GR AT UI TO

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Ott.
2004
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Graceland
Se dovessi raccontare la storia degli ultimi cinquant'anni credo
che lo farei in musica. Ci sono dischi che più di ogni altra cosa
racchiudono tra note e parole il senso del tempo, lo spiegano a chi
non lo ha vissuto, lo ricordano a chi c'era. Le origini sono come una
bella favola: c'è l'Africa, la gente nera, i ritmi in battere che
incontrano strumenti nuovi il sacro e il profano che si fondono in un
tribale sentire che confezionato e canonizzato diventa fenomeno
solo con Elvis ma che suonava già con Fats Domino, Gunter Lee Carr,
Bill Haley, Chuck Berry, Little Richard, Jerry Lee Lewis. Se dovessi
parlare degli anni 60 lo farei in silenzio ascoltando i Beach Boys
(Surfin' U.S.A. 1963) sognando la California, Blonde on Blonde (1966)
di Bob Dylan e la sua america fatta di poesia e ribellione, i Beatles di
Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band (1967) perchè va fatto
almeno un giorno in una vita, “Experience, Are You Experienced?
(1967) di Jimi Hendrix e tutta l'energia di una sei corde, The Doors e
The Doors (1967) profetico e decadente, i Velvet Underground - The
Velvet Underground and Nico (1967) e l'arte che diventa musica, i
Rolling Stones (Beggar's Banquet 1968) e l'intramontabile Simphaty
for the devil, Frank Zappa (Hot Rats 1969) e i King Crimson, (In the
Court of the Crimson King 1969) per capire fin dove la musica può
osare, i Led Zeppelin (Led Zeppelin II ,1969) e tutto quello che con
loro inizia e da cui ancora il rock impara. Farei suonare i 70 con
Abraxas di Santana, con Paranoid dei Black Sabbath con l'urlo
straziante e selvaggio di Janis Joplin. E poi l'incredibile The Rise and
Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars (1972) di David Bowie,
il reggae che invade il mondo con Bob Marley and the Wailers, Dark
Side of the Moon (1973) che consacra i già grandissimi Pink Floyd.
Non potrei dimenticare gli anni della rabbia e del punk dei Sex Pistols
(Never Mind the Bollocks 1977) ma anche dei Ramones (The
Ramones 1976) e ancora prima degli Stooges (Raw Power 1973).
Con Unknown Pleasures dei Joy Division del 1979 costruirei un ponte
con il decennio successivo e i Cure di Seventeen seconds (1980).
Degli ottanta ancora il pop di Prince di Purple Rain (1984) e di Thriller
(1982) di Michael Jackson, gli Smiths, i Rem ma anche, proprio verso
la fine, i Sonic Youth (Daydream Nation 1988)e i Pixies (Doolittle 1989).
(Continua in quarta di copertina)
GR
AT
UI
TO
I primi dieci anni di Grace
di Giancarlo Susanna
Poco più di dieci anni fa, nell'estate del 1994, veniva
pubblicato "Grace", opera prima in studio di un giovane e
promettente cantautore americano: Jeff Buckley. Accolto con
grande favore soprattutto dalla critica, che non poteva non
tenere conto che si trattava del disco del figlio di Tim Buckley,
una delle voci più importanti degli anni '60 e '70, "Grace" ha
assunto con il trascorrere del tempo la statura di un vero e
proprio capolavoro. Non c'è elenco o classifica dei dischi "che
contano" del decennio 1990/2000 che non lo segnali, per non
parlare delle playlist che sono state stilate in occasione del
cinquantesimo anniversario della nascita del rock. La
discografia anglosassone dedica un'attenzione particolare a
quello che viene definito "catalogo": l'immenso patrimonio
racchiuso negli archivi delle major viene regolarmente
rispolverato, rimasterizzato, arricchito di inediti e riproposto al
pubblico in raffinate edizioni filologiche. Non c'è quasi artista,
nello sterminato ambito della popular music, che non sia stato
oggetto di queste operazioni - da Frank Sinatra a Billie Holiday,
dai Beatles ai Rolling Stones, dagli Who a Bob Dylan, da Marvin
Gaye ai Byrds - ma non capita spesso che a godere di tanta
attenzione siano dischi usciti da appena dieci anni. E' accaduto
di recente per il primo album degli Weezer, un vero classico del
pop rock "rumoroso" d'oltreoceano. Era successo l'anno scorso
proprio per il breve disco d'esordio di Jeff Buckley, "Live At Sin-é",
ripubblicato in un'ampliata Legacy Edition in doppio Cd e Dvd.
Dell'edizione di "Grace" che la Legacy - il ramo della Sony che
cura il catalogo della Columbia e delle altre etichette affiliate distribuisce nei negozi dalla fine dello scorso agosto si parlava
da parecchi mesi e l'attesa crescente tra i cultori di questo
personaggio era assolutamente giustificata. In questo caso la
logica della Sony supera i piani del marketing e delle strategie
commerciali. Dalla sua uscita a oggi, "Grace" ha venduto due
milioni di copie, una cifra rispettabile, ma non tanto consistente
da giustificare un interesse così forte da parte dei discografici. Il
fatto è, molto semplicemente, che i dirigenti della Sony
avevano subito compreso di avere tra le mani un artista vero, un
musicista che avrebbe potuto dare al marchio Columbia lo
stesso prestigio che gli avevano dato a suo tempo Billie Holiday
o Bob Dylan. Per registrare "Grace", Jeff Buckley ebbe a
disposizione tutto il tempo e tutta la calma di cui aveva bisogno.
Ed è grazie a "Grace", l'unico disco con il "Live At Sin-é" che
abbia potuto veder pubblicato, che Jeff Buckley occupa un
posto di assoluto rilievo tra i grandi del rock. "Grace" è una di
quelle opere che racchiudono quasi per magia l'atmosfera di
un'epoca e al tempo stesso la trascendono per diventare un
classico senza tempo. Nato il 17 novembre del 1966 a Orange
County, in California dal breve matrimonio fra Tim Buckley e
Mary Guibert, Jeffrey Scott Buckley ereditò dal padre non solo la
bellezza dei tratti e l'intensità dello sguardo, ma anche una voce
fuori dal comune. Fu proprio per seguire la sua Musa, che il
giovanissimo Tim abbandonò Mary prima ancora che Jeff
vedesse la luce. Tim ebbe una vicenda artistica a dir poco
tormentata, racchiusa in capolavori come "Blue Afternoon" o
"Starsailor". Insofferente alle regole del music business e
amareggiato per i mancati riconoscimenti alla sua arte, Tim si
spense per una overdose a soli 28 anni nel 1975. Jeff lo vide
soltanto poche volte e per pochissimo tempo. Nutriva nei suoi
confronti sentimenti contrastanti e soltanto nel 1991, dopo aver
accettato l'invito del produttore Hal Willner a partecipare ad un
concerto in onore di Tim, decise di abbandonare il cognome
del patrigno che aveva usato fino a quel momento e di
chiamarsi anche lui Buckley.
Raramente un'eredità artistica così pesante è stata gestita
con tanta dignità e tanto onore. È vero che furono la
somiglianza con suo padre e il nome ad attirare l'attenzione dei
discografici su di lui ed è vero che Jeff rimproverava al padre di
averlo abbandonato e dimenticato e si rifiutava di parlarne, ma
è altrettanto vero che aveva passato anni ad affinare la sua
tecnica chitarristica e ad allenare la sua incredibile voce. Il "Live
At Sin-é" quattro brani registrati per sola voce e chitarra in un
minuscolo club dell'East Side di New York - fu appena un piccolo
assaggio delle sue immense potenzialità. Come l'articolo con le
foto di Bruce Weber pubblicato nella primavera del '94 da
"Interview". "Grace" fu la conferma folgorante di un talento
veramente unico. Diviso tra versioni di brani da lui amati come
"Hallelujah" (Leonard Cohen), "Lilac Wine" (Nina Simone) e
"Corpus Christi Carol" (del grande compositore inglese Benjamin
Britten) e canzoni originali come "Last Goodbye", "Grace", "Mojo
Pin", "So Real", "Dream Brother" o "Lover You Should've Come
Over", l'album si muove tra lampi elettrici e momenti di intima
riflessione. E' una sintesi personale e originale di quello che siamo
soliti chiamare rock. Illuminata da una visione della musica
come strumento per valicare i confini angusti della realtà
quotidiana e andare "dall'altra parte", la stessa other side
evocata da Jim Morrison in "Break On Through". Nei tre anni
scarsi che separano l'uscita di "Grace" dalla sua scomparsa Jeff annegò a Memphis nel Wolf River, un affluente del
Mississippi, in circostanze tuttora avvolte dal mistero, il 29 maggio
del 1997 - questo giovane musicista portò la sua musica
ovunque fosse possibile. Passò anche tre volte in Italia,
lasciando nella memoria di chi ha avuto la fortuna di vederlo e
ascoltarlo un ricordo indelebile. A Memphis si apprestava a
rimettere mano ad un secondo disco che non riusciva a finire. E'
probabile che sulla sua complessa personalità non verrà mai
detta una parola definitiva. Poco aggiungono a "Grace" le
opere postume. Non tutto ha detto "Dream Brother", la bella
biografia di David Browne in cui viene narrata anche la vita di
Tim (in Italia l'ha edita Giunti nel 2001). Forse è stata la fotografa
Merry Cyr, autrice dello scatto di copertina di "Grace" e di un
libro affascinante, "A Wished-For Song" (Hal Leonard, 2002)
dedicato proprio a Jeff, a darci di lui il ritratto più fedele. Jeff non
voleva puntare tutto sul suo aspetto, non voleva che la sua
bellezza offuscasse la musica che aveva nel cuore, ma alla fine
scelse un'immagine che proprio il suo aspetto da poeta
romantico e maledetto metteva in evidenza. Una
contraddizione? Una delle tante presenti nella sua arte. Una
delle tante che la Legacy Edition di "Grace", con i suoi inediti (c'è
finalmente la splendida "Forget Her", scritta per la Rebecca
Moore e conosciuta finora soltanto dai fan più appassionati), le
sue preziose rarità e i suoi quattro videoclip, ci costringe ora a
riesaminare. Fermi restando la musica e i versi di quelle dieci
straordinarie canzoni, esaltati dall'inevitabile e doveroso
remastering digitale.
Grace. Dieci anni dopo. Premo play. Bom bom bom bom. Prova
microfono onomatopeica, la faceva lui. Seduto con me davanti ad
un tavolo, nell'area dove stavano montando il palco, le fragole
fresche nella ciotola bianca. Caldo afoso di luglio, il 15 del '95. Non
leggere per favore le domande, devono essere una sorpresa per te.
Ok. Perché non hai messo i testi nel cd di Grace? Beh, invece di
perdersi nella scritta blu delle canzoni credo che sia meglio immergersi
direttamente nella danza. Vuoi una fragola? Non grazie. L'emozione
non lasciava spazio all'appetito. Di artisti ne avevo intervistati tanti fino
ad allora, ma c'era qualcosa che provavo davanti lui che non capivo
bene. Mi trovavo a Correggio, in provincia di Reggio Emilia, perché ci
sarebbe stato il concerto di Jeff Buckley, una sorta di evento. Avevo
ottenuto l'ok dalla Sony per l'intervista. La sera, prima che cominciasse
a suonare, incontrai Capossela, ma anche Ligabue, beh quella è
casa sua. Che fai? Preparo il nuovo album, dedicato ad Elvis. Buon
compleanno al re del rock'n' roll. Tu guarda, qui si celebrano i 50 anni
del rock e tutto cominciò proprio dal bacino di Elvis, come lo muoveva
lui… Quest'anno sono i dieci anni di Grace, ha ragione Neil Young: hey
hey my my, rock'n'roll can never die.
Con Jeff era di pomeriggio, cercavo di muovermi con le domande
come avrei fatto con una farfalla, attenta a non sfiorare le ali. Lui mi
appariva così ed avevo timore di essere incauta, e guai a parlare di
suo padre. Cosa vuol dire per te appartenere ai luoghi, alle persone? Ti
muovi continuamente e i concerti nel mondo. Non lo so cosa vuol dire
appartenenza. Ti potrei rispondere con la testa ma non con il cuore.
Forse in futuro lo scoprirò. Il mio legame con le persone o con i luoghi è il
ricordo.
Le risposte sembravano venire da chissà dove. Di fatto sbucavano
dalla sua bocca posta su un viso delicato, sotto uno sguardo fragile, e i
capelli neri: tra pause che sospendevano tutto ed anche un rutto, per
la verità, digestione on air delle rosse e carnose fragole. Come se
appartenessimo al mondo intero, gli dico. Tutte le persone
appartengono al mondo, non esiste un'esclusiva. Il terreno
dell'America può essere diverso da quello della Malesia, ma resta
terreno. Il colore della pelle può essere diverso da un luogo all'altro,
ma è sempre pelle. Non c'è differenza: l'uomo deve appartenere alla
terra e l'uno con l'altro devono appartenere al mondo in qualche
modo. La gente di solito vive tra livelli sociali. Non ho consigli da dare,
tranne quello di stare attenti alla città in cui si è, alla bellezza e alla
poesia che possiede, persino nei luoghi che si odiano. Poche fragole
nella ciotola, ormai. Che cosa vuoi trasmettere con la tua musica?
Forse le emozioni. La musica può dire alle persone tutto ciò di cui
hanno bisogno di sapere sugli esseri umani. Non è una mia verità, l'ho
soltanto scoperta.
Uno di quei momenti in cui non sai di essere fortunato e lo scopri
sempre dopo. Come dopo quella mezza giornata estiva in provincia
di Reggio Emilia. Quando mi resi conto di essere stata io farfalla,
davanti a dita di gigante.
Qual è il tuo atteggiamento nei confronti delle scelte, del cercare
chi si è veramente? Fa parte della maturità progettare gli scopi della
tua vita, progettare i sogni e il risultato che vorresti. È questione di
andare fino in fondo. È un gioco onesto perché tu vuoi realmente
qualcosa, vuoi che la tua vita afferri tutte le possibilità. Quando giungi
alla vera essenza della vita non puoi imporre le tue istruzioni, ma devi
stare ad ascoltare ciò che ti dice. La vita è qualcosa con cui devi
avere una relazione, la puoi forgiare. Io ho fatto dei sogni che non ho
potuto realizzare. È molto triste, ma apprezzo le cose per come
vengono, è tutto così magico, fottutamente magico, it's fuck magic,
magic, magic!
Io trovo che sia magico parlare qui con te. Ho scoperto da poco la
tua musica e volevo scriverti per dirti grazie, mi aveva dato una mano
in un momento difficile. Sono contenta di potertelo dire di persona.
Oh, thank you. Sembrava colpito e grato. Forse sei stanco devi
andare. No, non sono stanco. Ma dove trovi le energie per salire ogni
sera sul palco? I don't know. Ride. Voglio solo divertirmi sul palco,
voglio che accada qualcosa. Qualche volta ho delle serate negative,
ma mi piace così tanto suonare! Ci provo tanto e quando le mie difese
si abbassano divento più malato che mai. Come vedi, sono
completamente pazzo, non posso dimostrarti del buon senso. Ti piace
andare in giro per il mondo? Yes, definitely. Very much. So che ti nutri
male. Si è vero, pizza, coca cola, hot dog. Segui sempre il tuo istinto?
No, e quando non lo faccio sto male, divento infelice e non si può
essere infelici per lungo tempo. Credi che il dolore sia un modo per
trovare buone ispirazioni? Sì, ma un'ispirazione ancora più speciale e
duratura può venire dalla gioia. Comunque la risposta è sì, attraverso il
dolore sì! Il suo sguardo in accordo con le sue pause erano disarmanti.
E al nuovo cd, ci stai pensando? In ogni momento. Mi puoi dire
qualcosa? Con la bocca riprende a fare dei versi, come all'inizio, per
la prova microfono, ancora più buffo. Ci pensa. Non lo so. Non so cosa
dire. Si potrebbe chiamare... non so neanche se dovrei dire qualche
titolo. Comunque, forse, l'anno prossimo. Sai, la band si evolve, la mia
musicalità si evolve, sarebbe sicuramente qualcosa di diverso da
Grace.
15 Luglio 1995
incontro con Jeff Buckley
di Luisa Cotardo
The Delivery Man
Elvis Costello & The Imposters
Lost Highway - 2004
Presents Smile
Brian Wilson
Nonesuch 2004 (1967)
Franco Battiato
Dieci Stratagemmi
Sony 2004
Esistono I camaleonti musicali. E non si
tratta del gruppo che imperversava in
Italia negli anni '60. No esiste una schiera
(non troppo larga per sfortuna) di
sperimentatori della propria carriera. Un
esempio lampante è Elvis Costello che
torna nei negozi con due dischi
completamenti diversi. Partiamo da quello
“classico”. Il Sogno è una musica per
balletto eseguita dalla London Symphony
Orchestra diretta da Michael Tilson
Thomas. Un progetto nato in Italia nel 2000
quando Costello scrisse le musiche per un
adattamento del “Sogno di una notte di
mezza estate” eseguito (di recente a New
York) dalla Compagnia Arteballetto di
Reggio Emilia su coreografie di Mauro
Bigonzetti. Un disco che consolida il saldo
rapporto tra Elvis e la musica classica con
la quale si era già cimentato qualche
anno fa con il Brodsky Quartet (The Juliet
Letters). L'altro disco, uscito per la Lost
Highway, è semplicemente rock. The
Delivery Man riporta Elvis Costello,
accompagnato dal gruppo The Imposters,
su sonorità e suoni che negli ultimi lavori
aveva un po' abbandonato. Un salto a
ritroso verso il rock (o il punk) più schietto e
onesto. Come al solito sublimi le sue
interpretazioni. Costello sguazza nel
repertorio gospel, dal soul di Memphis e
dalla musica country e duetta con
Lucinda Williams ("There's a story in your
voice"), Emmylou Harris ("Nothing clings like
ivy" e "Heart shaped blues") e Solomon
Burke ("The judgment"). Una nota finale.
Negli Stati Uniti l'FBI obbliga molte case
discografiche ad avvisare con un adesivo
sul cd gli ascoltatori di non duplicare
illegalmente il disco acquistato “i
trasgressori saranno trattati come criminali
per aver violato i diritti d'autore recando
quindi un danno economico”. Un po'
come per le sigarette solo che si rischia fino
a 5 anni di reclusione e una multa di
250.000 dollari. Su The Delivery Man
troverete oltre alla nota della Fbi anche
queste frasi “L'artista non ha firmato questo
avvertimento. L'FBI non ha il suo numero di
telefono e spera che non abbiano il
vostro”. Una bella presa di posizione.
Pierpaolo
Un dead cd walking. Un cd morto che
ronzava nella testa di molti. Nonostante
non fosse mai stato ascoltato (o quasi) il
lavoro mai finito di Brian Wilson,
letteralmente impazzito per dare alla luce
la sua creatura più completa e
affascinante, più ricca di suoni e voci,
risposta secca e definitiva all'arte dei
Beatles, era un sorriso malinconico sulla
faccia di coloro che negli anni '60
avevano vissuto la rivoluzione del surf
made in Usa. Finito e distrutto nel 1967 esce
nel 2004 in tutto il mondo “Presents Smile”
dell'ex guru e leader dei Beach Boys. La
storia è nota quasi a tutti. Dopo il successo
di Pet Sounds (considerato uno dei migliori
album pop della storia) Wilson si rifiutò di
andare in tour con i suoi compagni e si
chiuse in casa per comporre “la sinfonia di
Dio”. Chiamò l'artista Van Dyke Parks
come autore dei testi e si lanciò
nell'impresa. Quando i compagni
tornarono in California lo presero per
pazzo. Quel disco, risposta a Sergent's
Pepper dei Beatles, era fuori dai canoni
compositivi ed esecutivi dei Boys. Così in
preda all'ira, allo sconforto e alle droghe
(così racconta la leggenda) distrusse tutto
il materiale e l'album non uscì. Trentasette
anni dopo ha deciso di recuperare nastri,
spartiti e testi e di registrare quel
capolavoro mancato, che a 37 anni di
distanza rimane comunque un buon disco
carico di innovazione e di trovate geniali.
Ma 37 anni fa sarebbe stata tutta un'altra
cosa. Il pubblico di allora forse non è più
attento a Wilson, il pubblico di adesso
Wilson neanche lo conosce. Un dead cd
walking… ma di grandissima fattura.
Pierpaolo
Dopo i fiori di cover e l'esordio
cinematografico Franco Battiato torna
con un cd nuovo di zecca. Un lavoro
importante secondo il cantautore siciliano
anzi “uno dei tre più importanti della mia
carriera, insieme a La voce del padrone e
Gommalacca”. Il titolo richiama il libro
cinese di strategia e tecnica militare nel
quale sono contenuti 36 stratagemmi.
Battiato e il filosofo Sgalambro (autore dei
testi) fotografano l'attuale situazione
sociale e politica perché “bisogna
cambiare assolutamente direzione nel
mondo che stiamo attraversando,
altrimenti saranno guai”. In “I'm that” il
cantautore risponde alle polemiche
seguite alla decisione di qualche tempo fa
di esibirsi durante una festa di Alleanza
Nazionale. In inglese sottolinea “Non sono
mussulmano nè induista, nè cristiano nè
buddista, non sono per il martello, nè per la
falce, nè tanto meno per la fiamma
tricolore, perché sono un musicista”, quasi
a rivendicare il ruolo dell'artista al di sopra
delle parti. Dal punto di vista musicale dalle
sonorità pop del brano d'apertura “Tra
sesso e castità” si passa a suoni
sperimentali con ampio uso di computer,
campionamenti e partiture sinfoniche.
Molto interessante e affascinante il vistoso
e voluto omaggio alla musica orientale ne
“Le aquile non volano a stormi”, che
richiama il poeta cinese Qu Yuan (IV-III
secolo A.C.). Chiudiamo con
“Ermeneutica”, un atto d'accusa nei
confronti del fanatismo politico. “Eiacula
precocemente l'impero. Ritorna il circolo
dei combattenti, gli stati servi si inchinano a
quella scimmia di presidente, s'invade si
abbatte si insegue si ammazza il cattivo, si
inventano democrazie”.
Pedroso
Home
Home
Virgin
Può capitare che un'intuizione casuale si trasformi in un'opera compiuta.
Soprattutto se ad avere questa specie di flash è un musicista come Benjamin
Biolay, che molti considerano l'unico erede di Serge Gainsbourg. Intenzionato a
partire senza una meta precisa con la sua compagna, Chiara Mastroianni,
Biolay ha cominciato a pensare a una musica da ascoltare in auto. Una volta
individuata una meta i due si sono detti, "perché non proviamo a scriverla
apposta, questa colonna sonora per viaggi improvvisati?" e hanno cercato di
dar forma a questa idea. Da una parte c'era l'esigenza di dare dei suoni alle
immagini che si succedevano intorno all'auto in movimento; dall'altra la
necessità di creare un ambiente familiare, una "casa che si sposta". Le canzoni
sono tutte molto belle - folk metafisico? - e non abbiamo remore nell'affermare
che quello elaborato da Biolay è il miglior suono acustico che ci sia stato dato di
ascoltare in questi ultimi tempi.
Giancarlo Susanna
The Cure
The Cure
I Am/Geffen - 2004
Da circa un decennio a questa parte,
l'imminente uscita di un nuovo lavoro dei
Cure non costituisce più un evento
mediatico; questo perché il marchio Cure
non è più garanzia di qualità. “Wild mood
swings” è ricco di brani poco riusciti tra cui
spiccano solo un paio di chicche, per non
parlare di “Blood Flowers”. Se non una vera
e propria svolta, il nuovo disco omonimo
denota però quantomeno un'inversione di
tendenza, riscontrabile fin dalle prime
note. Il ritmo sincopato di “Lost”, con la
chitarra graffiante che sostiene l'urlo
straziato e claustrofobico di Robert Smith
crea un vortice sonoro cui è difficile
sottrarsi. Non si scende di tono
proseguendo nell'ascolto: una batteria
tribale e una voce distorta e satura di echi
caratterizzano “Labirint”, mentre “Before
Three” , il singolo di “End of the World” e
soprattutto “Alt- End”, ripercorre il classico
schema della canzone pop di marca
Cure. E però in “Anniversary” che sembra
di conoscere i vecchi (e veri) Cure: le
tastiere si intrecciano in un crescendo
oscuro e sognante e la voce tocca punte
di intenso e melodioso lirismo. Gli
arrangiamenti, in particolare nel suono
delle chitarre e negli effetti vocali,
ricordano a tratti quelle di “Wish”. A tal
proposito esempi lampanti sono, oltre alla
già citata “Labirint” , la furia di “Us or Them”
e la dolce tristezza di “Going Nowhere”,
ballata di chiusura del disco. In definitiva
siamo di fronte ad un album non certo
imprescindibile ma sicuramente non
brutto.
Gli antichi fasti sono ormai lontani ma è
piacevole sapere che i Cure ci sono
ancora, non fosse altro che per la
possibilità di continuare a vedere le loro
splendide esibizioni dal vivo e ascoltare
quei rari, piccoli capolavori che Robert
Smith riesce ancora , a intermittenza, a
pescare dal suo vecchio, usurato cilindro.
Giacomo Rosato
The Libertines
The Libertines
Rough Trade/Self
Interpol
Antics
CD Labels
Cosa resterà di questi anni 80? A livello
musicale tantissimo e le nuove tendenze
dell'indie ce lo ripetono in continuazione.
Tra le tante cose uscite, alcune divertenti
(Franz Ferdinand) altre decisamente più
kitch (Chicks on speed), a volersi limitare
all'ambito rock, c'è un gruppo che con il
primo album “Turn on the right lights” ha
sorpreso un po' tutti, anche i più reticenti
riguardo al revival e i puristi della wave.
Una musica quella degli Interpol che ha
saputo tenere in equilibrio gusto retrò in
stile Joy Division insieme a un attitudine per
dei suoni più dilatati e di atmosfera. In
questo secondo album Antics la formula è
più o meno la stessa. C'è più attenzione a
far emergere la forma canzone dal muro di
reverberi che caratterizzavano il disco
precedente, c'è un grande lavoro sulla
voce, un bel suono confezionato ad arte,
in generale più melodia tanto da far
pensare a tratti a un Michael Stipe che ha
sbagliato sala di incisione. In generale un
album meno intimista, meno monolitico,
forse più attento ad accontentare. Sicuro
è che con questo disco gli Interpol hanno
aperto nuove porte e hanno spinto un po'
più in là il discorso cominciato con “Turn on
the right lights”, tra le vie percorribili
sicuramente quella che rende tutto più
vario, osare forse ma rimanendo
comunque sempre fedeli a un marchio,
uno stampo che li rende riconoscibili e
unici, se ancora si può usare questa parola
nel genere.
Osvaldo
Ogni tanto il rock cerca la sua vittima da
immolare. Questa volta ha scelto il
cantante dei Libertines. Tornati alla ribalta
più per la tossicodipendenza di Pete
Doherty che per il nuovo disco, i Libertines
incarnano quello spirito punk che da un
po' mancava nel gossip d'oltremanica. E i
Libertines nella disgrazia sbandierata sulle
copertine dei giornali e anche su quella
del loro disco comunque tornano con la
loro seconda prova in studio, prodotti da
Mick Jones ex chitarrista dei Clash, dopo il
successo di Up The Bracket. Questo disco
omonimo non tradisce sicuramente le
aspettive di chi vede in loro, esagerando
sicuramente, gli eredi dei Clash. Il loro pop
alcolico, molto deve sicuramente a chi il
punk lo ha fatto veramente. Squillanti e
devianti le chitarre, dopo la prima
radiofonica Can't stand me now, sguaiati
e irriverenti i Libertines si muovono tra
ballate sbilenche svisando volentieri con
voce e accordi. Sporchi come il rock
dovrebbe essere, ci regalano un disco
che, anche se appartiene a tutta una
schiera di musica vittima del fashion,
difende una certa artigianalità e
spontaneità. Se non fosse per qualche
trovata verrebbe da buttarli nel calderone
Brit, derivativi ma con stile i Libertines
hanno confezionato un disco in cui gli
spunti non mancano. Un disco a cui si
perdonano facili stop and go e melodie
frutto di copia e incolla perché c'è sotto,
sotto quella rabbia e quella sofferenza di
chi il mondo ha voglia ancora di prenderlo
a calci.
Osvaldo
Mente Locale Rassegna di musica e incontri
16 ottobre Piccola Compagnia Instabile
21 ottobre Incontro sulla Educazione alimentare
24 ottobre Incontro Danze di Società di tradizione
ottocentesca e Scottish Country Dances
28 ottobre Incontro su Musica popolare e divinità
30 ottobre Filippo Gatti
6 novembre Claudio Lolli e Paolo Capodacqua
Saletta della Cultura Gregorio Vetrugno
Via Matilde 7 - Novoli // Info 347 0414709 [email protected]
The Music
Welcome to the north
Emi
Tornano i ragazzi prodigio, quelli che
giovanissimi hanno sorpreso tutti con la loro
miscela di rock e sound da club. Una
presunta rinascita della mitica Manchester
degli anni 90, una lontana parentela con
Ian Brown e soci, un'azzaradato
accostamento con i Primal Scream.
Potenti erano potenti, sorprendenti per
attitudine in rapporto all'età, ma
aspettavamo la conferma che
puntulmente non è arrivata. Si perché la
formula è sempre un po' la stessa, chitarre
monolitiche, batteria con incursioni in
tempi disco, voce decisamente anni 70.
Tranne qualche traccia particolarmente
trascinante (Freedom fighters su tutte) il
disco si rilassa troppo spesso su soluzioni
precotte che poco convincono. Sei lì che
aspetti un decollo che non arriva mai, una
attesa disillusa dalla fine del disco che
lascia troppo poco al primo ascolto. Il
riascolto non aiuta moltissimo ma fa
pensare che alla fine c'è tempo, che
magari si tratta di un disco di passaggio tra
i fervori giovanili e una possibile nuova
maturità artistica. Welcome to the North,
titolo dell'album e anche della canzone
d'apertura dal vago sapore alla Jane's
Addiction, è un disco che comunque
riempirà i dance floor alternativi, un di
quegli album che spinge sull'accelleratore
ma ahimè percorre una strada sbagliata.
Osvaldo
A Toys Orchestra
Cuckoo Boohoo
Urtovox 2004
Il nuovo lavoro della giovane band
campana che ha saputo inserirsi con stile
nel mondo indie rock dal titolo Cuckoo
Booho sembra quasi una filastrocca.
Come accade nel gioco della lingua
assume diversi significati in italiano una
frase buffa, nel vocabolario inglese
“piangi forte cucù” se preferite “il pianto
rumoroso del cucù”. Il disco rappresenta
attraverso il un orologio a pendolo il segno
dello scorrere del tempo intrappolato in 42
minuti di musica.
Patrizio Longo
Cristina Donà
Cristina Donà
Mescal / Sony (Uk Version)
Che non fosse la consueta, noiosa gattina
con bel vocino e chitarra a tracolla lo si
coglieva già quando esordì con il
bellissimo "Tregua" (Mescal, 1997). Che poi
fosse una bestia da palco, dotata di una
singolarissima personalità (non solo)
vocale e di un songwriting lunatico, restio
alle classificazioni, lo avremmo appreso
col tempo.
Oggi la Principessa Cristina Donà,
suonando sempre, tanto e ovunque, non
solo ha dismesso l'uniforme dell'artista indie
gradita dalla nicchia e trascurata dai più,
ma si è pure guadagnata la
considerazione di un'etichetta straniera, la
Rykodisc, pronta a distribuire in decine di
paesi la versione anglofona del suo ultimo
lavoro.
Ecco dunque, reinciso nelle tracce vocali,
uno tra i migliori dischi italiani dello scorso
anno ("Dove sei tu", Mescal): stavolta porta
semplicemente il nome di chi lo ha dato
alla luce, che appare, con la testa
mozzata, sulla stessa, un pò brutta
copertina.
Ben riuscita la nuova successione delle
tracce, spesso conformi alla metrica e al
significato originario (eccezion fatta per la
mutazione di "Nel mio giardino" in
"Yesterday's film", mentre "L'uomo che non
parla" e "Il mondo", non tradotte,
appaiono come bonus track nell'edizione
destinata al mercato d'oltremanica). Voi
non avreste giudicato una cattiva idea
lasciare in mutande "How deep is your
love" dei Bee Gees per proporla chitarra e
voce? Ebbè, se la voce e la minimalista
chitarra in questione sono quelle di Cristina
Donà, la cover di cui sopra appare
splendida in tutta la sua imbarazzante
mancanza di orpelli. Ascoltare per
credere.
Ossequi alla Ryko, per essersi accollato
quest'incarico, grazie alla Mescal, per aver
distribuito nel nostro stivale questo figlio
internazionale della sua protetta. E in
bocca al lupo alla Principessa Donà, che
ormai munita di carta d'imbarco e dovute
vaccinazioni, è pronta a infrangere i
timpani di indiani, brasiliani, sudafricani e di
chiunque altro sappia coglierne la grazia
che la rende unica nel panorama
musicale.
Lorenzo
Nick Cave
Abattoir Blues/The Lyre Of Orpheus
(Extralabels) 2004
"Abattoir blues" (Il blues del mattatoio) evoca paludi
melmose e riti voodoo, lo spirito creolo che ha
inventato il blues: l'ani-ma di New Orleans,
l'atmosfera del Delta e gli impietosi romanzi dei
naturalisti francesi. Il concetto di "carne da macello"
ri-corre spesso in questo lavoro, nei titoli (la canzone
che da il titolo all'album e "Cannibal's hymn" giusto
per la cronaca) e nei testi. L'uomo "caviano" è una
creatura fragile al cospetto di un dio impietoso. "The
lyre of Orpheus" riporta a scenari classici, al Parnaso,
al mito e alla poesia; concetti-chiave, non più
esplicitamente citati, come i precedenti, nei testi,
ma intessuti nel-le fibre dell'album e del suo
creatore. Ma parliamone...
Il gospel "epico" "Get ready for love" è una
mitragliata di chitarra e batteria che apre alle urla
delle sirene "in fiamme" del London Community
Gospel Choir; il predicatore/provocatore ci cattura
subito con un inno ironico e blasfemo, potente e
ammaliante. Tre stanze costituiscono l'oscuro
poema di "Cannibal's hymn", lento blues carico di
pathos. "Hiding all away" ha un incedere marziale sul
quale Cave affabula mentre le "sirene" di cui sopra
gli fanno da contrappunto fino al turbinio del
ritornello; il finale è un'orgia di voci e strumenti, sul
verso "There is a war coming". "Messiah' ward" è un
pezzo più jazzy, dram-matico canto di Cave
immerso in coro luciferino. "There she comes..." è il
primo squarcio nelle tenebre di questo lavoro, un
pezzo quasi quasi "solare" (senza esagerare, stiamo
pur sempre parlando di Cave); bellissimo e
caldissimo gospel-rock. Arri-viamo al singolo,
"Nature boy", dall'approccio più pop (senza
offendere!), più regolare, organetto e chitarra,
composto e garbato... insomma, il pezzo più
pettinato dell'album. A sconvolgere l'apparente
equilibrio arriva la titolo-canzone: ricomin-ciate a
scendere all'inferno, ragazzi. "Let the bells ring" è un
sepolcrale riverbero di chitarra che si diffonde per le
strade de-solate di un paese fantasma; molto
inglese, mi fa pensare a Thomas Gray. Un lento
racconto è "Fable of the ape", interrotto da
gorgoglii vocali e strumentali, piccoli vortici sonori;
poi il silenzio. Termina la prima parte di questo
monumentale elogio alle radici del rock.
Si passa al lato cosiddetto "bucolico", con "The lyre
of Orpheus", cd numero 2. Monti e valli della
Grecia? Pastorelli e flauti di Pan? Direi proprio di no.
Si continua a cavalcare l'onda blues, già dalla
prima traccia, la stessa che fornisce il titolo. Uno spiraglio di psichedelia classica si affaccia in
"Breathless", altro gioiellino poppeggiante,
accattivante, da canticchiare. Più cantautorale
"Babe you turn me on", piano e voce, dall'incedere
sensuale e malinconico, da ascoltare al
crepuscolo. Ca-polavoro d'atmosfera,
probabilmente il pezzo più interessante dell'intero
album, è "Easy money", in perfetta linea con la
produzione precedente di Cave, almeno dell'ultimo
periodo. Un'elegia moderna, dolci note di piano,
sviolinate tetre in sot-tofondo. Nebbiosa. Rock
"spagnoleggiante" e ritornello quasi da osteria per
"Supernaturally", tesa e incalzante. "Spell" e "Carry
me" mantengono, pacatamente, l'umore funerario,
coro di morti nei ritornelli e sermone del nostro.
Chiude definiti-vamente il tutto "O children", piccola
perla nera, dove il coro gospel raggiunge il suo
massimo splendore.
Dal Mississipi ai Campi Elisi, così si conclude il viaggio
nei mondi preferiti di Nick Cave. Nessun
cambiamento epocale è oc-corso nella gestazione
di questo doppio album; ma a noi va bene così,
meglio del solito "Best of..." o dell'ennesimo live, una
summa delle nature di questo Artista, fecondo
poeta, grande affabulatore, cantautore unico e
inimitabile.
Rakelman
Gatto Ciliegia Contro Il Grande
Freddo
L'Irreparable
Audioglobe
Il duo torinese del Gatto Ciliegia sembrava
essere una promessa dell'ultima
generazione di post rockers. Promessa che
sembrava essere stata mantenuta con gli
ultimi lavori. “L'Irreparable” invece dissipa il
risultato ottenuto in passato, inserendosi in
maniera più convenzionale nel genere.
“Estasi di un delitto” (omaggio
bunueliano), “Dopolavoro dancing”,
“Autour de notre (chat)” sembrano essere
composte con lo stampo: arpeggi
malinconici, atmosfere notturne che si
trascinano con lentezza, spruzzate di
elettronica sulle basi. Stesso discorso più o
meno per “Cactus in the eye” ma forte di
una melodia emotivamente più
accattivante mentre “Una calibro per
Tony Rodriguez” (ma che è? Ora che il
duca Tarantino ha parlato tutti hanno
riscoperto il poliziottesco) vanta un giro
elettrico e nervoso. “L'Irrèparable” si
avvicina alle atmosfere degli Ulan Bator,
mentre alquanto sterile (e anche un po'
inutile) suona la cover di “Un'anno
d'amore” di Mina. Tutti i luoghi comuni del
(maledetto) post rock qui racchiusi per la
festa del già sentito; ed è un peccato
perché il primo omonimo album o le
reiterazioni di “Non c'è più caffè” del
secondo pur non rivoluzionando le regole
della musica, erano piacere per l'ascolto.
Nulla di “Irrèparable” però, siamo fiduciosi.
Certo un peccato…
Gianpiero Chionna
Giaccone & Congiu
Una canzone senza finale
Santeria/Audioglobe
ME FOR KENT
Il manuale del perfetto
impostore
Nerd sound records
Hardcore melodico di derivazione NOFX.
Anzi diciamo pure che in quanto a riffing
e soluzioni ritmiche, i MFK sono i cloni dei
NOFX (e già mal sopportavo gli originali
….). Il cantato teen in italiano non li
rende più interessanti ai miei occhi; non
ho più l'eta per certe cose….
STATI DI ANGOSCIA
Set the fire to the brothel
(autoprodotto)
Garage punk di buon livello, chitarre
ruvide quanto serve supportate da un
riffing che le azzecca quasi tutte e voce
distorta per un sound che coniuga
grezza potenza e lievi turbamenti (e con
un nome così non sarebbe potuto essere
altrimenti). Se li si ritrova a suonare nel
proprio locale preferito, entrate senza
indugi: potrebbero farvi passare una
serata divertente.
Gianpiero Chionna
Il ritorno di Stefano Giaccone alle scene
musicali, coadiuvato da Massimiliano
Congiu, coincide con la scelta di rendere
omaggio ai cantautori della nostra
tradizone. De Gregori, De Andrè,
Jannacci e tanti altri rappresentanti del
genere, sfilano in questo disco in una
rilettura appassionata, che poco si
discosta dal prototipo originale, proprio
per non tradirne lo spirito e lasciarne
intatta la bellezza. Spiccano così la
bellissima versione di “Vedrai” di Luigi
Tenco, toccante ballata d'amore, la
divertente e seriosa “Il Monumento” di
Enzo Jannacci, forse un po' sempliciona,
ma capace di strapparci un sorriso amaro
e “La corda di vetro” dei Perturbazione,
novelli rappresentanti della canzone
italiana e già meritevoli di tributo. E oltre
allo stesso Congiu, con l'interessante
“Fabbrica”, dall'incedere cupo e dai suoni
che trasudano inqiuetitudine
(discostandosi in qualche modo dalla
tipica melodia cantautorale), presenzia
Stefano Giaccone con un suo pezzo (“T'ho
visto in piazza” che profuma di viaggi da
una higways statunitense all'altra), quasi a
voler affermare la sua appartenenza al
genere in questione e, perché no, un
posto di merito insieme ai suoi colleghi. Eh
si perché dopo anni di militanza in piccole
ma gloriose etichette (Beware, Wallace),
Giaccone meriterebbe le luci di un
palcoscenico più vasto e i riconoscimenti
che merita come protagonista della
canzone italiana.
Gianpiero Chionna
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I Maniaci Dei Dischi
Hey Presto!
Temposhere Records 2004
Björk
Medulla
Elektra 2004
Minù Painè Quadrelli e Michele Fontanelli
aka Dj Fonx accomunati dalla passione
per la musica in particolare la black music,
il jazz le evoluzioni dell'elettronica nel 1999
decidono di realizzare un progetto dal
titolo al quanto eclettico, come i suoi
fondatori: I Maniaci Dei Dischi. I primi dj set
accolgono ottimi consensi da parte del
pubblico, il vero e severo giudice dello
spettacolo. Da 3 a 6 giradischi che
suonano in tipico freestyle tutti insieme
sovrapponendo suoni e miscelando
effetti. Veri e proprie schegge di suono
che si incrociano facendo ballare ai ritmi
di reggae, hip hop, funk, soul, jazz
drum'n'bass, house, dub…. il pubblico
presente. La stampa specializzata parla
del primo esempio di “dancefloorturnatable-band”. Una carriera molto
giovane ma ricca di collaborazioni e remix
come quelli realizzati da Volcov, Gak Sato,
Quantic, Herbaliser. I loro show sono
decisamente eclettici anche nella durata
della performance, circa cinque ore. In
questo tempo il gruppo improvvisa,
remixa, campiona suoni tutto
rigorosamente dal vivo. Difficile risulta
dare uno stile alle proposte sonore, l'idea è
quella di proporre ritmo.
Patrizio Longo
Parola d'ordine è sperimentare. Afferma
che gli strumenti siano “fuori moda”.
Rumorismo la regola principale di Medulla
il nuovo lavoro per Björk. Mille
sfaccettature di un'artista decisamente
eclettica, come pochi. Sperimentazione,
elaborazione sonora, ricerca e tanta arte
questi i componenti che caratterizzano i
lavori di Björk. Un cd fatto di tracce a
cappella, brani che durano anche 30
secondi. La voce dell'islandese
caratterizza e taglia il silenzio di alcune
tracce. Grazie anche alla collaborazione
di Mike Patton che in Where is the Line?
Con una voce decisamente effettata dà
segno evidente della sua presenza. Fischi,
laser, loop patinati questi i suoni che
risaltano in Medulla e distinguono la
grande passione per la musica
dell'islandese Björk, tutto fuori dai comuni
schemi. Fonti non definite dichiaravano
che la rivista Rolling Stones volesse
comporre un album privo di
strumentazione fatto esclusivamente di
voci in evoluzioni.
Patrizio Longo
Retina.it
s/t
Mousike Lab - 2004
Senza Titolo il nome del nuovo lavoro per
l'etichetta napoletana Mousike Lab.
Abbiamo avuto l'occasione diverse volte
di ospitare in Extranet Marco Messina una
delle menti insieme a Lino Monaco e
Nicola Buono di questa Label.
A volte semplici incontri fra persone che
condividono uguali interessi fanno
nascere delle fruttifere collaborazioni,
come in questo caso. Un breve accenno
sulla nascita di questa giovane etichetta
che vanta interessanti progetti sonori.
Lino e Nicola si conoscono all'inizio degli
anni '90, quando entrambi condividono
alcune serate come dj fra club
napoletani. Si parla, come spesso avviene
fra dj di musica, di nuove uscite… Minus
Habens è il nome dell'etichetta che
stabilisce un punto di contatto.
Bisognerebbe fare un accenno a questa
realtà pugliese che nasce con l'idea di
distribuire promo indie su casetta e dopo
poco tempo inizia a stampare anche
dischi in vinile.
Nel '94 il duo decide di iniziare collaborare
ed incontra il dj Lino Cerrone. Insieme
creano i Qmen, la prima realtà elettronica
che sperimenta il suono nella scena
vesuviana.
Lino e Nicola ricercano suoni elettronici
attenti alle sonorità Techno reduci da tutto
quel mare di suoni derivanti dal fenomeno
New Wave degli anni '80.
Dalla ultime tracce di Qmen nasce
Retina.it che impressiona favorevolmente
un'importante label di Chicago Hefty la
quale decide di pubblicare il loro lavoro
d'esordio Volcano. Nelle otto tracce del
disco paesaggi spaziali, ritmiche,
sperimentazione. A Volcano seguono
diversi 12' inc. ed anche un EP.
In attesa del nuovo lavoro Retina.it
collaborano in diverse raccolte: Recycling
Buzz per l'etichetta francese Amanita
Records, Batofar Cherche l'Italie, Le due
raccolte di Hefty Immediate Action e
This allegato alla rivista Wire. Nel
www.patriziolongo.com Samule
2001 partecipano ad Output 01
documento sonoro in occasione del
festival napoletano Sintesi.
Retina.it nel 2002 collabora con la label
web TU m'p3 che invita i musicisti ad inviare
delle colonne sonore di immagini digitali
scaricabili gratuitamente.
Successivamente la label napoletana si
cimenta in diversi remix fra cui quelli dei 99
Posse. Partecipano alla realizzazione di
una colonna sonora per lo spettacolo
teatrale La Tempesta di Shakespeare
regia di Cauteruccio. Il duo insieme a
Marco Messina ha dato vita nel 2003 ad
una nuova label Mousike Lab.
Il nuovo album dei Retina.it è uscito il 7
giugno 2004 il disco raccoglie tracce
realizzate nel 2001 fra cui 12 set registrati il
12 settembre 2001 dove la radio è tenuta
accesa e funziona come un vero
strumento che si aggiunge alla struttura
sonora…..
Per il resto vi suggerisco di acquistare il
disco…. È un lavoro ben realizzato !!!!
Patrizio Longo
Novità Libri
Edoardo Sanguineti
Mikrokosmos
Poesie 1951-2004
Feltrinelli 344 p; 12 €
Un'antologia di poesie tratte dalle raccolte Segnalibro e Il gatto
lupesco, con una sezione inedita; e, in più, un questionario, una
bibliografia e una biografia.
Abraham B. Yehoshua
Il responsabile delle risorse umane
Passione in tre atti
Einaudi 260 p; € 17
Lo scrittore israeliano torna con un viaggio contro
il gelo che sembra sceso sul mondo, contro
l'egoismo e l'aridità, per recuperare la propria
umanità perduta. Partito da un fatto di cronaca
fin troppo realistico (un attentato terroristico nel
centro di Gerusalemme), il romanzo si trasforma a
poco a poco in un viaggio metafisico denso di
simboli.
Tullio De Mauro
La cultura degli italiani
Laterza - 283 p; € 10
Il linguista ed ex ministro della Pubblica Istruzione Tullio De Mauro
ripercorre mezzo secolo di vita del nostro paese per spiegare
l'assenza di adeguati livelli di istruzione e cultura, descrivendo le
trasformazioni della ricerca, dell'insegnamento, dell'informazione,
dell'idea stessa di cultura e di sapere.
Annamaria Testa
Le vie del senso. Come dire cose opposte con le stesse parole
Carocci - € 18
L'autrice, una delle più creative pubblicitarie italiane, spiega le
principali tecniche per costruire il 'senso' nella comunicazione.
Dagli interventi sulla struttura dei testi fino alla costruzione dei
format, il lettore può seguire le varie fasi che portano alla
realizzazione di un messaggio e trovare un codice che lo aiuti a
decifrare i segnali mediatici.
Tutto quello che sai è falso 2. Secondo manuale dei segreti e delle
bugie
Nuovi Mondi Edizioni - € 23
Una raccolta inedita che svela un mondo
nel quale le notizie fondamentali vengono
ignorate oppure clamorosamente
censurate. I più esplosivi saggi tratti da due
bestseller americani dell'informazione
indipendente ("Abuse Your illusions" e "You
Are Being Lied To", pubblicati da
Disinformation) e molte altre sorprendenti
inchieste. Evitando speculazioni e ipotesi,
"Tutto Quello che Sai è Falso 2" affronta
ogni tema con fatti e documenti,
smascherando le leggende e le bugie che
ci sono state imposte dai media, dai
governi, dalle multinazionali, dalla
religione, dall'establishment scientifico.
Tabula Rasa
Besa Editrice
È in libreria il terzo numero di Tabula Rasa, la rivista di letteratura
contemporanea di Besa Editrice, strumento di contatto e di
contatto con la scrittura di autori coinvolti e militanti, in cerca ma
anche affermati con opere innovative e di ricerca: Livio Romano,
Gianluca Gigliozzi, Maria Barone alcuni dei nomi della sezione
dedicata alla narrazione. Alla poesia è dedicato un ampio spazio
che approfondisce il rapporto tra scrittura poetica e teatro,
aprendo la sezione con un frammento di Franco Loi, tratto dal suo
Teater, e con una dedica all'opera di Mariangela Gualtieri e di
Cesare Ronconi, che con il loro teatro valdoca rappresentano uno
dei massimi punti di sintesi di un teatro di astrazione poetica.
Campo di visioni e di parole dirompenti. Massimiliano Martines,
Giuseppe Semeraro, Manuel Cassano e Alessandro Berti gli autori
ospitati. Completano il numero un'intervista a Mario Desiati, un
profilo del collettivo bolognese Wu Ming, una riflessione di Stefano
Donno sulla giovane letteratura salentina.
Il rock è l'aria che respiro
Intervista allo scrittore/musicista Gianluca
Morozzi
Dal 2001 la letteratura italiana ha acquisito
un nuovo, giovane e interessante autore.
Gianluca Morozzi è un trentenne bolognese.
Il suo rapporto con la casa editrice Fernandel
è stato molto proficuo. Dopo l'esordio con
“Despero” ha sfornato un libro all'anno.
“Luglio, agosto, settembre nero” nel 2002,
“Dieci cose che ho fatto ma che non posso
credere di aver fatto, però le ho fatte” nel
2003, “Accecati dalla luce” nel 2004. Da
poco è uscito “Blackout” per la Guanda.
Tu suoni in due gruppi, il tuo primo romanzo,
Despero, era la storia di uno scalcinato
gruppo rock emiliano, nelle tue interviste
dichiari di scegliere una colonna sonora per i
tuoi romanzi, che ti aiuta mentre scrivi. La musica quindi riveste
un'importanza piuttosto alta nel tuo lavoro e nella tua vita. Ti senti più
musicista o più scrittore?
Decisamente più scrittore, anche e soprattutto perché come
musicista sono veramente drammatico... per suonare in due gruppi ho
dovuto fondarli io...Mi viene meglio scrivere romanzi che suonare la
chitarra (ma avrei tanto voluto diventare una rockstar....)
Che cosa ti piace ascoltare di più quando scrivi?
Musica rigorosamente non italiana (i testi mi distrarrebbero), e in
generale musica che mi piace ma non mi fa impazzire (se metto su,
chessò, gli Who di Live at Leeds smetto di scrivere e comincio a
schitarrare per tutta la casa). Ho scritto Despero ascoltando il terzo
album degli Eels e i Belle & Sebastian, Blackout con il terzo dei Black
Heart Procession, Accecati dalla luce con dei bootleg di Springsteen
fruscianti e inascoltabili, il resto col silenzio.
E quando non scrivi?
Tanta roba. Springsteen, Dylan, Who, Rolling Stones, Neil Young, Lou
Reed, Pearl Jam, Gang, Afterhours, Mark Lanegan, Nick Cave, Rem,
Steve Earle, varie, eventuali...
Da Despero a Blackout sono passati un bel po' di anni e quattro libri.
Quanto è cambiato e cresciuto Morozzi nel corso di questi anni e di
queste esperienze?
Molto. Tre anni fa non sarei mai riuscito a scrivere Blackout (un libro
tecnicamente molto difficile da scrivere, specialmente nella parte
centrale), lo avrei probabilmente lasciato a metà. Ho imparato tante
cose, ho conosciuto tanta gente in giro per l'Italia da una
presentazione all'altra, ho fatto la vita del musicista impegnato nel
neverending tour che scrive canzoni sul pullman tra una data e l'altra...
Nel tuo ultimo libro i protagonisti sono tre, Tomas, un sedicenne che
medita di fuggire di casa; Claudia, una studentessa omosessuale;
Ferro, proprietario di una discoteca e implacabile serial killer. In quale
dei tre personaggi ti riconosci maggiormente? In nessuno dei tre in
particolare, in realtà. Claudia ha in comune con me la passione per i
fumetti, Tomas è un neofita springsteeniano, ma sono decisamente tra
parti della mia fantasia.
Che cosa sta succedendo in Emilia e a Bologna in questi ultimi anni?
Bologna ha avuto qualche anno di imbarbarimento agghiacciante,
ma confido che col nuovo sindaco si possa
tornare in carreggiata. Comunque, sotto la
piattezza culturale che sembrava la parola
d'ordine degli ultimi anni, ha continuato a
partorire scrittori, musicisti e artisti come
sempre ha fatto e sempre farà. E l'Emilia,
tanto per dire una frase fatta assolutamente
vera, è sempre una regione dove si vive
meravigliosamente.
Questo è il primo libro che non pubblichi con
Fernandel. La fine di un rapporto?
Figurarsi, Fernandel è sacra. La mia
intenzione è di scrivere per Guanda e per
Fernandel fin quando la mia vena non sarà
del tutto inaridita, cosa che capiterà intorno
al 2050, credo.
I cinquant'anni del rock per Gianluca
Morozzi. In una battuta che cos'è il rock per
te?
L'aria che respiro.
A cura di dario goffredo
Teoria e Tecnica dell'artista di
merda
a cura di Claudio Morici
Valter Casini Editore
Prendete dalle vostre librerie fetide tutte le
antologie sparatevi nelle vene in questo
2004, dagli Intemperanti di Meridiano Zero a
La qualità dell'aria di minimum fax,
passando per l'orrenda Viva l'Italia! di
Fandango, mettetele nel vostro camino per
dare fuoco al tutto, poi recatevi nella più
vicina libreria e chiedete al vostro
rivenditore di fiducia Teoria e Tecnica
dell'artista di merda, edito da Valter Casini,
e capirete che la letteratura ha (forse)
ancora senso. Partiamo dal curatore di
questa atipica antologia, Claudio Morici, il
quale nell'introduzione, dopo aver chiarito il
riferimento del titolo al testo di Philip K. Dick
Confessioni di un artista di merda, conclude
dicendo: “L'ultima volta che ho sentito al
telefono Micheal Jackson abbiamo parlato
proprio di questo. Gli ho raccontato di
Teoria e tecnica dell'artista di merda,
perché voleva saperne di più. Gli ho detto
che non sarebbe stata un'antologia di
giovani artisti brillanti, contemporanei,
pronti a far parlare di sé. Probabilmente
nessuno di noi pubblicherà tra cinque mesi
con Mondadori o registrerà con la Virgin. Tra
dieci anni non leggeranno i nostri nomi
dicendo “Erano già tutti lì”. Forse nemmeno
avremo un momento di notorietà, questo
libro non è Saranno Famosi, ci leggeranno
1.000/3.000 persone massimo: così vende la
media editoria. Questo libro si
autodistruggerà dopo che l'hai letto. Anche
io mi autodistruggerò. Spero ti distruggerai
un po' anche te, che farai cadere almeno
dei pezzetti”. Il testo è diviso in sei capitoli,
ciascuno dei quali ospita un numero
imprecisato di artisti di merda con loro testi
di merda, ma questo odore tanto
sgradevole di feci penso sia la chiave
migliore per leggere il nostro tempo, infatti
Teoria e tecnica dell'artista di merda è
un'antologia sui mali oscuri che affliggono
la nostra generazione nell'epoca
dell'italietta berlusconiana. Il primo capitolo
ha come titolo L'artista di merda fa il doppio
lavoro (il secondo in omaggio), e ospita
autori quali Marco Andreoli, Andrea
Carbone e Miriam Bendia, alle prese con la
lotta quotidiana della precarietà
lavorativa. Il secondo, dal titolo L'artista di
merda è in servizio 24 ore su 24, contiene un
testo di Gianluca Gigliozzi, Il giovane
disoccupato come avanguardia sociale.
Una sintesi teorica, scrittore che ha
trascorso gli anni più belli della sua
giovinezza nella stesura di Neuropa, un
romanzo folle, colto, geniale, tanto
apprezzato quanto impubblicato. Il
capitolo terzo, L'artista di merda ruba,
contiene, tra gli altri, un testo di un autore
Anonimo, su come rubare nelle grandi
librerie senza farsi fottere, il capitolo quarto,
L'artista di merda è di Moda, ospita Matteo
Galiazzo, autore pubblicato da Einaudi
dimenticato, Marco Mario De Notaris,
attore che sopravvive grazie ai suoi ruoli
nelle fiction televisive. Ci avviciniamo alla
fine e ci si avvicina anche ad alcuni testi
che rasentano la follia. Nel quinto capitolo,
L'artista di merda non è un genio
incompreso, c'è un testo di Gianfranco
Marziano, Le più grandi invenzioni del
millennio furono fatte da artisti di merda.
Un'affascinante ipotesi storiografica.
Il libro nel finale sembra virare verso il
demenziale, ma questo lo rende più
spassoso, mai noioso, scorrevole e nel
contempo riflessivo. L'ultimo capitolo, il
sesto, dal titolo L'artista di merda è
invincibile, si conclude con il testo di Pino
Boresta L'imponderabile e misterioso
scorrere della vita. Ovvero dove vanno gli
spermatozoi?. Provate anche voi a fare due
conticini: “Ho contato anche tutte le volte
che ho avuto dei rapporti sessuali,
considerando tra questi anche i rapporti
orali. Ad oggi 4 marzo 1999 sono 1058 gli
orgasmi ottenuti durante rapporti sessuali
con donne. Fino ad ora solo con donne. Ho
cronometrato che un orgasmo da rapporto
dura in media 20”, cinque secondi in più
dell'orgasmo autoprocurato. Ho calcolato
così in ore il totale del tempo goduto:
1058*20”=211160”=5h8'. Ho quindi
sommato le ore delle due categorie cioè:
orgasmi da masturbazione + orgasmi da
rapporto, ottenendo con buona
approssimazione il totale di tutti gli orgasmi
della mia gloriosa o misera (secondo i punti
di vista) esistenza: 15h25'+5h8'=20h33'. Ho
così scoperto che manca poco meno di tre
ore e mezzo per raggiungere la famigerata
24° ora che segnerà un giorno intero di
“orgasmato”. Cosa accadrà allora?”. Il
delirio della scrittura si è compiuto. Per chi
volesse avere maggiore notizie sul libro può
consultare il sito www.valtercasini.com.
Rossano Astremo
Lo strano incidente del cane
ucciso a mezzanotte
Mark Haddon
Einaudi 2003
Lo strano incidente del cane ucciso a
mezzanotte sembra sulle prime una storia
strampalata. Il protagonista e' un detective
speciale: Christophere Boone, un
quindicenne autistico, piccolo genio della
matematica che non si e' mai spinto da solo
oltre il negozio in fondo alla strada di casa e
non capisce la complessita' del mondo
esterno.
Tuttavia quando scopre che un cane e'
stato ammazzato nel giardino della vicina,
Christophere decide di affrontare le sue
paure e improvvisarsi detective per risolvere
il mistero, forte della lettura delle avventure
di Sherlock Holmes.
Quello che ne viene fuori e' molto di piu' di
una delle classiche crime-stories. Diventato
ormai un caso editoriale in Gran Bretagna, il
romanzo di Mark Haddon racconta in
maniera a tratti leggera, a tratti
drammatica le incredibili sorprese che
l'indagine riserva al giovane protagonista e
le sorprendenti risorse che Christophere
pesca dal suo repertorio di formule e giochi.
Come trovare la stazione senza esserci mai
stato, percorrendo una ad una, tutte le
strade attorno. Come rimanere tranquillo
per 5 ore in mezzo a tanta gente sonosciuta.
Ma attraverso lo sguardo del protagonista, il
romanzo descrive anche le difficolta'
dolorose e a volte insormontabili che i
genitori devono affrontare per ridurre il
mondo a misura del proprio bambino.
Mark Haddon, gia' autore di libri per ragazzi,
riesce bene nell'impresa dio raccontare il
mondo attraverso la mente distaccata di
un adolescente particolare e al contempo
disegna il protagonista con un tratto
insieme delicato e struggente, come tutta
la storia.
Fulvio Totaro
Novità Film
Novità DVD
di Michele Pierri
di Michele Pierri
Questi i film che allieteranno le nostre giornate in sala nel mese di ottobre:
Una canzone per Bobby Long di Shainee Gabel
Una giovane donna torna a New Orleans dopo
la morte della madre, per ritrovare una parte di
se. Ma uno straordinario incontro cambierà per
sempre la sua vita. www.bobbylong.it
Hellboy di Guillermo del Toro
Evocato dai nazisti direttamente dall'inferno,
come arma di distruzione, Hellboy viene
catturato dagli alleati e allevato dal Dr. Broom
che lo trasforma in un eroe contro le forze del
male. www.sonypictures.com/movies/hellboy
La profezia delle ranocchie di Jacques-Rémy
Girerd
Ai confini del mondo, lontano da tutto, una
famiglia tranquilla si è trasferita in un grazioso
casolare, in cima a una collina. In questo piccolo
nido vivono Ferdinand, marinaio in pensione, la
moglie Juliette, originaria d'Africa e Tom, il figlio
adottivo. I vicini, i Lamotte, che vivono ai piedi
della collina, stanno per partire per l'Africa per
prelevare una coppia di coccodrilli. La
spedizione alletta ben poco la signora Lamotte, coinvolta suo malgrado
in questo viaggio. Juliette e Ferdinand si sono gentilmente offerti per
occuparsi durante la loro assenza di Lili, la loro unica figlia. Ma la sera in cui
i Lamotte devono partire qualcosa li allarma: la previsione di un diluvio
lungo 40 giorni. Ha inizio così una fantastica avventura, dai mille sviluppi,
che esprime con rigore, humour e tenerezza tutta la commedia
umana.www.laprophetiedesgrenouilles.com;
www.laprofeziadelleranocchie.it
Se devo essere sincera di Davide Ferrario
Una professoressa di Liceo, in crisi col marito, si innamora del commissario
di poliza che indaga sull'omicidio di una sua collega. Co-sceneggiato e
interpretato da Luciana Littizzetto.
Tutto in quella notte di Franco Bestini
Marco, in procinto di partire con la moglie Lucia per una settimana di
vacanza a New York, accetta, riluttante, di lasciare le chiavi di casa a
Giorgio, suo caro amico, nonché marito di Daniela, sorella di Lucia.
Giorgio vuole passare una 'rovente' nottata con Gloria, un'amica
appena conosciuta. Marco si raccomanda con l'amico affinchè presti la
massima attenzione alla casa, lasciata in bell'ordine da Helena, la donna
delle pulizie. Helena racconta al fidanzato Enzo che Marco e Lucia sono
partiti e le hanno pagato il corrispettivo dell'intera settimana di lavoro
anche se lei non dovrà andarci. Ma Enzo è a caccia di una somma ben
più alta per appianare i suoi debiti con una specie di usuraio...
Volevo solo dormirle addosso di Eugenio Cappuccio
Marco Pressi è un giovane manager che lavora sodo. Fa il formatore nella
compagnia italiana di una multinazionale francese. Stimato e benvoluto
da tutti, un giorno si sente fare dai vertici della società una di quelle
proposte che non si possono
rifiutare, se si vuole fare carriera:
dovrà tagliare un terzo del
personale nel giro di alcune
settimane. Se centrerà il target,
verrà promosso con sostanziosi
aumenti, benefit e bonus
conseguenti; se fallirà, la sua
carriera sarà finita, e forse non
solo quella. Marco accetta,
attratto dalla sfida e spinto da un
senso di responsabilità, ma come
gli dice un dirigente al quale va a
chiedere i primi consigli, deve
mettere nel conto anche il fatto
che inevitabilmente
quell'incarico lo trasformerà "da
simpatico formatore in killer".
L’amore ritorna di Sergio Rubini
Luca a quarantanni è un attore e un regista affermato, che ha fatto del
suo lavoro e dei suoi colleghi tutto ciò che possiede nella vita. Colto da
un malore improvviso e ricoverato in una clinica lussuosissima, trasforma
la sua degenza in un osservatorio privilegiato dal quale può osservare e
analizzare tutte le persone che gli stanno intorno...
The missing di Ron Howard
A fine 800 tra le terre selvagge e
desolate del sud est americano, una
Maggie vive sola con le figlie, da
quando il padre (Tommy Lee John)
l'ha abbandonata per andare a
vivere con una tribù di apaches. Un
killer psicopatico con perverse
inclinazioni a brutali riti magici,
rapisce una delle bambine. Maggie
e il padre saranno costretti a
riconciliare il loro passato per
ritrovare la bambina scomparsa.
Tre metri sopra il cielo di Luca Lucini
Babi ha diciotto anni, è una
studentessa modello, una figlia
perfetta, ma soprattutto una ragazza
romantica che aspetta ancora il suo
principe azzurro. Step ha diciannove
anni e passa le sue giornate con un
gruppo di teppisti. Se ne è andato di
casa perché, a quanto pare, è un
tipo violento. Frequenta le corse di
moto clandestine e si diverte ad invadere le case dei suoi coetanei
ricchi, rubando e mettendo tutto a soqquadro...I due ragazzi, con i
loro mondi così lontani, s'incontrano per caso, litigano, si innamorano,
nell'arco di un anno che resterà indimenticabile non solo per loro, ma
per tutti quelli che li circondano.
Il barbiere di Rio di Giovanni Veronesi
Matteo è un barbiere di 40 anni che per non sborsare troppi soldi alla
moglie , vive con i 2 figli in un soppalco sopra il suo negozio. Non
contento di come vive, decide di andare a trovare la sorella in Brasile,
e lì incontra Giorgigna.
Agata e la tempesta di Silvio Soldini
Agata si sentiva al sicuro nella sua libreria e invece è come se
all'improvviso fosse finita dentro la trama di un bizzarro romanzo: un
amore inatteso, l'improvvisa scoperta che suo fratello non è più suo
fratello, e le lampadine che misteriosamente si fulminano al suo
passaggio.
Dopo Mezzanotte di Davide Ferrario
Martino (Giorgio Pasotti) è il custode notturno della Mole Antonelliana, si
è ricavato una specie di casa da un locale abbandonato dentro il corpo
dell'edificio e lì passa le sue giornate quando non lavora. Ma la Mole è
anche il Museo del Cinema e, da mezzanotte in poi, diventa il regno di
Martino, che ci vive come in un mondo a parte.Amanda e Angelo
provengono dalla parte opposta della città, dal quartiere periferico
della Falchera. Angelo è un ladro d'auto, tranquillo nella sua condizione
di piccolo delinquente e tombeur de femmes. Amanda, la sua fidanzata
ufficiale, è, al contrario, disperatamente alla ricerca di un modo per
cambiare la propria vita.Il destino vuole che un giorno Amanda sia
costretta a fuggire dalla polizia e debba chiedere aiuto a Martino.
Martino la nasconde nella Mole...
Non ti muovere di Sergio Castellitto
In seguito ad un incidente stradale,
la figlia di un neurochirurgo finisce
in coma, il fatto da l'occasione al
padre per confidare alla figlia la
sua vita passata e in particolare per
parlare di una relazione
extraconiugale avuta tanti anni
prima.
Il siero delle vanità di Alex Infascelli
Due ispettori di polizia indagano
sulla misteriosa scomparsa di alcuni
personaggi dello spettacolo. Ben
presto scoprono un collegamento
tra i personaggi scomparsi e le
show condotto dal guru televisivo
Sonia Norton.
Giuseppe Schito, il ragazzo di
Ebalus
di Antonella Lippo
Riflettori puntati sul regista salentino
Giuseppe Schito che recentemente ha
ricevuto due premi alla carriera, l'uno nel
corso della rassegna Salento International
Film Festival di Tricase, l'altro al Levante Film
Festival di Bari. I riconoscimenti appaiono più
che meritati nei confronti di un uomo, che ha
messo a disposizione della sua terra e delle
sue origini il proprio talento artistico e ora vive
in una casa di riposo per ristrettezze
economiche. Giuseppe Schito è nato a
Cursi, dove appena diciottenne fonda il
settimanale La Ribalta. Lo si ricorda per la
pellicola “Il ragazzo di Ebalus”, che è stato
presentato a Venezia nel 1984 e ha ricevuto
un premio, quale miglior film cooperativo.
Correvano gli anni di piombo: era inevitabile
per il cinema inquadrare il difficile momento
storico e indurre ad una riflessione. Schito l'ha
saputo fare narrando la storia di un giovane
terrorista, in fuga dalla polizia e dai suoi stessi
compagni. Una fuga reale e simbolica, alla
ricerca di vecchi e nuovi valori che il
protagonista trova nella terra pugliese, terra
di contadini decantata da Virgilio.
Come ricorda l'esperienza del film Il ragazzo
di Ebalus?
Era un momento artistico ricco di fermenti e
di personalità della caratura di Fellini,
Castellani ed altri che hanno segnato la
storia del cinema e con i quali sono entrato in
contatto coltivando impegno ed amicizia. Il
mio film portato a Venezia e diffuso anche
dalla Rai, era un invito a riscoprire le radici,
passando attraverso la formazione e l'amore
per i classici e la storia. Credo siano
necessarie preparazione e cultura per poter
trasmettere valori e il cinema può veicolare
anche tutto ciò. Il progetto cui sto lavorando
ora consiste proprio nella realizzazione di un
documentario, intitolato Pianeta Puglia. Mi
interessa riportare l'attenzione su uno degli
aspetti più importanti per la regione pugliese
che è dato dal settore dell'agroalimentare e
dal turismo che può derivarne…
Recentemente lei ha ricevuto anche un altro
riconoscimento, altrettanto importante e se
vogliamo simbolico, le è stato donato da un
privato un trullo in agro di Alberobello. Ed è
stato anche chiesto di poter accedere, per
lei, al fondo Bacchelli, riservato ad artisti cui si
riconosce l'alto valore, che vivono situazioni
economiche precarie.
Si è così. Sono grato innanzi tutto al signor
Dino Barnaba e spero trasferirmi a breve in
questo trullo che ricorda il genio e l'impegno
della cultura contadina. Sono anche io figlio
di contadini e ho un profondo rispetto per la
campagna e per i suoi valori.
La mala educacion
Pedro Almodovar
Hero
Zhang Yimou
Arriva finalmente anche nelle nostre sale
l'ultimo atteso lavoro di Pedro Almodovar,
film d'apertura della 57esima edizione del
Festival di Cannes. "Due ragazzi, Ignacio ed
Enrique, scoprono l'amore, il cinema e la
paura in una scuola religiosa all'inizio degli
anni '60. Padre Manolo, direttore dell'Istituto
e insegnante di Lettere, è testimone e attore
di queste prime scoperte. I tre personaggi si
rincontreranno altre due volte, alla fine
degli anni '70 e nel 1980. Questo secondo
incontro segnerà la vita e la morte di uno dei
due." Questa è la breve trama che lo stesso
regista ha fatto inserire nel materiale per la
stampa. Infatti è quanto basta per seguire il
film senza avere troppe rivelazioni di
un'opera nella quale è impossibile non
leggere note, seppur leggere, di
autobiografia. Perché al di là di tutto il
clamore suscitato da un battage
pubblicitario che ha definito il film
dissacrante e anticlericale, cosa
assolutamente priva di fondamento (o vera
in minima parte), c'è da dire che siamo
davanti ad un'opera completa e a tratti
geniale, un noir "maledetto" e ben
orchestrato tanto da segnare
profondamente l'anima dello spettatore,
costretto a intraprendere una personale
analisi, avventurandosi nei meandri del
proprio subconscio. La cattiva educazione
di cui parla fin dal titolo il film di Almodovar
non è quella subdola e totalizzante che i
preti pedofili impartiscono ai loro allievi, ma
quella di Hollywood. Alla fine della
narrazione, senza svelare troppo, sarà
chiaro che l'anima nera della storia, il
"cattivo" è qualcosa o qualcuno che con la
"mala educacion" non c'entra nulla. Il cast,
poi, è ricco di attori validi tra i quali spicca
senza dubbio l'astro nascente Gael Garcia
Bernal ("Amores perros", "I diari della
motocicletta"), assolutamente a suo agio
nei panni di un "homme fatale" che rende a
meraviglia l'archetipo delle dark ladies dei
noir degli anni '40. Da segnalare lo
straordinario esempio di metacinema
presente nel film: così come in "Parla con
lei", anche ne "La mala educacion" c'è un
film nel film, ma stavolta dura
complessivamente quasi mezz'ora, il che lo
rende un esperimento apprezzabile e senza
dubbio molto più audace del primo. In più
gli episodi e i personaggi si frammentano, si
moltiplicano e si riflettono l'uno nell'altro a
formare un disegno ben delineato che si
svolge in tre contesti temporali diversi ed in
bilico tra la finzione cinematografica e la
realtà deformata da punti di vista narrativi
diversi. Il regista spagnolo è probabilmente
uno dei più abili sceneggiatori che il cinema
abbia avuto negli ultimi anni e da questo
presupposto nasce la forza evocativa di un
film cupo, malvagio, portatore degli istinti
più bassi dell' uomo che si attacca alla
coscienza come l'innocenza perduta.
Michele Pierri
In epoche lontane, la Cina era divisa in sette
regni, ognuno dei quali combatteva per la
supremazia, costringendo la popolazione a
sopportare morte e sofferenze. Il regno di Qin
era il più agguerrito. Il suo re, ossessionato
dall'idea di diventare il primo imperatore
cinese, era continuamente oggetto di
attentati ed arrivò a promettere una forte
somma di denaro a chi fosse riuscito a
portargli, vivi o morti, tre dei sicari più
pericolosi. Un giorno giunse a palazzo un
enigmatico "sceriffo", che portando con se le
armi dei tre sicari cominciò a raccontare la
sua storia...Questa la trama del più costoso
lungometraggio della storia cinese, uscito all'
estero da ben due anni e presentato nel
trailer da Quentin Tarantino. Il lavoro di Zhang
Yimou, autore di film di rara bellezza, è un
saggio sull'arte intesa in senso esteso come
espressione di libertà, una teoria valorizzata
attraverso immagini che sembrano "dipinti in
movimento". Hero non è la storia di un eroe,
ma tenta di raccontare cosa significa essere
un eroe in un periodo in cui l'onore e il rispetto,
temi cari al cinema orientale, si sono persi. Il
regista di “Lanterne rosse” si avvale di un cast
di stelle (Jet Li, Maggie Cheung,...) e di un
budget molto elevato per un progetto che
appare subito per quello che è: un vero e
proprio kolossal. Il film si inserisce in un recente
(e abbastanza modaiolo) filone di "recupero"
del genere wuxiapian (o film di cavalieri
erranti) da parte del cinema dagli occhi a
mandorla, seguendo il fortunato esempio de
"La tigre e il dragone" di Ang Lee. Nonostante
ciò il tono usato per narrare la meravigliosa
storia dell' uomo che unificò la Cina è epico,
sognante ed appassiona sin dall' inizio. Un
motivo in più per ammirare un' opera che alla
sua bellezza visiva affianca, e se vogliamo
riassume, le tradizioni e la cultura di un intero
popolo.
Michele Pierri
Scrivere con la luce
Incontro con Vittorio Storaro
Sono nella mia auto con Vittorio Storaro per andare a Tricase
dove in serata riceverà il premio alla carriera del Salento film
festival 2004. Attraversiamo distese di ulivi secolari e muretti a
secco che scorrono sotto un cielo azzurro intenso di una giornata
cristallina di settembre. Vittorio guarda fuori dal finestrino
ammirando la qualità di questa luce salentina che definisce
'intensa'. Io scherzo dicendogli che sotto questo cielo la vita
scorre a un ritmo lento … perciò questa terra si chiama Sa-lento!
Sorride. Mi dice che è molto interessato al Salento… lo
affascinano i colori e la luce e questo modo di lasciarsi vivere che,
se a me sembra lento
lui lo percepisce come
frutto di antiche
sapienze …di vita!
Finora il Maestro era
stato solo nel mio
i m m a g i n a r i o
cinematografico dei
suoi film (Ultimo tango a
P a r i g i , R e d s ,
Apocalypse now,
L'ultimo imperatore, Il
tè nel deserto, Tango,
Goya solo per citare
alcuni dei capolavori
che ha 'illuminato' e
che hanno segnato la
storia del cinema negli ultimi anni). L'interesse per il personaggio
cresceva dal momento in cui avevo letto i suoi libri: La luce, I
colori, Gli elementi (tre volumi della collana Scrivere con la luce)
che hanno fatto di Storaro un cinematographer (così ama
definirsi) capace di riflettere e comunicare il senso profondo del
suo lavoro. Durante il suo breve soggiorno abiamo parlato di
alcune tematiche connesse al fare cinema oggi:
Insegnare cinema.
Storaro insegna all'Accademia dell'immagine di L'Aquila di cui è
un co-fondatore. Io al DAMS dell'Università di Lecce. Siamo tutti e
due d'accordo che la formazione nel campo cinematografico
(ma nella didattica scolastica in generale) è insufficiente: manca
una visione più ampia che comprenda l'essenza dei significati, il
valore della parte più creativa perché non si forniscono gli
strumenti culturali adatti né i riferimenti per poterlo fare. Sin
dall'inizio della mia carriera mi confessa- ho sentito questa
mancanza e ho cercato di colmarla tramite una ricerca
lunghissima, da autodidatta. Fare la fotografia, cioè illuminare
una scena di un film non può essere, per Vittorio, un fatto fisico,
esecutivo, ma deve costituire un momento comunicativo: cosa
mostrare e cosa non mostrare, come mostrarlo e con quale
qualità di luce. Una ricerca sulla luce e il colore che Storaro ha
compiuto non in modo scolastico e astratto, ma come
conseguenza di una riflessione sul suo lavoro. Mi racconta di
Apocalypse now, quando Francis Ford Coppola non riusciva a
trovare la soluzione per 'mostrare' Marlon Brando con quello
spessore psicologico che il personaggio richiedeva e la sua
intuizione fatta di luci e di ombre, di contrasti e opalescenze con
le quali il grande attore poteva 'giocare' nella recitazione per
mostrare e nascondere alcune parti di se rendendo enigmatica e
misteriosamente potente la sua 'apparizione'. Mostrare e
nascondere è uno dei giochi di luce seduttivi più usati nella
cinematografia di Storaro. Quello che manca nella didattica e,
ripeto, non solo quella cinematografica, è la capacità di dare
profondità e consapevolezza al proprio agire attraverso una
ricerca a 360 gradi per gestire il sapere in maniera
interdisciplinare. La fisica, l'ottica, la psicologia della percezione,
la storia dell'arte, la letteratura, la filosofia, non sono materie
separate ma costituiscono la risorsa unica dalla quale attingere
per un'agire consapevole. In questo senso la ricerca di Storaro
assume un carattere tridimensionale: una sorta di viaggio
iniziatico di conoscenza di se e del mondo attraverso il proprio
lavoro. Penso ai miei studenti e alle mie lezioni, alla mia ricerca per
trovare delle soluzioni che attirino il loro interesse e che
sblocchino la loro tendenza ad essere eterni spettatori e divenire
attori pensanti, acquisire abilità assiema a consapevolezza.
Il cinematographer
Vittorio Storaro negli anni '80 (in questi anni vinse tre Oscar:
Apocalypse now 1979; Reds, 1981; L'ultimo imperatore, 1987)
condusse una battaglia per il riconoscimento del ruolo di coautore al direttore della fotografia. Ma lui è stato sempre
contrario a questa denominazione. Mi spiega che nel cinema c'è
un solo direttore ed è il regista, le altre figure professionali
collaborano alla creazione dell'opera con pari dignità secondo i
loro ruoli: è un lavoro di equipe. Non gli piace parlare di direzione
della luce ma di scrivere con la luce. Pertanto questa
denominazione gli risulta impropria. E ancora aggiunge: “Sono
andato all'origine della parola: foto-grafia, letteralmente
significa scrittura con la luce e chi lo fa è chiamato fotografo. Chi
scrive con la luce immagini in movimento, cioè attraverso il
cinema, dovrebbe essere chiamato cinematografo, ma questa
parola è stata erroneamente tradotta dal francese scambiando
il luogo dove si proietta il film con il soggetto che lo ha realizzato.
La definizione che più si avvicina alla mia professione allora è
quella americana di cinematographer che è colui che scrive con
la luce la storia di un film come il compositore scrive con le note
musicali, lo sceneggiatore e lo scrittore scrive con le parole…” Si
tratta quindi della messa a punto di un vero e proprio linguaggio
della luce con il quale le immagini non sono soltanto illuminate,
ma prendono forma secondo un'arte vera e propria che è quella
del cinematographer. Storaro mi parla della sua ricerca per
definire quest'arte e poterla trasmettere ai giovani, il suo rapporto
con i grandi registi con i quali ha collaborato, le soluzioni tecnicopittoriche che escogitava per inseguire e realizzare il suo
immaginario figurativo, le sue visioni.
Hai mai pensato di fare un film da regista? Gli chiedo a
bruciapelo.
La risposta arriva secca: “No! Ad ognuno il suo lavoro. Fare bene il
proprio lavoro con la libertà di ricercare ed esprimersi è una
grande soddisfazione. Oggi tutti vogliono fare i registi. Gli allievi
che si iscrivono alla Scuola Nazionale di Cinema lo fanno per
realizzare il loro film non per imparare un'arte.
Se pensiamo alla grande diffusione dei festival per i video
amatoriali, ci rendiamo conto del linguaggio povero ed
emulativo di cui sono portatori. Il raccontare per immagini è
divenuto, in poco più di un secolo, la settima arte ed ha in se un
carattere che lo contraddistingua da tutte le altre o forse è la
summa di tutte le altre. Il cinema è un lavoro di equipe, frutto di più
competenze. La scuola non ha mai insegnato a lavorare 'in rete'
c'è un grave ritardo che bisogna colmare perché c'è bisogno di
grandi competenze nei ruoli della troupe cinematografica ma
anche di una grande consapevolezza del proprio operato.
Giuliano Capani
docente di Storia e critica del cinema
presso il DAMS-Salento
Università di Lecce
appuntamenti
Ottobre porta con se l'ora solare, le castagne, le patate zuccherine, il
vino novello, il ritorno del freddo, la ripresa a pieno ritmo di tutta la
programmazione televisiva, i filmoni in prima visione, le elezioni
suppletive, anche da queste parti si vota tra il presidente uscente della
provincia Lorenzo Ria e il presidente del Gallipoli Calcio Eugenio Barba,
ma soprattutto le nuove stagioni di teatro e cineforum, di musica
classica e musica rock. Insomma dopo il silenzio di settembre
riprendiamo alla grande con la programmazione. Un Ottobre che
propone cose interessanti a Lecce e l'avvio di Time Zones a Bari, che nel
giro di poche settimane porterà Patti Smith, King of Convenience,
Vinicio Capossela e molti altri. Koreja intanto riparte per le Strade
Maestre con un cartellone molto ricco che ci accompagnerà sino al 4
giugno (con una festa per i venti anni della compagnia). Consigliamo a
tutti i nostri lettori di leggere il nostro sito (tra poco rinnovato) per seguire
gli appuntamenti di Astragali teatro, Fondo Verri e di tutte le altre realtà
salentine.
Il 16 Ottobre parte anche Mente Locale della Saletta della Cultura di
Novoli con La piccola compagnia instabile e Filippo Gatti (30 Ottobre) e
prosegue con interessanti concerti della vecchia e nuova musica
d'autore: Claudio Lolli accompagnato da Paolo Capodacqua, i fratelli
Marino e Sandro Severini (The Gang), Alessio Lega moderno cantastorie
anarchico e sentimentale che ha conquistato la Targa Tenco come
miglior esordiente con l'album “Resistenza e amore”, registrato con i
Mariposa, il cantautore milanese Stefano Tessadri. In chiusura passiamo
agli eventi CoolClub. Prosegue il sodalizio con l'Istanbul Cafè tra dance
hall e concerti. Dal 28 al 30 Ottobre inoltre a Galatina andrà in scena
una tre giorni dedicata ai giovani (vedi schede e interviste). CoolClub
inoltre amplia i suoi orizzonti e sbarca in radio. Dal lunedì al giovedì dalle
21 alle 24 saremo ospiti della trasmissione radiofonica della nostra amica
Sandra su RadioMambassa. Parleremo di musica, libri, televisione,
cinema e inezie varie. Ascoltateci!!!!
16 Ottobre
Saletta della Cultura - Novoli
La Piccola Compagnia Instabile
La Saletta della cultura Gregorio Vetrugno di Novoli riapre la sua
programmazione musicale e culturale. La rassegna Mente Locale parte
con il rock d'autore della Piccola compagnia Instabile. L'ingresso al
concerto è gratuito e sarà seguito da un buffet di prodotti tipici. Inizio ore
21.30.
16 Ottobre
Istanbul Cafè - Squinzano
Dj War
Sabato al ritmo di reggae all'Istanbul Cafè con Dj War. Con più di 20 anni
di attività alle spalle dj War è da considerare tra i padri fondatori
dell'attuale scena musicale e della cultura del Sound System in Italia.
16 Ottobre
Festa dell'unità - Merine
Cucuwawa
I Cucuwawa sono una giovanissima promessa della Pathancka
salentina, una miscela di rock, reggae, ska e musica d'autore. Il loro
primo singolo “Sunshine” precede l'uscita del cd che si intitolerà
“Greatest hits”. Una band agli inizi che sta facendo parlare di se e che
conta già al suo attivo tantissimi concerti in Puglia e in Italia e un grande
seguito di pubblico. Inizio ore 21,30. ingresso gratuito.
18-19 Ottobre
Teatro Politeama Greco - Lecce
Le Circque Invisible
Sarà il “Circo Invisibile” di Victoria Chaplin (figlia di Charlie Chaplin) e
Jean-Baptiste Thierrèe ad inaugurare lunedì 18 e martedì 19 Ottobre alle
ore 21 presso il Politeama Greco di Lecce Strade Maestre del Teatro
Koreja. Ingresso 10 euro. Info Tel 0832/242000- 240752 /
www.teatrokoreja.com
21 Ottobre
Istanbul Cafè
Amy Denio
Amy Denio è una cantante e poli-strumentista
(accordion, sassofono, clarinetto, basso e
chitarra), ha pubblicato diversi album sia come
solista sia come membro di svariati progetti.
Inizio ore 22,00 - Info 0832303707
23 Ottobre
Istanbul Café
Ska in town
Il sabato dell'Istanbul Cafè ospita Ska in town, la festa ska più seguita nel
Salento. Ska in town è un raggio di sole, Ska in town è il tuo angolo di
estate, è la festa che raccoglie i migliori dj del Salento. In consolle Sonic
the tonic e Dj Ska Pepe.
24 Ottobre
Palatour - Bitritto
Time Zones - Patty Smith
Poche parole per un evento da non perdere. Il
24 Ottobre al Palatour di Bitritto c'è Patti Smith.
La poetessa del rock, la sacerdotessa della new
wave, tanti gli epiteti assegnati a un'artista che
ha segnato e continua a fare la storia del rock.
Ha percorso le strade della musica, dell'arte e
della poesia lasciando segni indelebili nella
memoria dei più grazie anche al grande
successo “Because the night”, il manifesto della
sua musica. Inizio ore 21.00. Ingresso 22 euro.
Info 080 5581587 [email protected]
28 Ottobre
Palazzo della Cultura - Galatina
Giovani autori e giovani editori
Il primo compleanno del Progetto Giovani di Galatina sarà festeggiato
con una tre giorni di di musica, letteratura, arte, sport, fotografia e
cinema nel Palazzo della Cultura di Piazza Alighieri a Galatina.
L'assessorato alle Politiche giovanili guidato da Antonio Pepe, con la
collaborazione di CoolClub, organizza una manifestazione
multiculturale che parte giovedì 28 Ottobre con una giornata dedicata
alla letteratura e al cinema. All'incontro (ore 20.00) sul tema “Giovani
autori e giovani editori” parteciperanno gli scrittori Gianluca Morozzi
(“Despero”, “Luglio, agosto, settembre nero”, “Dieci cose che ho fatto
ma che non posso credere di aver fatto, però le ho fatte” e “Black Out”)
e il salentino Livio Romano, (“Mistandivò”, “Disertori”, “Porto di mare”),
Giancarlo Greco, redattore della Manni Editori di Lecce, e giovani
autori salentini selezionati dal Fondo Verri di Mauro Marino. A seguire
sarà proiettata una selezione di cortometraggi. Venerdì spazio allo sport
con Antonio Matarrese, Pantaleo Corvino e Gino Dimitri che
discuteranno della situazione del calcio e in particolare del settore
giovanile.
29 Ottobre
Istanbul cafè
Almandino quite deluxe
Nuovo venerdì live all'Istanbul Cafè si Squinzano. Sul palco Almandino
Quite De Luxe, un trio bolognese per due terzi al femminile (due chitarre
e batteria), caratterizzato da scariche di garage/noise.
30 Ottobre
Palazzo della Cultura - Galatina
I 50 anni del rock. Il caso Jeff
Bucley
Ultima giornata di festa del Centro
giovani di Galatina riservata alla musica
con un seminario e un concerto sui 50
anni del rock con uno spazio riservato al
tributo al cantautore Jeff Buckley,
scomparso giovanissimo nel 1997 dopo
aver inciso (nel 1994) quello che è
considerato uno dei migliori album degli
ultimi anni Grace. All'incontro (ore 19.30)
parteciperanno Giancarlo Susanna,
collaboratore delle maggiori testate
musicali e voce storica di Radio Rai,
Alberto Campo, autore del libro “Get
back” pubblicato da Laterza. La tavola
rotonda sarà moderata dalla giornalista
salentina Luisa Cotardo. La serata sarà
chiusa da un concerto che ripercorrerà la storia del rock dalle origini ai
giorni nostri con una sezione dedicata a Buckley. Parteciperanno il
cantautore romano Elvis Carpinelli e numerosi musicisti locali (Marco
Ancona dei Bludinvidia, Creme, Tobia Lamare degli PsychoSun). La
serata sarà impreziosita da video inediti. Nel corso delle giornate
nell'atrio del Palazzo si terrà un mercatino permanente di libri, cd e stand
informativi. La manifestazione è organizzata in collaborazione con la
Cooperativa CoolClub. Info: www.progettogiovanigalatina.it;
0836564097.
appuntamenti
30 Ottobre
Istanbul Cafè - Squinzano
Banglatown
5 Novembre
Istanbul Cafè - Squinzano
Yo-Yo Mundi e “54” di Wu Ming
Serata all'insegna del divertimento. Come ogni sabato all'Istanbul si
balla. Questa settimana in consolle da Brindisi DJ Mariachi selezionerà
Indie, electropop, alternative. Una serata tutta da ballare.
Wu-Ming è un collettivo di scrittori che costituisce uno degli episodi più
singolari dell'ultima letteratura italiana. Apparsi un po' di tempo fa col
nome di Luther Blisset (uno dei tanti
affari del calcio italiano) prima sulla
rete poi in libreria, questi autori, dediti
alla scrittura collettiva, hanno
raggiunto un grosso successo presso
un pubblico molto giovane. “54” è una
storia che inizia nella primavera del
1954, un romanzo sulla dignità e sul
parlare coi morti tra guerra fredda,
show biz, economia politica
dell'eroina, incontri con Cary Grant ed
il nipote di Lucky Luciano. L'operazione
realizzata dagli Yo-Yo Mundi (uno dei
migliori gruppi rock italiani, già in
passato a contatto col cinema con la
splendida sonorizzazione di “Sciopero”) fatta di musica intrecciata alla
lettura di parti importanti del romanzo, oltre a sottolineare un'atmosfera,
si spinge fino a visualizzare le “immagini” più importanti dello scritto.
Ingresso 5 euro. Info 0832303707. Il 4 Novembre lo spettacolo andrà in
scena a Bari all'interno di Time Zones (www.timezones.it).
30 Ottobre
Saletta della cultura - Novoli
Filippo Gatti
Sabato 30 Ottobre per la rassegna Mente
Locale della Saletta della Cultura di Novoli
appuntamento con Filippo Gatti che
presenterà accompagnato da Cristiano De
Fabritiis i brani del suo primo album solista
“Tutto sta per cambiare”. Dopo la sua
esperienza alla guida degli Elettrojoyce Gatti
ha esordito con questo disco solista molto
apprezzato dalla critica che denota una
prova di grande maturità artistica, con testi interessanti e musiche
originali. Ingresso 10 euro e comprende un buffet di prodotti tipici. Inizio
ore 21.30. La Saletta è in via Matilde 7. Info 347 0414709
[email protected]
31 Ottobre
Istanbul Cafè - Squinzano
Halloween - Tobia Lamare
Il giorno delle streghe, dei dolcetti e degli scherzetti viene festeggiato
all'Istanbul Cafè di Squinzano. Halloween al ritmo di Tobia Lamare.
Gigante nella sua consolle, il giocoliere del vinile, il domatore di ribelli, un
ragazzo di strada dagli occhi come fari abbaglianti. Un uomo che ha
fatto della sua vita una missione: salvare i 45 giri in via d'estinzione e
proteggere la nuove generazioni dall'inesorabile avanzare della musica
da discoteca.
Sino al 31 Ottobre
Concorso
Click - Note fotografiche
Cogliere l'attimo fuggente, imprimere in uno scatto quell'istante unico
ed irripetibile in grado di comunicare al pubblico emozioni pure ed
intense. È questo lo spirito di “Click Note Fotografiche - appunti visivi dal
mondo musicale”, il concorso organizzato dallo studio Alikè di Milano in
collaborazione con il Meeting Etichette Indipendenti e Rockol e
sostenuto da All Music Magazine, K-Code Magazine e Midfinger. Il
materiale dovrà essere spedito entro il 31 Ottobre in busta chiusa presso
Alikè Studio - via Heine 3 - 20141 Milano. Info www.alike.it/click/
6 Novembre
Pala Martino (Ex Gil) - Bari
Time Zones - Kings of convenience
Un approccio raffinato e fuori da una precisa collocazione di genere ha
segnalato questo duo norvegese come una delle autentiche novità di
un mercato povero di idee. Tra rock, pop e qualcos'altro che sa di nord
ma che resta misteriosamente inclassificabile, “i re della convenienza”
hanno scalato le classifiche con due dischi preziosi, “Quiet Is The New
Loud” e “Riot On An Empty Street”. Inizio ore 21.00. Ingresso 20 euro. Info
080 5581587 [email protected]
6 Novembre
Saletta della Cultura Novoli
Claudio Lolli
Torna un gradito ospite della Saletta della Cultura di Novoli: Claudio Lolli
accompagnato da Paolo Capodacqua. Claudio Lolli, uno dei più
grandi cantautori italiani. Schivo, problematico, innamorato delle
atmosfere desolanti tristi e malinconiche, è abile nel mettere in musica le
delusioni e il pessimismo di un'epoca. Ingresso 10 euro e comprende un
buffet di prodotti tipici. Inizio ore 21.30. La Saletta è in via Matilde 7. Info
347 0414709 [email protected]
Continua dalla copertina
CoolClub.it
Anno 1 Numero 8
Ottobre 2004
Iscritto al registro della stampa del
tribunale di Lecce il 15.01.2004 al
n.844
Direttore responsabile
Dario Quarta
Collettivo redazionale
Osvaldo Piliego, Dario Goffredo,
Pierpaolo Lala
Collaboratori:
Giancarlo Susanna, Valentina
Cataldo, Gianpiero Chionna,
Cesare Liaci, Sergio Chiari, Maurizia
Calò, Marcello Zappatore, Davide
Castrignanò, Amedeo Savino,
Patrizio Longo, Augusto Maiorano,
Antonio Iovane, Rossano Astremo,
Rita Miglietta, Daniele Lala, Elisa De
Portu, Daniele Rollo, Marco Daretti,
Marco Leone, Fulvio Totaro,
Stefano Toma, Federico Vaglio,
Michele Pierri, Lorenzo Coppola,
Paola Volante, Nicola Pace,
Giacomo Rosato, Nino D’Attis,
Luca Greco, Luisa Cotardo,
Rakelman, Antonella Lippo
Per le foto si ringrazia
Alice Pedroletti
www.alike.it
Progetto grafico
fuoridaltunnel
Impaginazione
Monsieur le President
Lupo Editore
Redazione
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Telefono: 0832303707
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Sito: www.coolclub.it
Stampa
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Dei novanta potremmo dire tanto ma abbiamo deciso, in questo numero di Coolclub.it, di
ricordare un solo disco. Era il 94 e usciva quasi nell'ombra, uno sleeper si dice in termini
tecnici, Grace di Jeff Buckley. Solo il tempo, sicuramente complice la scomparsa
prematura di Jeff, hanno messo questo capolavoro sotto la giusta luce. Perché di luce si
parla quando si parla di Grace, di un grande raggio di sole che ha illuminato la musica di
quegli anni di misticismo e angelica purezza. Raramente una voce nella storia del rock ha
fatto tanto, poche volte tanta grazia si è riversata in un disco praticamente perfetto. Molto
sacrificio e anni aveva richiesto al tempo Grace per uscire e tanti ancora ne ha aspettato,
dieci appunto, per vendere più di due milioni di copie. Un disco che più che rappresentare
gli anni 90 è testimone di un momento magico, del passaggio di questa cometa che per un
attimo ha illuminato il mondo della musica ma di cui per molto ancora vedremo brillare la
coda.
Coolclub festeggia questo mese un doppio compleanno: i cinquant'anni del rock e i dieci
anni di Grace e lo fa con le parole e la musica naturalmente, il 30 ottobre a Galatina. Presto,
poi, coolclub.it uscirà con un numero monotematico sulla storia del rock. Intanto vi
lasciamo agli articoli di Giancarlo Susanna e Luisa Cotardo su Jeff Buckley, alle nostre
recensioni, le interviste, le segnalazioni. Questo mese manca una firma, quella importante,
la prima penna come ci piace dire a noi del collettivo redazionale. Questo mese manca la
quarta di Dario e siamo felici. Da qualche giorno Dario e Paola sono sposati e mentre noi
scriviamo loro sono in viaggio di nozze. Assenza più che giustificata quindi e motivo in più
per noi del collettivo per festeggiare questo mese pieno di date importanti pensando che
la sua “non-quarta” di copertina racconta, in fondo, la storia più bella di Coolclub.it.
Osvaldo
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