Genere e socializzazione scolastica. Una ricerca sulla rappresentazione dei modelli sessuali nei libri di testo per la scuola elementare. SINTESI Questa tesi di ricerca si inscrive all’interno degli studi che sviluppano la ricerca attenta allo studio dei generi e dei loro rapporti. Si tratta di un' ampia analisi teorica sulle tematiche relative alla socializzazione di genere, le identità di genere, i condizionamenti educativi familiari, le ricerche sugli stereotipi e i pregiudizi di genere, con uno sguardo specifico all' ambito scolastico. Analisi, che conduce ad una ricerca approfondita sulle diseguaglianze di genere nei libri di testo. Il punto di partenza è costituito dalla discussione delle teorie di genere che sono state sviluppate dal versante sociologico e dalle teorie femministe, centrando l’interesse sulla dimensione del costruzionismo sociale che ha sviluppato i concetti di sesso e di genere. Il concetto di genere, è il frutto della rielaborazione nel tempo della riflessione femminista che ha introdotto il concetto di gender distinguendolo da quello di sesso, per mettere in rilievo l’artificiosità della corrispondenza tra fatto di natura e le sue derivazioni sociali, insieme alla rigida demarcazione tra maschile e femminile. Agli effetti pratici, la loro interdipendenza porta al concetto di sistema sesso/genere (Gayle Rubin, 1975). Joan Scott, secondo una concezione ampia del genere come costruzione sociale definisce il genere “l’organizzazione sociale della differenza sessuale”. Attraverso la lente del costruttivismo sociale di Berger e Luckmann (ciò che sembra oggettivo è l’istituzionalizzazione del soggettivo; un rapporto sociale si fa cosa, reificazione), l’etnometodologia di Garfinkel, (“Agnese”, la ricostruzione dell’appartenenza al genere sessuale: una persona normalmente sessuata è un evento culturale), ed il rifiuto del biologismo fondamentalista (sociobiologia o essenzialismo), si è aderito ad un’ ipotesi ambientale-culturale, in cui però trova spazio una visione postmoderna (non dicotomica o rigida) e locale (variabile etnica) della differenza sessuale. Secondo queste coordinate teoriche, la prima parte di questo lavoro ha focalizzato i meccanismi di formazione delle identità maschili e femminili e le aspettative sociali ad esse connesse, analizzando criticamente il processo di socializzazione e le sue ripercussioni sui ruoli e le diseguaglianze di genere. Le ricerche sugli stereotipi e i pregiudizi di genere mostrano come le aspettative degli adulti e l’atmosfera sociale (videosocializzazione al genere) influenzino fin da piccoli i bambini, ad esempio nella scelta dei giochi o nei comportamenti (metafora informatica del software di genere). L’analisi prosegue interrogandosi sul ruolo della scuola nella riproduzione delle relazioni di genere, centrando l’indagine sulle forme di diseguaglianze di genere presenti ancora oggi nel contesto scolastico. Dal punto di vista teorico, il contributo critico dell’analisi del femminismo italiano sul principio di parità, sullo statuto dei saperi e sulle strategie e gli interventi individuati per affrontare il cambiamento nelle disuguaglianze di genere nella scuola, è la chiave di volta per un’epistemologia, una didattica dei saperi e delle relazioni educative basate sull’attenzione, il riconoscimento ed il rispetto delle differenze di genere. Il pensiero della differenza (Luce Irigaray), problematizzando il carattere androcentrico della trasmissione dei saperi ha permesso l’elaborazione della prospettiva di genere nell’insegnamento delle varie discipline (pedagogia e didattica della differenza sessuale, ovvero il riappropriarsi di epistemologie nel segno della differenza sessuale e la capacità di far riflettere sui rapporti di genere e sui criteri di oggettività nei saperi trasmessi). Da un punto di vista empirico molte pratiche scolastiche dimostrano che ancora oggi esistono forme distinte attraverso cui la differenza sessuale è ritenuta una ragione sufficiente per istituire divaricazioni: nella propria organizzazione del sistema educativo (bagni distinti per bambini e 1 bambini fin dalla scuola dell' infanzia) e nelle prassi scolastiche (durante le giornate sportive vengono spesso organizzati eventi distinti per bambine e bambini anche se nella fanciullezza i soggetti dei due sessi non si distinguono granché per forza o stazza fisica). Dal punto di vista delle interazioni e della comunicazione tra insegnanti ed alunne-i, un vasto numero di ricerche (condotte nei Paesi anglosassoni), mostra come le cose non siano cambiate nella gerarchizzazione dei generi: i maschi ricevono dai loro insegnanti più attenzione, incoraggiamento, possibilità di colloquio, risposte più efficaci e puntuali, fiducia, indicazione per fare da sé. La ricerca sui materiali didattici ed i libri di testo si colloca all’interno di quelle ricerche che si occupano dei curricula educativi manifesti, ovvero l' analisi critica degli obiettivi educativi e dei contenuti dei libri di testo da una parte e, dall' altra l' attenzione sulle caratteristiche di genere nella scelta delle carriere formative ed occupazionali. I due aspetti sono infatti collegati dal fatto che materiali ed obiettivi didattici costituiscono una forma di orientamento. Gli effetti che gli stereotipi sessisti nella scuola introiettano in bambine e bambini sono molto gravi, poiché essi/e costruiscono la loro identità anche attraverso questi feedback ed immagini, e ciò si ripercuote negativamente sul loro futuro. Con ciò è probabile che anche le preferenze professionali delle bambine siano limitate, facendo sì che queste riducano le loro aspirazioni professionali, scegliendo carriere e professioni meno prestigiose, con posti di lavoro subordinati e con bassi salari. Per questo è necessario analizzare e monitorare i messaggi contenuti nei libri e nella comunicazione verbale, per offrire alle bambine lo stesso incoraggiamento e sostegno che ricevono i maschi dall’istruzione. Gli studi e le ricerche empiriche finora compiute sui manuali scolastici (esposte nel capitolo 4), evidenziano come il carattere sessista si manifesti, tra le altre cose, nella differenziazione quantitativa di apparizioni di personaggi maschili e femminili, e nei ruoli e atteggiamenti distinti che svolgono secondo il sesso. I personaggi maschili, oltre ad essere disponibili in numero significativamente maggiore sono anche soliti apparire come forti, coraggiosi, avventurosi, attivi, intelligenti e con professioni più prestigiose e remunerate. Dall’altra parte, le donne sono mostrate come esseri passivi, sottomessi, dipendenti, e occupate in professioni meno valorizzate. Di fronte al proliferare di ricerche degli anni ’70, in Italia non è stata pubblicata una ricerca sistematica dal 1986. La ricerca sviluppata a partire dalla seconda parte di questo lavoro indaga la rappresentazione dei generi e dei modelli sessuali di comportamento, di immagine e di attività contenuti all’interno dei libri di testo, libri di lettura e sussidiari per la scuola elementare. I testi analizzati sono stati in tutto dieci tra libri di lettura e sussidiari, analisi basata su criteri sia quantitativi che qualitativi sui personaggi sia adulti che bambini, operando un’analisi di contenuto approfondita lungo temi e contesti quali: il tipo di racconto o scenario nel quale venivano rappresentati i personaggi dei due generi, le caratteristiche fisiche e comportamentali, le professioni degli adulti e le attività e i giochi dei bambini, i ruoli e l’immagine dei padri e delle madri ed infine la rappresentazione del maschile e del femminile attraverso la trattazione delle discipline. Il campione è stato scelto secondo il criterio della maggior diffusione, inoltre sono presenti quattro testi (due sussidiari e due libri di lettura) con la certificazione POLITE (pari opportunità nei libri di testo). I risultati di questa ricerca (sintetizzati nel diaporama contenuto nel cd) hanno fatto emergere che le modalità di rappresentazione dei due generi ripropongono gli stereotipi culturali che vedono bambine e donne relegate in ruoli di secondo piano a livello professionale o collocate prevalentemente in ambito domestico. In linea con le ricerche sopra esposte risulta in particolare: una significativa minor rappresentazione quantitativa di bambine e donne in testi e ancor più nelle immagini; una scarsità di modelli, professionali e non, in cui le bambine possano identificarsi; una simbologia sempre androcentrica: l’arte, la scienza, la tecnica, il potere economico e politico, l’evoluzione della specie, sono rappresentati con tratti maschili; 2 una concordanza tra testo ed immagine per il maschile, ma non sempre per il femminile (se nel testo si parla di lavoro femminile, non vi è sempre l’immagine corrispondente che rafforzi il concetto, come per il maschile); una scarsità di modelli professionali femminili, tradizionali, stereotipati e di medio livello (commesse, maestre, sarte…); una inconciliabilità tra lavoro e maternità; un’immagine rigida e idealizzata dei ruoli genitoriali; infine l’esaltazione dei codici di genere: modelli estetici, giochi, oggetti, animali, desideri, comportamenti, ruoli e spazi di azione fortemente differenziati per maschi e femmine. Lo stimolo che deve dare questo tipo di analisi, insieme alla riflessione sul miglioramento culturale che attende il rapporto e l’immagine maschile-femminile sui nostri libri di testo, come in altri luoghi, riguarda l’uso critico di questi “cattivi modelli” da parte di educatori consapevoli, capaci di stimolare negli alunni e nelle alunne lo spirito critico e la riflessione. 3