Christian Serazzi si è diplomato nel 1987 presso l’Istituto Musicale “G.Donizetti” di Bergamo con il
massimo dei voti e la lode sotto la guida del M°Mauro Catalano.
Nel 1988 e 1989 ha seguito i corsi di perfezionamento per viola e di quartetto con il M° Piero Farulli
presso la Scuola di Musica di Fiesole ed è stato prima viola dell’Orchestra Giovanile Italiana. Ha
svolto un’intensa attività cameristica prima con il quartetto Harmos, successivamente con il Quintetto
Stradivari , Quintetto Jupiter, Giovane Quartetto Italiano.
Ha collaborato con vari gruppi da camera quali il Carme, Ensemble Garbarino, Orchestra da Camera
di Mantova, Cameristi Lombardi.
Dal 1991 è membro dell’Orchestra del Festival Pianistico Internazionale “Arturo Benedetti Michelangeli” con la quale ha effettuato concerti e tournee in Francia, Inghilterra, Lussenburgo, Germania,
Olanda, Svezia, Spagna, Austria, Cecoslovacchia, Romania, Ex Yugoslavia, America, Giappone,
Corea. Dal 1992 è prima viola dell’Orchestra Sinfonica “Gaetano Donizetti” di Bergamo, ora Orchestra del Bergamo Musica Festival.
Dal 1998 è violista dell’Ensemble Salotto 800 che accompagna il baritono Leo Nucci in concerti lirico strumentali nei maggiori teatri italiani. Ha fondato il “Quartetto Donizetti” ed il
“BergamoMusicaFestivalOperaEnsemble”.
Nel 2009 è stato invitato in qualità di solista dall’Orchestra Filarmonica “Janacek” di Ostrava ad eseguire il doppio concerto di Max Bruch per viola, clarinetto e orchestra.
Dal 2003 è docente di viola presso l’Istituto Musicale “Gaetano Donizetti” di Bergamo.
Suona una viola Sgarabotto del 1930.
Matteo Castagnoli, nato a Bergamo, dopo la maturità classica ha studiato Filosofia all’Università
Statale di Milano e Pianoforte al Conservatorio di Verona, dove si è diplomato con il massimo dei
voti e la lode, studiando con Primarosa Gamba e Laura Palmieri, già allieva di Arturo Benedetti Michelangeli. Ha seguito corsi internazionali di perfezionamento di pianoforte e musica da camera tenuti da Piernarciso Masi e Christa Butzberger a Sarzana, Umberto Finazzi all’Accademia di Torre Molina di Vernasca, Boris Bekhterev a Bologna, Tatiana Zelikman e Dimitri Bashkirov presso la Scuola
di Perfezionamento Musicale di Portogruaro, Alexander Lonquich a Firenze, Halina Czerny Stefanska presso l’International Centre of New Musical Sources di Novara, Einar Steen Nokleberg al Mozarteum di Salisburgo, Konstantin Bogino a Rodi Garganico, Christian Ivaldi a Gubbio. Ha partecipato ad un seminario di improvvisazione per danzatori e musicisti, tenuto a Milano da Peter Jarchow e
Holger Bey. Ha frequentato per quattro anni il corso di Alto Perfezionamento Pianistico tenuto dal
concertista russo Konstantin Bogino presso l’Accademia Pianistica Internazionale di Chioggia. Recentemente ha frequentato i Seminari senesi di musica jazz.
Vincitore in vari concorsi nazionali ed internazionali di esecuzione pianistica e musica da camera, ha
tenuto diversi concerti come solista e in formazioni cameristiche; varie volte come bis ha proposto
improvvisazioni di gruppo in duo ed in trio. Come pianista e organista collaboratore ha tenuto concerti con diversi cori; da più di quindici anni è organista e preparatore del Coro polifonico del Tempio
votivo della pace di Bergamo. Ha partecipato come pianista ad incontri di poesia e proiezione di immagini, improvvisando la parte musicale.
Formatosi presso la Scuola triennale di Musicoterapia di Lecco, ha condotto presso diversi Istituti
scolastici della provincia di Bergamo Laboratori di relazione non verbale, in cui la musica è improvvisata al pianoforte nell’intento di facilitare e sostenere la relazione. Suoi allievi di pianoforte sono
risultati vincitori in concorsi nazionali ed internazionali di esecuzione pianistica, duo pianistico e
musica da camera; diversi studenti si sono avvalsi delle sue lezioni per la preparazione al diploma di
conservatorio e la maggioranza di essi ha conseguito il titolo con il massimo dei voti.
Specializzatosi presso le Università di Pavia e Bergamo nelle attività didattiche di sostegno
all’integrazione degli alunni in situazione di handicap, lavora come docente di sostegno negli Istituti
superiori statali della Provincia di Bergamo. Dal corrente anno scolastico insegna inoltre Musica
d’insieme e pianoforte presso il Liceo musicale statale “Secco Suardo” di Bergamo.
ISTITUTO STATALE
In collaborazione
con
Gioventù
PAOLINA SECCO SUARDO
Liceo delle Scienze umane
Liceo Musicale
RASSEGNA DI
LEZIONI – CONCERTO
III EDIZIONE
LEZIONE – CONCERTO N. 22
DMITRIJ ŠOSTAKOVIČ E
REBECCA CLARKE:
LE SONATE PER
VIOLA E PIANOFORTE
sabato 28 maggio 2011, ore 21.00
Aula magna Liceo Secco Suardo
via A.Maj, 8 - Bergamo
Musicale
d’Italia
PROGRAMMA
Ludwig van Beethoven (Bonn, 1770 – Vienna, 1827)
dalla Sonata quasi una Fantasia per pianoforte in do diesis minore, op.27 n.2 (1801)
- Adagio sostenuto
Dmitrij Dmitrievič Šostakovič (San Pietroburgo, 1906 – Mosca, 1975)
Sonata op.147 per viola e pianoforte (1975)
- Moderato
- Allegretto
- Adagio
*****
Johann Sebastian Bach (Eisenach, 1685 – Lipsia, 1750)
Fantasia cromatica in re minore BWV 903 (1720)
Trascrizione per viola sola (1951) di Zoltán Kodály (Kecskemét, 1882 –Budapest, 1967)
Rebecca Clarke (Harrow, 1886 – New York, 1979)
Sonata per viola e pianoforte (1919)
- Impetuoso
- Vivace
- Adagio
Christian Serazzi, viola
Matteo Castagnoli, pianoforte
La Sonata per pianoforte n. 14 in do diesis minore (denominata dal compositore Sonata quasi una fantasia), più comunemente nota sotto il nome di Chiaro di luna, è l'op. 27 n. 2 del catalogo di Ludwig van Beethoven e venne completata nel
1801. Beethoven dedicò quest'opera alla sua alunna prediletta, la diciassettenne Contessa Giulietta Guicciardi, di cui egli
era (o era stato) innamorato. Essa è una delle più famose composizioni per pianoforte di ogni tempo e ampiamente riconosciuta come una delle più importanti opere del periodo classico. Il maestro aggiunse la scritta Quasi una Fantasia perché la
struttura non rispecchia quella tradizionale di una sonata, che solitamente consta di quattro movimenti: un Allegro (spesso
in forma sonata), un Adagio, un Minuetto o uno Scherzo e un altro Allegro finale (frequentemente un Rondo). Il primo movimento sembra invece omesso da quest'opera, ed è probabilmente questo il motivo per cui Beethoven la denominò quasi una
Fantasia: per indicarne il suo carattere libero e originale.
La Sonata per viola e pianoforte op.147 è l'ultima opera di Shostakovich, completata circa un mese prima della sua morte. A causa della sua artrite avanzata e dolorosa, della sua mano incerta e di problemi di vista, il compositore mostrò nei suoi
ultimi anni una crescente tendenza a scrivere composizioni sinfoniche scarsamente orchestrate (ad esempio le Sinfonie n.14
e n.15) e molti pezzi da camera, trovando la loro ridotta orchestrazione più facile da gestire. Shostakovich morì il 9 agosto
1975 di insufficienza cardiaca, aggravata da un tumore avanzato del polmone. Egli era anche consapevole del fatto che stava
diventando cieco. Malgrado tutte le sofferenze che egli stava sopportando nei suoi ultimi giorni, il compositore non caratterizzò la sua Sonata per viola con gli stati d'animo quasi morbosi e cupi che si trovano nella maggior parte degli ultimi quartetti. Egli stesso ha parlato del lavoro, chiamando i primi due movimenti semplicemente una "novella" ed uno "scherzo",
rispettivamente. È stato un po' più dettagliato sul finale, descrivendolo come "un adagio in memoria di Beethoven." Egli ha
anche valutato la musica in generale come "brillante e chiara." Quest’ultima caratterizzazione del lavoro può essere fuorviante, in quanto vi è un sentimento di rassegnazione dappertutto, anche se è, entro un certo limite, controbilanciato da un
forte senso di serenità. Nel finale l’opera sembra essere espressione del compositore che viene a patti con il suo destino. Il
primo movimento, Moderato, è dolente, anche se sereno, con rade strutture nella scrittura pianistica. L’Allegretto centrale è
davvero giocoso, sebbene vi si trovi anche una salutare dose di acidità, tipica di tanti degli ultimi brani da camera del compositore. Qui la musica ha anche un gusto russo, leggermente esotico. Il finale è il più lungo e il più sostanzioso dei tre
movimenti. La sua indicazione, Adagio, era una delle preferite dal compositore in quel momento, infatti nel suo Quartetto
No.15, del 1974, ci sono sei Adagio consecutivi. Lo stato d'animo nel finale è meno cupo rispetto a quel lavoro oscuro e il
compositore fa un ripetuto riferimento all’Adagio sostenuto dalla Sonata Chiaro di luna di Beethoven. Sebbene gran parte
del lavoro sia pacata e semplice, l’opera offre sfide considerevoli agli interpreti.
La Fantasia Cromatica in re minore di Bach, composta intorno al 1720 per clavicembalo, è ricca di virtuosismi, varianti e
contrasti che si distendono in un fraseggio cromatico dove è difficile distinguere il canto dall’armonia. Nonostante la sua
intensità emotiva e le improvvisazioni, ha una struttura logica ben definita. Introduce la fantasia una toccata ricca di scale,
rotture di accordi e arpeggi; segue un recitativo strumentale e poi nel terzo movimento si combinano tutti questi elementi.
Zoltán Kodály l’ha trascritta per viola sola nel 1951.
Rebecca Clarke compose la Sonata per viola nel 1919, a 33 anni. Clarke si era trasferita negli Stati Uniti nel 1916, dopo
essere stata ripudiata dal padre. Si era mantenuta grazie ad un certo successo come solista. Il primo riferimento alla Sonata
per viola fu al momento della sua presentazione ad un concorso di composizione sponsorizzato dalla vicina di Clarke, Elizabeth Sprague Coolidge. Su 72 partecipanti, la Sonata di Clarke fu candidata al primo premio insieme ad un brano del compositore svizzero Ernest Bloch. Alla fine Bloch fu stato dichiarato vincitore, nonostante tutti i membri della giuria favorissero Clarke; fu deciso che dichiarare Clarke vincitrice avrebbe saputo di favoritismi da parte di Coolidge. Fu anche sospettato
da alcuni che il nome di "Rebecca Clarke" fosse il nome d’arte di un compositore di sesso maschile, poiché pochi immaginavano la possibilità che una donna competente potesse scrivere tale musica. Il brano debuttò al Berkshires Music Festival
nel 1919 e fu ben accolto. Esso, insieme al Trio con pianoforte del 1921 ed alla Rapsodia per violoncello e pianoforte del
1923, rappresenta l'apice della sua carriera compositiva, anche se in seguito Clarke scrisse quasi ogni altro tipo di musica.
Clarke ci dà un incipit sulla prima pagina della Sonata, una citazione da La nuit de mai (1835) del poeta francese Alfred de
Musset:
Poète, prends luth ton; Le Vin de la jeunesse
Poeta, prendi il tuo liuto, il vino della giovinezza
Fermente cette nuit dans les veines de Dieu.
questa notte sta fermentando nelle vene di Dio.
La Sonata è strutturata in tre movimenti. Il primo movimento, Impetuoso, si apre con una fanfara vibrante della viola, prima
di passare in un linguaggio melodico ed armonico che ricorda Claude Debussy e Ralph Vaughan Williams, due importanti
influenze sulla musica di Clarke. Il suo linguaggio è a volte molto cromatico e mostra l'invenzione di Debussy nell'uso dei
modi e della scala per toni interi. Il secondo movimento, Vivace, fa uso di molti “effetti speciali” interessanti come suoni
armonici e pizzicato. Il movimento finale, Adagio, è al tempo stesso pensoso e sensuale. Tuttavia, Clarke lavora a una sorpresa speciale: uno sviluppo con una riaffermazione di temi del primo movimento. La sonata si conclude con una rigogliosa
e brillante esposizione pirotecnica, mostrando l'intera gamma della viola, così come del pianoforte (la cui parte è di pari
difficoltà.) Per i molti e differenti ostacoli che il brano presenta, così come per la sua scrittura altamente idiomatica, sta
diventando sempre più un caposaldo del repertorio violistico.