Corso di Fisica AA 2012-13 Cap.2b Moto Rettilineo Uniformemente Accelerato E’ il moto rettilineo con accelerazione costante. Per definizione: a(t)= a Velocità e legge oraria sono: v(t)=at+v0 s(t)=½at2+v0t+s0 (v0 è la velocità iniziale all’istante t=0) (s0 è la posizione iniziale all’istante t=0) Dimostriamo la prima formula: v(t)=at+v0 Dalla definizione di accelerazione media tra 0 e t abbiamo: Am(0, t)= v (t ) − v (0 ) . t−0 Poiché l’accelerazione è costante, allora Am=a, e quindi a= v (t ) − v (0 ) t che possiamo riscrivere, indicando con v0 la velocità iniziale v(0) v(t)=at+ v0 2 Verifichiamo la seconda formula: s(t)=½at +v0t+s0 Dalla definizione di velocità media abbiamo: Vm ( t , t + ∆t ) = = s ( t + ∆t ) − s ( t ) = ∆t 1 a( t + ∆t )2 + v ( t + ∆t ) + s − 1 at 2 − v t − s 0 0 0 0 2 2 ∆t = =at+v0+½a∆t calcolando la velocità istantanea come limite per ∆t che tende a zero otteniamo: v(t)= lim ∆t → 0 Vm = at+v0 Dalle equazioni v(t)=at+v0 s(t)=½at2+v0t+s0 se ne può ricavare una terza in cui non compare il tempo. Infatti dalla prima abbiamo che: t=(v-v0)/a sostituendo t nella seconda otteniamo: v2=v02+2a(s-s0) Possiamo riassumere le formule cinematiche con la seguente tabella: Corso di Fisica AA 2012-13 Cap.2b Moto Rettilineo Uniformemente Accelerato: variabili cinematiche Caso generale partenza dall’origine (s0=0) velocità iniziale nulla (v0=0) accelerazione a(t) velocità v(t) legge oraria s(t) relazione tra variabili a at ½at2 v2= 2as a at+v0 ½at2+v0t+s0 v2=v02+2a(s-s0) Il moto rettilineo uniformemente accelerato è importante perché è il moto di un corpo lasciato cadere in un campo gravitazionale, in assenza di resistenza dell'aria. Vicino alla superficie terrestre, l'accelerazione di gravità g (cioè l'accelerazione che subisce un corpo lasciato libero di cadere) è di circa 9.8 [m][s]-2, e tale accelerazione può essere ritenuta costante. Nota. In pratica però la caduta di un corpo in un campo gravitazionale come quello terrestre è solo in prima approssimazione descrivibile dalla cinematica del moto uniformemente accelerato. Se il corpo cade nell'atmosfera, l'aria provoca una resistenza al moto che frena il corpo: tale resistenza cresce con la velocità, e dipende da peso e geometria del corpo (la resistenza dell'aria è enormemente maggiore per un paracadute aperto che non per un paracadute chiuso; una pallina da ping-pong è frenata dall’aria più di una pallina da golf). La resistenza dell'aria può modificare di molto le caratteristiche del moto: se l'altezza di caduta è sufficientemente elevata, a un certo punto il corpo non accelera più, ma raggiunge una velocità limite costante (è il principio su cui funziona il paracadute). A quel punto il moto si è trasformato da moto uniformemente accelerato a moto rettilineo uniforme. Inoltre l’accelerazione gravitazionale g non è esattamente costante, perchè diminuisce leggermente all’aumentare della quota. Ma questo effetto è importante solo in applicazioni missilistiche. Esempio. Lasciate cadere un sasso in un pozzo per misurarne la profondità. Dopo 3 s sentite il tonfo del sasso che cade in acqua. Qual è l'altezza H del pozzo? Qual è la velocità con cui il sasso raggiunge il fondo, vF? Supponete trascurabile la resistenza dell'aria. Orientiamo l’asse s verso il basso, con origine sul bordo del pozzo. In questo modo, nel momento in cui lasciate cadere il sasso, questo si trova nell’origine (s0=0). Inoltre, dato che lo lasciate cadere senza lanciarlo, ha velocità nulla (v0=0). Il sasso subisce l'accelerazione gravitazionale terrestre, costante verso il basso e pari a 9.8 [m][s]-2. La legge oraria del moto del sasso è: s(t)= (1/2)(9.8)t2=4.9 t2 Dopo 3 s abbiamo s(3) = 44.1 m La velocità è : v(t)= 9.8t e dopo 3 s v(3)=29.4 m/s H=? s vF=? Corso di Fisica AA 2012-13 Cap.2b La velocità di impatto si può anche ottenere direttamente dalla profondità del pozzo usando la relazione: v2= 2as Alla profondità s=44.1m abbiamo che v2= 2x9.8x44.1= 864.36 (m/s)2 e quindi v=29.4 m/s Profili di accelerazione, velocità e spazio percorso per il sasso lasciato cadere nel pozzo. Quiz Se invece il sasso cade nello stesso pozzo dopo che lo avete lanciato in alto alla velocità v0=4 m/s, quanto tempo impiega a raggiungere il fondo del pozzo? Con quale velocità di impatto? Qual è la massima altezza raggiunta? Corso di Fisica AA 2012-13 Cap.2b Applicazione di Biomeccanica: il Salto Verticale Il salto verticale è un test usato per valutare la potenza muscolare di un soggetto, come un atleta durante allenamento o un paziente in riabilitazione. Al soggetto viene chiesto di eseguire un salto verticale da fermo sforzandosi di raggiungere la massima altezza. Il soggetto parte da una posizione accovacciata con le gambe piegate, ed estende poi le gambe esercitando la massima forza possibile. Analizziamo la cinematica del salto verticale. Consideriamo come origine dell’asse X il baricentro della persona quando questa è in piedi (vedi figura b). Per saltare da fermo, il soggetto deve dapprima abbassarsi di una distanza –d (fig.a). In questo momento la sua velocità iniziale, v0, è nulla. Successivamente si solleverà con una accelerazione rivolta verso l’alto e che dura fino alla massima estensione delle gambe (fig. b). Ora ha raggiunto la massima velocità verticale vd. Da questo momento l’accelerazione verticale cessa non essendo più possibile distendere le gambe. Da qui inizia “il volo”: durante questa fase il soggetto subisce una accelerazione rivolta verso il basso pari a –g=-9.8 m/s2. L’intero salto avviene con traiettoria rettilinea. Conviene analizzare separatamente le due componenti del salto: la fase di spinta (dalla fig.a alla fig.b), e la successiva fase di “volo”, perchè ognuna di queste due fasi è descrivibile da uno specifico moto uniformemente accelerato. Fase di spinta. Assumiamo (con buona approssimazione) che i muscoli delle gambe spingano il soggetto verso l’alto con accelerazione costante, che indichiamo as. La fase di spinta è quindi un moto rettilineo uniformemente accelerato descritto da: a(t)= as v(t)= as t s(t)= ½as t2-d (infatti v0=0) (infatti s0=-d) ed inoltre v2=2 as (s+d) Per trovare la velocità nel punto di figura b, cioè al momento del decollo, vd, conviene partire dall’ultima relazione. Quando il soggetto è in piedi con le gambe dritte, allora s=0 e v=vd. Otteniamo quindi: vd2=2as d cioè v d = 2a s d La velocità finale della spinta, vd, è anche la velocità iniziale della seconda fase del moto: il “volo”. Corso di Fisica AA 2012-13 Cap.2b Fase di volo. Dall’istante in cui i piedi si staccano dal suolo, le gambe cessano di spingere verso l’alto. Da questo momento il saltatore è soggetto solo alla accelerazione di gravità, g, rivolta in basso. Il moto è ancora rettilineo uniformemente accelerato, ma descritto dalle seguenti formule (per comodità ora l’origine del tempo t=0 corrisponde all’istante in cui i piedi si staccano dal suolo): a(t)= -g v(t)= -g t+ vd s(t)= -½g t2+ vd t (accelerazione negativa perché di verso opposto all’asse X) (infatti v0= vd ) (infatti s0=0) inoltre v2= vd2 -2 g s Dall’ultima formula ricaviamo l’altezza massima raggiunta, h. Infatti nel punto di massima altezza la velocità v è nulla e quindi 0= vd2 -2 g h cioè h= vd 2/(2g) Dalla analisi della fase di spinta avevamo ottenuto vd2=2as d. Sostituendo quindi vd2 otteniamo: ad h= s g Quindi si salta tanto più in alto quanto maggiore è l’accelerazione prodotta dalla spinta muscolare, as, quanto più lunga è la rincorsa d, e quanto minore è l’accelerazione gravitazionale g (sulla Luna si salta più in alto). Scopo del test è stimare as. La rincorsa d è facile da misurare (ad esempio con un righello mentre il soggetto è piegato prima di spiccare il salto). Misurando anche h si otterrebbe quindi: hg as = d Ma h, l’altezza massima raggiunta durante il salto, è difficile da misurare. Si preferisce allora misurare il tempo di volo TV, per poi ricavare as. Per ottenere il tempo di volo, TV, possiamo risolvere l’equazione s(t)=0. Risolvendola otteniamo gli istanti in cui il soggetto stacca i piedi da terra o ricade a terra. s(t)=0 vuol dire: -½g t2+ vd t=0 Una soluzione è t1=0 (inizio del salto). L’altra soluzione è data da: cioè -½g t+ vd=0 t2= 2vd/g Questo è l’istante in cui il soggetto ricade al suolo. Quindi il tempo totale di volo TV è il tempo compreso tra t1 e t2: TV= t2 -t1 TV= 2vd/g. Se ora scriviamo la relazione vd2=2as d come as = vd2/(2d) e sostituiamo vd= g TV /2 ricaviamo: g2 2 as = × TV 8d Corso di Fisica AA 2012-13 Applicando questa analisi è possibile valutare lo stato di alleamento di un atleta con uno strumento molto semplice: una pedana che misuri il tempo di volo TV con interruttori a pressione attivati dal salto. Dal tempo di volo TV fornito dalla pedana, e dalla misura della rincorsa d, essendo nota l’accelerazione di gravità g, si ricava l’accelerazione fornita dalla spinta dei muscoli: as Andamento qualitativo delle variabili cinematiche durante un salto verticale Quiz Un salmone salta fuori dall’acqua ad una velocità di 6 m/s: trovare altezza massima dal pelo dell’acqua e durata del volo Cap.2b