l`italia forestale e montana - Accademia Italiana di Scienze Forestali

L'ITALIA
FORESTALE E MONTANA
RIVISTA DI POLITICA ECONOMIA E TECNICA
ANNO LV- NUMERO 5 - SETTEMBRE-OTTOBRE 2000
LORENZO ARCIDIACO (*) - ORAZIO CIANCIO (**) - VITTORIO GARFÌ (*)
VITTORLA MENDICINO (*) - GIULIANO MENGUZZATO (*)
ARBORICOLTURA DA LEGNO
IN AMBIENTE MEDITERRANEO:
L'AZIENDA MASSANOVA (SALERNO) (1)
In questa nota si esaminano gli impianti di pino insigne, euwlitti e pino dl4leppo realizzati nell'azienda Massanova (Salerno), a 19/20 anni dall'interuento.
I risultati conseguiti euidenziano come in ambiente mediterraneo siano possibili
interventi di arboricoltura da legno qualora le specie forestali a rapido acmescimento uengano impiegate nel campo di idoneità ecologica e si adottino moduli colturali intenrìui.
L'arboricoltura da legno ha oramai assunto i caratteri di una disciplina
autonoma nell'ambito delle Scienze Forestali. Essa è configurabile nella
definizione di CIANCIO(1981-1982) con d a coltivazione di un semplice
insieme di alberi forestali.. .allo scopo di ottenere in tempi più o meno
brevi prodotti legnosi in elevata quantità e con specifiche qualità. ..S. Le
specie che si possono impiegare sono sia indigene che esotiche. L'ampia
negli anni venti ha portato alla definiziosperimentazioneiniziata da PAVARI
ne, per il territorio italiano, delle possibilità e dei limiti dell'impiego di queste ultime nell'ambito di interventi di arboricoltura da legno.
(*) Dipartimento di Agrochirnica e Agrobiologia, Università di Reggio Calabria.
(*) Dipartimento di Scienze e Tecnologie Ambientali Farestali, Università di Firenze.
(1)Lavoro svolto in parti uguali dagli Autori nell'ambito del P.O.M. - Misura 2. Progetto A29
- Marboleg, Modelli per un'arboricoltura da legno sostenibile nelle regioni dell'Italia Meridionale.
Gli Autori ringraziano la Lu.Ca.For. S.p.A. per la collaborazione prestata neli'esecuzione dei rilievi.
- 1.F.M. n. 5 anno 2000
A partire dalla fine degli anni settanta, favoriti da finanziamenti ad
hoc (Progetto Speciale n. 24 della Cassa per gli Interventi Straordinari nel
Mezzogiorno - Cas.Mez.; più recentemente il Regolamento 2080 della
C.E.) sono stati sviluppati interventi di arboricoltura da legno che hanno
interessato superfici piuttosto ampie. Alcuni di questi si possono identificare come veri e propri impianti pilota secondo lo schema proposto da
PAVARI
(1916). Nella realizzazione di alcuni impianti è stato adottato un
modulo colturale sofisticato, ricco di innovazioni tecnologiche, in grado
di esaltare al massimo livello le intrinseche capacità produttive delle specie impiegate.
In questi ultimi anni la sempre maggiore disponibilità di terreni
abbandonati dall'agricoltura, la politica agricola della C.E. tesa a ridurre le produzioni eccedentarie, l'esigenza di aumentare la produzione di
legno, la necessità di immobilizzare grandi quantità di C o i per combattere anche l'effetto serra, la crescente domanda di materie prime
rinnovabili hanno significativamente ampliato l'area di possibile impiego di specie forestali nell'ambito di piantagioni di arboricoltura da
legno.
Questi interventi consentono di ottenere anche effetti indiretti estremamente positivi quali l'attenuazione della pressione sugli ecosistemi
forestali; l'eliminazione per periodi più o meno lunghi di danni ecologici
conseguenti all'uso di concimi e pesticidi; la valorizzazione dei fattori
naturali di produzione; la realizzazione di interventi di trasformazione
fondiaria su vaste superfici che comportano, fra l'altro, impiego diretto
di manodopera agricola per un elevato numero di giornate lavorative;
l'introduzione di nuove tecniche colturali, mutuate da pratiche agronomiche moderne e trasferibili in settori diversi dell'arboricoltura da legno,
con conseguente qualificazione della forza lavoro impiegata; la formazione di cooperative in grado di operare anche al di fuori del contesto forestale; il conferimento all'azienda di una nuova struttura che potrà essere
valida anche quando, per eventuali mutate condizioni di mercato al termine della coltura forestale, si voglia cambiare l'ordinamento produttivo
(CIANCIOet al., 1992a,b).
In questo contesto l'analisi di alcuni interventi di arboricoltura da
legno, realizzati mediante l'impiego di specie indigene ed esotiche, in
cui sono stati applicati idonei moduli colturali, riveste un significato
particolare in quanto consente di definire ulteriormente la possibilità ed
i limiti di tale attività su superfici piuttosto ampie in un ambiente come
quello mediterraneo non particolarmente favorevole alla coltura di specie forestali a seguito della riduzione delle precipitazioni durante il
periodo estivo.
ARBORICOL'ZZTRA DA LEGNO IN A M B I E N E MEDITERFWVEO
287
In questa nota vengono sinteticamente illustrate le caratteristiche più
salienti riscontrate in impianti di pino insigne, eucalitti e pino d'Aleppo
realizzati dalla Lu.Ca.For. S.p.A. nell'ambito degli interventi promossi dal
Progetto Speciale n. 24 della Cas.Mez. tra il 1978 e il 1981 nell'azienda
Massanova (Salerno), a 19/20 anni dall'intervento.
Le caratteristiche dell'azienda prima e dopo la piantagione ed i risultati conseguiti a distanza di 4/5 e 9/10 anni sono stati dustrati da CIANCIOet
al. (1992a).
L'azienda Massanova è situata sul versante occidentale del massiccio
del Cilento in sinistra idrografica del torrente Fiumicello, affluente del
fiume Alento, nel comune di Salento (Salerno) ed ha una superficie complessiva di 417.12.64 ettari. Gli interventi di forestazione produttiva hanno
interessato una superficie di 265.29.33 ettari, di cui 122.44.93 piantati con
pino insigne, 119.72.21 con eucalitti e 23.12.19 ettari con pino d'Aleppo.
Nella tabella 1 è illustrata la ripartizione delle varie superfici d'interno dell'azienda.
I rilievi sono stati condotti nel mese di giugno 1999 ed hanno interessato 10.22.14 ettari pari al 3'9 % della superficie rimboschita.
La metodologia adottata ha previsto un campionamento sistematico
a file, con rilievo di una fila ogni quindici. Su ognifila campione è stato
misurato il diametro a 1'30 m da terra di tutte le piante presenti. Sono
state annotate anche eventuali fallanze e piante secche. Nel complesso
sono state misurate 167 file e 6301 piante di pino insigne, 38 file di
pino d7Aleppo e 2310 piante, 184 file di eucalitti e 4729 piante. È stata
misurata anche l'altezza di un congruo numero di piante distribuite su
tutta la superficie utilizzata per la costruzione delle relative curve ipsometriche.
Per la cubatura del pino insigne è stata adottata la tavola di cubatura
(1983)' per il pino d'Aleppo e per gli eucalitti quella
di ECCHERe FERRARA
costruita dall'Istituto Sperimentale per l'Assestamento Forestale e per l'Alpicoltura di Trento (I.S.A.F.A.)per l'Inventario Forestale Nazionale Italiano (1984).
Per ciascuna fila è stato possibile determinare la mortalità, il numero
di piante vive a ettaro, il diametro e l'altezza della pianta di dimensioni
media, l'area basimetrica e il volume medio a ettaro, l'incremento medio
annuo. Per tutti questi parametri, ad esclusione dell'incremento medio
288
L'ITALIA FORESTALE E MONTANA
annuo, sono stati calcolati gli intervalli di confidenza al livello di probabilità
del 95 % .
Sulla base della specie impiegata, del sesto adottato e dell'anho d'impianto è stato possibile suddividere le piantagioni in tipi e strati colturali
(tabella 2).
Nell'ambito di ogni strato sono state distinte tre classi di fertilità i cui
limiti sono dati dai limiti fiduciali dell'area basimetrica media a ettaro dello
strato al livello di confidenza del 95 % .
Tabella 1 - Quadro riassuntivo delle superfici.
Tipologia d'intervento
Anno d'intervento
Specie
Superftcie (ha)
-
1978/79
Pino insigne
Pino d'AIeppo
Eucalitti
1979/80
Pino insigne
Pino d'Aieppo
Eucalitti
AREE NON CONSIDERATE
STRADE
/ VIALI PARAEOOCO
TARE/ IMPRODUTTM
Tabella 2 -Ripartizione della superficie in funzione dei tipi colturali.
Specie
Pino Insigne
Pino d'Aleppo
Eucabtti
TOTALE
SUPERFICIERIMBOSCHITA
Anno d'impianto
Strato
Sesto
Superftne (ha)
1978-79
1
2
3 111x15 m
2,9 m settonce
21.46.19
25.20.92
1979-80
3
3 mx1,5m
75.77.82
1
2
3 mx1,5m
2,8 m settonce
6.03.70
1.72.30
1979-80
3
3 mx15 m
15.36.19
1978-79
1
2,9 m settonce
64.62.95
1979-80
2
3 m settonce
55.09.26
1978-79
ARBORICOLTURA DA LEGNO IN AMBIENTE MEDITERRANEO
Piantagioni di pino insigne
I1 tipo colturale interessa una superficie di 122.44.93 ettari dove sono
state poste a dimora 250655 piante. Nell'autunno 1978/primavera 1979 gli
interventi hanno interessato il settore centrale e sud-orientale dell'azienda;
quelli effettuati nell'autunno 1979/primavera 1980 quello centro-occidentale.
Strato 1. Anno d'impianto 1978/79, sesto d'impianto 3 m x 1,5 m. - Complessivamente occupa una superficie di 21.46.19 ettari con 47688 piante. Il campionamento ha interessato 58 file e una superficie di 1.07.42 ettari, pari al
5,0% di quella dello strato. Sono state campionate 1568 piante pari a1 5,0%
di quelle presenti. La mortalità riferita alla densità iniziale è stata del 34,5%
con un aumento rispetto al valore riscontrato nel 1988 di 23,6 punti percentuali. L'errore di campionamento riferito all'area basimetrica, è del 5,7%.
I1 popolamento risulta costituito mediamente da 1456282 piante ad
ettaro (valori estremi 483 e 2162 piante a ettaro). La pianta di dimensioni
medie misura 21,010,6 cm di diametro (valori estremi 15 e 33,8 cm) e
18,5+0,3m di altezza. Rispetto ai valori del 1988 c'è stato un aumento di 10,2
cm per quanto riguarda il diametro medio e di 9,3 m per l'altezza media.
Le piante, prive di evidenti malformazioni, presentano generalmente
forme discrete, però il tronco, fino ad una altezza di circa 6-8 m da terra, è
caratterizzato dalla presenza di rami secchi che cadono con difficoltà mentre la chioma verde è inserita piuttosto in alto.
La loro distribuzione in classi di diametro presenta un andamento a
campana e un campo di variazione compreso tra 3 e 43 cm (figura l), ma le
piante con diametro inferiore a 10 cm o superiore a 30 sono poche.
Fra le file, anche dove le fallanze sono contenute, il sottobosco, dominato da rovi, è piuttosto folto e assume particolare sviluppo soprattutto in
corrispondenza di piccole interruzioni nella copertura.
L'area basimetrica media a ettaro misura 49,7+2,8 m2 (valori estremi
16,4 e 79,6 m2) ed il volume 409,5&24,6 m3 (valori estremi 124,9 e 672,3
m3),con un incremento rispetto ai valori calcolati nel 1988, rispettivamente,
di 29,O m2 e di 302,5 m3. L'incremento medio annuo, che nel 1988 era di
10,3 m3,è ora di 20,5 m3.
Sulla base dei valori di area basimetrica media ad ettaro calcolati per le
singole file campione sono state distinte tre classi di fertilità: alla prima fertilità buona - sono riferibili le file con oltre 52,6 m2 a ettaro di area basimetrica; alla seconda -fertilità media - quelle con valori tra 52,6 e 46,9 m2
a ettaro; alla terza - fertilità scadente - quelle con meno di 46,9 m2 a ettaro.
290
L'ITALIA FORESTALE E MONTANA
Nella tabella 3 sono riportate sinteticamente le caratteristiche dendro-auxometriche dei rispettivi soprassuoli.
Dall'analisi dei dati rilevati nelle singole file e della superficie che ciascuna di esse occupa si ha che il 38,6% della superficie (8.28.09 ettari) rientra nella prima classe di fertilità, il 29,4% (6.30.28 ettari) nella seconda e il
32,0% (6.87.82 ettari) nella terza.
Complessivamente le dimensioni medie delle piante non presentano
differenze apprezzabili, mentre diminuisce in modo sensibile la densità,
come conseguenza di differenze di mortalità. Ne consegue che la densità
condiziona la provvigione media a ettaro che decresce gradualmente con il
numero delle piante. L'incremento medio annuo, sempre elevato, è compreso tra 15,5 e 25 m3a ettaro.
Strato 2. Anno d'impianto 1978/79, sesto d'impianto 2,9 m a settonce. Questo strato occupa una superficie di 25.20.92 ettari con 34588 piante ed
è localizzato nel settore centro-orientale dell'azienda. Sono state esaminate
19 file misurando 973 piante, pari al 4% di quelle vive, su una superficie di
0.49.74 ettari, pari all'1,97% di quella complessiva dello strato. La mortalità rispetto alla densità iniziale di impianto è stata del 26,1% con un
aumento rispetto ai rilievi del 1988 di 16,6 punti percentuali. L'errore di
campionamento riferito d'area basimetrica, è dell' 8,3% .
I1 soprassuolo è edificato mediamente da 1016186 piante a ettaro
(valori estremi 668 e 1311 piante a ettaro) con un diametro medio di
25,411,9 cm e un'altezza media & 19,710,4 m. La distribuzione delle piante in classi di diametro presenta un andamento a campana con campo di
variazione dei diametri compreso tra 6 e 36 cm, ma quelle di oltre 32 cm
sono molto poche; la moda cade nella classe di 20 cm (figura 2).
La chioma verde è inserita sufficientemente in alto - non si notano
grandi differenze rispetto alle piante con sesto rettangolare - ed i rami secchi interessano la parte bassa del tronco fino a terra. I1 sottobosco, costituito prevalentemente da rovi e ginestrone, manifesta sempre uno sviluppo
rigoglioso. Spesso, soprattutto dove le piante presentano un accrescimento
stentato o la densità è piuttosto irregolare, i rovi awiluppano completamente anche la parte inferiore della chioma verde.
L'area basimetrica misura mediamente 45,913,8 m2 a ettaro (valori
estremi 34,7 e 60,4 m') ed il volume 386,4132'8 m3 (valori estremi 295'7 e
509,9 m3).Rispetto ai valori riscontrati nel 1988 c'è stato un aumento di
29,9 m* ad ettaro di area basimetrica e di 310'1 m3di volume, mentre I'incremento medio annuo è passato da 7,6 m3a ettaro a 19,3 m3.
All'interno dello strato sono state distinte tre classi di produttività:
buona, con valori di area basimetrica superiori a 49,7 m2a ettaro; media,
ARBORICOLTUM DA LEGNO IN AMBIENTE MEDITERRANEO
291
con valori compresi tra 49,7 e 42,l m2a ettaro; scadente con valori inferiori
a 42,l m2aettaro.
Nella classe di produttività buona rientra il 40,1% (10.11.44 ettari)
della superficie dello strato, in quella media il 30,5% (7.67.66 ettari) e il
29,4% (7.41.82 ettari) in quella scadente. Le caratteristiche dendro-auxometriche dei singoli gruppi sono riportate nella tabella 3. In generale si
osserva che d'aumentare della fertilità cresce il numero delle piante a ettaro e le relative dimensioni. Così l'incremento medio annuo passa da 16 m3a
ettaro nella classe scadente a 23 in quella buona.
Strato 3. Anno d'impianto 1979/80, sesto d'impianto 3 m x 1,5 m. - Questo
strato interessa una superficie di 75.77.82 ettari piantati con 168379 piante
ed è localizzato nel settore occidentale dell'azienda. La mortalità nel periodo 1979/80 - 1999 è stata, mediamente, del 31,4%, con un aumento rispetto ai rilievi del 1988 di 14,2 punti percentuali. I1 campionamento ha interessato 90 file ed una superficie di 2.3 1.21 ettari pari al 3,1% di quella dello
strato. Sono state misurate 3760 piante pari al 3,2% di quelle ancora vive.
L'errore di campionamento riferito all'area basimetrica è del 5,7%.
Le caratteristiche del soprassuolo non differiscono significativamente
da quelle dello strato precedente con eguale sesto d'impianto. Le piante
hanno, generalmente, la chioma verde inserita piuttosto in alto, soprattutto, dove la copertura è omogenea e continua e la densità piuttosto elevata.
La parte bassa del fusto è sempre caratterizzata dalla presenza di numerosi
rami secchi che mostrano di cadere con fatica. La forma del fusto è generalmente discreta e di regola le piante non presentano evidenti malformazioni.
Quasi ovunque è presente un sottobosco a prevalenza di rovi, localmente misto con ginestrone e cisti, che tende a prevalere non appena diminuisce la copertura e in corrispondenza di piccoli vuoti e chiarie.
I1 popolamento è costituito mediamente da 1525+51 piante a ettaro
(valori estremi 741 e 2162 piante a ettaro) con un diametro medio di 19,6+0,5
cm (valori estremi 11,7 e 27,3) e un'altezza media di 18,0+0,3 m. La distribuzione delle piante in classi di diametro è di tipo gaussiano con campo di variazione compreso fra 3 e 38 cm (figura 3). L'area basimetrica ed il volume
medio ad ettaro misurano, rispettivamente, 46,2+2,6 m2 (valori stremi 27,8 e
62,4 m2) e 375,8+23,0 m3a ettaro (valori estremi 222,6 e 518,2 m3). L'incremento medio annuo è passato da 6,5 m3a ettaro nel 1988 a 19,8 m3nel 1999.
Sulla base dell'area basimetrica ad ettaro calcolata per ciascuna fila
campione e di quella media dello strato sono state distinte tre classi di fertilità caratterizzate, rispettivamente, da valori di area basimetrica superiori a
48,8 m2 a ettaro (classe di fertilità buona), tra 48,8 e 43,5 m2a ettaro (classe
2 92
L'ITALIA FORESTALE E MONTANA
difertilità media), inferiore a 43,5 m2a ettaro (classe di fertilità scadente). La
classe di fertilità buona occupa il 35'5% (26.87.79 ettari) della superficie
dello strato, la classe media il 17,9% (13.55.46 ettari) e la classe scadente il
46'6% (35.34.57 ettari). Nella tabella 3 sono riportati i dati dendro-auxometrici caratteristici di ciascuna classe.
Dall'esame dei dati si osserva che la densità è ancora elevata. Si notano differenze per quanto riguarda le caratteristiche della pianta di dimensioni medie. I1 diametro medio e l'altezza media diminuiscono progressivamente con la classe di fertilità, così come la provvigione. L'incremento
medio annuo presenta valori piuttosto elevati, compresi fra 15'8 e 23,2 m3
a ettaro.
Piantagioni di pino d'Aleppo
I1 pino d'Aleppo è stato impiegato su superfici modeste, soprattutto
nel settore orientale dell'azienda, in condizioni non particolarmente favorevoli dal punto di vista pedologico (terreni superficiali), dove sia il pino insigne che gli eucalitti avrebbero trovato oggettive limitazioni.
Strato 1. Anno d'impianto 1978/79, sesto d'impianto 3 m x 1,5 m. -Questi popolamenti interessano aree per un totale di 6.03.70 ettari di superficie nel settore
orientale dell'azienda, alle spalle del centro aziendale, dove sono state poste a
dimora 13414 piante. Il campionamentoha interessato due file e una superficie
di 0.05.76 ettari, pari all'l% di quella dello strato e misurate 119 piante pari
all'0,9% di quelle vive. Rispetto alla densità iniziale la mortalità è stata del 7 %,
con un aumento di 2'8 punti percentuali rispetto ai rilievi precedenti.
Il soprassuolo è edificato mediamente da 2066 piante a ettaro con un diametro e un'altezza media di 17,3 cm e di 13,4 m. La loro distribuzione in classi
di diametro mostra un massimo nella classe di 14 cm e un campo di variazione
compreso fra 4 e 26 cm (figura 4). Le piante presentano una forma discreta,
anche se molte evidenziano un'accentuata curvatura alla base. La chioma,
compatibilmente con la densità del soprassuolo, è sufficientemente ampia.
La copertura elevata ed omogenea ostacola la formazione del sottobosco. Nelle zone marginali esso è costituito prevalentemente da rovi e Inula
viscosa, mentre all'interno del popolamento eventuali spazi vuoti sono
occupati prevalentemente da ginestrone.
L'area basimetrica e il volume medio a ettaro misurano, rispettivamente, 48'7 m2e 279,9 m3.L'incremento medio annuo di massa è passato da 3,3
m3a ettaro nel 1988 a 13,3 m3a ettaro nel 1999. La limitata superficie di
l
diametro (cm)
---Distribuzione
i D i s t r i b u z i o n e reale %
normale %
Fig. 1 -Pino insigne. Strato 1: Anno d'impianto 1978/79; 3 m x 1 3 m.
l
diametro (cm)
normale %
-.--..Distribuzione
I D i s t r i b u z i o n e reale %
Fig. 2 -Pino insigne. Strato 2: Anno d'impianto 1978/79; settonce 2,9 m.
S
15
14
13
12
11
1o
g
8
3
7
6
5
4
3
2
1
o
.
-
m
m
b
m
-, m,
:
:
c
l
-
N
m
N
m
N
~
~
~
m
m
m
b
m
m
diametro (cm)
i
Distribuzione reale %
..............Distribuzione normale %
Fig. 3 -Pino insigne. Strato 3: Anno d'impianto 1979/80; 3 m x 1 3 m.
g
$
P
m
P
m
l
2 94
L'ITALIA FORESTALE E MONTANA
Tabella 3 -Pino insigne. Elementi dendro-auxometrici.
Strato
Fertilità
(1)
buona
media
scadente
(2)
(3)
Altezza G /ha
(m)
(m2)
V / ha I.m.a.
(mJ) (m3ha1)
Superficie n,file
n. piante
(ha)
misurate
ettaro
0
(cm)
8.28.09
6.30.28
6.87.82
20
16
22
1639
1458
1254
21.6
20.9
19.7
18.8
18.6
18.2
60.2
49.9
38.1
499.8
410.2
309.6
25.0
20.5
15.5
buona
media
scadente
10.11.44
7.67.66
7.41.82
7
5
7
1152
1054
852
24.5
23.3
23.9
19.6
19.3
19.5
54.4
44.8
38.1
460.4
376.2
319.5
23.0
18.8
16.0
buona
media
scadente
26.87.79
13.55.46
35.34.57
40
16
34
1646
1568
1405
20.4
19.4
18.6
18.4
18.0
17.7
53.9
46.1
37.3
441.2
373.4
300.5
23.2
19.7
15.8
(1) Strato 1: Anno d'impianto 1978/79, sesto d'impianto 3 m x 1,5 m.
(2) Strato 2: Anno d'impianto 1978/79, sesto d'impianto settonce 2,9 m.
(3) Strato 3: Anno d'impianto 1979/80, sesto d'impianto 3 m x 1,5 m.
rilievo che ha interessato questo strato non ha consentito la distinzione
delle aree in funzione della fertilità.
Strato 2. Anno d'impianto 1978/79, sesto d'impianto 2,8 m a settonce. Questo strato interessa superfici molto limitate nella parte centrale dell'azienda, appena 1.72.30 ettari, con 2391 piante messe a dimora inizialmente.
I1 campionamento ha interessato 3 file ed una superficie di 0.10.86 ettari
pari al 6,3% di quella dello strato misurando 149 piante pari al 6,3% di
quelle vive. La mortalità rispetto alla densità di impianto iniziale è stata del
6 3 % con un aumento, rispetto al rilievo precedente, di 2,3 punti percentuali.
A 20 anni di età il soprassuolo è edificato mediamente da 1373 piante
a ettaro, con un diametro medio di 17,7 cm e una altezza media di 13,5 m.
La distribuzione delle piante in classi di diametro presenta un andamento a
campana con un massimo nella classe di 16 cm e un campo di variazione
dei diametri tra 8 e 29 cm (figura 5 ) .
Le piante hanno portamento discreto ma una buona parte evidenzia
una curvatura alla base, a volte pronunciata. La chioma, folta e ampia, è
inserita piuttosto in basso. L'elevato grado di copertura limita la formazione
del sottobosco che è costituito prevalentemente da ginestrone misto a rovi
nelle zone più aperte.
L'area basimetrica e il volume medio a ettaro misurano, rispettivamente, 33,7 m2 e 197,7 m3, con un aumento di 23,8 m2 e di 172,7 m3 rispetto ai
ARBORICOL'IZTRA DA LEGNO IN AMBIENTE MEDITERRANEO
295
valori riscontrati nel 1988. L'incremento medio annuo è passato da 2,5 m3a
ettaro del 1988 a 9,9 m3. Anche per questo strato, la limitata superficie di
rilievo non ha consentito la distinzione delle aree in funzione della fertilità.
Strato 3. Anno d'impianto 1777/80, sesto d'impianto 3 m x 1,5 m. - Questo
strato interessa c~&~lessivamente
15.36.19 ettari, inizialmente con 34134
piante, localizzato nel settore occidentale dell'azienda. I rilievi hanno interessato 33 file su una superficie di 1.09.74 ettari (7,176 di quella totale dello
strato); sono state misurate 2457 piante pari a1'8,6% di quelle vive. L'errore
di campionamento rispetto d'area basimetrica è stato dell'i,i%. La mortalità rispetto alla densità iniziale è del 15,9% con un aumento rispetto a
quella
registrata in occasione del precedente rilievo di 11,8 punti percen.
tuali.
I1 soprassuolo è edificato mediamente da 1869i-39 piante a ettaro
(valori estremi 1261 e 2222 piante a ettaro), con un diametro medio di
16,1+0,3 cm (valori estremi 12,2 e 22,5 cm) e un'altezza media di
13,1+0,3 m.
Le piante hanno forma discreta, nonostante molte presentino una sciabolatura alla base. La chioma verde è ben sviluppata e interessa gran parte
del tronco, mentre la parte basale è interessata dai rami secchi. I1 sottobosco, molto scarso, è costituito prevalentemente da Inula uiscosa e, nelle zone
più aperte, da ginestrone misto a rovi.
La distribuzione delle piante in classi di diametro ha un andamento a
campana con un massimo nella classe di 14 cm ed un campo di variazione
compreso tra 6 e 36 cm di diametro (figura 6 ) .
L'area basimetrica ed il volume medio a ettaro misurano, rispettivamente 37,7+0,4 m2 (valori estremi 25,9 e 54,6 m2) e 197,3+20,6 m3 (valori
estremi 74,8 e 400,2 m3) con un aumento rispetto ai valori riscontrati nel
1988 di 27,4 m2e di 169,5 m3a ettaro. L'incremento medio annuo è passato
da 3,l m3a ettaro del 1988 a 10,4 m3del 1999.
Sulla base dei valori di area basimetrica media a ettaro sono state
distinte tre classi di fertilità: la classe di fertilità buona, cui sono ascrivibili
le file con valori superiori a 39,8 mZaettaro, interessa il 20,8% della superficie dello strato pari a 3.20.22 ettari; la classe d i fertilità media, comprende
le file con area basimetrica tra 39,8 e 35,6 m2e interessa il 33,1% della
superficie dello strato, pari a 5.08.07 ettari; la classe d i fertilità scadente cui
afferiscono le file con area basimetrica inferiore a 35,6 m2, interessa il
46,1% della superficie dello strato, pari a 7.07.90 ettari. Nella tabella 4
sono riportati i valori medi dendro-auxometrici relativi a ciascuna classe di
fertilità.
L'incremento medio annuo è compreso tra 14,2 e 8,2 m3 a ettaro.
.
diametro (cm)
0
Distribuzione reale %
-...........-Distribuzione normale
%
Fig. 4 -Pino d'llleppo. Strato 1: Anno d'impianto 1978/79;3 m x 1 3 m.
diametro (cm)
U D i s t r i b u z i o n e reale %
-Distribuzione
normale %
Fig. 5 -Pino d'Aieppo. Strato 2: Anno d'impianto 1978/79; settonce 2,8 m.
diametro (cm)
I D i s t r i b u z i o n e reale %
-Distribuzione normale %
Fig. 6 -Pino dlAìeppo. Strato 3: Anno d'impianto 1979/80; 3 m x 1 3 m.
l
297
ARBORICOLTURA DA LEGNO IN AMBIENTE MEDITERRANEO
Tabella 4 -Pino dlAleppo. Elementi dendro-auxometrici.
Strato
Fertilità
Supe+cie
(ha)
(3)
buona
media
scadente
3.20.22
5.08.07
7.07.90
n. file
n. piante
misurate ettaro
9
10
14
1891
1951
1796
0
(cm)
Altezza
(m)
G / ha
(m2)
17.7
15.7
15.3
13.5
13.0
12.9
45.7
37.8
32.5
V / ha 1.m.a.
(m3) (m3ha1)
269.5
191.0
155.4
14.2
10.1
8.2
(3) Strato 3: Anno d'impianto 1979/80, sesto d'impianto 3 m x 1,5 m.
Piantagioni di eucalitti
Strato 1. Anno d'impianto 1978/79, sesto d'impianto 2,9 m a settonce. Questo strato occupa una superficie di 64.62.95 ettari nel settore centroorientale dell'azienda dove sono state messe a dimora 88672 piante. I1
campionamento, effettuato su 88 file, ha interessato una superficie di
2.69.39 ettari pari al 4,2% di quella dello strato e 2046 piante pari al 3 3 %
di quelle vive. L'errore di campionamento riferito all'area basimetrica è del
3,2 % . La mortalità, rispetto alla densità iniziale d'impianto di 1373 piante
a ettaro, è pari al 30%, con un aumento di 9,4 punti percentuali rispetto al
campionamento del 1988.
I1 popolamento risulta costituito mediamente da 9 6 1 ~ 3 0piante ad
ettaro (valori estremi 5 10 e 1256 piante a ettaro) con un diametro medio di
20,3rt0,7 cm (valori estremi 12,1 e 34,6 cm) e una altezza media di
22,5$0,2 m.
Le piante presentano quasi sempre fusto diritto, hanno la chioma
verde molto contenuta e raccolta in alto, mentre il resto del fusto è privo
di rami secchi, soprattutto nelle zone più fertili. Solo nelle stazioni più scadenti la forma dei fusti è più irregolare e la chioma più espansa, in particolare nel caso dell'E. bicostata e viminalis.
I1 sottobosco è presente quasi ovunque, ma con dimensioni differenti
in rapporto alle condizioni di fertilità della stazione. Nelle zone più fertili è
scarso ed è formato principalmente da Inula viscosa e rovi; al peggiorare
delle condizioni della stazione (terreni piuttosto superficiali, aree in pendenza, ecc.) i rovi tendono a prevalere e, nelle zone più aperte dove le
piante manifestano un aspetto stentato, si presentano misti a ginestrone e
ad altre specie arbustive della macchia mediterranea.
La distribuzione delle piante in classi di diametro (figura 7) presenta
un andamento a campana con la moda nella classe di 14 cm e un campo di
variazione compreso tra 3 e 45 cm. Le classi diametriche superiori a 32 cm
sono però scarsamente rappresentate.
L'area basimetrica, mediamente, misura 25,1+1,9 m2 a ettaro (valori
estremi 7,8 e 59,7 m2) ed il volume 249,7+21,2 m3 (valori estremi 6 8 3 e
644,7 m3),con un aumento rispetto a quelli riscontrati nel 1988 di 13,3 m*
di area basimetrica e 162,2 m3 a ettaro di volume. L'incremento medio
annuo è passato da 8,7 a 12,5 m3 a ettaro.
Sulla base dei valori di area basimetrica sono state distinte tre classi di
fertilità: la prima - classe di fertilità buona - comprende le file con valori
superiori a 27,O m2 a ettaro e interessa il 28,7% della superficie dello strato
pari a 18.54.03 ettari; d a seconda - classe di fertilità media - sono ascrivibiii
quelle con valori compresi tra 27,O e 23,2 m2a ettaro ed interessano il 23,5%
della superficie pari a 15.21.75 ettari; alla terza - classe di fertildà scadente fanno riferimento quelle con valori inferiori a 23,2 m2a ettaro ed interessano
il 47,8% della superficie pari a 30.87.17 ettari. Nella tabella 5 sono riportati
per ciascuna classe di fertilità i relativi valori dendro-auxometrici medi.
Dd'esame dei dati si nota come d'aumentare delle condizioni di fertilità della stazione non cresce solamente la densità del soprassuolo, ma
anche le dunensioni delle piante, fatto questo che mette in evidenza da un
lato la grande sensibilità delle specie alle condizioni microstazionali, dall'altro spiega l'aumento dell'incremento medio annuo che passa da 8,6 m3 a
ettaro nella classe di fertilità scadente a 19'1 m3in quella buona.
Strato 2. Anno d'impianto 1979/80, sesto d'impianto 3 m a settonce. - Questo strato occupa 55.09.26 ettari ed è localizzato prevalentemente nel settore centro-occidentale dell'azienda dove sono state messe a dimora 70629
piante. I1 campionamento è stato condotto su 97 file interessando una
superficie di 2.38.02 ettari pari al 4,3% della superficie dello strato misurando 2664 piante pari al 5,2% di quelle vive. La mortalità rispetto alla
densità iniziale è stata del 28,1%, con un aumento rispetto al valore riscontrato nel 1988 di 6,9 punti percentuali. L'errore di campionamento riferito
d'area basimetrica è del 7,5% .
I1 soprassuolo risulta costituito in media da 923+31 piante a ettaro
(valori estremi 335 e 1283 piante ad ettaro) con un diametro medio di
17,3+0,6 cm (valori estremi 8,5 e 24,l cm) e una altezza media di 21,4+0,2
m. La loro distribuzione in classi di diametro presenta un andamento a
campana con un campo di variazione compreso tra 3 e 38 cm; la moda cade
nella classe di 14 cm di diametro. I1 numero delle piante di oltre 28 cm di
diametro diminuisce significativamente (figura 8).
ARBORICOLTURA DA LEGNO IN AMBIENTE MEDITERRANEO
299
Le piante presentano generalmente forma discreta, soprattutto nelle
zone migliori. Hanno la chioma contenuta e raccolta in alto, non molto
espansa ed il tronco è privo di rami secchi. Al diminuire della densità e al
peggiorare delle condizioni pedologiche aumenta la ramosità e la chioma è
inserita piuttosto in basso. Ciò risulta evidente soprattutto nelle piantagioni
di E. x trabuti, uiminalis e maidenii, specie che sono state introdotte su terreni con un contenuto di argilla superiore.
In queste situazioni il sottobosco è piuttosto sviluppato tanto da rendere questi soprassuoli non sempre facilmente agibili. Nelle aree ad elevato
contenuto di argilla domina l'lnula uiscosa la quale cede il posto ai rovi,
spesso accompagnati da ginestrone, in quelle più favorevoli.
L'area basimetrica misura, mediamente, 22,4+1,7 m2 a ettaro (valori
estremi 3,8 e 45,3 m2),il volume 220,5&18,6m3 (valori estremi 27,7 e 481,l
m3). Rispetto ai valori rilevati nel 1988 l'area basimetrica è aumentata di
13,3 m2 ed il volume di 163,3 m3,mentre l'incremento medio annuo è passato da 6,4 m3 a ettaro a 11,6 m3 .
Sulla base dei valori di area basimetrica riscontrati nelle varie file campione sono state distinte tre classi di fertilità: quella buona comprende le
file con più di 24,l m2 a ettaro di area basimetrica ed interessa il 38,4%
della superficie dello strato (21.16.26 ettari); a quella media sono ascrivibili
le file con valori compresi tra 24,l e 23,7 m2 a ettaro che interessano il
15,1% della superficie, pari a 8.31.64 ettari; alla classe di fertilità scadente
sono state riferite le file con valori inferiori a 23,7 m2 a ettaro; queste, con
25 -61.36 ettari, interessano il 46,5 % della superficie dello strato. Nella
tabella 5 sono riportati i rispettivi valori dendro-auxometrici.
Anche in questo caso si nota come passando dalla classe di fertilità scadente a quella buona corrisponde un aumento di densità del soprassuolo e,
conseguentemente, della produzione. L'incremento medio annuo passa da
7,2 a 16,l m3 ad ettaro.
L'azienda Massanova costituisce un interessante esempio di arboricoltura da legno in ambiente mediterraneo e consente di valutare gli effetti di
tali interventi in un arco temporale piuttosto lungo, prossimo a quello massimo fissato dal legislatore per gli interventi di arboricoltura da legno nell'ambito di quelli previsti dal P.S. 24. L'adozione di differenti sesti d7im-
3 00
L'ITALIA FORESTALE E MONTANA
I
I
diametro (cm)
-Distribuzione
i D i s t r i b u z i o n e reale %
normale %
Fig. 7 - Eucalitti. Strato 1: Anno d'impianto 1978/79; settonce 2,9 m.
I
1
diametro (cm)
-Distribuzione
i D i s t r i b u z i o n e reale %
normale %
Fig. 8 - Eucalitti. Strato 2: Anno d'impianto 1979/80; settonce 3,O m.
Tabella 5 - Eucalitti. Elementi dendro-auxometrici.
Strato
Fertilità
Superftn'e n.ftle
n. piante
(ha)
misurate
ettaro
0
(cm)
Altezza
(m)
G / ha
(m2)
(1)
buona
media
scadente
18.54.03
15.21.75
30.87.17
29
17
42
1067
965
902
23.9
20.6
18.0
25.7
23.9
22.2
37.1
24.9
18.0
382.2
247.2
171.4
19.1
12.4
8.6
(2)
buona
media
scadente
21.16.26
8.31.64
25.61.36
41
13
43
982
93 1
865
19.9
17.7
14.6
23.5
22.0
19.6
30.5
22.7
14.6
306.0
228.3
136.8
16.1
12.0
7.2
(1) Strato 1: Anno d'impianto 1978/79, sesto d'impianto settonce 2,9 m.
(2) Strato 2: Anno d'impianto 1979/80, sesto d'impianto settonce 3,O m.
V / ha I.m.a.
(m3) (m' ha.')
ARBORICOLTURA DA LEGNO IN AMBIENTE MEDITERRANEO
301
pianto nelle piantagioni consente di valutare gli effetti di tale scelta dal
punto di vista strettamente produttivo.
Per il pino insigne la differente densità di impianto, il 38,2% di
piante in meno nelle aree piantate con il sesto a settonce (1373 piante a
ettaro) rispetto a quello in rettangolo (2222 piante a ettaro), a distanza di
circa vent'anni dall'intervento, non determina differenze significative per
quanto riguarda la mortalità. Negli impianti con sesto a rettangolo le
perdite per autodiradamento sono comprese tra il 3 4 3 % (impianti del
1978/79) e il 31,4% (piantagioni del 1979/80), mentre scendono al
26,1% nel caso di una densità di 1373 piante a ettaro.
Inoltre in entrambi i casi, a dieci anni di distanza dall'ultimo rilievo
(1988), la mortalità è aumentata di 18 punti percentuali, a conferma di
gravi fenomeni di concorrenza epigea ed ipogea che si instaurano fra le
piante. Questo andamento conferma la necessità di puntuali interventi di
diradamento, così come era stato proposto da CIANCIO
et al. nel 1992 nel
piano colturale per la stessa azienda.
Nel 1999 la densità rilevata è significativamente diversa tra i sesti di
impianto: 1456 piante a ettaro nel primo strato (sesto a rettangolo 3x1,5
m e anno d'impianto 1978/1979), 1525 nel terzo (sesto a rettangolo
3x1,5 m e anno d'impianto 1979/1980) e 1016 nel secondo (sesto a settonce con distanza di 2,9 m e anno d'impianto 1978/1979). Questa
difformità di densità del popolamento determina, a sua volta, differenze
per quanto riguarda le caratteristiche della pianta di dimensioni medie:
nel sesto a settonce (IIAstrato) 25,4 cm di diametro, in quello a rettangolo, rispettivamente, 21,O (IA strato) e 19,6 cm di diametro (111" strato). Questo fatto conferma quindi che il sesto a rettangolo, anche per il
maggior numero di piante, determina una più elevata competizione sulla
fila per cui si hanno diametri leggermente inferiori rispetto al sesto a settonce.
La distribuzione delle piante in classi di diametro nei diversi sesti di
impianto, evidenzia una leggera asimmetria positiva e un campo di variazione praticamente uguale. La maggior parte delle osservazioni sono comprese nelle stesse classi di diametro, con la moda che cade quasi nella stessa classe: 20 cm nel IIAe IIIA strato e 19 cm nel I A strato.
L'attuale differenza di densità del popolamento non determina però
analoghe differenze per quanto attiene la produzione. Infatti nelle aree
piantate con sesto rettangolare la prowigione media a ettaro, considerando anche la differenza di un anno di età fra i due strati, è praticamente uguale (409,5 e 375,8 m3 a ettaro), come conferma, peraltro, anche il
valore dell'incremento medio annuo - 20,5 m3 a ettaro nel primo strato e
3 02
L'ITALIA FORESTALE E MONTANA
19,8 nel terzo; tali valori sono di poco superiori a quelli riscontrati nelle
aree dove è stato adottato il sesto a settonce dove si hanno mediamente
386,4 m3 a ettaro, cui corrisponde un incremento medio annuo di 19'3
m3 a ettaro. Ne consegue che con il 30% di piante vive in più si ha una
massa di appena il 5,6% superiore. Rispetto a quanto osservato da CIANCIO et al. (1992a) si registra, quindi, un'attenuazione delle differenze fra i
due sesti d'impianto fino quasi ad annullarsi. Sulla base dei dati rilevati
nell'azienda Massanova ciò è chiaramente imputabile alle maggiori
dimensioni raggiunte dalle piante nelle zone piantate con sesto più largo
per effetto della minore concorrenza fra i singoli soggetti.
Si può pertanto affermare che, per quanto riguarda il volume, nel
breve periodo la densità svolge un ruolo determinante, per cui ad un maggior numero di piante corrisponde una massa superiore. Ma, con il passare
del tempo, le differenze tendono progressivamente a ridursi per effetto di
un maggior incremento individuale delle singole piante.
Nella scelta della distanza d'impianto non bisogna, però, trascurare gli
effetti legati alla presenza del sottobosco che manifesta uno sviluppo
costantemente superiore nelle aree a minore densità e che può costituire
grave ostacolo alle operazioni colturali.
La produttività media annua, ponderata rispetto all'età ed alla superficie di ogni strato, è pari a 19,8 m3 a ettaro.
I1 pino d'Aleppo, impiegato su aree limitate, ha confermato la sua
capacità di adattamento e le elevate capacità produttive se rapportate
alle difficili condizioni di impiego (stazioni con terreno superficiale,
ricco di scheletro, ecc.). I rilievi, a venti anni dall'impianto, hanno evidenziato una mortalità piuttosto contenuta (10% circa), un'omogeneità
dei soprassuoli sia per quanto riguarda il grado di copertura che le
dimensioni delle piante e produzioni davvero interessanti. La produttività media annua di questi impianti, ponderata rispetto alla superficie e
all'età di ogni strato, è di 11,l m3 a ettaro. Complessivamente si è rivelata specie in grado di valorizzare terreni scarsamente fertili, per la sua
capacità di coprire rapidamente il terreno, limitare lo sviluppo del sottobosco e migliorare significativamente il suolo. La forma del fusto, spesso
caratterizzato da accentuate curvature alla base, impone un'accurata
selezione dei popolamenti in cui raccogliere il seme per la produzione di
piantine.
Gli eucalitti si sono confermati specie in grado di dare produzioni elevate in tempi brevi. È stata registrata una produzione media annua, ponderata rispetto all'età e alla superficie di ogni strato, di 12,l m3 a ettaro.
ARBORICOLTURA DA LEGNO IN AMBIENTE MEDISERRANEO
3 03
Le indagini condotte fanno rilevare come questa specie risenta in
modo evidente delle condizioni di fertilità della stazione. Le caratteristiche
della pianta di dimensioni medie variano infatti significativamente dalle
condizioni di fertilità scadente a quelle buone, quando appunto l'incremento medio annuo aumenta di più del doppio passando, in media, da 7,9 a
17,6 m3 a ettaro.
Nei due strati la distribuzione delle piante in classi di diametro è molto
simile e presenta una leggera asimmetria positiva. In entrambi i casi vi è un
discreto numero di piante di piccolo diametro. Spesso si tratta di piante
che, introdotte in occasione dei risarcimenti, hanno subito la forte concorrenza di quelle limitrofe e, praticamente, non sono cresciute. Ciò conferma
la necessità di un'accurata preparazione del terreno e la scelta del materiale
d'impianto, quali presupposti indispensabili per ridurre al minimo i risarcimenti. Sulla base di quanto osservato nell'azienda di Massanova si potrebbe
affermare che, qualora le fallanze siano rappresentate da poche piante, irregolarmente distribuite sulla superficie, non conviene intervenire con la
messa a dimora di altre piante.
Per quanto riguarda l'aspetto strettamente produttivo il confronto fra
la provvigione riscontrata nel 1988 e nel 1999 evidenzia un aumento non
particolarmente significativo (in media 162,8 m3a ettaro), nettamente inferiore a quello riscontrato nelle piantagioni di pino insigne (in media 308,6
rn3 a ettaro). Ciò risulta evidente osservando i valori dell'incremento medio
annuo che sono passati, nell'arco di un decennio, da 8,7 a 12,5 m3 nel
primo strato e da 6,4 a 11,6 m3 nel secondo. Questo fatto conferma la
necessità di adottare nel caso di piantagioni di eucalitti moduli colturali che
prevedano turni brevi, di poco superiori a 10 anni.
A distanza di dieci anni dall'ultimo rilievo vengono pienamente conet al.). L'obiettivo primario
fermate le osservazioni fatte nel 1992 (CIANCIO
degli interventi realizzati nell'azienda Massanova della produzione di elevate quantità di legname in tempi brevi si può considerare sostanzialmente
raggiunto. I risultati conseguiti evidenziano come anche in ambiente mediterraneo siano possibili interventi di arboricoltura da legno a patto che vengano adottati moduli colturali intensivi e che le specie forestali a rapida crescita vengano impiegate in aree con caratteristiche corrispondenti alle loro
esigenze ecologiche.
3 04
L'ITALIA FORESTALE E MONTANA
Le aree marginali all'agricoltura si sono dimostrate idonee ad accogliere interventi di arboricoltura da legno per cui esistono ampie possibilità di
sviluppo per questo importante settore delle scienze forestali.
Tuttavia giudicare la validità di tali interventi solamente sulla base
della produzione di legno appare inequivocabhente riduttivo per le implicazioni connesse alla coltura forestale legate al miglioramento fondiario,
con conseguente impiego diretto di manodopera, all'introduzione di nuove
tecniche colturali, alla realizzazione di nuove forme associative in realtà
rurali caratterizzate da evidente marginalità.
L'economia legata alla coltivazione di alberi forestali può quindi rappresentare un catalizzatore non indifferente per smuovere situazioni che
altrimenti sarebbero destinate ad ulteriori forme di emarginazione.
SUMMARY
Arboricolture for wood production in Mediterranean environments:
the Massanova farm (Salerno)
Growth of 2O-~ears-oldPinus insignii, Pinus halepensis and Eucalyptus ssp. stands
was investigated in the Massanova farm (Salerno). Data showed that in the
Mediterranean area arboriculture for wood production can give good results, but only
in the case that fast growing species are employed in suitable ecologica1 situations and
that intensive cultivation modules are adopted.
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