Daniele Segnini
Parlare di sesso
Lo psicologo statunitense Erikson ha proposto la teoria delle fasi psicosociali ; la prima fase – dalla nascita a circa
un anno – si articolerebbe sul binomio “fiducia/sfiducia di base” nei confronti di chi soddisfa i bisogni
fondamentali del bambino; seguirebbe la fase autonomia/vergogna - dubbio in cui i bambini imperano a essere
autosufficienti in molte attività, controllano gli sfinteri, imparano a nutrirsi, camminare, esplorare, parlare; dai tre ai sei anni
i poli sarebbero iniziativa/senso di colpa. poiché è l’età in cui si intraprendono le attività da grandi per le quali si
possono oltrepassare i limiti stabiliti dai genitori con conseguenti sensi di colpa; alla fase freudiana della latenza, Erikson
fa corrispondere la fase operosità/sensi di colpa, legata all’acquisizione di nuove capacità e competenze oppure al
sentimento di inferiorità. Con l’adolescenza i ragazzi cercherebbero di rispondere alla domanda “Io chi
sono?” e si costruiscono un’identità sessuale, politica, professionale: se ciò non avviene resteranno confusi
sui ruoli che dovranno assumere (fase identità/confusione dei ruoli); la fase immediatamente successiva sarebbe quella
caratterizzata dalla coppia intimità/isolamento, nella quale i giovani adulti cercano compagnia e amore negli altri oppure si
isolano per il timore di essere rifiutati o di restare delusi.
Ed oggi? Quanto c’è ancora di valido nelle teorie che abbiamo visto? Esiste ancora la fase di latenza? Come
conciliare l’ambiguità sessuale dei nostri adolescenti con le cose che conosciamo?
Paolo Crepet osserva un generale cambiamento del concetto di identità sessuale nelle più recenti culture giovanili. Se nel
passato ogni ambivalenza in materia sessuale comportava emarginazione, oggi - dice - assistiamo tra i giovani a due
fenomeni eclatanti e simmetrici: la mascolinizzazione della femmina ed la femminilizzazione del maschio, come
testimoniano i codini dei ragazzi ed i tatuaggi delle loro coetanee. Molti adulti sono spaventati dall’emergere di
questa incertezza nei tradizionali ruoli sessuali, non cogliendone l’opportunità che essa offre tanto alle femmine
– che crescendo più forti e decise potranno farsi rispettare meglio delle loro madri – quanto ai maschi
– che crescendo più sensibili potranno essere meno superficiali dei loro padri alle emozioni. Crepet conclude che
oggi più che mai non servono “corsi di educazione sessuale” ma percorsi di esplorazione ed
accompagnamento alle relazioni affettive.
Dunque parlare della sessualità, ma - secondo Silvia Vegetti Finzi – “la sessualità infantile è lo specchio di
quelle zone oscure, segrete che non mancano mai di adombrare la vita sessuale di ciascuno di noi e in cui riaffiorano
fantasie, paure, desideri e sensi di colpa inconsci che risalgono alla nostra stessa infanzia”. Parlare della sessualità
a dei giovani adolescenti significa anche confrontarsi con la propria sessualità. Benché la distanza con gli studenti non sia
così ravvicinata ed il coinvolgimento emotivo così forte come tra genitori e figli, qualsiasi discorso esplicito sulla sessualità
rivolto ai ragazzi implica un tacito discorso sulla propria sessualità. Oggi questo percorso di esplorazione ed
accompagnamento nelle relazioni affettive e sessuali è sempre più necessario. Non solo per prevenire il rischio di future
nevrosi, ma anche per aiutare i giovani ad affrontare i pericoli di abusi che si profilano già prima della pubertà
L’uomo è una specie biologica che deve la sua sopravvivenza alle soluzioni che ha trovato, per mezzo delle attività
del cervello, ai grandi problemi della sua fragilità fisica e psichica; lo sviluppo e le manifestazioni della sessualità non sono
mai soltanto un fatto fisiologico, ma uno sterminato insieme di simboli e significati attraverso cui pensiamo noi stessi; non
ci si può solo limitare all’informazione anatomica e fisiologica, pur essenziali; si devono soprattutto fornire gli
strumenti per capire due cose fondamentali: la sessualità non è un meccanismo che scatta all’improvviso, ad un
certo punto della vita; la sessualità non è una condizione limitata all’uso degli organi genitali ma
un’esperienza totale che potremmo impariamo davvero solo vivendola. (nella foto, 1908, Gustav Klimt: Danae)
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Generata: 9 June, 2017, 00:39