IL DOMINIO DEI VAGABONDI Alla fine ci furono Cerere e Pallade

IL DOMINIO DEI VAGABONDI
Alla fine ci furono Cerere e Pallade, poi vennero Nettuno e Plutone ed infine ecco a voi
Eris! Negli ultimi anni sono stati scoperti nuovi mondi che orbitano attorno a stelle
simili al Sole, in altri sistemi e in altre galassie. Il proliferare a dismisura del loro
numero ha spinto gli studiosi ad approfondire la definizione di “pianeta” svelando la
vita dei “sistemi stellari” e rivelando straordinarie sorprese. Il primo a farne le spese è
stato Plutone.
Prima di tutto ATTENZIONE!!!, l’ordine dei pianeti del Sistema solare non corrisponde
ai giorni della settimana, in realtà non vi corrisponde neanche il cielo dei cieli del
sistema geocentrico. Diciamo che la terra separa i giorni dispari da quelli
pari
Mentre questi sono conosciuti dall’uomo più o meno fin da quando egli ha memoria gli
altri sono molto più recenti. Urano e Nettuno sono anche i personaggi di una storia nota
e presa come esempio dagli studiosi di scienza e di filosofia. Urano venne scoperto nel
1871 ma col tempo si notò un turbamento lungo la sua orbita che spinse a investigare più
a fondo l’anomalia, l’ipotesi più plausibile che venne fornita fu la possibilità
dell’esistenza di un altro corpo. La teoria dedotta venne in seguito surrogata dalle prove
empiriche: nel 1846 viene “visto” Nettuno a cui seguono Cerere nel 1801, Plutone nel
1930 e Xena che nel 2005 venne ribattezzata Eris. Ultimo per il momento.
“Cavolo! È stato scoperto un nuovo pianeta e io non mi sono accorto di niente” potrebbe
pensare qualcuno per poi riflettere e constatare un senso di confusione. “Cosa è questo
Cerere? E perché Plutone nella figura non è annoverato tra i pianeti?”. In realtà se
dovessimo memorizzare tutti gli oggetti che girano attorno al sole dovremo ricordarci
ben 135.000 nomi. È questo senso di confusione, di cui vi ho malignamente reso
partecipi, il motivo che ha spinto a rimettere mano al cielo. In realtà le cose sono molto
più semplici: Cerere, così come Pallade, è parte della Fascia di asteroidi che separa le
orbite di Marte e Giove, spazio in cui si è cercato effettivamente per tanto tempo un
ipotetico nuovo pianeta, mentre Plutone ed Eris rientrano all’interno della Fascia di
Kuiper situata ai confini del Sistema solare oltre Nettuno e troppo rarefatta per
aggregarsi.
Con il tempo alcuni di questi corpi sono stati catalogati come asteroidi e il dibattito
odierno spinge in questa categoria anche Plutone nonostante molti studiosi si siano
ribellati in favore della forza dell’abitudine. Ma la scienza non ferma il progresso per
comodità. Il proliferare dei corpi del sistema solare ha spinto il mondo scientifico a
cercare di chiarire alcuni concetti utilizzati fino ad ora ed in particolare a ricercare una
definizione di pianeta che non sia troppo arbitraria. Le caratteristiche di sfericità e di
rotazione infatti non hanno risolto il problema, come si pensava inizialmente, e quindi lo
studio si è indirizzato alla comprensione della formazione stessa dei pianeti e del
Sistema solare. Una volta dedotto che la formazione dei “sistemi stellari” è un fatto
ordinario dell’universo si è partito da qui per cercare il nuovo criterio per la definizione
di pianeta ed è stato trovato nel concetto di pulizia dell’orbita.
Dagli inizi degli anni 90 sono stati scoperti circa 200 nuovi sistemi extra-solari sparsi
per l’universo e nella nostra galassia, la Via Lattea.
Il Sistema solare, di cui facciamo parte, è uno dei più anziani tra quelli conosciuti e da
considerarsi in piena fase di assestamento. Il salto temporale rispetto ai più giovani ha
permesso di andare a fondo nella ricostruzione storica del loro sviluppo. Attenzione, i
fatti che vengono ora narrati non sono da confondersi con la teoria del Big Bang, come
forse qualcuno potrebbe credere. Quella è un’altra storia non raccontata, almeno per il
momento.
All’ interno delle Galassie si formano nubi molecolari di gas e polveri, più fini delle
particelle del fumo di una sigaretta, che stanziano come dischi gelidi (10 gradi Kelvin)
nei bracci a spirale della nostra Via Lattea e sono soggette ad una rotazione casuale; le
particelle cariche e quelle neutre si assestano in un equilibrio magnetico che lascia alle
nubi la possibilità di dilatarsi. L’equilibrio può rompersi e quando la nube tuona
significa che il collasso gravitazionale è iniziato. Il gas neutro si condensa al centro a
formare una protostella: nei sistemi giovani cambiano anche i nomi dei protagonisti non
ancora maturi, ma sempre in funzione di quello che diverranno. La massa condensata
aumenta sempre più l’attrazione gravitazionale e attira verso sé il materiale circostante
che, però, per effetto della sua rotazione iniziale non cade nella protostella ma le si
assesta attorno sotto forma di dischi rotanti di gas e polvere. Non nascondo che nella
teoria ci siano ancora degli aspetti da chiarire e dei fattori mancanti per la comprensione
di tutto il processo che comunque non è necessario spulciare nei minimi particolari in
quanto ci farebbero sforare in discorsi troppo tecnici.
Da qui in poi riprendiamo con la core-accretion theory (la teoria dell’accrescimento del
nucleo) che ci permetterà di capire come i dischi si trasformino in pianeti e di
conseguenza la giusta causa del declassamento di Plutone .
Nella condensazione le orbite gassose si trasformano in nubi di corpi ghiacciati che si
urtano in continuazione, i planetesimi, e che si amalgamano raggiungendo dimensioni
sempre maggiori. Chi non ha mai trovato quei fantastici batuffoli di polvere che nascono
dal nulla (!!??) sotto il letto? La polvere sparsa e smossa dalle correnti si amalgama in
cumuli principali che in virtù della loro grandezza dominano lo spazio circostante
tendendo ad inglobare esponenzialmente tutto quello che li passa attorno. Processo
simile avviene per i planetesimi che crescono fino a diventare protoplaneti e ad
intrappolare attorno ad essi masse di gas. È possibile che una volta cresciuti essi cadano
per gravità verso la stella principale ma questo fenomeno è scongiurato se la scia di gas,
che infrangono come una nave infrange il mare, è in grado di sostenerlo fornendogli una
spinta verso l’esterno. Il sistema si presenta ora con meno oggetti più grandi che hanno
inglobato o allontanato da sé la maggior parte dei loro vicini, quelli più incapaci
occupano invece orbite transitorie oppure vengono dominati dai più grandi come è
possibile sia accaduto alla Luna e agli altri satelliti dei vagabondi dominanti. La Terra
non stabilizza solo la Luna ma tiene anche a distanza i Near-Earth Asteroid che
frequentano le vicinanze.
Oggi, in sintesi, il concetto di pianeta è attribuito ai corpi che dominano una zona
orbitale al 99% e viene espresso attraverso un rapporto numerico tra la massa del corpo
e quello di tutti gli altri corpi che ne condividono la zona orbitale: la conclusione è che i
pianeti non incrociano mai le loro orbite. Asteroidi e comete rappresentano il residuo del
sistema. Un pianeta è quindi per la nuova definizione un corpo che ruota attorno ad una
stella, è abbastanza grande da assumere forma sferica e che ha allontanato altri oggetti
dalla zona circostante. E Plutone? Plutone non rientra nella categoria non essendo
dominante e condividendo con altri le sue zone orbitali. Predominio e pulizia dei
dintorni diventano i nuovi criteri che quindi rendono pressoché inutile il ricorso alla
sfericità. All’ingresso rimangono le discussioni filosofiche sul carattere convenzionale
della scelta e sul carattere evolutivo del processo ma sono altre storie che per ora e per
non so quanto lasciamo in sospeso.