INTRODUZIONE
“Amore” è il nome popolare di un sentimento meticcio, mulatto, ibrido che nasce da una mancanza e quaglia in una coincidenza. “Amore” è come dire mulo, indiano, bastardo… una cosa mista, metà psichica, metà fisica che non dà ossigeno al pietismo né
alla compassione. Nasce nell’area fragile dell’amicizia sessuata,
cresce tra labbra che distillano eccitanti baci, si conserva tra falsi
giuramenti del tipo “non ti lascerò mai”. La sua fine ci riconsegna
alla solitudine. Se Dio esiste, Amore è la sua Volontà. Ma è bene
non dimenticare che
Il fenomeno dell’amore in generale comprende l’amore passionale, l’amore di un genitore per un figlio, l’amore per il proprio Paese, e altri ancora. Tutti
i tipi di amore hanno in comune questo: che il nostro benessere è strettamente
legato a quello della persona (o cosa) che amiamo.1
Il filosofo Robert Nozick dà principio alle nostre riflessioni
con un moto rotatorio: l’Amore è una giostra di “amori” che ci
infiammano in ogni momento.
Noi esseri umani, quando siamo punti in quei nervi, possiamo
soffrire o gioire senza sconti, ma sempre e unicamente ‘per amore’ di qualcosa. Se siamo privi d’amore e ci troviamo di fronte a
un naufragio di migranti, a una prostituta infreddolita, a un cam1
R. NOZICK, La vita pensata. Meditazioni filosofiche, Rizzoli, Milano 2004, p. 69.
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pione di basket avversario, rimaniamo indifferenti.
Orbene, la filosofia considera l’Amore una “cosa filosofica”? Quali filosofi oltre ad “amare la saggezza” hanno amato
“l’Amore” senza fretta? Dopo oltre venticinque secoli di dialoghi, teorie, idee, maestri e scuole, per scrivere le prossime pagine
ci toccherà entrare in un labirinto di volumi che indicano sempre
un’entrata e mai un’uscita non dolorosa. Tuttavia, se vogliamo
sapere cosa pensano i filosofi dell’amore, dobbiamo rinunciare ai
rettifili.
Intanto prendiamo per buona la voce Amour del primo Dizionario Filosofico a memoria d’uomo, stampato, per il nostro giovamento, da Voltaire:
Amore. Vi sono tante qualità d’amore che non si sa a quale ricorrere per
la definizione. Si suol chiamare audacemente “amore” un’esaltazione di pochi
giorni, una relazione senza affezione, un sentimento privo di stima, le cerimonie dei cicisbei, un’arida consuetudine, una fantasia romanzesca, un capriccio del gusto seguìto da un pronto disgusto: si suol dare questo nome a mille
chimere. Se qualche filosofo vuol esaminare a fondo questa materia poco
filosofica, deve meditare il Simposio di Platone, nel quale Socrate, onestamente innamorato di Alcibiade e di Agatone, conversa con loro sulla metafisica
dell’amore…2
Approviamo la vaghezza illuministica della voce, nel rispetto
di un pensatore senza pregiudizi, antidispotico e difensore della
Ragione. Voltaire, a cui piaceva divertire i lettori, per cogliere la
differenza tra uomo e bestie ci fa dono della sua ironia:
Nessun altro animale all’infuori dell’uomo conosce quelle strette in cui
tutto il corpo è sensibile; quei baci in cui le labbra gustano la voluttà che mai
non stanca. E questi piaceri appartengono solo alla nostra specie; la quale sola
d’altronde può abbandonarsi all’amore in ogni stagione dell’anno, mentre gli
animali hanno per questo un’epoca stabilita… E siccome gli uomini hanno
il dono di perfezionare tutto ciò che la natura ha concesso loro, hanno anche
2
VOLTAIRE, Dizionario filosofico, Einaudi, Torino 1955, pp. 55-56.
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perfezionato l’amore. La pulizia, la cura di se stessi, rendendo la pelle più delicata, aumenta i piaceri del tatto, e la cura della propria salute rende gli organi
della voluttà più sensitivi.
Abbiamo potuto agevolmente iniziare con un contributo prestigioso e, avendo trovato conferma che l’amore è un campo poco
coltivato dalle grandi menti teoretiche, proveremo a raccogliere
tutto ciò che può essere di nutrimento.
Anche Cartesio, presentando il suo trattato metafisico su quegli “eventi” detti Les passions de l’âme (1645) aveva affermato
nelle prime righe:
Nessuna cosa mostra meglio quanto le scienze che ci vengono dagli Antichi
siano difettose, di ciò che essi hanno scritto sulle Passioni. Infatti, benché sia
un argomento la cui conoscenza è sempre stata molto ricercata, e non sembri
tra i più difficili perché ciascuno, sentendole in se stesso, non ha bisogno di
attingere altrove alcuna osservazione per scoprirne la natura, tuttavia quel che
gli Antichi ne hanno insegnato è così poco e per la maggior parte così poco
credibile che non posso avere nessuna speranza di avvicinarmi alla verità
se non allontanandomi dalle vie che essi hanno seguito. Per questo motivo
sarò qui obbligato a scrivere come se trattassi un argomento che nessuno
ha mai affrontato prima di me.3
E quando Cartesio passa all’enumerazione delle Passioni, stabilisce che sono sei quelle «semplici e primitive», vale a dire: la
Meraviglia, l’Amore, l’Odio, il Desiderio, la Gioia e la Tristezza.
«L’Amore è un’emozione dell’anima, causata dal movimento degli spiriti, che l’incita a congiungersi volontariamente agli oggetti
che paiono esserle convenienti».4 Il bel René che abitualmente
viveva nell’ozio, che dormiva dieci ore per notte senza essere
disturbato, che non si sposò mai, che preferiva star ritirato dal
mondo, ciononostante mise in cornice l’Amore per la sua positiva
3
4
CARTESIO, Le passioni dell’anima, Editori Associati, Milano 1994, p. 53.
Ivi, p. 92.
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azione fisiologica:
[…] noto che nell’amore, quando è solo, vale a dire quando non è accompagnato da nessuna forte Gioia, o Desiderio, o Tristezza, il battito del polso è
regolare e molto maggiore e più forte del solito, che si sente un dolce calore
nel petto e che la digestione dei cibi si fa molto rapidamente nello stomaco, di
modo che questa Passione è utile per la salute.5
À tout à l’heure, monsieur Descartes.
In un altro angolo del labirinto troviamo Spinoza che ci suggerisce altri approfondimenti nel capolavoro Ethica more geometrico demonstrata. Con la sua “geometria degli affetti” il maestro
olandese, simbolo del sommo coraggio intellettuale, ci spiega
che l’esistenza umana può passare da una minore a una maggiore
perfezione grazie alla Gioia (Laetitia). Il passaggio inverso si fa
per colpa della Tristitia. L’Amore è una Gioia, accompagnata
dall’idea di una causa esterna: l’oggetto dell’amore. Laetitia e
Tristitia, per Spinoza, sono affetti primari.
Essi generano il «desiderio d’essere» e tutti gli altri affetti,
quali ammirazione, disprezzo, odio, ecc.
E se noi ci chiedessimo come è possibile giudicare quali sono
gli affetti buoni o cattivi? «Per poterlo fare è necessario, secondo Spinoza, intendere il “bene” e il “male” come ciò che giova
o rispettivamente nuoce alla conservazione del proprio essere, e
quindi come utile e dannoso».6 Tanta saggezza ora ci facilita per
una nostra improvvisata misurazione senza riga, né compasso:
l’Amore è certamente un affetto utile nella perseveranza, nella
conservazione, nel perfezionamento del proprio essere.
Sospiriamo; la Filosofia non si è totalmente disinteressata
5
6
Ivi, p. 102.
C. ESPOSITO, P. PORRO, Filosofia moderna, Laterza, Roma-Bari 2009, p. 187.
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all’Amore, anzi eccone un altro che ne sfibra le radici. Alain Badiou, nel precisare che la filosofia ha avuto un inizio, che non è
esistita in tutte le epoche storiche, che non è entrata nell’epoca del
suo declino, insomma che è ancora possibile, presume che essa
esiga delle condizioni particolari per esprimersi:
Affermeremo dunque che vi sono quattro condizioni della filosofia, che
il venir meno di una sola di esse comporta la sua destituzione, e che per
contro l’insorgere del loro insieme ha condizionato la sua comparsa. Queste
condizioni sono: il matema, la poesia, l’invenzione politica e l’amore…
Cos’è una condizione della filosofia? È una verità in divenire, appartenente
a uno dei quattro generi di verità (extrafilosofici) di cui, a partire dai Greci,
conosciamo l’esistenza: il genere scientifico (più in particolare matematico), il
genere artistico (più propriamente poetico), il genere politico (più propriamente l’emancipazione politica, o la politica della libertà), e il genere amoroso.7
La comparsa di Sigmund Freud è stata decisiva per il tema che
stiamo trattando. Come la presenza di un alimento in bocca eccita
la salivazione, così i suoi studi hanno fatto parlare molti più filosofi che nei secoli precedenti. La “secrezione” psicoanalitica ci
aiuta a divorare il nutriente pasto di Umberto Galimberti:
[...] nella nostra epoca l’amore diventa indispensabile per la propria realizzazione come mai lo era stato prima, e al tempo stesso impossibile perché,
nella relazione d’amore, ciò che si cerca non è l’altro, ma, attraverso l’altro,
la realizzazione di sé […] Autenticità, sincerità, verità, individuazione trovano
nell’amore quello spazio che la società, regolata dalla razionalità della tecnica,
non concede più. L’amore diventa a questo punto la misura del senso della
vita […].8
Stiamo scalando la prima tappa di montagna del Tour de France. A pochi chilometri dall’arrivo in cima la folla dei sostenitori
aumenta, si stringe sulla strada, sorveglia penosamente i nostri
7
8
A. BADIOU, Manifesto per la filosofia, Feltrinelli, Milano 1991, p. 11.
U. GALIMBERTI, Le cose dell’amore, Feltrinelli, Milano 2004, pp. 11-12.
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cedimenti e incessantemente ci grida di raggiungere la meta:
L’amore espone a un rischio grandissimo, ma questo rischio è commisurato all’incredibile valore che diamo a un’altra persona. E noi le diamo questo
incredibile valore perché ne abbiamo bisogno, perché ne riceviamo qualcosa.
L’amore ci dice che non stiamo mai veramente bene, quando siamo soli, non
siamo fatti per essere soli […].9
I pensieri aumentano con la stanchezza. Nell’amare, in quanti
dovremmo essere? Qui servono le materie prime di Luce Irigaray:
«Il naturale è costituito almeno da due: maschile e femminile […]
La natura non è una […] la realtà è due […] Si è pensato l’universale come uno, a partire da uno. Ma questo uno non esiste»10.
Dunque, la natura è due (un due che implica le differenze secondarie: più piccolo/più alto, più giovane/più vecchio, ad esempio).
E l’uomo e la donna sono le due parti del genere umano. Si fa
una figuraccia quando si afferma che “l’uomo sarebbe la testa e la
donna il corpo” o che “l’uomo sarebbe il divino del regno animale
femminile”. Mettiamo in penitenza chi commette questi peccati
morali. Uomini e donne sono una specie di esseri viventi in cerca
della loro identità. Per tale ragione la filosofa, nata in Vallonia nel
1930, considera il parlare d’amore un atto appropriato. Di nuovo:
[…] il naturale è almeno due: maschile e femminile. Questa partizione non
è secondaria, né caratteristica del genere umano; essa attraversa tutti i regni
del vivente, che altrimenti non esisterebbero. Nessuna vita è possibile sulla
terra senza la differenza sessuale, che ne è la manifestazione e la condizione di
produzione e riproduzione.11
Siamo all’aria aperta. Respiriamo, mentre echeggiano nella
nostra piccola mente le intuizioni di Luce. Noi tutti siamo generaJ. L. NANCY, M’ama, non m’ama, UTET, Torino 2009, p. 39.
L. IRIGARAY, Amo a te, Bollati Boringhieri, Torino 2008, p. 43.
11
Ivi, p. 44.
9
10
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ti da due, e l’uomo nasce da un’altra. L’uomo ‘sogna’ di essere il
tutto e suppone per la donna una falsa passività. Egli è generato,
non creato. Uomo e donna sono ognuno, singolarmente, una parte
del loro insieme. Hanno corpi differenti; sensibilità e spiritualità
non sono le stesse. E queste differenti metà del genere umano si
cercano proprio attraverso l’amore.
Purtroppo, noi esseri comuni vogliamo risposte sbrigative alle
passioni amorose. Leggiamo gli oroscopi, paghiamo i maghi, ci
raccomandiamo agli psicoanalisti, preghiamo Cristo e la Madonna, scriviamo agli esperti dei rotocalchi. Tutto ciò accade perché
non conosciamo a fondo la natura dell’amore. Siamo deviati da
una cultura di massa che semplifica e mistifica. Purtroppo, un talk
show è più convincente di un libro.
Commettendo una sola volta l’errore abitudinario di usare
Wikipedia, concludiamo l’introduzione a questo soggetto, dando
una spiegazione al titolo: LA FISICA DELL’AMORE. Si tratta
di una metafora che non ha nessun fondamento scientifico. L’amore non si può riprodurre in laboratorio. Semplicemente, φύσις
[physis] in greco e latino significa “natura” e nulla è più naturale
dell’amore. Del metodo sperimentale che la scienza esige qui ci
servono, in prestito, tre buone pratiche: l’osservazione dei fenomeni, la formulazione di ipotesi e l’apprendimento di alcune leggi empiriche, di tipo morale. Inoltre, l’amore si fa con il corpo
fisico, oltre che con la mente…
La nostra FISICA DELL’AMORE considera i paradigmi della
vita erotica e a ognuno di essi dedicherà un capitolo: L’innamoramento, L’amore romantico, Il sesso, Matrimonio-gelosiatradimento-separazione degli amanti, Il nuovo amore.
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I - L’INNAMORAMENTO
Che cosa trasforma due estranei in due spasimanti? Che cosa
insemina il loro cuore? È più efficace Cupido, il “colpo di fulmine” o la seduzione? Che cosa ci attira dell’altro? E come fare
innamorare la persona che ha catturato la nostra attenzione?
II - ODI ET AMO
Catullo ha scritto indimenticabili versi su questa contraddizione: ma l’odio è per davvero il compagno inevitabile dell’amore? Odio e amore sono i poli di uno stesso magnete che rafforza
l’attaccamento. Quale dei due sentimenti è più forte dell’altro?
L’odio è la risposta a quella minaccia che è l’amore. L’amore è
più creativo. L’odio è più antico dell’amore. L’odio imbruttisce.
Non si cresce senza amore. La competizione dell’odio distrugge
l’amore o lo rafforza?
III - UN CORPO, TANTI SESSI
Che cos’è il sesso? I più antichi manuali di istruzione sessuale
offrono una serie di figure plastiche da mettere in pratica per il
godimento personale. L’uomo ha un pensiero malizioso per una
qualsiasi donna gli passi accanto. La donna preferisce un rapporto
affettivo al piacere genitale; è nell’affetto che si eccita anche sessualmente. Esiste la Bellezza nell’atto sessuale? La sessualità non
è l’insieme di pose scabrose, ma un’azione, più o meno faticosa,
che conserva la specie.
IV - MATRIMONIO, GELOSIE, TRADIMENTI,
SEPARAZIONE
Come ammonisce Kierkegaard in Aut Aut, «[…] non vi è nulla
di così infido come il cuore umano». Non c’è amore senza possibilità di tradimento. Il tradimento appartiene all’amore. Neppure
Dio vuole che si cresca in una fiducia incondizionata. Il tradimento bisogna lasciarlo intatto nella sua crudeltà. E poi la vendetta, il
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cinismo, il perdono… Chi può darci il farmaco per la ferita più lacerante di una vicenda amorosa? Oggi sembriamo poco allenati al
sacrificio, ai primo ostacoli mandiamo in crisi il legame. Esiste la
possibilità di guarigione dopo una vera separazione? A un amante
abbandonato servirebbero più un legamento magico o le lezioni
di un filosofo? Che cosa sono i meccanismi di difesa? Infine, è
meglio subire un torto piuttosto che commetterlo?
V - CONCLUSIONI
«Amo, volo ut sis» (Sant’Agostino)
Quando si ritorna ad amare, dopo aver lungamente combattuto con il senso tradito e traviato, si è più maturi. La sofferenza
precedente di una storia finita ci lascia nello spirito temprato l’equivalente di un lungo allenamento alla lotta. La volta successiva
saremo più forti. L’amore è un cammino, non un possesso, l’amore è una relazione e non una fusione. Quando ricomincia, l’amore
ha più interesse, più dottrina, più dedizione. Ma perché l’amore
non è unico ed eterno?
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