avvento del principato sia i comizi centuriati che i concilii plebei vennero piano piano esautorati dalle funzioni pubbliche, le quali furono affidate al senato che assunse un ruolo normativo e giudiziario. Il senato in età repubblicana. Per quanto riguarda il senato esso era composto fino al IV secolo solo da patricii (patrizi) anche se non è chiaro se i membri fossero solo pater familias ovvero capi di una famiglia patrizia oppure o anche i comprendenti della famiglia ciò che è sicuro è che i membri facevano parte del senato a vita e non a tempo indeterminato. Tra il V e il VI secolo anche i plebei furono ammessi, anche se molto lentamente, al senato e nella metà nel III secolo l’accesso agli ex magistrati plebei (tribuni della plebe) al senato era ormai una cosa ordinaria. Nel senato non tutti avevano lo stesso peso infatti il potere decisionale spettava solo agli ex consoli e agli ex pretori mentre chi aveva rivestito cariche pubbliche minori come i tribuni e i questori venivano emarginati e avevano un potere decisionale quasi nullo. Nacque un vero e proprio ordinamento gerarchico all’interno del senato: in cima vi erano gli ex censori poi seguivano gli ex consoli, gli ex pretori, i tribuni e i questori. Il senato aveva un grande controllo per quanto riguarda la politica estera infatti esso stabiliva gli interventi da fare fuori da Roma, le dichiarazioni di guerra da fare e l’assegnazione del governo e delle provincie. Inviava nelle terre conquistate (provinciae) dei consoli che dovevano amministrare quel territorio in qualità di pretori. Per quanto riguarda le leggi dopo che la proposta veniva prima esposta dal magistrato e poi approvata dai comizi e concili plebei, doveva essere approvata dal senato, tale ratifica si chiamava auctoritas. I magistrati mostrando rispetto nel confronto del senato, prima di proporre una legge, chiedeva il consiglio del senato detto (senatusconsultum). Conflitto Patrizio-plebeo: Formazione e sviluppo delle istituzioni repubblicane. Le prime due secessioni plebee: quando l'aristocrazia romana depose l'ultimo Re di Roma nel 510 a.C., rimase l'esigenza che una persona officiasse i rituali a cui il re di Roma tradizionalmente presiedeva. Pertanto i Romani istituirono il Rex Sacrorum, letteralmente re dei riti sacri, che ricoprisse i doveri religiosi del re deposto. Il Rex Sacrorum era un patrizio nato da matrimonio solenne per confarreatio, nominato a vita dal Pontifex Maximus. In teoria e nella gerarchia sociale era la magistratura religiosa più alta del culto romano, ma la sua influenza era di gran lunga inferiore del Pontefice Massimo. Al Rex Sacrorum era proibito di ricoprire qualsiasi altra magistratura, cosicché non potesse esercitare alcuna influenza in ambito militare e civile. A causa di queste restrizioni, questa magistratura non fu mai pretesa dalla plebe e rimase un monopolio dell'aristocrazia fino a quando non fu abolita. Nella respublica romana il principio di eguaglianza non è uguale a quello che concepiamo nella società moderna. Infatti i romani costruirono la respublica prendendo atto della realtà di diseguaglianza naturale che vi era sin dalla nascita tra i cittadini. La democrazia era concepita in maniera compensativa, vuol dire che coloro che detenevano le ricchezze dovevano provvedere con i propri mezzi alle necessità della civitas, questo poteva essere fatto edificando opere pubbliche , distribuendo generi alimentari e in caso di guerra, armati a proprie spese esponendosi in combattimenti più dei plebei disarmati, i quali venivano utilizzati per altri incarichi. Anche se i Plebei divennero sempre più indispensabili per la società, soprattutto nell’esercito. Inoltre questa loro importanza gli permise di aspirare anche alle cariche pubbliche riservate ai patrizi, come la magistratura e di avere un grande successo economico grazie al commercio, sia terreno che marittimo, lavoro che i patrizi rifiutarono di fare a causa delle origini nobili e che rese così molti plebei benestanti e ricchi. Nonostante ciò l’universo plebeo viveva isolato da quello patrizio, nonostante le differenze economiche fossero minime. Inoltre alle divinità patrizie, comuni a tutta la civitas come giove , apollo , minerva e marte, i plebei aggiunsero delle loro divinità come diana, cerere e libero, le quali erano considerate protettrici delle attività lavorative come la caccia , l’agrigoltura e la viticoltura, attività alle quali si dedicavano solo i plebei stessi. Le prime rivolte dei plebei per far valere i propri diritti nei confronti dei patrizi avvenne nel 494 con la secessione del monte sacro con l’elezione non riconosciuta dalla civitas di due tribuni di origine plebea che per la prima volta erano stato incaricato a svolgere una carica pubblica riservata ai patrizi. Successivamente la seconda secessione fu quella dell’Aventino del 471 dove il numero dei tribuni fu raddoppiato. Il tribunato della plebe secondo lo storico Tito Livio nacque e si diffuse tramite leggi sacratae (segrete) che furono riconosciute solo dai plebei come inviolabili ma che misero alle strette i patrizi. Infatti ai tribuni viene riconosciuto un diritto di veto che consente loro di sottrarre i patrizi dalla volontà del magistrato e del console patrizio. Essi divennero intoccabili non perché ci fosse un’autorità a conferire loro il potere ma perché per prima cosa la plebe rappresentava la maggior parte della popolazione ed era più numerosa dei patrizi (i patrizi in caso di ribellione sarebbero stati sconfitti facilmente) e inoltre chi attentava alla vita di un civile era considerato homo sacer ovvero vittima consacrata alle divinità plebee che chiunque poteva uccidere per punirlo. Fu cosi che la plebe condannò a morte addirittura due consoli, uccisi da un linciaggio di popolo. Infine i tribuni avevano molto più potere perché erano sostenuti dalla maggioranza ovvero dalla popolazione e da essa traevano forza e coraggio. Le XII Tavole: richiesta nel 461 dal tribuno Terentilio Arsa, la redazione di leggi scritte sarebbe stata elusa fino al 451, quando una commissione triumvirale sarebbe stata inviate ad Atene a studiare le leggi di Solone. Al loro ritorno sarebbero state sospese le magistrature patrizie come plebee e sarebbe state istituirà la commissione Patrizia di decemviri legibus scribundis. Questa alla fine dell'anno non avendo terminato la redazione delle leggi (creando solo 10 tavole) ottenne l'elezione di una nuova commissione presieduta da Appio Claudio fu l'unico decemviro ad essere rieletto. Questo secondo collegio aggiunse due nuove leggi alle dieci dei loro predecessori, completando le leggi delle XII tavole, senza sottoporle all'approvazione comiziale, che hanno formato il nucleo della costituzione romana per parecchi secoli successivi. Scritte su lastre di bronzo ed esposte pubblicamente furono distrutte dall'incendio gallico del 390 e il testo, con aggiornamenti linguisti, costituiva la materia di insegnamenti elementare nell'istruzione romana. Verso un nuovo equilibrio sociale e politico nella seconda metà del V secolo: oltre al testo scritto delle XII tavole i plebei ottennero molti altri diritti nel corso degli anni successivi infatti finì del tutto la funzione legislativa da parte dei comizi curiati ed il ruolo di approvazione delle leggi fu affidato esclusivamente a comizi centuriati e tributi. Nel 449 le leggi Valerie Orazie stabilirono la sacralità dei tribuni riconoscendoli a tutti gli effetti nella civitas. Di conseguenza i plebiscita (le riunioni rivoluzionarie dei plebei) furono riconosciuti come ordinamento costituzionale della civitas. Per quanto riguarda il ruolo di auspicare (arte di mettersi in contatto con gli dei per prendere decisioni militari) esso rimase un compito ricoperto esclusivamente dai magistrati superiori (patrizi), i plebei non provarono nemmeno ad arrogarsi tale compito. Vista il grande fermento istituzionale e la notevole crescita della civitas, furono eletti nel 443 i censori, ovvero dei magistrati a cui competeva originariamente il census, cioè la valutazione del patrimonio dei cittadini e la loro iscrizione nelle tribus territoriali. Alla fine del censimento che avveniva ogni 5 anni, i censori procedevano con il lustrum, ossia la purificazione del popolo; oggi designa un periodo di 5 anni. In seguito i censori ebbero maggiori incarichi come quello di controllare la moralità della pubblica e privata dei cittadini e avevano anche il diritto di espellere dei membri del senato, nel caso in cui non rispettassero le norme di moralità della civitas. Verso un nuovo equilibrio sociale e politico nella seconda metà del IV secolo: nel 396 a.C. la conquista di Veio segna l’inizio dell’espansionismo romano che porterà all’insediamento in territori dell’italia centro meridionale come Napoli. Il successo di Veio portò molte novità nell’assetto politico, sociale ed economico della società: l'acquisizione individuale di 7 auguri non solo a tutti i cinese aventi diritto ma anche ai filiii familias. Qualche anno dopo per la civitas fu sconvolta dalla conquista di Roma e dall’incendio del Campidoglio per mano dei Galli(390 a.c.). Per arrestare l’attacco dei galli furono reclutati 24.000 Romani i quali non riuscirono a fermare i 70.000 Galli comandati da Brenno. I galli sono una popolazione di origine indo-europea che si era stanziata nel Belgio nella Germania inferiore, nella Francia, in parte della Svizzera, in Spagna, in Portogallo e in parte dell’Italia settentrionale. Si trattava di un popolo privo di unità politica ma molto evoluto nel campo metallurgico con armamenti molto avanzati che giunsero ad annientare la Grecia. Per trovare una spiegazione alla sconfitta di Roma, la tradizione pontificale attribuì tale umiliazione alla violazione dei riti da parte dei plebei. Fortuna fu per Roma che i Galli non avevano la capacità ed un’organizzazione tale da costruire un nuovo sistema a Roma e per tale motivo dopo qualche anno si ritirarono lasciandosi alle spalle un’Italia centrale del tutto devastata. Dopo tale conquista i romani dotarono la città di grandi mura di tufo la cui mancanza fu ritenuta una delle principali cause della conquista dell’invasore. Dopo tale esperienza la civitas si pose numerosi problemi sociali che andavano risolti al più presto per garantire una coesione interna necessaria a fronteggiare il nemico. Molti plebei si dovettero indebitare per poter ricostruire le proprie abitazioni e per venire incontro ai più bisognosi furono proposte tre leggi dai tribuni plebis Licinio e Sestio (leggi licinie- sestie) che miravano a migliorare le condizioni economiche delle classi emarginate. La prima legge limitò l’ager publicus (terreni dei patrizi) da 500 a 125 ettari, la seconda riduceva la maturazione degli interessi sui debitori mentre la terza stabiliva l’obbligatorietà che ciascun anno uno dei due consoli fosse plebeo. Nel 367 fu ripristinata la diarchia consolare (sistema di governo di due persone aventi gli stessi poteri e diritti, in questo caso i due consoli si alternavano a governare la società) e furono inoltre istituiti i pretori (magistrati patrizi) che si affiancarono ai consoli (uno plebeo e uno patrizio) per essere impiegati nel campo processuale, anche se ovviamente la loro importanza era molto inferiore a quella dei consoli. Riorganizzatasi a livello sociale e politico Roma riprende le sue conquiste e campagne militari intraprendendo negli anni successivi una serie di guerre contro Volsci, Latini ed equi e concludendo nel 348 un trattato con Cartagine (grande potenza marittima che si trova nell’attuale Tunisia). Inoltre L’intero IV secolo è stato per Roma scosso da altre guerre, due guerre sannitiche e la guerra contro Napoli. Le due guerre sannitiche portano i Romani a riformare l’ordinamento dell’esercito per renderlo più mobile e snello cosi ogni centuria fu divisa in due gruppi di 60 uomini, ciascuno dotato di grande agilità e di grande capacità tattica. L’espansione di Roma porta alla edificazione di molte colonie nei paesi vinti e ad ogni colonia venivano assegnati 3000 pedites e 300 equites a cui vengono assegnati appezzamenti di terreno. Oltre le colonie vengono istituite altre forme di insediamento come i municipia che furono politicamente romanizzate con l’istituzione di collegi magistratuali. Sia i municipia che le colonie avevano assemblee centuriate e tribute e un senato locale con i suoi membri. Ordo certus gerendorum honorum e magistrature extra ordinem. Potestas e imperium. Caratteri delle magistrature: il sostantivo magistratus appartenente alla IV declinazione si traduce in italiano indicando sia la carica “magistratura” e sia chi ricopre la carica ovvero il “magistrato”. Il termine si sostiene sia di origine etrusca e derivi da macstr, sostantivo usato per identificare il capo militare. La magistratura era anche detta honor perché rivestire tale incarico era considerato un onore, infatti al tempo i magistrati non erano retribuiti anzi loro stessi versavano la summa honoraria alla cassa amministrativa dello stato per poter svolgere la carica. Quei soldi venivano utilizzati per organizzare giochi e spettacoli; essi adempivano alle pollicitationes, mantenevano ossia le promesse fatta durante la competizione elettorale e di sostenere i munera, cioè le spese per distribuzioni di frumento e vino, per banchetti collettivi e costruzione di impianti ed edifici pubblici. La carriera magistratuale era detta cursus honorum o anche carriera degli onori. Le magistrature che erano nell’ordine erano il consolato, la pretura, l’edilità curule e plebea, il tribunato della plebe, e la questura, tutte magistrature annuali tranne il tribunato che durava 18 mesi. Per rivestire la magistratura superiore bisognava avere già esercitato quella inferiore. Al di sopra dell’ordine vi era la carica più importante ovvero la censura la quale era una magistratura quinquennale (5 anni) alla quale si accedeva dopo il consolato. L'ordine d'ammissione per gradus alle cariche pubbliche era consuetudinario ma, per evitare violazioni del Mos maiorum, nel 180 a.C. fu approvato una lex Villia analisi che sancì la professione di carriera. Nel decennio 80-70 a.C., L. Cornelio Silla s'impadronì dello Stato come dictator legibus scribundis et reipublicae constituendae per restaurare l'egualitarismo oligarchico. Nel 81 a.C. La lex Cornelia de magistatibus stabilì l'età minima per candidarsi a ciascuna magistratura; il divieto di iterazione, ossia di candidarsi alla stessa magistratura l'anno successivo; l'intervallum decennale per il consolato. In età repubblicana vi furono casi eccezionali di magistrature extra ordinem come la figura del dictator, es.Silla, il magister equitum, il triumvirato agris dandis adsignandis iudicandis e più tardi il triumvirato legibus scribundis et reipublicae constituendae rivestito da Giulio Cesare, Marco Antonio e Emilio Lepido. Tutte le magistrature erano dotate di potestas che comportava: ius dicendi: il potere di pubblicare editti rivolti a tutto il popolo contenenti disposizioni specifiche del governo, ius agendi cum popolo o cum plebe: il diritto di convocare o presiedere i comitia centuriati e tribuna plebis sia per fini elettorali sia per la votazione delle leggi, ius consulendi senatum: la facoltà di interrogare il senato chiedendogli di deliberare un “consiglio” in materia nella quale il magistrato intendeva agire. I magistrati superiori erano gli unici che avevano il diritto alla scorta dei littori e alla sella curulis. Funzioni minori: per iniziare la carriera politica venivano rivestite delle funzioni minori esse erano: i Decemviri stilibus iudicandis che costituivano una corte di dieci uomini che amministrava la giustizia nelle cause minori. I Tresviri aere argento auro flando feriundo che erano dei magistrati monetarii addetti al controllo delle coniazioni della zecca di stato. I Tresviri capitales che erano addetti all’esecuzione delle sentenze di morte. La questura: la magistratura di grado meno elevato dalla quale iniziava il cursus honorum era la questura. Il questore inizialmente erano segretari dei consoli e spesso si recavano in guerra con loro amministrando la cassa per il pagamento delle truppe. Successivamente gli fu affidato l’incarico di occuparsi dei processi penali in special modo degli appelli contro la pena di morte. Tempo dopo essi furono addetti al tesoro di Stato ed altri ancora allestivano la flotta e controllavano le coste. Eletti nei comitia tributa, essi aumentarono dai due originari a quattro, poi otto fino ai venti della costituzione silliana ed ai quaranta sotto Cesare, ma Augusto li ricondusse a venti. L'edilità: gli edili furono creati intorno al 494 a.c ed in origine erano due magistrati plebei addetti alla costruzione dei templi dedicati agli dei della plebes. Anni dopo furono istituiti gli aediles curules ovvero due edili di origine patrizia che avevano degli incarichi particolari rispetto ai normali edili. Gli edili plebei venivano eletti dai concilia plebis, mentre i curuli lo erano dai comitia tributa. Gli edili controllavano la viabilità e gestivano i pompieri e la polizia notturna. Essi sorvegliavano i mercati e sorvegliavano il pubblico durante gli spettacoli, inoltre finanziavano a loro spese i combattimenti dei gladiatori e le fiere nel foro o meno frequentemente le corse di cavalli nel circo. Il tribunato della plebe: i tribuni plebis furono istituiti nel 494 a.c. e nacquero con il fine di proteggere i plebei dagli abusi patrizi. Il grado di tribuno era posto allo stesso livello dell’edile e quindi al di sopra dei questori. I tribuni erano in origine due poi divennero quattro e alla fine 10. Essi erano eletti dai concilia plebis tributa e restavano in carica per 18 mesi. I tribuni avevano il diritto di convocare i concilia plebis per l’elezione dei magistrati plebei. Possedevano un fortissimo potere nell’intercessio ovvero il divieto che potevano imporre a qualsiasi proposta di legge degli altri magistrati nel caso in cui questa legge violava i diritti dei plebei. La pretura: dal 367 fu istituita un magistrato che doveva amministrare la giustizia tra i cittadini romani, egli era il pretore. Inoltre in questo contesto a seguito delle conquiste romane della Sicilia, di Reggio e di altri territori marittimi , le attività commerciali divennero molto diffuse, ma gli aristocratici ritenevano tale pratica non adatta al loro alto rango e per tale motivo nacque un nuovo ceto medio di commercianti che si arricchirono sfruttando questo commercio e inoltre molti stranieri giungevano nella capitale romana per concludere diversi affari. Tale situazione portò all’istituzione nel 242 a.C. di un altro pretore che si dovesse occupare delle divergenze che nascevano tra i commercianti e gli stranieri, questo pretore si chiamava prator peregrinus. Questo pretore faceva ricorso a una sorta di diritto commerciale chiamato ius gentium. Ai due pretori residenti a Roma (urbanus e peregrinus) se ne aggiunsero altri due e successivamente durante la dittatura di Silla arrivarono ad essere 8. Il Consolato Consules: deriva dal verbo consulere, che indicava la facoltà che alcuni magistrati avevano di consultare il senato nell’esercitare la suprema funzione di governo. A ogni console era riservata l’eponimia ovvero il conferimento del loro nome all’anno in corso. Essi avevano un imperium domi (all’interno della città) e uno militiae che comportava il supremo comando in guerra. Dato che l’imperium era indivisibile tra i due consoli al fine di evitare delle discordanze sulle strategie di guerra, il comando sul territorio nemico era attribuito su due fronti geograficamente diversi. Inoltre nonostante si potesse ricoprire solo una volta la carica consolare, dopo il 367 è possibile notare come il consolato sia stato iterato cioè rivestito a breve distanza dagli stessi individui, i quali non erano solo di origine patrizia ma anche plebea trasformando così l’aristocrazia patrizia nella nuova nobilitas patrizio-plebea che controllava anche il sistema elettorale. Inoltre spesso i comizi centuriati rielessero gli stessi consoli in violazione delle leggi che avevano precedentemente votato sull’iterazione. La censura: secondo la tradizione i censori furono istituiti da Servio Tullio per censire la popolazione ovvero valutare la consistenza numerica e la situazione economica di tutti i cittadini maschi. I due censori restavano in carica per 18 mesi e in occasione del censimento pubblicavano le nuove tabulae censoriae (liste dei cittadini suddivisi in base alla ricchezza patrimoniale aggiornata con i nuovi nati che avessero raggiunto la pubertà e con i liberti ai quali era stata riconosciuta la cittadinanza). Inoltre i censori avevano l’incarico di nominare i membri del senato e di espellere coloro che fossero ritenuti indegni secondo la tradizione e i costumi romani. La censura divenne un organo fastidioso nel momento in cui tra il III e il I secolo a.c. i costumi romani andavano cambiando e la figura del censore ,rispettoso osservatore dei costumi antichi, divenne sempre più pesante e nel corso degli anni tale incarico andò scomparendo e gli fu attribuita meno importanza in campo politico dal dittatore Silla. Successivamente la funzione di censimento pur essendo necessaria non andò persa ma fu affidata ai consoli. La conquista della Magna Grecia e l’esordio dell’impero mediterraneo nel III secolo. Provinciae, foederati, coloniae e municipia. Alla fine del IV secolo Roma si era affacciata sulla Magna Grecia , chiamata da alcune poleis per una difesa dai popoli italici. Nel III secolo Roma in occasione della guerra pirrica, della I guerra punica e della guerra annibalica viene coinvolta nei conflitti tra le poleis italiote e siceliote. Alla fine di quel secolo Roma unirà al suo impero metà del 18 territorio forestale della Sila, ricco di resina utilizzata nella costruzione delle navi ,che era in mano dei Lucani e dei Bruzi. Inoltre Cartagine sarà costretta a cedere la Sicilia la Sardegna e la Corsica che divennero le prime provincie romane d’oltremare , molto importanti per i loro traffici commerciali gestiti da alcuni plebei che si arricchirono e formarono un nuovo ceto(ordine dei cavalieri: equites). Gli equites divennero determinanti nella crisi della respublica e costituiranno la classe sociale portante nel periodo di transizione tra la respublica oligarchica e il governo del princeps. La conquista Romana della Magna Grecia è segnata da episodi brutali, come la conquista dell’alleata Reggio e il saccheggio del santuario di Persefone a Locri ed a Crotone del santuario di Era. Roma riuscì ad istituire un vero e proprio sistema amministrativo all’interno della Magna Grecia. Infatti furono insediati i municipiae, le coloniae i fora e conciliabula , le quali sono entità che migliorarono il controllo di Roma a livello organizzativo sul territorio della Magna Grecia. Bisogna sottolineare che la romanizzazione della Magna Grecia rimarrà nella storia, perché fino ad allora tutti i popoli romanizzati presentavano un livello inferiore di pensiero e nell’organizzazione della vita urbana (popoli del mors come Galli, veneti e liguri), mentre nel caso della Magna Grecia, i romani si trovarono dinanzi una popolazione che sembrava superiore dal punto di vista organizzativo, e su altri campi come quello dell’arte e della letteratura solo che questi popoli erano inferiori sotto un solo aspetto che fu determinante per la supremazia romana, ovvero la mancanza di stabilità istituzionale e una scarsa organizzazione politica. La conquista della Magna Grecia è costituita dai foedera (patti di alleanza) tra Roma e le popolazioni italiote ovvero con Napoli,Turi, Crotone, Locri e Reggio (285 e 269 a.c). Nel 282 a.c Locri Epizefiri conia uno Statere argenteo (moneta) celebrativo della fedeltà di Roma all’alleanza il quale rappresentava una figura femminile che incorona roma in abbigliamento amazzonico. Si tratta della prima personificazione e divinizzazione di Roma attraverso l’universo figurativo della civiltà ellenica (greca) . L’alleanza di Roma con questi popoli fu messa molto alla prova durante la guerra pirrica , infatti molte popolazioni italiote anche se temporaneamente si allearono con Pirro e solo prima che la guerra finisse quest’ultime ritornarono con Roma ed evitarono pesanti punizioni come la schiavitù. Non solo in questa occasione Roma ebbe problemi con le poleis infatti anche durante la guerra annibalica Roma vide le le poleis alleate dividersi internamente in due parti: gli aristocratici che restarono fedeli ai romani e i plebei che si affiancarono dalla parte di Annibale. Ovviamente questa infedeltà non rimase impunita come prima ma port i Romani a instaurare un dominio diretto sul territorio fondando diverse colonie nelle quali vennero insediati soldati romani e latini. L’autonomia delle poleis federate viene così annullata , Roma invece applicherà lo stesso sistema di dominio poco più tardi nella conquista della Grecia propria.