perdono e salute - Movimento Celestiniano L`Aquila

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PERDONO E SALUTE
E' difficile rendersi pienamente conto come la maggior parte delle malattie e delle sofferenze umane si possano far
risalire direttamente alla preoccupazione, alle paure, alla discordia, all'immoralità, alle dissipazioni, all'odio, all'ignoranza,
alla vendetta, cioè al pensiero corrotto e ad una vita impura.
L'accettazione sincera dei principi e degli insegnamenti di Cristo riguardo alla vita, alla pace e alla gioia mentale,
spazzerebbe via tante malattie, difficoltà e dispiaceri dell'umanità. Presi come norma etica risolleverebbero le sorti
dell'umanità creando un nuovo ordine di esseri forniti di una superiore capacità mentale e di una accresciuta forza
morale. Le sacre scritture non sono circoscritte unicamente all'ordine spirituale, esse riguardano anche il benessere
psico-fisico della persona.
Il perdono, ad esempio, spesso resta relegato nella sfera degli obblighi morali considerati difficili, addirittura impossibili,
per certi versi. Pare arduo affrontare una riflessione circa il vantaggio che il perdono può arrecare.
L'odio, il risentimento, il rancore, la vendetta sono alla base di troppe malattie e sofferenze. Su molte migliaia di certificati
di morte potrebbe esser scritto che le vittime sono morte per il risentimento provato.
Il famoso psicologo John Hunter sapeva quel che poteva costare al suo cuore la collera e scriveva: " Il primo disgraziato
che mi farà adirare, mi ucciderà".
Sentiamo spesso la gente dire a denti stretti: " Gliela farò pagare a quello lì, anche a costo di rimetterci la pelle" . Troppo
spesso è proprio quel che accade.
Da secoli i beffeggiatori hanno ridicolizzato il consiglio di Gesù di amare i nemici, considerandolo teorico, idealistico ed
assurdo.
Oggi la psichiatria lo raccomanda come interessante ed efficace medicina per molti disagi dell'uomo.
Quando diceva di perdonare « settanta volte sette », Gesù non pensava soltanto alla nostra anima ma a salvare anche il
nostro corpo da coliti, ulcere, gozzo, alta pressione sanguigna, infarti, depressioni e tante altre malattie. Sembra che il
consiglio del medico celeste si sia introdotto, con curiosa ironia, sul bollettino di un reparto di polizia dello stato del
Milwaukee: " Se delle persone egoiste cercano di profittar di voi, cancellatele dalla vostra lista, ma non cercate di
pareggiare il conto, rischiereste di nuocere più a voi stessi che all'altro"
Quando riceviamo un grave torto da qualcuno, non possiamo resistere alla tentazione di vendicarci, benché ciò significhi
pagarne un altissimo prezzo.
Finanche Giacomo e Giovanni volevano che scendesse del fuoco dal cielo su un villaggio samaritano perché i
Samaritani non volevano albergarli. Questi discepoli credevano in Gesù ed erano Suoi seguaci, tuttavia erano ancora
tanto ripieni di sentimenti carnali. Dopo che ebbero crocifisso il proprio io e furono ripieni dello Spirito Santo, al vecchio
spirito di vendetta successe lo Spirito Santo di Cristo che offeso, non offendeva a sua volta.
Paolo, che fu convinto allorché fu testimone della lapidazione di Stefano e della invocazione di perdono sui suoi
carnefici, precisa i passi che ci permettono di liberarci dello spirito di vendetta, causa di tante malattie.
"Fate morire l'uomo vecchio: fornicazione, impurità, lussuria, mala concupiscenza e cupidigia (e in quelle camminaste un
tempo anche voi, quando vivevate in esse). Ma ora deponete anche voi tutte queste cose: ira, collera, malizia,
maldicenza, giacché avete svestito l'uomo vecchio coi suoi atti e rivestito il nuovo... Vestitevi dunque di tenera
compassione, di benignità, di umiltà, di dolcezza, di longanimità; sopportandovi gli uni gli altri e perdonandovi a vicenda,
se uno ha di che dolersi nei confronti d'un altro. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi.
Il grande scienziato Booker T. Washington, che divenne famoso malgrado i pregiudizi contro il colore della sua pelle, e
subì innumerevoli e continui insulti, scriveva: "Non permetterò a nessuno di far scendere la mia anima al livello dell'odio"
L ‘attimo in cui comincio a odiare qualcuno, divento suo schiavo. Non riesco più a rallegrarmi del mio lavoro, perché egli
domina persino i miei pensieri. Il risentimento produce nel mio corpo troppa tensione, dopo solo qualche ora di lavoro
sono stanco. Il lavoro che prima era la mia gioia diviene ora tedio. Perfino le vacanze cessano di essere un piacere.
Il re Salomone dovette esperimentare qualcosa di simile, quando scriveva: "Meglio un piatto d'erbe, dov'è l'amore, che
un bove ingrassato, dov'è l'odio".
L ‘uomo che odio mi perseguita dovunque sono. Non riesco a sfuggire alla sua presa tirannica. I miei denti masticano il
cibo e lo ingoio, ma l'uomo che odio non mi permetterà di goderne. Può trovarsi lontano mille chilometri dalla mia stanza,
ma è sempre lì a mettere scompiglio nei miei pensieri, il mio materasso diviene la ruota crudele della mia tortura. La
povera gente può dormire ma io no. Devo riconoscerlo, mi sono fatto schiavo di ognuno sul quale verso il veleno della
mia ira.
Shakespeare conosceva molto bene la bibbia e la psicologia per ammettere che si può impazzire per pensieri insistenti
ossessivamente. Era il ricordo dell'assassinio di Duncan a produrre in lady Macbeth quelle ipertonie psicosomatiche. La
risposta del medico fu che la Signora non era tanto malata, quanto turbata da visioni che le si affollavano nel cervello e
le impediva di riposare. Macbeth chiese al medico: "Non puoi strappare dalla memoria quel dolore che vi ha messo
radici, cancella le angosce scritte nel cervello, con qualche medicina che dia l'oblio e liberi il petto da quell'ingombro che
le grava sul cuore?"
Una dose di bicarbonato nello stomaco non raggiungerà mai questi acidi che distruggono corpo, anima e mente.
Un giorno il nostro tanto vantato progresso scientifico diagnosticando le umane sofferenze del corpo e della mente,
potrebbe giungere con sorpresa, e con 2000 anni di ritardo, alla ricetta di quel Galileo che prescriveva il perdono, l'amore
per i nemici.
Per ogni salute, ordine, bellezza, serenità e gioia.
di Quirino Salomone
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