Conservatorio di musica “L. Perosi” di Campobasso Triennio sperimentale «Repertori vocali da camera» “Il Lied nell’Ottocento” La figura di Mignon nei Lieder di Schubert, Schumann, Wolf, Tchaikovsky Elaborato delle discipline: Storia della musica da camera dell’800, Storia della poesia per musica, Analisi musicale, Critica delle interpretazioni storiche con elementi di Discografia, Critica del testo musicale, Armonia, Elementi di fonetica tedesca. allieva: Ilaria Patassini docenti: Barbara Lazotti, Piero Niro, Luigi Pecchia, Barbara Vignanelli Anno accademico 2004-05 - sessione febbraio 2006 INDICE Capitolo I 1.1. Il romanticismo in Germania nell’Ottocento 1.2. Il Lied Capitolo II 2.1. Biografia di Goethe 2.2. La figura di Mignon nel Wilhelm Meister Capitolo III 3.1. Goethe ispiratore di Schubert 3.2. Biografie musicisti di Mignon: 3.2.1. Schubert 3.2.2. Schumann 3.2.3. Wolf 3.2.4. Tchaikovsky Capitolo IV 4.1. Testo e traduzione del Lied: Nur wer die Sensucht kennt 4.2. Analisi dei Lieder 4.3. Considerazione sull’interpretazione RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI RIFERIMENTI DISCOGRAFICI Capitolo I 1.1 Il romanticismo in Germania nell’Ottocento Il Romanticismo come tutti i concetti nella storia della cultura ha significati molteplici e complessi, strettamente collegati fra loro e al tempo stesso contraddittori. Le radici del Romanticismo sono rintracciabili fin negli anni Sessanta del secolo XVIII, quando il movimento, da generica disposizione sentimentale, si definì concettualmente come teoria filosofica e letteraria, meglio ancora come organica visione del mondo nel quale la cultura tedesca si riconobbe e costruì la propria identità.1 Il Romanticismo acquista consapevolezza della natura multiforme e continuamente mutevole della realtà. In questa presa di coscienza trova la sua giustificazione il radicalismo dell’antitesi “classico – romantico”. Al primo dei due termini corrisponde infatti una concezione della realtà immutabile, regolata dalle norme di una razionalità fuori dello spazio e del tempo, sempre uguale a se stessa. Il Romanticismo presuppone invece la scoperta dell’individualità come l’unica vera realtà che sia possibile conoscere e sperimentare nella sua concretezza, e della storia come perenne, incessante divenire, scopre che l’essenza della realtà è il mistero irraggiungibile anche dal logos. Secondo i fautori del movimento bisognava rendere “romantico” il mondo, e Novalis (1772 -1801) sosteneva che c’era bisogno di conferire al quotidiano un senso più alto, fuori dal comune. Il principio dell’imitazione della natura è ripudiato, ed esalta invece l’originalità dell’artista creatore, l’individualità irripetibile di ciascuna opera d’arte fino all’estrema conseguenza di negare la 1 Il romanticismo, inteso in senso storico, è un fenomeno d’origine nord europeo, estraneo ai miti del mondo classico, che si esprime in termini di rinnovamento letterario, morale e culturale in genere. La poetica romantica affonda le sue radici nello Sturm und Drang, un movimento culturale e politico tedesco, teso alla rivalutazione non solo del folklore popolare e del sentimento nazionalista, ma anche della religione e di quella parte “intima” dell’uomo che non fu tenuta in considerazione durante il precedente Secolo dei Lumi. validità della critica, perché ciascuna opera è inconfrontabile con le altre. Vengono quindi meno le basi delle tradizionali distinzioni fra generi letterari e artistici, e la relativa rigorosa gerarchia che la teoria classica aveva fissato. L’arte muta il suo ruolo nel pensiero dei romantici e tende a diventare una vera e propria religione, il poeta ne diviene il sacerdote. Da questa tensione costante arriva anche però la consapevolezza della finitezza dell’individuo: l’ansia dell’assoluto è anche rivelazione di una primordiale frattura fra l’io e il mondo, che si riflette nell’interno stesso dell’io (Zerrissenheit, dissidio, lacerazione, è una delle parole chiave del Romanticismo). Nella gerarchia delle arti la musica viene promossa dall’ultimo gradino, nel quale l’estetica razionalistica l’aveva confinata, al rango più elevato, la musica vocale cede la sua secolare posizione di primato alla musica strumentale, la quale anzi rivendica ora il merito di rappresentare l’ “in sé”, l’essenza più autentica della musica. Tale rivoluzione investe non tanto la musica come tale ma piuttosto l’estetica musicale, la musica romantica parrebbe quindi una invenzione dei poeti, dei filosofi e letterati. Vi è dunque una netta sfasatura fra Romanticismo filosofico e letterario e quello musicale, ne fa fede l’osservazione su alcune date: nel 1796 si pubblica quella che è giudicata la prima opera compiutamente romantica, le Herzensergiessungen eines kunstliebenden Klosterbruders (Sfoghi del cuore d’un monaco amante dell’arte), di Wackenroder. Quelle che sono considerate invece le prime espressioni compiute del romanticismo musicale, i primi Lieder goethiani di Schubert, sono invece del 1814 e ancor più tardo sarà l’avvento del romanticismo nel teatro musicale ( Freischütz di Weber del 1821). Asse portante della nuova estetica è l’idea della musica assoluta, ovvero una musica libera da condizionamenti di luogo, spazio, tempo e funzioni sociali, senza relazioni o mescolanze con altre forme di espressione artistica, pura di contenuti materialmente determinabili. Questo slancio metafisico si alimentava di una antichissima dottrina, la pitagorica Harmonia mundi , che riviveva negli afflati mistici del romanticismo: la convinzione che il mondo fosse una vivente unità retta da principi ordinatori fondati su proporzioni numeriche e pertanto che nella musica (intesa come disciplina dei numeri ) s’imprimesse l’intima simpatia di tutte le creature dell’universo e il fondamentale accordo tra macrocosmo e microcosmo. Anche A. W. Schlegel ribadisce che l’essenza della musica sta nelle relazioni armoniche fra i suoni, e individua nell’armonia il principio mistico della musica. Unitamente a ciò anche la melodia non è più sovrana assoluta ma è l’armonia che risulta essere l’ “in sé” della musica. Ecco che dunque si ribaltano le posizioni fino a quel momento così salde. Nel XVII secolo la concezione razionalistica dell’arte, fondata sull’imitazione della natura, aveva negato l’autonomia della musica: a questa non veniva riconosciuto il diritto d’esistere di per sé, ma solo in quanto intonazione della parola; soltanto se illuminata dalla parola la musica può “imitare la natura”, cioè esprimere gli affetti, toccare il cuore degli uomini. Lo stesso Rousseau lanciava invettive contro la musica strumentale e l’invenzione del contrappunto (vale a dire di uno stile di composizione che ha in sé e nelle relazioni fra i suoni la propria ragion d’essere). Il romanticismo rovescia quindi la scala gerarchica che vede la poesia come signora assoluta e della musica vocale come sua fida ancella, la musica strumentale ignorata o ammessa solo come imitazione di quella vocale. Il primato della musica e in particolare della musica strumentale è un tema ricorrente in tutta la letteratura del primo romanticismo, già presente nella poetica di Jean- Paul (lo scrittore che esercitò un’influenza decisiva sulla formazione spirituale di più di una generazione di artisti romantici ), esso è trattato con particolare rilievo da Wilhelm Heinrich Wackenroder (1773- 1798) e dal suo collaboratore Ludwig Tieck (1773-1853). Nel primo dei suoi scritti sulla musica, Das merkwürdige musikalische Leben des Tonkünstlers Joseph Berglinger (la memorabile vita musicale del compositore Joseph Berglinger), Wackenroder crea il prototipo dell’artista romantico, diviso fra l’arte e la vita, torturato dal contrasto fra l’essenza ideale della musica e la materialità nella quale essa è costretta a calarsi, e consunto fino a una precocissima morte dall’impossibilità di realizzare il suo sogno giovanile di vivere come una musica tutta la propria esistenza. Ma l’interprete più acuto, l’artefice della concezione romantica della musica e senza dubbio l’autore che sembra incarnare l’anima del romanticismo è Ernst Theodor Amadeus Hoffmann (1776-1822). La sua attività letteraria si sovrappone a quella di pittore, scenografo, compositore, cantante, direttore d’orchestra e dal 1816 scorre parallela a quella di solerte impiegato presso l’amministrazione della giustizia del governo prussiano, poi di giudice. Quest’ultima attività chiudeva un periodo di vita girovaga che l’aveva portato definitivamente a Berlino. La musica è la vera protagonista della sua narrativa, dove la personalità dell’autore si proietta nella figura di una musicista, il maestra di cappella Johannes Kreisler, perennemente torturato dalla contraddizione tra il suo slancio verso l’infinito e il soffocante grigiore quotidiano. Tuttavia l’entusiasmo di questo personaggio è alimentato da forze demoniache che lo trascinano in uno stato di delirante esaltazione, sullo sfondo del quale balena lo spettro della follia. Hoffmann asserisce che la musica è la sola arte veramente romantica perché l’infinito è il suo oggetto, perché essa non rappresenta sentimenti determinati ma suscita nel cuore umano quell’unendliche Sensucht , quell’ infinito struggimento che schiude all’uomo il regno supremo dell’assoluto. Ciò è vero in special modo per la musica strumentale, la sola che possa essere considerata un’arte autonoma e perciò, a rigore, la “musica vera e propria”. Haydn, Mozart e Beethoven coloro che hanno portato la musica strumentale all’odierna altezza sono allora considerati musicisti romantici. Ma tra di loro chi ha maggiormente penetrato l’intima essenza della musica è Beethoven, compositore culto di tutti i musicisti progressisti dell’ Ottocento. Altro scritto fondamentale di Hoffmann è il saggio Alte und neue Kirchenmusik (Musica religiosa antica e moderna) apparso nel 1814, dove viene identificato ed esaltato come spirito romantico anche l’animo della polifonia cinquecentesca di Palestrina, trasformato dalla cultura ottocentesca nell’emblema della purezza dell’arte. Anche se qui la musica intesa come pura risulta essere quella vocale, religiosa, la contraddizione è soltanto apparente, perché il carattere assoluto della musica sacra viene sostenuto con argomenti del tutto simili a quelli addotti a proclamare la supremazia della musica strumentale: la musica sacra non rappresenta affetti determinati ma esprime il profondo sentimento del divino e dà così all’uomo la suprema pienezza dell’esistenza. Un altro polo di fortissima attrazione fu Bach, la cui arte gotica fu venerata come l’espressione di una musicalità autenticamente germanica, e il cui influsso fu decisivo per musicisti come Mendelssohn, Schumann, Chopin. La musica assoluta si presenta sostanzialmente come un’esperienza solitaria; isolato dalla società l’artista non si rivolge più ai suoi contemporanei ma appare costantemente proteso verso il futuro nel quale si dovrà attuare la pienezza dell’arte nella sua necessaria originalità.2 L’artista però compenserà il suo isolamento esercitando il suo nuovo potere fascinatorio, con la creazione di luoghi deputati, quasi luoghi di culto, di cui il Festspielhaus di Bayreuth è forse il simbolo più eloquente. Fin dalla metà del Settecento si era andato compiendo un processo che aveva portato alla fine dell’universalismo fondato sull’accettazione di un linguaggio musicale condiviso e che aveva 2 Musica arricchita da un’inedita espansione della tonalità, dalla complessità dell’armonia e dalla densità e rarefazione dell’orchestrazione che vengono sviluppate nel tentativo di raggiungere una più raffinata potenza espressiva. Infatti, gli elementi costitutivi del linguaggio musicale, come sonorità, armonia, melodia, ritmo subiscono, in questo periodo, delle notevoli innovazioni. La particolare cura del singolo suono e degli effetti timbrici di ciascuno strumento dell’orchestra, le dissonanze che spesso risolvono su altre dissonanze, allontanandosi sempre più dalla tonalità di base, melodia e ritmo più flessibili e non legati necessariamente a schemi cristallizzati nel tempo, sono aspetti che caratterizzano, sul piano stilistico, il romanticismo musicale. Esso, in realtà, non si configura come uno stile determinato, ma come un insieme di stili legati a alle singole personalità, ai diversi orientamenti estetici e a generi musicali molteplici. conferito un primato indiscusso al genere operistico italiano. Andando avanti invece ciascuna delle tre nazioni egemoni europee (Germania, Italia, Francia) cerca di affermare il proprio primato. La musica ora ha tanto volti quante sono le nazionalità di cui essa vuole essere l’espressione, le grandi opere del passato debbono essere comprese e studiate, non per farne oggetto d’imitazione ma per trarne stimolo e edificare una “nuova età poetica”. I grandiosi rivolgimenti prodotti dalla rivoluzione francese e dalle campagne napoleoniche prima, e poi dai contraccolpi della restaurazione facessero divampare sentimenti ideali che prima di quegli accadimenti riuscivano armonicamente a coesistere e stemperarsi in una concezione universalistica della società e dell’uomo. Rispetto al Settecento si manifesta dunque un processo di amplificazione e intensificazioni delle pulsazioni, di un sentire comune. Un altro elemento che differenzia il panorama musicale ottocentesco da quello settecentesco è la condizione del musicista che cambia e da subalterna diventa indipendente. La sua nuova condizione di poeta gli fa acquisire un protagonismo attivo e l’isolamento incita a uscire dal chiusa della propria arte a diventare quello che oggi si direbbe un “intellettuale”. L’opera che egli crea è assoluta, non un apparato funzionale a un determinato evento oppure ambiente ma un testo perfettamente compiuto, sul quale ogni intervento esterno è illegittimo e arbitrario. Il concetto di musica, inoltre d’ora in poi s’identifica con la musica scritta, proprio nel momento in cui invece s’andava riscoprendo la musica popolare e quindi essenzialmente non scritta. L’isolamento dell’artista e contemporaneamente il suo protagonismo, sono motivo di spinta per creare un rapporto più emotivo con il pubblico, in questo senso si giustifica e spiega l’esplosione del virtuosismo strumentale che s’incarna nella figura massima di Niccolò Paganini. Il virtuosismo trascende la pura esibizione di bravura e si mette anche esso a servizio della poetica. Tra le contraddizioni presenti nel Romanticismo emerge in generale la difficile coerenza tra l’ideale e la realtà perché anche se anche alle sua basi stava il concetto di autonomia della musica e la convinzione della supremazia della musica strumentale su quella vocale, di fatto l’Ottocento è anche l’età della musica a programma, vi sono riferimenti extra-musicali, inoltre in Francia e in Italia domina ancora la musica vocale così come nei Paesi tedeschi, per buona parte del secolo. Si manifesta ancora dunque, in questa contraddizione, la sete romantica dell’assoluto, come anelito alla ricostruzione d’una mitica originaria unità.