PRECORSO DI MATEMATICA III Lezione “RADICALI” E. Modica [email protected] www.matematica.blogscuola.it LE RADICI Abbiamo visto che l’insieme dei numeri reali è costituito da tutti e soli i numeri che possono essere rappresentati in forma decimale. Si ha: π∈β βΆ ππ’ππππ πππ§ππππππ: ππ’ππππ πππππ§ππππππ: π π ππ ππππ‘π ππππππππ è πππππ‘π π πππππππππ π π ππ ππππ‘π ππππππππ è πππππππ‘π π πππ πππππππππ RADICI QUADRATE Definizione: Si dicono radici quadrate quadrato, danno come risultato π. 1 di un numero reale π tutti quei numeri che, elevati al Osservazione: Lo 0 ha come unica radice quadrata se stesso! “Perché i numeri reali negativi non ammettono alcuna radice quadrata?” La risposta alla domanda è semplice, basti pensare al fatto che qualsiasi numero reale elevato al quadrato dà come risultato un numero positivo! Notazione: Il simbolo utilizzato per indicare la radice quadrata di un numero è esso indica solamente il valore assoluto delle radici quadrate del numero, cioè: π2 = π = 2 , ma in realtà π π π π > 0 −π π π π < 0 Per tale ragione il simbolo suddetto prende il nome di radice quadrata assoluta. Bisogna quindi stare attenti e ricordare che nell’insieme dei numeri reali: ο· ο· ο· 1 2 ogni numero positivo a ammette due radici quadrate opposte tra loro: ± π; lo zero ammette come unica radice quadrata se stesso; i numeri negativi non ammettono alcuna radice quadrata. Il termine radice quadrata deriva dal fatto che π esprime il lato di un quadrato di area a. Simbolo introdotto dal matematica tedesco Christoph Rudolff (1500 – 1545) come abbreviazione della parola radix. 1 Erasmo Modica, 2009/2010 www.matematica.blogscuola.it Dalle precedenti considerazioni appare evidente che di fronte alla π, si deve avere: ο· π ≥ 0, perché i numeri reali negativi non ammettono radice quadrata; ο· π ≥ 0, perché il simbolo π rappresenta la radice quadrata assoluta. Quando ci si trova di fronte alla radice quadrata di un numero reale a si possono verificare i due casi seguenti: ο· ο· il numero a è un quadrato perfetto e quindi la sua radice quadrata assoluta è un numero intero: ad esempio 4 = 2; il numero a non è un quadrato perfetto e quindi la sua radice quadrata assoluta è un numero irrazionale: ad esempio 2 = 1,4142 … Concludiamo questo paragrafo osservando che, se si considerano i soli numeri reali non negativi, la radice quadrata assoluta o aritmetica è l’operazione inversa dell’elevazione al quadrato: π 2 =π RADICI CUBICHE Definizione: Si dice radice cubica3 di un numero reale a quel numero che, elevato al cubo, dà come risultato a. Si osserva facilmente che la radice cubica di un numero mantiene sempre lo stesso segno del numero in quanto sappiamo che il cubo di un numero reale conserva sempre lo stesso segno della base. Esempi: o o o 3 3 3 −8 = −2 125 = 5 0=0 Quando ci si trova di fronte alla radice cubica di un numero reale a si possono verificare i due casi seguenti: ο· ο· 3 il numero a è un cubo perfetto e quindi la sua radice cubica è un numero intero; il numero a non è un cubo perfetto e quindi la sua radice cubica è un numero irrazionale. Il termine radice cubica deriva dal fatto che 3 π£ esprime il lato di un cubo di volume v. 2 Erasmo Modica, 2009/2010 www.matematica.blogscuola.it RADICI n-ESIME Definizione: Si dicono radici m-esime di un numero reale a quei numeri che, elevati ad n, danno come risultato a: π π π =π π ππππππ πππππ ππππππ π πππππππππ ππππππ Quando si tratta con le radici n-esime di un numero reale, bisogna fare attenzione al fatto che l’indice sia pari o dispari. Si presentano infatti i seguenti casi: ο· ο· π se l’indice n è dispari la π è definita per qualsiasi valore di π ∈ β, inoltre è negativa se π < 0, positiva se π > 0 e nulla se π = 0; π π se l’indice n è pari la π è definita solo per i valori di π ≥ 0 e si ha che π ≥ 0. Definizione: Siano πΌ ∈ β, con πΌ > 0 e π ∈ β, si chiama radice aritmetica n-esima di ο‘ e si indica π con π l’unico numero reale e positivo ο’ tale che π½ π = πΌ. Se πΌ = 0 si pone, di conseguenza, π½ = 0 (ovvero 0 ha come unica radice n-esima se stesso). Si ritiene utile ribadire i concetti precedentemente discussi mediante le seguenti: Osservazioni: 1. Se π = 2 si parla di radice quadrata e la scrittura π indica tutti quei numeri reali che, elevati al quadrato, danno come risultato a. Ogni numero positivo a ammette due radici quadrate opposte tra loro: ± π, infatti: − π β − π = π e + π β + π = π; 0 2. 0=0 3. −4 non esiste perché non esistono le radici n-esime di numeri negativi quando n è pari. 3 4. −8 = −2 perché la radice cubica di un numero mantiene sempre lo stesso segno del numero, in quanto sappiamo che il cubo di un numero reale conserva sempre lo stesso segno della base, ma si può generalizzare e dire che esistono le radici n-esime di numeri negativi quando n è dispari. Osservazione: Attenzione! Se si calcola la radice aritmetica di π2 poiché π2 ≥ 0 la scrittura ha significato ma non sappiamo a priori se a è positivo o negativo, quindi è un errore scrivere: π2 = π È invece corretto scrivere: π2 = π 3 Erasmo Modica, 2009/2010 www.matematica.blogscuola.it Se si considerano i soli numeri reali non negativi, la radice quadrata assoluta o aritmetica è l’operazione inversa dell’elevazione al quadrato: π 2 =π In questo caso non si ricorre al valore assoluto perché la scrittura ha significato se π ≥ 0 e quindi il quadrato della radice aritmetica di un numero positivo è il numero stesso. POTENZE A ESPONENTE RAZIONALE ESPONENTE POSITIVO In questo paragrafo il nostro scopo è quello di scrivere la radice n-esima di un numero reale π ≥ 0 sotto forma di potenza di a, vogliamo cioè che sia: π π = ππ₯ Elevando ambo i membri dell’uguaglianza a n otteniamo: π π π = ππ₯ π π = ππβπ₯ βΉ Trattandosi di due potenze con base π ≥ 0 uguali tra loro, tale uguaglianza è resa possibile solo dall’uguaglianza dei due esponenti, cioè deve essere: 1 = ππ₯ βΉ π₯= 1 π Possiamo quindi scrivere che: π 1 π = ππ relazione valida anche nel caso in cui π = 0. Consideriamo un numero intero positivo π e scriviamo: π π π = ππ 1 π π = ππ quindi si ha che: π ππ = π ππ = π π π 4 Erasmo Modica, 2009/2010 www.matematica.blogscuola.it 2 Esempio: Calcolare 273 . Si ha che: 2 273 = ESPONENTE 3 27 2 = 32 = 9 NEGATIVO Per poter definire la potenza ad esponente razionale negativo è necessario imporre la restrizione π ≠ 0, infatti: π π− π = 1 π ππ 1 = π π π 2 Esempio: Calcolare 27−3 . Si ha che: 1 2 27−3 = 3 27 2 = 1 1 = 2 3 9 Definizione: Si dice potenza a esponente razionale di un numero reale positivo π l’espressione: π ππ = π ππ = π π π πππ π ∈ β, π ∈ β€ − 0 π “Perché abbiamo dovuto escludere dalla definizione il caso π < 0?” Partiamo dall’espressione: 1 ππ = con π ∈ β − 0 . π π 1 1 Se π è dispari, la potenza ππ è sempre definita per ogni valore della base; se π è pari, ππ è definita solo per π ≥ 0. Considerando il numero π ∈ β€, si ha: π ππ = 1 π π π = π π π 5 Erasmo Modica, 2009/2010 www.matematica.blogscuola.it Quest’ultima uguaglianza è falsa se π < 0! Infatti consideriamo: −2 6 6 −2 6 6 = = −2 −2 1 6 6 6 1 6 = 6 6 −2 , in cui 6 −2 non è definita in β. 1 6 = 64 = 2. Si nota che in un caso perveniamo ad un risultato mentre nell’altro no. Per estendere la definizione al caso di basi negative sarebbe necessario stabilire un ordine di priorità delle operazioni, ovvero una regola di precedenza: 1 π π π π = ππ = π π π ma ciò andrebbe contro la proprietà commutativa del prodotto degli esponenti di una potenza di potenza. OPERAZIONI CON LE RADICI ππ‘ Proprietà invariantiva Moltiplicazione di radici con lo stesso indice πππ‘ = π Divisione di radici con lo stesso indice Potenza di radici π ππ πππ π‘ ∈ β − 0 π π πβ π = πβπ π π π π π: π = π π π π π = ππ π π Radici di radici π π π= ππ π ππ ππ β ππ = πππ +ππ π ππ π ππ : ππ = πππ −ππ π ππ π π β π = ππ β π π Moltiplicazione di radici con lo stesso radicando Divisione di radici con lo stesso radicando Riduzione di radici allo stesso indice MOLTIPLICAZIONE E DIVISIONE DI RADICI CON LO STESSO RADICANDO Per effettuare la moltiplicazione o la divisione tra due radici aventi lo stesso radicando basta trasformarle sotto forma di potenze con esponente razionale e utilizzare le proprietà delle potenze. Esempio: Eseguire la moltiplicazione 4 4 3 6β 6 1 1 1 1 7 6 β 6 = 64 β 63 = 64+3 = 612 = 3 12 67 6 Erasmo Modica, 2009/2010 www.matematica.blogscuola.it Esempio: Eseguire la divisione 4 4 3 6: 6 1 1 1 1 3 1 1 6: 6 = 64 : 63 = 64−3 = 6−12 = 12 6 RIDUZIONE DI RADICI ALLO STESSO INDICE Per ridurre due o più radicali allo stesso indice è necessario portarli ad un indice comune, detto minimo comune multiplo degli indici, utilizzando la proprietà invariantiva. Esempio: Ridurre i radicali 3 5e 4 2 allo stesso indice. Il minimo comune indice è 12, quindi di ha: o 3 o 4 4 ο¦ 1οΆ 5 ο½ 5 ο½ 5 ο½ ο§ 512 ο· ο½ 12 54 ο¨ οΈ 1 3 4 12 3 ο¦ 121 οΆ 12 3 2 ο½ 2 ο½ 2 ο½ ο§2 ο· ο½ 2 ο¨ οΈ 1 4 3 12 I RADICALI π Definizione: Si dice radicale un’espressione del tipo π β π, con a e b numeri reali, π ≥ 0 ed π ∈ β. Il numero a prende il nome di coefficiente del radicale. Operare con i radicali è simile al modo di operare con i monomi. Infatti è possibile effettuare somme algebriche soltanto se i radicali hanno lo stesso indice e lo stesso radicando, mentre si possono sempre effettuare moltiplicazioni e divisioni dopo averli ridotti allo stesso indice. Si tratta con radicali aritmetici se la radice n-esima è una radice aritmetica, altrimenti si tratterà con radicali algebrici. Definizione: Due radicali si dicono simili se hanno lo stesso indice e lo stesso radicando. OPERAZIONI CON I RADICALI Restano valide tutte le operazioni elencate per le radici n-esime. È possibile effettuare somme algebriche soltanto se i radicali sono simili: 3 3 3 2+2 2= 1+2 3 3 2=3 2 5 Infatti la somma 2 + 2 2 non si può scrivere come unico radicale perché l’indice è diverso; 3 3 invece la somma 2 + 2 3 non si può scrivere come unico radicale perché è diverso il radicando. 7 Erasmo Modica, 2009/2010 www.matematica.blogscuola.it Invece si possono sempre effettuare moltiplicazioni e divisioni dopo aver ridotti i radicali allo stesso indice: 3 5 3 2β7 3=3 3 15 5 3 2÷7 3=3 25 β 7 15 15 33 = 21 β 25 ÷ 7 15 15 25 β 33 = 21 β 33 = 21 β 15 15 864 15 32 25 = 21 β 33 27 PORTARE DENTRO IL SEGNO DI RADICE Per portare dentro il segno di radice basta elevare il coefficiente del radicale all’indice della radice e lo si riscrive sotto il segno di radice: π π π= π ππ ⋅ π 3 Esempio: Portare il coefficiente del radicale 2 5 dentro il segno di radice. 3 2 5= 3 23 ⋅ 5 = 3 40 PORTARE FUORI DAL SEGNO DI RADICE È possibile portare fuori dal segno di radice quei fattori aventi come esponente un numero che sia maggiore o uguale all’indice della radice. In generale si parte da: π ππ πππ π ≥ π si divide m per n e si porta fuori il termine a elevato al quoziente della divisione intera, cioè ππ , mentre rimane dentro il segno di radice il termine a elevato al resto della divisione intera, cioè ππ . Quindi si ha: π ππ = ππ ⋅ π ππ πππ π = ππ + π Esempio: Portare fuori dal segno di radice 3 π5 π 7 ππ3 . 3 il maggior numero di fattori nell’espressione π5 π 7 ππ 3 = ππ 2 π ⋅ 3 π2 ππ RAZIONALIZZAZIONE Razionalizzare una frazione vuol dire trasformarla in una frazione equivalente avente a denominatore un numero intero. 8 Erasmo Modica, 2009/2010 www.matematica.blogscuola.it π I Caso: Razionalizzazione della frazione π Per razionalizzare una tale frazione basta moltiplicare sia numeratore che denominatore per π, che prende il nome di fattore razionalizzante: π π II Caso: Razionalizzazione della frazione π π π = π⋅ π ππ π π ππ π π −π , quindi si ha: π = π π π −π π π ππ ⋅ π π π π Il fattore razionalizzante di questa frazione è π = π π−π = π⋅ π π π π−π ππ = π⋅ π π π−π π π III Caso: Razionalizzazione della frazione ππ β ππ In questo caso, sfruttando il prodotto notevole π + π β π − π = π2 − π 2 , si ha che: ο· ο· π ππ − ππ π ππ + ππ = = πβ ππ + ππ = ππ − ππ β ππ + ππ πβ ππ − ππ ππ + ππ β = ππ − ππ IV Caso: Razionalizzazione della frazione ππ + ππ πβ π π −π π πβ π π − π π π π −π π π π π βπ Basta utilizzare lo stesso prodotto notevole sfruttato nel precedente caso e si ottiene: ο· ο· π π π −π π π π +π = = πβ π π +π π π −π β π π +π πβ π π −π π π +π β π π −π = = πβ π π +π π π −π πβ π π −π π π −π V Caso: Razionalizzazione della frazione π π+ π+ π Anche in questo caso si utilizza il prodotto notevole utilizzato nel terzo caso e si ha: 9 Erasmo Modica, 2009/2010 www.matematica.blogscuola.it π π+ π+ π πβ = π+ π+ π β πβ = π+ π− π π+ π− π = πβ π+ π− π π+ π 2 − π 2 π+ π− π π + 2 ππ + π − π VI Caso: Razionalizzazione della frazione π 3 3 π± π Per razionalizzare tale denominatore si utilizza l’uguaglianza π3 ± π 3 = π ± π β π2 β ππ + π 2 e si ottiene: π 3 3 π± π = 3 π⋅ 3 3 3 3 π2 β ππ + π 2 π± π ⋅ 3 π2 3 β ππ + 3 π2 = π⋅ 3 3 3 π2 β ππ + π2 π±π RADICALI DOPPI Definizione: Si dice radicale doppio un’espressione del tipo: π± π Teorema: Per i radicali doppi sussiste la formula di trasformazione: π± π= π + π2 − π π − π2 − π ± 2 2 Dimostrazione Elevando al quadrato ambo i membri otteniamo: π± π I membro) π+ π 2 −π II membro) π2 − π2 − π 2 2 2 =π± π ± π− π 2 −π 2 2 = π+ π 2 −π 2 + π− π 2 −π 2 ±2 π+ π 2 −π ⋅ π− π 2 −π 4 =π± = π ± π2 − π2 + π = π ± π β« Osservazione: Questa formula di trasformazione trova un’utile applicazione solo nel caso in cui l’espressione π2 − π è un quadrato perfetto. 10 Erasmo Modica, 2009/2010 www.matematica.blogscuola.it Esempio: Trasformare il radicale doppio 7 − 40. Dopo aver osservato che 72 − 40 = 49 − 40 = 9 = 32 , utilizzando le formule di trasformazione si ottiene: 7 − 40 = 7+3 7−3 − = 5− 2 2 2 11 Erasmo Modica, 2009/2010 www.matematica.blogscuola.it