E se il datore di lavoro fa il furbo c`è sempre la via

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Lunedì
29/06/2015
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Omar Monestier
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40.000 i co.co.co e i co.co.pro in Toscana Migliala sperano nel posto Da gennaio le collaborazioni si trasformano
in contratti di lavoro subordinato I CONTRATTI CHE VENGONO CANCELLATI CO.CO.PRO, la
collaborazione a progetto (in tutti i settori) JOBSHARING, o lavoro ripartito, "condiviso"(tipologia assai poco
utilizzata) L'ASSOCIAZIONE IN PARTECIPAZIONE, (utilizzato nei punti vendita in franchising per i
commessi) LE CO.CO.CO LE COLLABORAZIONI COORDINATE E CONTINUATIVE RIMANGONO •
Nella Pubblica Amministrazione fino al 31 dicembre 2016 • Per le professioni intellettuali che prevedono
l'iscrizione ad un albo (avvocati, architetti...) • Nei settori in cui sono state o saranno regolamentate da accordi
collettivi (ad esempio, calì center) SPARISCONO DALI0GENNAIO2016 • In tutti gli altri settori (commercio,
turismo, alberghiero, ristorazione, logistica e spedizioni...) LA NOVITÀ IL LAVORO ACCESSORIO Aumentato
da 5.000 euro a 7.000 euro il tetto massimo dei compensi da VOUCHER INPS che un lavoratore può annualmente
ricevere Gli imprenditori delusi: non c'è un aumento vero dell'occupazione II Jobs Act voluto dal premier Renzi ha
incrementato il lavoro a tempo indeterminato ma nella gran parte dei casi si tratta di stabilizzazione di contratti
precari e non di un incremento dell'occupazione. Il dato emerge dal sondaggio "II Jobs Act a 4 mesi dall'entrata in
vigore" della Fondazione Studi dei consulenti del lavoro realizzato fra gli imprenditori in occasione della sesta
edizione del Festival del lavoro. Solo il 40% degli intervistati pensa che il Jobs Act abbia ricadute
economicamente e socialmente significative sul proprio territorio. E alla richiesta di assegnare un voto il risultato è
un risicato 5. Oltre il 70% ritiene che non siano aumentate le assunzioni ma si tratti di trasformazone di contratti
già in essere. Appena il 10% dei datori di lavoro è pienamente soddisfatto del Jobs Act, tanto da definirlo uno
strumento essenziale per lo sviluppo dell'impresa. Un terzo afferma invece che avrebbe preferito un'altra tipologia
di intervento o che lo trova inutile. C'è preoccupazione soprattutto per cosa accadrà alla scadenza degli incentivi
previsti dalla legge di stabilità 2015 che consente ai datori di lavoro di non pagare in certe situazioni i contributi
Inps. Il 71% ritiene che si tornerà ai livelli precedenti.
E se il datore di lavoro
fa il furbo c'è sempre la
via giudiziaria Ma
attenzione lecp.co.co.
resistono nelle
professioni intellettuali
dì Giovanna Mezzana ~
Non è detto che andrai
in pensione da co.co.co.
Se lavori come
collaboratore nel giro di
qualche mese potresti
essere assunto con un
contratto "vero". La
chance arriva dal Jobs
Act, o meglio, da uno
dei decreti legislativi
approvati rimane
(vedremo in quali
settori). collaborazione
coordinata e conti
Politiche del lavoro
due settimane fa e con cui il
Governo mette mano
all'universo composito delle
collaborazioni. Da gennaio 2016
i contratti di collaborazione
dovranno essere trasformati in
contratti di lavoro subordinato.
Affermata la regola, però, sono
state previste (molte) eccezioni.
Che succederà al mezzo milione
di lavoratori che dalla Valle
d'Aosta alla Sicilia - oltre 40.000
in Toscana - ha un contratto di
collaborazione coordinata o
continuativa o a progetto?
Dipende. Innanzitutto le co.
co.co non vengono cancellate: la
tipologia contrattuale Viene
spazzata via, questo sì la
variante della collaborazione "a
progetto": l'esistenza di un
progetto non sarà più condizione
vincolante per far scattare la
collaborazione; i contratti a
progetto già in atto arriveranno
alla scadenza. La pubblica
amministrazione. Le co.co.co,
dunque,
rimangono. Ad esempio: un web
designer che ha un contratto di
nuativa per cui si occupa dei siti
internet di Province e Comuni
continuerà a lavorare con lo
stesso status almeno fino al 31
dicembre 2016. La pubblica
amministrazione, consumatrice
bulimica di collaborazioni, potrà
avvalersi delle co.co.co per tutto
il 2015 e il 2016. Se ne riparla
nel 2017. Qui calì center. È
destinato a rimanere
collaboratore chi lavora, ad
esempio, nei calì center; restano
in piedi infatti tutte le
collaborazioni già disciplinate
dai contratti collettivi di lavoro.
E in futuro, con la stessa prassi,
potrebbero essere individuate
altre figure "in deroga"; il
consuntivo, secondo Cgil
Toscana, dovrà essere fatto a
fine anno.
Per i professionisti. Un giovane
avvocato o commercialista o
architetto che bussa alla porta di
uno studio potrà ancora
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sentirsi offrire una co.co.co: tale
tipologia contrattuale resta per gli
ambiti delle professioni
intellettuali che prevedono
l'iscrizione ad un albo. Chi può
sperare. In tutti gli altri settori dal
1° gennaio 2016 le
collaborazioni diventano "fuori
legge": non potranno più essere
utilizzate per arruolare lavoratori
e quelle in essere andranno "a
morire". Cosa succede, ad un
pony express o ad un corriere, che
in genere lavorano in regime di
collaborazione con le aziende
spedizioniere, e il cui contratto
scadrà il 1° febbraio 2016?
Lavorerà fino
a questa data come collaboratore,
dopodiché la sua collaborazione
dovrà essere trasformata in un
contratto di lavoro subordinato.
Stessa chance per coloro che sono
impiegati nei servizi, soprattutto
turistici. Le opzioni. Questo
esercito di collaboratori dovrà
essere assunto a tutti gli effetti se
il datore di lavoro vorrà ancora
avva
lersi delle loro prestazioni. Stessa
logica per i collaboratori a
progetto. In teoria. E in pratica? Si
apre un bouquet di possibilità.
Alcuni verranno assunti. Quanti
dipende da quanto interessanti per
le aziende saranno gli incentivi
all'assunzione, concordano
sindacalisti e consulenti. E per il
momento non sono previsti bonus
ad hoc per
invogliare la stabilizzazione dei
collaboratori. Altri non verranno
confermati e saranno mandati a
casa. Ad altri ancora verranno
offerte tipologie contrattuali
diverse - ad esempio, il contratto
di lavoro accessorio ma anche
lontane dalle garanzie del lavoro
subordinato, perché il Jobs Act ha
tutt'altro che "disboscato" il
sottobosco dei
contratti "flessibili". La via
giudiziaria. Nel caso in cui il
datore di lavoro faccia il furbetto,
al collaboratore rimane un'arma:
quella del ricorso al giudice del
lavoro davanti al quale dimostrare
che la collaborazione è lavoro
subordinato "mascherato":
opzione che già esiste e che in
Toscana porta annualmente
all'apertura di
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lavoro subordinato, anche
retroattivamente, che significa
l'applicazione della retribuzione
prevista per la sua figura dal
contratto nazionale, compresi i
contributi pensionistici e il Tfr, a
partire dal primo giorno in cui il
contratto è stato stipulato.
E le commesse tornano dipendenti Stop ai contratti di
"associazione in partecipazione" usati da catene e negozi
Dal Jobs Act - o meglio, da uno
dei decreti legislativi approvati
nelle ultime settimane - arriva una
buona notizia per le commesse e i
commessi addetti alla vendita:
finalmente questa categoria di
lavoratori ha una possibilità
concreta di tornare ad avere il
contratto che a loro spetta, cioè di
lavoro subordinato. Il Jobs Act
mette ordine nel comparto della
vendita al dettaglio bandendo una
tipologia contrattuale che negli
ultimi anni aveva minato il
"buon" lavoro nel settore. Non si
potrà più assumere una commessa
con un contratto di
Una commessa al lavoro in un
consistere - ecco il cavallo di
Troia che ha dato adito al raggiro negozio di abbigliamento
- anche in una prestazione di
lavoro. Adesso il decreto
legislativo n.81 del 15 giugno
2015 stabilisce che se l'associato
è una persona fisica il suo apporto
non può consistere, nemmeno in
parte, in una prestazione di
lavoro. Dunque una commessaaddetta alle vendite non potrà più
essere assunta con un contratto di
associazione in partecipazione. I
contratti di associazione in
partecipazione in essere
rimangono in vigore fino alla loro
cessazione.
associazione in partecipazione,
formula con cui le catene del
franchising sono andate a nozze,
mascherando quel che era lavoro
subordinato a tutti gli effetti. Con
la promessa della partecipazione
agli utili dell'impresa - prevista
dall'associazione in
partecipazionesono state arruolate
migliaia di commesse con
contratti assai leggeri sotto il
profilo della contribuzione e delle
garanzie. Per avere un'idea della
portata del fenomeno basti
pensare alla stragrande
maggioranza dei punti vendita in
franchi
sing inseriti nelle reti commerciali
cittadine, nei centri commerciali e
negli shopping villagè, con cui si
propongono i marchi del prèt-àporter dell'abbigliamento,
dell'intimo uomo e donna e dei
costumi da mare. Raggirare i
commessi è stato semplice.
L'associazione in partecipazione
permette ad un soggetto
imprenditore (l'associante) di
usufruire dell'apporto di un
migliaia di vertenze, molte delle associato; quest'ultimo in cambio
quali si concludono con
partecipa agli utili dell'impresa,
un'assunzione. Per ricorrere alle ma in teoria anche al rischio
carte bollate è sufficiente che
dell'attività e alle eventuali
sussista una condizione: la
perdite, salvo di
monocommittenza (lavorare per
un solo datore). Il collaboratore
potrà rivolgersi all'ufficio
vertenze di un sindacato o ad un
legale, presentarsi di fronte al
giudice del lavoro e
chiedere che la sua prestazione
venga riconosciuta come
Politiche del lavoro
verso accordo e sia pure entro il
valore del suo apporto. Secondo
l'interpretazione che è stata fino
ad ora dominante, l'apporto
dell'associato poteva essere di
varia natura, sia patrimoniale che
personale, e
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L'AMARA SORPRESA » Ma
occhio alla beffa: i lavoratori pagati
con i supervoucher II tetto dei
compensi innalzato a 7000 euro:
cresce il rischio che si usino i buoni
per mascherare il lavoro dipendente
Co.co.co, co.co.pro, lavoratori
occasionali, in affitto, a termine,
stagistì a vita e disoccupati non
illudetevi: c'è la chance ma c'è
anche la fregatura. Il Jobs Act
afferma che il contratto di lavoro
subordinato a tempo
indeterminato debba diventare la
forma più diffusa di contratto, ma
al contempo da al datore di
lavoro una grande opportunità di
offrirvi altro. C'è una novità che
sembra poca cosa ma che invece
contiene il potenziale per il
raggiro del lavoratore precario
che anela a passare ad uno status
che gli assicuri più garanzie. È
stato innalzato da 5.000 a 7.000
euro il tetto massimo dei
compensi da voucher che un
lavoratore può annualmente
ricevere. Il voucher (voucher
Inps) è un titolo di pagamento, un
buono da 10, 20, 50 euro (ogni 10
euro, 7,50 euro vanno al
lavoratore) ed è lo strumento nato
nel 2008 per regolamentare il
lavoro accessorio non
riconducibile a nessun contratto
di lavoro in quanto occasionale,
saltuario. Il ricorso al voucher è
cresciuto in modo esponenziale:
nel 2014 in Italia ne sono stati
venduti (si acquistano nelle sedi
Inps, in banca, alla posta, in
tabaccheria), 70 milioni, 5
milioni in Toscana: cifre che
impensieriscono persino il
presidente dell'Inps Tito Boeri.
Vediamo gli effetti. Il voucher è
partito dai campi dove si
raccolgono pomodori per qualche
settimana all'anno e negli stadi
per il lavoro domenicale degli
steward ed è arrivato nei bar,
nelle cucine dei ristoranti, nelle
camere degli alberghi, nei servizi
turistici in genere, persino nel
commercio. Un giovane
diplomato alberghiero che spera
in un contratto a
Politiche del lavoro
tempo indeterminato part-time
consulenti del lavoro. (g. m.)
nel ristorante nel quale ha già
messo un piede grazie ad uno
stage, rischierà di essere chiamato
e pagato con tre voucher al giorno per preparare la cena. Un
addetto ai servizi di take away o
un pony express che con il suo
co.co.co da 15-20 ore settimanali
già oggi non supera i 7.000 euro
annui di guadagno che chance ha
di essere promosso a lavoratore
subordinato se il suo datore,
pagandolo con i voucher,
risparmia contributi, ferie,
malattia? Ecco la beffa. Rischia di
diventare un miraggio non il
contratto di lavoro subordinato a
tempo indeterminato e full time,
ma persino il part-time, il
contratto a termine, stagionale ma
"buono". Il sindacato e i
professionisti che ruotano intorno
all'impresa non sono sorpresi: i
decreti di giugno sono in linea
con quanto era contenuto nella
legge delega: «Si consente mano
libera alle imprese nell'utilizzo
Un po' di effetti scenografici per
la preparazione di un cocktail
di strumenti contrattuali che
mettono in ulteriore subalternità il
lavoratore - osserva Daniele
Quiriconi, di Cgil Toscana - e non
si disboscano le forme contrattuali
della flessibilità spinta.
L'esaurimento della bolla degli
incentivi, poi, rischia di produrre
un contraccolpo sul mercato del
lavoro, come testimonia il fatto
che i licenziamenti continuano ad
aumentare e i nuovi avviamenti
sono in forte Opportunità migliori
per i lavoratori ci saranno solo nel
caso in cui si verifichino alcune
condizioni: «Le assunzioni
saranno condizionate
dall'opportunità di poter usufruire
o meno degli sgravi per le
assunzioni», nota Rosario De
Luca, presidente della Fondazione
studi
Pag.
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