ATTENTION DEFICIT HYPERACTIVITY DISORDER (ADHD) A.Monti-S.Millepiedi-B.Borelli 2 Marzo 2015 1 ATTENTION DEFICIT HYPERACTIVITY DISORDER (ADHD) 2 premessa storia sintomi primari sintomi secondari e disturbi associati cause modelli interpretativi diagnosi trattamento 3 premessa storia sintomi primari sintomi secondari e disturbi associati cause modelli interpretativi diagnosi trattamento 4 Il DDAI è uno dei disturbi psichiatrici infantili più diagnosticati nei Paesi di area anglosassone, ma che non viene riconosciuto completamente nella pratica clinica italiana. 5 Secondo le stime dell’Associazione degli Psichiatri Americani il DDAI è presente nella popolazione in età scolare in percentuali comprese tra il 3% e il 5%; con un rapporto maschi/femmine che va da 4:1 a 9:1 (APA, 1994) 6 Prevalenza Internazionale •Stati Uniti il 2-5% dei bambini (con il DSM-III o III-R) il 7-8% dei bambini (con il DSM-IV) (-3-4 milioni) •• Canada: 3,8 - 9,4% bambini (DSM-III-R) •• Australia: il 3,4% dei bambini (DSM-Ili-R) •• New Zealand: 6,7% bambini, 2-3% adolescenti (DSM-IIIR) •Germania: 9,6% (DSM-III); 4,2% bambini (DSM-III-R) •• India: 5-29% bambini (DSM-III) ••China: 6-9% bambini (DSM-III-R) •• Paesi Bassi: 7,8% bambini (DSM-Iv) •• Puerto Rico: 9,5% bambini & adolescenti (DSM-III) •• Spagna: 8% (DSM-III-R) •• Giappone: 7,7% bambini (valutazioni DSM-III-R) •Colombia: 2-13% (valutazioni DSM-IV) •Brasile: il 5,8% dei bambini dai 12 ai 14 anni (DSM7 Popolazione di riferimento: casi attesi stimati con le prevalenze più verosimili 8 9 premessa storia sintomi primari sintomi secondari e disturbi associati cause modelli interpretativi diagnosi trattamento 10 1902 documentazione su DDAI praticamente inesistente. LANCET 1902 G. F. Still pubblica qualche osservazione su un gruppo di bambini che presentavano “un deficit nel controllo morale... ed una eccessiva vivacità e distruttività” 11 All’inizio del secolo scorso i comportamenti distruttivi, iperattivi e impulsivi associati a disattenzione erano ancora attribuiti ad un carente sviluppo del controllo morale 12 ANNI 20 Diversi autori notarono che queste manifestazioni comportamentali erano legate ad una precedente “encefalite... legata ad una forte influenza” ANNI 30 le ricerche arrivarono alla conclusione che i sintomi dell’iperattività e della disattenzione erano legati tra di loro, in modo piuttosto variabile a seconda dei casi. AA ipotizzarono presenza di un Danno Cerebrale Minimo (Levin, 1938), sebbene non venne riconosciuta alcuna lesione specifica. Altri autori ipotizzarono una non ben precisata Disfunzione Cerebrale Minima causata da intossicazione da piombo (Byers & Lord, 1943), traumi perinatali (Shirley, 1939) da infezioni cerebrali (Meyers &13Byers, 1952). Nel 1952 comparve la prima edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) pubblicato dall’Associazione degli Psichiatri Americani il quale prevedeva due sole categorie dei disturbi psichiatrici infantili: la Schizofrenia e il Disturbo di Adattamento. 14 menzione del DDAI etichetta diagnostica APA 1968 REAZIONE IPERCINETICA DEL BAMBINO non venivano specificati i criteri per poter formulare una diagnosi, anche perché i primi DSM erano manuali descrittivi più che nosografici. scelta di questo termine enfatizzava l’importanza dell’aspetto motorio a scapito di quello cognitivo. termine Ipercinesia deriva dal greco “hyper” cioè eccessivo e “kinesis”, movimento, moto. 15 Il DSM-III (APA, 1980) rappresentò una vera e propria rivoluzione nella procedura clinica-diagnostica in quanto prevedeva un sistema di valutazione multiassiale con specifici criteri diagnostici per ogni disturbo; esso inoltre includeva un sistema diagnostico orientato in senso evolutivo, strutturato specificatamente per i disturbi dell’infanzia 16 termine diagnostico utilizzato “DISTURBO DA DEFICIT DELL’ATTENZIONE”. APA 1980 descritti due sottotipi di DDA: con o senza Iperattività. I sintomi previsti erano 16, suddivisi in tre categorie: disattenzione (5 sintomi), impulsività (6 sintomi) iperattività (5 sintomi). da Sindrome Ipercinetica a Disturbo da Deficit dell’Attenzione (DDA), mutamento nella lettura della sindrome, a vantaggio degli aspetti cognitivi rispetto a quelli comportamentali. Tale mutamento fu reso possibile soprattutto dagli studi di Virginia Douglas (1972, 1979) la quale sottolineava la centralità dei deficit cognitivi rispetto a quelli motori, inquadrati come un epifenomeno dei primi. 17 APA 1980 termine diagnostico utilizzato “DISTURBO DA DEFICIT DELL’ATTENZIONE”. descritti due sottotipi di DDA: con o senza Iperattività. I sintomi previsti erano 16, suddivisi in tre categorie: disattenzione (5 sintomi), impulsività (6 sintomi) iperattività (5 sintomi). Secondo tali criteri, il bambino, per essere diagnosticato con DDA, doveva presentare almeno tre sintomi di disattenzione e tre di impulsività se al DDA si associava l’Iperattività allora dovevano essere presenti almeno 18 altri 2 sintomi. eliminati i sottotipi introdotta l’attuale etichetta DISTURBO DA DEFICIT DI ATTENZIONE/ IPERATTIVITÀ (DDAI). APA 1987 rimosse le tre categorie di sintomi a favore di un’unica lista di 14 comportamenti in cui disattenzione, impulsività e iperattività erano considerati di pari importanza per poter formulare una diagnosi di DDAI. In base al DSM-III-R (APA, 1987) era sufficiente che il bambino manifestasse almeno 8 sintomi in due contesti per almeno 6 mesi per ricevere una diagnosi di DDAI. Le conseguenze di questi cambiamenti furono che il campione di soggetti con DDAI, secondo il DSM-III-R (1987), aumentò di circa il 26% rispetto a quelli diagnosticati seguendo il DSM-III (1980). Tale fenomeno fu evidente soprattutto tra i maschi, mentre le femmine con DDAI diminuire in quanto presentano maggiori problematiche attentive rispetto a quelle 19 comportamentali (Lahey & Carlson, 1991). Dalla pubblicazione della terza edizione riveduta del DSM (DSM-III-R, 1987), il Disturbo da Deficit di Attenzione/ Iperattività è diventata la sindrome infantile più studiata in tutto il mondo; si stima infatti che in quest’ultimo secolo siano stati pubblicati oltre 6000 tra articoli scientifici, capitoli e manuali. Il DSM-IV (1994) ha ripreso alcune tematiche del DSM-III (APA, 1980), tra cui la suddivisione dei sintomi in disattenzione, iperattività e impulsività, e la possibilità di individuare dei sottotipi. 20 APA 1994 Disturbo da Deficit di Attenzione/ Iperattività Reintrodotti i sottotipi ADHD: tipo prevalentemente iperattivo/impulsivo ADHD: tipo prevalentemente inattentivo ADHD: tipo combinato • Precoce • Pervasivo • Con interferenza funzionale significativa 21 DIAGNOSI SECONDO DSM-IV (ADHD) Inattenzione + Iperattività/impulsività ADHD: tipo combinato Solo inattenzione ADHD: tipo prevalentemente inattentivo Solo iperattività/impulsività ADHD: tipo prevalentemente iperattivo/impulsivo DIAGNOSI SECONDO ICD-10 (HKD) Inattenzione + Iperattività + + Impulsività Disturbo della condotta Disturbo ipercinetico Disturbo ipercinetico della condotta 22 Distribuzione dei Sottotipi Clinici del DSM-IV Prevalentemente*Ina=en>vo •*Facilmente+distraibile+ •+Ma+non+eccessivamente+ipera4vo+/+impulsivo+ Prevalentemente** Ina=en>vo Prevalentemente*Ipera-vo*/* Impulsivo:* •*Es •+Può+non+avere+sintomi+di+ina9enzione+ •+Frequentemente+bambini+piccoli+ 20830% 50875% <*15% So=o>po*Combinato •*Maggioranza+dei+pazien=+ •+Presen=+tu9e+e+tre+i+sintomi+cardini++++ (Ina9enzione,+Ipera4vità/Impulsività) Tipo*Combinato • Ada=ato*dall’American*Psychiatric*Associa>on,*DSM8IV*TR,*2000.* 23 • Barkley*RA.*A=en>on8deficit/hyperac>vity*disorder.*In:*Mash*EJ,*Barkley*RA,*eds.* Prevalentemente* Ipera-vo*/* Impulsivo Impatto dell’ADHD sul funzionamento globale Ipera4vità Sociale AutoF+ s=ma +Scolas=co Comorbilità +++Interpersonale Impulsività Ina9enzione Familiare Dell'Agnello*G.*et*al.*per*l'ADORE*Study*Group.*Poster*presentato*al*X*Congresso*Nazionale*della*Società*Italiana*di*24 Psicopatologia*(SOPSI),*Roma*22826*Febbraio*2005 ADHD viene posto tra i disturbi del neurosviluppo APA 2013 enfasi posta sulla persistenza in età adulta: «l’ADHD spesso persiste in età adulta con conseguente compromissione sociale, accademica e nel funzionamento lavorativo». requisito che diversi sintomi siano presenti prima dell'età dei 12 anni pattern persistente di disattenzione e/o iperattività-impulsività che interferisce con il funzionamento o lo sviluppo» 25 premessa storia sintomi primari sintomi secondari e disturbi associati cause modelli interpretativi diagnosi trattamento 26 !Iperattivita’ !Impulsivita’ !e/o inattenzione 27 Disattenzione il problema maggiormente evidente nel DDAI è il mantenimento dell’attenzione, soprattutto durante attività ripetitive o noiose (Dogulas, 1983; difficoltà si manifestano anche in situazioni ludiche in cui il bambino manifesta frequenti passaggi da un gioco ad un altro, senza completarne alcuno. vengono facilmente distratti da suoni o da altri stimoli irrilevanti difficoltà a rimanere non ascoltano o attenti o a lavorare su sembra che abbiano la uno stesso compito per testa da un’altra parte un periodo di tempo evidenti quando gli si parla difficoltà nel sufficientemente direttamente prestare attenzione ai prolungato dettagli, banali “errori di distrazione”, lavori sono incompleti e disordinati. le problematiche attentive diventano evidenti in particolare quando il compito da 28 per il bambino (Millich & Lorch, 1994). svolgere non risulta attraente e motivante Iperattività eccessivo livello di attività motoria o vocale spesso i movimenti di tutte le parti del corpo (gambe, braccia e tronco) non sono armonicamente diretti al raggiungimento di uno scopo agitazione difficoltà a rimanere seduto e fermo al proprio posto guidati da un motorino 29 impulsivita’ L’impulsività è una caratteristica che rimane abbastanza stabile durante lo sviluppo (sebbene conosca diverse forme a seconda dell’età) ed è presente anche negli adulti con DDAI. difficoltà, ad organizzare azioni complesse, con tendenza al cambiamento rapido da un’attività ad un’altra difficoltà a dilazionare una risposta attendere una gratificazione inibire un comportamento inappropriato difficoltà ad aspettare il proprio turno in situazioni di gioco e/o di rispondono troppo gruppo velocemente interrompono frequentemente gli altri quando stanno parlando 30 premessa storia sintomi primari sintomi associati secondari e disturbi cause modelli interpretativi diagnosi 31 Disturbi associati Circa il 70% dei bambini con ADHD presenta altri disturbi, tra cui: "Disturbi Specifici di Apprendimento-Dislessia "Disturbo Oppositivo Provocatorio (25%) "Disturbo della Condotta (10%-15%) "Disturbo d’Ansia/Depressione (30%) 32 (30%) Disturbi associati Problematiche sociali I problemi di autocontrollo comportamentale naturalmente si ripercuotono anche sulle relazioni interpersonali. spesso rifiutati e sono i meno popolari tra i compagni vengano valutati negativamente dagli insegnanti non solo dal punto di vista del profitto, ma soprattutto sotto l’aspetto comportamentale e del rispetto delle regole sociali la qualità delle interazioni non è adeguata, sia in contesti strutturati che nel gioco, in quanto è presente un’ alta frequenza di comportamenti negativi sia verbali che non verbali, minore interazione con in compagni, bassi livelli di espressione affettiva e maggior ritiro sociale seguito da aggressività. (Whalen & Henker, 1991) 33 Sintomi, comorbilità, compromissione Domini dei sintomi Iperattività Inattenzione Impulsività + Comorbilità psichiatriche Ansia e disord umore Dist comport dirompente Dist apprend / linguaggio COMPROMISSIONE FUNZIONALE Sé Scarsa autostima Incidenti e infortuni Abuso di sostanze Delinquenza Scuola/Lavoro Difficoltà accademiche/ sottoccupazione Difficoltà con l’autorità Famiglia Riluttanza ai lavori domestici e/o ai compiti a casa Ribellione agli ordini dei genitori Gioco distruttivo Società Scarse relazioni con i coetanei Aggressività Difficoltà a stabilire relazioni con gli altri 34 premessa storia sintomi primari sintomi secondari e disturbi associati cause modelli interpretativi diagnosi trattamento 35 FATTORI GENETICI “Numerosi studi hanno dimostrato che questi bambini presentano significative alterazioni funzionali di specifiche regioni del Sistema Nervoso Centrale, rispetto a bambini appartenenti a gruppi di controllo. In questo senso l’ADHD non viene considerato come un disturbo dell’attenzione in sé, ma come originato da un difetto evolutivo nei circuiti cerebrali che stanno alla base dell’inibizione e dell’autocontrollo, in particolare corteccia prefrontale e nuclei o gangli della base.” 36 Fonte ISS FATTORI NON GENETICI la nascita prematura l’uso di alcool e tabacco da parte della madre, l’esposizione a elevate quantità di piombo nella prima infanzia le lesioni cerebrali - soprattutto quelle che coinvolgono la corteccia pre-frontale conseguente a prematurità e sofferenza perinatale. 37 Fonte ISS L’ambiente non sembra avere una importanza decisiva nella genesi del disturbo di concentrazione, come per altri disturbi di condotta a base emotivo-educazionale, tuttavia l’esperienza esistenziale del bambino con Disturbo di Concentrazione, caratterizzato da “insuccessi” e frustrazioni nel campo relazionale, sociale e scolastico, potrà determinare disturbi comportamentali su base psico-emotiva, che spesso accentuano e confondono gli stessi sintomi di iperattività e impulsività con cui il disturbo si presenta. 38 Fonte ISS . In questo senso, il quadro clinico dell’ADHD si può considerare effetto della confluenza di fattori neuro-biologici e psicosociali, mediata da un disturbo dello sviluppo cognitivo-emotivo che assume un ruolo centrale. Fonte ISS 39 Pnas settembre 2014 Differenze nelle connessioni cerebrali dei bambini ADHD. . Le connessioni chiave tra le reti cerebrali sembra che maturino più lentamente nei giovani con ADHD. Questo sviluppo più lento dovrebbe chiarire perché i ragazzi ADHD si distraggono con facilità o hanno difficoltà nel mantenere la concentrazione su un compito specifico 40 premessa storia sintomi primari sintomi secondari e disturbi associati cause modelli interpretativi diagnosi trattamento 41 anni Settanta e Ottanta, Virginia Douglas ha dato un impulso radicale agli studi sui processi cognitivi dei bambini con DDA, tant’è che la descrizione nosografica del DDAI introdotta dal DSM-III (APA,1980) ha cominciato ad enfatizzare soprattutto i deficit cognitivi rispetto a quelli comportamentali. 42 Il modello della Douglas (1983) delinea la presenza di 4 deficit primari: 1) debole investimento in termini di mantenimento dello sforzo; 2) deficit di modulazione dell’arousal psicofisiologico che rende il soggetto incapace di raggiungere le richieste dei compiti; 3) forte ricerca di stimolazioni e gratificazioni intense ed immediate; 4) difficoltà di controllo degli impulsi. conseguenza di questi deficit primari un generale deficit di autoregolazione che include carenze a livello di pianificazione, organizzazione, funzioni esecutive, metacognizione, flessibilità cognitiva, auto-monitoraggio e auto-correzione 43 funzioni esecutive serie di processi mentali tra cui flessibilità cognitiva, pianificazione memoria di lavoro fluenza verbale rappresentazione mentale di un obiettivo mantenimento volontario dello sforzo uso volontario di strategie e inibizione di risposte inappropriate 44 Nel 1997, Barkley ha proposto il cosiddetto modello ibrido, specifico per il Disturbo da Deficit di Attenzione/ Iperattività, secondo il quale il problema centrale di questi bambini è un deficit di inibizione e delle funzioni esecutive. Barkley propone una stretta somiglianza delle prestazioni dei bambini con DDAI con quelle dei pazienti adulti con lesioni pre-frontali e sostiene che il deficit inibitorio determini difficoltà a livello di memoria di lavoro, autoregolazione di emozioni, motivazione e arousal, interiorizzazione del linguaggio e analisi/sintesi degli eventi (reconstitution). 45 premessa storia sintomi primari sintomi secondari e disturbi associati cause modelli interpretativi diagnosi trattamento 46 Raccomandazione (SM) La diagnosi si basa sull’osservazione clinica del bambino/adolescente e sulle informazioni fornite da genitori, insegnanti ed altre figure di riferimento. Da tali informazioni deve risultare evidente la presenza in diversi contesti dei sintomi cardine del disturbo, l’età di esordio, la durata dei sintomi e, soprattutto, il grado di compromissione funzionale. 47 Problemi.. • Bambini di età prescolare • Adolescenti • Diagnosi di ADD 48 Problemi diagnostici • Definizione dei sintomi nucleari • Interpretazione di termini quali "spesso" • Interpretazione di "deficit significativo" • Discrepanza di informazioni da fonti multiple • Variazione in rapporto al contesto 49 Diagnosi La diagnosi è clinica e si basa sulla raccolta di informazioni da fonti multiple (bambini, genitori, insegnanti) ed osservazione diretta. Non esistono test diagnostici sufficienti di per sé (inclusi i questionari ed i test psicologici). Elementi fondamentali della diagnosi sono la individuazione dei falsi positivi, cioè la diagnosi differenziale, e la comorbidità 50 Disturbi associati Circa il 70% dei bambini con ADHD presenta altri disturbi, tra cui: "Disturbi Specifici di Apprendimento-Dislessia "Disturbo Oppositivo Provocatorio (25%) "Disturbo della Condotta (10%-15%) "Disturbo d’Ansia/Depressione (30%) (30%) Si tratta di uno dei disturbi in età evolutiva in cui è più difficile fare diagnosi differenziale o associata 51 Diagnosi Valutazione della comorbidità e diagnosi differenziale sono strettamente correlate, poichè gli stessi disturbi che entrano in diagnosi differenziale possono anche essere in comorbidità con l’ADHD. Lo stesso disturbo può essere confuso con ADHD, associarsi ad ADHD, simulare l’ADHD. Es.: - ADHD - Disturbo bipolare che simula un ADHD - Disturbo bipolare + ADHD 52 Diagnosi differenziale normalitàpatologia La difficoltà di individuare una soglia chiara è stata utilizzata come elemento per sostenere l’inconsistenza nosografica del disturbo (i cosiddetti “bambini vivaci”). Un continuum tra normalità e patologia è presente in gran parte dei disturbi psichici (es. depressione, ansia, ecc.), ma anche in disturbi non psichici (ipertensione, ipercolesterolemia) la cui validità nosografica è fuori dubbio 53 Diagnosi differenziale con quadri reattivi su base ambientale # # # # # # Contesto ambientale degradato (modelli impulsivi) Contesto familiare caotico (incoerenza di modelli) Condizioni educative incongrue (ipostimolazione) Inadeguatezza scolastica (rigidità, b. iperdotati) Psicopatologia familiare (depressione materna) Problemi familiari situazionali (divorzio, ecc.) Interazione tra condizioni ambientali sfavorevoli e vulnerabilità costituzionale 54 Sovrapposizione tra condizioni ambientali sfavorevoli e vulnerabilità costituzionale Una vulnerabilità costituzionale non sintomatica (deficit nei processi di controllo inibitorio prefrontale) può essere svelata da condizioni di più basso livello sociale,impulsività familiare (modelli caotici), psicopatologia parentale, esperienze traumatiche acute e croniche. 55 procedure per la diagnosi 1. Raccogliere informazioni da fonti multiple (genitori insegnanti, educatori) utilizzando interviste semistrutturate e/o questionari standardizzati sui diversi aspetti del comportamento e del funzionamento sociale del bambino. 2. Un colloquio (esame psichico) col bambino per verificare la presenza di altri disturbi associati; anche in questo caso, le scale standardizzate di autovalutazione del bambino (ansia, depressione etc.) possono essere utili. 3. Valutare le capacità cognitive e l'apprendimento scolastico; valutare in maniera oggettiva le capacità attentive, di pianificazione delle attività e di autocontrollo. Talvolta può essere utile valutare la possibile presenza di disturbi del linguaggio. 4. Effettuare l'esame medico e neurologico, valutando la presenza di eventuali patologie associate e gli effetti di eventuali altre terapie in atto. Fonte linee guida SINPIA 2002 56 premessa storia sintomi primari sintomi secondari e disturbi associati cause modelli interpretativi diagnosi trattamento 57 trattamento Trattamento non farmacologico Trattamento farmacologico 58 Trattamenti Scopo principale degli interventi terapeutici deve essere quello di migliorare il funzionamento globale del bambino/ adolescente Migliorare le relazioni interpersonali con genitori,fratelli, insegnanti e coetanei. Diminuire i comportamenti dirompenti ed inadeguati. Migliorare le capacità di apprendimento scolastico(quantità di nozioni, accuratezza e completezza delle nozioni apprese, efficienza delle metodiche di studio). Ridurre i disturbi emotivo-affettivi associati Aumentare le autonomie e l’autostima. Migliorare l’accettabiltà sociale del disturbo e la qualità della vita dei bambini/adolescenti affetti 59 Intervento terapeutico approccio multimodale interventi psicosociali terapie mediche 60 scuola famiglia bambino PLS servizi sanitari NPIA contesti di vita servizi sociali 61 Flow-chart 1 Bambino con sintomatologia Scuola Famiglia Servizi sociali Servizi territoriali NPIA 62 Pediatra di Libera Scelta Flow-chart 2 Servizi territoriali NPIA Diagnosi ADHD Presa in carico e interventi conseguenti (scuola, famiglia, contesti di vita) 63 in alcuni Ipotesi terapia farmacologica Flow-chart 3 Soggetti in carico al territorio per i quali è stata ipotizzata la terapia farmacologica Soggetti già in trattamento con MPH prima dell’attivazione del Registro Soggetti che arrivano direttamente Centro di riferimento per la prescrizione del Metilfenidato 64 Flow-chart 5 PLS Follow up pediatrico Prescrizioni successive Dati per registro Piano terapeutico Attivazione registro Prima prescrizione Follow up ravvicinato nel primo mese Coordinamento con territorio Centro di riferimento Follow up semestrale Dati per registro Coordinamento con territorio 65 Servizi territoriali NPIA Follow up NPIA Prescrizioni successive Presa in carico complessiva Dati per registro